Abbattimento o mantenimento dell'albero?

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Abbattimento o mantenimento dell’albero? Dr. Agr. Riccardo Antonaroli studioantonaroli@antonaroliriccardo.191.it http://www.reteimprese.it/studioantonaroli

Giardinieri – Congresso di categoria Modena 25 maggio 2017


Di cosa parleremo? • La stabilità degli alberi: una introduzione al problema. • La perizia di stabilità. • Autorizzazione all’abbattimento.


Gli alberi sono strutture statiche e dinamiche


Un albero sano è gestito bene


Gli interventi sugli alberi hanno sempre degli effetti


Gli alberi producono legno per rispondere a due esigenze fisiologiche: sostegno meccanico e conduzione dell’acqua


Da dove penetrano i funghi? • Corteccia inclusa • Rami morti o spezzati • Ferite • Radici danneggiate • Radici morte


Da dove penetrano i funghi? • Corteccia inclusa in Quercus robur

• Larve del lepidottero Cossus cossus: dalle gallerie possono penetrare funghi


Meccanismi di difesa

Quando un albero è ferito, la superficie esposta può diventare la sede iniziale di un processo di degradazione del legno. Per proteggersi dalla diffusione del decadimento verso i tessuti sani, gli alberi mettono in atto dei meccanismi per isolare l’area malata.


Meccanismi di difesa: la catena di microrganismi • Appena l'albero è ferito i microrganismi presenti sulla corteccia e nell'aria contaminano la superficie della ferita. Molti di essi sono in grado di colonizzare il legno e di invaderlo, nonostante l'albero produca sostanze chimiche che ne inibiscono lo sviluppo. Inizialmente sono piĂš attivi i microrganismi pionieri (funghi imperfetti e batteri) che utilizzano il contenuto delle cellule dello xilema. Successivamente prendono il sopravvento i funghi agenti di carie, che hanno la capacitĂ di degradare la cellulosa e la lignina della parete cellulare.


Meccanismi di difesa


Successione dei microrganismi • Inizialmente sono piÚ attivi i microrganismi pionieri (funghi imperfetti e batteri) che utilizzano il contenuto delle cellule dello xilema.


Meccanismi di difesa


Meccanismi di difesa: zona di barriera • Fisicamente molto sottile (1-3 mm), impregnata di acqua e composti tossici (fenoli, acido gallico, ecc). • Resistente, ma fisicamente fragile (tagli, urti, danni da freddo, stress idrico estivo)


Meccanismi di difesa e di attacco • Inonotus hispidus: aggira la zona di reazione dell’albero durante il periodo di stasi vegetativa, in cui tale zona è inattiva


Meccanismi di difesa e di attacco • Fagus sylvatica: G. adspersum può usare le zone di reazione come substrato nutrizionale, per digerire meglio i polifenoli.


Meccanismi di difesa e di attacco • Sophora japonica: i vasi attivi nel trasporto sono solamente quelli degli ultimi due anni di accrescimento e, data la facilitĂ genetica a formare tille occludenti, la diffusione di carie è lenta.


Specie con buona capacità di compartimentazione • • • • • • • • •

Fagus grandifolia Ulmus americana Carpinus caroliniana Acer nigrum Juglans nigra Nyssa sylvatica Fraxinus quadrangulata Crataegus spp. Fraxinus americana

• • • • • • • • • •

Celtis spp. Carya spp. Gleditsia triacanthos Gymnocladus dioicus Quercus spp. Diosypros virginiana Acer saccharum Liquidambar styraciflua Platanus occidentalis Sophora japonica


Mai rompere le barriere


Deperimento degli alberi


Deperimento degli alberi e carie • Riduzione e ritardo dei processi di cicatrizzazione • Riduzione e ritardo nella produzioni dei metaboliti con attività antifungina • Riduzione e ritardo nella formazione della zona di barriera


Deperimento degli alberi e radici • • • • • •

riduzione della biomassa lesioni necrotiche necrosi delle radici assorbenti diminuzione delle micorrize vitali aumento produzione essudati radicali favorito attacco funghi patogeni


Anche gli alberi si arrabbiano


Anche gli alberi si arrabbiano: ma nessuno ci crede • Quercus robur nel 1996: sintomi di deperimento

