Lanx 4/ AS 2015-2016

n.4

gennaio 2016

anno 30

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Ephemeris discipulorum licei gymnasiique M. Foscarini

IN QUESTO NUMERO De studios prioris vesperis, di Anyway Picture Studios, pag. 2 Manga: una passione intramontabile, di Fabiana Ranieri, pag. 3 Il diritto di volare, di Caterina d’Angelo, pag. 4 Brutto è cattivo?, di Elisa Caretto, pag. 5 Le “skinny bitch” con le pellicce, di Luca Baldin, pag. 7 Piano Sanada, di Marco Aliano, pag. 8 Quel giorno, di Teodora Valerio, pag. 9 Benvenuto 2016, di Manola Bonsignore, pag. 10 I saperi letterari e noi, di Lorenzo Curato, pag.12 Medio Oriente: sul filo del rasoio, di Stefano Pravato, pag. 12 I saperi letterari e noi, di Lorenzo Curato, pag. 11 Les Misérables, di Piero Guolo, pag. 13 Un tuffo nel vintage, di Pietro Busolin, pag. 14 disegno in copertina di Kamil Sanders

EDITORIALE Tra infinite montagne di buoni propositi per l'anno nuovo – che tra un paio di settimane già saranno nel dimenticatoio – c'è chi ha davvero iniziato il 2016 con un grande passo in avanti. Non si è iscritto in palestra, non ha iniziato la dieta, non ha finalmente imparato l'inglese… però ha deciso di sfidare apertamente il Congresso degli Stati Uniti e di gettare le basi per l'istituzione di una legislazione che regoli il commercio d'armi nel suo paese.

Si vede che a Obama “prendere la vita col sorriso” o “fare sport” non bastavano proprio: così il suo obiettivo sarà quello di trattenere il grilletto degli oltre trecento milioni di esemplari di armi da fuoco che circolano in America e che già nei primi giorni di quest'anno hanno mietuto più di cento vittime.

Le parole del presidente sono state dure, a tratti dalla forza e dall'onestà sorprendenti – ha accusato senza mezzi termini la lobby delle armi di tenere in scacco gli onorevoli del Congresso–, ma, come tutti ben sappiamo, per smaltire i panettoni non basta fare promesse: servono invece impegno costante e spirito stoico per resistere alla tentazione della pigrizia.

D'altro genere, ma sempre in agguato, gli ostacoli che dovrà affrontare Obama; primo tra tutti, proprio il Congresso degli Stati Uniti, che si appella al noto secondo emendamento della Costituzione – il proclama della libertà inviolabile di possedere armi, ribadita come imprescindibile nel 2009 dalla Corte Suprema.

Tra i più agguerriti oppositori del progetto di regolare la vendita di pistole e fucili – che peraltro non intende proibirne il commercio ma soltanto istituire dei canoni a salvaguardia della sicurezza pubblica – spicca l'ormai noto Donald Trump, che correrà quest'anno per la carica di

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lanx - direttrice: francesca Ballin 5De, vicedirettrice: leonarda artale 3ae

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presidente, e che si è affrettato a ricordare che al successore di Obama spetterà la facoltà di ratificarne o meno gli ordini esecutivi; insomma, un po' come quelli che si affrettano a ricordarci che, in ogni caso, sette minuti di corsa equivalgono a solo cento calorie smaltite.

Non hanno torto, e probabilmente il gesto di Obama resterà simbolico: ma se avrà tolto i paraocchi dell'indifferenza anche soltanto ad uno dei sostenitori del commercio sregolato ed incontrollato di strumenti di morte non sarà stato vano come la mezz'ora di corsa dopo il pranzo di Natale.

Francesca Ballin

De studio prioris vesperis La memoria è, per definizione, la capacità che abbiamo di tenere le informazioni per un dato periodo di tempo, ovvero è ciò che utilizziamo ogni giorno a scuola per poter sopravvivere.

Molti giustificano scarsi risultati con una cattiva memoria, altri sono agevolati dalla capacità di ricordarsi tutto. In realtà la memorizzazione di qualsiasi cosa avviene tramite un processo diviso in tre fasi: la prima è l’acquisizione, in cui la memoria a breve termine trattiene le informazioni solo temporaneamente; la seconda è la ritenzione, in cui i concetti, una volta ripetuti e compresi, passano dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine; l’ultima è il recupero. Infatti il fatto che un’informazione esista da qualche parte nel nostro cervello non significa automaticamente che sia immediatamente recuperabile. Alcune nozioni infatti sono di uso quotidiano e dunque vengono ricordate con più facilità, altre devono essere rispolverate prima di poterle utilizzare, altre ancora sono perse nei meandri della nostra memoria, e si arriva perfino a dubitare della loro esistenza.

Detto questo, perché non parlare dello studio della notte prima?

A chi non è mai successo di trovarsi con innumerevoli pagine da studiare il pomeriggio prima di un compito? Ci sono diversi siti in internet che illustrano innumerevoli metodi per studiare in modo efficace all’ultimo minuto: c’è chi dice che basta semplicemente fare un buon pasto prima di mettersi a studiare, chi consiglia di bere sconsiderate quantità d’acqua, chi suggerisce l’utilizzo di bizzarre tecniche mnemoniche.

Tenendo conto delle precedenti informazioni, studiare la sera prima può essere impossibile, in quanto le informazioni, non approfondite né ripetute a causa della mancanza di tempo, ci potrebbero scivolare via durante il sonno o addirittura mentre stiamo cercando di immagazzinare altre informazioni!

