Il Bassano mag2022

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MAGGIO 2022

Periodico d’informazione locale - Anno II n.6

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“GOVERNO DELLA CITTÀ IMMOBILE E SENZA VISIONE” Minoranze all’attacco su Tribunale, bilancio, sanità e scuole

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CASTELLO DEGLI EZZELINI

Riapre nei week end fino a ottobre il suggestivo percorso PARCHI STORICI

Fondi Pnrr per il recupero del giardino Parolini SANITÀ

S.Bassiano antisismico e a Marostica nasce la Casa della Salute CONFARTIGIANATO

Il capitale umano grande risorsa per le imprese CULTURA

“Canova meet Europe” I giovani europei incontrano Canova

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li ambulatori e le corsie si svuotano: mancano medici di base, negli ospedali le carenze di organico sono sempre più evidenti. I numeri che girano sono preoccupanti e restituiscono le dimensioni di un fenomeno che parte da lontano che ora, nel Veneto delle eccellenze sanitarie, si concretizza con ampi vuoti, sia sul fronte della medicina territoriale che di quella ospedaliera. Il tutto ovviamente a scapito dei Co nta pazienti, soprattutto dei più fragili.

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L’arte navale torna a casa

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Riaperto il percorso del Castello degli Ezzelini C

on la bella stagione ha riaperto il suggestivo percorso che si sviluppa attorno al Castello degli Ezzelini comprensivo anche dell’annesso corpo di guardia. Un luogo tra i più belli e simbolici di Bassano, dove si è sviluppata la comunità e dal quale si gode di un superbo panorama sulla città e dintorni. L’amministrazione comunale ha voluto far tornare a vivere questo angolo storico di Bassano, sempre molto gettonato da cittadini e turisti e per questo si è appoggiata all’associazione Aps Marea, che oltre a gestire le aperture proporrà occasioni di approfondimento culturale sulla città e sulla sua fortezza ezzeliniana. A giugno, ad esempio, nei locali del corpo di guardia, sarà allestita una mostra che raccoglie abiti storici, pannelli illustrativi e modelli di edifici che racconteranno le origini di Bassano fino alla dismissione delle strutture del Castello. Il camminamento è aperto nei giorni di sabato, domenica e festivi fino al prossimo mese di ottobre, con orario continuato, dalle 10 alle 19, ma sono previste aperture straordinarie su prenotazione per i gruppi, le scolaresche e chiunque voglia godere della pace e della bellezza di questo luogo. Vengono organizzate anche visite guidate aperte a tutti, nella prima e nella terza domenica di ogni mese, a partire dalle 15.30. Il percorso è inoltre inserito nel tour “Bassano Medievale”, che fa tappa nei luoghi più significativi della storia e dello sviluppo della città, comprensivo anche del celebre Ponte degli Alpini – dalle sue origini alle vicende succedutesi nei secoli - delle piazze, di Porta Dieda con i suoi affreschi e di una visita alla Torre civica. Info e prenotazioni: 371 1122121 / didatticamuseo@comune.bassano.vi.it. (r.f.)

È tra i luoghi più belli e simbolici di Bassano del Grappa

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È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto.

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I numeri, dicevamo. Partiamo dai medici di famiglia. Attualmente le sedi vacanti in Veneto sono circa 570. Ma nel giro di tre anni, stando alle proiezioni dei pensionamenti, mancheranno all’appello altri 800 medici. Lo sappiamo bene noi che seguiamo e raccontiamo le vicende dei territorio, che ci occupiamo delle province. Sono sempre più numerosi i piccoli Comuni che ormai si trovano a fare i conti con la mancanza di quello che un tempo si chiamava medico di famiglia e che era un’istituzione irrinunciabile. Oggi invece sono sempre più numerosi gli assistiti che devono spostarsi, anche di parecchi chilometri e con non pochi disagi, per raggiungere l’ambulatorio del medico di base. E’ un problema soprattutto per gli anziani soli, per le persone fragili, per chi non può contare su una rete di protezione familiare. Stiamo parlando di migliaia di persone per le quali l’accesso alla medicina territoriale, la prima linea fra il sistema sanitario e il paziente, sarà sempre più difficile e problematico. Ora si sta correndo ai ripari con la scuola di Sanità pubblica della Regione, che entro il 2025 preparerà 713 medici di base. Ma intano c’è da gestire un presente sempre più incerto e ricco di disagi, al quale si farà fronte con l’innalzamento del numero degli assistititi assegnati ai medici in formazione. I dettagli sono oggetto di un impegnativo confronto in seconda commissione regionale, anche con i rappresentanti sindacali. Anche per far fronte alla carenza di medici negli ospedali, dove mancano più di 1.100 professionisti, la strategia è quella di ingrossare le fila degli specializzandi, soprattutto nei pronto soccorso, direttamente in prima linea. Già con la pandemia abbiamo assistito all’incremento del ricorso agli specializzandi per far fronte all’emergenza. D’altra parte, però, questi giovani medici non possono essere mandati allo sbaraglio, dovranno essere adeguatamente seguiti e messi nelle condizioni di poter lavorare con tutte le necessarie tutele, sia per i pazienti che per sé stessi. Una soluzione va trovata, ma bisogna fare attenzione alle scorciatoie.

Questa edizione raggiunge la città di Bassano del Grappa per un numero complessivo di 18.000 copie. Iscrizione al Tribunale di Vicenza n. 10/2021 dell’11/11/2021; numero iscrizione ROC 32199

Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it< >www.ilbassano.com< >www.lapiazzaweb.it<

Redazione: Direttore responsabile Nicola Stievano >direttore@givemotions.it< Redazione >redazione@givemotions.it<

Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin Centro Stampa: Rotopress International via Brecce · Loreto (An) Chiuso in redazione il 13 maggio 2022


Politica

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Dibattito. I consiglieri comunali di centrosinistra all’attacco su alcuni temi caldi del dibattito politico in corso

Se non ci sarà il Tribunale della Pedemontana il nuovo edificio venga dato al Comune” Il recente sopralluogo di alcuni funzionari del ministero della Giustizia nel polo dell’ex tribunale bassanese ha riacceso i riflettori sul futuro del nuovo edificio del complesso giudiziario

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’annosa questione relativa al futuro degli spazi della cittadella della giustizia bassanese, dopo l’accorpamento del tribunale a quello di Vicenza, diventa terreno di scontro politico tra maggioranza e opposizione. A riaccendere i riflettori sul dibattuto tema è stato il recente sopralluogo di alcuni funzionari del ministero della Giustizia nel nuovo edificio del complesso (costato oltre 12 milioni di euro e mai usato) finito di costruire dopo l’accorpamento. I consiglieri di minoranza sono tornati all’attacco ribadendo che se non si apre a breve la prospettiva di istituire il nuovo Tribunale della Pedemontana – esiste un progetto sottoscritto da oltre 60 Comuni del territorio, da tre Province, dalla Regione e dalle associazioni di categoria e di diversi ordini professionali - lo stabile inutilizzato dev’essere assegnato al Comune. “Potrebbe ospitare tutti gli sportelli dei servizi al cittadino: demografici, stato civile, elettorale, urbanistica privata, tributi”, suggeriscono. “Pare invece che nell’immobile potrebbero trovare posto gli archivi del tribunale vicentino, i giudici di pace, per i quali si prevede un potenziamento, lo sportello di prossimità, l’organismo di composizione delle crisi, quello di mediazione”, spiegano i consiglieri di opposizione, facendo notare che quasi tutte queste attività, tranne gli archivi,

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sono già in funzione nel vicino palazzo Antonibon, ossia negli spazi del vecchio tribunale cittadino. “Quei servizi possono quindi continuare a restarci – sostengono i rappresentanti del Pd, del gruppo misto e delle civiche Bassano passione comune e Bassano per tutti - I locali sono più che sufficienti ad ospitare le residuali attività di giustizia oggi operative a Bassano ed anche un’ulteriore implementazione”. Ipotesi non condivisa dal sindaco Elena Pavan e dalla sua maggioranza. “Il ministero di Giustizia ha tutto il diritto di disporre del nuovo edificio, anche se il Comune ha concorso alla sua costruzione mettendoci il terreno – replica il primo cittadino - Trasferirvi gli uffici che sono nell’Antonibon, di proprietà comunale, significa liberare completamente quest’ultimo e destinarlo ad altre funzioni e servizi per la città”. Con il supporto del capogruppo della Lega, Roberto Gerin, il sindaco difende quindi la soluzione ipotizzata con il presidente del tribunale di Vicenza e ne spiega i motivi. “E’ in corso un dialogo con Veneto Lavoro, che in città ha sede in uno spazio privato – chiarisce – e sarebbe interessato a trasferire nei locali dell’ex tribunale di via Marinali sia il centro per l’impiego che alcuni servizi destinati al mondo del lavoro”. Una prospettiva che “oltre a

far tornare l’antico stabile nella disponibilità della città, permetterebbe un’entrata nelle casse municipali”. Veneto lavoro pagherebbe infatti al Comune un canone di locazione per occupare l’Antonibon, a fronte, invece, delle consistenti spese necessarie per adattare il nuovo edificio alla proposta delle minoranze. “Concentrarvi i servizi comunali per i cittadini richiederebbe dispendiosi interventi - sottolinea Pavan – Dobbiamo essere realisti: quella struttura è nata come tribunale, con aule per le udienze e spazi calibrati sulle necessità delle cancellerie. Abbiamo calcolato che servirebbero quasi 2milioni di euro per adattarlo a polo dei servizi al cittadino”. Inoltre, secondo il sindaco, la

presenza del centro per l’impiego nello storico palazzo, contribuirebbe a rianimare via Marinali e a dare nuova vita all’ex cittadella della giustizia. “Il suolo sul quale il nuovo stabile è stato costruito è comunale, l’ente che ha svolto la funzione di stazione appaltante e che ha seguito l’iter complicato dei lavori è stato il Comune, anche se larga parte dei finanziamenti sono arrivati dal ministero”, ribattono i consiglieri della minoranza, ricordando che nel 2016 l’allora sindaco Riccardo Poletto, in un incontro al ministero, pose ai dirigenti la questione del futuro della nuova struttura. “Risposero che sarebbe potuta rimanere nelle disponibilità del Comune purché ospitasse ser-

vizi pubblici, senza pretendere pagamenti – sottolineano – : una sorta di compensazione per il danno subito dall’accorpamento del presidio a quello di Vicenza”. “Il sindaco non ha il potere di prendere questo tipo di decisioni – rincara la dose Gerin - Illudersi che si possa fare diversamente è scorretto per chi ha responsabilità di governo a tutti i livelli. E’ nostro dovere essere razionali e pragmatici e non imbarcarci in battaglie perse in partenza contro il ministero, investendo risorse dei cittadini che attendono anche altre risposte. Confermiamo quindi la posizione di sano realismo amministrativo del sindaco Pavan”. Raffaella Forin

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Lavori pubblici

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Istituti scolastici. Per realizzare gli interventi di sistemazione servono oltre 2 milioni e 200 mila euro

“Pascoli” e “Monumento ai Caduti”: un progetto per renderle accessibili e sicure O

ltre 2milioni e 200mila euro. È l’impegno di spesa previsto per ammodernare due edifici scolastici bassanesi datati: la primaria “Pascoli” di viale Diaz e la scuola dell’infanzia “Monumento ai Caduti” di viale XI Febbraio; per entrambe sono in corso le rispettive progettazioni. L’amministrazione comunale conta di recuperare la somma attraverso il Pnrr che ha dedicato uno specifico filone di finanziamenti alla sicurezza delle strutture scolastiche. Dopo l’ampliamento e il rinnovo, attualmente in corso, della “Gabelli” di Sant’Eusebio – gli alunni sono stati temporaneamente traferiti all’istituto canossiano di viale dei Martiri – nuovi interventi sono previsti per migliorare la qualità delle scuole bassanesi. “Vogliamo che le nostre scuole siano accessibili a tutti e soprattutto sicure – ha osservato il sindaco Elena Pavan – per questo, nei limiti concessi dal Pnrr, abbiamo avanzato le due proposte progettuali che allo stesso tempo consentiranno di ricavare spazi adeguati alle esigenze didatti-

che e formative”. Per la “Pascoli” il progetto prevede, tra gli altri interventi, la realizzazione di una nuova mensa e la riconversione dei locali un tempo occupati dalla direzione del terzo circolo in spazi per la didattica. “A seguito dell’emergenza da Covid-19 e delle nuove regole, gli spazi prima usati come mensa sono stati convertiti in aule didattiche: sia per dimensionamento che per fattibilità abbiamo quindi pensato di prevedere nuovi locali per la refezione al posto dell’attuale sala lettura, al piano primo dell’edificio - ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici, Andrea Zonta – lavori che si concentreranno nell’ala nord-est dell’edificio”. L’intervento prevede la sistemazione dei servizi igienici di entrambi i piani, con la costruzione di due per disabili, di un ascensore e un vano frigoriferi, la sala lettura sarà ricavata al piano terra, dove un tempo si trovava la direzione didattica e oggi usato come deposito; saranno inoltre rinnovati i pavimenti, le finestre, le

Le opposizioni: “Salviamo la scuola di Rondò Brenta”

porte di uscita sul cortile e sistemati gli impianti per un costo complessivo di 474mila euro. E’ di 1milione 771mila euro la spesa per rendere antisismica la struttura della “Monumento a Caduti”. “La proposta è stata elaborata dopo uno studio di vulnerabilità effettuato sullo stabile, che non presenta particolari problemi, ma è datato – ha fatto notare Zonta – Sarà anche sostituito l’impianto elettrico e sistemato quello idrico e di riscaldamento, con interventi sulle pavimentazioni, rivestimenti, bagni e mensa”. Raffaella Forin

Sul versante della scuola, interviene nuovamente la lista civica di minoranza “Bassano per tutti”. Dopo aver sollecitato il mantenimento della primaria Mazzini nella sua storica sede chiusa da un paio d’anni per inagibilità – ora scende in campo per la San Francesco d’Assisi di Rondò Brenta dove a settembre pare non partirà la prima classe. I bambini iscritti sono 11, ma per formare una classe ne servono almeno 15. “Chiudere scuole non è la soluzione – sostiene la consigliera Erica Fontana - Serve iniziare a pianificare con intelligenza la rete formativa cittadina e la sua geografia, partendo proprio da una lettura corretta dei dati demografici e non cercando di legittimare passivamente l’esistente. Qui mancano strategia e programmazione”. “E’ tempo di fare scelte coraggiose – conclude - abbandonando logiche quantitativo-matematiche per puntare alla qualità, a ciò che davvero rappresenta il bene e il futuro collettivo. La scuola di Rondò non può chiudere, perché è parte di una comunità di quartiere, a differenza di altri plessi in cui affluiscono bambini dall’intera città”. (r.f.)

