Origine capitolo 2 / Family tree / Donatella Izzo

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ORIGINE

FamilyTREE



Donatella Izzo

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A Michele. Come promesso.



Il progetto “Origine” nasce dall’ osservazione dell’essere umano nell’analisi che egli compie su se stesso, tra capacità creative indiscutibili e inevitabili quanto connaturate dinamiche distruttive. Nella più generale ricerca di un equilibrio difficilmente accessibile, l’intera stagione si concentra sul Tempo - quello dell’uomo e quello del mondo - e sulle regole che lo governano, ponendo l’accento sul rapporto antinomico tra vita e morte, uomo e natura, storia ed eternità.

ORIGINE, Capitolo 2 Concepito sulle rivelazioni di una anti-identità estetica e sulla personale eredità genetico-emotiva dell’individuo, Family Tree dell’artista Donatella Izzo, è il secondo intervento espositivo del progetto ORIGINE. Un’indagine introspettiva sul ritratto e sull’autoritratto concettuale e narrativo, come esplicitazione del rapporto tra esteriorità e interiorità, tra apparenza ed effettiva crisi di contenuti nella società contemporanea.




Family Tree

Francesco Mutti Famiglia: nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione, di norma legati tra loro da rapporti di parentela o affinità. Il termine famiglia procede dal latino famīlia, gruppo di servi e schiavi patrimonio del capo della casa; il termine a sua volta deriva da famŭlus: servo, schiavo. Famiglia come patrimonio. Famiglia come eredità. Come legame indissolubile, fisico, genetico, emotivo. Dunque, conoscitivo. Ma deve essere meritata, la conoscenza: del mondo che ci circonda, dei tempi che viviamo, persino di noi stessi. Verrebbero di certo alla luce qualità e capacità insospettate a cui raramente ci raccomandiamo se non nel momento del bisogno, temute o nascoste più o meno consapevolmente per incoscienza o istinto protettivo, per spirito di auto conservazione o addirittura per pura cecità. Come parti inalienabili, a queste in realtà dobbiamo gran parte dei pensieri, dei desideri o delle paure che ci arricchiscono come individui. Poiché questo è tutto ciò che possediamo, la sola eredità degna d’esser tramandata: e nelle tracce che lasciamo sul terreno ricade la nostra identità. Il resto è semplice speculazione materiale. Family Tree, complesso progetto fotografico sull’analisi dell’anticanone estetico e sulla percezione capillare della propria individualità, nasce in risposta a un’esigenza del singolo che si rende volontario per la collettività: un singolo disilluso dalle facili promesse di un’arte incorruttibile che abbia tutte le risposte; e alle prese - piuttosto - con la frammentazione oggettiva del proprio essere, in crisi quanto la società che lo accoglie.


Impegnata nell’indagine introspettiva sul ritratto e sull’autoritratto concettuale e narrativo come esplicitazione del rapporto tra esteriorità e interiorità, tra apparenza e crisi di contenuti nella società contemporanea, la fotografa milanese Donatella Izzo è ben in linea con il momento storico che l’arte in generale - e più in particolare la fotografia - stanno vivendo, contestualmente all’intensa sensazione di disorientamento che l’uomo contemporaneo sembra subire quotidianamente. Irretita e sedotta da un procedere artistico già di per sé violento, imprevedibile, talvolta incombente, il legame di sangue che con forza la vincola alle proprie opere chiarisce dunque i termini di quella ricerca profonda e intima sui riflessi sociali, culturali, fisici e psicologici che ella intrattiene da sempre con se stessa. Non ultima, l’attrazione per un nuovo ideale di bellezza, indagato attraverso una personale rielaborazione della tematica del ritratto secondo una totale libertà espressiva che è, senz’ombra di dubbio, segnale evidente ora di un particolare stato emotivo, ora di una conoscenza stilistica del tutto attuale. Al cospetto di una realtà forzatamente basata sull’apparire, la ricerca di una “anti-identità” diventa per l’artista la sola via d’uscita: la definizione di una nuova estetica dominante, estetica nella quale il concetto stesso di imperfezione perde i suoi connotati negativi per assumere valori qualitativi più elevati, prescinde da certe distinzioni tra forma e contenuto fin troppo rigide, mentre lascia ampi spazi a considerazioni stilistiche future. La Izzo contempla dunque il proprio universo interiore senza ripensamenti, frantumandolo con violenza in immagini vive, crude e taglienti, lacerate, assenti o disilluse,


la cui piena identità è assegnata restituita al loro valore familiare, letterario e narrativo oltre che visivo: un diario personale di ricordi per immagini e un’indagine psicologica al contempo, genealogia completa e futuribile del proprio animo a cui ella non può che far riferimento. Tale mappa emotivo-genetica - che consegna importanza singola e (ir) ragionata all’istante di vita come contenitore incolmabile di esperienza - la consegna alla ricerca come soggetto zero nell’ambito di una ben più ampia operazione sociologica sull’anti-convenzionalità della visione; e determina le tappe per un progressivo allontanamento da certi canoni realizzativi e interpretativi di matrice classica in quanto ormai del tutto inutilizzabili. Il viscerale rapporto filiale che ella intrattiene con le sue creazioni infatti, ben al di là della semplice relazione creatore-prodotto, dà vita a una serie di ritratti sperimentali sui quali l’intervento dell’artista si protrae nel tempo oltre che nei modi e nell’intensità; e dove, oltre all’ingannevole meraviglia di un’identità plausibile donata ai propri soggetti, ella si allontana dal quotidiano apparente che le ha generate per riconsegnare una coscienza altra, univoca e ben inquadrata, indizio concreto del suo “retaggio individuale”: retaggio che diviene, di volta in volta, bisogno e necessità, àncora di salvezza e manifestazione del proprio ego, comprensione psicologica e accettabile sdoppiamento di personalità. Più di tutto, metafora della sua stessa esistenza, cristallizzata in ogni sguardo, frammentata in ogni volto, celebrata febbrilmente dalla diversità; oltre che volontà di dibattito con il suo tempo: è infatti nel confronto con certe produzioni artistiche contemporanee che la sua opera assume un nuovo e più controverso aspetto.


