La Città
LA CITTÀ • Numero Settantatre • Settembre 2014 • Registrazione presso il Tribunale di Pordenone, n. 493 del 22-11-2002 • Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCI PORDENONE • Copia in omaggio Direttore responsabile: Flavio Mariuzzo • Editore: Associazione La Voce • Sede: Pordenone, Viale Trieste, 15 • Telefono: 0434-240000 • e-mail: info@lacitta.pordenone.it • Sito web: www.lacitta.pordenone.it
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Dal 17 al 21 settembre a Pordenone appuntamento con la quindicesima edizione della Festa del Libro con gli Autori EDITORIALE
E pensare che ci sembra di sapere sempre tutto Pordenonelegge è una manifestazione importante per diversi motivi. Vorremmo sottolinearne uno in particolare. Nella società attuale l’accesso alla conoscenza ha subito un’autentica rivoluzione. Lo conferma anche il professor Gian Mario Villalta nell’intervista che pubblichiamo all’interno. Le notizie corrono alla velocità della luce. Ciò che accade a migliaia di chilometri di distanza compare subito, in diretta, sui nostri telefonini o sui nostri tablet. Siamo perennemente connessi e ci sembra di sapere tutto di tutti. Ma in realtà non è così. Anche quando prendiamo in mano un quotidiano la tendenza è quella di sfogliare velocemente le prime pagine, quelle contenenti l’informazione di carattere nazionale e internazionale. Leggiamo solo i titoli e passiamo oltre, perché ci sembra di sapere già tutto. Certe notizie sono ormai arrivate attraverso il tam tam dei social o dei siti internet e quindi è come se fossero ormai superate, vecchie. Ci si sofferma, piuttosto, sulla cronaca locale, quella spicciola, magari un po’ pettegola. La verità, invece, è che di tutto quello che crediamo di conoscere, in realtà, non sappiamo un granché. O, meglio, sappiamo che è accaduto, che esiste. Ma se appena appena ci troviamo a dover spiegare le ragioni per le quali un fatto si è verificato non possediamo alcun elemento per imbastire un discorso. Brancoliamo nella nebbia. Per non parlare di una considerazione critica o di un ragionamento, che per definizione implicano una visione non superficiale della materia trattata. Le gesta efferate dei tagliagole dell’Isis, il conflitto arabo-israeliano, le tensioni tra Mosca e Kiev, i fragili equilibri europei, i problemi del Meridione d’Italia, la condizione della scuola italiana – solo per restare ai temi più gettonati del momento – sottendono questioni che non possono essere affrontate e liquidate con tweet o con un post di Facebook. Sono tutti argomenti che conosciamo per sentito dire, sappiamo che ci sono e poco più. Una pecca dei nuovi mezzi di comunicazione (oltre ai numerosi pregi sui quali ora non ci soffermiamo) è proprio questa: ci fanno credere di sapere tutto, di essere informati su tutto. Ebbene, pordenonelegge, pur essendo un contenitore che non snobba mode e tendenze, è il luogo in cui ci si può fare un’idea un po’ più articolata delle cose. Un posto in cui ci si può finalmente fermare, dopo tanto correre, per ascoltare, imparare, riflettere, accrescere la consapevolezza di fatti, personaggi, sentimenti. Oltretutto, potendo godere delle testimonianze di autori che tutto il mondo pagherebbe per sentire, e noi ce li abbiamo qui “gratis”. Nessun altro festival italiano oggi offre al proprio pubblico una concentrazione così elevata di grandi nomi. Insomma, dal nostro punto di vista, è un’occasione da non perdere per capire meglio il mondo e anche un po’ se stessi, senza la presunzione di trovare delle soluzioni definitive. Flavio Mariuzzo
pordenonelegge,
dedicato a chi cerca una chiave di lettura Momento clou la lectio magistralis di Umberto Eco (nella foto), autore simbolo della cultura italiana che riceverà il Premio FriulAdria sabato 20 settembre al Teatro Verdi. Tra gli ospiti più attesi il grande sociologo tedesco Ulrich Beck, uno dei pensatori più influenti al mondo. La prima volta di Massimo Cacciari al Festival. Poeti al centro della scena in una città che diventa sempre più capitale della letteratura in versi Il servizio all'interno
SOTTO LA LENTE
PAROLA MIA
La ricetta del vivere consapevole
Estendere al lavoro la primavera del pensiero
di ALBERTO GARLINI
di SERGIO BOLZONELLO
Per la quindicesima edizione, pordenonelegge torna riproponendo la sua formula classica che da anni ne decreta il successo. Ancora una volta il festival cercherà di intercettare il pubblico più attento e colto in una Italia che cerca un orientamento nel sentire quotidiano, proprio perché le forme di autorevolezza che un tempo moltiplicavano il seguito delle opinioni sono ormai svanite. continua a pagina 2
Pordenone possiede una grande qualità: è una città che riesce a vivere molteplici “primavere” durante l’anno. Non mi riferisco a condizioni climatiche, bensì a precisi momenti dove si percepisce, in maniera palpabile, l’energia diffondersi e contagiare tutti coloro che la vivono e frequentano. Una metamorfosi completa che modifica sensibilmente le nostri abitudini di vita, le nostre azioni e la percezione che esternamente riusciamo a dare. La fisionomia urbana della città, in queste occasioni, si modifica profondamente, assumendo nuove identità e sembianze. continua a pagina 10
pordenonelegge festa del libro con gli autori 17 21 settembre 2014
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La Città
Festival e dintorni: conversazione con il direttore artistico Gian Mario Villalta, docente in un liceo cittadino
“C’è una rivoluzione in atto nel campo della comunicazione” Nella doppia veste di insegnante di Lettere in un liceo cittadino e di “manager” del principale evento culturale pordenonese Gian Mario Villalta studia la realtà da un osservatorio privilegiato. Ed è proprio sui temi dei giovani, dei social, delle nuove tecnologie, ma anche sul ruolo della cultura e sull’esperienza di Pordenonelegge che gli abbiamo rivolto alcune domande. Professor Villalta, come direttore artistico di Pordenonelegge e come insegnante di un liceo cittadino lei è a contatto con due mondi: quello della cultura e quello dei giovani. Che rapporto c’è oggi tra questi due universi? C’è una rivoluzione in atto nel campo della comunicazione, provocata dalle nuove tecnologie sviluppate e diffuse a livello globale, che generano nuove modalità e abitudini di scrittura e di lettura. La cultura, intesa come civiltà che si nutre di conoscenza e di contenuti, ha il difficile compito di tenere in opera il rapporto con la tradizione. Non può immaginare di farlo, però, resistendo ottusamente ai cambiamenti, né perdendo la sua identità per compiacerli. Il lavoro della cultura dunque è richiesto, dovuto, necessario. Ma il modo in cui vedono i giovani il presente è altrettanto necessario e irrinunciabile. La lingua e la scrittura sono molto cambiate negli ultimi anni, soprattutto per effetto di telefonini e social network. Rispetto a quando si scriveva con la penna Bic oggi ci sono mille scorciatoie: la consecutio è un optional e gli emoticons sono il sale della corrispondenza. Che riflessione si sente di fare a questo proposito? Un corollario a quanto già detto: si comunica e si scrive molto di più, tutto più frenetico, superficiale, destinato ad esaurirsi nel gesto che consuma l’emozione. Per la poesia e la letteratura si tratta dell’irruzione di ondate di narcisismo e di solipsismo, con lo sforzo di saltare ogni intermediazione e diventare “qualcuno” attirando su di sé l’attenzione con ogni mezzo. Ma si scrive e si comunica moltissimo: è un fatto. Prima o dopo si sentirà il bisogno di mediatori,
Foto Ferdi Terrazzani
“Le nuove tecnologie sviluppate e diffuse a livello globale hanno generato nuove modalità e abitudini di scrittura e lettura. Si comunica in modo frenetico, il gesto consuma l’emozione. La cultura ha il compito di tenere vivo il rapporto con la tradizione aprendosi ai cambiamenti e al modo di sentire dei giovani”
di gerarchie di valore, di certezze. Forse più dopo che prima. Ma ho fiducia che accadrà. Pordenonelegge sta investendo parecchio sulla poesia: forse perché essendo una sorta di sms della letteratura è più trendy? Naturalmente no. Anzi, ciò che è curioso è proprio il fatto in sé: sembrerebbe che nel mondo della comunicazione breve e concentrata la poesia si trovasse finalmente a casa propria. La poesia è però eredità, tradizione, pazienza. Si tratta di un manufatto apparentemente breve ma che raccoglie molta attenzione e molta esperienza. Da queste riflessioni si capisce che l’equazione non funziona. La poesia, anzi, sulla quale Pordenone investe molto, forse è una via per iniziare a collegare cultura e creatività dei nuovi media, dato che la poesia ha la caratteristica di essere allo stesso tempo altissima e di provenire “dal basso”. Il Premio FriulAdria è diventato il premio di Pordenonelegge, una sorta di Strega o Campiello che fa da cassa di risonanza per l’intera manifestazione: che bilancio fa di questa iniziativa? Diciamo che è stato gestito molto bene fino ad oggi e privile-
giato nella comunicazione. È la misura di quanto fino ad ora è stato importante il contributo di FriulAdria, non soltanto economico, ma in termini di individuazione di finalità e di costruzione di progetti. Si spera che FriulAdria mandi chiari segnali per esprimere la volontà di procedere su questa via. Il pubblico di Pordenonelegge è fatto per lo più di persone che cercano risposte agli interrogativi e alle inquietudini del nostro tempo: in un’epoca in cui tutti vanno di fretta qui ci si trova ad ascoltare e a ragionare. Pordenone sta diventando il nuovo pensatoio italiano? Una sorta di Cernobbio della letteratura? Molto difficile dare un giudizio stando così vicini alla cosa. Non è una risposta che dovrei dare io, anche se mi accorgo che le iniziative di Pordenonelegge hanno molto riscontro in tutta Italia, e spesso vengono riprese o “copiate” (quest’ultimo riscontro è una garanzia di efficacia). Ma, ripeto, è troppo facile dire bene delle cose che si fanno. Si spera almeno che, se non proprio una Cernobbio, sia un posto dove si fa esperienza di uno sguardo non amorfo, non uniforme né conforme, sul mondo. F.M.
