n. 8
maggio 2015
anno 28
L AN X
Ephemeris discipulorum licei gymnasiique M. Foscarini
WHY ONLY NOW ?
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LAN
EDITORIALE
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Riflessioni in libertà
(quasi) finito un altro anno al Foscarini, ed è arrivato il momento di fare qualche riflessione su alcuni aspetti della nostra scuola. È per questo che ho pensato di scrivere un articolo su due bellissime iniziative del nostro Liceo, che però sono gestite in modo piuttosto discutibile: il COS e il Foscamun. Iniziamo analizzandone il funzionamento. Nel COS (Comitato Organizzativo Studentesco), tutte le decisioni vengono prese dai due direttori, che sono nominati dai loro predecessori. La lista dei membri del COS non è consultabile. Ogni volta che si presenta l’occasione di organizzare qualcosa, i direttori scelgono le persone che collaboreranno con loro in modo arbitrario. Qual è la funzione del COS? In pratica, si occupa di qualsiasi cosa, dalle elezioni dei Rappresentanti d’Istituto alle partite dell’ultimo giorno di scuola, e da quest’anno interviene anche nel Lanx, nominandone il vice direttore e il direttore creativo. Da quando esiste il COS, ai Rappresentanti d’Istituto è rimasto solo il compito di organizzare l’autogestione: l’unica carica che rappresenta davvero gli studenti, essendo eletta, ha dunque poteri estremamente limitati. Ormai non si fanno nemmeno più Assemblee d’Istituto: in fondo, a cosa servono se tanto tutte le decisioni vengono prese dai direttori del COS? Per quanto riguarda il Foscamun, solo il Segretario Generale e il Sottosegretario Generale sono stati eletti (e nemmeno da tutti i partecipanti, ma solo da delegati e chairs). Tutte le altre cariche del Board sono state nominate dai loro predecessori (il che è evidentemente un problema, visto che il capo dei Systems del Foscamun 2014 ha nominato per l’anno successivo se stesso). Tutti coloro che vogliono collaborare all’organizzazione dell’evento vengono a sapere solo pochi giorni prima (o addirittura la mattina stessa) cosa debbano fare, e raramente il ruolo assegnato loro coincide con la preferenza che avevano espresso: ciò porta ad avere persone che fanno qualcosa che non avevano assolutamente voglia di fare e che, spesso, non sanno nemmeno come farla. La cosa più grave è però che le persone invitate alla serata di gala vengono scelte in modo del tutto arbitrario dal Board, senza alcun criterio oggettivo. Tutto ciò ci spinge a porci alcune domande: l’obiettivo di queste iniziative è soltanto la perfezione formale? E soltanto fare in modo che la nostra scuola appaia bella ed efficiente? E soltanto fare in modo che essa abbia una buona reputazione e che ne parlino i giornali? Oppure l’obiettivo è quello di insegnare qualcosa a tutti gli studenti che vi partecipano, renderli più maturi e responsabili? Insomma, queste iniziative servono a formare automi che obbediscono alla volontà dei capi oppure cittadini consapevoli che svolgano attivamente il loro ruolo nella società? Se è vera la prima alternativa, COS e Foscamun sono perfetti così come sono. Se invece pensiamo sia giusta la seconda, dobbiamo fare un’ulteriore riflessione: la scuola deve insegnare agli studenti com’è il mondo, oppure spingerli a migliorarlo, a renderlo sempre più simile a come dovrebbe essere? Effettivamente, COS e Foscamun rispecchiano perfettamente il mondo di oggi: scarsa partecipazione dei cittadini al processo decisionale, assoluta mancanza di trasparenza, assenza di democrazia, clientelismo, sprechi di denaro pubblico (per il Foscamun sono state spese migliaia di euro per manifesti giganteschi e tonnellate di gadget: non sarebbe stato più utile usare quei soldi per, ad esempio, installare una rete wifi almeno in una parte della scuola?), elitarismo… Ma non sarebbe più bello se la scuola cercasse di insegnare agli studenti a costruire un mondo migliore, in cui ognuno partecipi attivamente, secondo le sue capacità, al perseguimento del bene comune, ovvero la felicità di tutte le persone?