Credo però che con i tempi ristretti che ogni studente si ritrova a dover affrontare, per quanto si tenti di organizzare lo studio, si creeranno sempre imprevisti, altre verifiche, montagne di compiti per casa che impediranno di poter seguire lo schema dello studio programmato inizialmente.

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curiosita’

MANGA : UNA PASSIONE INTRAMONTABILE

Chi non ha mai sentito parlare di Dragon Ball? O Naruto? E non potete non aver visto Doreamon o Holly e Benji, Detective Conan o il recente One Piece.

Ebbene, tutti questi cartoni hanno qualcosa in comune: sono dei manga.

Cos’è un manga?

Manga è un termine giapponese che indica i fumetti in generale, ma nel resto del mondo viene usato per indicare solo i fumetti giapponesi. Essi possono trattare diversi generi come il romantico, l’avventura, il giallo, quello sportivo e tanti altri ancora.

Nella storia apparve per la prima volta nel XVIII sec. come libro per illustrazioni. Rakuten Kitarawa fu il primo disegnatore ad utilizzare la parola manga. Questa forma di scrittura e disegno si diffuse ben presto in Europa, nel Nord America e poi nel resto del mondo. È stampato in bianco e nero perché la stampa a colori richiede costi molto elevati.

In Giappone le storie vengono pubblicate nelle riviste: in ogni rivista c’è un singolo capitolo. Se una serie ha successo, i capitoli vengono raccolti e ristampati nei tankobon, cioè volumi, e di conseguenza possono avere un adattamento animato dopo o durante la pubblicazione. I mangaka, gli autori dei manga, lavorano quindi sempre associati ad un editore per la tiratura delle loro opere.

Tendenzialmente i personaggi manga hanno tratti infantili, come ad esempio gli occhi grandi. Questo particolare è dovuto ad un “prestito culturale”, attuato nel 1946 dal dio dei manga Osamu Teruka. Egli, per realizzare Kimba, il leone bianco, ha ammesso di essersi ispirato al cartone della Walt Disney Bambi. Può sembrare alquanto bizzarro, ma in seguito la Disney ha dichiarato, a sua volta, di aver tratto spunto da Kimba, il leone bianco per la creazione de Il Re Leone.

Come è strutturato un manga?

Rispetto ai fumetti occidentali, per esempio Topolino, che utilizzano 12 quadrati a pagina per l’illustrazione delle varie vignette, i manga ne utilizzano 6 o 8 in media, ad eccezione delle scene veloci, dove è necessario l’utilizzo di più riquadri, o degli shonen, manga dedicati ad un pubblico maschile.

Come si legge un manga?

Il fumetto giapponese si legge tendendo la rilegatura alla destra del lettore; di conseguenza le vignette sono orientate viceversa. I tagli (o forme) delle vignette servono per creare determinati ritmi di lettura.

Il taglio orizzontale è associato ad un ritmo di lettura più lento che facilita la comprensione del testo, il taglio verticale ad un ritmo di lettura più veloce; infine, il taglio diagonale è combinato con altre inquadrature della scena, ed è utile per creare un’atmosfera di tensione emotiva, che può essere calante o discendente. I dialoghi non sono molto frequenti, però se ci sono, sono brevi per non far annoiare il lettore. I balloon sono variabili, dal molto piccolo al molto grande, e le dimensioni servono per determinare, a prima vista, l’importanza di un discorso.

I personaggi “muoiono” con la fine della storia, cioè il protagonista appare nella prima scena del primo volume, vive la sua storia e al termine della serie (che può durare, in alcuni casi, diversi anni con centinaia di puntate) esce di scena per non fare più ritorno.

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#vienuove

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Ci sono però delle eccezioni che riguardano personaggi molto amati dal pubblico. In questi casi si possono creare altre storie attorno alla principale. Esse possono raccontare di fatti accaduti prima dell’inizio della serie o di altre avventure vissute dal protagonista.

Per quanto riguarda la diffusione dei manga in Italia, la storia comincia nel 1979, quando la Fabbri Editori pubblica la rivista a fumetti Il grande Mazinga. Nel 1980 è stata la volta del settimanale Candy Candy e Lady Oscar e da qui in poi sono stati pubblicati sempre nuovi fumetti da case editrici come Flashbook Editore, Planet Manga della Panini, Jpop, Magic Press, Planeta De Agostini, GP Plublishing della Giochi Preziosi e Disney Manga.

Il “Lucca Comics & Games” è una fiera dedicata ai filmati d’animazione, ai giochi e i videogiochi di ruolo, che si svolge a Lucca, in Toscana, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. È la più importante rassegna italiana ed europea e la 2° nel mondo, dopo il “Comiket” di Tokyo.

Tra le tante aree c’è la Comics Artists, interamente dedicato ai disegnatori di fumetti, dove tutti i fan possono incontrare i loro autori e disegnatori preferiti. Gli aspiranti mangaka devono recarsi nella zona chiamata Japan Town. Se si è invece fan di un personaggio di un film d’animazione, di fumetto, del cinema, dei telefilm, della musica, dei videogiochi di ruolo o di un libro, allora bisogna partecipare al Lucca Cosplay, dove si gareggia in una sfilata cercando di convincere una giuria molto attenta e severa di essere la copia perfetta del personaggio da interpretare.