PORDENO
continua dalla prima
Il popolo dei lettori, oggi più che mai, è messo alle corde dalla crisi della lettura e del libro e da una dieta culturale troppo televisiva, o frastagliata nei mille rivoli delle pagine web, ottime se si vogliono trovare informazioni, pessime se si tratta di produrre una conoscenza che attraversa realmente l’esistenza. Questo popolo cerca un modo per incontrarsi, scambiarsi idee e raccontare storie. Il miracolo di pordenonelegge in poche parole: dare un centro di gravità, un punto di riferimento per un sentire diffuso, per un modo di vivere la realtà consapevolmente. Oggi ne abbiamo più che mai bisogno. Pordenonelegge è infatti una manifestazione che non ha idee precostituite di cultura da somministrare al pubblico, ma che ogni volta si inventa daccapo, senza puzza sotto il naso, ma curiosa e coraggiosa, per raccontare ciò che avviene nel mondo, con tutti i suoi cambiamenti e le insicurezze, ma anche le opportunità che generano. Pordenonelegge non dice a nessuno questo è giusto e questo è sbagliato, a parte l’idea di fondo che leggere è bello e aiuta a vivere, non si vuole dare a nessuno una spiegazione senza dubbi, senza altrove. Stiamo alla finestra, e guardiamo quello che succede, e
La ricetta del vivere dalla finestra di pordenonelegge succederanno tantissime belle cose. Ne dico solo qualcuna. Innanzitutto Umberto Eco riceverà il Premio FriulAdria La storia in un romanzo. Umberto Eco, ha affrontato temi storici e filosofici, impiegando la sua erudizione enciclopedica per raccontare, attraverso un uso magistrale dell’indagine storiografica e della tradizione del romanzo moderno, alcuni meccanismi della cultura e dell’informazione contemporanea. I suoi libri ci hanno infatti permesso di leggere in controluce gli intorbidamenti delle notizie, i falsi miti, l’inaffidabilità delle fonti, che ieri e oggi modificano la rappresentazione della realtà, ricercando come antidoto e medicina un acuminato illuminismo che non si spaventa di sprofondare nei più oscuri recessi storici. Tra gli scrittori stranieri vorrei ricordare Margaret Atwood, Hanif Kureishi, Chuck Palahniuk, Jamaica Kincaid, Katherine Pancol, David Grossman (che inaugurerà ufficialmente la manifestazione) e il grande sociologo tedesco (uno dei pensatori più influenti al mondo) Ulrich Beck. Ma è difficile ricordarli tutti, perché sono tantissimi e tutti di qualità e ognuno porta uno spaccato di mondo spesso sconosciuto, e che sarà un piacere scoprire. Ma
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Il punto del presidente della Fondazione Pordenonelegge Giovanni Pavan sui progetti presenti e futuri
Pavan: “Con la Fondazione il Festival può crescere ancora ed esportare il suo know how” Molto significativa la collaborazione con il Comune di Lignano per il Premio Hemingway che ha visto la Fondazione Pordenonelegge operare come un’agenzia culturale. Dopo l’edizione 2014 partirà una nuova iniziativa denominata “pordenonelegge il territorio”, quattro percorsi d'autore alla scoperta del territorio pordenonese raccontato con gli occhi dei nostri più celebri autori
Foto Ferdi Terrazzani
Un’agenzia culturale a tutto tondo, con un impegno senza soluzioni di continuità. È questa la missione della Fondazione Pordenonelegge nata su impulso delle categorie economiche rappresentate dalla Camera di Commercio e subentrata da quest’anno nell’organizzazione del Festival all’azienda speciale ConCentro. Della nuova realtà e della sua visione abbiamo parlato con il presidente Giovanni Pavan. Presidente Pavan, cosa è cambiato con la nascita della Fondazione Pordenonelegge.it? Dovrei risponderle molto e nel contempo poco. Mi spiego meglio. Molto perché oggi pordenonelegge si è sganciata da ConCentro l’Azienda Speciale dell’Ente camerale che ne ha seguito la segreteria per quattordici anni ed è all’interno di un contenitore snello e autonomo fortemente voluto dalla Camera di Commercio e dalle categorie economiche. La Fondazione può garantire ossigeno per far crescere ancora pordenonelegge e autonomia per poter dare risposte veloci alle tante opportunità che ci vengono offerte. Ne è un esempio la recente collaborazione con il Comune di Lignano per l’organizzazione del Premio Hemingway. Un’attività che abbiamo svolto in “trasferta” mettendo alla prova le nostre competenze maturate in questi anni e riscuotendo un ottimo risultato. E poi dicevo poco. Perché la Fondazione ha portato con sé il cuore, le gambe e il cervello di pordenonelegge. Chi lavora
Il pubblico di pordenonelegge nel salotto cittadino di piazzetta San Marco
quotidianamente nella nostra nuova agenzia culturale - come ci piace spesso definirci - sono coloro che hanno progettato e fatto crescere pordenonelegge per tutte le passate quattordici edizioni. Sia il personale, sotto la direzione di Michela Zin che segue il festival fin dal primo anno di vita, che i curatori, affidati alla direzione artistica di Gian Mario Villalta, sono da sempre cuore, gambe e cervello della Festa del libro con gli autori. Come sarà l’edizione 2014? Per noi organizzare la quindicesima edizione è stato un impegno importante perché oltre al Festival abbiamo lavorato ad altri progetti con l’obiettivo di consolidare, diciamo così, la nostra posizione sul mercato e diventare ancor più, come dicevo prima, una sorta di agenzia culturale a disposizione del territorio. Il programma proposto dai curatori è come sempre di altissimo profilo. Gli aspetti organizzativi sono come sempre stati seguiti con grande attenzione cercando di migliorare dove era possibile farlo. Poter contare su una squadra vincente composta da ottimi fornitori, dai nostri impareggiabili “angeli”, da sponsor lungimiranti che anche in un momento congiunturale difficile ci sono stati vicini è per noi la garanzia di poter ottenere un ottimo risultato. Diciamo che i presupposti per un ulteriore grande successo ci sono tutti. A manifestazione conclusa ci ritroveremo per fare il bilancio reale. A proposito di bilancio, si è spesso sottolineata l’importante ricaduta economica di pordenonelegge che, in
momenti difficili come questi, sono una vera boccata d’ossigeno per le nostre attività commerciali. Cosa può dirci in merito? Anzitutto che diventa sempre più necessario poter avere dati certi. Quest’anno abbiamo scelto di affidare le consuete indagini che da anni facciamo sul pubblico e sulle attività commerciali al prof. Guido Guerzoni dell’Università Bocconi di Milano che effettua indagini proprio sulle ricadute economiche dei festival. Sarà un ulteriore modo per poter avere dati certi su quanto resta al territorio di quel che “costa” pordenonelegge e su quanto produce. Amplieremo inoltre l’indagine scoprendo come pordenonelegge ci ha cambiato la vita, con particolare attenzione ai giovani. E dopo la cinque giorni di settembre? Si ricomincia, ovviamente. Oltre a porre le basi per l’edizione numero 16 siamo già pronti per lanciare una nuova proposta: pordenonelegge il territorio. Quattro percorsi d’autore alla scoperta del territorio pordenonese raccontato con gli occhi dei nostri più celebri autori. E ancora, proseguirà la nostra attività di editori con la realizzazione di ulteriori volumi ed ebook. Ritornerà la Scuola di scrittura creativa quest’anno con anche delle novità in ambito imprenditoriale e... c’è ancora dell’altro ma avremo modo di raccontarvelo più avanti. Per essere costantemente informati consiglio di iscriversi alla nostra newsletter o di seguire i nostri profili social. Sarete i primi a essere informati. F.M.
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pordenonelegge darà grande spazio anche agli autori italiani: a cominciare da Massimo Cacciari, per la prima volta al festival. Come sempre a nomi noti e notissimo della nostra letteratura, come Mauro Corona, Corrado Augias, Gianrico Carofiglio, Antonio Scurati, Francesco Piccolo, Tiziano Scarpa e Andrea De Carlo saranno affiancati autori emergenti e giovanissimi come Simone Marcuzzi o Alexandra Censi. Ma come dimenticare Chiara Valerio, Marco Malvaldi, Elisabetta Rasy, Caterina Bonvicini, Sandra Petrignani e Aurelio Picca: citare solo il nome di qualche autore ti fa ricordare di quanti non puoi citare per ragioni di spazio, e sono tantissimi. Non possiamo poi dimenticare la poesia, che vista la qualità e la quantità degli incontri, è come se fosse un festival più piccolo all’interno del festival. Infine, pordenonelegge editore rilancia e raddoppia: dopo l’esordio dello scorso anno con Il libro del scritore di Natalino Balasso, il festival ha avviato la nuova Collana Gialla di poesia con l’editore Lieto Colle: “Tua e di tutti” di Tommaso Di Dio e “Suite per una notte” di Giulia Rusconi saranno presentati venerdì 19 settembre. Lieto Colle cura la proposta del libro nella sua forma canonica,
ph. Romor
consapevole mentre pordenonelegge cura la versione elettronica. Il festival presenterà inoltre in anteprima otto racconti inediti a firma di Tullio Avoledo, Marcello Fois, Michele Mari, Rossella Milone, Giulio Mozzi, Valeria Parrella, Antonio Pascale e Laura Pugno, per il progetto La mappa dei sentimenti 2014. Gli otto scrittori racconteranno rispettivamente la Speranza, l’Odio, l’Inquietudine, l’Invidia, la Gelosia, l’Amore, la Felicità e l’Amicizia. I racconti saranno presentati nel corso della giornata di venerdì 19 settembre. Insomma, credo che come sempre pordenonelegge sarà un festival in grado di cogliere i turbamenti e le gioie del contemporaneo e dare un immagine realistica, ma senza inutili allarmismi, del mondo in cui viviamo. Fotografare il presente nei suoi ripiegamenti e nei suoi rilanci. La cultura è in fondo questo trovare narrazioni che descrivano sempre meglio il mondo. Ho sempre immaginato pordenonelegge come una boccata di aria pura, come un modo attraverso il quale possiamo tornare a respirare in sintonia con il mondo che ci sta intorno. Alberto Garlini
EMOZIONI A REGOLA D’ARTE. Scopri assieme alla tua famiglia il fascino mitteleuropeo di Trieste, la grazia del Tiepolo a Udine, i mosaici romani ad Aquileia, il castello di Gorizia o i palazzi storici di Pordenone. Approfitta delle visite guidate e avvicinati alla storia millenaria e ai luoghi più suggestivi del Friuli Venezia Giulia. Scopri tutte le informazioni su: go live
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PORDENONELEGGE
La Città
Pordenonelegge significa anche una città in festa con appuntamenti sfiziosi e momenti per i giovani
La letteratura? Un gioco da Foto Ferdi Terrazzani
Un’atmosfera magica dove la cultura pervade locali, bar, ristoranti e negozi con iniziative a tema, come l’incontro sul vino a Palazzo Klefisch con Sandro Sangiorgi, uno dei padri della critica enologica italiana. E poi laboratori, letture, spettacoli per i più piccoli, come sempre al centro della scena nello Spazio Rodari di piazzetta Ellero promosso dall’Associazione La Voce di VALENTINA GASPARET
pordenonelegge è una grande festa: una festa dei libri, degli autori, dei lettori e della città. Una città che si stringe con affetto intorno al festival, che accoglie il pubblico con gioia, in un’atmosfera magica, in un tempo sospeso e piacevolissimo. E la festa si spande dai palazzi, dal teatro, da tutte le sedi del centro storico che ospitano gli eventi, ma anche dai locali, dai tavolini dei bar e dei ristoranti, dalle vetrine dei negozi. Da molti anni gli esercizi commerciali della città vengono coinvolti e partecipano al festival ospitando gradevoli e informali momenti di incontro con gli autori. Per la XV edizione di pordenonelegge questa piccola sezione di eventi si rinnova e si intitola “Esercizi…di lettura”. Questi i locali, i temi, gli autori: al Mercato di Campagna Amica, Hamer ha ragione e la medicina è sottosopra, con Carlo Cannistraro; Gelateria Montereale, Pordenone. Guida alla città, con Lorenzo Cardin; Bottega di Campagna Amica, Il segreto del benessere, con Luca Cancian; Cucina 33, Come insegnare ai francesi a cucinare italiano e rimanere amici, con Laura Zavan; Etre Concept Store, Di cosa parliamo quando non parliamo d’amore, con Massimo Vitali; Diana La Pasticceria, Cuoco senza stelle, con Franco Luise; Atmosfere Grace, Gli alberi muoiono in piedi, con Annamaria Picazio; L’altrametà, La posta in gioco, con Luca Martinelli; Complemento oggetto, Negozi. L’architetto nello spazio della merce, con Dario Scodeller; Libreria Quo vadis?, Destini verticali, con Alessandro Toso e Devis Bonanni. Dal taglio informale e molto piacevole anche i due appuntamenti realizzati in collaborazione con ERSA, Agenzia Regionale per lo sviluppo rurale, dove ascolteremo Le parole del vino di Sandro Sangiorgi, uno dei padri della critica enologica in Italia, e, in un altro incontro, con Walter Filiputti e con gli Chef Andrea Canton del ristorante “La Primula” e Andrea Spina del Ristorante “Al Gallo” percorreremo e (e “degusteremo”) le Vie dei sapori del Friuli Venezia Giulia. I due appuntamenti tra cultura enogastronomica ed esclusive degustazioni, verranno ospitati nelle sale di Palazzo Klefisch, sede di rappresentanza di Unindustria Pordenone
la prevenzione e la cura sono i nostri migliori risultati da 50 anni
Foto Ferdi Terrazzani
10 cose da fare a pordenonelegge 2014 A cura di MICHELA ZIN (*)
LA LIBRERIA DELLA POESIA È la novità dell’edizione 2014 e merita una visita. Uno spazio totalmente dedicato al mondo della poesia. Incontri, letture e libri da venerdì 19 a domenica 21 all’ex Tipografia Savio in via Torricella.
pordenonelegge festa del libro con gli autori 17 21 settembre 2014
La casa di cura privata San Giorgio è sponsor dell’evento Slow Medicine presentato da Andrea Gardini. venerdi 19 settembre ore 18.00 ridotto del Teatro Verdi
LO SHOP DI PORDENONELEGGE Per avere un ricordo dell’edizione 2014, per regalare un oggetto esclusivo, per sfoggiare qualcosa di giallo e nero. Qualcosa da comperare c’è di certo. Da mercoledì 17 a domenica 21 dalle 10 alle 19 nella casetta posizionata all’esterno della Camera di Commercio in Corso Vittorio Emanuele 47. LA CITTÀ IN FESTA Ritagliatevi due minuti e scegliete una posizione privilegiata come la scalinata del Teatro Verdi o quella ancor più alta della Biblioteca Civica. Ecco una delle immagini più belle: un brulicare di persone, colori, voci, idee. Questo è pordenonelegge e va visto da quassù. In particolare sabato 20 e domenica 21 dalle 17 in poi.
UNA PIAZZA PIENA DI LIBRI C’è da perderci la testa. Montagne di libri di ogni tipo, da quelli degli ospiti del festival, a quelli degli editori a km zero, da quelli per ragazzi a quelli fuori catalogo. In piazza XX Settembre e al Chiostro della Biblioteca Civica. Obbligatorio comperarne almeno uno. Da mercoledì 17 a domani a 21. UNO SCORCIO SUGGESTIVO È uno degli angoli più belli di Pordenone. È piazza San Marco. Ma quando le quinte si arricchiscono del fondale e del pubblico di pordenonelegge, sembra proprio che non possa esserci luogo migliore per ascoltare. Provateci anche voi, infilatevi tra il pubblico e ascoltate. Da sabato 20 a domenica 21.