•Quercus robur nel 2011: il ribaltamento. Le radici erano totalmente cariate


Valutazione di stabilità • Il pericolo è la propensione al cedimento dell'albero o di sue parti oppure, in termini statistici, la probabilità che si verifichi un cedimento. Questo è ciò che valuta l'analisi, visuale o strumentale, della stabilità. • Il rischio è formato dal prodotto tra la pericolosità insita nella pianta e la vulnerabilità del luogo di potenziale caduta e, quindi, dalla relazione che lega la probabilità del verificarsi di un evento pericoloso ai danni che questo può provocare alle persone e ai manufatti (target).


Valutazione di stabilità: cosa serve per farla? • Metodologia di lavoro • Conoscenze botaniche, fitopatologiche, fisiologiche, tecnologiche, meccaniche • Conoscenza caratteristiche pedologiche e climatiche dell’area


Le fasi di lavoro Controlla prima di potare Valutazione statica e sanitaria Potatura Consolidamento

Abbattimento


Metodo V.T.A. (Visual tree assessment) Stima del pericolo di caduta degli alberi: a. controllo visivo dei difetti e della vitalità dell’albero b. analisi strumentale degli eventuali difetti riscontrati c. determinazione della dimensione del difetto e della qualità del legno


Metodo S.I.A. (Static integrated assessment) • calcola la capacità di sopportazione di carichi (ossia della forza del vento), una volta che sono determinati dati quali: – – – – –

l’altezza dell’albero la forma della chioma il diametro del tronco la specie botanica l’esposizione dell’albero


Metodo S.I.A. (Static integrated assessment) Le 3 componenti di calcolo hanno pesi differenti: • Materiale 14% • Geometria 14% • Carico del vento 72%


Metodo S.I.A. (Static integrated assessment): materiale

• legno verde (“ legno vivo”) di rami, fusto e radici primarie è la componente che ha un ruolo determinante nel resistere alla forza del vento • legno verde ha un notevole comportamento elastico: sopporta le maggiori sollecitazioni secondo le leggi della statica • grande differenza di comportamento tra le specie: Quercus robur ha capacità di resistenza alla compressione doppia (2,8 kN/cm2), di Aesculus hippocastanum (1,4 kN/cm2). Le altre specie sono comprese tra questi due estremi


Metodo S.I.A. (Static integrated assessment) • Per mezzo di alcuni grafici di riferimento, ricavati da Wessolly, è possibile calcolare se il diametro del tronco è sufficiente a sopportare il carico di vento (intensità di Beaufort di grado 11 = 32,6 m/s), stabilendo di conseguenza il fattore di sicurezza statica ottimale della pianta (Sb). Con valori elevati di Sb, cioè se il diametro è più grande di quello necessario per resistere alla forza del vento, l’albero dispone di un’elevata riserva statica e può essere accettata una certa quantità di legno degradato


Metodo SIM (Static integrated methods ) • Valutazione statica con cui si rilevano valori esatti di compressione e tensione indicativi della resistenza al carico di un singolo albero. • Il sistema misura le risposte delle fibre legnose superficiali sotto un carico controllato, utilizzando l’elastometro sul tronco e l’inclinometro sul colletto


Valutazione di stabilità: misure • E’ indispensabile misurare con precisione: – Altezza albero – Altezza inserzione chioma – Diametro tronco – Inclinazione tronco – Ampiezza chioma


Valutazione sanitaria e strutturale: 2 cose differenti • Ribaltamento di Picea excelsa senza sintomi sanitari evidenti, con grave alterazione del legno al colletto, ma non dell’alburno. L’albero aveva subito l’innalzamento del piano di campagna. • Gli alberi hanno una fisiologia decentrata: sopravvivono anche con gravi deficit strutturali.


Valutazione di stabilitĂ


Importanza della parte periferica del tronco • All’interno di un albero, le maggiori sollecitazioni sono sopportate dagli ultimi anelli di accrescimento (se sani e con umidità superiore al 30%): tale spessore è infatti caratterizzato da una notevole capacità elastica.


