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Il terrItorIo

Il Po termina il suo percorso montano sfociando sul “terrazzo” di Saluzzo, circondato dalle prime dolci pendici montane, con uno scenario di fondo dominato dal massiccio del Monviso.

L’ambito costituisce lo sbocco baricentrico di tre valli, incise dal Po, dal Bronda e dal Varaita, più a sud. Strutturano il paesaggio, oltre agli sfondi montani, i riferimenti visivi alla media distanza, costituiti sia dai castelli sui rilievi sia dal centro storico di Saluzzo, disposto sul vertice settentrionale del basso rilievo che separa la valle Bronda dalla piana.

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Il terrazzo di Saluzzo si presenta come una piana con caratteri del paesaggio agrario propri, grazie alla prossimità con la città, che ha ridotto il processo di abbandono delle terre e ha consolidato il ruolo della frutticultura, rilevante a livello regionale, valorizzando in questo modo terre evolute su conoidi accumulatesi allo sbocco delle valli alpine e sui terrazzi immediatamente sottostanti.

I due alvei alluvionali racchiusi in questo ambito di paesaggio, quello del Po a nord di Saluzzo e quello del Varaita tra Verzuolo e Costigliole Saluzzo si presentano poco depressi nella pianura, con deboli scarpate che li separano dal piano del terrazzo.

Nella fascia fluviale dominano le coltivazioni prevalenti nella pianura cuneese, con alternanza di mais e pioppo, mentre i corsi d’acqua sono solo orlati, e non in modo continuo, di alberature idrofile.

La storica polarizzazione di Saluzzo, sede della corte dell’antico marchesato autonomo fino alla annessione sabauda all’inizio del 17° secolo, si estende ad un sistema territoriale che è organizzato a corona sul capoluogo.

La piana fertile è insediata con ricche cascine e nuclei rurali minimi ma di antica formazione, segnata ai bordi da una corona di centri fortificati (Envie, Revello sulla fascia pedemontana; Torre S.Giorgio, Scarnafigi, Lagnasco a est).

A nord di Revello sorge l’Abbazia cistercense di Staffarda, che ebbe grande importanza nella bonifica delle terre paludose o incolte. Il complesso abbaziale, del tardo ‘300, è connesso con grandi tenimenti, in parte tuttora boscati, costituendo un bene naturalistico raro in un piana intensamente coltivata: una stepping stone isolata della rete ecologica che ha un’asta principale lungo il Po.

I progressivi irrobustimenti del sistema stradale, sino al recentissimo potenziamento della SS.589, che collega Saluzzo a Pinerolo, hanno aumentato la domanda insediativa, soprattutto per le attività produttive, che necessitano di una buona accessibilità per le merci e le lavorazioni, e l’area pedemontana è stata progressivamente interessata da urbanizzazioni lineari.

Il capoluogo, dopo l’espansione tra XIX e XX secolo al piede del versante su cui si è storicamente costruito il nucleo centrale, si è sviluppato recentemente con insediamenti residenziali e impianti produttivi e terziari soprattutto lungo la direttrice pedemontana verso Manta, con episodi di alto impatto visivo, rilevante dai punti panoramici collinari. In ogni caso, l’insediamento lineare pedemontano sta distruggendo l’organica relazione dei centri posti sul primo rilievo rispetto alla strada di bordo, e da alcuni anni si stanno occludendo anche le possibilità di fruizione continua della piana agricola a est del Varaita.

Sui rilievi progredisce, anche se con una certa lentezza, l’abbandono degli insediamenti isolati e delle coltivazioni e cresce il bosco, soprattutto nelle parti meno soleggiate.

Nella piana progredisce la distruzione del tessuto agricolo storico dovuta in parte allo sfruttamento intensivo degli impianti di frutticoltura, in parte alla coltura del mais, che è di fatto è la prima causa di banalizzazione del paesaggio, cancellandone i segni naturali e storici: dislivelli, vegetazione lineare lungo i piccoli corsi d’acqua, siepi di confine, filari.

Anche il paesaggio percettivo si è impoverito, con la scomparsa della fitta trama di filari che orlavano strade e canali, o con l’introduzione di specifiche modalità colturali: al paesaggio fiorito della frutticoltura di rosacee si sta sostituendo il kiwi, che non fiorisce; si stanno utilizzando in modo generalizzato le reti antigrandine per la protezione dei raccolti, che creano un impatto visivo simile a quello delle serre.

Il Piano paesaggistico regionale, in corso di approvazione, è l’unico strumento di governo del territorio che, pur ad una scala molto ampia e quindi sommaria, legge, tutela e valorizza gli aspetti qualitativi (e per contro affronta quelli critici) dell’intero contesto ambientale e culturale, con un’ottica omogenea, derivata da un’indagine integrata multidisciplinare, che ha investito gli aspetti geomorfologici, ecologici, agronomici, storico-culturali, semiologici e percettivi del paesaggio.

Il territorio è stato suddiviso in ambiti caratterizzati, e la piana di Saluzzo, con il primo tratto di pianura del Po è compresa nell’ambito 47 (Saluzzo). La cartografia di piano, qui riprodotta per l’ambito, evidenzia una struttura del paesaggio in cui emergono alcuni aspetti caratterizzati: l’importanza delle fasce fluviali (sia del Po che degli affluenti), in azzurro in carta), a cui si accompagnano numerosi corsi d’acqua minori, trascurabili per gli apporti idrici ma potenzialmente significativi nel segno sinuoso della pur ridotta fascia vegetata; la relazione sistematica tra i centri “rivieraschi” storicamente consolidati (segnati con quadratino), a partire da Saluzzo (l’unico che ha una localizzazione pedemontana) a Moretta, a Cardè, Faule e Casalgrasso, allineati lungo percorsi storici frequentemente attraversanti i fiumi; il ruolo d’eccellenza dell’ambito di paesaggio • storico in sinistra Po sino a Cavour, caratterizzato dall’Abbazia di Staffarda e i suoi tenimenti e dall’ordinamento medievale delle coltivazioni di bonifica intorno a Cavour (in tratteggio rosso); il diffuso interesse agronomico del paesaggio • coltivato, connotato storicamente da filari lungostrada e da ordinamenti colturali variegati (vite, frutta) (il tratteggio verde rado) e la ricchezza di cascine di interesse storico, in particolare nell’intorno immediato di Saluzzo (i rombi rossi).

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