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PORDENONELEGGE
Foto Ferdi Terrazzani
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ragazzi!
e, nelle giornate del festival, sede dell’interessante mostra “Agricoltura senza confini”, sempre proposta da ERSA. Ma pordenonelegge è da sempre anche un festival “a misura” di giovani lettori, con decine di incontri con gli autori, laboratori, letture, spettacoli e tante sorprese. A partire dai grandi autori selezionati per il Concorso “Caro autore, ti scrivo...”: Luigi Ballerini con La signorina Euforbia, il libro con cui ha vinto il Premio Andersen 2014; Roberto Piumini e Beatrice Masini, con Ciao, tu, un classico della letteratura italiana di formazione; e Pierdomenico Baccalario, che ritorna a pordenonelegge con L’ombra di Amadeus. E poi ritorna a pordenonelegge, in uno speciale incontro rivolto ai più piccoli, il poeta Pierlugi Cappello, che presenta in anteprima nazionale insieme a Susanna Tamaro, la sua nuova raccolta di filastrocche Ogni goccia balla il tango, illustrata da Pia Valentinis. Ci sarà spazio per parlare della I Guerra Mondiale con Chiara Carminati e il suo Fuori fuoco; per una lezione di cinema molto speciale con Andrea Valente e Francesco Mastrandrea; per un approfondimento sulla scienza, con Federico Taddia e Valerio Rossi Albertini. E una esclusiva lezione di filosofia per i più piccoli con Carlo Maria Cirino. Loredana Lipperini presenta Pupa, romanzo delicato sul rapporto tra nonni e nipoti. In incontri e laboratori si parla di ecologia e di rispetto per l’ambiente: Nicola Davies,
scrittrice e conduttrice per la BBC, racconta il fragile equilibro tra uomo e natura; Andrea Vico ci svela quali sono le Buone notizie dal pianeta Terra; e ancora, Esperimenti con frutta verdura e altre delizie per scoprire quali incredibili storie nasconde il mondo vegetale. E poi laboratori sul riciclo, sull’arte e sul cinema, curati rispettivamente da Gradiba, da Roberta Garlatti e da Cinemazero. Non mancano le letture ad alta voce di Nati per leggere e Comitato Libro parlato S.Vito, le Favole nel bosco a cura dell’Ortoteatro; mentre con Melarancia i libri si potranno sognare, progettare e costruire. E ancora tanti appuntamenti rivolti ai più piccoli: tra gli altri, Desideria Guicciardini, Premio Andersen 2014 come miglior illustratrice, ed Emanuela Nava raccontano la saga di Margherita. Paolo Di Paolo narra la storia de La mucca volante, mentre ad Andrea Valente spetta il compito di narrare Le favole di Esopo, accompagnato dalle voci del Corokò. A 50 anni dalla nascita del Ranocchio più famoso, quello di Max Velthuijs, Alfredo Stoppa ci racconta le sue avventure. E Giacomo Bizzai legge ai piccoli suggestive Storie d’acqua. E infine un grande ritorno dal mondo Disney, quello di Paperink, raccontato (e disegnato!) dal suo creatore Lorenzo Pastrovicchio. Anche quest’anno gli appuntamenti del programma ragazzi hanno come location centrale gli spazi della Biblioteca Civica, per definizione luogo deputato alla promozione della lettura. Perché la letteratura, a pordenonelegge, è anche roba da ragazzi! Il programma completo nel sito www.pordenonelegge.it
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! e g g e l e n o n e d r o p a f a r g l o a i c Fot o s i a o t a n i b b a o s r o c n Co
NOVITÀ
elegge! Fotografa pordenon quale la È l’imperativo con il elegge. Fondazione pordenon al it invita a partecipare casione concorso indetto in oc izione del della quindicesima ed Festival. ttembre Per tutto il mese di se ssibile inviare (dall’1 al 30) sarà po le 14 edizioni delle foto relative o al per ival. Gli unici vincoli st passate o scattate fe st po e e pr l ne do 14 anche come soggetto o sfon o durante l’edizione 20 an bi ab e at vi in i in e le immag e, che l’autore sia es on en rd po partecipare sono ch ne io az cabile alla manifest un richiamo inequivo Facebook o Twitter. lo ofi pr un e er av e ssibile partecipare al po tti fa in maggiorenne rà sa it e. gg ww.pordenonele ando il proprio profilo zz ili ut al Accedendo al sito w iv st fe l de to una o più fo concorso pubblicando itter. proprio o Tw ario condividere nel ss ce personale Facebook ne rà sa e, on zi ag a la registra alla fotografia l’hasht do Una volta completat an ci so as so or nc one al co profilo la partecipazi o. al concorso verranno #pordenoneleggefot e on zi pa ci rte pa la r ate pe dedicata moderata ry le al og ot Tutte le immagini invi ph a un in bblicate sul sito automaticamente pu ita al concorso un’appos e on zi dalla Fondazione. pa ci rte pa la r one i pervenute pe ista inoltre un’estrazi ev pr È Tra tutte le immagin i. in ag m im ri 100 rà le 5 miglio ftware di estrazione, so commissione sceglie un o rs ve tra at ti, sorteggia nti al concorso. pa ci finale in cui verranno rte pa e afi gr to fo e tori delle one della commission zi vincitori tra tutti gli au le se e nt ia ed m i at assegn a I premi del concorso , uno smartphone, un et bl ta un , er ad re k eboo o in tutti consisteranno in: un lida per un soggiorn va rn te es W t es B d ar lc ione dei premi agli az gn se fotocamera, una trave as L’ . do on m in Italia e nel effettuata mediante rà sa e gli hotel della catena on si is m om C zionate dalla autori delle foto sele . e tra autore e premio abbinamento causal
VIDEOCINEMA &SCUOLA 2014/15 31° Concorso internazionale di multimedialità aperto a studenti di scuole e università Il bando è on line www.centroculturapordenone.it
UNA MOSTRA A CIELO APERTO Le immagini delle ultime 12 edizioni di pordenonelegge hanno sempre incuriosito. Per festeggiare i nostri 15 anni dovevamo stupirvi. Vi verrà voglia di scattare una foto da postare sui social. Dal 10 al 30 settembre in via Mazzini. FOTOGRAFA PORDENONELEGGE! Basta avere un telefonino o una fotocamera, avere un profilo Facebook o Twitter ed essere maggiorenne. Scatta una foto dell’edizione 2014 anche nel pre o post festival oppure mandane una delle precedenti edizioni. Tanti premi in palio. Dall’1 al 30 settembre. SPAZIO RAGAZZI Saranno il nostro futuro. È a loro che pensiamo ideando un programma specifico con incontri per piccoli e piccolissimi. Se vuoi commuoverti all’entusiasmo e alla curiosità, passa al Chiostro della Biblioteca Civica. In particolare nelle mattinate da mercoledì 17 a sabato 21.
AMICO DI PORDENONELEGGE Sentiti parte di pordenonelegge. Un tuo piccolo contributo può aiutarci a rendere ancor più bella la Festa del libro con gli autori. Siamo in via del Castello 9/a dal 18 agosto al 20 settembre (lunedì/giovedì 9-13 e 15-17 venerdì 9-13). Diventiamo amici? ANGELI DI PORDENONELEGGE Se vi capita di incrociarli fate loro un complimento o anche solo un sorriso. Sono giovani e hanno scelto di crescere facendo un’esperienza importante. Lavorano tanto e meriterebbero di più. Ma i sorrisi e i complimenti incoraggiano e rendono migliori. Li trovate dove meno ve l’aspettate da martedì 9 a venerdì 26. (*direttore Fondazione Pordenonelegge)
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AMARA PIACE
Sulle tracce dei tesori enogastronomici della provincia di Pordenone
La Città
GUSTO
Settembre 2014
di MARA DEL PUPPO
Vegan style: il giusto può essere buono? “Lo stereotipo del vegano “figlio dei fiori” che si nutre solo di radici e insalata è decisamente superato. La cucina vegana ha rubato le tecniche della cucina tradizionale per realizzare dei piatti bilanciati non solo per apporto nutrizionale ma anche per sapore e consistenza. Il risultato è spesso sorprendente Nello scorrere il programma dell’edizione 2014 di pordenonelegge alla ricerca di qualche autore legato al mondo del food, ho scoperto con piacere della presenza di Paola Maugeri. Per noi della generazione di Mtv è un nome e un volto noto: storica vj dalla cultura musicale infinita, si è appassionata anche a temi ambientali diventando una testimonial della cucina vegana. Di questo tratta anche il suo ultimo libro, al centro dell’incontro di venerdì 19 settembre. Cosa significa essere vegani? Non solo evitare di cibarsi di pesce e carne ma anche di tutti gli alimenti di origine animale. Si tratta di solito di una scelta etica che non vuole solo evitare l’uccisione di esseri viventi ma che mira anche ad uno stile di vita in grado di evitare sprechi di risorse, a tutela dell’ecosistema nel suo complesso. Ciò premesso, non credo che questa sia la sede per giudicare la bontà di questa scelta, fin troppo spesso al centro di lunghi e polemici dibattiti. Visto che questa è una pagina dedicata al gusto, vorrei porre un quesito legato al piacere: può la cucina vegana essere oltre che consapevole anche buona? E con “buono” non intendo dire “commestibile” ma saporito, gustoso, succulento. E soprattutto: è possibile riuscire a mangiare un buon piatto vegano anche se non si risiede in una grande metropoli colma di offerte gastronomiche di ogni sorta e varietà?
La mia risposta è sì ad entrambe le domande. Lo stereotipo del vegano “figlio dei fiori” che si nutre solo di radici e insalata è decisamente superato. La cucina vegana ha rubato le tecniche della cucina tradizionale per realizzare dei piatti bilanciati non solo per apporto nutrizionale ma anche per sapore e consistenza. Il risultato è spesso sorprendente. Se voleste testare alcuni piatti vegani da leccarsi i baffi non dovete prendere aerei e nemmeno fare molti chilometri in auto, perché la diffusione di locali in grado di preparare ottime portate vegane è in costante crescita anche in Italia, ed è sbarcata anche nel nostro nordest. Per farvi un esempio, una delle prime aziende a credere nel biologico – Ecor – ha da poco aperto un ristorantino a Conegliano proprio all’interno del suo punto vendita. Rispecchia un format che nella zona non ha eguali, che potremmo trovare in una capitale europea: da un lato prodotti bio certificati dal banco dei freschi allo scaffale, dall’altro un locale che nella cucina a vista prepara piatti leggeri e deliziosi. Il comun denominatore è il gusto abbinato al benessere. Nel menù del ristorante trovate piatti tradizionali, tra cui un’ottima pizza, e anche qualche piatto vegano, frutto della lavorazione di materie prime prodotte dall’azienda (cereali, frutta, verdura), che si fa garante
Uno squisito piatto vegano
anche della filiera produttiva. Testate la cupola di grani antichi siciliani con ragù di seitan e champignon o i cereali saltati con verdure di stagione, vi assicuro che il vostro palato ne sarà gratificato e non rimpiangerà la presenza di ingredienti di
origine animale. I valori di rispetto del nostro ambiente sono importanti, molti sono in grado di seguirli con coerenza e continuità. Ma se si può aiutare l’integrità con un po’ di piacere, non c’è nulla di male.
CURIOSITÀ
Ecobaby, fiocco verde a Pordenone La pordenonese Sara Mandalà, mamma di due gemelli, rilancia sul web la sfida imprenditoriale di ecobaby.it, uno shop on line di vendita di pannolini lavabili ed accessori eco-sostenibili per le donne e i bambini
la vecia osteria del moro 30° La Grotta s.a.s. di Sartor I. & C. p.i. - c.f. 00575100938 Via Castello 2,0434|28658 [pn] laveciaosteriadelmoro.it info@laveciaosteriadelmoro.it chiuso la domenica
Nel 2014, per la terza volta negli ultimi quattro anni, Pordenone è risultato il capoluogo di provincia con il miglior indice di buona gestione dei rifiuti. Non stupisce più di tanto che la nostra città sia terreno fertile per idee ecologiche e possa essere il centro di una economia basata sul rispetto ambientale. In questo contesto si muove una piccola realtà, Ecobaby. Nato nel 2006, Ecobaby è uno shop on line di vendita di pannolini lavabili ed accessori eco-sostenibili per le donne e i bambini. Ideato da Chiara Piatti, una mamma e imprenditrice di Aviano, negli anni è cresciuto fino ad avere una sua pendice fisica, in Via Interna. Poi una serie di vicissitudini stavano per decretarne la fine, quando interviene un’altra mamma pordenonese, Sara Mandalà che decide di salvare il bagaglio di conoscenze e relazioni che questo sito ha generato. «Sono madre di due gemelli e acquistavo i prodotti Ecobaby. Quando ho capito che il sito stava chiudendo, assieme al mio compagno ci siamo mossi per rilevare l’azienda» ci spiega. Non sembra anacronistico
parlare di pannolini lavabili nel 2014? «Prima dei progressi tecnologici, i pannolini lavabili erano ingombranti, assorbivano poco e le madri erano costrette a passare ore a lavarli. Da questo punto di vista gli usa e getta hanno rappresentato un grosso passo in avanti. Attualmente però i pannolini lavabili sono fatti di materiali all’avanguardia, si lavano in lavatrice, permettono un grosso risparmio economico e salvano dalla discarica una tonnellata circa di rifiuti che altrimenti verrebbero prodotti. Senza contare la salute: i materiali chimici degli usa e getta creano spesso irritazioni». E Pordenone come ha reagito a questi prodotti? «I nostri clienti sono in tutta Italia ma Pordenone è senz’altro all’avanguardia: da anni offre un contributo a chi sceglie i lavabili. Per restituire qualcosa alla città stiamo proponendo delle collaborazioni ad alcuni artisti e artigiani locali per offrire prodotti made in Pordenone, ecologici con stile». La strada è tracciata, dopo anni legati al consumo più sfrenato di risorse, si riscopre il piacere e la convenienza del riuso.