Importanza della parte periferica del tronco e del suo diametro • Il carico per fibra all’interno del tronco diminuisce con l’aumentare del diametro: al raddoppio del diametro la sollecitazione subita da una fibra cala a solo 1/8.


Capitozzatura • provoca formazione di monconi morti, rami e branche male ancorati e dalla base spesso alterata • causa riduzione delle riserve dell’albero, che è più recettivo alle avversità • causa la morte di parte delle radici: la stabilità dell’albero è compromessa


Conseguenze capitozzatura


Capitozzatura: ramo epicormico

• I rami epicormici non formano il “cono del ramo” o lo formano dopo più di 10 anni dallo sviluppo


Perdita della corteccia • Indice di grave alterazione del legno sottostante.


Difetti • Il difetto è la manifestazione visibile che l’albero può potenzialmente cedere.


Cause abiotiche di schianti e ribaltamenti • Altre cause: • Sollecitazioni – improvviso statiche: peso isolamento della proprio, peso della pianta per neve, peso del l’abbattimento di quelle vicine ghiaccio (anomali h/d e • Sollecitazioni profondità chioma) dinamiche: vento – cattivi ancoraggi radicali dovuti a terreni superficiali, pesanti o mal drenati


Cause abiotiche di schianti e ribaltamenti Un esempio: i difetti del Cedrus deodara Secondo il California Tree Failure Report Program, degli 82 casi di caduta di Cedrus deodara analizzati, la suddivisione in base alle parti interessate è la seguente: tronco 7%, branche 74%, radici 18%. La causa è in gran parte dovuta a difetti strutturali e non a decadimento del legno: eccessivo peso apicale delle branche 42% e eccessiva densità della chioma 11%.


Cause abiotiche di schianti e ribaltamenti • I cedri cresciuti in spazi insufficienti sviluppano grandi branche assurgenti (reiterazione) che possono rompersi sotto il proprio peso.


Summer branch drop • Branche si schiantano all’improvviso in giornate calde, prive di vento, con un basso contenuto idrico nel terreno


Cosa è la carie del legno • Alterazioni in conseguenza delle quali il legno perde le sue caratteristiche fisicomeccaniche e si disgrega fino a trasformarsi in un ammasso spugnoso o polverulento. Queste alterazioni sono il risultato della degradazione della parete lignificata delle cellule ad opera di enzimi secreti da funghi lignivori.


Cosa è la carie del legno • I tessuti della pianta sono degradati da microrganismi che, ricavando energia dalle sostanze che li costituiscono, provocano una perdita delle loro caratteristiche fisicomeccaniche. • L'attacco fungino avviene tramite ferite presenti su rami, tronco e radici, in particolare su piante per qualche motivo indebolite o soggette a stress. E' molto difficile che una specie parassita attacchi piante integre e in perfetta salute.


Esempio carie del cilindro centrale (Heart rot) • E’ la carie che più spesso si rinviene a carico del tronco. E’ importante calcolare se lo spessore della parte residua è sufficiente a garantire un accettabile livello di pericolo.


Esempio: “root rot” • E’ il danno più grave e pericoloso: indebolisce la pianta riducendone la stabilità e rendendola più vulnerabile agli agenti atmosferici.


Esempio: “root rot� Schianto di Picea excelsa con carie di una radice strutturale e del colletto.


Esempio: carie dell’alburno (Sap rot) • L’alburno assolve sia alla funzione di sostegno, sia alle funzioni fisiologiche (conduzione ed accumulo) e partecipa attivamente alla vita dell'albero perché le cellule servono alla conduzione della linfa grezza.


Funghi cariogeni • Deperimento della pianta e perdita della funzione meccanica da parte del legno alterato, con la possibile rottura del tronco, delle branche e dei rami. • La grande maggioranza delle specie fungine è agente di carie bianca, pochi sono gli agenti di carie bruna e sono tutti Basidiomiceti, che crescono di preferenza su conifere.