Donatella Izzo sostituisce alla negazione semplicistica dell’individuo svuotato o privato dei propri elementi - una coraggiosa presa di posizione creativa, assicurando a ogni soggetto una vitale plausibilità: dunque la sovrapposizione materica diviene segno del tempo, le lacerazioni memoria di vita, il tratto feroce marchio a fuoco dell’esperienza. Al di là di una certa e riconosciuta dimensione onirica, è dunque nella costante fisica delle opere che si colloca il risultato più interessante: non si discute più di inganno del segno bensì di volontà segnica. L’involucro non è più né vuoto né trasparente. L’essere umano non più pedina sacrificabile all’altare dell’arte ma vivo e sofferente, presente e fiero. Mediante la combinazione di identità inesistenti e plausibili al contempo, l’artista crea quindi una nuova comunità di individui dotati di carattere e relazioni, affetti e insicurezze, soggetti reali e persone reali come simboli del proprio io - in quanto singolo; e campioni delle aspirazioni altrui - in quanto comunità.


A really mu m



Andre a



I sabe l con qu el vecchio ve stito



No n g uardare



Pho bia



Suic idio d’amore



The alo o fness



The c ardin al’s con ceit



I n the time of con f lict



L a to v ag lia delle f est e















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Ii l te tempo mpo che scorre sei tu






DONATELLA IZZO (Busto Arsizio - MI, 1979)

Inizia la sua carriera dedicandosi alla pittura come conseguenza degli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. È però la fotografia a suscitare in lei più grandi attenzioni, ponendosi come base di partenza per ogni intervento pittorico: la poetica dell’artista abbraccia infatti un universo iconografico frutto della combinazione tra le tecniche, in un dialogo elegante e serrato dalla forte valenza metaforica. La compresenza degli opposti, di reale e surreale, di razionale e sensoriale ma soprattutto di sacro e profano rappresentano il fil rouge dell’intera sua produzione: attraverso la fotografia, medium privilegiato con cui costruire l’immagine, l’artista milanese dà vita a un nuovo paradigma assolutamente personale e intimo, legato all’Io più profondo e sommerso nel quale abbandonare qualsiasi intento didascalico per concentrarsi invece su metafore e simbologie. Il suo interesse primario è dunque il senso dell’immagine e non la sua perfezione estetica; è la capacità di provocare reazioni non di narrare, inducendo il fruitore a scavare in una memoria latente per recuperare stati d’animo o atmosfere passate, soffocate, abbandonate. Dai suoi esordi, nei primi anni 2000, numerose sono le collettive di rilievo alle quali partecipa, sia in Italia che all’estero. Tra queste si ricordano: Angel Orensanz Foundation (New York, 2013); Fabbrica del Vapore (Milano, 2015). Tra le personali invece: Galeria Fotografi Miasta (Polonia - Rzeszòw, 2014), Akashi Gallery (Barcellona, 2014), Espacio 8 (Madrid, 2014), Beauchamp (Londra, 2011). Tra i premi ottenuti in carriera, oltre le numerose nomination, si ricordano: Premio Parati per la Pittura (2009), XI Premio Nazionale di Pittura e Scultura Città di Novara (Novara, 2007), Premio Luigina Manfretti per la Pittura (2006), Premio BreraMaterializzazioni (Milano, 2006), Premio Regionale di Incisione - Museo D’Arte Moderna (Gallarate, 1996). È inoltre finalista del Premio Art Gallery (2013), del Premio Morlotti (2007) e del Premio Basi (2012), oltre a essere più volte segnalata nel Premio Celeste (2006-12). Nelle più recenti stagioni artistiche appare sulle pagine di Vanity Fair Italia, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale. Nel 2016 la rivista inglese Art Reveal le dedica la copertina di aprile. Nello stesso anno il prestigioso blog Collezione da Tiffany la segnala come una dei 12 migliori artisti emergenti del 2016 inserendola nel “Collector’s catalogue”. Vive e lavora a Milano.



Family Tree - Donatella Izzo a cura di Francesco Mutti 20/05/17 - 09/07/17 LABottega - Marina di Pietrasanta (LU)

Edizione limitata di 100 copie

/100 Edizioni LABottega, 2017 - ISBN 978-88-941149-3-5

Testi: “Origine” di Francesco Mutti “Family Tree” di Francesco Mutti

progetto grafico Marco Simone Galleni & Serena Del Soldato © per le fotografie, Donatella Izzo stampato da Bandecchi & Vivaldi s.r.l Tutti i diritti riservati

LABottega viale Apua 188 - 55045 Marina di Pietrasanta, Italia www.labottegalab.com



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