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Lavori pubblici

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Fondi Pnrr. Situato nel cuore di Bassano lo storico parco rappresenta un affascinante “laboratorio scientifico”

Rilanciare il giardino Parolini con i fondi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza R

iqualificare e rilanciare il giardino Parolini attraverso i fondi del Pnrr. L’amministrazione comunale bassanese candida lo storico Parco ai contributi del Piano nazionale di ripresa e resilienza con un progetto del valore di un milione e mezzo di euro. La Soprintendenza ha già dato il proprio assenso alla proposta che punta a recuperare nelle sue molteplici peculiarità un angolo verde dal passato glorioso. A volerlo fu il naturalista bassanese Alberto Parolini, che oltre due secoli fa ne fece uno dei più significativi giardini botanici europei, che arrivò ad accogliere oltre 3.200 specie di piante, alcune molto rare, frutto dei viaggi e delle conoscenze del nobile cittadino. “Per i finanziamenti, avremo una risposta da Roma per la prossima estate – riferisce il sindaco Elena Pavan –. Se sarà positiva gli interventi dovranno essere realizzati entro il 2024. In qualsiasi caso, il progetto non sarà abbandonato. Servirà come linea di indirizzo da seguire per i futuri interventi”. Situato nel cuore di Bassano, per gli appassionati il “Parolini” rappresenta una sorta di affascinante “laboratorio scientifico”, integrato nel contesto urbano. Un luogo da studiare, scoprire e da vivere. Aperto a tutti ha molteplici potenzialità ed attrazioni, anche per le scolaresche. Con il tempo è diventato infatti un sito a funzione sociale, educativa e culturale: è la sede in cui vengono proiettati i film del filone cinema di Operaestate Festival Veneto, e il ritrovo di gruppi e associazioni. Su tutti questi presupposti l’architetto Giorgio Strappazzon ha sviluppato il progetto di rilancio candidato ai fondi Pnrr. La base di partenza è costituita dal meticoloso lavoro di ricerca svolto negli ultimi anni da esperti botanici tra i quali il bassanese Giuseppe Busnardo, mentre i principali filoni d’intervento in cui si articola passano dall’accessibilità e sicurezza alla valorizzazione dell’ambiente vegetale e degli elementi architettonici del passato. “Oltre al recupero filologico dell’area, partendo dall’aggiornamento della planimetria, della catalogazione e della mappatura digitalizzate delle specie arboree, il piano prevede l’inserimento di qualche nuovo elemento, come la costruzione di una passerella in corten sopraelevata – spiega Strappazzon –. Avrebbe una funzione di collegamento ciclopedonale, in sicurezza, fra la zona sud del giardino, quella che si affaccia su vicolo Parolini, dove insistono l’omonima palestra ed il liceo, e la stazione ferroviaria e dei pullman. Un’opera che passerebbe sopra via Parolini, sfruttando l’altezza dell’aiuola lungo via Villaraspa”. Altri interventi prevedono il ripristino, con finalità didattiche, delle vecchie serre delle quali sono rimaste delle tracce. Si trovano vicino alle attuali, più recenti, che il progetto di Strappazzon destinerebbe invece a luogo ricreativo. L’idea è di eliminare i chioschi e i distributori automatici presenti, ritenuti “non in linea con lo spirito originario del parco voluto da Parolini”. “Sul piano strettamente botanico – riferisce Strappazzon – prevediamo un censimento di

La Soprintendenza ha già dato il proprio assenso alla proposta che punta a recuperare nelle sue molteplici peculiarità un angolo verde dal passato glorioso

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lutti gli alberi e la valorizzazione delle essenze più pregiate. La proposta prevede anche il recupero elle antiche vasche, volute dal naturalista per raccogliere l’acqua. Si trovano vicino all’ingresso principale”. “Si pensa di realizzare un nuovo pozzo per irrigare il giardino - aggiunge l’assessore ai Lavori Pubblici, Andrea Zonta – ottenendo un risparmio idrico ed economico: oggi il servizio di irrigazione del parco costa oltre 15mila euro l’anno”. La soluzione progettuale sviluppa anche le funzioni sociali e culturali del Parolini: dall’attività di orticoltura gestita dall’associazione oncologica San Bassiano, a quella delle sessioni di Dance Well, passando per gli appuntamenti di Operaestate Festival. “Lo schermo del cinema poggerebbe su quello che è stato pensato come un giardino verticale – chiarisce Strappazzon – mentre l’attuale cabina di regia verrebbe sostituita da una struttura più adeguata al contesto”. “Il giardino non va inteso esclusivamente come luogo di conservazione, ma anche di servizi al pubblico: educativi, ricreativi, di promozione delle eccellenze del territorio - sottolinea l’assessore alla Cultura Giovannella Cabion ricordando alcune manifestazioni si richiamo ospitate, come “Di rara pianta” – in un’ottica di completamento dell’offerta museale delle collezioni di storia naturale del Brocchi e degli erbari di Parolini. L’orto botanico è a tutti gli effetti parte del sistema museale cittadino. Rilanciarlo significa anche ridargli quello spessore culturale con cui è nato”. Raffaella Forin

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Alpini

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Mussolente. Il Gruppo Alpini, incardinato nella Sezione Ana Montegrappa, ha festeggiato il 75esimo anniversario di fondazione

Pronti e sull’attenti per altri 100 anni I

n occasione del 150° anniversario della costituzione del Corpo degli Alpini ed a 75 anni dalla fondazione del Gruppo Alpini di Mussolente incardinato nella Sezione ANA Montegrappa di Bassano del Grappa, dopo due anni di stop a sfilate e cerimonie, dal 21 al 24 aprile scorsi è stata organizzata in grande spolvero l’Adunata sezionale affidata, per via delle citate ricorrenze, al Gruppo misquilese. Presenti oltre un migliaio di Alpini alla sfilata conclusiva di domenica, il giovedì sera precedente si è avuto un primo assaggio del ricco programma; si è infatti partiti con un concerto della Banda musicale locale ad allietare, tra gli altri, quanti hanno voluto approfittare proprio del primo appuntamento gastronomico della kermesse. Il mattino successivo, invece, alle dieci in punto come da crono programma, è stata la volta dell’alzabandiera ufficiale avanti al municipio di Mussolente dove, presenti autorità e sindaci del circondario, gli Alpini sono stati chiamati sull’attenti per l’inaugurazione della targa ed il conferi-

“Pronti per altri 100 anni!” il motto dell’adunata nazionale che ha scandito anche il corteo affidato al Gruppo misquilese mento della cittadinanza onoraria al Milite ignoto. E’ stata questa l’occasione per il presidente del Gruppo, Luca Barichella, per dare il benvenuto a quanti erano presenti o avrebbero partecipato nei giorni successivi al suggestivo ritrovo dato che l’emozione sarebbe stata ancor più palpabile al mattino successivo quando al locale cimitero sono stati tumulati i resti di Giuseppe Nannicini che erano stati riesumati un paio di anni prima ma ancora di incerto riconoscimento. Le ricerche avviate dal sindaco Cristiano Montagner hanno portato alla esatta identificazione del fante pratese Nannicini alla traslazione della cui salma ha partecipato anche l’Amministrazione comunale di Prato che era rappresentata dall’assessore Gabriele Bosi. Stringato come da par suo, il presidente sezionale ANA Giuseppe Rugolo ha qui citato Giuseppe Ungaretti: ”Di che reggimento siete, fratelli?” per significare l’affinità di valori che ha portato tanti giovani a difendere

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IeFP DGR 695-696-697-698 -699-735 del 5/2021 - DGR 2029 del 12/2017 – DGR 1799 DEL 11/2018 - DGR 1768 del 11/2019

la Patria sulle nostre montagne, troppi dei quali qui perdendo la vita. “A quel milione di nomi – gli ha fatto eco Gianni Stucchi presidente dei Fanti d’Italia – qui ne aggiungiamo un altro, quello di Giuseppe Nannicini che viene a ricordarci la maggior paura che hanno i ragazzi che ancora oggi, purtroppo, combattono: quella di essere dimenticati. Beh, noi siamo qui e non dimentichiamo nessuno”. Se le parole dell’Assessore pratese, Bosi, erano piene di gratitudine ed hanno espresso la maggior comunanza tra le due comunità veneta e toscana, piene di emozione sono state quella del sindaco di casa, Montagner, che ha detto: “Noi siamo qui oggi, me compreso, solo grazie al sacrificio di gente come Giannicini che con due esperienze di guerra al suo attivo, pur non essendone tenuto ha voluto partecipare anche a quella che si è combattuta qui e qui ha perso la vita, ironia del destino, per malattia nell’ospedale da campo locale dal quale ha avuto poi imprecisa e frettolosa sepoltura. Ma lo sentite voi il fragore del silenzio che ammanta questa cerimonia? Esso parla e mi richiama al dovere ed alle responsabilità verso i miei cittadini”. Ammirati i presenti tra i quali l’onorevole Germano Racchella e l’assessore regionale Manuela Lanzarin che con la bassanese Elena Pavan e tanti altri sindaci del territorio, hanno voluto onorare il più significativo momento dell’appuntamento Alpino. Domenica ammassamento di buon mattino al monumento all’Artigliere in località Malga Rossa da dove, dopo il rituale alzabandiera è partita la sfilata accompagnata dalla Fanfara Alpina sezionale Montegrappa, la Banda Musicale misquilese e Gruppo storico Montegrappa “Battaglione Bassano”. In chiusura, dopo i saluti delle autorità, passaggio della stecca al Gruppo di Salcedo per l’organizzazione dell’adunata 2023 ed ammaina bandiera. La tre giorni è stata anche occasione per assemblee e cene sezionali e la santa messa celebrata sabato sera dal parroco don Alessandro Piccinelli, seguita dall’esibizione del Coro Edelweiss. Inaugurata nel primo giorno di festa, c’è da dire infine della mostra di reperti bellici e foto d’epoca che, inaugurata nel primo giorno di festa, è rimasta aperta e visitabile fino al martedì successivo. Giancarlo Andolfatto


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Sanità

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Progetti. A Bassano il nosocomio sarà interessato da un consistente programma di interventi di riqualificazione

Ospedale San Bassiano antisismico A Marostica la Casa della Salute Nella città degli scacchi è in corso l’iter che convertirà il polo dell’ex ospedale in una struttura sociosanitaria all’avanguardia con molteplici servizi

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’ospedale San Bassiano sarà antisismico e a Marostica è in corso l’iter per riqualificare l‘area del vecchio nosocomio che diventerà in parte una struttura abitativa per i malati di Alzheimer e in parte la Casa della Salute dove avranno sede i medici di base, i pediatri di libera scelta, ambulatori specialistici, gli infermieri di comunità. A Bassano la struttura ospedaliera sarà interessata da un consistente programma di interventi per il miglioramento della resistenza antisismica. Operazione che potrà contare su un finanziamento complessivo di 5,4 milioni di euro garantiti dallo Stato e secondo la ripartizione approvata con apposita delibera dalla Regione Veneto. Attualmente una società di ingegneria specializzata sta effettuando una serie di analisi e approfondimenti sulla vulnerabilità sismica dell’edificio di via dei Lotti per individuare le soluzioni più appropriate per migliorarne la resistenza in caso di evento sismico. A Marostica è in corso l’iter che convertirà il polo dell’ex ospedale in una struttura sociosanitaria all’avanguardia, con molteplici servizi. Due gli interventi previsti per un investimento complessivo di oltre 13 milioni di euro. Il primo, già finanziato per 11,3 milioni di euro dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, prevede la realizzazione di un nucleo abitativo destinato ai malati di

Alzheimer allo stadio iniziale. Il secondo, finanziato per 1,7 milioni di euro tramite Pnrr e ulteriori 100 mila euro con il Fondo Sanitario Regionale, riguarda invece la realizzazione della Casa della Salute. Secondo il cronoprogramma dell’Ulss 7 Pedemontana, entro il mese di maggio sarà affidato l’incarico della progettazione e della direzione dei lavori; il cantiere partirà entro aprile 2023 per concludersi nel 2025, mentre l’attivazione delle nuove strutture è prevista per marzo 2026. Il progetto residenziale per i malati di Alzheimer prevede il rifacimento completo di alcuni fabbricati del complesso ospedaliero da anni inutilizzati; sono quelli che un tempo ospitavano i servizi psichiatrici e alcuni uffici amministrativi. Al loro posto, saranno costruite 5 unità abitative, ciascuna per 5 ospiti, in un contesto inclusivo e sicuro, con alcuni spazi e servizi condivisi e la disponibilità di un’assistenza continuativa di un team di operatori socio-sanitari, ai quali sarà riservata un’ulteriore unità residenziale. In un’altra ala ristrutturata saranno ricavate 7 unità residenziali per alcune categorie sociali (giovani coppie, studenti) a fronte di un loro impegno volontario nei servizi a supporto. Ma ci saranno anche locali per le associazioni e piccoli esercizi commerciali. Completerà il progetto un’area verde di circa 1.800 metri quadrati,

Il dg dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza: “Stiamo ridisegnando il futuro dei servizi sanitari, in particolare di quelli territoriali, sempre più strategici in futuro” con orti e giardini di pertinenza, spazi verdi aperti al pubblico e parcheggi. La Casa della Salute sarà ricavata al piano terra del padiglione E dell’ex ospedale, su circa 1.300 metri quadrati. Il progetto si inserisce in un piano più vasto per il rafforzamento dei servizi sanitari territoriali, finanziato con Pnrr. Ospiterà medici di base, pediatri di libera scelta, ambulatori specialistici, infermieri di comunità e altri professionisti della salute. Il tutto con una

presenza di medici e infermieri garantita per 12 ore al giorno 6 giorni su 7. Sempre la stessa struttura fungerà da punto unico di accesso per le prenotazioni, punto prelievo e struttura di riferimento per i programmi di screening; ospiterà inoltre i servizi diagnostici per le patologie più diffuse e sarà la base per il servizio di assistenza domiciliare. “Stiamo ridisegnando il futuro dei servizi sanitari, in particolare di quelli territoriali, sempre più strategici in futuro – è il commento del direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza - La sfida è migliorarne gli standard qualitativi, l’accessibilità e rispondere anche ai malati cronici. Gli interventi sono dunque il risultato di una visione strategica, condivisa con i Comuni, in questo caso con quello di Marostica”.