In conclusione si può dire che i manga sono una passione e un mezzo di comunicazione tra giovani di tutto il mondo.

Il diritto di volare

Fabiana Ranieri

Arriva il momento di scegliere chi si vuole diventare per ognuno di noi. La fine del liceo, principalmente, porta a fare scelte rivolte al futuro, ma non solo. La necessità di operare una scelta però può verificarsi in qualsiasi situazione, a qualsiasi età, ed è sempre, almeno in parte, caratterizzante per la nostra persona. Siamo fortunati a poter compiere questa scelta in piena autonomia e libertà: ancor di più a poterlo fare più volte, in qualunque modo, perché alla fine non abbiamo limiti, nessuno li traccia per noi e possiamo continuare a definirci nel corso dell'esistenza.

Non sempre è così, però: non serve pensare a situazioni estreme - magari di Stati in difficoltà, in cui la vita dei cittadini e le loro scelte sono sempre a rischio - pensiamo a noi, a quando ci poniamo limiti e muri.

Siamo giovani, siamo coraggiosi, abbiamo carta bianca e ancora, da soli, ci poniamo limiti, “tarpandoci le ali”. Troppo spesso seguiamo strade già tracciate, pensieri e idee già sentite. Forse abbiamo timore di sbagliare, di trovarci in difficoltà; vogliamo tutti una situazione stabile nella nostra vita e pur di averne la certezza siamo disposti a perdere la libertà.

Possiamo scegliere, invece, cosa fare, cosa dire e soprattutto chi essere.

Dovremmo rischiare per la felicità. Se più persone seguissero il cuore e la loro vera natura, il mondo sarebbe un posto migliore. Possiamo vivere tutti in sintonia, amarci e sfamarci. Dovremmo soltanto dire basta alla paura del diverso, basta anche ai destini già segnati; è ora di iniziare a volare con la mente e con il cuore perché "libertà è partecipazione".

Caterina D'Angelo

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musica

Brutto è cattivo?

Mi sono sempre chiesta il perché di questo inseparabile binomio, "brutto e cattivo", finché con il tempo non ho capito che quest'idea è radicata nella società occidentale da millenni.

La prima società che condivise questo pensiero fu sicuramente quella greca dove la kalokagatia era fondamentale:un eroe omerico non poteva essere brutto e buono. Infatti secondo questa mentalità ciò che è bello non rappresenta solo perfezione ed armonia esteriormente, ma anche un equilibrio emotivo ed una stabilità mentale.

Nella società greca non c era spazio per i brutti che volevano emergere o distinguersi, basti pensare alla figura dell'antieroe Tersite, che pur non potendo si azzardò a parlare, ad andare contro il Fato.

Anche il Fato è da sempre un grande nemico dell'uomo, perché per quanto questo cerchi d'essere artefice del proprio destino, dovrà sempre sottostargli: non si sceglie se nascere belli o brutti, è tutto affidato alla casualità.

L' uomo ha paura di ciò che è brutto, imperfetto, o non rientra nella normalità. Ma chi è brutto è anche cattivo e sgradevole?

Anche grandi poeti ed uomini di cultura di epoche successive si dedicarono a questa tematica.

Uno fra i tanti fu Giacomo Leopardi, il quale addirittura attribuì alla natura l' epiteto di "matrigna". Quanto soffrì quest'uomo a causa del suo aspetto! E quanto sarebbe stata diversa la sua vita se avesse avuto una fisionomia diversa...

Perfino ai nostri giorni persiste questa mentalità, pensiamo alle fiabe che ci leggevano da bambini: il lupo, la strega, e l'orco erano brutti, vili ed infidi, i nostri eroi erano belli, buoni, nobili e coraggiosi. Chi avrebbe mai immaginato una principessa brutta? Nessuno.

Certo, finché si è bambini non si dà molto peso alla bellezza, si vive beatamente senza preoccuparsi di come si è. Ma con il tempo nasce una consapevolezza, quasi una paura, quella di non essere accettati e rimanere soli. Si pensa alla bellezza come via per la felicità, perché oggigiorno chi è bello è felice.

Con l'arrivo dei social network, poi, l'idea del piacere è diventata un ossessione quotidiana, una vera e propria mania che ci fa perdere moltissimo tempo.

Quante ore sprechiamo cercando d'apparire più belli? Quante foto ci facciamo al giorno? Come se il farsi foto e caricarle in rete potesse essere una sicurezza della nostra bellezza!

Ma il dubbio che oggi più di tutti mi assilla è questo: dobbiamo per forza essere belli per stare bene ed essere felici?

Elisa Caretto

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IPSE DIXIT Paloschi: "Ci sono altre domande?"

Thomas: "Prof, le piace questo argomento?"

Paloschi: "Assolutamente no. Il programma di quarta non mi appassiona particolarmente. Il programma di quinta invece è una figata unica" Berlini: "Nel VI a.C. i romani stavano ancora sugli alberi e si lanciavano con le liane da uno all'altro" Pungitore “Errare humanum est... perseverare è molto peggio, lo si capisce!”

Voi: “C. la smetta di provarci con N..... o almeno non lo faccia nelle mie ore!”

Casamichele: “È una relazione segreta... ma lui lo sa?"

NOS DIXIMUS Jacopo: "Questa è la mia parte preferita... Gli inviati romani organizzano delle congiure.

No dai, organizzano sembra più un party" Emma: ”Non ne ho la più Pallade idea!