Funghi cariogeni: localizzazione • Funghi della parte basale del tronco e del colletto: per esempio Ganoderma spp. E’ questo il danno più grave e pericoloso perchè indebolisce la pianta riducendone la stabilità e rendendola più vulnerabile agli agenti atmosferici con la possibilità di schianto improvviso • Funghi della parte apicale del tronco e delle branche: per esempio Phellinus spp. e Polyporus squamosus


Funghi cariogeni


Funghi cariogeni: Inonotus hispidus • Entra nel cilindro centrale del tronco o dei rami tramite ferite e tagli: lunghe lesioni corticali. • Quando invade l’alburno: può distruggere il cambio.


Funghi cariogeni: Inonotus dryadeus • specifico delle querce, sulle quali cresce alla base o sulle radici • attacca il legno tramite ferite nelle radici. • man mano che la carie si estende si nota riduzione della vitalità e corteccia necrotica alla parte basale del tronco


Funghi saprofiti: Agrocybe aegerita, Auricularia auriculae-giudae, Flammulina velutipes, Trametes hirsuta • Saprofiti: si nutrono di legno morto e ne indicano la esistenza


Gli insetti e il legno

Gli insetti possono attaccare il legno per due motivi

perchÊ il legno è utilizzato come substrato nutritivo (di crescita); utilizzano le molecole che compongono il legno come nutrimento (es. Cerambix spp.) perchÊ il legno e utilizzato come substrato per la costruzione di nidi per proteggere le uova e successivamente i neonati (es. scolitidi)

Gli insetti che utilizzano il legno come sostanza nutritiva (insetti xilofagi) sono il gruppo di insetti responsabili dei danni maggiori per questo tipo di materiale quando asciutto (legno da opera).


Insetti xilovori su Quercus: Cerambix cerdo


Insetti xilovori su Quercus: Cerambix cerdo


Le radici • Un buon apparato radicale: cordoni radicali distribuiti in modo uniforme sulla circonferenza, corteccia saldamente attaccata al legno, assenza di fori di rodilegno o carpofori


Radici ed età dell’albero


Radici di alberi adulti


Le radici: danni da opere


Radici strozzanti e avventizie

Le radici strozzanti, avvolgendosi attorno alla base del fusto, causano la compressione dei tessuti impedendo l'accrescimento diametrale del tronco. In questo modo limitano l'afflusso di linfa elaborata, il cui tessuto di conduzione si trova subito sotto la corteccia. Ricevendo poco nutrimento l'apparato radicale stenta a crescere, riducendo molto la capacità di ancoraggio al suolo. Lo sviluppo della chioma continua, invece, inalterato, dato che i vasi che conducono la linfa grezza sono molto più numerosi, in più cerchie annuali e più in profondità nel fusto. La chioma ha quindi le sostanze necessarie per crescere, ma al suo volume e peso non corrisponde un adeguato volume e un adeguato peso della zolla in grado di ancorare l'albero.


Le radici strozzanti: errori di impianto, in vivaio e genetica • Impediscono l’allargamento del colletto • Ostacolano la traslocazione • Favoriscono il decadimento del legno • Favoriscono il ribaltamento dell’albero


Radici avventizie: errori di impianto e di gestione • Utili per l’assorbimento di acqua ed elementi minerali • Utili per la produzione di ormoni • Non utili per la stabilità dell’albero


Radici e materiali della zolla • I materiali sintetici non si degradano in tempi compatibili con lo sviluppo delle radici, che non si allargano e/o sono strozzate: STABILITA’ RIDOTTA!


Radici e ribaltamento • Pinus pinea è una specie molto soggetta a ribaltamento SU ARGILLA. Il sollevamento del disco radicale sul lato in tensione indica che è in atto la rotazione del disco radicale.


Radici e ribaltamento • Nei terreni asfittici l’apparato radicale è molto superficiale: predisposizione al ribaltamento.