Oltre a dare vita ad un polo sanitario di concezione innovativa, il piano diventa uno strumento di riqualificazione urbanistica, come evidenzia il sindaco della città degli scacchi, Matteo Mozzo. “È’ un innovativo progetto, un’eccellenza in campo nazionale – osserva - Dopo molti anni di dibattiti, la futura opera riqualifica un’area degradata e abbandonata, rivoluzionando il tessuto urbano cittadino, ma soprattutto offrendo alla comunità un servizio di forte impatto socio-sanitario rivolto ad una fascia fragile della popolazione. L’amministrazione si sta occupando anche delle questioni legate alla futura viabilità. Abbiamo incaricato uno degli studi più qualificati del settore per analizzare e ricercare soluzioni, in collaborazione con i tecnici di Ulss 7 e Provincia”. (r.f.)

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Territorio. Presa di posizione di un Coordinamento di consiglieri comunali e di gruppi politici e civici della zona

“La sanità bassanese è in declino” “L

a sanità bassanese è in declino”. Lo sostiene un coordinamento dei consiglieri comunali e dei gruppi politici e civici del Bassanese (di opposizione) che in un documento si dice “preoccupato per quanto sta accadendo all’Ulss 7 Pedemontana e in particolare all’ospedale San Bassiano”. Sull’argomento hanno chiesto al sindaco Elena Pavan, in quanto referente dei primi cittadini del territorio, un incontro con la Conferenza dei sindaci. L’obiettivo è fare il punto della situazione e conoscere quale futuro si prospetti per la sanità locale che, secondo i 24 firmatari, presenta molte lacune. Lunghe liste d’attesa per una visita in ospedale, fuga di sanitari, carenza dei medici di base con i pensionamenti che non vengono rimpiazzati, mettendo in crisi le comunità: sono questi i principali fronti per i quali si attendono risposte. “Chiediamo un investimento forte e rapido in termini organizzativi per favorire lo smaltimento delle liste di attesa negli ospeda-

“Bilancio comunale sano, ma in cassa troppo avanzo”

li – scrivono nel documento, nel quale puntano il dito anche contro la Regione - Se l’ente regionale trova i soldi per la Superstrada Pedemontana non si capisce perché non debba trovarli per qualcosa di più importante come la salute di tutti”. Il coordinamento boccia l’innalzamento del numero degli assistiti per ogni medico di base da 1.500 a 1.800. “I pazienti sono in difficoltà a rapportarsi con il proprio medico, che a sua volta si trova nell’impossibilità di svolgere il servizio al meglio, non certo per mancanza di buona volontà – rile-

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vano – È questa la sanità che vuole la Regione? Noi crediamo che tutto ciò non sia più accettabile. Si deve ridurre subito il numero degli assistiti per medico di base e promuovere con sostegni ed aiuti anche materiali, la creazione di gruppi di medici di prossimità”. Stringendo l’obiettivo sull’ospedale San Bassiano, esprimono la loro preoccupazione. “Sono in atto la fuga di figure professionali e la riduzione di alcuni reparti – osservano –: vorremmo sapere se c’è un disegno che preveda il depotenziamento del nosocomio di via dei Lotti”. (r.f.)

“Un’amministrazione immobile”. Così le opposizioni definiscono il governo la città. “Gli indici economici sono impietosi – osserva il consigliere Angelo Vernillo di Bassano passione comune -: aumenta l’avanzo, si spende il 21 per cento delle somme destinate agli investimenti, in peggioramento rispetto agli anni in cui questi erano bloccati dal patto di stabilità e non si vedono nuovi progetti”. Secondo l’ex assessore “il bilancio comunale è sano, ma tiene in cassa troppo avanzo”. “Dopo il record di risultato di amministrazione del 2020, con più di 14 milioni di euro rimasti in cassa, il 2021 si chiude con 13milioni e 600mila euro”. “A poco servono le decisioni contabili che portano poi ad accantonare e vincolare qualcosa come 10milioni di euro di questo avanzo – spiega Vernillo - Il rendiconto 2021 dimostra come la maggioranza non sia in grado di portare avanti le progettualità e investire, in un momento difficile, fondi per le famiglie, le imprese, il commercio: i freddi numeri dimostrano che rimangono soldi in cassa che si potevano spendere”. “Speriamo che per i servizi sociali ci sia la capacità progettuale sufficiente per intercettare i fondi del Pnrr e dare risposte ai cittadini in difficoltà – interviene il collega Riccardo Poletto – Finora abbiamo visto da una parte molti finanziamenti non impegnati e dagli altri piani di alienazione di case popolari per incassare e ristrutturarne altre. Sull’annunciato rilancio del turismo c’è il pasticcio della tassa di soggiorno raddoppiata, un marchio d’area che non c’è ancora e una mostra del Canova che non si intravvede”. (r.f.)

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Economia

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Confartigianato. Il mandamento del Bassanese propone un ciclo di incontri per supportare gli imprenditori

Il capitale umano rappresenta una risorsa fondamentale per le imprese artigiane I

l mondo dell’artigianato stringe l’obiettivo sul “capitale umano” , inteso come una risorsa indispensabile per far crescere e sviluppare l’azienda. Sul tema, l’associazione di categoria, Confartigianato Imprese Vicenza, propone, tra gli altri strumenti, una serie di incontri sull’argomento per supportare gli imprenditori locali. “In un’azienda il capitale umano fa la differenza: direi che rappresenta la componente più importante, più ancora delle materie prime”, osserva Sandro Venzo, presidente del mandamento bassanese di Confartigianato Vicenza. Allo stesso tempo, il capitale umano va considerato secondo una nuova prospettiva. “Non più solo limitata alla ricerca di quelle professionalità formate appositamente e da inserire nell’impresa – fa notare Venzo - ma che prende in considerazione anche le competenze già presenti all’interno dell’azienda: sono quelle che dimostrano capacità e per questo vanno accompagnate e sostenute in un percorso di crescita. In sostanza, vanno fatte partecipi delle vita stessa dell’impresa. Perché non è detto che una persona assunta per un ruolo lo debba poi mantenere per tutta la vita. A maggior ragione se dimostra dinamicità, scaltrezza, di saperci fare: è giusto valorizzarla, anche in un altro ambito o con mansioni differenti”. Un cambio di passo dettato anche dalle nuove modalità di lavoro, che unitamente al progressivo calo demografico portano le imprese artigiane ad avere difficoltà nel reperire professionalità adeguate. Non solo. Assunzioni sbagliate e dipendenti poco produttivi possono metterle in difficoltà. Partendo da queste considerazioni Confartigianato Imprese Vicenza propone ai suoi associati il percorso “Obiettivo Capitale Umano”. Una serie di incontri, che fanno tappa anche nel Bassanese, promossi in collaborazione con Cesar e Manpower quale partner tecnico. L’obiettivo è di offrire agli imprenditori i giusti strumenti per individuare i reali bisogni di risorse umane, affrontare la ricerca del personale e saper trattenere, valorizzare e gratificare quello già attivo.

Il presidente Sandro Venzo: “Vanno considerate le competenze già presenti in azienda. Sono quelle che dimostrano capacità e, per questo, vanno accompagnate e sostenute in un percorso di crescita”

Sandro Venzo, presidente del mandamento bassanese di Confartigianato Vicenza

“E’ fondamentale capire chi può essere inserito nell’organico, ma prima di cercare all’esterno è altrettanto importante saper individuare se in azienda siano già presenti dei talenti – sottolinea Venzo – E’ un nuovo modo di intendere il personale, basato sull’investimento di quello già assunto. Un collaboratore, se gratificato come merita, al di là della propria soddisfazione, si sente parte attiva dell’impresa. Questa modalità ha anche il vantaggio di ridurre il turnover interno, tendenza che negli ultimi anni è in aumento: un collaboratore soddisfatto difficilmente lascia il posto di lavoro”.

“Un collaboratore, se gratificato come merita, al di là della propria soddisfazione, si sente parte attiva dell’impresa” Una nuova visione che necessita prima di formare gli imprenditori attraverso adeguati percorsi tenuti da esperti: consulenti aziendali selezionatori di personale, formatori. “E’ un progetto di cui fra un anno vedremo i risultati - aggiunge il presidente – Il mondo dell’impresa sta cambiando: ci dobbiamo muovere diversamente, adeguandoci il più possibile alle nuove dinamiche, allenando le nostre imprese per usare una metafora sportiva. Non solo: un ambiente di lavoro piacevole attira risorse, competenze e professionalità di alto livello e, in un momento storico in cui l’offerta è alta,

questi elementi possono essere fondamentali per la scelta di un giovane lavoratore tra un’azienda e l’altra”. Nell’attuale panorama, quindi, appare evidente che una delle sfide da affrontare per un imprenditore sia definire un efficace processo di gestione delle risorse umane, guardando anche al mondo della formazione. “Con il pianeta scuola i rapporti sono costanti e fruttuosi – sottolinea Venzo - Nel Bassanese, ad esempio, abbiamo spinto per non perdere quei percorsi professionali che preparano gli specialisti nella lavorazione del legno e dell’oro, due settori che hanno fatto la storia dell’imprenditoria locale. Certamente, le giovani generazioni che si affacciano sul mondo lavorativo vanno stimolate. Devono sapere che nelle nostre imprese c’è spazio per loro. Che significa non solo dare un’occupazione, ma aiutarli a crescere professionalmente, sviluppando il senso di responsabilità e di autonomia”. Occupazione come “realizzazione” quindi. E’ il senso delle nuove politiche definite anche dal Ministero del Lavoro, che puntano a segnare il passaggio dall’occupazione intesa come mero impiego all’ ‘occupabilità’, come realizzazione personale. Significa che le imprese danno priorità alle strategie e ai processi volti al miglioramento delle prestazioni e dell’impegno dei dipendenti, quello che oggi viene definito “talent management”, con politiche di gestione del personale. (r.f.)


Cultura

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“Canova Meet Europe”. Per il bicentenario un progetto fa conoscere l’arte di uno dei più grandi esponenti del Neoclassicismo

I giovani europei incontrano Canova N

on solo mostre e convegni per celebrare il bicentenario della morte di Antonio Canova. Bassano vuole anche avvicinare le giovani generazioni all’arte e alla figura dell’esponente del Neoclassicismo di cui la città conserva migliaia di testimonianze tra opere, disegni, bozzetti, lettere, documenti. E lo fa attraverso il progetto europeo “Canova Meet Europe”, vincitore di un bando internazionale che consentirà di sostenere alcune iniziative con protagonista Bassano e la città gemella di Mühlacker. “Un’occasione per coinvolgere e far partecipare i giovani agli eventi culturali, ad approfondire la conoscenza del patrimonio artistico e culturale dell’Unione europea e a rafforzare la cooperazione internazionale tra la nostra città e la gemella tedesca”, hanno sottolineato gli assessori Giovannella Cabion, Cultura, e Mariano Scotton, Istruzione e Politiche giovanile curatori dell’iniziativa. S’inizia nel mese di maggio, per proseguire fino al prossimo autunno con chiusura in occasione della Fiera franca di ottobre. Una sessantina i tedeschi coinvolti, di

Alla scoperta dei luoghi attraverso la letteratura

età compresa tra i 18 e i 29 anni, e un centinaio i bassanesi. Assieme parteciperanno ad alcuni eventi e condivideranno esperienze di approfondimento su Canova. Oltre a conoscere i luoghi nei quali il celebre scultore ha vissuto e lavorato o che raccolgono le sue opere - i musei civici e villa Ca’ Rezzonico in città, la gipsoteca di Possagno - gli ospiti avranno modo di approfondire l’arte del maestro neoclassico anche partecipando agli appuntamenti scientifici organizzati; sono inoltre previsti momenti di scambio di conoscenze con gli studenti del liceo d’arte De Fabris. “Una giovane stagista di Muhla-

cker sarà in servizio, per un periodo, al nostro ufficio di informazioni turistiche di piazza Garibaldi - ha informato l’assessore Scotton per il quale il progetto segna anche la ripartenza dei rapporti in presenza tra le due comunità legate da un gemellaggio che risale agli anni Settanta - “Ritengo importante proporre ai nostri ragazzi anche iniziative di scambio artistico e culturale: sono ulteriori stimoli a vantaggio della formazione”. “I musei di Bassano sono un luogo aperto ai giovani e su questo stiamo investendo – ha aggiunto l’assessore Cabion – integrando ed includendo attività di altri Paesi”. (r.f.)