La Città
IL PERSONAGGIO
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Il noto luminare dell’Ospedale Civile Ruggero Mele oggi coltiva la passione per i Bonsai a Sesto al Reghena
Foto Ferdi Terrazzani
Ruggero Mele, il chirurgo della mano con il pollice verde “Il Bonsai è un essere vivente che deve trasmettere serenità a chi se ne prende cura. Non angoscia. Se una specie in vaso patisce, va prima trasferita in un contenitore più grande e quindi piantumata in piena terra”
Foto Ferdi Terrazzani
Acero prebonsai: si evidenzia la potenzialità della pianta ma deve essere ancora definito lo stile
Cotoneaster: stile "a scopa rovesciata"
naturale sviluppo della specie osservato in natura. Tale attenzione si dimostra tanto più doverosa quando si parla di specie che d’inverno, perdendo le foglie, evidenziano nel dettaglio l’architettura del loro portamento. La potatura di un Bonsai non si improvvisa: dev’essere puntuale come tempistica, delicata nella sua realizzazione e va praticata con strumentazione pulita per evitare la diffusione dei parassiti. “Alcune specie si prestano meglio di altre a diventare Bonsai – continua - Al melograno nano per esempio basta poco. Con il bosso ho ottenuto ottimi risultati e mi sono divertito a costruire Bonsai di rosmarino e di pepe. Va ricordato che il Bonsai è un essere vivente che deve trasmettere serenità a chi se ne prende cura. Non angoscia. Se una specie in vaso patisce, va prima trasferita in un contenitore più grande e quindi piantumata in piena terra. Io ho degli ex bonsai che sono bellissimi!” A causa della ridotta quantità di terra, i Bonsai sono poco resistenti al freddo. Per questo Mele ricovera i vasi delle piante autoctone nella serra fredda che si trova adiacente la casa di Sesto, mentre le più
Albero del pepe: stile "eretto informale"
delicate (come le Camellia sp.) trascorrono l’inverno in casa. Un’altra curiosità riguarda il fatto che, mentre con la potatura è possibile ridurre le dimensioni delle foglie, quelle di fiori e frutti restano invariate. Pertanto ci sono Bonsai di pesco per esempio, che in alcune fasi del ciclo vegetativo, appaiono sproporzionati, quasi ridicoli. “Il Bonsai è una forma d’arte. Allo stesso modo con cui un brano musicale o un quadro mi trasmettono un messaggio sempre diverso a seconda del mio mood, così è per me il Bonsai. Non mi è mai piaciuto nulla di troppo statico e lui cambia sempre, mi parla, mi affascina.” “Mi piace sfidare piante che normalmente sembrano non avere grandi attitudini al Bonsai (come timo, alloro, rosmarino…) e trasformarle. Così come mi dà soddisfazione il recupero di esemplari che hanno avuto dei problemi, come una fessurazione del tronco o un ramo spezzato: ciò che resta continua a far vivere la pianta grazie all’applicazione delle mie tecniche.” D’estate, i Bonsai vengono disposti su bancali sospesi all’ombra dei Prunus che crescono bellissimi non lontano da casa. Ordinati secondo uno schema alternato a zigzag tale da garantire a ciascuno
Foto Ferdi Terrazzani
Foto Ferdi Terrazzani
Il dottor Ruggero Mele è stato l’indiscusso protagonista del reparto di chirurgia della mano dell’Ospedale Civile di Pordenone sin dal 1978 quando arrivò in città. Ha abitato per anni in viale della Libertà, anche se le sue radici ferraresi l’hanno portato, con il tempo, a tornare alla terra. Quella di Sesto al Reghena, di cui ama la ricchezza di alberi, di acqua e di prati naturalmente recintati da siepi di specie autoctone. La sua passione per i Bonsai nasce proprio a Pordenone, dove una casa troppo piccola mal si conciliava con una smisurata passione per le piante. Il suo primo Bonsai è un melo, una specie che in natura raggiunge i 15 metri di altezza e che in vaso si mantiene al di sotto dei 25 cm. Successivamente sperimenta specie diversissime: camelie, azalee, meli da fiore, glicini, carpini, noccioli, querce… sia autoctone, che raccoglie durante le passeggiate a cavallo, che recuperate nei vivai: ornamentali e non, sia arboree che arbustive. Spesso unisce, nel medesimo contenitore, specie arboree e arbustive che si articolano secondo più livelli: sviluppato in altezza l’arboreo, più radente il suolo l’arbustivo e per questo detto di accompagnamento. “Il Bonsai ha il suo carattere - spiega raramente va dove vuoi tu. Di recente ho raccolto in campagna una pianta di olmo soffocata dal luppolo. L’ho liberata dal rampicante e l’ho addomesticata che era già adulta. È stata una bella soddisfazione! Anche le querce mi piacciono molto, con la loro caratteristica di svilupparsi in altezza secondo palchi di rami sovrapposti.” Nella filosofia Zen, il bonsaista studia attentamente l’esemplare prescelto e viene in contatto con lui, cogliendone l’essenza: solo a questo punto, utilizzando le tecniche conosciute, può iniziare a modellarlo, puntando al raggiungimento della Forma. Secondo Mele, l’applicazione dello stile e della forma ad una pianta trasformata in Bonsai, non può non tenere conto del
Foto Ferdi Terrazzani
di EUGENIA PRESOT
Glicine: stile"litterato"
l’adeguata illuminazione, vengono irrigati soprachioma utilizzando acqua di fontanile (16°C costanti in tutte le stagioni) avendo cura di evitare che si formino ristagni idrici a livello radicale che favorirebbero il temuto insediamento di muffe e marciumi. Il terriccio che utilizza è quello specifico: magro, non naturale, con una reazione basica o acida a seconda della specie allevata. Di vasi ne esistono una grandissima varietà in commercio, sono in terracotta smaltata e colorata all’esterno mentre restano al naturale nella parte interna (per assicurare la traspirazione delle radici). Vanno scelti in funzione della specie e di quello che si intende ottenere. Info pordenonesi su: www.SaKurabonsai.it
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CRONACHE
La Città
Il presidente della Provincia Alessandro Ciriani non molla la presa e contesta la riforma Panontin
“Ve lo immaginate il sindaco di Claut che va a Trieste per mettere in sicurezza una frana?” Secondo Ciriani sarebbe stato meglio depotenziare la Regione e rafforzare le competenze delle Province, che essendo enti di prossimità si rapportano più facilmente con i cittadini. E i contributi al territorio saranno inevitabilmente destinati a diminuire con compiti di gestione e amministrativi, fino a quando i 51 sindaci del pordenonese eleggeranno nuovi rappresentanti. Per cancellare definitivamente le province non basta però una legge regionale: in attesa che si pronunci il Parlamento con la discussione sul titolo V della Costituzione, la Regione sta cercando di organizzare il passaggio fra vecchio e nuovo sistema. Quindi dovremmo presto familiarizzare con il concetto di ATO, gli Ambiti Territoriali Ottimali, 17 porzioni di territorio che ricalcano l’organizzazione sanitaria. Il percorso sarà lungo e tortuoso, incombe lo spettro di un ricorso legale e ci saranno battaglie politiche e inevitabili disagi. Ne abbiamo discusso con Alessandro Ciriani, Presidente uscente della Provincia.
di DAVIDE CORAL
Abolizione delle Province: quante volte abbiamo letto questa frase nei vari programmi elettorali? Adesso il progetto sta prendendo forma, grazie alla legge Delrio che ridisegna gli assetti istituzionali del governo locale. Spariranno da subito le Province? Non proprio, in attesa della loro abolizione diventeranno enti di secondo grado, ovvero non eletti direttamente dai cittadi-
ni. Il Friuli Venezia Giulia si è mosso ad inizio anno e con la Legge Regionale "LR 2/2014" ha deciso di non rinnovare il consiglio provinciale in scadenza. Il consiglio provinciale di Pordenone che avrebbe dovuto essere rinnovato la scorsa primavera, andrà ad esaurire i propri compiti: Presidente e assessori rimarranno in carica,
Secondo lei, se si aboliscono 4 province per formare 17 ATO, dove sta il risparmio? Direi proprio che non c'è. Il tutto deriva dal fatto che oggi sono oltre 180 le funzioni – fra gestionali e contributive – svolte dalla Province. Gran parte di queste funzioni andranno alla Regione - con maggiori costi, derivanti dal diverso trattamento del personale dipendente -, le altre verrebbero assegnate a 17 ambiti. Pensate solo, ad esempio, all’organizzazione del servizio idrico integrato. Oggi ci sono 4 strutture a gestire il tutto con relative dirigenze e personale; con la riforma Panontin da 4 soggetti di passerà a 17. E così per tutte le minifunzioni che dovessero essere trasferite agli ATO. Anche un bambino capisce che i costi aumenteranno. Io ho maturato la convinzione che ci troviamo di fronte ad un’operazione velleitaria. Noi chiederemo che venga istituita un’apposita sede che controlli, anno dopo anno, come si rifletterà sulle casse della Regione e degli enti pubblici coinvolti tale riorganizzazione. In questa fase chi pensa assumerà le competenze delle Province in tema di strade e scuole? La Giunta regionale ha le idee ancora incerte e la bordata di critiche con cui è stata accolta la proposta dell’assessore Panontin lascia intendere che nulla è certo. Al momento, sembra che le strade provinciali verranno assegnate alla Regione e le scuole superiori agli ATO. Che si tratti di un’operazione insensata non solo per i costi ma soprattutto per la possibile riduzione dei servizi resi ai cittadini lo dimostra il fatto che nella riforma delle province, varata a livello nazionale le competenze in materia di strade provinciali, di programmazione della rete degli istituti superiori e di gestione dell’edilizia scolastica rimangono in capo alle province. E con esse anche le funzioni di pianificazione territoriale, tutela e valorizzazione dell’ambiente, servizi di trasporto, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali! Quali sono i rischi di questa transizione? Bisogna chiedersi per prima cosa quanto durerà? Chi la gestirà? Quanto costerà in termini trasferimenti di personale e di mezzi? E poi – in caso di passaggio ad agenzie come FVG strade - dell’allontanamento del centro decisionale dal territorio. A chi ci si potrà rivolgere quando non esisterà più la Provincia per segnalare i malfunzionamenti? A qualche funzionario di Udine, che riceverà la protesta e poi dovrà inoltrarla agli uffici di Trieste per avere indicazioni su come rispondere? Che fine faranno i contributi che le province erogano annualmente al territorio? I contributi saranno attribuiti a chi sarà assegnatario della
funzione, ma ricadranno certamente all’interno della globale revisione di tutta la normativa e delle procedure di assegnazione delle risorse. È facile pensare che dovendosi mantenere l’equilibrio della spesa, in carenza di risorse aggiuntive, i costi derivanti dalla riorganizzazione complessiva faranno calare le loro disponibilità e chi ne subirà le conseguenze saranno gli operatori del territorio: quelli che promuovono le attività sportive, organizzano gli eventi culturali, animano la miriade di benefiche realtà che si occupano di tutela e promozione sociale. A quanto ammonta il reale risparmio dell’operazione? Le uniche voci di spesa che potranno essere evitate sono quelle relative ai compensi agli amministratori, che, come sappiamo, pesa su ogni cittadino per circa 2 euro all’anno. In compenso, senza contare l’aumento dei costi per la gestione delle strade, i trasferimenti delle sedi, il personale ecc. ed i disservizi che graveranno sui cittadini e sulle imprese - ed anche questi sono costi! - ciascun abitante della nostra regione si troverà a spendere, da nostri conti, almeno 3,5 euro in più per far funzionare la pubblica amministrazione regionale e locale! In valori assoluti almeno 8/10 milioni di euro in più all’anno. Un’operazione in perdita. Siamo sicuri che non fosse meglio depotenziare le Regioni e rafforzare le Province magari favorendo l’aggregazione delle società che gestiscono i servizi? Certamente! La Regione è un ente di legislazione, programmazione e controllo. Non è nato per la gestione amministrativa e poi il suo personale costa di più di quello di ogni altro ente locale, seppure da anni ci sia un comparto unico dei dipendenti del pubblico impiego! La Regione non è un ente di prossimità, non ha la vocazione né l’organizzazione per rapportarsi con i cittadini. Pensare ad una Regione che si interfaccia direttamente con il territorio è semplicemente assurdo: dovrà moltiplicare fino a 17 i tavoli di lavoro e le sedi concertative ma dovrà anche rispondere direttamente a ogni problema del singolo Comune. Ve lo immaginate il sindaco di Claut che si reca in Piazza Unità a Trieste per mettere in sicurezza una frana? Ed il rapporto con i cittadini e le imprese? In molti vedono analogie fra questa organizzazione territoriale e l’esperimento passato delle comunità montane. È così? Le comunità montane sono fallite proprio per il loro sistema di governance. Esse infatti erano rette dagli amministratori comunali: lo stesso meccanismo che si prospetta per le Unioni di comuni che un domani potrebbero in parte assumere le funzioni delle province. L’ipotesi di costituire le aggregazioni di comuni come “pezzo di ricambio” della Provincia costituisce un pericolo perché destinata ad unire amministrazioni virtuose e meno virtuose. Inoltre evidenzierà le disomogeneità politiche ed i campanili, che potrebbero far correre il rischio di bloccare le gestioni. Ma, poi, lasciando da parte la competenza, vorrei che si spiegasse perché mai i sindaci ed i consiglieri comunali dovrebbero sottrarre parte del proprio tempo (tanto o poco che sia per attività d’ufficio o semplici trasferte) per far cose per cui nessuno li ha scelti, col rischio di far male le cose per le quali sono stati eletti?