Rottura di branche e rami Si stima che: • 80% dei danni a persone e cose sia causato dalla rottura di branche e rami • 20% dei danni a persone e cose sia per schianto o ribaltamento dell’albero


Rami codominanti • minore resistenza meccanica data dal particolare angolo di inserzione, riconducibile ad una “V”, • ripiegamento verso l’interno della corteccia compresa tra la branca o la biforcazione ed il fusto principale


Rami codominanti Osservare la conformazione del corrugamento della corteccia al punto di inserzione dei due rami: • Se corrugamento forma una cresta verso l'alto all'interno delle due ramificazioni: unione forte • Se nel punto di inserzione la corteccia si ripiega verso l'interno: corteccia inclusa che separa i due rami. Unione debole


La fine dei rami codominanti: Cedrus deodara


Rottura meccanica dei rami • Ramo con rottura per delaminazione (“trave della sventura”): eseguire potatura di riduzione


Alberi sani ma pericolosi • rapporto altezza della pianta / diametro a 1,3-1,5 m di altezza (h/d) (rapporto di snellezza o indice di rastremazione) • altezza inserzione chioma (profondità della chioma)


Alberi sani ma pericolosi Non solo il carico del vento o la forza di compressione del legno possono indurre fratture di flessione: anche la ridotta dimensione diametrale influenza molto la sicurezza di un fusto durante gli eventi meteorologici


Alberi sani ma pericolosi   h/d inferiore a 35: pericolo di schianto e ribaltamento basso (Per Pinus pinea il valore è 15)   h/d tra 35 e 50: pericolo di schianto e ribaltamento medio-basso   h/d tra 51 e 70: pericolo di schianto e ribaltamento medio   h/d tra 71 e 100: pericolo di schianto e ribaltamento alto. Per le conifere appartenenti a specie facilmente soggette a schianto, come Pinus pinea, immediata riduzione della pianta o, se accompagnato da altri difetti strutturali, abbattimento • h/d superiore a 100: pericolo di schianto e ribaltamento molto alto. Immediata riduzione della pianta o, se accompagnato da altri difetti strutturali, abbattimento


Alberi sani ma pericolosi

  Sb superiore a 150%: pericolo basso

  Sb tra 100% e 150%: pericolo moderato. Sulla base delle condizioni ambientali e, in special modo, dell’esposizione ai venti dominanti presenti in zona, definire criteri operativi per riportare la pianta ad un adeguato range di sicurezza   Sb tra 100% e 50%: pericolo medio. L’albero non presenta condizioni di stabilità sufficienti. Conservazione ammissibile soltanto senza alterazioni significative del legno e se si attuano gli interventi di manutenzione straordinaria descritti • Sb inferiore a 50%: pericolo elevato. Conservabili gli alberi per i quali il valore è dovuto allo stadio giovanile, privi di alterazioni del legno. E’ indispensabile eseguire immediatamente le prescrizioni indicate


Alberi sani ma pericolosi • La sola inclinazione non è sufficiente a giustificare un abbattimento.


Alberi sani ma pericolosi • Inclinazione del tronco = oppure > 45° e insieme altri difetti strutturali: albero da ABBATTERE!


Alberi sani ma pericolosi • Alberi a ceppaia: esemplari potenzialmente più deboli, con punti di ancoraggio al colletto o nella parte basale del tronco dal più elevato pericolo di rottura in età adulta e, quindi, maggior peso di carico. La maggiore propensione alla rottura per “scosciatura laterale” dei tronchi si ha nel caso delle inserzioni codominanti


Alberi sani ma pericolosi • Mancato allargamento e/o approfondimento delle radici.


Alberi che sembrano sani, ma pericolosi • Costolatura appuntita indice di frattura interna in corso di ampliamento.


Alberi che sembrano sani, ma pericolosi


Alberi malati, ma non pericolosi • cuore bagnato batterico: batteri che si sono introdotti nella struttura legnosa attraverso ferite. L’emissione all’esterno di liquido, tossico per il legno nuovo, dato dai cataboliti dei batteri, ha un positivo effetto drenante


Le specie arboree sono tutte eguali? Specie problematiche sotto l’aspetto statico Acer negundo Acer saccharinum Ailanthus altissima Catalpa bignonioides Cedrus atlantica Cedrus libani Cercis siliquastrum Koelreuteria paniculata Lagerstroemia indica Liriodendron tulipifera Paulownia tomentosa Picea excelsa Pseudotsuga menziesii Robinia pseudoacacia


Le specie arboree sono tutte eguali? Specie dalle ramificazioni fragili Acer rubrum Acer platanoides Acer saccharinum Acer negundo Populus spp. Salix spp. Sophora japonica


Una specie molto problematica: Pinus pinea • I tipi di cedimento: a) Cedimenti per ribaltamento della zolla; b) Cedimenti del fusto o di sue parti per la presenza di morfologie errate; c) Cedimenti per l’uso di materiale vegetale mal conformato; d) Cedimenti di rami per potature errate (“code di leoneâ€? sbilanciate); e) Cedimenti di rami appesantiti o sollecitati dai carichi aggiuntivi (neve e ghiaccio); f) Cedimenti improvvisi al termine del ciclo di vita, prima del decadimento fisiologico.