Letteratura e scrittura coniugati ai percorsi nella natura e alla vita all’aperto. Nel mese di maggio la Biblioteca civica di Bassano propone “Viandanze. Sui sentieri di ieri e di oggi”, ciclo di incontri (e un’escursione sull’Altopiano di Asiago) che accompagna il pubblico in un viaggio letterario tra piccoli borghi, viaggi per mare di Pigafetta, sull’altopiano dei Sette Comuni, escursioni in bici nella laguna di Venezia. La rassegna prosegue venerdì 20 maggio, alle 17.30 in biblioteca, con un appuntamento dedicato ad Antonio Pigafetta, il viaggiatore vicentino, partito con Magellano nel 1519 per quella che sarà la prima circumnavigazione del mondo, di cui ha lasciato una dettagliata “Relazione”. Mercoledì 25 maggio, sempre alle 17.30, l’obiettivo si stringe sulle cime e sui panorami dell’Alta via degli Altipiani, dei quali saranno evidenziati gli aspetti naturalistici, paesaggistici, geologici, e storici. Muteranno gli scenari dell’incontro di venerdì 27: dalla montagna si scende al mare Adriatico lungo la litoranea veneta, da Chioggia a Trieste. Un percorso slow, da compiere in bici e in barca, tra borghi, storie e scorci. La rassegna si chiude domenica 29 con un’escursione sull’Altopiano di Asiago sulle tracce di Mario Rigoni Stern. Mario Busana, Davide Melchiori e Alberto Manzan del Cai Bassano accompagneranno i partecipanti lungo i sentieri percorsi dal grande scrittore alla scoperta dei suoi luoghi del cuore, con lettura di alcune pagine da lui scritte. Ritrovo alle 9.30 allo stadio del ghiaccio di Asiago (pranzo al sacco, iscrizione obbligatoria). La biblioteca propone una bibliografia di testi e guide, che potranno essere presi a prestito, dedicati ai temi degli incontri. (r.f.)


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Cultura

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Progetto internazionale. L’Ue ne riconosce la valenza, coinvolti i ricercatori della Fondazione Fitzcarraldo e di Cà Foscari

Dance Well sbarca in Germania, Francia, Repubblica Ceca e Lituania “D

ance Well”, esperienza di danza, ricerca e movimento nata a Bassano nel 2013, rivolgendosi principalmente alle persone con Parkinson, diventa un progetto internazionale. L’Unione europea ne ha riconosciuto la valenza e lo ha premiato assegnandogli il contributo di un milione di euro. Servirà a diffondere all’estero la pratica, permettendo di attivarla stabilmente in altre cinque città: ad Amburgo in Germania, a Roubaix e Vitry sur Seine in Francia, a Praga nella Repubblica Ceca, a Vilnius in Lituania, con il coinvolgimento dei ricercatori delle Fondazione Fitzcarraldo di Torino e dell’università Cà Foscari di Venezia. Affidata al Csc bassanese (Centro per la scena contemporanea) curato da Roberto Casarotto, l’esperienza è stata accolta con entusiasmo da subito e i partecipanti si sono moltiplicati dando vita a più sessioni settimanali e in altre sedi del territorio. Consiste in lezioni di danza pensate per le persone con fragilità, come quelle con il Parkinson, o con difficoltà motorie,

ma sono aperte anche agli anziani e a tutti gli interessati. “Il linguaggio della danza diventa fonte di inclusione, di benessere sociale e individuale, facilita il dialogo tra generazioni – osservano Casarotto e Rosa Scapin, direttrice di Operaestate e del Csc – Permette di superare le barriere linguistiche e culturali e di connettere le comunità a livello locale e internazionale. In poche parole, Dance Well diffonde umanità e socialità”. A Bassano, le classi offerte gratuitamente si svolgono in contesti di bellezza sotto la guida di insegnanti abilitati. Al posto delle palestre o locali deputati alla riabilitazione, si pratica nelle sale o nel chiostro del museo civico, tra opere d’arte e contesti storici, o nei parchi. Nella danza vengono incluse alcune strategie riabilitative, come l’esercizio aerobico, l’immaginazione motoria, il training propriocettivo e sensitivo-motorio, in grado di avere effetti positivi sui sintomi e sulla qualità di vita delle persone con Parkinson. “Ora il progetto si allarga per co-

Progetti artistici Operaestate: oltre 500 gli studenti coinvolti

struire e far crescere una nuova comunità europea di coreografi, artisti della danza, staff delle organizzazioni, ricercatori e scienziati”, ha spiegato l’assessore alla Cultura, Giovannella Cabion. Da agosto 2022 a luglio 2025 prevede, infatti, di attivare una serie di azioni di formazione per professionisti della danza, di coinvolgimento di comunità, creazione di spettacoli con danzatori affetti da Parkinson, ma anche la produzione di contenuti di approfondimento audiovisivi, brevi film, podcast e un sito internet dedicato, ricerche in forma di pubblicazione da condividere. Raffaella Forin

Si chiama “Beyond the body” (Oltre il corpo) ed è un progetto artistico che coinvolge più di 500 studenti delle scuole superiori bassanesi. È un filone che il Comune di Bassano, attraverso Operaestate, dedica ai giovani che negli ultimi due anni hanno patito le interruzioni forzate delle relazioni sociali a causa della pandemia. Sono tre i percorsi predisposti dal Centro per la scena contemporanea e offerti agli studenti di mattina, che li vedono impegnati nel mese di maggio nel contesto della chiesa di San Giovanni e in alcune aree urbane del centro storico. Ne prevedono la partecipazione attiva, l’incontro con giovani ma già affermati artisti internazionali della danza, le loro visioni, e le nuove modalità di fruire dello spettacolo dal vivo. Suddivisi in gruppi, gli studenti hanno la possibilità di esprimere le emozioni attraverso il linguaggio del corpo, ma anche di scrivere le singole emozioni, i pensieri e di condividere coreografie. Il progetto è sintesi della collaborazione tra gli assessorati all’Istruzione e alla Cultura. “Le scuole hanno risposto con entusiasmo alla proposta, scaturita dai risultati dei questionari somministrati lo scorso anno agli allievi dopo il periodo del lockdown – ha spiegato l’assessore Mariano Scotton – Molti hanno evidenziato di aver sofferto la mancanza di contatto, di relazione in presenza con i compagni, con gli insegnanti”. “L’esperienza vuole riavvicinare i giovani per i quali Operaestate e il Csc hanno sempre una particolare attenzione - ha aggiunto l’assessore alla Cultura, Giovannella Cabion – attraverso progetti artistici che favoriscono l’apertura delle prospettive”. (r.f.)

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Scenari internazionali

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L’intervista. L’analisi del bassanese Generale Spagnol: dalle radici del Vecchio Continente al cuore del conflitto Russia-Ucraina

Una forza di pronto intervento per l’Europa “Una ‘entry force’ europea, permanentemente pronta e disponibile, è un salto di qualità. Costituisce la capacità operativa di cui l’Ue al momento non dispone. Al tempo stesso segna la soglia delle operazioni che potranno essere intraprese con questa nuova potenzialità”

I

l ruolo dei Paesi europei, le prospettive future delle guerre del Terzo Millennio, le nuove strategie militari tra Russia e Ucraina. Per capire meglio cosa sta accadendo non solo nell’Est europeo e nei Balcani abbiamo sentito il Generale Giorgio Spagnol, già Ufficiale Generale dell’Esercito Italiano, di Bassano del Grappa. Generale, abbiamo assistito a tentativi di risoluzione del conflitto russoucraino da parte di Israele e Turchia. Come spiega l’assenza dell’Europa a tale iniziativa? Henry Kissinger, Segretario di Stato statunitense negli anni ‘70, indispettito dalla vacuità e dall’inconsistenza delle iniziative dell’Unione Europea (UE) ebbe a chiedere al suo staff: “Chi devo chiamare, che numero di telefono devo fare se voglio parlare con l’Europa?” E’ una battuta che ha fatto storia e che sta ad indicare come sia difficile distinguere chi fa cosa in un mondo in cui tecnocrazia e burocrazia dominano sovrane. L’UE è una organizzazione intergovernamentale con alcuni elementi di sovranazionalità (alcuni la definiscono un nano politico o un’impresa start up) che, giocando un ruolo limitato in politica estera e di sicurezza, è incapace di parlare con voce univoca nel contesto internazionale rendendo l’azione della sua diplomazia declaratoria e poco credibile. “Stabilire nuovi modi e mezzi per migliorare la nostra capacità collettiva di difendere la sicurezza dei nostri cittadini” sono le parole del documento Bussola Strategica con cui il Consiglio Europeo ha annunciato il 21 marzo scorso di voler ridisegnare le potenzialità militari dell’Ue. Come avverrebbe questo upgrade? “Rafforzando entro il 2030 la

politica di sicurezza e di difesa dell’UE e puntando su cooperazione e collaborazione tra i Paesi membri. L’iniziativa conseguirà i primi risultati concreti non prima del 2025, quando cioè entrerà in funzione la Capacità dell’UE di schieramento rapido. Questa prevede la disponibilità di una brigata di pronto intervento composta da 5000 militari per intervenire in azioni di disarmo, missioni umanitarie, di assistenza militare, prevenzione dei conflitti, lotta al terrorismo e gestione delle crisi. «Non vogliamo creare un esercito europeo» ha chiarito Josep Borrell, l’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. «Ogni Stato manterrà il proprio esercito, ma dobbiamo coordinare meglio le nostre spese militari equivalenti a 200 miliardi di euro, pari all’ 1,5% del Pil europeo spendendo meglio ed evitando inutili duplicati”. Chi saranno questi 5000 militari? “Sono i militari europei che faranno parte dell’“European Union Rapid Deployment Capacity” e dovranno attivarsi su decisione del Consiglio Europeo. Questi soldati, comunque già presenti nella strategia UE a partire dal 2007 e divisi in battle groups (gruppi tattici interforze di 1.500 elementi ciascuno), non sono mai stati impiegati perché il loro intervento deve essere approvato da tutti gli Stati membri. Un passaggio che di certo fa a pugni con la rapidità dell’intervento”. In definitiva, quello che il Consiglio Europeo aveva presentato come un grande stravolgimento delle dinamiche militari, altro non è che l’aggiunta di una brigata di 5.000 militari? Sono sufficienti affinché l’UE acquisisca

un’autonomia strategica? “Chi ricercava l’autonomia strategica rimarrà deluso, anche se la Bussola Strategica costituisce un documento qualificante per l’UE che segna la direzione giusta, anche nel rapporto con la NATO. Questa “entry force” europea, permanentemente pronta e disponibile, è un salto di qualità. Costituisce la capacità operativa di cui l’Ue al momento non dispone. Al tempo stesso segna la soglia delle operazioni che potranno essere intraprese con questa nuova potenzialità”. Esiste un seguito a questa iniziativa? “Dopo questo primo passo l’Ue dovrà chiedersi a quali crisi potenziali la Difesa europea vorrà far fronte e quali capacità saranno necessarie. La risposta potrebbe essere la minaccia che emerge da focolai regionali in Africa, in particolare nel Sahel. Ma una “entry force” di 5.000 unità, pur con tutti gli “enablers” di logistica e capacità accessorie, è insufficiente. È comunque un primo passo per dotarsi di capacità essenziali. La Bussola Strategica segna la direzione giusta: arrivare alla meta è ora questione di volontà politica”. In merito alla necessità di una maggiore integrazione europea alcuni analisti hanno paragonato l’Ue a un ciclista che deve continuare a pedalare per evitare di cadere. Per tenere la bicicletta in movimento e in equilibrio è necessaria la volontà politica degli Stati membri di maggior peso, nella consapevolezza che mentre il ritorno allo StatoNazione è anacronistico, anche il mantenimento dello status quo è parimenti insostenibile. Giancarlo Andolfatto

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Fuori Porta

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Estate Pedemontana. “Terre Graffiate” propone percorsi di musica e trekking immersi nelle bellezze naturali

Tra storia, memoria ed escursioni alla scoperta dei “graffi” antichi e nuovi della montagna Q

uante volte si sente parlare di memoria e di storia o di memoria della storia necessaria per apprezzare il momento che viviamo, ineludibile esito dei comportamenti passati e presenti e quante volte ci sarà capitato di pensare di rivolgere ai giovani questo tipo di preoccupazioni? Per nostra fortuna sembra non essercene motivo, perché quasi sempre la gioventù è migliore di quel che pensiamo, ciò almeno finché si ha la fortuna di imbattersi in gente come quella di Terre Graffiate, associazione di promozione sociale costituitasi nel 2018 con tante iniziative inanellate in questi pur difficili ultimi due anni. “Già esordisce Marco Ronchi, presidente dell’associazione, che abbiamo incontrato per i nostri lettori – e più di cento anni erano passati da quando ci venne l’idea perpetuare il ricordo dei fatti bellici che avevano segnato il Massiccio del Grappa durante la Grande Guerra. Quei segni, quei graffi ci ispirarono e spronarono nella nostra iniziativa culturale proprio per ricordare quanto era successo e rinviarne quanto più possibile l’oblio”. Come si diceva e magari non ci si aspettava, quella decina di giovani soci fondatori magari per via del percorso scolastico, magari per famigliarità con i luoghi e sicuramente per condivisione di interessi ha avuto la sensibilità di notare non solo le ferite inferte alla montagna dalla guerra, ma anche quelle più recenti dovute all’incuria e alla superficialità dell’uomo ed al diffuso e sistematico abbandono di rifiuti di ogni genere sul territorio montano.