Aurora: "Gli uomini che non avevano dame si sono buttati sulla fisica" Emma , Rebecca and teacher: "The fast food was full of people" "Cannibals in London!"

Elisa: "Maestra is the future!"

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moda

Le "skinny bitch" con le pellicce

So cosa starete pensando: perché Luca, dio del sarcasmo, viene tormentato da racchie con tagli di capelli orribili e scarpe orripilanti? Che ci crediate o meno, è perché ho deciso di scrivere un articolo riguardo ad uno dei dibattiti più importanti di tutta la moda: la pelliccia, o come la chiamo io: pelame de carcassa.

All’attenzione di tutte le inutili “skinny bitches” di questa società: CONGRATULAZIONI! Se state leggendo questo articolo significa che avete superato i limiti dei vostri piccoli cervelli da tricheco, e avete aperto un giornale.

Come sanno tutti o quasi, il sinonimo di pelliccia è omicidio, e per questo fin dagli anni ’90 il mondo ha visto innumerevoli campagne per favorire la sensibilizzazione sull’argomento; come il servizio fotografico di Naomi Campbell “Meglio nude che con la pelliccia”, oppure le innumerevoli condivisioni di servizi video su ciò che accade realmente agli animali per creare i vostri inutili e orripilanti pellicciotti.

Erano piani efficaci per far capire anche ad un orango-tango che uccidere gli animali per essere alla moda è sbagliato. Davvero, una scimmia da circo con un’intelligenza normale avrebbe visto i video delle volpi scuoiate, pianto, imprecato e chiamato l’analista per chiedere qualche consiglio su come suicidarsi sentendo più dolore possibile. Mi chiedo realmente se i vostri cervelli in decomposizione siano in grado di processare delle semplici informazioni, livello lamantino, che da anni si mostrano sotto i vostri occhi da trota arpionata. Per quanto mi riguarda, dovreste seriamente fare un piacere all’umanità e sterilizzarvi, per evitare che la razza umana venga a contatto con il vostro DNA. Per fortuna non tutti sono come voi, e grazie a dio, molte case di moda hanno annunciato la collaborazione con l’azienda Fur Free Alliance. Tra queste case, a livello internazionale troviamo Hugo Boss, Tommy Hilfiger, Calvin Klein, Stella McCartney, Zara e Asos, in Italia invece Elisabetta Franchi, Geox, Miniconf.

Ci tengo a precisare che si riesce ad essere alla moda senza uccidere nessuno e continuando a rispettare i diritti alla vita che tutti gli esseri viventi dovrebbero avere (a parte voi obv). Ammetto che le pellicce sintetiche non sono il massimo della bellezza, ma la moda è un gioco e come tale va considerato, sempre e comunque.

Quindi se dobbiamo decidere tra un mocho Zara e una carcassa morta, il mocho tutta la vita; alla fine potrebbe tornarci utile per lavare il parquet.

Luca Baldin la posta dei lettori ti aspetta! scrivici a foscarini.lanx@gmail.com 7

“Piano Sanada”

notizie dal foscarini

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UNA SERIA E PROFONDA RIFLESSIONE SU DI UN DILAGANTE FENOMENO POLITICO, CULTURALE, SOCIALE E ANTROPOLOGICO. "Piano Sanada!" Da un po' di tempo a questa parte al liceo classico Marco Foscarini imperversa questo slogan. Lo vediamo infiltrarsi nelle conversazioni quotidiane, ci accorgiamo che piano piano sta monopolizzando i gruppi whatsapp e di recente ha addirittura preso il posto della tradizionale scritta di auguri che si appende all'albero di Natale. E' dappertutto. Ma cos'è "Piano Sanada"? Una fede? Una rivoluzione? Una cospirazione? E' qualcosa di più di tutto questo. O meglio racchiude tutto ciò: è l'identità di un popolo,è la volontà di rendere il mondo un posto migliore.

E' anche fede, perchè chi aderisce al "Piano Sanada" non crede che la bellezza della vita sia tutta qui; crede in una verità metafisica. Per questo motivo "Piano Sanada" è una rivelazione/rivoluzione.

E' ora di cominciare a interiorizzarlo. Per questo la prossima volta che la professoressa ti chiamerà alla cattedra per riferirti il tuo voto, qualunque esso sia, tu dovrai rispondere "Piano Sanada”.

Quando il tuo spacciatore ti telefonerà e ti chiederà di incontrarti, che abbia la tua droga o meno, tu affermerai sempre "Piano Sanada".

Quando busserà alla tua porta la ragazza dei tuoi sogni con cui ci stai provando da tutte le vite, che sia lì per sposarti o friendzonarti, tu risponderai sempre "Piano Sanada".

Quando suoneranno invece alla tua porta i testimoni di Geova.... mandali a quel paese come fai sempre. Dei ritardati del genere non si meritano nemmeno di conoscere il messaggio divino.

Quando non sai cosa scrivere sul tema di italiano perché ti hanno assegnato la solita insulsa traccia, non esitare e scrivi "Piano Sanada".

Quando Facebook ti chiederà come sempre a cosa stai pensando, rivela cosa risiede nel profondo del tuo cuore e posta "Piano Sanada".

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racconti

Quando stai recitando in uno spettacolo di teatro e ti dimentichi una battuta importantissima, urla con solennità "Piano Sanada" in mezzo al palco. Gli spettatori rimarranno talmente incantati dall'espressione che non si accorgeranno di nulla.