Marco Voltolina
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DULCIS IN FUNDO
(quasi) del tutto necessario commentare quanto scritto, alla luce di una realtà non descritta in modo oggettivo e veritiero. È per questo che abbiamo pensato di scrivere quattro bellissime pagine cercando di chiarire come stanno le cose sulle due terribili, raccapriccianti, odiate e oscure iniziative della nostra scuola: il Comitato Organizzativo Studentesco e il FOSCAMUN. Partendo dal fatto che è vero che tutto è discutibile ma anche che nella discussione si dovrebbe pensare a ciò di cui si parla, c'è del risentimento in quello che è stato scritto, figlio di chi, invece di cooperare e dialogare con le decisioni da prendere, accumula rancore e tesse trame per screditare e far addirittura passare come dannoso l'apporto che tanti, in questi anni, hanno dato alla scuola e alle sue iniziative, solitamente felici dei risultati, FOSCAMUN in primis. Se la memoria non fosse corta, ma ahinoi sembra essere un destino tutto italiano quello di non ricordare, si potrebbe facilmente comparare il numero e la qualità delle iniziative nella nostra scuola da cinque anni ad oggi per comprendere come il lavoro di molti non sia solo stato fondamentale, ma abbia anche cercato di combattere strenuamente chi ancora oggi accusa chi lavora di non riuscire a coinvolgere chi una mano a scuola non l'ha mai data, anzi. Sembra che tutto sia lineare, che gli eventi organizzati si svolgano in automatico e gli studenti, numerosi, che collaborano debbano autogestirsi in una sorta di anarchia organizzata in cui ognuno sa cosa deve fare e può farlo senza alcuna guida. Diciamo a gran voce che le cose non stanno così e che non è tutto semplice come si vuol far credere. Una qualsiasi iniziativa senza una chiara organizzazione con compiti e mansioni ben definiti non ha futuro. E lo si vede dai picareschi tentativi che, in questi anni, hanno cercato di fare da contraltare all’organizzazione puntuale e coerente. La prima cosa da insegnare a scuola, a nostro modo di vedere, è proprio a vivere da cittadini. E vivere da cittadini significa rispettare i ruoli, ascoltare chi ha più esperienza e merito e crescere nel dialogo. Questo appiattimento della competenza e delle capacità in nome di non si sa quale insegnamento scolastico non solo non è da noi condiviso, ma è da noi condannato. Per cambiare le cose, soprattutto in questo paese, si deve proprio ripartire dall'educazione: un'educazione che passa proprio dal non fare le cose alla “tanto siamo a scuola”, alla “tutti sono uguali, bravi uguali, alti uguali, con la stessa disponibilità ad aiutare e la stessa voglia di fare”, ma riconoscendo onestamente chi semplicemente si dà più da fare o le cose le fa meglio. Questa via non comporta l'esclusione di parti del corpo organizzativo, anzi. È la strada più efficace alla cooperazione e all'apprendimento, sempre ammesso che l'obiettivo sia che le cose riescano, funzionino e risultino utili ad altri. Se lo scopo è diverso da questo, se la vera necessità è far fare pratica agli studenti insegnando loro che il risultato finale non conta, che qualunque esito “va bene” allora è il caso che il COS, il Lanx e il FOSCAMUN si facciano da parte, per far spazio ai professionisti del “tanto va bene”, che molto (poco) imparano e nulla realizzano. Con questa sorta di esorcismo di COS, FOSCAMUN e surrogati, si vuole inoltre distogliere gli occhi dal vero merito che questo tipo di organizzazione ha avuto: in questi anni è cambiato il rapporto tra studenti e preside/professori/personale nell'organizzare iniziative. Oggi si collabora, ci si impara a conoscere e questo passa anche per un certo tipo di scelte da prendere in quanto a organizzazione del lavoro. Vista l'ottusità un esempio è d'obbligo: se la preside necessita di alcuni studenti che aiutino la scuola in un'iniziativa deve per forza parlare con uno, o
al massimo due studenti. Non ha altre possibilità. Se si augura poi che le cose riescano (pensiero osceno, non si può credere che l’obiettivo sia un evento ben fatto!) deve poter far affidamento su quei due studenti che sapranno, con coscienza di causa, creare una squadra per raggiungere l'obiettivo finale. Ovviamente nessuno di noi è infallibile, non nascondiamoci che l'errore c’è e ci può stare sempre e che la ricaduta nei soliti trenta nomi talvolta è forzata dai tempi e da un’adesione degli studenti alle iniziative non ancora universale. Tendiamo però a sottolineare che una struttura di responsabilità crescenti c'è in tutto il mondo, in qualsiasi ambito della vita comune e chi dirige non trae solo benefici da quello che fa. È infatti il responsabile ultimo delle scelte prese e sostanzialmente è, del tutto gratuitamente, il primo a svegliarsi la mattina e l'ultimo ad andare a letto. Non dimentichiamolo. Se poi vogliamo parlare di formazione del cittadino sarebbe bene insegnare ai ragazzi che prima di parlare bisogna sapere come stanno le cose, e le cose, lo ripetiamo, non stanno come è stato detto. 1) Esiste un regolamento del COS, consegnato e approvato lo scorso anno dall'allora preside Fiano, in cui si fa luce su questo alone di mistero che il COS sembra essere destinato a portare con sé. Tra le righe del regolamento si legge: I responsabili ultimi, che rispondono direttamente ai rappresentanti d'Istituto e al preside sono i direttori. Si delinea chiaramente il rapporto che i due direttori (speriamo si convenga che qualcuno debba dirigere le operazioni dato che 100 persone non possono autogestirsi) hanno con i rappresentanti d'Istituto i quali hanno potere di veto su qualsiasi iniziativa intrapresa dal COS, eccetto - crediamo sia logico anche se ormai, di logico, c'è poco niente – l'organizzazione delle elezioni d'Istituto. Il fatto che i rappresentanti nel corso dell'anno non abbiano posto alcun veto a questo golpe borghese non è un problema del COS né dei suoi direttori. Forse, e diciamo forse, ai rappresentanti andava bene che qualcuno lavorasse per le attività da loro sostenute. Ma le nostre restano ipotesi. 2) Questo duopolio integerrimo ha anche dei vice-direttori e dei responsabili dei vari ambiti in cui il COS opera. Non ci sembra di aver mai fatto scomparire chi volesse dire la sua. Forse c'è da chiedersi perché non l'abbia fatto. Ma le nostre continuano a rimanere ipotesi. 3) La lista dei membri del COS è consultabile. La tiene a scuola uno dei due direttori in attesa che qualche appassionato, al posto di Kafka o Svevo, la legga tutta d'un soffio. Forse bisogna chiedersi perché nessuna richiesta di consultazione sia mai pervenuta. Mah. 4) L'arbitrarietà della scelta delle persone, un po' come la malizia, sta negli occhi di chi guarda. Le regole del COS prevedono che se l'evento è organizzato dagli studenti ci sia una selezione, se organizzato da studenti e docenti siano i docenti a porre determinati vincoli. Quest’ultimo è proprio il caso del FOSCAMUN dove si dovuto tener conto del voto d'inglese; o il caso del New Design 2014 dove a sfilare dovevano essere ragazze e non De Michelis e Scalabrino con la parrucca. Specifichiamo che i problemi di abbondanza di volenterosi sono rari e attuali: fino a qualche tempo fa, e ancora oggi in alcuni casi, il problema dei direttori era ed è trovare qualcuno che aiuti (vedi il caso della giornata di domenica al FOSCAMUN).