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È davvero così, presidente? “Sì e, proprio da questa constatazione e riflessione è nato il nome del nostro sodalizio: Terre Graffiate, che è poi il filo conduttore di tutte le nostre iniziative che in questi quattro anni hanno sensibilizzato sul forte contrasto tra la bellezza dei paesaggi del Grappa e le ferite vecchie e nuove che li deturpano”. Mentre ci intratteniamo con lui, Ronchi è alle prese con l’organizzazione della prima iniziativa dell’anno intitolata “Le Casarette di Valstagna” organizzata in maggio per mandare in scena lo spettacolo “Di tabacco si vive”. Ce ne vuole parlare? “Certo, è un evento che unisce storia, musica, montagna e natura, con un’escursione guidata alle “Casarette” località dove i “graffi” sono costituiti dai terrazzamenti coi quali l’uomo ha reso un po’ di terreno coltivabile in un

territorio impervio come è quello dei ripidi pendii della Valle del Brenta. Durante l’escursione guidata da Jacopo Longo, ai partecipanti vien dato di conoscere

Prima uscita stagionale alle “Casarette” di Valstagna per mandare in scena lo spettacolo “Di tabacco si vive”. Un evento che unisce storia, musica, montagna e natura la storia della vallata e della sua gente oltre alle ricchezze naturali costituite da specie botaniche anche endemiche, che fioriscono in questo periodo. Nei nostri appuntamenti non manca mai un intrattenimento musicale ma ad accompagnare questa iniziativa, l’antico borgo è stato allestito per ospitare lo spettacolo teatrale storico/musicale “Di tabacco si

vive” ovvero la storia di un contrabbandiere di tabacco ambientata proprio nel Canal di Brenta”. Lo scorso anno, invece com’è andato? “Nel 2021, ma in particolare a luglio mese nel quale si concentrano le nostre iniziative, dopo la serata di apertura di Villa Negri a Romano d’Ezzelino con lo spettacolo “Attenti a quei due”, abbiamo mandato in scena “Quantum clarinet trio” al Centro didattico Valpore di Seren del Grappa e poi il “Trio Ghimel” di Bonaventura, Nardi, Tavolazzi su al Col Moschin in territorio di Solagna ed ancora il “Trio De Poi, Baldizzi, Turchi” al Col Campeggia di Romano per finire “Alma Swing” ai “Prai” di Borso del Grappa”. Dobbiamo aspettarci anche quest’anno un magnifico mese di luglio? “Beh, abbiamo cambiato leggermente la formula passando a

due fine settimana non consecutivi e quest’anno manderemo in scena tra il 15/16/17 luglio a Lepre e poi tra il 29/30/31 a Campo Croce un “Jazz Festival”: ai partecipanti sarà proposta una camminata per raggiungere le località dove poi si terranno le esibizioni. Saranno sicuramente sei piacevoli appuntamenti”. Le proposte musicali e teatrali dell’associazione “Terre Graffiate” sono solitamente spettacoli portati in scena per tutta la stagione, vogliamo parlare di “Di tabacco si vive” la vostra anteprima? “Di tabacco si vive” è la storia di Giacomo il contrabbandiere, una vicenda ambientata a fine Ottocento in Canal di Brenta. Il protagonista è figlio di contrabbandieri del tabacco e, a sua volta contrabbandiere, è sempre in fuga dalle guardie ma attaccato alla sua terra che descrive per aneddoti nel corso di uno spettacolo che rende la sua storia quasi attuale. La lingua veneta nelle parti recitate, sottolinea il contesto geografico dove si svolgono le vicende di Giacomo in contrasto col dialetto comasco delle parti cantate che parlano di un suo amico del Lago di Como ed ancora la parlata siciliana, lingue straniere e l’italiano come a sottolineare la analoga sorte di tanti giovani in cerca di lavoro come il nostro eroe valligiano”. Non resta che cercare le iniziative di “Terre Graffiate” sull’omonimo sito o rincorrere le loro proposte teatrali e musicali durante l’estate pedemontana. Giancarlo Andolfatto

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L’intervista. Cecilia Gobbi parla del papà Tito, uno dei più grandi cantanti lirici e del legame con la città in cui era nato

“Bassano gli è rimasta sempre nel cuore” Q

uando sei una bambina e porti sul palcoscenico i fiori a Maria Callas non solo quell’episodio ti resta impresso nella mente ma è chiaro che con lo spettacolo avrai un rapporto del tutto speciale. Specie se tuo papà si chiama Tito Gobbi, e quindi sei cresciuta a pane & lirica. Cecilia Gobbi è presidente della Fondazione intitolata alla mamma Tilde e al padre, baritono e cantante lirico tra i più grandi della storia, nato a Bassano e che bassanese restò nell’animo anche se andò ad abitare a Roma. Cecilia Gobbi ha organizzato assieme al Comune le celebrazioni di maggio per ricordarlo, ricche di iniziative tra recital, convegni, eventi, concorsi per giovani e la premiazione di Raina Kabaivanska con il riconoscimento intitolato al papà. Come mai ha deciso di dare vita a questa iniziative? “Per dieci anni, dal 1971 al 1981, papà ha organizzato corsi di sei settimane per i giovani con un’università americana. Quando sei al massimo della carriera e investi sei settimane della tua vita per i giovani, vuol dire che ci credi davvero. Aveva iniziato il progetto per trasferirli a Bassano ed Asolo quando mancò nel 1984”. Che rapporto aveva con Bassano? “Papà non è mai stato romano. Era invece molto legato alla sua città. Rifiutava contratti pur di stare a casa. Aveva con Bassano lo stesso legame che ha un emigrante con la propria terra. La sua era la nostalgia di chi è sempre in viaggio. Del resto, un artista vero è un esule perenne: va in giro di qua e di là, ma poi torna in albergo da solo. Ai nostri tempi, gli artisti del rock hanno migliaia o milioni di fans ma poi ci sono anche i suicidi”. La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno diceva un altro cantante, Jim Morrison “Sì, brutta faccenda. Ricordo che una volta a Parigi eravamo assieme a Maria Callas e lei chiese al papà se le andava a comprare il gelato prima di tornare in albergo”. Al di là del talento, secondo lei che cosa colpiva del papà il pubblico e i critici? “Era un grandissimo attore, tant’è vero che si truccava sempre lui da solo. Il pubblico si conquista quando racconti una storia e gli spettatori devono credere a quello che stai espri-

“Anche se abbiamo abitato a Roma, viveva la nostalgia per Bassano come quella di un emigrante per la sua terra. Papà era un grandissimo attore e non solo un cantante di talento: questa caratteristica colpiva il pubblico”

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CERCANO AGENTI Tito Gobbi in una sua interpretazione e la figlia Cecilia fotografata in questi giorni. Gobbi si truccava sempre da solo

mendo, devono essere convinti e condividerlo. Devono sentirsi dalla tua parte, nell’odio e nella passione…”. Ma nella lirica non è importante il canto? “Certo, nel teatro d’opera domina la figura del cantante. Ma proprio per questo si parla di cantanti e di artisti. Far vivere le emozioni è una cosa diversa dal solo cantare. Lo stesso Zeffirelli, che era un grande amico, da questo punto di vista non insegnò niente a papà e alla Callas”. Invece il maestro di Cavarzere, Tullio Serafin, grande direttore d’orchestra fu decisivo, visto che scoprì entrambi “Ebbe un’enorme influenza. Diceva di Maria: nessuno mi darà quello che mi ha dato lei”. Papà era amico della Callas? “C’era amicizia vera, ma non frequentazione. Personalmente, ho sempre pensato che la Callas fosse eterna. E lo è”. Torniamo alla differenza tra cantante e attore. Suo nonno materno era un musicologo importante. Era tenero con il papà? “Mica tanto. Era esigente. Una volta lo criticò per l’interpretazione del barone Scarpia

nella Tosca, perché – sosteneva – camminava come un uomo di trent’anni e non di quaranta, come l’età del personaggio”. La lirica vivrà per sempre? “Mio nonno si rincuorava perché, sosteneva, la lirica sarebbe almeno sopravvissuta nei film. Era pessimista. Secondo me la lirica sopravviverà, ma in forme diverse. Mi spiego: oggi non si scrivono più opere barocche ma si eseguono quelle antiche. Così come non si dipinge più come il beato Angelico, ma esiste sempre la pittura. L’artista crea secondo criteri della sua epoca, ma l’arte resta”. Papà conobbe grandi personaggi e colleghi: di chi vi parlava? “Gli erano simpatici Bob Hope, Danny Kaye e soprattutto Laurence Olivier che conobbe a metà anni Settanta in uno spettacolo al Covent Garden per l’ingresso del Regno Unito nel Mercato comune europeo. Era presente anche la regina allo spettacolo. Papà interpretava Falstaff”. Esiste un erede di Tito Gobbi? “No, per il semplice motivo che ogni artista ha una storia a sé”. Antonio Di Lorenzo

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Sport & Cultura

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Cinema. Intervistati i personaggi bassanesi del libro “1985 – 2015. Per non dimenticare” scritto da Domenico Lazzarotto

Girato in città il docu-film “The Heysel drama” “Il momento più drammatico? Il post partita, nell’antistadio, alla vista di tante vittime e feriti, in una notte irreale solcata dalle sirene delle ambulanze”

L

a città di Bassano irrompe nel grande schermo con un’intera puntata (delle sette totali, in lingua inglese, francese e naturalmente italiano) in un docu-film contro la violenza negli stadi che verrà trasmesso da Netflix (Produzione Scope Pictures; Co-produzione italiana Palomar; regista artistico Jan Verheyen) prima delle partite dei prossimi Campionati del Mondo di calcio a dicembre in Qatar. La parte bassanese della docu-serie “The Heysel drama” è stata girata da una troupe franco-belga che ha concluso le riprese in città, con location Palazzo Sturm, chiostro del Museo civico e Libreria Palazzo Roberti, con interviste a Massimo Briaschi, Alberta Bizzotto ed il figlio Giuseppe Spolaore, l’ortopedico Giovanni Co-

stacurta ed il giornalista Domenico Lazzarotto che la notte della tragedia si trovava allo stadio Heysel di Bruxelles. Un’intera puntata incentrata proprio sul libro “1985 Heysel – 2015 Per non dimenticare”, (Rumor Industrie Grafiche di Vicenza) scritto da quest’ultimo assieme al collega Luca Pozza ed all’ex arbitro internazionale Gigi Agnolin nel trentesimo della tragedia. Sono trascorsi 37 anni (il prossimo 29 maggio) da quella tragica serata nello stadio fatiscente di Bruxelles, quando doveva essere celebrata una festa dello sport ed invece tutto si trasformò in uno dei drammi più assurdi della storia del calcio. Era la finale di Coppa dei Campioni e in campo stavano per scendere la Juventus ed il Liverpool.

La testimonianza di Domenico Lazzarotto Sono trascorsi 37 anni ma certe immagini ti rimangono indelebili nella mente. Una storia soprattutto bassanese quella che riguarda la tragedia allo stadio Heysel di Bruxelles, dove il 29 maggio 1985, prima dell’inizio della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Nei tumulti provocati dagli hoolligans inglesi in quella maledetta curva “Z” morirono infatti anche due bassanesi, l’imprenditore Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore, che facevano parte di una comitiva di appassionati, piuttosto numerosa, partita dalla città del Grappa e dagli altri comuni del comprensorio bassanese: entrambi erano volati a Bruxelles con amici e conoscenti, o addirittura con il figlio Giuseppe come nel caso di Spolaore. Quando assieme ad Agnolin e Pozza decidemmo nel 2015 di scrivere un libro per raccontare quella mattanza lo abbiamo fatto soprattutto per dare un messaggio non violento soprattutto ai più giovani che frequentano gli stadi: il calcio è sport e vita, non violenza e morte. Accolgo quindi con soddisfazione che il nostro libro ed i suoi protagonisti, con cui nel 2015 abbiamo partecipato con un discreto risultato al Premio Bancarella Sport (quell’edizione fu vinta dal libro-intervista di Giovanni Trapattoni “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” scritto da Bruno Longhi), stia diventando una pellicola-messaggio contro la violenza negli stadi, motivo che ci spinse a scrivere “1985 Heysel – 2015 Per non dimenticare”. Ancor di più che venga proiettato prima delle partite del prossimo Mondiale anche se con il grande rammarico che Il docu-film “The Heysel drama” non cancella certe immagini impietose di chi ha vissuto quel dramma però attenua un tantino tanta barbarie che abbiamo visto in uno stadio nel corso di una partita che doveva essere una festa sportiva ed invece è diventata in una manciata di minuti una tragedia. E sarà bene che a raccontarla, anche dopo tanti anni, siano stati gli stessi sfortunati protagonisti affinché il loro rimanga un epitaffio contro la violenza. Cosa ricordo di quei tragici momenti? Che dall’atmosfera di festa e di amicizia fra le due tifoserie la situazione è improvvisamente precipitata. Dalle scaramucce si era passati ai fatti con l’orda degli holligans a provocare disordini e morte. Ad un certo momento, verso le 19.20, si è iniziato ad intravedere i primi disordini e, dalla parte opposta, gente in campo: avevo intuito che nella curva Z si stavano menando senza però rendermi conto di cosa stesse realmente accadendo: guardavo attonito ciò che stava succedendo sotto i miei occhi; nessuno ancora capiva la gravità della situazione. La domanda legittima, che mi pongono in tanti, è se quella partita si doveva davvero giocare ? La mia risposta è sempre stata ed è tuttora: no, anche se il suo svolgimento, seppur in ritardo, aveva comunque agevolato il defluire degli holligans, altrimenti fra le due tifoserie si sarebbe scatenata una rissa ancora più sanguinosa. L’arbitro, lo svizzero Daina, fu costretto dall’Uefa a far giocare il match.Il momento più drammatico? Il post partita, nell’antistadio, alla vista di tante vittime e feriti, in una notte irreale solcata dalle sirene delle ambulanze.