Principali modalitĂ di rottura degli alberi


Principali modalitĂ di rottura degli alberi: orecchie del diavolo Le punte aguzze di legno (“Orecchie del diavoloâ€?) si formano al confine tra legno solido dei cordoli radicali e cilindro centrale deteriorato.


Principali modalitĂ di rottura degli alberi: orecchie del diavolo


Principali modalitĂ di rottura degli alberi: cedimento per taglio lungo una costolatura Costolature appuntite: presenza di spaccature che si allungano costantemente Rottura per delaminazione del tronco e del colletto


VALUTAZIONE VISIVA ALBERO ( V.T.A. ) • 1. Controllo visivo dell’albero • 2. Esame più approfondito per confermare e misurare il difetto • 3. Determinazione dimensione del difetto e qualità del legno


Esame piĂš approfondito per confermare e misurare il difetto


VALUTAZIONE VISIVA ALBERO: NUMERI DA PAURA (ma da interpretare) • t/r = o < 0,30 • Cavità aperta = o > 120° • Perdita diametro tronco = o > 50% • Perdita radici strutturali = o > 50% • H/d = o > 100 • Sb = < 100%


VALUTAZIONE VISIVA ALBERO: NUMERI DA PAURA

• Oltre un terzo della sezione basale perduta: albero da abbattere


Rilievi strumentali • Dendrodensimetro: misura la resistenza del legno alla penetrazione. Diametro minimo tronco 15 cm. Utile per analisi a inserzione radici e in quota. • Tomografo sonico: misura la velocità dell’onda sonica nel legno. No cemento entro tronco. Difficile uso per analisi in quota. • Elastometro: misura la resistenza alla rottura nel metodo SIM. Analisi lunga e costosa. • Inclinometro: misura la stabilità dell’albero nel metodo SIM. Dati discutibili su alberi molto tozzi e pesanti o apparato radicale molto rigido (p.es. Pinus pinea).


Rilievi strumentali alberi: dendrodensimetro • Individuazione carie e cavità • Individuazione differenti gradi di decadimento • Individuazione barrier zone • Individuazione rotture da stress idrico • Conta cerchie annuali • Interpretazione grafici: richiede molta esperienza


Legno di reazione • Nelle latifoglie, la formazione del legno di reazione si ha nella parte superiore del tronco o del ramo (legno di trazione, non visibile, di regola, ad occhio nudo) • Nelle conifere, al contrario, avviene dalla parte inferiore (legno di compressione)


Rilievi strumentali alberi: latifoglie Amplitude [%] 100

75

50

25

0 40

38

36

34

32

30

28

26

24

22

20

18

Drilling depth [cm]

Resistograph E400

Resistograph PD400

16

14

12

10

8

6

4

2

0

Valori di picco alti in zone limitrofe alle aree di decadimento, seguiti da un calo repentino della traccia nel grafico: picchi correlabili con barriere di compartimentazione intorno a zone di decadimento fungino. • Caduta repentina della traccia: la pianta ha ben compartimentato l’aggressione del patogeno fungino, agente di carie. • Decadimento progressivo: tessuto legnoso in fase di demolizione enzimatica che la pianta non è in grado di isolare.


Rilievi strumentali alberi: dendrodensimetro • L’analisi con dendrodensimetro è classificata come “seminvasiva”. • Esempio: rilievo su Populus nigra affetto da Armillaria spp.