5) La funzione del COS è indicata nel suo regolamento. Carta canta: Il compito del COS consiste nell'organizzazione e nella gestione di tutti gli eventi della scuola - a partire dalle elezioni dei rappresentanti di istituto e di istituto alla Consulta provinciale - e nella creazione e nell'appoggio alle altre iniziative interne. Il fine ultimo è solo e unicamente il bene della scuola e dei suoi studenti attraverso il coinvolgimento degli stessi e dei professori negli eventi che si susseguono, utilizzando le loro attitudini, le loro conoscenze e la loro disponibilità. Il comitato è apolitico e possono farvi parte tutti gli studenti della scuola. Questo deve lavorare sotto la stretta collaborazione del preside, del responsabile degli educatori e del professore responsabile dei rapporti tra docenti e studenti. Che il regolamento consegnato e approvato lo scorso anno sia consultabile è compito dei direttori, che per questo ne tengono una copia cartacea a scuola, disponibile a chiunque voglia leggerla. La consultazione sarebbe molto più veloce qualora i rappresentanti d'istituto si fossero occupati della famosa Area Studenti. Se si fosse occupato anche quella il COS, e magari ora il sito fosse attivo e a disposizione degli studenti, saremmo stati tacciati per l'ennesima svolta autoritaria. 6) Ci scusiamo poi con i lettori del Lanx. Ci scusiamo veramente. Lo scorso anno il COS ha trovato uno sponsor per il giornale, con i fondi ha riattivato il ciclostilato della scuola e ora il Lanx è praticamente gratuito (gratuito per tutte le classi e al prezzo simbolico di 5 euro per chi ne volesse una copia per sé) ed esce regolarmente. Ci scusiamo di cuore: era meglio quando era gestito da due persone, costava un euro a copia e usciva ad intermittenza. Mannaggia, 'sti ragazzi organizzati... 7) Ovviamente ci scusiamo anche per l'organizzazione delle partite del cuore e di quelle “Vecchie Glorie” degli scorsi anni. E delle finali con audio e telecronaca. Chiediamo perdono se non abbiamo coinvolto anche chi passava in fondamenta! 8) In fondo a che cosa servono le assemblee d'Istituto? Hanno proprio la funzione di evitare che si arrivi a tanta disinformazione e a tanto ingiustificato risentimento. Se magari qualcuno che ha qualcosa da dire alzasse la mano in Novembre i rappresentanti d'Istituto s'incuriosirebbero su questo COS e, se hanno qualcosa da dire a nome degli studenti, potrebbero farlo. Ma noi siamo italiani...giochiamo con il cellulare all'assemblea e ci lamentiamo in silenzio codardamente nel corso dell'anno per arrivare a scrivere il 10 Maggio un'avvelenata (e ci scusiamo con Guccini per il termine “avvelenata”) in cui si catechizza. Amiamo lamentarci e poi tiriamo le somme. Far qualcosa no? 9) Il capitolo FOSCAMUN dimostra che l'importante è parlare. Il riscontro dei fatti è superfluo, inutile. Sappiamo tutti come il FOSCAMUN di quest'anno, classista e antidemocratico, sia stato un totale disastro e come nessun studente della scuola sia stato coinvolto o abbia addirittura dimostrato entusiasmo per l'evento. Quello che ancora una volta non si considera quando si parla delle iniziative della scuola è la realtà. Si sosta incantati davanti a un quadro surreale dove tutti sono partecipi, a disposizione e dove il tempo e ancor più le date di scadenza non esistano. Non è così. Non si può certo dire che l'elezione di Secretary General e Deputy Secretary General – che non ringrazieremo mai abbastanza per il lavoro svolto -
non sia stata democratica. Dato che non esiste alcuna regola scritta in cui viene detto che chiunque partecipi al FOSCAMUN dell'anno precedente debba eleggere Secretary General e Deputy Secretary General dell'anno successivo, è stata fatta con i docenti questa scelta, soprattutto per motivi di tempo. Il fatto che sia o meno condivisa non scredita la decisione, onesta, presa da chi l'anno prima dirigeva le operazioni, caricandosi sulle spalle lavoro e responsabilità più che privilegi. Allo stesso modo la scelta dei membri del Board è stata fatta da chi aveva il dovere di farla, ovvero SG e DSG. Chi scrive ignora la competenza e il merito di chi è stato scelto, su candidatura volontaria. Il fatto che il responsabile del System sia stato riscelto, dopo essersi candidato, non autoeletto (ingrata calunnia di incompetenti prestati al teatro dell’assurdo), per quel ruolo dovrebbe essere indicativo: per una volta il merito, in un ruolo così delicato, ha avuto la meglio su discorsi che mascherano e deformano il vero concetto di “democrazia”. 