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Se la schermaglia è finita presto, con qualche battuta nel giro di un paio di giorni, andare a scavare dietro quelle affermazioni potrebbe portare a interessanti riflessioni. Il riferimento è alle frasi di Enrico Letta pronunciate di recente quando è giunto nel Veneto a sostenere le candidature del centrosinistra alle elezioni amministrative: “L’èra Zaia volge al termine – ha spiegato Letta – Lui ha interpretato il suo ruolo come governatore-uomo solo al comando. Una scelta che gli sarà anche servita in questi anni, ma credo lascerà per il centrodestra in Veneto un punto interrogativo enorme per il futuro e un vuoto che noi abbiamo intenzione di colmare”. Queste le frasi riportate nell’intervista a “La Piazza”, che potete leggere nella pagina successiva. Legittimo, naturalmente, che un esponente po-

#Regione Il Punto

Dopo di lui... di Antonio Di Lorenzo

litico veda per sé e il suo schieramento un futuro roseo e altrettanto comprensibile che lavori per raggiungere questo obiettivo. A rispondere al segretario del Pd è stato il giorno dopo Roberto Ciambetti, che lo ha ironicamente rassicurato: “Caro Enrico, non ti preoccupare, ci siamo noi a governare il Veneto”. Come dire: non ci sarà nessun vuoto da colmare nel 2025, quando Zaia lascerà palazzo Balbi. E dal punto di vista dei numeri le sue ragioni le ha. Alle elezioni il governatore ha ottenuto il 77% di gradimento. È stato lo stesso

Massimo Cacciari a ricordare che perfino suoi amici di sinistra, non sospettabili di simpatie leghiste, lo avevano votato. Potenza dell’immagine di buongoverno che Zaia s’è costruito in questi anni e ormai sono 17 che è in Regione. Ma davvero senza Zaia il bottino elettorale del centrodestra si sgonfierà come un soufflè? Davvero dopo di lui sarà il diluvio? Certamente il governatore ha un appeal personale ben maggiore dei partiti che lo sostengono. Ma vale la pena di ricordare che la Lega dal 1992,

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quando vinse a sorpresa le elezioni, e poi assieme a Forza Italia dal 1994, ha fatto man bassa di consensi in quel “centro” che era cresciuto per decenni alla scuola dei dorotei della Democrazia Cristiana e che, tanto per restare in tema regionale, aveva espresso alla presidenza prima il veronese Angelo Tomelleri e quindi Carlo Bernini. Davvero questi voti di centrodestra sono pronti a spostarsi in massa verso un faro di centrosinistra al punto da garantire al Pd veneto una vittoria elettorale tale da ribaltare l’andamento di trent’anni di votazioni? Lo scopriremo solo vivendo. Certamente l’elettorato veneto è moderato e il Pd da qui al 2025 dovrà ispirare a questi ceti, da sempre distanti dalla sua filosofia, tanta fiducia per intercettarli. Ma tanta.

L’intervista. Federico Caner, assessore regionale al turismo, agricoltura, commercio estero e fondi UE

“Torniamo alla normalità, ora serve stabilità” Assessore Caner, per il turismo possiamo finalmente parlare di ritorno alla normalità? “Il turismo in Veneto in epoca pre Covid segnava 18 miliardi di fatturato annui con 72 milioni di presenze turistiche, dimostrandosi di fatto la prima industria regionale, e permettendoci di arrivare al primo posto tra le regioni italiane per attrazione turistica. È chiaro pertanto che il settore merita ogni attenzione possibile ed è all’ordine del giorno di ogni sforzo per la ripresa economica. Il grande lavoro di squadra tra istituzioni e operatori ha permesso di rispondere alla sfida della pandemia offrendo servizi in linea con le rinnovate esigenze di sicurezza: gli indicatori hanno confermato, infatti, che i flussi del 2021 sono più che raddoppiati, con un +51,6% di presenze nei primi dieci mesi dell’anno rispetto al 2020”. Dal suo osservatorio come valuta questi mesi di decisa ripresa? “L’Osservatorio del Turismo Regionale Federato del Veneto (https://osservatorioturismoveneto.it/) è nato per monitorare l’andamento e valutare i dati relativi al movimento turistico delle destinazioni turistiche regionali. L’esperienza dell’Osservatorio è stata resa possibile grazie al maestoso lavoro di

squadra tra diversi stakeholders del mondo delle istituzioni e delle imprese e ci permette di avere in tempo reale non solo dati previsionali sulle prenotazioni ma anche la loro ricaduta economica e il sentiment del turista. La vera sfida è dare valore ai dati per costruire un’offerta sempre più in linea con le richieste del momento”. Ha affermato che la sostenibilità è la chiave per lo sviluppo consapevole del turismo, cosa intende? “Il turista vuole godere di un’esperienza naturale, a misura d’uomo, più accessibile e sicura, ed è disposto a spendere per averla. La sostenibilità rappresenta dunque l’elemento chiave per uno sviluppo consapevole del turismo. La sfida è proporre al turista nuove esperienze di fruizione del territorio che da un lato soddisfino queste nuove esigenze e che allo stesso tempo siano capaci di valorizzare tutti quei luoghi meno noti del territorio regionale, al di fuori delle mete più ricercate”. La stagione balneare apre con gli interrogativi sulla direttiva Bolkestein, cosa devono aspettarsi gli operatori del settore? “Alla scadenza mancano meno di due anni e il nemico, non solo per coloro che fanno

impresa ma anche per i Comuni chiamati di fatto a bandire le gare, resta ancora l’incertezza. È necessario intervenire con una normativa unica in grado, da un lato di tutelare le imprese di un comparto fondamentale per l’economia turistica nazionale e regionale e dall’altro di spingere a un continuo miglioramento del servizio offerto.

Sono sempre più convinto che tutti i Comuni balneari devono essere messi nelle condizioni di riconoscere ai concessionari uscenti gli investimenti fatti e di introdurre una premialità alle imprese che intendano investire in interventi di tutela e sicurezza delle aree costiere. Il Governo, in aperto confronto con l’UE, dovrebbe fare in modo che que-

sta transizione avvenga senza arrecare danno ai nostri gestori. In Veneto esistono già esempi virtuosi di consorzi e operatori locali che attraverso progetti di investimenti infrastrutturali hanno ottenuto concessioni con durata anche ventennale”. Da assessore all’agricoltura, di cosa ha bisogno il settore primario oggi? “Dopo le turbolenze c’è bisogno soprattutto di stabilità, per consentire ai nostri imprenditori di fare bene il loro lavoro. Il settore primario è sì più resiliente di altri in caso di crisi generalizzata ma è anche quello che ha tempi di ritorno degli investimenti più lunghi. In questo quadro va dato il giusto peso a due questioni fondamentali: l’innovazione da un lato e l’adattamento/contrasto agli effetti del cambiamento climatico dall’altro. Ritengo inoltre che serve urgentemente una legge che protegga le nostre eccellenze agroalimentari dalle falsificazioni”. Agricoltura e turismo, il binomio è vincente? “Certo che lo è! Dove si mangia e si beve bene ci si torna volentieri. Il Veneto offre solo l’imbarazzo della scelta in questo senso. Agricoltura e turismo significa anche slow tourism, un modello di fruizione del territorio a misura d’uomo”.


Regione

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Centrosinistra. Il segretario del Pd Enrico Letta

Centrodestra. Raffaele Speranzon, Fratelli d’Italia

Segretario Letta, quali sono le previsioni per il voto alle amministrative in Veneto? “Sono molto fiducioso per Padova, Sergio Giordani è stato un grande Sindaco in questi cinque anni, ha dato stabilità, tranquillità e molti investimenti alla città. Non ho mai dovuto mettermi a sanare conflitti interni, questo è merito di Sergio Giordani. Un ottimo candidato con un fortissimo profilo civico, che noi vogliamo rilanciare e rendere ancora più evidente. Padova è nella parte felice della mia Moleskine. Ci sono le città per le quali tocca ogni volta cercare di mettere insieme le persone. Poi, c’è una pagina con tante città nelle quali, invece, si lavora bene. Ecco, Padova è una di queste.” Quali sono le prospettive e il ruolo del Partito Democratico in vista delle regionali 2025? “Il nostro giudizio sulle sue amministrazioni è noto per il lavoro che facciamo in consiglio regionale. I cittadini veneti hanno dato negli anni un giudizio diverso e più positivo del nostro. Ma il tempo di Zaia come governatore e come Presidente del Veneto è un tempo che sta per terminare. Zaia ha interpretato il ruolo di un governatore un uomo solo al comando, insostituibile. Una scelta che gli sarà anche servita in questi anni ma credo lascerà per il centrodestra in Veneto un punto interrogativo enorme per il futuro e un vuoto che noi abbiamo intenzione di colmare. Se non si è protagonisti in Veneto non si può ambire a governare il Paese”. Come affrontare la crisi economica innescata dal conflitto ucraino? “Ci aspettiamo dal governo interventi sulle bollette elettriche, sul costo dell’energia, sui carburanti e sulle bollette per le famiglie. La nostra proposta è un assegno energia che sia in grado di compensare sia le imprese sia le famiglie e crediamo sia necessario pagarlo con una tassa pesante sugli extraprofitti che le aziende petrolifere

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“Il Veneto è centrale per il nostro Paese” ed energetiche hanno fatto in questo periodo. Accanto a questo insistiamo molto per un intervento a sostegno dei salari. i salari italiani sono tra i più bassi d’Europa, se il costo della vita cresce a dismisura, con quei salari non si regge il costo della vita. Questa è l’equazione su cui c’è bisogno di intervenire: o si abbassano i salari o si abbassa il costo della vita o si fanno entrambe le cose. Sono convinto che il governo saprà cogliere questo grido di dolore dal Paese e sia in grado di intervenire per far sì che non esploda la recessione. Non si può intervenire a incendio divampato, perché i costi sarebbero dieci volte superiori”. Gli eventi delle ultime settimane hanno reso più evidente come Giorgia Meloni si sia chiaramente candidata a premier. Qual è la vostra posizione? “Abbiamo una grande responsabilità. Non vorrei che il nostro Paese si mettesse in scia con i paesi dei premier che l’hanno sostenuta a Milano: quelli di Polonia e Repubblica Ceca. L’Italia è un paese che pensa ad altro. Deve andare in un’altra direzione che non è la direzione della destra Euroscettica, ma di un pese che lavora per un’Europa forte, integrata solidale, per la pace. Lavoriamo per essere all’altezza della sfida che Giorgia meloni ha lanciato a Milano e per batterla nelle urne”. In che modo? “Lo facciamo con un partito più unito possibile rilanciando il lavoro di democrazia partecipativa che attraverso l’Agorà democratica sta dando degli ottimi risultati. L’unità interna del nostro partito è uno dei risultati di cui sono più soddisfatto di questo anno di segreteria. Ma l’obiettivo più importante è quello di convincere i giovani che il nostro partito è il partito che si occuperà di loro. Il partito del futuro dei giovani che cerca di dare all’Italia un futuro europeista, solidale, democratico e progressista”.

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“Noi impegnati a costruire l’alternativa di governo”

Sara Busato

entrodestra unito, per governare le città venete e affrontare le elezioni politiche del 2013. Raffaele Speranzon, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, delinea la strategia del partito. Cosa vi aspettate dal voto nelle città venete? “Anzitutto dobbiamo constatare che in questi anni Fratelli d’Italia ha registrato un trend di costante crescita, anche per questo abbiamo anche abbiamo alcun candidati sindaci più. Ci aspettano le sfide importanti nelle grandi città, a partire da Verona dove ci presentiamo con un nostro candidato, sostenendo la rielezione del sindaco uscente Federico Sboarina. Con la stessa determinazione e con la volontà di ottenere risultati importanti sosterremo Peghin a Padova e De Pellegrin a Belluno con le nostre liste. Nel veneziano attenzione anche a Jesolo dove corre il nostro candidato De Zotti. L’unità del centrodestra è sempre il nostro obiettivo di governo. Fratelli d’Italia non tradirà mai il patto con i propri elettori e si porrà sempre come alternativa al Pd e al Movimento 5 Stelle. Dobbiamo creare le condizioni affinché i nostri alleati naturali concorrano con noi a costruire un’alternativa vincente”. Quale il vostro ruolo nella maggioranza in Regione? “In consiglio e in giunta abbiamo cercato di portare la voce delle imprese e delle famiglie, non solo a spingere l’amministrazione regionale a fare quanto nelle sue possibilità ma anche a pretendere dal governo nazionale delle risposte su temi come il caro bollette, sul quale ancora non vediamo scelte rassicuranti rispetto nei confronti di imprese e famiglie. Non otterremo nulla di buono finché buttiamo 8,8 miliardi di euro l’anno nel reddito di cittadinanza. L’unico mondo per combattere la povertà è creare lavoro”. Come va con la Lega in Veneto? “Con la Lega c’è un rapporto leale, che si sta anche evolvendo nel tempo, il nostro