Quando muore qualcuno caro a un tuo amico, avvicinati a lui e confidagli in un orecchio la frase magica. Ritroverà la speranza.

Quando, peggio ancora, questo tuo amico viene costretto ad andare a vedere un concerto di Gigi D'Alessio, riaccendi in lui la speranza con "Piano Sanada".

E tu, quintino, che alla fine di quest'anno sogni di lasciare questa scuola, che tu ci riesca o meno, dovrai urlare in Chiostro "Piano Sanada". Mi raccomando, discepoli di “Piano Sanada": andate e diffondete il verbo per liberare il mondo da tutti i suoi mali. Se "Piano Sanada" è riuscito a far sopravvivere gli studenti del liceo Marco Foscarini significa che può davvero fare grandi cose. In un mondo dove scienza, politica, cultura e religione non sono più in grado di dare risposte il "Piano Sanada" è l'unico in grado di salvarci. "Piano Sanada" è la consapevolezza che tutto finirà per il meglio. "Piano Sanada" è Provvidenza Divina. "Piano Sanada" è la rivelazione/rivoluzione del 21esimo secolo.

"Piano Sanada" non ha senso, ragazzi. Ma le illusioni e le follie, perseguite con consapevolezza, sono le uniche cose che ci rimangono quando la realtà ci appare sempre più crudele e nulla sembra avere più senso. Sono la nostra forza e la nostra dignità (giusto per dare serietà a questo articolo e accontentare i critici di Zalone e gli atei che hanno sempre il disperato bisogno di giustificare tutto con la razionalità).

Quel giorno

Marco Aliano

Fu forse la pioggia, la voglia di fare presto e in fretta, il fatto che nessuno dei suoi amici l'avesse accompagnato o la stanchezza a fargli scegliere quella via per tornare a casa da scuola quel giorno. Mentre camminava a testa bassa, con il cappuccio calato sugli occhi, fece mentalmente il riassunto della giornata. Non che fosse andata un gran che bene, non una qualsiasi giornata scolastica gli fosse veramente andata bene. Ma era anche vero, che ogni giornata, in un modo o nell'altro, era quasi sempre uguale a quella che l'aveva preceduta e a quella che l'aveva seguita. E così, le giornate cadevano in un unico grande oblio che le racchiudeva tutte quante. -Le uniche cose che le persone continuano a ricordarsi- pensò lui -Sono quelle che hanno veramente qualcosa di importante, qualcosa che ha lasciato il segno- . Quel giorno gli avrebbe lasciato qualcosa di importante? Se lo sarebbe ricordato per qualche motivo? L'acqua della pioggia stava cominciando, non sapeva come, a infiltrarsi sotto i suoi vestiti. Il freddo, come un serpente, si stava avvinghiando sempre più a lui. Senza rendersene conto, finì con i piedi in una grande pozzanghera. Imprecò. Attraversò la strada deserta. Anche se non era in una zona di periferia, non c'era nessuno in giro, la cittadina in cui abitava era molto piccola e con quel tempo non vi era persona che avesse un valido motivo per mettere il naso fuori di casa. Si prospettava una lunga burrasca per il pomeriggio.

Sorrise con amarezza pensando che forse non avrebbe mai ricordato quell'imminente temporale, quella pioggia battente, quell'acqua gelida che gli inzuppava le scarpe. Un acquazzone come un altro, una giornata come un'altra, che sarebbero presto stati persi, dimenticati, buttati vie, perché inutili, perché poco importanti. Ma si sbagliava, quanto si sbagliava. Non si sarebbe mai scordato quel giorno, come non si sarebbe mai scordato il motivo: svoltato l'angolo in un viuzza abbastanza stretta, vide qualcosa di informe steso al suolo. Sangue vermiglio contornava quello doveva essere stato un corpo umano. Quell'immagine gli rimase impressa nella mente per tutta la vita. Ogni volta che chiudeva gli occhi quella visione raccapricciante gli tornava davanti. Non scordò mai più quel giorno, mai più.

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Benvenuto 2016!

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Che l’abbiate festeggiato in vacanza, in un ristorante, ad una festa o a casa con la famiglia, a Capodanno non saranno di sicuro mancati una fetta di panettone e un brindisi per il nuovo anno.

Ma quando si alza il bicchiere, si è consapevoli del significato e della storia di questo gesto? Le origini del brindisi vanno ricercate nell’antichità; nei poemi omerici dei ed eroi vengono rappresentati spesso nell’atto di bere “gli uni alla salute degli altri”.

Nell’antica Grecia, infatti, era usanza alzare la coppa, durante o alla fine dei banchetti, pronunciare il nome di un amico accompagnato da qualche formula di augurio, e bere in suo onore. In seguito la coppa veniva donata al commensale come pegno d’amicizia. Questa usanza passò anche nell’antica Roma con il nome di “bere alla greca”. Grazie alle testimonianze di autori latini che ci sono pervenute sappiamo che i Romani erano soliti bere tanti ciati (misura corrispondete circa a 5 centilitri) quante erano le lettere che componevano il nome della persona a cui era dedicato l’augurio. San Agostino racconta che, in seguito alla venuta del Cristianesimo, i credenti brindavano anche in onore di santi e martiri.

La formula che comunemente associamo al brindisi, “cin cin”, non ha però niente a che vedere con Greci e Romani. Deriva infatti dalle parole cinesi Ch’ing Ch’ing , il cui significato è prego prego. Il cin cin è arrivato in Europa attraverso i marinai inglesi di ritorno dalle zone costiere della Cina.