La Città
CRONACHE
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CONTROCORRENTE Sulla riforma delle Province c’è gran confusione. E Pordenone fa da cavia
Gli Ato non risolvono i problemi di risparmio, efficienza e praticità “Perché sostituire le Province con gli Ato, acronimo di Ambiti territoriali comunali, che di fatto sono Unioni di Comuni? Le aggregazioni dei municipi, decise a tavolino, non hanno mai funzionato. Si sono spesso rivelate degli sgangherati carrozzoni. E da noi ne sono previsti cinque”
di GIUSEPPE RAGOGNA di Pordenone? Si creino piuttosto La Provincia di Pordenone i presupposti per riequilibrare sperimenterà il “nuovo corso”. le funzioni, troppo sbilanciate a vantaggio della Niente più voto popolare, perché l'ente sarà Regione. governato da organi eletti dai consigli comunali. Cosa avviene nel resto d'Italia? In molti casi non Navigherà a vista, in attesa di capire il suo destino: sopravvivere senza più elezioni o finire in archivio. In si rompono gli schemi provinciali. Per esempio, quest'ultimo caso, occorre una legge che cancelli ogni Venezia tiene uniti nella Città metropolitana anche Portogruaro, San Donà e il litorale veneto. Mantiene suo riferimento dalla Costituzione. È un'operazione delicata, in quanto prevede più passaggi parlamentari. quindi ampie dimensioni. E questo tipo di strategia fa ragionare anche Treviso e Padova attorno a un Intanto la confusione regna sovrana. E Pordenone fa disegno di macro-area per rivendicare più funzioni da cavia. dalla Regione Veneto. Noi, invece, procediamo con La Regione sta facendo le prove generali per trovare uno spezzatino, peraltro ribollito nel brodo di vecchi una soluzione. Il primo tentativo ha sollevato molte ingredienti. perplessità, attorno a un nodo fondamentale: perché sostituire le Province con gli Ato, acronimo di Ambiti Se invece si volesse superare anche l'area vasta, per cancellare radicalmente l'esperienza della Provincia, la territoriali comunali, che di fatto sono Unioni di variante allo schema potrebbe diventare quella della Comuni? Le aggregazioni dei municipi, decise a catena più corta, costituita semplicemente da Regione tavolino, non hanno mai funzionato. Si sono spesso e Comuni (che possono convenzionarsi per alcuni rivelate degli sgangherati carrozzoni. E da noi ne sono previsti cinque, scelti in base a una logica un po' servizi senza carrozzoni), con una redistribuzione razionale delle competenze provinciali. In questo stravagante, con capifila Pordenone, Azzano, Sacile, caso, dovrebbe essere accompagnato con coraggio San Vito e Maniago (con dentro Spilimbergo). Per un processo di aggregazione dei Comuni, attraverso quale motivo si punta a dividere arbitrariamente vere e proprie fusioni (perché le Unioni obbligatorie sintesi territoriali già consolidate? E che risparmi si potranno ottenere dalla moltiplicazione degli enti? Se rischiano di diventare luoghi di conflittualità permanente) favorite da incentivazioni finanziarie. realmente si volessero valorizzare le cosiddette “aree Si tratta di ragionare senza fretta. In fin dei conti, vaste” gli Ato potrebbero raccogliere tutto ciò che il lavoro di un riformatore è paragonabile a quello per storia, cultura ed esperienze amministrative si è di un buon contadino: la cura dei prodotti avviene sviluppato con la Provincia. Soprattutto da noi, in attraverso un sistema di potature oculate che badano oltre 40 anni di vita, si è data sostanza a un territorio a non danneggiare le piante. Al pari, ogni intervento prima fragile, eccessivamente litigioso, massacrato amministrativo dovrebbe avere come obiettivo dallo strapotere di Udine e Trieste. Sono stati i risparmi, l'efficienza e la praticità. Sostituire superati vecchi steccati. Quindi qualcosa di buono invece la Provincia di Pordenone con cinque Ato è è stato creato: perché frantumare un'area che si è un'operazione che non risolve i problemi. faticosamente aggregata attorno alla città-provincia
LO SPIGOLO
Riforme e demagogia di NICO NANNI
Sul far dell’autunno si rimette in moto un po’ tutto: l’economia (acciaccata), la cultura (con dovizia di iniziative, almeno dalle nostre parti), la politica (con annunci di riforme grandi o piccole). Lasciamo perdere ciò che riguarda il Paese e concentriamoci piuttosto su ciò che accade nel nostro piccolo. Sul far dell’autunno, appunto, la stampa ha iniziato a disquisire su chi sarà candidato sindaco a Pordenone nel 2016 e i vari fronti politici hanno detto e dicono la loro indicando candidati più o meno forti, candidati “in pectore” o “auto-candidati” più o meno graditi a tutte le componenti. Ci sembrano discorsi un po’ prematuri o che lasciano – al momento – il tempo che trovano. Altro argomento di discussione è la Provincia: sballottata fra una riforma regionale che non è ancora chiara e una nazionale che potrebbe abolire del tutto questo ente, chi ci sguazza nel dibattito è la demagogia. Certi politici hanno fatto credere ai cittadini che il grande male dell’Italia sono le Province, fonti di sprechi e di quant’altro e che quindi vanno abolite (altra istituzione “altamente nociva” al Paese sembra essere anche il Senato, in via di riforma e si vedrà se e che cosa ne verrà fuori). La demagogia sta nel far credere al cittadino che le Province saranno abolite o quasi. In
realtà, almeno nella nostra regione, esse divengono enti di secondo grado (ovvero i reggitori non saranno eletti dal popolo, bensì dai Consigli Comunali), ma gli enti come tali continueranno ad esistere e a funzionare (ammettiamolo: da noi piuttosto bene) e l’“esercito” dei dipendenti continuerà nelle sue funzioni e nei suoi ruoli (ancora non è ben chiaro su quali competenze). Quindi smettiamola di continuare a dire e a scrivere che le Province non esisteranno più. In questo quadretto, chi intanto parte allo sbaraglio è proprio Pordenone con il suo territorio: prima (e unica finora) Provincia in scadenza amministrativa, per il cui rinnovo non si è votato e che nei prossimi mesi diverrà “ente di secondo grado” (guidata da chi? Altro argomento che stimola fiumi d’inchiostro). E allora ecco che si levano alti lai sulla povera-Pordenone-fagocitatada-Udine-e-vilipesa-dallamatrigna-Regione, con l’aggiunta della possibile sparizione di altri enti e uffici e di proposte (non richieste) di altri soggetti (non a ciò deputati) di ereditarne futuri e ipotetici ruoli di rappresentanza. Ciò che non si è capito è che non è un ente in più o in meno a creare l’identità: nel Friuli Occidentale un’identità unita e condivisa – spiace dirlo – probabilmente non c’è mai stata ed è inutile rincorrerla ora a tempo ormai scaduto.
CAMERA DI COMMERCIO
Spending review renziana Eventi con il fiato sospeso Uffici camerali al lavoro sui numeri all’indomani della paventata contrazione che, così come negli intendimenti del Governo, dovrebbe poter produrre risorse da reimmettere in circolo a favore delle imprese. «Siamo favorevoli al percorso indicato dall’esecutivo – commenta Giovanni Pavan, a capo dell’Ente camerale. Rilevo però che questa impostazione, che giunge a metà anno, a macchina in corsa, e questo è sinceramente poco logico, quantomeno sotto il profilo meramente tecnico, non potrà non provocare effetti su alcune attività strategiche. Non è in discussione, lo ribadisco, il senso dell’attività di Governo, credo forse che le modalità avrebbero dovuto essere concertate tra le parti». Non sarà quindi senza effetto il ventilato taglio al diritto annuale «ma credo – ha aggiunto ancora Pavan – che in un periodo come questo ciascuno deve fare la sua parte. Il nostro obiettivo, ora, sono le imprese». Se lo spartiacque sarà del 50% la ripartizione degli investimenti 2014 dovrà essere profondamente rivista. Questo perché, secondo le anticipazioni sul DL, al posto dei 5,3 milioni di
euro del 2013, CCIAA potrebbe introitare nel 2015 una quota dimezzata. Totalmente diverso è lo scenario che potrebbe prospettarsi con un taglio più incisivo. Le manifestazioni-chiave principalmente in sofferenza, che fanno parte della progettualità territoriale costruita col consenso degli stakeholder e il gradimento dell’opinione pubblica, sono numerose: spiccano tra le altre pordenonelegge.it – oramai tra le prime tre rassegne di settore del Paese – Incontriamoci a Pordenone, Incontriamoci a Sacile Vintage, Le Giornate del Cinema Muto e Autunno Sanvitese e Natale. Conclude la lista delle voci comprese nelle linee strategiche finanziate direttamente da CCIAA, l’attività di conciliazione e mediazione e il contributo al Consorzio Universitario cittadino. Uffici camerali al lavoro anche per quanto concerne gli importi destinati alla valorizzazione del territorio e delle imprese, pari a circa mezzo milione di euro. Una risposta definitiva a questa situazione di estrema incertezza potrà giungere solo a decreto legge convertito.
ISCRIZIONI APERTE da lunedì 1 settembre 2014 ore 16.00 - 18.00 (dal lunedì al venerdì)
Centro Culturale Casa A. Zanussi Pordenone Via Concordia 7 – Telefono 0434 365387 ute@centroculturapordenone.it www.centroculturapordenone.it/ute facebook.com/centroculturapordenone.it youtube.com/CulturaPn
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La Città
EDITORIALI
Settembre 2014 PAROLA MIA
SOTTO LA LENTE
Estendere al lavoro la primavera del pensiero continua dalla prima Settembre è una di Già all’epoca eravamo conqueste “primavere”; cordi nell’affermare che la Pordenone si rianima crescita non poteva essere e si trasforma, solo associata ad indicatori mettendo in atto una economici, ma doveva profonda trasformacompletarsi con altri elezione. Un cambiamenti e indicatori, anche mento innescato di natura culturale. Come dal riavvio di ogni ripetevo spesso, Pordenone di SERGIO attività produttiva, BOLZONELLO (*) non poteva rimanere solo la dalle scuole, dai città dell’elettrodomestico tavoli di lavoro, ma soprattutto e delle caserme, ma doveva essere dalle energie veicolate dalle iniziaanche un laboratorio culturale. tive culturali che si manifestano Cultura intesa non in senso autorein questo periodo. Una serie di ferenziale, bensì volano per far cremanifestazioni che prendono avvio scere nuove professionalità, offrire in questo mese e si spingono fino opportunità di lavoro e favorire una ad ottobre: Pordenonelegge, l’Arlec- crescita organica di una comunità. chino Errante, la stagione del Teatro Traguardi raggiunti e oggi conferVerdi, Le Giornate del Cinema mati da importanti studi di enti di Muto e ScienzArteAmbiente, solo ricerca nazionali. L’incidenza del per citarne alcune. comparto culturale, nella ricchezza Queste realtà, con le loro progettua- complessiva prodotta dalla città, è lità annesse ed esperienze acquisite, infatti ai primi posti in Italia. diventano i nuovi punti di riferiCon questo lavoro abbiamo dimomento per ridefinire i confini, le strato che la cultura poteva divenire abitudini e le prassi comuni della un’importate settore occupazionale nostra città. e luogo di sviluppo di nuovi progetIn una profonda fase di trasformati imprenditoriali. zioni economiche e sociali, questa Ora è necessaria un’ulteriore maperiodica mutazione rappresenta turazione, ovvero rendere queste un patrimonio da preservare e esperienze luogo per affrontare e rilanciare. Pordenone, grazie a discutere le grandi tematiche del loro, diventa un collettore di nuove nostro futuro territoriale e non solo esperienze, uno spazio per nuove quello meramente cittadino. occasioni d’incontro, ma soprattutQueste iniziative infatti ci hanno to un luogo di riflessione sul futuro insegnato a ragionare in una logica del nostro territorio e sulle improestesa che travalica i meri confini rogabili scelte da fare. Luoghi su cittadini, lezione oggi di grande cui costruire scelte e coltivare nuove attualità. ipotesi di sviluppo. Queste “primavere” costituite da Una trasformazione che non è frut- centinaia di iniziative e migliaia di to del caso, ma di una progettualità professionalità sono parte della nodecennale che ci ha visto impegnati stra ricchezza, della nostra forza lain prima persona. La finalità non voro, della nostra cultura, ma sono era quella di rendere Pordenone anche il laboratorio su cui maturare un luogo d’intrattenimento, bensì una nuova idea di città. Un orto uno spazio dove la cultura diveniva dove far germogliare nuove idee per elemento imprescindibile con cui poi offrirle a disposizione dell’intero interfacciarsi con nuove politiche sistema urbano e produttivo. economiche, sociali e territoriali. È arrivato il tempo di affrontare raQuesto sostegno è conseguenza di dicalmente i temi del nostro futuro un ragionamento profondo sulla raccogliendo le tematiche affrontate prospettive della nostra economia da queste realtà. manifatturiera e sul ruolo che questa città doveva assumere nel (* Vicepresidente Regione contesto regionale. Friuli Venezia Giulia)
La nuova frontiera della cooperazione industriale di GIANNINO PADOVAN e MARIO GRILLO
Nel nostro Paese non vi sono più imprenditori disposti ad acquisire le fabbriche in crisi. Ogni singola azienda è impegnata a difendere anzitutto spazi di mercato e prodotti, anche perché, nella maggior parte dei casi, non si trova nelle condizioni di allargare la propria dimensione occupazionale e produttiva. Per quanto riguarda Ideal Standard, il primo a capirlo è stato Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria di Pordenone, che ha proposto in sede istituzionale il salvataggio dell'Azienda attraverso la costituzione di una cooperativa denominata Ceramiche IdealScala a cui hanno già aderito oltre 200 lavoratori. Un altro caso analogo è quello della Zanardi Editoriale di Padova; dopo che tutti i tentativi operati dalla proprietà per individuare un nuovo imprenditore non hanno sortito alcun risultato, l'amministratore unico ha deciso di proporre ai lavoratori la costituzione di una cooperativa. I due casi presi a riferimento non sono certo un fatto isolato nel panorama italiano. A giugno erano circa 2000 le aziende che stavano mettendo a punto piani di salvataggio basati sull'avvio di una cooperativa di lavoro. Sono molteplici le motivazioni che spingono i lavoratori a scommettere sul loro futuro fondando una cooperativa: innanzitutto la voglia di mettersi in gioco completamente sia a livello professionale che personale. Poi c'è la forma mutualistica dell’azienda che ha quale obiettivo principale il lavoro, in quanto elemento di promozione personale ed a considerare l’azienda come un bene sociale. Infine c’è la consapevolezza che prima si punta al risultato comune e poi si possono condividere i benefici. Questi concetti si sono dimostrati spesso vincenti. Da uno studio recente, che ha analizzato i dati dal 2006 al 2012, risulta che le cooperative hanno registrato dati migliori delle società di capitali per valore aggiunto: redditi ai dipendenti, capitale investito e ricchezza distribuita (rapporto Euricse). Lo sviluppo della cooperazione rappresenta una risposta importante alla crisi dell'industria italiana che non può essere risolta tagliando i salari e diminuendo i diritti sindacali come è avvenuto negli accordi con Electrolux e ACC.
Storicamente esiste in Italia una rilevante presenza del sistema cooperativo nei servizi, nella grande distribuzione, nelle assicurazioni, nelle costruzioni, in agricoltura e nella logistica. Quindi, proprio a partire da questa grande realtà economica, finanziaria e manageriale, è possibile impegnare la cooperazione nel salvataggio e nello sviluppo di una parte dell'industria in crisi. Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop, ha dichiarato che la sua struttura ha deciso d’intervenire in difesa dell'occupazione e dell'industria. E sarebbe un fatto straordinario se delle 2000 proposte di costituzione di cooperative oggi presenti ne andassero in porto almeno la metà. Mille imprese eviterebbero la chiusura e si salverebbero migliaia di posti di lavoro. Se saranno poi capaci d’investire in ricerca e sviluppo di prodotti e mercati, rimuovendo cioè le principali cause che sono all'origine delle crisi aziendali, queste aziende potranno poi svilupparsi. È un obiettivo sul quale anche Friulia e Mediocredito dovrebbero investire sempre di più. È su questa grande struttura organizzativa e sugli strumenti finanziari della Regione, che Sindacato e lavoratori dovrebbero iniziare a rivolgersi, ancor prima dell’inevitabile chiusura aziendale. Infatti, nella maggioranza dei casi la Cooperativa subentra all’imprenditore quando quest’ultimo ha esaurito tutte le possibilità a sua disposizione, quindi quando l’azienda è già pesantemente indebitata e in odore di fallimento, oppure in regime di concordato. Quella che qui viene proposta non è la risposta più “semplice” alla crisi dell’industria ma, semmai, la più impegnativa; pensiamo solo alla trattativa con la multinazionale Ideal Standard affinché ceda una parte del proprio mercato alla nascente Cooperativa IdealScala per consentirle di avere una base produttiva ed occupazionale di partenza; oppure ai dipendenti di un’Azienda della zona del mobile, ove più acuta è la crisi, che invitassero il proprio titolare che ha fallito nella propria “mission” industriale, di passare la mano ad una Cooperativa di lavoratori. A partire da queste riflessioni dobbiamo mettere in campo una nuova opportunità: quella della cooperazione industriale.