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obiettivo è di accrescere la nostra rappresentanza anche a livello parlamentare, oltre che nei consigli regionali. I parlamentari veneti devono fare interessi dei veneti, come hanno dimostrato in occasione delle elezioni per il presidente della Repubblica, votando per il trevigiano Carlo Nordio”. Come vi preparate alle elezioni politiche del 2023? “Fra un anno i cittadini dovranno avere la possibilità di scegliere un governo senza ministri e sottosegretari di Pd e 5 Stelle. C’è bisogno di un fronte unito che comprenda le forze di centrodestra, la nostra è una condivisione di valori alternativi. I governi che ci sono stati in questi anni non saranno rimpianti dal popolo italiano perché non avevano un indirizzo politico chiaro e non hanno prodotto grandi risultati e scelte utili per la comunità. Un governo tra forze affini che hanno molti punti in comune diventa più efficace per realizzare le richieste degli elettori. Chi vota per un partito di centrodestra non credo sia contento di vedere ministri del Pd. L’elettore di centrodestra che sceglie Fratelli d’Italia mette il voto in cassaforte”. Cosa aspettarci sul fronte Covid? “Noi diciamo basta alla sottrazione di diritti costituzionali, basta al Green pass. Abbiamo adottato le misure più restrittive in Europa ma questo non ha portato ad un risultato migliore di altri Paesi”. Infine, che dire della guerra in Ucraina? “Dobbiamo agire a livello europeo, rafforzare il peso dell’Europa all’interno della Nato, dove invece oggi conta ancora troppo poco. Un’Europa più forte sulla scena internazionale va anche a beneficio dell’Italia. Intanto i danni provocati dalle sanzioni alla nostra economia dovranno essere compensati finanziariamente. E’ giusto mettere le sanzioni ma è altrettanto giusto che non siano gli italiani a pagarne le conseguenze”. Nicola Stievano

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L’anniversario. Il Presidente della Repubblica Mattarella: “La presenza sul territorio è un capitale prezioso”

Poste Italiane, 160 anni di storia per costruire il futuro T

aglia il traguardo dei 160 anni Poste Italiane la cui storia va a braccetto con quella dell’Italia unita. Un compleanno speciale, celebrato insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha sottolineato il percorso compiuto in più di un secolo e mezzo di storia accompagnando la crescita del Paese con spirito di servizio, slancio innovativo, vicinanza al territorio e inclusione di tutte le comunità. Una vocazione sociale confermata anche durante la pandemia, quando Poste Italiane ha garantito i servizi essenziali ai cittadini ed ha contribuito alla campagna di vaccinazione nazionale con la distribuzione di più di 30 milioni di dosi di vaccino e la realizzazione di una piattaforma informatica a disposizione delle Regioni per le prenotazioni. Quello della presenza capillare sul territorio italiano “è un capitale prezioso per il quale va ringraziato Poste Italiane: l’azienda ha accompagnato

la trasformazione economica e sociale del paese, queste trasformazioni le ha vissute e fatte proprie” ha detto Mattarella, in occasione dell’evento per i 160 anni, ringraziando con riconoscenza “pubblica tutte le donne e gli uomini di Poste Italiane che ogni giorno sono al servizio del Paese”.

In Veneto sono attivi oltre mille uffici postali con 9.200 dipendenti, 1.100 neo assunti negli ultimi due anni In Veneto Poste Italiane conta 1035 uffici postali, 577 sportelli Postamat; 154 centri di recapito; 9.200 dipendenti in maggioranza (58%) donne; oltre 1.1000 assunzioni a tempo indeterminato dal 2020 ad oggi; 3 milioni di vaccini consegnati in Veneto durante la pandemia. In 160 anni Poste Italiane si è evoluta anche così: se prima erano

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solo lettere e telegrammi oggi ci sono i pacchi dell’e-commerce, il wi-fi gratis in 500 uffici postali, e le 2,7 milioni di carte Postepay. Nel prossimo futuro della azienda c’è il progetto Polis che porterà i servizi digitali della pubblica amministrazione nei Comuni più piccoli e coinvolgerà 4.800 uffici postali in Italia, 368 in Veneto. “È un progetto molto ambizioso, il Governo ha allocato 800 milioni di euro, è partito con l’approvazione del fondo complementare al Pnrr, sono già partiti i bandi e le gare di appalto,- ha detto l’Amministratore Delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante. - L’azienda ha trasformato i suoi asset logistici e la sua rete di prossimità per rispondere con successo ai cambiamenti globali, ha sviluppato i servizi digitali di pagamento e comunicazione, conservando il suo ruolo di tutore del risparmio degli italiani”. Grazie alla sua infrastruttura capillare e unica, e ben prima dell’av-

vento di internet e delle comunicazioni digitali, Poste Italiane ha saputo mettere in rete l’Italia intera, grandi città, piccoli Comuni, borghi montani e isole. Ha favorito la coesione sociale aiutando gli italiani a parlare la stessa lingua e ha legato il Paese con un filo lungo e robusto che passava dai suoi uffici postali, i suoi portalettere, i suoi servizi logistici e di telecomunicazione. “Credo di poter affermare che nessuna azienda conosce e vive il Paese come noi – ha aggiunto la Presidente di Poste Italiane, Maria Bianca Farina – e posso confermare che continueremo ad

essere vicini agli italiani. Poste ha coniugato tradizione e innovazione, adeguando continuamente la sua missione ai tempi, ed ha saputo modernizzarsi per rispondere al meglio al suo compito”. “Ringrazio e rivolgo il mio augurio a tutte le 121.000 persone di Poste che ogni giorno mettono la loro professionalità e la loro esperienza al servizio degli italiani – ha concluso Giuseppe Lasco, Condirettore Generale di Poste Italiane – Stiamo parlando di donne e uomini che rappresentano un inestimabile patrimonio di umanità e competenza”.

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Il protocollo d’intesa. Sinergia fra Confindustria Venezia, Hydrogen Park e Stazione sperimentale

Il vetro di Murano punta sull’idrogeno verde Al via il progetto per la conversione dei forni L’impennata dei costi del gas metano e la delicata situazione geopolitica attuale hanno accelerato la transizione energetica delle aziende artistiche dell’isola

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e vetrerie di Murano si stanno preparando alla transizione energetica e puntano ad alimentare le proprie fornaci con miscele variabili di idrogeno e gas metano. Solo una sperimentazione, per ora, ma la tutela del Pianeta, i costi del gas e il conflitto in Ucraina stanno accelerando l’urgenza di un cambiamento anche in quella che è una delle produzioni artistiche più conosciute e apprezzate al mondo. A fine aprile è stato dato il via al progetto, siglato con un protocollo d’intesa fra la sezione Vetro di Confindustria Venezia, Hydrogen Park di Porto Marghera e la Stazione sperimentale del vetro. “L’impennata dei costi dell’energia e l’incertezza dettata dai nuovi scenari geopolitici stanno portando le aziende del vetro a individuare e utilizzare combustibili da fonti rinnovabili come l’idrogeno verde. La firma del protocollo d’intesa rappresenta un importante passo in questo senso”, ha affermato Martina Semenzato, presidente della sezione Vetro degli industriali veneziani, che ha spiegato come lo studio in fase di avvio permetterà di valutare la fattibilità di una transizione tecnologica ed energetica all’interno delle fornaci muranesi, “per poter tornare a guardare il futuro con fiducia”. Una fiducia che nei mesi scorsi era stata minata dall’impennata del prezzo del gas metano: il Governo è intervenuto – grazie

all’approvazione in Parlamento di un emendamento con il deputato veneziano dem Nicola Pellicani come primo firmatario – calmierando il prezzo, oltre che per le imprese fortemente energivore, anche alle piccole realtà come le vetrerie di Murano. L’obiettivo del progetto è la conversione dei forni fusori. La collaborazione prevede il testing e lo sviluppo su scala industriale di tecnologie che portino al passaggio dall’utilizzo di idrocarburi all’idrogeno verde. A tal fine saranno eseguiti dei test qualitativi sui prodotti in vetro artistico realizzati durante la sperimentazione. Alla Stazione sperimentale del vetro il compito di condurre lo studio del prototipo e di seguire l’intero percorso di trasferimento tecnologico sul piano industriale: dovrà essere costruito e messo in opera un forno di prova e successivamente verificare quantitativamente le performance di un forno a scala produttiva. L’individuazione di un’impresa disponibile alla prima fase del progetto spetta a Confindustria Venezia. I test sul campo a scala produttiva saranno effettuati su una o più imprese. La gestione della materia prima, ovvero l’idrogeno verde, è affidata a Hydrogen Park, pronto a mettere a disposizione le proprie conoscenze e competenze nell’implementazione del vettore energetico nei processi e il supporto tecnologico dei propri

partner nella gestione, nella consegna e nell’esercizio industriale dell’idrogeno verde, totalmente derivante cioè da fonti rinnovabili e a impatto ambientale zero. Per Andrea Bos, presidente di Hydrogen Park, con quest’intesa “si valorizza la capacità produttiva e artistica di Venezia, applicando la strategia energetica europea e mettendo a frutto il know-how del Consorzio per l’idrogeno”. Un cammino verso la trasformazione del tessuto economico locale che “al tem-

po stesso preserva la specificità dei processi industriali e l’antica tradizione vetraia veneziana, favorendo la decarbonizzazione e la sostenibilità del settore”. Secondo il direttore generale della Stazione sperimentale del vetro, Stefano Manoli, “la produzione di vetro artistico muranese si trova oggi di fronte a una sfida di portata epocale: gli elevati costi dell’energia, l’attuale congiuntura economica e geopolitica e, non ultimi, gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e di neu-

tralità climatica assunti a livello europeo stanno portando le fornaci dell’isola verso un bivio competitivo ed evolutivo cruciale”. Ecco che traghettare le vetrerie artistiche di Murano verso un futuro pienamente sostenibile “sarà possibile solo attraverso uno sforzo congiunto tra realtà produttive, istituzioni del territorio e centri di ricerca, volto a promuovere l’adozione di tecnologie green, come la combustione di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili”. (s.s.)


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La fondazione. Il nuovo ente partecipato sarà aperto a partenariati pubblico-privati senza scopo di lucro

Comune di Treviso, Unipd e Ca’ Foscari insieme per le buone pratiche ambientali

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Alessandro Manera (assessore all’ambiente): “Fare squadra con il mondo accademico può portare nuovi elementi di visione”. Le linee guida sono già state approvate dal consiglio comunale Quando i senati dei due atenei avranno deliberato si passerà alla redazione dello Statuto

Alessandro Manera

Sara Salin

La trevigiana Da Ros nuova vicepresidente di Confindustria con delega ad ambiente e sostenibilità

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neto, che realizza 180 miliardi di Pil con le sue 600mila imprese primeggiando nell’export. Con questa nomina è stato riconosciuto il ruolo importante che gli spetta”. Il presidente degli industriali di

Padova e Treviso, Leopoldo Destro, ha voluto ricordare che l’esperienza di Katia Da Ros è iniziata in Unindustria Treviso: “Il suo percorso associativo e la sua attiva presenza nell’educazione e la cultura rappresentano una risorsa significativa per tutto il nostro sistema d’impresa ed è garanzia di continuità”. Destro, a nome di tutti gli associati, ha voluto ringraziare Piovesana “per la forza e convinzione nel suo impegno in questo biennio in Confindustria, punto di arrivo in una storia di rappresentanza per le imprese e il territorio che rimarrà di esempio anche per il futuro”. (s.s.)

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Katia Da Ros è la nuova vicepresidente di Confindustria, con delega ad ambiente, sostenibilità e cultura. Trevigiana, ad dell’azienda Irinox di Corbanese di Tarzo, Da Ros è una dei tre nuovi vice del presidente dell’associazione degli industriali Carlo Bonomi per il biennio 2022-2024 e succede a un’altra trevigiana, l’ex presidente di Assindustria Venetocentro Maria Cristina Piovesana, che si è dimessa dalla carica. “Il Veneto è ben rappresentato nella nuova squadra dirigente ed è in buone mani. Da Ros – ha commentato il presidente della Regione Luca Zaia – è una grande esponente dell’orgoglio ve-

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per mettersi nuovamente in gioco. Soprattutto, però, sarà il punto di partenza per un nuovo modo di pensare al presente e al futuro del territorio. La parola d’ordine della fondazione sarà “partecipazione”. Quindi apertura totale verso il partenariato pubblico-privato senza scopo di lucro e un patrimonio destinato al raggiungimento di un obiettivo predefinito e invariabile fissato nell’atto costitutivo. Una struttura aperta a tutti i soggetti che ne condividano gli scopi nella ricerca scientifica, nella raccolta di dati, informazioni e conoscenze nel campo ambientale, nella produzione di energie rinnovabili, nel monitoraggio e nella salvaguardia delle risorse naturali, nei processi di gestione e pianificazione del territorio e le misure da adottare in relazione alla presenza di agenti inquinanti, oltre che per l’informazione e la sensibilizzazione delle varie componenti sociali.