10) Non sappiamo quale sia il modo di fare le cose di chi scrive, ma smentiamo categoricamente che le persone “vengono a sapere solo pochi solo pochi giorni prima (o addirittura la mattina stessa) cosa debbano fare”. Il compito di ciascuno è ben definito diversi giorni prima dell'inizio dell'evento. A testimonianza di ciò ci sono i badge che vengono preparati e stampati in anticipo. Il fatto che i vari gruppi che aiutano lo svolgimento delle sessioni e delle cerimonie sappia in corso d'opera cosa vada fatto nello specifico ci pare ovvio. Ma nulla è ovvio a questo punto e quindi proponiamo un breve esempio. Se la dirigenza, dopo aver parlato con il personale, delibera l'utilizzo della chiesa per il gala solo il sabato mattina è normale che venga detto ai ragazzi solo in quel momento che bisogna aiutare in chiesa. 11) L'esempio ci pone l'assist per parlare degli inviti al Gala. Anche qui regna la disinformazione. Fiumi di parole. Il Board spietato e autoritario deve vedersi approvata ogni decisione dalla preside e dal Board dei professori. Anche nel caso degli inviti per il Gala il Board ha proposto una soluzione che è stata valutata e approvata dai docenti e dalla preside. Considerato che la realtà sia estremamente diversa dal mondo ideale in cui chi scrive crede di essere, scendiamo nello specifico. I posti per il gala erano 300 e tutti gli invitati senza il System erano 260 (delegati, professori del Foscarini e ospiti, sponsor, ragazzi che ospitavano, genitori (2 a testa) o amici (1 a testa) del Board). Per coprire quei 40 posti si è deciso di invitare gli studenti del System partendo dall'ultimo anno a scendere fino ad esaurimento posti. Anche qui rimane un dilemma irrisolto e irresolubile: perché il tutto emerge a metà Maggio? Crediamo sia non per la volontà di chiarire effettivamente le scelte, dialogando, quanto perché l’interesse è solo quello di screditare quanto fatto. Inutilmente e in modo ridicolo. 12) L'obiettivo è senza dubbio far crescere gli studenti. Già che ci siamo facendo in modo che se qualcuno ha qualcosa da dire, invece di agire nell’ombra modello Gestapo vada dal diretto interessato e discuta con lui. Un’abitudine, quest’ultima, alquanto desueta al Foscarini. Altro che scuola “bella ed efficiente”. Ma, come abbiamo già scritto più volte, dissentiamo dal metodo che viene proposto da chi scrive. La perfezione formale non esiste, ne esisterà mai. Tentiamo di avvicinarci ma visti i fondi è anche superfluo provarlo a fare. La scuola “bella ed efficiente” è uno slogan. La scuola è tutt'altro: è dialogo, informazione (non disinformazione!), è migliorarsi sbagliando ma essendo pronti a rimediare, non a ridere dell’errore. Rendere maturi e responsabili significa
proprio assumersi delle responsabilità, rispondere a qualcuno per il proprio operato e possibilmente contemplare, alla fine dei giochi, il buon risultato raggiunto. Il metodo dell'imparare senza rischiare, del non assumersi delle responsabilità e del lavorare sapendo che “tanto va bene lo stesso” non serve a nulla, perché la vita è tutt'altro e se vogliamo diventare cittadini questa è l’unica strada. 13) Sulla ridicola affermazione degli “sprechi di denaro pubblico” ci saremmo anche offesi, ma vista la cretinata ci siamo solamente fatti una risata. Per prima cosa il FOSCAMUN si autofinanzia e per riuscire ad autofinanziarsi deve fare quella cosa che chi scrive ignora: affidarsi agli studenti più competenti per presentare il progetto a diverse enti ed aziende per trovare partnership e fondi. Tutto quello che si fa viene fatto se i soldi ci sono, coscienti di fare qualcosa che nelle scuole “belle ed efficienti” non sanno neanche cosa siano e che lo spreco di soldi non ci riguarda. Sottolineiamo qui che tutte le spese sono approvate dalla preside e dai professori, quindi ogni acquisto è valutato più e più volte. 14) Dulcis in fundo. Finanziare il Wi-Fi. Le scemenze eruttano come lava incandescente. Schizzano come rocce incandescenti. Come già scritto il FOSCAMUN si autofinanzia, quindi i soldi che trova li usa per finanziare e semmai implementare il progetto, non altri eventi o luoghi della scuola. Una rete Wi-Fi fi c'è già e la scelta di non farvi accedere gli studenti alla rete è stata decisa da preside e insegnanti. Forse anche questa notizia andrebbe verificata ad una delle prime assemblee d'istituto dell'anno prima di eruttare (restiamo in tema) l'ennesima scemenza.