L’origine del panettone è sicuramente collocata in Italia, e molte leggende ne parlano. Una delle più famose racconta che il panettone deriva dal “Pan de Toni”.

Toni era un garzone delle cucine di Ludovico il Moro. Durante un banchetto il cuoco aveva bruciato il dessert e Toni salvò la situazione preparando un dolce con burro, canditi e pasta avanzati:il dolce riscosse un gran successo e fu chiamato Pan de Toni.

Un’altra leggenda attribuisce l’invenzione del panettone a Ughetta, monaca di un convento molto povero. Per festeggiare il Natale insieme alle sue sorelle unì all’impasto del pane zucchero, burro, canditi e uvetta (“ughett” in milanese) e tracciò una croce con il coltello sulla sommità in segno di benedizione.

La storia più accreditata racconta invece che a Milano era usanza preparare nel periodo del Natale tre grandi pani; con il passare del tempo vennero incorporati dando origine al panettone.

Insomma la prossima volta che brinderemo o mangeremo una fetta di panettone non potremmo non pensare alla lunga storia che questi simboli delle feste si portano alle spalle.

Manola Bonsignore per ulteriori informazioni su questo tema vedi lanx n.3: “panis aureus aut panis tonis”

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I saperi letterari e noi

La globalizzazione dei saperi ha definitivamente sancito la fine dell’approccio critico ai contenuti letterari, ridotti a mera riproposizione mnemonica di concetti ormai cristallizzati, intesi come qualcosa di "assolutamente estraneo" alla nostra natura di cittadini contemporanei.

Non vi è nulla di più falso. Una lunga tradizione critica, dal De Santis al Sapegno, nel congiungere idealmente letteratura e storia, ha esplicato la volontà di definire i connotati della propria comunità, di rispondere all'esigenza di designarne un percorso evolutivo fondato su uno storicismo progressivo, lineare, quasi rispondente a una logica superiore. Come si possono però disporre linearmente interpretazioni talvolta antitetiche? La risposta, che trova le sue radici nella formulazione kantiana di giudizio di valore, è insita nella natura stessa di "interpretazione" intesa come restituzione della singolarità del momento storico da una prospettiva che è anch'essa un unicum, ma che tuttavia manifesta non l'io soggettivo del singolo critico bensì il noi della comunità con la quale egli condivide un determinato sistema valoriale. Nella caducità di ogni utopica pretesa di universalità si condensa pertanto la storia del nostro immaginario e di noi stessi: l'interpretazione letteraria diviene sintesi estrema del rapporto tra noi e il mondo.

Uno studio critico della storia letteraria è quindi quanto mai attuale: in un momento in cui si procede verso un esiziale rifiuto della memoria storica e un'acritica apologia del presente è necessario riflettere su noi stessi e sulla nostra identità per difendere, in nome di una fichtiana "missione del dotto", la sua perpetuazione.

Lorenzo Curato

Medio Oriente: sul filo del rasoio Sembra che il 2016 sia partito male nel Medio Oriente. I rapporti diplomatici tra Iran e Arabia Saudita – storicamente tesi e complicati – sono precipitati negli ultimi giorni, tra condanne a morte, dichiarazioni bellicose, ambasciate assaltate e proteste di piazza. Sabato 2 gennaio l’Arabia Saudita ha giustiziato 47 persone, tra cui Nimr al Nimr, un importante religioso sciita che era stato condannato a morte. Il giorno dopo alcune decine di manifestanti hanno attaccato l’ambasciata dell’Arabia Saudita a Teheran, la capitale dell’Iran. Il governo iraniano ha formalmente condannato l’Arabia Saudita e il responsabile dell’ambasciata a Teheran è stato convocato dal ministro degli Esteri iraniano. Domenica mattina l’ayatollah iraniano, capo supremo del paese, Alì Khamenei, ha detto che sull’Arabia Saudita “calerà la vendetta divina”. L’Arabia Saudita ha interrotto tutte le relazioni diplomatiche con l’Iran, e hanno deciso di fare lo stesso anche il Bahrein – un piccolo paese a maggioranza sciita ma guidato da una monarchia sunnita –il Sudan e gli Emirati Arabi Uniti. La folla che ha attaccato l’ambasciata dell’Arabia Saudita in Iran cantava “morte agli Al Saud”, la dinastia regnante in Arabia Saudita.

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I manifestanti sono anche riusciti a entrare in alcune stanze dell’edificio, dove hanno distrutto mobili e vetrate e dato fuoco ad alcune parti del palazzo. La protesta è stata interrotta dall’arrivo della polizia, il personale dell’ambasciata è poi riuscito a spegnere le fiamme.

Nimr al Nimr è stato uno dei leader delle proteste della minoranza sciita in Arabia Saudita durante la “primavera araba”, tra il 2011 e il 2012. La prima cosa importante di cui tenere conto, infatti, è che l’Arabia Saudita è un paese a maggioranza sunnita, dove vige per legge una versione particolarmente severa e conservatrice della religione islamica. La minoranza sciita che vive nell’est del paese viene spesso discriminata e ha più volte protestato contro il governo centrale. Nimr venne arrestato nel 2012 dopo una di queste proteste. Lo scorso ottobre un tribunale saudita lo aveva condannato a morte con l’accusa di aver favorito gli interessi dell’Iran in Arabia Saudita.

