Rivista Santuario della Consolata - Aprile/Giugno 2020

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Paolo Sacchi Un eroe ringrazia la Consolata

Lino Ferracin

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li ex voto che adornano la Basilica della Consolata raccontano quasi tutti storie individuali, di gruppo o di famiglia, alcuni rivivono storie nella storia della Città, pensiamo agli ex voto legati alla prima guerra mondiale o quelli della seconda con i terribili bombardamenti, uno solo però ricorda l'importanza per la Città del gesto di un uomo, ispirato e sorretto dalla Consolata, che con il suo coraggio ha preservato la vita di centinaia di persone ed evitato la distruzione di un borgo intero di Torino. È il gesto di Paolo Sacchi, un eroe che, di fronte a un pericolo estremo, ha trovato dentro di sé la forza di fermarsi invece di fuggire e di affrontare l'imminente nuova esplosione salvando se stesso e molti tra compagni di lavoro e cittadini inermi. Tutto comincia il 26 aprile dell'anno 1852, nel quartiere di Borgo Dora vicino al cimitero di San Pietro in Vincoli tra Porta Palazzo e la Dora dove sorgeva la Regia Fabbrica delle Polveri. Questo importante centro di produzione di polvere da sparo e da mina, voluto dal Duca Emanuele Filiberto nel 1580 per non più dipendere dalle forniture estere, occupava un'area di circa 52.400 m², sfruttava con 13 mulini l'energia di due canali e comprendeva edici vari per le diverse fasi di preparazione e stoccag-

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Il Santuario della Consolata

gio della polvere da sparo o da mina, oltre ad un magazzino che in quei giorni custodiva circa 40.000 chilogrammi di polvere da sparo all'interno di 800 barili. Verso le 11.45 di quel lunedì 26 aprile gli operai della polveriera cominciavano a fermare il lavoro e ad uscire dallo stabilimento per la sosta di mezzogiorno, quando in un laboratorio dello stabilimento una scintilla generata in una botte ternaria, una macchina dove si mescolavano i diversi componenti della polvere da sparo, provocò la prima esplosione in due granitoi, cilindri di bronzo concentrici per ridurre in grani la polvere da sparo, poi in un deposito di duemila chilogrammi ed immediatamente dopo di tremila chili di polvere in uno stenditoio, locale dove su tavolacci si stendeva il materiale umido da essiccare. Lo scoppio che ne seguì provocò il crollo di murature, di tetti e di materiali e soprattutto la morte di una ventina di lavoranti ancora dentro all'edicio. Un secondo scoppio si produsse subito dopo in due magazzini attigui facendo esplodere circa 12.000 Kg. di polvere. Uno scoppio ancor più forte del primo che provocò la distruzione delle abitazioni più vicine ed ingenti danni alle altre più discoste, edici abitati da circa 24.000 persone, in gran parte di povere condizioni, che

in quella Torino in espansione si arrangiavano come potevano. Un terzo scoppio di 1500 Kg portò altre vittime, danni e paura nelle zone vicine alla Fabbrica. Ma il pericolo più grave stava maturando a causa della caduta di un muro che separava i locali già devastati da un magazzino nel quale erano in deposito 40 tonnellate di polvere essiccata distribuita in 800 botti pronte per il collaudo e per la spedizione ma non ancora sigillate. Nello stenditoio che ormai bruciava, dove diversi operai erano rimasti uccisi, altri solo feriti o gettati a terra dallo scoppio, il nostro Paolo Sacchi, benché ferito, ebbe la prontezza di spirito di guardarsi attorno e di accorgersi che, nell'ambiente dove erano pronti i barili, una coperta inammata era volata accanto a quelli e minacciava di provocare un ultimo spaventoso scoppio. Nella lucidità di quel momento facendosi coraggio e invocando: «Consolata proteggimi», il Sacchi si gettò dentro il magazzino, raccolse la coperta in amme e nonostante il terzo scoppio lo gettasse nuovamente a terra la portò all'aperto. L'ex voto appeso nel corridoio dei confessionali rivive proprio il momento in cui il Sacchi con il volto sconvolto ma rivolto alla Vergine esce da una porta con la coperta in amme tra le mani. Così ricostruisce l'e-


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