VISTI DA VICINO
Manchester resta un modello per Pordenone di MARA DEL PUPPO
Da quando ci sono stata per la prima volta, mi sono sempre chiesta come si fa a non amare l’Inghilterra. Il clima ormai non è peggiore del nostro e le sue città trasmettono un dinamismo che non ha eguali in Europa. Anche Manchester non fa eccezione. Proprio per questo, sbarcata ai primi di agosto nel centro cittadino, mi sono sorpresa di quanto fosse “tranquilla”. Un tassista ne ha presto chiarito le motivazioni: Manchester ospita quattro Università “It is the most fashionable student city in UK!”. In tutto si parla di decine di migliaia di ragazzi che d’estate poi rientrano a casa. Ecco perché – ad esclusione del weekend – i pub ad agosto non erano così frequentati… Credo che molti – esattamente come me prima di questo viaggio – conoscano Manchester più per il suo passato che per il suo presente: alla fine del Settecento la città si affermò come il centro per la lavorazione del cotone, con l’invenzione del filatoio e del telaio ad acqua. Divenne il luogo in cui si costruirono le prime fabbriche tessili, il centro nevralgico della Rivoluzione Industriale. Al termine di questa fase, superata la crisi di quel modello di sviluppo e la conseguente depressione postindustriale, è giunta alla metamorfosi che nella seconda metà del XX secolo l’ha trasformata in una città votata alla cultura. Il Royal Exchange – il luogo deputato un tempo alle contrattazioni – si è trasformato nel più importante teatro della
città e anche se i giorni delle fabbriche di cotone sono finiti, molti degli edifici monumentali finanziati dalla ricchezza che queste hanno generato, sono rimasti. Come in una sorta di esposizione all'aperto di architettura industriale, vecchi mulini e magazzini giganti si sono trasformati in gallerie d'arte e musei. Sono stati realizzati dei campus universitari che hanno consentito alla città di accogliere un numero elevatissimo di studenti – non solo inglesi – che oggi rappresentano una fonte di reddito fondamentale. La lezione che insegna Manchester è che si può partire da quello che nel passato è stato realizzato per trasformarlo, senza cadere nella trappola di voler far sopravvivere a tutti i costi strutture e schemi superati. E poi ripartire dalla cultura, con enti di formazione e centri in grado di attirare l’interesse anche lontano dalla città, grazie alla complicità di un Governo che non ha investito solo sulla capitale – Londra – ma ha creduto nelle potenzialità di una città che sembrava sull’orlo del baratro. Possiamo immaginare un simile futuro anche per Pordenone? La città che è stata motore industriale del Nord Est e che sta già investendo molto in cultura, potrà rivivere nuovi fasti grazie a quest’ultima? Molto dipenderà da chi ci governa, da quanto vorrà investire, da quanto crederà che il nostro futuro sarà nella formazione universitaria, nel teatro, nell’arte e nella letteratura. Beni durevoli, che non hanno scadenza.
La Città
ECONOMIA
Settembre 2014
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Chi sono e come la pensano i giovani imprenditori? Il loro leader locale Marco Camuccio fa il punto
Nei giovani c’è ancora tanta voglia di mettersi in gioco “Per definizione gli imprenditori sono degli ottimisti nati. Personalmente mi sento molto ottimista, l’Italia ha l’opportunità e deve fare dei grandi cambiamenti nei prossimi mesi e anni. Le aziende da parte loro si sono già dovute trasformare, e continuano a farlo, in questi anni per competere con un mondo sempre più concorrenziale, ora tocca al nostro Stato riformarsi per dare ulteriore stimolo alle nostre imprese e alla nostra economia”. Questo, in sintesi, il pensiero di Marco Camuccio, 38 anni, titolare della Premek Hi Tech, azienda specializzata in lavorazioni meccaniche di precisione, e presidente del Gruppo Giovani imprenditori di Unindustria Pordenone che conta 120 iscritti, di cui quasi la metà in rappresentanza del settore metalmeccanico. “Per quanto riguarda l’azione di noi Giovani Imprenditori – continua – questo significa anche una sempre maggiore vicinanza al mondo della scuola e della ricerca. Vedo tanta voglia di fare impresa nei giovani e tanta voglia di mettersi in gioco, da parte nostra dobbiamo promuovere ancora con più forza la cultura d’impresa nelle scuole ma anche la scuola da parte sua deve avvicinarsi di più al mondo dell’impresa e alle sue esigenze”. A questo proposito Camuccio vuole sottolineare un’iniziativa regionale a favore della nuova imprenditorialità che i Giovani Imprenditori di Pordenone hanno voluto con forza, si chiama Startup FVG ed è un bando per la nascita di nuove giovani imprese o startup a cui tutti i giovani con un idea nel cassetto possono iscriversi. Maggiori informazioni su www.startupfvg.it. Chi sono i giovani imprenditori pordenonesi? Prevalentemente gli associati sono giovani imprenditori di seconda e terza generazione anche se vi è una buona percentuale di giovani imprenditori di prima generazione (tra il 20% e il 30% del totale) soprattutto nel settore dei servizi. Qualche esempio di impre-
La Città
Periodico di informazione e opinione della città di Pordenone Tiratura 7.000 copie
“L’Europa? Dobbiamo smetterla di considerarla un parcheggio di politici trombati in patria e cercare di sfruttarla per le sue potenzialità e per quei contributi che oggi non riusciamo neanche a spendere”
Il Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Pordenone
sa innovativa che si distingue per qualche caratteristica particolare. Nel nostro gruppo abbiamo aziende che si sono distinte con prodotti innovativi come Estrima, ideatrice e produttrice di Birò il primo veicolo elettrico con batteria estraibile. Ma abbiamo soprattutto aziende che con prodotti tradizionali hanno saputo innovare i loro processi di produzione e commercializzazione sfruttando la forza del design Made in Italy e andando ad offrire i propri prodotti in tutto il mondo. È il caso di Midj azienda che crea - interamente in Italia - sedute, tavoli e complementi d’arredo con caratteristiche di design e qualità. E naturalmente sono sempre orgoglioso di menzionare le due aziende che sono nate in seno al Gruppo Giovani Imprenditori in seguito alla collaborazione con centri di ricerca come il CRO, Sedicidodici inventrice di Smart Clot un apparecchio in grado di monitorare il processo di formazione dei trombi nel sangue, e Isitec ideatrice di un macchinario che permette di automatizzare la preparazione dei mix di principi farmaceutici che compongono il preparato destinato al paziente oncologico. Quali le problematiche attuali per chi fa impresa? Le problematiche che le nostre aziende si tro-
EDITRICE: Associazione “La Voce”, Viale Trieste, 15 (2°piano) Pordenone DIRETTORE RESPONSABILE: Flavio Mariuzzo
vano ad affrontare sono quelle che da sempre Confindustria lamenta: la burocrazia elefantiaca, il mercato del lavoro poco flessibile e l’elevata pressione fiscale. Se a tutto ciò, che da solo costituisce una zavorra pesantissima, aggiungiamo l’attuale situazione economica che vede un’importante contrazione dei consumi, il quadro generale risulta decisamente preoccupante. Vedete segnali di cambiamento dal governo Renzi? Ho fiducia nel governo Renzi, sta dimostrando forza e impegno nel portare avanti istanze che condividiamo: il decreto sulla semplificazione, il piano sul Made in Italy, le misure per il rilancio di turismo e cultura. Tutte cose che apprezziamo. Naturalmente è poi fondamentale che agli annunci sulle riforme da fare seguano anche i fatti concreti e le riforme siano effettivamente realizzate. Questo permetterà di porre le basi per un piano a lungo termine per il rilancio dell’industria, che rimane sempre la spina dorsale del Paese. Ricordo che siamo ancora il secondo paese manifatturiero in Europa dopo la Germania. Senza industria non c’è ripresa e non ci sono posti di lavoro. L’Europa è davvero un’opportunità? Sento sempre parlare di Europa come fosse un'entità esterna, il più delle volte accusan-
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:
Sergio Bolzonello, Davide Coral, Mara Del Puppo, Clelia Delponte, Alberto Garlini, Valentina Gasparet, Mario Grillo, Nico Nanni, Giannino Padovan, Eugenia Presot, Giuseppe Ragogna, Cristina Savi, Antonino Scaini, Ferdi Terrazzani, Michela Zin
dola della nostra situazione attuale. Tuttavia siamo noi stessi l’Europa, quindi se vogliamo cambiarla dobbiamo metterci al lavoro in prima persona. Dobbiamo superare la visione di un’Europa utilizzata come parcheggio di politici trombati in patria e cercare di sfruttarla per le sue potenzialità e per quei contributi che oggi non riusciamo neanche a spendere. F.M.
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PROGETTO GRAFICO: Francesca Salvalajo FOTO:
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La Città
REPORTAGE
Settembre 2014
Il conflitto arabo-israeliano visto con gli occhi di due pordenonesi recatisi in Cisgiordania con l’associazione pac IL LANTERNINO
ATTENTI AL “TAN”! Le offerte a tasso zero spesso sono uno specchietto per le allodole: la garanzia contro i costi occulti è data piuttosto da un valore del TAN vicino a quello del TAEG
Inferno Palestina: Solo il racconto dei testimoni oculari rende la misura della tragedia umanitaria di cui è vittima il popolo palestinese. Da anni l’esercito israeliano compie dei soprusi che prescindono dalla lotta al terrorismo. Violenze e devastazioni denunciate dagli stessi ex militari che hanno fondato il movimento Breaking the Silence
di NINO SCAINI
La volta scorsa si è qui esaminata un’emblematica quanto concreta ipotesi (acquisti rateali di prodotti o servizi) di effetti negativi dovuti ad una domanda poco attenta e consapevole, o comunque condizionata dall’offerta. Ad integrazione di quanto già osservato, appare opportuno qui soffermarci sull’importante circostanza che gli elementi informativi a disposizione del consumatore per prevenire tali effetti risultino di non facile percezione o particolarmente ambigui. Infatti, quello che ha storicamente rappresentato il dato distintivo naturale del costo della concessione di un credito, cioè il tasso di interesse (il cosiddetto TAN o tasso annuo nominale) che il beneficiario del credito è tenuto a rimborsare assieme al capitale attraverso il versamento delle rate previste, risulta ormai non solo scarsamente indicativo ma addirittura fuorviante. E ciò a seguito dall’introduzione - determinata proprio dall’espansione del sistema del credito al consumo - di nuovi fattori di costo (che consentivano di “esibire” un tasso d’interesse apparentemente competitivo con quello bancario) quali, ad esempio gli oneri di perizia e di intermediazione e di assicurazione, le commissioni di istruttoria e di gestione, le penali, ecc.) la cui spesso notevole entità si usava, in una prima fase, sottrarre dall’importo erogato. Siccome in tal modo l’astuzia non risultava sufficientemente mascherata, si è successivamente ricorso alla spalmatura di detti costi aggiuntivi sull’intera durata del rimborso. Così che il finanziato se li trova caricati (ma sarebbe meglio dire occultati) nelle varie rate. E non solo per il loro valore capitale ma anche per gli interessi che la dilazione del loro pagamento comporta. E che soprattutto - diversamente dagli interessi che un’eventuale estinzione anticipata del finanziamento farebbe cessare - egli dovrà comunque integralmente ed ineludibilmente corrispondere. Va peraltro osservato come, in ossequio formale alla legge, nei vari contratti sia presente un dato - il TAEG (tasso annuo effettivo globale, comprendente TAN, spese, commissioni, penali ecc.) - la cui differenza rispetto al TAN ci permette di conoscere natura ed incidenza di tali costi, rendendoli così meno occulti. Senza andar oltre negli aspetti tecnici, va segnalato come l’enfatizzazione di TAN particolarmente bassi (vedi offerte a “TASSO ZERO!”) assuma verosimilmente una funzione di specchietto per le allodole. Oltre a testimoniare una presenza esigua di costi aggiuntivi, una misura del TAN vicina a quella del TAEG invece garantisce, ove si presentasse la necessità o l’opportunità di chiudere anticipatamente il finanziamento, di non doverci sobbarcare un “costo di uscita” tanto gravoso quanto inatteso. (assinvicti@gmail.com)
A cura di CLELIA DELPONTE
Davanti ai bombardamenti su Gaza, alla distruzione di case e palazzi, alla morte di tanti civili e tanti bambini, siamo rimasti tutti scioccati. La domanda che viene spontanea è: perché?. E dare una risposta è davvero difficile, dato l’intricato intreccio di ragioni storico, politico, etnico, economico e culturale. Chi guarda da fuori tende a schierarsi da una parte e dall’altra, gli analisti propongono le loro analisi, i politici sono presi dai loro deliri, i civili si ritrovano pedine in un gioco spietato che viene condotto sulle loro teste. Ma chi sa veramente cosa succede? Come si vive in quella striscia di terra, la Palestina, contesa e martoriata? Una coppia pordenonese, Lorena Fornasir, 61 anni psicoterapeuta e Gian Andrea Franchi, 78 anni professore di filosofia in pensione, ha passato una settimana in Cisgiordania con Assopace Palestina di Luisa Morgantini: perché vedere e rendersi conto di persona di quanto accade e soprattutto di come vive la gente è il primo passo per comprendere. Durante il viaggio in Palestina Lorena e Gian Andrea hanno visto, fotografato, ascoltato storie e testimonianze, che ora vogliono condividere, regalandoci il loro diario, di cui pubblichiamo per motivi di spazio solo alcuni stralci, più significativi. Domenica 3 agosto 2014 Alle 21 incontriamo il dott. Adel Minsk, uno dei medici del Saint Joseph Hospital (a un’ora da Gaza) che ci spiega: “Le armi usate sono fatte per mutilare anche a distanza di 12 metri dall’esplosione. Qui accogliamo anche i feriti di Gaza, dove il sistema sanitario con più di 10 mila feriti è al collasso. I pazienti che arrivano qui hanno perso arti, hanno le-
sioni addominali gravissime e ischemie cerebrali. Queste non capiamo da cosa sono provocate. Moltissimi sono i casi di morte cerebrale. Interi villaggi sono stati eliminati, 250mila persone vivono nelle scuole dell’Unwra, ma anche questa mattina una scuola è stata colpita. A Gaza usano le bombe al fosforo: io ho 5 pazienti che hanno infarti cerebrali. Israele sperimenta armi nuove e le vende a tutto il mondo, noi siamo le cavie”. Lunedì 4 agosto visita a Gerusalemme Sulla spianata delle moschee, in una cornice surreale assistiamo alla provocatoria marcia di un gruppo di giovani fanatici ebrei scortati dalla polizia. Intanto militari in assetto da guerra assaltano la moschea AL AQSA, sparando all’interno micidiali candelotti lacrimogeni per scacciare un gruppo di ragazzi e bambini che vi si sono rinchiusi in segno di protesta contro il divieto per tutti gli uomini di età inferiore ai 50 anni di pregare nel loro luogo sacro. Martedì 5 agosto A Jenin, dove le strade sono costruite per i coloni e vietate ai palestinesi, come in tutta la Cisgiordania visitiamo il Teatro della libertà.