L’Iran, invece, è un paese a maggioranza sciita ed è il principale rivale regionale dell’Arabia Saudita. I due paese si affrontano già in Siria e Yemen, dove sul campo combattono governi e movimenti ribelli finanziati dall’uno o dall’altro paese, e competono per avere influenza anche in Libano, Iraq e Afghanistan. In tutti questi paesi ci sono state proteste contro l’uccisione di Nimr, con manifestazioni di piazza e dichiarazioni di condanna da parte di religiosi sciiti e politici vicini all’Iran.

Qualche domanda sorge spontanea. Ad esempio, cosa spinge l’Arabia Saudita a uccidere così tante persone? E qual è l’etica degli USA nell’allearsi ad un paese così autoritario, antidemocratico, fondamentalista come l’Arabia Saudita, che ha giustiziato 149 persone da gennaio 2015?

L’Arabia vuole mandare un segnale chiaro agli USA: sono contrari al riavvicinamento tra l’Iran e l’Occidente, dopo un accordo di Giugno. Iran e Arabia Saudita sono troppo grandi e potenti per convivere, ovviamente parlando di interessi, di soldi, d’oro nero. I sauditi vogliono intensificare il loro predominio territoriale, avere pieno controllo sui paesi del golfo fino allo Yemen e piazzarsi come unici attori mediorientali d’interscambio economico con l’Occidente e l’Africa. Per raggiungere questo scopo sono disposti a tutto incluso, secondo alcuni, finanziare indirettamente l’ISIS (insieme agli altri paesi del Golfo) e sedare nel sangue qualsiasi idea di rivolta interna al paese (mai forte come oggi). Insomma, gli interessi dell’Arabia Saudita vanno ben oltre la religione, la stessa morte dello sceicco Nimr al Nimr, infatti, si era resa necessaria per via della sua influenza sulla minoranza sciita nella provincia del Qatif, affacciata sul Golfo Persico, ricca di riserve petrolifere (500 mila barili al giorno dal 2004) e vicina al Bahrein. In Arabia e in Iran, moltissimi diritti umani non sono rispettati. Eppure USA e Russia, rispettivamente, continuano a sostenere queste potenze regionali come se non succedesse nulla. Si può dire migliaia di volte di essere a favore dell’espansione dei regimi democratici nella regione, ma nella realtà, la realpolitik consente sempre tutto. Sta di fatto che il Medio Oriente sta vivendo ora sul filo del rasoio. Con imprevedibili conseguenze.

Stefano Pravato

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racconti

Les miserables:

do you hear the people sing?

Ok, sono davvero deludente: ebbene sì, non recensirò il romanzo di Victor Hugo, purtroppo non l'ho ancora letto (in verità lo sto leggendo in questi giorni, ma prima che lo finisca...). Allo scandalo!

Comunque, in questa recensione vi voglio proporre non una ma ben due pellicole: la versione più recente, quella del 2012 con Tom Hooper alla regia (il quale ottenne l'Oscar sia per questo che per un suo altro film, Il discorso del re), e quella del 1998, che porta la firma del danese Bille August (Oscar per Pelle alla conquista del mondo).

Il primo è basato principalmente sull'omonimo musical del 1980, il secondo è più sbilanciato verso la trama del romanzo (seppure se ne distacchi di frequente). La storia è più o meno la stessa: nella Francia post-rivoluzionaria, un ex-galeotto chiamato Jean Valjean viene convertito e riabilitato da un pio vescovo e cambia identità, arricchendosi e diventando l'amato e misericordioso sindaco di una cittadina industriale a nord di Parigi. Un malvagio ispettore di polizia, Javert, scopre la sua identità di carcerato e cerca invano per anni di dargli la caccia per tutta la Francia. Intrecciata a questa vicenda è la tragica storia di Fantine, una ragazza madre costretta a separarsi dalla figlia per evitare di essere giudicata come donna di facili costumi dai suoi compaesani. La giovane, pur di riuscire a pagare i locandieri ai quali ha affidato la bambina, diventa una prostituta per poi morire di tisi. La figlia, la bellissima Cosetta, schiavizzata dai crudeli locandieri, è adottata da Jean Valjean e, a Parigi, si innamora di Marius, uno studente membro di un gruppo di ribelli. Seguono rivoluzioni, sparatorie, la prima friendzone della storia (anche Éponine, la figlia dei locandieri, è innamorata di Marius ma lui la vede solo come un'amica) e un suicidio nella Senna (no spoiler). Insomma, un polpettone col lieto fine. Il film di Hooper a dir la verità non mi è piaciuto molto (giù i forconi!), non perché fosse un musical, ma perché la regia era un po' troppo pesante (forse i dieci minuti d'inquadratura di Anne Hathaway, l'attrice che interpreta Fantine, che piange e canta erano troppi?) e mi è sembrato a volte troppo colorato e fantasioso (tipo le inutili farfalle blu che si posano sui capelli di Cosetta o il fatto che Éponine pur essendo una morta di fame sia perfettamente pulita e abbia i denti bianchi e capelli fantastici) con una Parigi che mi ricorda la città nel fiocco di neve del film “Il Grinch”. Però il finale è spettacolare: c’è tutto il cast che sventolava bandiere della Francia cantando una canzone patriottica.

Meraviglioso. Molti in giro per il web hanno dedicato la canzone (Do you hear the people sing?) alle vittime dell'ultimo attentato terroristico nella Ville Lumière.

