editoriale
La parola del Rettore mons. Giacomo Maria Martinacci
Carissimi amici e devoti della Consolata, il Signore della vita e della morte ha chiamato a sé, nella vigilia della solennità dell'Assunzione di Maria, il can. Matteo Sorasio, che alla Consolata era ritornato da sei anni e dedicava molte ore del giorno al servizio delle confessioni dei fedeli. Don Matteo negli anni giovanili fu per lungo tempo economo del Santuario e vi aveva trascorso un secondo periodo come vicerettore ed economo, alternando queste sue presenze con servizi pastorali in alcune parrocchie. La sua morte improvvisa ha lasciato un grande vuoto tra noi. Ma il giorno della festa della Natività di Maria anche don Giuseppe Fratus, da undici anni addetto al Santuario, ha concluso il suo itinerario terreno. Morte annunciata la sua, perché da tempo la malattia l'aveva aggredito e per questo motivo nello scorso mese di giugno era passato alla Casa del Clero “S. Pio X” in Torino, dove poté ricevere la necessaria e specica assistenza di cui ormai necessitava. Ci conforta il pensiero che ambedue questi Sacerdoti siano stati accompagnati dalla Vergine Maria all'incontro con Gesù, Pastore dei pastori, per essere da Lui condotti alla visione aperta del volto del Padre. Vorrei evidenziare il clima di silenzio interiore, e non solo, nel quale si rende possibile l'ascolto dell'Ospite dolce dell'anima, come nella Sequenza di Pentecoste viene denito lo Spirito Santo. Questo silenzio, che richiede necessariamente anche una quiete esteriore in mezzo al cla-
more assordante da cui oggi siamo assediati, mi porta a rilevare come l'intera tradizione del nostro Santuario -come quella di molti altrinon ha mai dovuto registrare fatti eclatanti ma si è sviluppata nel silenzio della quotidianità, apparentemente ripetitiva, con lo scorrere dei giorni, degli anni e dei secoli. L'origine della devozione alla Consolata a Torino non è dovuta ad un evento straordinario, storicamente accertabile, come fonte indubitabile. Vi sono tradizioni, peraltro molto tardive, che riferirebbero di una visione avuta dal re Arduino di Ivrea (1015) e del pellegrinaggio di un cieco di Briançon (1104). Di fatto risulta con sufciente certezza che solo a partire dal XIII secolo inoltrato è documentata la devozione alla Beata Vergine “de Consolatione”, via via sviluppata dall'afusso dei fedeli nella cappella a lei dedicata nell'antica basilica romanica di S. Andrea; che nel Seicento sorse la grande costruzione ideata da Guarino Guarini, successivamente accresciuta da Filippo Juvarra e ancora ampliata dai lavori voluti e promossi dal rettore Beato Giuseppe Allamano più di un secolo fa. Questo sviluppo non si fonda su speciali manifestazioni della Vergine a qualche fortunato veggente, ma sulla semplice e costante devozione del nostro popolo. Senza dubbio non si possono dimenticare fatti -come l'assedio di Torino del 1706 o le pestilenze che periodicamente hanno infestato la Città- nei quali la cittadinan-
za riconobbe l'efcacia della mediazione materna della Consolata. Nei secoli i Torinesi, e non solo, hanno imparato molto dal gesto che appare nel quadro posto sull'altare in cui Maria indica Gesù e, come a Cana, sembra suggerire: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5). È da più di cinquecento anni che, in silenzio, la Consolata ci trasmette questa consegna: lì c'è tutto il Vangelo. Sappiamo bene che lo sguardo e il cuore della Madre non sono mai lontani da noi e quindi non andiamo alla ricerca di altre conferme. Il usso silenzioso ma efcace di grazia e di amore, che dispensa luce, sapienza, soluzione di situazioni altrimenti inestricabili, allontanamento dai pericoli, difesa dalle insidie, fortezza contro il nemico di Dio, vittoria nelle tentazioni, perseveranza, sollievo, liberazione dall'angoscia e dalle tribolazioni, guarigione, conversione, perdono, pazienza, consolazione, pace, speranza e misericordia non accenna ad esaurirsi. Maria sa come entrare nei cuori: li orienta e li guida. Carissimi, mi auguro che anche queste riessioni possano suscitare in tutti un sussulto di amore e di speranza, proprio mentre ci stiamo preparando ad accogliere Gesù, piccolo Bambino, nel prossimo Natale. È l'augurio che molto volentieri unisco alla preghiera quotidiana che, nel Santuario, sacerdoti e fedeli rivolgono con ducia alla Consolata-Consolatrice per tutti voi.
Il Santuario della Consolata
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