MASSIMO SESTINI EYE IN THE SKY
MASSIMO SESTINI EYE IN THE SKY
Massimo Sestini “EYE IN THE SKY” 9 Luglio 2016 - 3 Luglio 2016 LABottega - Marina di Pietrasanta (LU) a cura di Livia Corbó in collaborazione con Marta Cannoni
progetto grafico: Marco Simone Galleni @ LABottega, 2016 @ per le fotografie, Massimo Sestini stampato da Impronta Digitale, Massa (MS) Tutti i diritti riservati
Prefazione a cura di Livia Corbò
Eye in the Sky
Lo zenit di Massimo Sestini Un occhio nel cielo, anzi due occhi e un obiettivo nel cielo, Massimo Sestini ha dedicato gran parte della sua carriera a volare per guardare il mondo da un’altra prospettiva, per salire oltre il nostro comune punto di vista e dare una visione più completa di fatti e luoghi. Volare gli permette di schiudere la fantasia, di vivere brividi di freddo ed emozione, in bilico fuori dal portellone di un elicottero in movimento a 2000 piedi di altezza. Volare gli ha permesso di essere testimone di momenti unici e drammatici permettendo a chi guardava le sue foto di scoprire realtà altrimenti inaccessibili. Massimo Sestini s’inserisce in una storia secolare che ha visto ingegni e marchingegni creati per guardare il mondo dall’alto. Dagli aerostati grazie ai quali Felix Nadar scattò la prima foto aerea nel 1858, primo fotografo a esser stato sollevato da un pallone, come lui stesso si definisce, a ponteggi scale, palloni, aquiloni, mongolfiere, piccioni viaggiatori (con macchine automatiche legate al collo), aerei, elicotteri. Durante i due conflitti mondiali, scattare foto aeree serviva per osservare i movimenti del nemico oltre l’orizzonte visibile. Volare e scattare dall’alto ha permesso anche di tracciare mappe del territorio: negli anni ’20, fotocamere sempre più sofisticate consentivano l’aerofotogrammetria verticale nella quale l’asse del gruppo ottico è perpendicolare alla superficie terrestre, con una tolleranza entro i 4 gradi. Era la nascita della ripresa zenitale. Dopo un secolo dalla prima foto aerea di Nadar, si vola oltre l’atmosfera: lo Sputink 1 è il primo satellite, sovietico, a essere lanciato in orbita. Oggi se ne contano più di 14.000: alcuni sono stati dismessi, ma migliaia di satelliti continuano a osservare il mondo dall’alto, restituendoci immagini ad altissima definizione. Se la fotografia aerea è ormai appannaggio anche di droni, software, sistemi di sorveglianza automatici, che cosa può dare in più l’occhio umano? E’ la domanda intrinseca al lavoro e all’ostinata passione di Massimo Sestini.
La risposta non sarà mai definitiva, perché in ogni scatto c’è una tensione al miglioramento del risultato, ma già si possono avanzare alcune ipotesi. Per prima cosa c’è la dimensione della scelta. Quando scattare. Anche nell’essere alla mercé degli elementi naturali e artificiali, il fotografo può tentare di concentrare il proprio sguardo su un aspetto, un versante, un punto focale. Può anche rispondere alla sorpresa in agguato, e modificare la propria scelta di conseguenza. Ha ancora una possibilità di intrecciarsi con il tempo degli eventi. E’ accompagnato, in ogni occasione, dal suo ingombrante, fragile e potentissimo bagaglio umano. Esperienza, cultura, paura, sorpresa, sogno o desiderio influiscono sullo scatto, producono, sul momento, il perché della propria azione. Il senso più profondo è dato dalle difficoltà e dal privilegio di trovarsi appesi lì. Il vissuto morale, professionale e umano aggiungono un’altra dimensione all’immagine: il futuro e le sue possibili conseguenze. L’occhio umano, inspessito dall’esperienza decennale, non vede soltanto il soggetto, ma anticipa anche le relazioni tra lo scatto che l’imprigiona e gli occhi su cui questo si depositerà. Anche a seicento metri, traballando sul pattino, sospeso in mezzo alle correnti naturali o meccaniche, l’occhio è soprattutto un occhio responsabile. Il risultato di unire gli sforzi umani con quelli della tecnologia domata alle necessità, è l’emozione, che raggiunge il suo apice, soltanto quando i due aspetti si combinano. C’è in ultimo, la si prenda anche solo come una battuta, un aspetto mondano, della fotografia aerea di Massimo Sestini. Nel tempo, i soggetti hanno appreso della sua esistenza invisibile, e si dispongono docilmente ai suoi scatti. Come diceva una sua amica direttrice, appena si sente il rumore di un elicottero in cielo, meglio mettersi in posa: di sicuro, lassù c’è Sestini che ci guarda.
