Nicolas Mingasson "Sentinelles"

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NICOLAS MINGASSON “SENTINELLES”


Nicolas Mingasson - “Sentinelles” 8 Maggio 2014 - 22 Luglio 2014 LABottega - Marina di Pietrasanta a cura di Serena Del Soldato

in copertina: copyright © Nicolas MIngasson progetto grafico Marco Simone Galleni, Serena Del Soldato © LABottega, 2014 © per le fotografie, Nicolas MIngasson stampato da Impronta Digitale, Massa (MS) Tutti i diritti riservati


Prefazione a cura di Ottavia Sartini



Nicolas Mingasson volge il suo sguardo di fotografo verso le persone che vivono in situazioni estreme. Dapprima nel 1992 come fotografo di guerra interessandosi ai conflitti in Bosnia Erzegovina e successivamente in Afghanistan,e poi negli ultimi anni come reportagista nelle regioni dell’Artico russo. Due scenari piuttosto distanti fra loro; da una parte sullo sfondo c’è la guerra, il conflitto a fuoco, dall’altro ci sono distese di ghiaccio a perdita d’occhio. Ma al centro ci sono sempre loro, le persone, immerse per scelta o per costrizione in situazioni eccezionali. E’ nella loro quotidianità che Mingasson ama immergersi e poi condividere con il resto del mondo, attraverso i suoi scatti, queste esperienze.

svolgere, qualcosa nella sua mente si accese.

“Io

E’ un territorio difficile, -30° e oltre, e anche dal punto di vista burocratico è abbastanza rigido; è l’eredità lasciata dall’Unione Sovietica, quindi Nicolas deve ottenere speciali permessi per entrare ma una volta dentro la comunità si dimostra gentile e accogliente e la sua avventura polare ha inizio.

amo incontrare queste persone e queste situazioni e amo raccontare di loro”

Era il 1995 quando Nicolas seguì unaspedizione amatoriale diretta verso il Polo Nord geografico, niente a che vedere con il suo attuale progetto, e di passaggio dalla Siberia si rese subito conto che là avrebbe avuto presto una missione da

“Quello fu l’inizio di una storia piuttosto lunga…”

Per circa sei anni infatti Nicolas passa diversi mesi l’anno nella penisola di Tajmyr, presso la cittadina di Khatanga dove conosce il popolo dei Dolgani e vive la stessa quotidianità di quelli che i russi chiamano Polarniks, quei tecnici, scienziati, autisti, metereologi che nella grande tradizione dell’esplorazione artica hanno dedicato la loro vita a quelle regioni. “E’ stato durante quel periodo di tempo che ho visto gli effetti del riscaldamento globale con i miei occhi e ho capito la necessità di un lavoro fotografico sull’Artico”



Nel 2008 in occasione dell’International Polar Year arriva l’idea del progetto ‘Les Sentinelles de l’Arctique’ e Nicolas intraprende una spedizione etno-fotografica nell’artico russo che durerà circa sei mesi. Ritratti di persone e paesaggi che ci avvicinano ad uno dei luoghi più remoti del nostro mondo, a questo popolo di sentinelle costretto prima di altri a fare i conti con forti cambiamenti climatici e quindi con nuovi modi di accaparramento delle risorse e stili di vita in evoluzione. Fra i problemi più evidenti quelli vissuti dai pastori Nenets della penisola di Yamal (nella lingua degli indigeni Yamal significa la fine del mondo): popolo nomade che da oltre mille anni si muove con le proprie renne, principale fonte di sussistenza, seguendo le antiche rotte migratorie artiche. I cambiamenti climatici minacciano seriamente il flusso migratorio, le renne fanno fatica a camminare in una tundra sempre meno innevata e che si ricongela molto lentamente, la vegetazione con cui i branchi si cibano scarseggia e quindi si nutrono sempre meno;

da molto tempo infatti i pastori osservano che il peso delle renne neonate diminuisce anno dopo anno e questo probabilmente creerà importanti conseguenze economiche e non solo. Tra le varie famiglie sono già nate forti tensioni perché ognuna ha bisogno di cibo per il proprio branco durante la migrazione estiva a Nord ma i Nenets a questo hanno cercato di trovare una soluzione. Come Mingasson racconta, “La comunità dei Nenets ha risolto il problema istituendo un calendario programmatico per tutte le famiglie che permettesse loro di iniziare la migrazione una dopo l’altra e non contemporaneamente. Questa è la dimostrazione che il riscaldamento globale può anche spingere gli esseri umani ad agire in modo positivo andando oltre il proprio interesse personale e pensando globale. Noi abbiamo chiaramente molto da imparare da loro su questa questione”.