Tra i giovani si riscontrano stati di depressione, mancanza di futuro, disoccupazione e il teatro, è una grande occasione per esprimersi e fare “resistenza culturale”. Al Campo profughi di Balata (vicino a Nablus) vivono 29mila profughi in uno spazio molto limitato. È una prigione a cielo aperto. Il 73% ha un’età inferiore ai 29 anni e questo è un problema esplosivo. Li stanno
Saleh un muro difende un grosso insediamento illegale di coloni: gli agricoltori palestinesi si sono ritrovati con le terre confiscate e sequestrate dentro il muro o, se fuori dal muro, impossibili da coltivare a causa delle vessazioni dei militari. Israele ha confiscato loro 1000 acri di terra. Fatto il ricorso il Tribunale Israeliano ha concesso piccoli fazzoletti a condizione di coltivarli, pena la confisca. I militari cercano di
uccidendo psicologicamente. Sintomi: incubi, enuresi, tantissimi tipi di traumi, la rabbia in questo totale isolamento esplode, “ma noi amiamo la vita, vogliamo solo vivere!” affermano tutti. Venerdì 6 agosto A ridosso del villaggio Nabih
impedirglielo in tutti i modi. I coloni spesso attaccano i cittadini palestinesi, distruggendo i loro campi o danneggiando le loro case o avvelenando l’acqua e le pecore. Ogni venerdì, giorno di preghiera i militari fanno delle incursioni con camion cisterne: “sparano” dentro le case
La Città
REPORTAGE
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cifista Assopace Palestina. In esclusiva per La Città alcuni stralci del loro toccante diario di viaggio
dove vivere significa resistere
un’acqua che contiene sostanze chimiche che la rendono fetida. La sparano anche nei serbatoi dell’acqua, così non possono più bere. I militari arrivano anche di notte con i cani feroci: svegliano i bambini, li fanno alzare, li fotografano, li schedano e poi li arrestano. Islam, 14 anni, è stato arrestato di notte, portato via per 2 giorni senza farlo dormire, mangiare e bere. Poi gli hanno portato un foglio in
zionali sono stati arrestati oltre 8000 bambini dal 2000 ad oggi. Molti prigionieri sono in arresto amministrativo, rinnovato automaticamente ogni 6 mesi, senza processo.
ebraico (per lui incomprensibile) da firmare, col quale hanno arrestato lo zio. Ora Islam, uscito dal carcere come un delatore, vive un senso di colpa devastante, non esce più di casa, chiuso in una grande depressione. L’utilizzo dei gas chimici ha effetti deleteri sui bambini: sono colpiti alla muscolatura, hanno dolori alla schiena, hanno una perdita importante di memoria, dimenticano tutto. Su 600 abitanti 500 sono feriti, ma a Nabi Saleh hanno scelto la resistenza non violenta “perché vogliamo dimostrare che non siamo terroristi, vogliamo solo vivere, crescere i nostri figli e coltivare le nostre terre”. A Ramallah incontriamo la moglie di Marwan Barghuthi, parlamentare e leader di Al Fatah, condannato a 5 ergastoli per resistenza armata. Sono oltre 800.000 i palestinesi detenuti da Israele dall’inizio dell’occupazione, nel 1967. In barba alle convenzioni interna-
vera e propria deportazione, nelle zone dichiarate di addestramento militare vengono confiscate le terre. Qui esistere è resistere, resistere è esistere. Un resistenza non violenta. A Hebron il centro è occupato illegalmente da coloni ultraortodossi: ai palestinesi è interdetta la via principale “Shuhada Street”. Dai balconi gettano pietre e rifiuti sui palestinesi (che si difendono con delle
Giovedì 7 agosto Il villaggio di At-Tuwani a sud di Hebron: qui il governo israeliano continua a promuovere la costruzione illegale e ordina la demolizione di villaggi palestinesi. Nel 1999 c’è stata un
reti). A Hebron ci sono 122 check point e torri di guardia. Una situazione insostenibile tanto che ex-soldati israeliani che hanno fatto servizio qui hanno fondato il movimento “Breaking the Silence”, per prendere le distanze e denunciare questa situazione.
studiare murati, senza la luce del sole. Quando i militari israeliani fanno le loro incursioni puntano alle ginocchia per frantumarle e creare disabili, usano anche proiettili di acciaio ricoperti di gomma o da fuoco vivo. Qui vivono 5mila persone profughe dal 1948. L’acqua viene erogata una sola volta alla Venerdì 8 agosto settimana. La musica è resistenVisita al campo profughi di za, l’arte è resistenza. Il fatto di AIDA, un’enclave militarizzata vivere è una forma di resistencircondata dal muro eretto za, anche l’amore è resistenza.
nel 2003, che rende difficile recarsi al lavoro o sui campi per coltivarli. Un intero quartiere è stato devastato per ospitare la base militare israeliana. Tutte le finestre della scuola gestista dall’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency) state murate per impedire gli spari dei cecchini e i gas lacrimogeni che i militari, durante le incursioni, sparano dentro le aule. I bambini devono dunque
le baracche dei beduini e dei profughi sono a secco, devono acquistare e pagare la loro acqua agli israeliani. I palestinesi hanno “diritto” a 40 lt di acqua al giorno a testa, i coloni a 350. Qui assistiamo a vari tipi di vessazioni: i palestinesi ad esempio vengono costretti dalla viabilità ad allungare di molto la strada verso casa. La visita al campo profughi beduino di AL ALAJA, stringe il cuore. E’ stato distrutto più
volte, l’ultima distruzione è di una settima prima del nostro arrivo. I militari israeliani hanno demolito qualsiasi cosa, dalla scuola al recinto per le pecore; la fattoria dei tacchini, il forno per il pane, i bagni. Hanno sequestrato la cisterna d’acqua e ucciso 150 agnelli. Sopra le tende dei beduini scorrono i fili elettrici ad uso esclusivo dei coloni degli insediamenti. A loro l’energia elettrica è preclusa.
Questo dicono ad Aida. L’Hogar Nino Dios è un casafamiglia per disabili a Beit Jala, (quartiere a un passo da Betlemme), fondato da Don Mario Cornioli. Betlemme è una prigione a cielo aperto, circondata dagli insediamenti: impossibile uscire. Questo ha provocato molte unioni intrafamiliari con un conseguente aumento delle tare ereditarie e dell’handicap nei bambini. Praticamente un metodo di estinzione della comunità, Israele tenta di boicottare il lavoro della Casa, non rinnovando il visto ai volontari e sequestrando le terre alla parrocchia. Sabato 9 agosto Nella Valle del Giordano. La città colonica di Ma’ale Adumim, cresciuta a dismisura rubando le terre ai villaggi palestinesi circostanti, con le terre confiscate e l’acqua sottratta ai palestinesi, è rigogliosa di verde, con piscine e grande spreco di acqua. Poco più in là,
Pierpaolo Mittica Racconti di un fotoreporter 13.09.'14 — 11.01.'15 Galleria Harry Bertoia Pordenone
Galleria Harry Bertoia Corso Vittorio Emanuele II, 60 Pordenone
informazioni per il pubblico Ufficio Cultura Tel +39 0434 392916
orario di apertura martedì/sabato 15.30/19.30 domenica 10.00/13.00 15.30/19.30
www.artemodernapordenone.it attivitaculturali@comune.pordenone.it
chiuso il lunedì, 1 novembre / 25 dicembre / 1 gennaio
Percorsi assistiti alla mostra Associazione Amici della Cultura Info 349 7908128
Promosso da
Con il contributo
Comune di Pordenone Assessorato alla Cultura
Con il sostegno
Con il Patrocinio
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Settembre 2014
La Città
TEATRO
Presentata la stagione 2014-2015 del Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” di Pordenone. Di grande la qualità
Qualità, sperimentazione e sana follia: Il Verdi lancia #unabellastagione Jordi Savall
Cenerentola
Si comincia il 26 settembre con l’imponente “Stabat Mater”, spettacolo collegato alla raccolta fondi per il Cro di Aviano, promossa dal Teatro in collaborazione con FriulAdria. Prestigiosa anteprima il 18 settembre con la prima nazionale de “La paura” di Federico de Roberto, dedicato alla Grande Guerra, inserito nel programma di pordenonelegge. Campagna abbonamenti dal 6 settembre
STAGIONE 14-15
#unabella stagione
abbonamenti dal 6 settembre
infoline 0434 247624 - www.comunalegiuseppeverdi.it
"RIII · Riccardo Terzo": Alessandro Gassmann e Manrico
LA SQUADRA
David Larible (foto Roncalli)
Come sottolinea lo slogan - o meglio, l’hashtag – scelto quale segno distintivo, quella che si aprirà il 26 settembre sarà #unabellastagione. Un concetto semplice, efficace, per sintetizzare un cartellone importante, ricco, articolato, che toccherà i temi del nostro presente in modo coerente e coordinato, porterà a Pordenone i grandi protagonisti della prosa e della musica con proposte originali, di assoluta qualità, attente alle esigenze di diversi pubblici ai quali ci rivolgiamo, ponendosi con quel giusto mix di intrattenimento e riflessione. Un programma che, allo stesso tempo, non ha paura di affrontare tematiche scomode e di porsi fuori dalla logica dello star system, premiando giovani artisti, anche locali, come Laura Bortolotto, la giovanissima ma già acclamata violinista pordenonese che per la prima volta sarà protagonista della stagione musicale della sua città. La “cornicetta”, un segno per comunicare Catturare l’attenzione, incuriosire, coinvolgere il pubblico. Questo
l’obiettivo dei grafismi magicamente “spuntati” sull’imponente e austera facciata del Teatro. Ma qual è il significato di quella che a tanti è sembrata una “cornicetta” fuori luogo? Si tratta di un’azione “teaser” di comunicazione, che nel linguaggio del marketing è l’annuncio che crea l’attesa di un prodotto. Tali grafismi non sono casuali bensì rappresentano una scomposizione e ricomposizione del logotipo del Teatro con la sua losanga rossa. Un modo di fare spettacolo, teatralità appunto, e che nell’insieme suggerisce i tanti aspetti che caratterizzano l’attività culturale di un Teatro contenitore e attore, propositore di iniziative e progettualità trasversali. Udine-Pordenone, una rivalità che sa di vecchio In una regione con la dimensione di una grande città la concorrenza fra teatri (e non solo) è assurda e controproducente. È meglio per tutti ragionare, progettare e operare in un’ottica di rete, differenziando le proposte ed evitando sovrapposi-
Soci fondatori Comune di Pordenone, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Pordenone Soci sostenitori Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi – Trieste, Soci onorari FriulAdria Crédit Agricole e Camera di Commercio di Pordenone. Sostegno per i progetti formativi e divulgativi: Fondazione CRUP Special partner: Servizi CGN Gli Amici del Teatro per la Stagione 2014-2015 Cimolai spa, Confartigianato Pordenone, Confcommercio imprese per l’Italia Pordenone, Confcooperative Pordenone, CRO di Aviano, Fazioli Pianoforti, Friulovest Banca, Malìparmi, Molino di Pordenone, Peressini spa, Pordenone Fiere, Progetto & Sviluppo, Servizi CGN, SIM 2, Tipografia Sartor , Unione Industriali Pordenone, Valcucine, Giulia Tamai Zacchi, Zanutta spa, Giampaolo Zuzzi Partner tecnici Futura Allestimenti e NSC Group Network Cable System Informazioni e aggiornamenti www.comunalegiuseppeverdi.it, facebook e Twitter (@teatroverdipn), #unabellastagione, telefono: 0434 247624
La Città
TEATRO
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le proposte di prosa, musica e danza. Innovativa e originale la strategia di comunicazione e marketing STAGIONE UNO SGUARDO ALLA DI MUSICA E DANZA •
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• Ottavia Piccolo
Gammarota (foto di Federico Riva)
zioni. Su questa strada si stanno muovendo il Teatro Verdi di Pordenone e il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, due istituzioni che “fisicamente” distano appena una cinquantina di chilometri ma “culturalmente” sono sempre state divise dal solco profondo del Tagliamento. Da qualche anno queste due realtà si annusano, dialogano. Parlare di collaborazione forse è eccessivo: per il momento è un coordinamento delle iniziative. Ma la strada imboccata è quella giusta e fa un grande piacere vedere il presidente del Teatro udinese Tarcisio Mizzau partecipare alla presentazione della stagione pordenonese. Anche perché, come ha ricordato Mizzau, i nuovi criteri di distribuzione delle risorse pubbliche ai teatri impongono una visione di sistema dalla quale non si può più prescindere. E anche perché – aggiungiamo noi – alle nuove generazioni cresciute in rete la conflittualità tra Udine, Pordenone e altri campanili proprio non interessa. Sa di vecchio. La nuova strategia di marketing, un utile “pippone” Sono 26 milioni gli italiani presenti in Facebook, di cui