Opere
Mare Nostrum, 2014
Barcolana, Trieste, Italy, 2013
Big waves in the west coast, Sardinia, Italy, 2015
Margherita di Savoia Natural Reserve, Apulia, Italy, 2015
Flamingos, Margherita di Savoia Natural Reserve, Apulia, Italy, 2015
Fishing Boat, Apulia, Italy, 2015
Naples Port, Italy, 2015
The Band, Rome, Italy, 2015
Giro d’italia, Milan, Italy, 2015
Tomatoes field, Apulia, Italy, 2015
Ischia, Italy, 2015
Park Albatross, San Vincenzo, Italy, 2013
Park Albatross II, San Vincenzo, Italy, 2013
Rosignano Marittima, Italy, 2013
Ostia, Italy, 2013
Sea bed, Tavolara Island, Sardinia, Italy, 2015
Lagoon, Margherita di Savoia Natural Reserve, Apulia, Italy, 2015
Trullo, Apulia, Italy, 2015
Porta Nuova, Milan, Italy, 2015
Rome, Italy, 2015
Football field, Italy, 2015
Bio Nato Prato (Firenze) nel 1963. Autodidatta, comincia fotografando concerti rock e la cronaca per i quotidiani locali. I primi scoop a metà anni Ottanta. Con lo scatto dell’attentato al Rapido 904 ottiene la sua prima copertina su Stern. Da quel momento, oltre a seguire la cronaca, fondando l’Agenzia omonima, si dedica sia ai grandi avvenimenti d’attualità, che alle foto “rubate” ai personaggi pubblici. E’ l’inizio della sua carriera di Paparazzo. L’approccio non cambia: essere sulla notizia, qualunque sia il mezzo per arrivarci. E’ il solo a riprendere il primo, clamoroso, bikini di Lady D; ma sarà anche testimone della tragedia della Moby Prince, e autore delle foto dall’alto degli attentati a Falcone e a Borsellino. Negli anni Novanta, collabora con le principali agenzie e newsmagazine. Le foto aeree diventano una costante: arrivano le esclusive del Giubileo del 2000, del G8 a Genova, dei funerali di Papa Wojtyla. Dal 2000 Massimo Sestini inizia a concentrare la sua ricerca visiva sulla prospettiva zenitale, scattando fotografe da un punto perfettamente perpendicolare al soggetto ritratto. Questa tipologia di immagini lo porta a cambiare il suo approccio alla fotografa e a intraprendere diversi progetti seriali a lungo termine. Il 2014 rappresenta un punto di svolta in questa direzione: Massimo Sestini, che già collabora con la Marina Militare Italiana, quell’anno ha l’opportunità di essere testimone dell’Operazione Mare Nostrum, organizzata dal governo italiano per soccorrere e trarre in salvo migranti e rifugiati che rischiano la vita attraversando il Mar Mediterraneo. Il 7 giugno, dopo molti giorni di tempesta, l’equipaggio della Fregata Bergamini avvista un barcone stipato di gente, Sestini lo sorvola con l’elicottero e riesce a scattare la Mare Nostrum, 2014, fotografia selezionata tra le Top 10 images of 2014 da TIME, con la quale vince un World Press Photo 2015 nella categoria General News. Partecipa al MIA Photo Fair 2015 e 2016 e si aggiudica la prima edizione del Premio Gatti come migliore stand.
LABottega viale Apua 188 - 55045 Marina di Pietrasanta, Italia www.labottegalab.com