REPRINT Venezia 2013
INTRODUZIONE ALLA RISTAMPA
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uesto libro è la ristampa del Prosefchitarion, manuale di preghiere per i cattolici di rito bizantino a cura del papas Damiano Como, sacerdote di Piana degli Albanesi (Palermo). Il periodo nel quale nacque l’opera (fine anni ’50 e inizi ’60 del XX secolo), era particolarmente interessante per la sua crescente attenzione alla liturgia e per un certo fermento religioso. Anche questo lavoro, nato in quell’epoca, risente della sua atmosfera e soprattutto del movimento liturgico, un movimento internazionale che coinvolgeva monasteri e parrocchie e si concretizzava in attività e iniziative volte a riscoprire e valorizzare la liturgia. Nato all’estero agli inizi del ’900, il movimento non mancò di dare i suoi frutti anche in Italia. Questo libro può essere certamente uno di tali frutti. Il Prosefchitarion presenta le più importanti preghiere personali e liturgiche bizantine, molte delle quali con testo greco e traduzione in lingua italiana. Bisogna ammettere che diporre in 580 pagine questo materiale non è cosa semplice. Chi conosce almeno un po’ la liturgia bizantina sa che è contenuta in diversi libri molto ampi. Per trarne una sintesi, Damiano Como ha dovuto fare una scelta e ridurre necessariamente all’osso alcuni uffici, come il Mattutino, del quale si riporta solo qualche cantico. Con questo libro non è dunque possibile seguire esaurientemente certe ufficiature e questo è senz’altro uno dei suoi limiti. Ma ve ne sono altri.
Alcuni testi riportano ampie parti solo in lingua italiana tralasciando il testo ufficiale greco. Tra questi si vedano, ad esempio, le letture della Divina Liturgia. In quest’altro caso, si perde il confronto con la lingua ufficiale e con la sua ricchezza. Inoltre, alcune preghiere devozionali cattolico-latine (segnate con asterisco) paiono come giustapposte nel contesto del libro poiché riflettono un mondo e uno stile senza dubbio differente. In qualcuna s’invita il fedele a meditare sui dolori di Cristo nonostante ciò sia contrario alla mentalità bizantina. Da sempre, infatti, l’Oriente cristiano si concentra nella resurrezione al punto da illuminare con la luce del risorto la stessa croce. Un altro punto debole di quest’opera è il suo italiano che, oggi, pare assolutamente desueto e ridondante, nonché una certa inclinazione ad utilizzare termini propri del mondo religioso latino, evitando quelli della liturgia orientale. Detto questo, il lavoro resta una sintesi significativa e, in un certo senso, un’interessante opera interculturale. Dal modo in cui è redatta, si capisce pure che Damiano Como aveva una certa esperienza pastorale che gli ha suggerito di non eccedere nei particolari e puntare all’essenziale. Il suo importante lavoro è ancor oggi ricercato. Perciò ne ripropongo la ristampa, essendo un testo introvabile da diversi decenni. Venezia, 25 dicembre 2013. Pietro Chiaranz