Non siamo infallibili, non abbiamo mai avuto la presunzione né la necessità di dire che le nostre scelte e le nostre idee siano le uniche o le migliori possibili. Alla luce dei risultati e dello specchio in cui ci guardiamo la mattina riteniamo di aver aiutato la scuola, sacrificandoci e trovando immensa soddisfazione nel nostro lavoro, con onestà e senza nulla da rimproverarci o di cui vergognarci.
Ringraziamo i nostri amici e collaboratori, che ci hanno aiutato e con noi hanno gioito dei successi, e soprattutto i nostri giudici austeri, per non essere come loro. LA DIREZIONE COS
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LAN
ATTUALITA’
25 APRILE: RICORRENZA O URGENZA?
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enza considerare i – tristi – episodi di totale inconsapevolezza riguardo al valore simbolico della giornata del 25 aprile, di cui i media non hanno esitato a servirsi proponendoli come emblema della decadenza morale che parrebbe stare affliggendo le giovani generazioni della nostra società, resta un dato di fatto, la cui constatazione è parimenti triste; ovvero, che se è assolutamente da escludere che la commemorazione della Liberazione stia perdendo valore, sta invece perdendo popolarità – in termini della sempre minore necessità con cui essa è avvertita. Non si tratta soltanto di una fastidiosa percezione; ne ha fatto accenno anche il presidente della Repubblica durante il breve discorso tenuto a Milano – città che ha, quest’anno, ospitato uno dei cortei più partecipati e numerosi d’Italia – : “la rivolta morale del nostro popolo contro gli errori della guerra, contro le violenze disumane del nazifascismo, contro l’oppressione di un sistema autoritario, non è esercizio da affidare saltuariamente alla memoria” sono le parole con le quali ha voluto esortare la nazione. E la nazione ha risposto, o almeno l’hanno fatto i manifestanti: tra i motti più urlati durante il corteo, quello che recitava: “il 25 aprile non è una ricorrenza: ora e sempre resistenza”, a ribadire che oltre a celebrarne la memoria l’Italia è oggi ancora chiamata ad applicare l’eredità della Liberazione in termini di democrazia,
libertà, speranza, partecipazione. Resta però un’altra triste constatazione; senza, neppure qui, considerare i casi limite – lo squallore delle dichiarazioni dei nostalgici del regime – non si può lasciar passare sotto silenzio la questione delle equiparazioni tra le parti in lotta, che con sempre maggiore insistenza riaffiora. La tanto inneggiata “riconciliazione nazionale” non può, e non deve, confondere i contorni della memoria; la questione esula il puro dibattito storico e storiografico, che pure deve essere dominato dal rifiuto rigoroso di falsificazioni e pericolose reinterpretazioni, ma tratta, l’ha ricordato lo stesso presidente della Repubblica, del “fondamento etico della nostra nazione”. “Politicizzare la società” parlando di 25 aprile non è allora un’iniziativa faziosa, come qualcuno ha ancora il coraggio di sostenere; ma di parte, sì. Dalla parte dell’Italia libera e democratica.
Francesca Ballin
PUNTI DI VISTA
9 maggio: cento passi con Peppino “Sei andato a scuola, sai contare?... E sai camminare?... E contare e camminare insieme, lo sai fare? Allora forza, conta e cammina... 1,2,3... 98, 99 e 100! Lo sai chi ci abita qua? Ah, u zù Tanu ci abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi!” A Cinisi, in provincia di Palermo, era proprio quella la distanza tra casa di Gaetano “don Tano” Badalamenti, capo della cosca del paese, e quella del signor Luigi Impastato, legato anche lui alla mafia, sposato con Felicia e padre di due figli, nati rispettivamente nel 1953 e nel 1948: Giovanni e Giuseppe, detto Peppino. La vita di quest' ultimo viene subito segnata dalla malavita interna prima di tutto alla sua stessa famiglia, quando nel 1963 il suo parente e allora boss di Cinisi Cesare Manzella viene ucciso con un ordigno piazzato nella sua Alfa Romeo, che lui aveva acceso per spostarla. Gli anni passano e Peppino si rende sempre più conto del motivo del grande rispetto che tutti gli abitanti della zona nutrono nei confronti di suo padre... tutti tranne lui: il figlio maggiore, quello che secondo la tradizione rappresenta l'orgoglio di ogni padre, è il primo della sua famiglia che cerca di nascondere in tutti i modi il suo cognome e la storia di violenza e di morte intrisa in quelle nove lettere. Dopo essere stato cacciato di casa proprio dal padre, Peppino fonda nel 1965 il giornalino “L'idea socialista”, nei tumulti del '68 aderisce e diventa dirigente delle attività dei gruppi comunisti e, nel 1976, fa nascere “Radio Aut”, una radio libera autofinanziata con l'obiettivo di denunciare i delitti commessi dalla mafia locale di “Tano seduto”, come lo avrebbe chiamato Peppino da quel momento in poi. La radio comincia ad essere apprezzata soprattutto tra i giovani e la voce della giustizia inizia a riempire il silenzio delle case di tutti i siciliani da Cinisi a Palermo... anche quelli che, forse, era meglio non stuzzicare. Una notte del settembre del 1977, infatti, Luigi Impastato viene investito e ucciso da una macchina e il figlio capisce che non può essere stata una pura e semplice casualità; al funerale del padre, Peppino si rifiuta di stringere la mano ai boss di Cinisi e, l'anno dopo, si candida nella lista di “Democrazia Proletaria” alle elezioni comunali: due scandali che, agli occhi di cosa nostra, erano segno che qualcosa (o qualcuno) andava in qualche modo eliminato. Nel pieno della sua campagna elettorale, Peppino viene ucciso brutalmente il 9 maggio 1978 e il mandante del suo assassinio è proprio