Rilievi strumentali alberi: tomografia sonica • Individuazione legno alterato e cavità di una intera sezione • Non permette di distinguere il tipo di difetto interno (crack strutturale o carie?) • Legno molto ricco in acqua: attenzione al falso negativo


Rilievi strumentali alberi: tomografia sonica


Rilievi strumentali alberi: tomografia sonica


Rilievi strumentali alberi: tomografia sonica


Rilievi strumentali alberi: tomografia sonica radicale • Il tomografo, con uno specifico accessorio, è in grado di fornire un diagramma con la distribuzione delle radici, senza opere di scavo.


Rilievi strumentali alberi: tomografia sonica radicale • L’indagine sonica radicale non determina le condizioni del legno. • L’indagine raggiunge i 50 cm di profondità ed interessa radici con diametro superiore a 4 cm. La distanza massima dal tronco è di 6 m.


Rilievi strumentali alberi: elastometro ed inclinometro


Classi di propensione al cedimento (CPC) A

Pericolo di schianto e caduta statisticamente non prevedibili.

B

Pericolo di schianto e caduta statisticamente non prevedibili.

C

Il pericolo per questi soggetti è un ulteriore aggravamento delle anomalie riscontrate nel breve periodo.

C-D D

Pericolo di schianto e caduta elevato. Pericolo di schianto e caduta molto elevato.


La perizia: requisiti • Verificabile in campo • Aggiornabile • Ripetibile


La perizia: per quanti anni vale? • La durata della validità dell’analisi corrisponde al periodo intercorrente tra il completamento di questa e l’esecuzione del successivo controllo derivante dall’attribuzione ad una classe di propensione al cedimento. • Gli interventi sull’albero o le modificazioni dell’ambiente in cui questo ricade interrompono la validità dell’analisi. • In linea generale la validità non supera i 5 anni.


La perizia: per quanti anni il tecnico è responsabile? • Sentenza Cassazione 18 giugno 2014, n. 13882, che affronta il problema del termine entro cui far valere i vizi: la responsabilità del professionista tecnico è vista come extracontrattuale (articolo 1669 del Codice civile), cioè va fatta valere entro il termine di 10 anni dal compimento dell'opera.


Livello approfondimento perizia Cliente privato

Cliente pubblico

Cliente pubblico

Interesse elevato per singolo albero

Interesse per il singolo albero e per il gruppo

Interesse per il singolo albero

Analisi analitica visiva e strumentale

Analisi sintetica e analisi statistica gruppo. Strumentale mirata. Georeferenziazione

Analisi speditiva (può fare parte di un censimento arboreo)

Attribuzione a 5 classi CPC (ex RFC)

Attribuzione a 5 classi CPC (ex RFC)

Attribuzione alla sola classe “D” CPC (ex RFC)

Individuazione modalità e tempi intervento

Individuazione modalità e tempi intervento

Individuazione alberi da abbattere


Se l’albero cade dopo la perizia? Evento eccezionale (non prevedibile)

Evento prevedibile (tempo ritorno inferiore a ciclo vita albero)

Caso fortuito Perito non responsabile

Si doveva prevedere accadimento

Prescizione errata?

Prescrizione non eseguita?


La perizia: dati indispensabili • • • • • • • • •

Data di esecuzione e nome esecutore Metodologia di lavoro e livello approfondimento Specie Ubicazione rispetto agli altri alberi Descrizione delle condizioni della pianta e dei sintomi Presenza di bersagli (target) Classe di propensione al cedimento Modalità di intervento (mitigazione del rischio) Grado di urgenza dell’intervento


La perizia: modalità di intervento (mitigazione del rischio) • Mitigazione: interventi compatibili con le regole della moderna arboricoltura: – Spostamento del target (bersaglio) – Potatura: % riduzione altezza chioma x 2 = % riduzione resistenza vento x 2 = % stima riduzione pericolosità – Consolidamento – Modifiche del sito


La perizia: modalità di intervento (mitigazione del rischio) • Il rischio residuo è quanto resta dopo l’intervento di mitigazione. E’accettabile? – Sì. Da questo dipende l’intervallo di ricontrollo. – No. L’albero deve essere abbattuto.