E’ riduttivo quindi pensare alle sole, seppur serie e preoccupanti, conseguenze negative dei cambiamenti climatici e c’è inoltre da



considerare la varietà di questi effetti al variare della regione, della popolazione, di tradizioni e culture e di risorse disponibili. Nicolas poi viaggiando e vivendo in quelle zone si è reso presto conto che “il riscaldamento globale non è tutto. E’ solo una (grande) parte dei problemi”; egli non poteva non volgere lo sguardo alle tante altre difficoltà, economiche, culturali, sociali. Primo fra tutti il grande sforzo di mantenere in vita la cultura originaria di un popolo quando l’economia tradizionale è fortemente indebolita e la tradizione rischia di sopravvivere solo sottoforma di folklore. I giovani nativi del Tajmyr, regione in grande affanno, per esempio faticano a trovare la loro strada tra modernità e tradizione, vittime di una crescente perdita d’identità culturale. E in generale i giovani delle regioni artiche faticano a trovare un posto nella società moderna dalla quale sono visti solo e soltanto come indigeni, per esempio non sono

ben voluti nelle regioni del sud della Russia. Se poi il governo russo ha forti interessi nelle regioni artiche la questione si complica; proprio i Nenets occupano un’area situata in una delle riserve di gas più importanti di tutto il mondo che le compagnie petrolifere stanno invadendo senza nessuna considerazione per i pastori e per le loro rotte migratorie. Il contributo governativo che essi ricevono, già oggi drammaticamente ridicolo, risulterà sempre più insufficiente dato che l’accaparramento di petrolio aumenterà sempre di più. E il riscaldamento globale non cesserà. Il campo di ricerca è così vasto e l’amore di Nicolas per l’Artico è così grande che egli fonda nel 2009 l’Observatoire Photographique de l’Artique; un’associazione nata sulla scia delle favolose missioni fotografiche del 20° sec. di Albert Kahn attraverso la quale egli, con altri esperti, esplora e con la fotografia documenta la vita lassù dove crediamo che il mondo finisca, e invece forse inizia.



Opere











































BIOGRAFIA

Nicolas Mingasson (1967) vive tra Parigi e Sarajevo. Sposato e padre di tre bambini dopo più di vent’anni di carriera, si dedica a fotografare persone che, per scelta o per costrizione, vivono in situazioni estreme. Fotoreporter per Gamma e France Soir, è stato nominato nel 1993 al World Press Photo grazie ad un reportage sulla città assediata di Goražde durante il conflitto bosniaco del 1992/1995. Nicolas MIngasson ama l’avventura e si appassiona al mondo polare dal 1995. E’ stato, da allora uno dei pochi occidentali ad aver lavorato sia con l’Aviazione Polare Russa, che ad aver percorso regolarmente l’Artico Russo. Dei suoi viaggi ha riportato due opere: “Terre des Pôles” nel 2008 e poi “Sentinelles de l’Arctique” nel 2009, testimonianze palpitanti della vita delle popolazioni dell’Artico alle prese con il surriscaldamento climatico globale. Nel 2010, Nicolas Mingasson è autorizzato dall’ esercito francese a seguire per un

anno i soldati di un’unità di combattimento in Afghanistan. Un’esperienza unica ed eccezionale che gli permetterà di pubblicare due libri: “Journal d’un soldat français en Afghanistan” (2001, edito da Plon) e “Afghanistan, la guerra sconosciuta dei soldati francesi “(2012 edito da Acropole). Nicolas Mingasson collabora con la stampa e in particolare con il Figaro Magazine, Vsd, e Liberation, in cui il suo blog “Sentinelles de l’Arctique” ha avuto più di 70000 visualizzazioni al mese durante la sua stesura (dal gennaio al maggio 2009). Più recentemente Nicolas Mingasson ha realizzato una serie di otto brevi documentari etnografici sulle popolazioni dolgane del Taïmyr ( estremo nord della Siberia) per conto dell’ Universcience (raggruppamento della Città delle Scienze e dei Palazzi della Scoperta) all’interno del quadro dell’Osservatorio Fotografico dell’Artico di cui è fondatore. Struttura indipendente, l’Osservatorio è sponsorizzato da grandi esploratori come Jean Jouzel, Haigneré, Jean Malaurie e Jean-Louis Etienne.




LABottega viale Apua 188 - 55045 Marina di Pietrasanta, Italia www.labottegalab.com â‚Ź 15,00


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