Badalamenti, che con il cadavere della sua vittima cerca addirittura di inscenare un suicidio, ponendo del tritolo sotto il corpo adagiato sui binari. L'uccisione in un primo momento passa inosservata (a Roma viene riconsegnato il corpo senza vita del presidente della DC Aldo Moro), ma appena si diffonde, la notizia imprime una decisa sterzata al corso della vita di chi, nelle opere di Peppino, ci aveva creduto. Pochi giorno dopo l'accaduto, gli elettori di Cinisi votano il suo nome facendogli vincere, simbolicamente, le elezioni comunali: anche dopo quella terribile notte buia, una delle tante che stanno a rappresentare i funerali del nostro Stato, la voglia di cambiare ha sempre fatto parte dell'animo non solo della madre e del fratello di Peppino, ma anche di tutti quelli che ancora oggi vogliono la verità e lottano per ottenerla: la mafia uccide, il silenzio pure.
Leonarda Artale
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PUNTI DI VISTA
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La vita ai tempi di Candy Crush
a dilagante mania per i giochi da smartphone che si è impossessata di molti giovani è sintomatica di una tendenza dell'uomo ad essere attratto da ammalianti novità. A.A, Candy Crush o Clash of Clans sono perversioni patogene che capillarmente si stanno diffondendo tra tutta la popolazione hi-tech. Di questi tempi, infatti, è sempre più semplice perdere minuti, ore del proprio tempo libero ( o di un'"interessantissima" ora di letteratura) angosciati da un livello arzigogolato di quelle odiose caramelle o preoccupati per un imminente attacco al proprio villaggio, proprio il contrario di quello che accadeva fino a qualche anno fa, quando eravamo assoggettati soltanto ai giochi di società. Durante ogni partita si aprivano gli immancabili, aspri conflitti tra amici per proprietà illegalmente acquisite a Monopoli o affitti troppo esosi, ma ora pare che il mondo digitale li abbia ampiamente surclassati. Che dire, la distrazione è qualcosa cui ogni uomo è subordinato; inevitabile e ineluttabile ci colpisce nei momenti di noia e nei momenti decisivi. Il problema si manifesta quando questi giochi ossessivo-compulsivi creano dipendenze cui diventa difficile sottrarsi. Il pericolo che ciò evolva poi in una perversione per il gioco d'azzardo non è indifferente:ovviamente dietro queste app non si celano quasi mai palesi scopi di lucro, però spesso siamo letteralmente vincolati a questi invitanti giochetti. Marco Scalabrino
Quando a portare i pantaloni è una donna di ferro…
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estire una donna con abiti maschili è stato sicuramente un grande atto di emancipazione nel corso degli anni. Elizabeth Smith Miller e Amelia Bloomer, due attiviste americane per i diritti delle donne, furono le prime a presentarsi in pubblico indossando dei pantaloni, capo considerato tipicamente maschile. Successivamente però questa scelta innovativa si diffuse anche tra i più noti stilisti. Come ad esempio Gabrielle Chanel che nel 1920 tagliò i capelli alla garçonne vestendo spesso con pantaloni, giacca e cravatta. Fu poi Yves Saint Laurent, il primo, nel 1966, a lanciare lo smoking da donna, dopo di lui Giorgio Armani che nella seconda metà degli anni '70 riportò sulla donna l'abbigliamento maschile; ed ancora Jean Paul Gaultier, il quale negli anni ’80 iniziò a vestire le donne esattamente come gli uomini, con abiti gessati e scarpe stringate. Eppure in pochi sanno che in una grande nazione europea come la Francia fino a qualche anno fa per le donne esisteva il divieto, in forza di una vecchia legge, di vestire con i pantaloni. Proprio nel paese di Yves Saint Laurent e di tanti altri grandi stilisti fu necessario aspettare fino al 2013 perché per iniziativa di una giovane ministra del governo Hollande si decidesse di abrogare quella norma anacronistica e giustamente non più rispettata di due secoli prima. Le donne possono “abbandonare gli abiti del proprio sesso solo per motivi di salute. Tutte le donne che, dopo la pubblicazione della presente ordinanza, si travestiranno da uomo senza aver sbrigato le formalità prescritte lasceranno intendere di avere la colpevole intenzione di abusare del loro travestimento”, recitava la tanto rigida quanto paradossale disposizione. Oggi invece per tutte noi è un fatto normale indossare jeans e pantaloni di ogni tipo e colore, ma anche questo indumento è un simbolo, è bene ricordarlo, dell’evoluzione del nostro costume e dello sviluppo delle nostre società. Aurora Martella
IPSE DIXIT Carlo- prof lo sa che mi hanno rapito gli ufo? Andreolo- si peccato che ti abbiano restituito Gottardi: Leonardo, guarda che la prossima che ti darò sarà “l‘allievo Cruciani risulta sgradevole in tutte le sue forme, dal ciuffo in giù!” Sabbadin: Stanno tutti dormendo. E’ l’effetto Foscamun più nonna Sabbadin Carlo- ma prof si dice caffè o cafee ? Andreolo - ma qual'è la differenza scusa? Carlo- prof ma non vede che ci sono due "f" in più su caffè? Il giorno dopo il cambiamento dell ora Andreolo- questa che ora dovrebbe essere? ( storia o filosofia ?) Carlo- le 7:15 prof
NOS DIXIMUS (Parlando della rivoluzione americana) - Carlo: facciamo anche noi la rivoluzione - Bobo: si ma facciamo i colti... andiamo con le penne!!! - Carlo: prof se vuole può partecipare anche lei!!! - Andreolo: la Pensilvania da chi è stata fondata? (Dopo alcuni tentativi) - classe: da Pen -Bobo: e da Silvano Treddy- io sono Batman! Andreolo- e Spiderman chi è? Bobo- Spiderman è l’uomo ragno!! Carlo- anche il cioccolato è svizzero! Andreolo- non è svizzero Bobo- infatti è novi! Billi: Ma in Giappone sono avantissimo: sono cinesi!