Il secondo film mi è piaciuto di più: più realistico, più crudo e con personaggi più “sporchi” e umani e non sognanti e glitterati come nel musical. Risaltava molto il colore grigio: grigia la capitale francese e la sua nebbia, grigi i capelli di Jean Valjean, grigio il vestito di Cosetta e grigio il berretto del piccolo Gavroche. Grigie le acque della Senna.

L'unico difetto della pellicola era la mancanza di sensibilità e di pathos; non dava le stesse emozioni del musical, e il personaggio di Éponine era stato completamente omesso (cosa che ha fatto perdere molti punti ad August). Però, niente di irrecuperabile, anche perché a salvare tutto c'è la grandiosa Uma Thurman, qui dagli occhi glaciali, nei panni di Fantine.

Quindi, se riuscite a sorbirvi due ore di canzoni, pianti, tristezza e sparatorie allora dovete assolutamente guardarli tutti e due (ma anche solo uno va benissimo) e se volete potete cimentarvi con il romanzo, superiore a tutto e a tutti. Buona visione!

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Piero Guolo

curiosita’

Un tuffo nel vintage

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Il mondo del vintage si occupa di oggetti realizzati almeno vent'anni prima del periodo attuale; tali prodotti sono molto richiesti a causa della qualità superiore e per ragioni culturali.

Per capire meglio questo "mondo" sono andato in un'azienda a conduzione familiare, specializzata nel recupero di oggetti antichi (in particolare arredi). Lì ho intervistato il titolare riguardo alla storia e al funzionamento dell'azienda: D: Quando è nata l'azienda, e come mai ha scelto di basare l'attività sul recupero di oggetti antichi?

R: L'azienda è nata nel 2013, in seguito a molti anni di esperienza nella ricerca e nella lavorazione del materiale di recupero, e grazie anche alla mia passione per le "cose vecchie ".

D: Come avviene il recupero di oggetti in cattivo stato e di articoli molto grandi e pesanti?

R: Nel caso di un oggetto di grandi dimensioni o di peso elevato disponiamo di vari mezzi: ad esempio, per trasportare blocchi di marmo antichi utilizziamo un camion adatto per quella fascia di peso. Se invece dobbiamo trasportare una colonna viene impiegata una gru o un mezzo adeguato. Per quanto riguarda gli oggetti in cattivo stato, nel recupero è molto importante maneggiarli con cura: se l'articolo è intatto verrà caricato con cura sul camion e trasportato nella sede dell'azienda o in un luogo adatto per essere poi restaurato; se invece l'oggetto non è intatto verrà trasportato a pezzi e poi ricostruito.

D: Può dirmi qualcosa riguardo agli strumenti utilizzati per il restauro?

R: L'azienda cerca di utilizzare il restauro manuale, per preservare così il più possibile l'aspetto antico dell'arredo, vengono quindi utilizzati strumenti come il martello, lo scalpello, chiodi vecchi, carta vetrata, ecc.

D: Dove opera l'azienda?

R: L'azienda per ora tratta in Italia e non all'estero, principalmente nel nord, ma, se siamo interessati, recuperiamo articoli anche dal sud del paese.

D: Ha alcune idee riguardo alla costruzione di nuovi arredi con materiale di recupero?

R: Di solito le idee per eventuali progetti mi vengono dopo aver comprato l'oggetto; ad esempio abbiamo appena portato in sede delle assi di legno recuperate da un vecchio fienile, ed ecco che penso ad una bella scala per un appartamento in stile rustico. Ma alcune volte penso prima al prodotto che voglio realizzare e poi mi metto alla ricerca dei materiali.

D: Come avvicinate il cliente al mondo del vintage?

R: Attuiamo varie iniziative per far toccare con mano al cliente la qualità dei nostri arredi: come l'allestimento di stand fieristici e di showroom. Se il cliente verrà poi in sede potrà scegliere tra i vari articoli in esposizione e, se non dovesse trovare ciò che desidera, realizziamo arredi su misura, con materiali e tecniche d'epoca.

D: Quali sono gli articoli più richiesti?

R: Gli oggetti più richiesti sono arredi in stile vintage, arredi in stile shabby, arredi in arte povera, arredi per giardini, pavimenti antichi, di recupero e anticato. Le cose antiche vengono spesso messe da parte per far spazio alle novità, ma non bisogna dimenticare che rappresentano il nostro passato e mantengono viva la nostra identità storico - culturale.

Pietro Busolin

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sudoku

Vi invitiamo a cimentarvi con questo sudoku. Buon divertimento!

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VENEZIA, 26-28 FEBBRAIO 2016 LICEO CLASSICO-EUROPEO MARCO FOSCARINI

OROSCOPO Amore per villeggiatura solo un mese dura.

Ad ogni uccello il suo nido è bello.

Chi è svelto a mangiare è svelto a lavorare.

E’ meglio tornare indietro che perdersi nel cammino.

Non si fanno frittate senza rompere le uova.

Certe chiacchiere tra amiche sembran rose e sono ortiche.

La superbia va a cavallo e torna a piedi.

A chi ha paura non basta l’armatura.

Da lontano un vaso d’argento pare un calice d’oro

La persona sempre scontenta non trova mai una sedia comoda.

Tra l’incudine martello man mette chi cervello.

e

il non ha

Donna iraconda, mare senza sponda.