Eliminare delle branche e statica Albero piccolo (h < 10 m)

Albero medio (h 10-60 m)

Albero gigante (> 60 m)

Hanno la maggior Hanno la maggior Hanno la maggior proporzione di foglie massa nelle branche massa nel tronco Al vento le foglie Comportamento cambiano vento legato conformazione portamento proporzione branche Statica: branche pericoloso

eliminare Statica: poco branche pericoloso

al La inerzia della massa a del tronco minimizza e effetti del vento tra

eliminare Statica: molto branche pericoloso

eliminare poco


ABBATTIMENTO IN ZONA URBANA: DOCUMENTAZIONE • CONTROLLARE IL REGOLAMENTO COMUNALE: – PERIZIA TECNICA REDATTA DA UN PROFESSIONISTA (ISCRITTO ALBO DOTTORI AGRONOMI/FORESTALI) – FOTOGRAFIE DELL’ALBERO – INDIVIDUAZIONE PLANIMETRICA ALBERO


ABBATTIMENTO IN ZONA URBANA: PLATANO E CANCRO COLORATO • Nelle aree dell'Emilia-Romagna dove è presente il cancro colorato causato da Ceratocystis fimbriata, gli interventi su platani in aree pubbliche e private, quali potature, abbattimenti e lavori che coinvolgono l'apparato radicale, devono essere autorizzati dal Servizio fitosanitario. • Lo stabilisce il D.M. 29 febbraio 2012 “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione del cancro colorato del platano causato da Ceratocystis fimbriata”. • Cartografia per sapere se si è in area colpita da cancro colorato: https://servizimoka.regione.emiliaromagna.it/mokaWeb92/apps/FITO01_527/mapviewer.jsf?wi dth=1073&height=579.


ABBATTIMENTO IN ZONA CON VINCOLO PAESAGGISTICOAMBIENTALE: DOCUMENTAZIONE • La norma tutela tutte le alberature presenti: vive e morte • Il Comune fa da tramite con la Soprintendenza ed esprime un preparere

Documentazione: • Relazione paesaggistica • Planimetria abbattimenti previsti e vincoli • Planimetria reintegri • Planimetria sinottica (confronto)


ABBATTIMENTO IN ZONA CON VINCOLO PAESAGGISTICO-AMBIENTALE: Decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31 •

INTERVENTI ED OPERE IN AREE VINCOLATE ESCLUSI DALL’AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA: –

A.14. sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti, singoli o in gruppi, in aree pubbliche o private, eseguita con esemplari adulti della stessa specie o di specie autoctone o comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi, purché tali interventi non interessino i beni di cui all’art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice

INTERVENTI DI LIEVE ENTITÀ SOGGETTI A PROCEDIMENTO AUTORIZZATORIO SEMPLIFICATO: –

B.22. taglio, senza sostituzione, di alberi, ferma l’autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista; sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti nelle aree, pubbliche o private, vincolate ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice

Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137. art. 136, comma 1, lettere a) e b): a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza.


Non tutto il male vien per nuocere


Qualcosa da leggere • • • • • • • • • • • •

AA.VV. (2011 e 2012)- Tree Risk Assessment. Arborist News, Vol.6 n°20, Vol.21 n°2, Vol.21 n°4. Antonaroli R., Negroni B., Rabacchi R. (2003)- Alberi nel paesaggio rurale e urbano. Il Divulgatore, XXVI, n°3. (http://www.ildivulgatore.it/arretrati/2003/03-2003.html). http://www.uniroma2.it/didattica/MetodologieBotaniche/deposito/7ValutStab_Dett. pdf http://www.isaitalia.org/sezioni-collegi-sia/stabilita-degli-alberi/194-protocollo-sullavalutazione-di-stabilita.html http://www.docgreen.it/blog/?p=4500 scienzemfn.unime.it/informatica/.../redazione%20perizia%20tecnica.doc http://www.digesa.unict.it/webadmin/gestione_didattica/dispense/13396811046cariel egno.pdf http://www.slideshare.net/fakopp/instrument-supported-tree-evaluation-in-hungary www.ilviale.altervista.org/pdf/Matteck.pdf http://www.na.fs.fed.us/spfo/pubs/uf/utrmm/index.htm http://www.na.fs.fed.us/spfo/pubs/misc/treedecay/pg12-19.htm http://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/2017_0031.htm#ALLEGATO_A


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