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OPINIONI
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LAN
Tra le macerie di un Nepal in ginocchio
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l 25 aprile 2015 un fortissimo terremoto ha devastato il Nepal, colpendo principalmente la città di Kathmandu con un bilancio di oltre 4 mila vittime e 7 mila feriti. La scossa violenta ha distrutto non solo gli edifici delle città e le abitazioni ma anche monumenti e patrimoni importanti del Nepal come la torre Dharahara e la valle in cui si trova Kathmandu, ospite di siti storici molto importanti. La torre Dharahara é una torre di nove piani, alta quasi 62 metri, dotata di un balcone all'ottavo piano che offre una meravigliosa vista sulla valle di Kathmandu. E’ stata ricostruita nel 1934 e riconosciuta come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Anche la valle di Kathmandu, che con i suoi meravigliosi templi é meta di culto e pellegrinaggio dei seguaci delle religioni Indú e buddhista, è stata dichiarata patrimonio mondiale nel 1979. Con questo articolo volevamo ricordare che il territorio nepalese, ora coperto da fango, polvere e lacrime, rimarrà comunque, appena il Paese si sarà risollevato dalla catastrofe naturale che l’ha colpito, un'interessantissima meta di viaggio, i cui monumenti e i siti storici non vanno dimenticati perché molto importanti per l’umanitá intera.
Laura Ruggi Leonardo Torcellan
Una risata al giorno toglie il medico di torno!
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rmai è noto a tutti che ridere faccia bene alla salute ma pochi sanno che questa teoria è stata provata scientificamente dalla “Gelotologia “ (scienza del riso). Perché? Semplice, ridere coinvolge tutte le parti del corpo: ad esempio l’esplosività e la spontaneità della risata si ripercuotono sulla chimica del sangue che si verifica con una generale caduta della tensione e con una sensazione di liberazione. Ciò dipende dal fatto che ridere stimola l’aumento delle “ betaendorfine” da parte del cervello e del cortisolo, generando una sensazione di benessere e assenza di dolore. Le prime conferme sull’efficacia di questa terapia arrivarono negli anni ’80 con il caso del giornalista Norman Cousin che, colpito da una malattia mortale, decise di curarsi guardando film comici e assumendo vitamina C. In un anno, contro ogni aspettativa, guarì del tutto. Si può quindi parlare di un effetto psicosomatico, ovvero di un’influenza reciproca tra corpo e mente: il buon umore rafforza le difese immunitarie, gli stati depressivi, invece, favoriscono l’insorgere di malattie. … State male? Dimenticatevi dei medicinali e iniziate a ridere! “ La vita è uno scherzo cosmico. (…) Prendila seriamente e la perderai. Comprendila unicamente attraverso il riso.” –Cit. Osho
Ludovica Violato
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ARTE & CULTURA
Van Gogh , l' arte di saper ricominciare incent Van Gogh, uno dei pittori più influenti della seconda metà del XIX secolo, il più indagato e imitato in assoluto, visse solamente 37 anni , ma la sua vicenda biografica ci insegna molto :la sua è la storia di un' anima fragile che ad ogni fallimento trova il coraggio e l' intelligenza di risorgere dalle ceneri della sconfitta, di reinventarsi e sfidare la sorte. Van Gogh nacque almeno quattro volte. La prima nel 1853 a Zundert , in Belgio, dove passò 11 anni a costruire l' intimo rapporto con la natura, costante nella sua produzione artistica, fino a quando un giorno il padre , un pastore protestante, decise che il figlio avrebbe dovuto frequentare il collegio. Qui inizia una nuova fase fatta di solitudine e malinconia, che il pittore identificherà sempre con il giallo della vettura su cui i suoi genitori si allontanarono da lui. Quel giallo sarà anche il colore che comunica tutta la sua voglia di vivere, di riassaporare la joie de vivre dopo un fallimento, come simbolicamente rappresenta la casa gialla di Arles. Interrotti gli studi, per un periodo di tempo fu costretto a fare il mercante d' arte, ma si allontanò da quell' ambiente perché convinto che le fredde regole dell' economia non si potessero applicare alla poesia delle tele. Tentó poi di diventare predicatore, sulla falsa riga del padre, ma quel ruolo non gli addiceva. Dopo aver tanto aggirato la questione, Vincent decise di diventare pittore , e qui nacque per la quarta volta, probabilmente