15 milioni accedono attraverso supporto mobile (tablet, smartphone). Il nostro è quello con la più alta concentrazione al mondo di strumenti di telecomunicazione. Ciò rappresenta una prateria relazionale dalle incredibili potenzialità in termini di accesso alle informazioni e alla conoscenza attraverso la rete. Da questa considerazione prende le mosse il piano di marketing studiato per il Teatro Verdi dall’agenzia Aipem di Udine che si è aggiudicata il bando di gara. Alla presentazione della stagione teatrale, tra qualche sbadiglio e mugugno del pubblico, l’amministratore delegato di Aipem Paolo Molinaro ha illustrato la nuova strategia con il supporto di slide in perfetto stile renziano. Peccato che la maggioranza dei presenti in Sala Prove non fosse psicologicamente predisposta ad accogliere messaggi diversi ed estranei a quelli dei programmi artistici. In molti non hanno digerito il “pippone”. A noi invece è piaciuto perché, se vogliamo dirla tutta, la programmazione artistica di qualità in qualche modo te l’aspetti. Negli anni il Teatro Verdi ci ha talmente abituati al “filetto” che oggi il menù non fa quasi più notizia. Che invece il Teatro, dopo tanti proclami, si sia coraggiosamente dotato di una strategia di marketing e comunicazione strutturata, affidandone la progettazione e la gestione a dei professionisti, è un tratto di originalità che merita apprezzamento. Il primo passo di questa strategia è il nuovo portale che ha l’obiettivo di raggiungere i diversi target di “clientela”. Per la produzione dei contenuti e lo sviluppo delle molteplici interazioni è stato costituito un gruppo di lavoro che prevede l’impiego di programmatori, giornalisti e social media specialist per l’implementazione dei tools sui social. Il sito si propone, quindi, non solo come la vetrina del programma artistico bensì come centro di comunicazione quotidiana
Parola chiave, curiosità. Baglini: “Puntiamo alla ribalta internazionale con appuntamenti unici e rari, per conquistare non solo appassionati ma chiunque sia attratto da ciò che è bello, divertente e piacevole”. Dall’imponente “Stabat mater” che il 26 settembre inaugurerà la stagione al mitico Jordi Savall. E, ancora, le artiste donne, l’omaggio al violoncello, il trio nella musica da camera. Il grande jazz con il “big” Gregory Porter, anteprima del Volo del Jazz. E in chiave classica rivisitata Paolo Fresu, con i virtuosi italiani. Il progetto pianistico speciale firmato da Piero Rattalino, con il ritorno, fra gli altri, di Ramin Bahrami Per la danza: dall’innovativa Cenerentola sulle punte al maestoso cross over asiatico “Sound of the ocean”. Programma completo sul sito: www.comunalegiuseppeverdi.it
LA PRESENTAZIONE
UNO SGUARDO PROSA ALLA STAGIONE DI •
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Storie di vita, di uomini, di ferite e di grandi passioni per un teatro punto d’ascolto del mondo nel cartellone curato da Emanuela Furlan. In scena i grandi protagonisti del teatro: da Silvio Orlando ad Alessandro Gassman, da Claudio Bisio a Ottavia Piccolo, da Elio de Capitani ad Alessandro Bergonzoni, da Franco Branciaroli a Lella Costa da Laura Curino a un imperdibile Pierfrancesco Favino. Federico Rampini, Massimo Cirri e Moni Ovadia al centro dell’inedito progetto “Storytellers”. La sopresa Daniel Pennac: un evento internazionale. Due le prime nazionali: nell’ambito di pordenonelegge, il 18 settembre, prestigiosa anteprima della stagione con “La paura” di de Roberto, sulla Grande Guerra; il 26 e 27 novembre “Al muro”, l’altra faccia della guerra in una nuova produzione made in Friuli. Programma completo sul sito: www.comunalegiuseppeverdi.it
sostenuta da Facebook, Twitter, YouTube e Pinterest, che renderanno gli appuntamenti e le iniziative del Teatro ancora più virali. Lessio: “Teatro faro dell’identità pordenonese” “Con la trasformazione della Provincia, le ipotesi di unificazione delle Camere di Commercio, la possibile scomparsa della Prefettura, le stesse associazioni di categoria che potrebbero accorparsi, rischia di essere minata un’identità territoriale e culturale faticosamente costruita in questi
ultimi 50 anni – ha dichiarato il presidente dell’Associazione Teatro Verdi Giovanni Lessio – Se si perderanno i simboli che hanno contribuito a determinare questa identità, il Teatro rischia di rimanere l’icona a difesa della specificità pordenonese. È dunque importante che il territorio e le istituzioni culturali riconoscano e difendano questo loro “patrimonio”, così come il Teatro dev’essere messo in grado di assumersi la responsabilità di saper rappresentare e di ulteriormente valorizzare la ricca vitalità artistica e culturale di questo lembo di terra”.
C.so Vittorio Emanuele, 12 - Pordenone Tel. 0434-27070 APERTO TUTTI I GIORNI DAL MARTEDÌ AL SABATO in orario continuato e TUTTI I LUNEDI POMERIGGIO
A LIBRO: TI CULL COME UN BUON . È IA E IR OR ST EM A CH UN IL CA ONTA MENTRE TI RACC RIRE OP SC A E ACCAREZZA E RA LTARE LA NOST . VIENI AD ASCO O/INVERNO 2014 EZIONE AUTUNN LL CO A I ER ON LA NUOV LC FA DEL LIBRO DA BUONA FESTA
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APPUNTAMENTI
Dal 4 all’11 ottobre nel Teatro Comunale ritornano le Giornate del cinema muto con un ricco programma
IL RISO AMARO DI CHARLOT “STREGA” LE GIORNATE Sotto la lente dell’edizione 2014 i Barrymore, la più grande dinastia dello spettacolo d’America. Con l’evento finale, promosso da FriulAdria, il Festival renderà omaggio al personaggio simbolo creato un secolo fa da Charlie Chaplin programma? Delle altre sezioni si segnalano la rassegna “Risate sovietiche” a cura di Peter Bagrov del Gosfilmofond di Mosca con le commedie di Yakov Protazanov, e il “Canone rivisitato” con l’annuale selezione di Paolo Cherchi Usai. Ampio spazio al cinema delle origini con pellicole di Georges Méliès con colorazione a mano, e l’omaggio ai 50 anni dell’AIRSC con la proiezione di copie uniche dalla collezione Josef Joye. Una chicca sarà poi la versione del 1930 della Corazzata Potëmkin realizzata
di NICO NANNI
Fra poche settimane la scena culturale di Pordenone sarà nuovamente monopolizzata dalle Giornate del Cinema Muto, che dal 4 all’11 ottobre proporranno nel Teatro Comunale un programma ricco e variegato, fatto di tanti capitoli; le proiezioni saranno accompagnate dalla musica “dal vivo”. Del programma parliamo con Livio Jacob, presidente delle Giornate. Allora, Jacob, si sta per iniziare. Come mai la scelta del direttore artistico David Robinson è caduta, per una delle sezioni principali, sui Barrymore? I Barrymore sono la più grande dinastia dello spettacolo d’America. Hanno dominato la scena sin dall’800, passando dal teatro allo schermo con uguale successo. Sono stati la “famiglia reale” di Broadway e poi di Hollywood fino ai giorni nostri con l’ultima discendente, Drew Barrymore, il cui film più recente, Insieme per forza, è uscito in Italia lo scorso 2 luglio. A Pordenone si ammireranno le pellicole del periodo d’oro di Lionel, Ethel e John Barrymore, divo assoluto per la straordinaria presenza scenica e per l’avvenenza. E sarà proprio John Barrymore, a fianco di Dolores Costello, all’epoca sua moglie (entrambi sono i nonni di Drew Barrymore), a inaugurare il festival il 4 ottobre con When a Man Loves (Gli amori di Manon Lescaut, 1927) di Alan Crosland. La serata riproporrà la prima
CITY LIGHTS (Luci della città, 1931) di Charles Chaplin Credits: City Lights © Roy Export S.A.S
in Germania con la colonna sonora registrata su dischi e recentemente restaurata dopo il ritrovamento dei dischi originali. Infine, nutrita la schiera dei nuovi ritrovamenti e restauri. Le Giornate del 2013 presentarono un primo capitolo sul cinema messicano: non ci sarà quest’anno il secondo? Il secondo capitolo è strettamente connesso al completamento del restauro da parte delle cineteche messicane dei film di finzione prodotti da quel paese.
CICLO DI INCONTRI
Le Beatitudini, stimolo per le coscienze BEN-HUR: A TALE OF THE CHRIST (1925) di Fred Niblo Locandina originale - Credits: Photoplay Productions Ltd.
di New York del 3 febbraio 1927, con la colonna sonora Vitaphone composta da Henry Kimball Hadley (1871-1937). Completano il programma alcuni cortometraggi. E per il centenario di Charlot? Il personaggio-simbolo creato da Chaplin negli studi Keystone nacque nel gennaio 1914. Le Giornate - David Robinson è anche il biografo ufficiale di Chaplin - gli rendono
di cento anni di tradizione. Oltre al classico giapponese Kenka Yasubei (Il truculento Yasubei), commenterà e animerà quattro corti di Chaplin. Altro centenario è quello del Techicolor. Sarà ricordato da un’ampia rassegna con trenta film completi e alcuni significativi estratti a colori. Fra i titoli più noti, la brillante commedia
DR. JEKYLL AND MR. HYDE (1920) di John S. Robertson – Poster
John Barrymore e Dolores Costello in WHEN A MAN LOVES (Gli amori di Manon Lescaut, 1927) di Alan Crosland
omaggio con l’evento speciale di chiusura, City Lights (Luci della città) accompagnato dal vivo con la partitura orchestrale dello stesso Chaplin restaurata da Timothy Brock e diretta da Günter Buchwald (l’evento sarà replicato domenica 12 ottobre per iniziativa del Teatro Comunale). Un altro evento eccezionale legato a Chaplin sarà la performance di Ichiro Kataoka, la star benshi giapponese che torna alle Giornate. L’arte del benshi - l’attore che accompagnava i film muti in Giappone, commentando lo sviluppo della vicenda e dando voce a tutti i personaggi - è stata tramandata di generazione in generazione e Ichiro Kataoka è l’erede diretto
(N.Na.) – “Aladura” compie 7 anni e non solo non conosce crisi, ma raddoppia. L’associazione nata per iniziativa di Stefano Bortolus, che con pochi amici ne è anche l’anima, quest’anno punta i riflettori sulle Beatitudini con dieci incontri, ognuno dei quali replicato per le scuole. Si inizia con Pordenonelegge e si prosegue fino a febbraio 2015; oltre a ciò, vi saranno delle novità: altri incontri prima di Natale e di Pasqua con esperti (Paolo Ricca e Adriano Zamperini) su temi particolarmente legati al mondo giovanile, e un ulteriore incontro sugli armeni con Antonia Arslan e Tito De Luca. La varietà di temi – sempre di carattere fortemente etico e sociale – proposti finora da Aladura, si sono sviluppati in 106 incontri, seguiti complessivamente da oltre 8 mila adulti e quasi 6 mila studenti. Ma perché le Beatitudini? Lo spiega Stefano Bortolus: «le esortazioni di Gesù nel discorso della montagna sono portatrici di valori e la lettura che ne fanno oggi intellettuali e teologi di diverso orientamento rivela la
avventurosa The Black Pirate (Il pirata nero) in cui Douglas Fairbanks sfoggia alcune delle sue più spericolate prodezze acrobatiche, e il leggendario Ben-Hur del 1925 con Ramon Novarro, prodotto dalla MGM e diretto da Fred Niblo. Il film fu girato in parte a Roma e a Livorno. A proposito di centenari, le Giornate non propongono nulla sulla Grande Guerra? con soli In realtà abbiamo uno o due programmi di film ritrovati a Belgrado e all’interno del circuito dei progetti EFG 1914 delle cineteche europee. E per quanto riguarda le altre sezioni del
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straordinaria capacità di quel messaggio nel sollecitare ancora le nostre coscienze. Ogni beatitudine verrà presentata e attualizzata in modo da costruire un dialogo teso a elaborare una moderna etica del fare e del pensare». Dopo le introduzioni dei teologi don Renato De Zan (17-18 settembre) e Paolo Ricca (18-19 settembre), Salvatore Veca illustrerà Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia (26-27 settembre), Umberto Curi Beati i poveri in spirito (10-11 ottobre); di Beati i puri di cuore parlerà Goffredo Fofi (24-25 ottobre), mentre Giorgio Cosmacini si soffermerà su Beati gli afflitti (7-8 novembre). Il filosofo Remo Bodei parlerà di Beati i miti (5-6 dicembre); Adriano Zamperini di Beati gli operatori di pace (1617 gennaio); Chiara Frugoni di Beati i perseguitati per causa della giustizia (23-24 gennaio); Pierangelo Sequeri concluderà con Beati i misericordiosi (13 febbraio). A parte quelli coincidenti con “pordenonelegge”, gli incontri hanno luogo nell’Auditorium Don Bosco (Viale Grigoletti).
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