quella definitiva. Iniziò per lui un pellegrinaggio che lo portò soprattutto a Londra, a Parigi e nella Provenza, nella cui luce riscoprì un entusiasmo dimenticato. Pur avendo iniziato a dipingere a 30 anni , debuttando nel 1885 con I 'Mangiatori di patate', fino alla sua morte dipinse più di 800 e tele e 1000 disegni. La testimonianza più profonda della sua attività ci perviene dallo scambio epistolare che intrattenne con il fratello Téo, l' unico a sostenerlo ed aiutarlo nei momenti di estrema povertà e malattia. Van Gogh morì suicida a Auvers-sur-Oise sopraffatto dai problemi di alcolismo e solitudine, consumato dalla sifilide, rifiutato e allontanato dalla società. La sua genialità folle lo portó a trovare il coraggio di sfidare la morte stessa. Beffeggiando le rigide regole accademiche della rappresentazione anatomica, dipinse infatti lo 'Scheletro con sigaretta accesa'; ebbe però approcci più delicati verso il suo inesorabile destino, comparandosi talvolta a girasoli dalla breve ma intensa vita, a un piccolo libro all' effimero lume di una candela, oppure ritraendosi in decine di modi diversi, sempre perforando la tela con uno sguardo deciso e malinconico, che in realtà ci trasmette la vera essenza di un' anima che non avrebbe saputo esprimersi meglio che senza dire nemmeno una parola.
Valentina Guido
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OROSCOPO
Strada spianata per tutti i vogliosi, Eros è con voi. Voglie in aumento soprattutto a fine mese, quando un nuovo incontro o l’amore di sempre ti regaleranno qualcosa di magico. Non tutto ciò che scotta brucia, ma fate attenzione.
Troppi rimpianti dovuti a rinunce che non dovevate imporvi, cari Ariete. Comportamento opposto alla vostra natura, siate primavera, stagione che più vi rispecchia e alla quale, infondo, appartenete. Innovazione, entusiasmo e impulsività siano le vostre parole chiave questo maggio. Sarete all’altezza di qualsiasi situazione: datevi una smossa, non dormite sugli allori e abbiate fiducia nelle vostre capacità. In questo periodo un po’ sottotono concentratevi piuttosto sulla vostra vita personale, vi darà più soddisfazioni. Impollinare è la vostra parola chiave.
Lasciate da parte l'emotività, è spesso il vostro più grande limite. I limiti li detestate, voi scorpioncini, seguite la vostra natura. State vicini alle persone che amate, vi aiuteranno in questo periodo di indecisione ma soprattutto lasciatevi andare.
L’amore si risveglia, insieme alla bella stagione e ai fiori ,nei rapporti che hanno subito qualche tempesta torna il sereno. Provate a giocare un po’ e mirate a riconquistare la vostra tipica leggerezza. Uscire dagli schemi sarà il vostro unico vero obbiettivo.
Dovrete abdicare al solito fatalismo e a certi sogni fumosi e irrealizzabili. Siate più razionali e convinti, grinta e denti stretti. La fine è fine vicina, tenete duro!
Periodo di grossi tormenti e battaglie, cari Cancerini, però abbiate fede tutto quello che nasce in questo mese sarà protetto dalle stelle. Sella il tuo cavallo, amplia i tuoi orizzonti e parti per una nuova avventura. Da fine mese tornerai a sapere cosa vuoi, ma soprattutto chi.
Caro Capricorno, ti senti pronto per un grande salto: è tempo di aprire il cassetto dei progetti impossibili e delle ambizioni più sfrenate. Buttati e sfida il destino, testa alta e idee chiare saranno il vostro abc questo maggio.
La tua indole di fuoco è propensa a scaldarsi facilmente e i piccoli conflitti mineranno la vostra serenità. Non scoraggiatevi però, le stelle sono con voi. Da stabilizzare invece sono i nuovi amori, che forse non sono all'altezza di quelli di sempre.
Gli astri, dolci acquario, consigliano di non essere troppo rigidi e di non criticare tutti con eccessiva severità: ricordatevi l'esistenza del Karma! Siate più umili e accomodanti, per una volta!
Periodo di azione e determinazione, prendete in mano le redini, che da un po’ di settimane vi sono scappate di mano. É tempo di agire cari verginell , svegliatevi dal letargo e concedetevi una frivolezza, ma soprattutto volgete il vostro sguardo al futuro e ciò che può rendervi davvero sereni..
Questo mese siate d'aiuto agli altri più che a voi stessi, non ne avete bisogno, tutto sembra andare a gonfie vele! Intuizione e sensibilità vi caratterizzano per natura, non sottovalutate quindi i vostri possibili successi da psicoterapeuti.
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