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d’Europa sono risultate l’olandese Winterswijk e la portoghese Valongo, ma Treviso è arrivata comunque sul podio delle cinque più virtuose ed era la prima volta per un’italiana. “Durante quell’esperienza, grazie al confronto con gli amministratori e i tecnici delle più importanti città europee, abbiamo compreso come anche in campo ambientale sia tanto importante quanto necessario fare squadra con il mondo accademico, che può portare ulteriori elementi di visione”, spiega Alessandro Manera, assessore trevigiano all’ambiente. “La nuova fondazione – continua l’amministratore – ci permetterà di essere ancora più efficaci nella condivisione delle buone pratiche che uniranno non solo l’ambiente ma anche la mobilità e le politiche comunitarie”. La città ha già deciso di partecipare all’edizione 2023 dell’iniziativa, che si terrà a Grenoble, e la fondazione sarà utile a riunire progettualità, opportunità di ricerca e buone pratiche

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na fondazione per sviluppare le buone pratiche ambientali della città. Nasce a Treviso e ha come partner fondatori il Comune e i due atenei che danni hanno le proprie sedi distaccate nel capoluogo della Marca, le Università di Padova e di Ca’ Foscari. Il consiglio comunale ha già espresso parere favorevole alle linee guida approvate dalla giunta guidata dal sindaco Mario Conte e ipoteticamente per l’estate – dopo che i due senati accademici avranno deliberato – sarà redatto lo statuto, sarà deciso il nome e si inizieranno ad aprire le porte ai soggetti economici e istituzionali che vorranno farne parte. L’obiettivo è la costituzione di un ente capace di favorire percorsi partecipati che, da qualunque angolazione si ragioni, abbiano al centro la sostenibilità. Ambiente, natura e paesaggio, ma non solo. Tutto deve convergere: urbanistica, edilizia, economia. E tutto deve avere una visione che parte dall’ambito locale, ma si sviluppa a livello nazionale e internazionale. L’idea è nata quando alla fine della scorsa estate Treviso ha partecipato a Lahti, in Finlandia, all’European Green Leaf 2022, premio per la sostenibilità ambientale promosso dalla Commissione Europea che valuta i risultati raggiunti dai comuni fra i 20mila e i 100mila abitanti basandosi su una serie di dodici indicatori ambientali e sulle progettualità che vengono messe in campo dalle amministrazioni locali. Le città più verdi

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MAGGIO MAGGIO 2022 2022

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Salute Il vademecum

Di tutti i tipi e di tutti i colori: un carico di salute e benessere

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Frutta e verdura, il decalogo per vivere meglio Vuoi mettere in evidenza il tuo Studio o la tua Attività Sanitaria? Fallo con laPiazza Salute Contattaci su commerciale@givemotions.it

i avvicina la bella stagione e si moltiplicano le varietà di frutta e verdura che consentono di realizzare piatti appetitosi e insieme sani per aumentare così il carico salute di una corretta alimentazione. Consumare ogni giorno almeno 5 porzioni di frutta e verdura migliora infatti sensibilmente la qualità della vita, contribuendo anche alla riduzione della mortalità di alcune malattie croniche come ictus, diabete, tumori e tantissime malattie cardiovascolari Il Ministero della Salute ha messo a punto un decalogo proposto proprio per il consumo di frutta e verdura, un vademecum che l’Ulss 2 Marca Trevigiana ha ripreso e riproposto nella sua pagina Facebook per sensibilizzare gli utenti. Il primo punto è forse tra i più noti, ma non sempre messo in atto. Si tratta del numero di porzioni di frutta e verdura da consumare al giorno, almeno 5 sono le indicazioni, compresa quella pronta al consumo, senza sale e/o zuccheri aggiunti.

Prosegue alla pag. seguente

Salute una Rubrica autorevole di Educazione Sanitaria


Salute

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Una corretta igienizzazione è indispensabile per evitare gravi infezioni, ce lo porta la pandemia negli ultimi due anni

L’importanza delle…mani pulite

Il consumo abituale previene e riduce la mortalità di malattie croniche

Di tutti i tipi e di tutti i colori: un carico di salute e benessere E’ consigliabile variare anche la scelta dei colori e orientarsi nella scelta verso la stagionalità dei prodotti. Il consiglio numero 2, invece, è quello di avere sempre una scorta, ben in vista in frigo e nel surgelatore, di frutta e verdura, in modo da poter tenere sempre a portata di mano ciò che serve. E’ da sfatare, e questo è il terzo punto, il luogo comune che vuole le verdure solo come contorno, in realtà finocchi, carote, sedano, pomodorini e tanti altri ortaggi possono essere consumati come snack, validissimi per mettere a posto la sensazione di fame in modo salutare. Il quarto punto ribadisce l’apporto in termini di energia che deriva dal consumo di frutta fresca che consente a chi lavora o studia di ripartire con la giusta carica. Le verdure come condimento per un bel primo è il quinto punto del decalogo. Si possono realizzare gustosi piatti e consumare così una delle due o tre pozioni giornaliere di verdure consigliate. Sì ai peccati di gola, anche se con Dall’Uls 2 Marca moderazione, e soprattutto, perché Trevigiana alcuni utili no, con il ricorso alla frutta. Un bel dolce fatto in casa con aggiunta di consigli per le abitudini alla preparazione di frutta sarà più quotidiane, è importante gustoso e saziante. Punto numero 7: non si butta via poi dare il buon esempio niente! Il consiglio è di usare ogni ai più giovani parte dei prodotti vegetali. Con i gambi della verdura si possono cucinare saporite zuppe o anche il brodo. Dal frullatore o dall’estrattore si possono recuperare i residui della frutta o della verdura e aggiungerli alla bevanda preparata, consentiranno di assorbire non solo vitamine ma anche le fibre della verdura. Un piatto unico, proposto un paio di volte a settimana, è l’ottavo suggerimento utile per stare in forma mangiando sano. Una zuppa a base di cereali e legumi rappresenta un’ottima proposta. La verdura non va cotta troppo, croccante dà il meglio di sé, perché mantiene i suoi nutrienti e aumenta la sensazione di sazietà. Il buon esempio, infine, rappresenta sempre la carta vincente per educare i più piccoli alle buone pratiche in modo credibile e convincente.

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na corretta igienizzazione delle mani, oltre a garantire un’adeguata igiene personale, serve ad impedire la quotidiana trasmissione di germi. Un gesto semplice e veloce, basta un minuto, che ci permette di essere protetti e sicuri. Negli ultimi due anni la pandemia ce lo ha insegnato: si tratta di una pratica semplice ma fondamentale nella prevenzione delle infezioni trasmissibili. Un concetto ribadito più volte anche nel corso della Giornata Mondiale dedicata all’igiene delle mani, celebrata lo scorso 5 maggio. E’ importante lavarsi le mani, prima e dopo aver mangiato, prima e dopo aver avuto un contatto con un malato, prima di toccare le zone più sensibili del proprio corpo (occhi, naso e bocca) e dopo essere stati in luoghi pubblici. L’utilizzo delle soluzioni alcoliche, frizionando il palmo con il dorso della mano per almeno 30 secondi, è utile se le mani non sono visibilmente sporche, altrimenti è indispensabile lavarle con acqua e sapone. Attraverso le mani passa dunque anche la salute, lo ha voluto ricordare ai più piccoli il Servizio Controllo e Prevenzione Infezioni dell’Ospedale di Camposampiero (Ulss 6 Euganea) che, grazie alla sinergia e al supporto delle educatrici e del personale della pediatria, ha coinvolto – attraverso il progetto “L’igiene delle mani comincia da piccoli” - i giovani e i giovanissimi pazienti dell’Unità

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Operativa di Pediatria e i bambini frequentanti il nido aziendale. L’obiettivo è quello di far capire fin dai primi anni di vita, attraverso l’approccio sensoriale, stimolo importante per l’apprendimento, quanto sia importante il lavarsi correttamente le mani. Lo scorso 5 maggio, all’asilo i bambini durante il gioco si sono “contaminati” le mani di colore e di terra e sono stati invitati a descrivere la sensazione di “sporco” e successivamente è stato chiesto loro di lavarle, vedere come “cambiavano” e descrivere la sensazione del “pulito”. Ai bambini della Pediatria, ricoverati, è stato chiesto di creare un disegno che richiami l’igiene delle mani. Tutti i bimbi coinvolti hanno ricevuto, da parte della Direzione Medica, un attestato di partecipazione e un simpatico “Manopoli”.

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L’iniziativa dell’Ospedale di Camposampiero

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Salute

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Salute Abuso di alcol. I dati dell’Ulss 3 Serenissima fotografano una situazione allarmante

Saliti dal 25 al 37 per cento i consumi problematici di alcolici Tra i più a rischio i maschi giovani, con scolarità elevata e senza problematiche sociali evidenti. L’abuso di alcol, oltre che essere dannoso e Mascherine e nuove regole rischioso, è ormai un’emergenza dal 1° maggio di sanità pubblica

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al 1° maggio sono cambiate le regole sull’uso della mascherina, che non è più obbligatoria ma è raccomandata nei luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico. L’utilizzo della FFP2 o della mascherina chirurgica rimane invece obbligatorio fino al 15 giugno per prendere i mezzi di trasporto pubblici locali e a lunga percorrenza, per partecipare a eventi e competizioni sportive al chiuso; per partecipare a spettacoli al chiuso; per accedere a strutture sanitarie, sociosanitarie e socio assistenziali e per frequentare la scuola (fino alla fine dell’anno scolastico).

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anno tra i 18 e i 24 anni, una scolarità avanzata e non presentano evidenti difficoltà sociali o economiche: sono i soggetti che, secondo il Servizio Dipendenze dell’Ulss 3 Serenissima, risultano più esposti alla sempre maggior diffusione di modalità di consumo di alcool esagerate o comunque problematiche. Il SerD, che ha fatto il punto in occasione del’”Alcohol Prevention Day” che si è svolto lo scorso 6 maggio all’Ospedale dell’Angelo a Mestre, evidenzia come il fenomeno sia preoccupante anche nelle nostre città. “I dati dell’indagine ‘Passi’ sugli stili di vita – ha sottolineato la dottoressa Laura Suardi, responsabile scientifico dell’evento - hanno evidenziato anche nel nostro territorio un significativo incremento del consumo problematico di alcool, specie tra i giovani: dal 25,1% nel 2019 al 36,91% nel 2020. E riguarda una percentuale maggiore di maschi, in età 18-24 anni, con una scolarità elevata, senza evidenza significativa di problematiche sociali o economiche”. “Il consumo dannoso e rischioso di alcol – ha spiegato - rappresenta un importante problema di sanità pubblica, responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità. E in Italia circa 800.000 minorenni e 2.600.000 ultra sessantacinquenni sono da considerare a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. Ciononostante, il consumo di bevande alcoliche viene spesso percepito come una normale e sana consuetudine e i problemi legati al bere non sono debitamente percepiti e vengono decisamente sottovalutati”. Nel 2020, l’anno segnato dalla pandemia e dal lookdown, hanno evidenziato gli operatori del SerD, i notevoli cambiamenti nelle abitudini e nello stile di vita degli Italiani ha portato alla luce molteplici criticità. “Una di queste ha riguardato il consumo rischioso e dannoso di alcol. L’isolamento ha incrementato il consumo incontrollato di bevande alcoliche, il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e meno controllati anche rispetto al divieto di vendita a minori. I dati Istat riferiti al 2020 confermano la tendenza negli ultimi anni dell’aumento dei consumi di bevande alcoliche fuori dai pasti. Si è registrato negli ultimi dieci anni un progressi-

loga del SerD e organizzatrice scientifica dell’evento -permane una criticità, e i comportamenti a rischio sul consumo di alcol nella popolazione giovanile sono particolarmente diffusi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni: tra queste il binge drinking, ossia il consumo di cinque o più drink alcoolici in pochissime ore, rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata, in progressivo aumento. Nel 2019 infatti riguardava il 16% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, cioè il 20,6% dei maschi e l’11% delle femmine. Nel 2020 il fenomeno ha riguardato il 18,4% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età, nel dettaglio il 22,1% dei maschi e il 14,3% delle femmine. A fronte di tali evidenze epidemiologiche e in occasione del Mese della Prevenzione Alcologica, lo scorso aprile, la Rete Alcologica Territoriale ha realizzato diverse iniziative finalizzate a sensibilizzare sulla tematica le istituzioni/agenzie, pubbliche e private, deputate al benessere della popolazione, come pure i singoli cittadini. Sono stati offerti momenti di informazione/formazione e di conoscenza dei programmi alcologici territoriali in essere sia nell’ambito della prevenzione come del prendersi cura delle persone e famiglie con una sofferenza legata al consumo di alcol. “L’Alcohol Prevention Day - sottolinea il Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 3 Serenissima - non rappresenta l’evento conclusivo del Mese della Prevenzione Alcologica, ma intende sottolineare che è necessario continuare a prestare attenzione al fenomeno dell’alcol per promuovere scelte di salute responsabili e stili di vita sani. L’obiettivo è diffondere una fotografia del fenomeno del consumo di bevande alcoliche e dei problemi alcolcorrelati da diverse angolature, offerte dal Dipartimento Prevenzione, l’UOSD Laboratorio di Tossicologia Clinica e Forense, dal Dipartimento Dipendenze dell’Ulss 3 e dalla Polizia Stradale di Venezia. E’ stato ed è importante dare conto delle progettualità e degli interventi territoriali utili a garantire livelli elevati di tutela della salute e di sicurezza, individuali e collettive, e dare conto dell’integrazione e della sinergia tra soggetti pubblici: Azienda sanitaria, Scuola, Enti Locali, uniti al privato, come le autoscuole,


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Azienda Ospedale Università I dati ceda gennaio adnegli aprile sulanni fenomeno Una corretta igienizzazione è indispensabiledi perPadova. evitare gravi infezioni, lo porta la pandemia ultimi due Il consumo abituale previene e riduce la mortalità di malattie croniche

In aumento i casi di epatite acuta nei bambini L’importanza delle…mani pulite

Di tutti i tipi e di tutti i colori: un carico di salute e benessere E’ consigliabile variare anche la scelta dei colori e orientarsi nella scelta verso la stagionalità dei prodotti. Il consiglio numero 2, invece, è quello di avere sempre una scorta, ben in vista in frigo e nel surgelatore, di frutta e verdura, in modo da poter tenere sempre a portata di mano ciò che serve. E’ da sfatare, e questo è il terzo punto, il luogo comune che vuole le verdure solo come contorno, in realtà finocchi, carote, sedano, pomodorini e tanti altri ortaggi possono essere consumati come snack, validissimi per mettere a posto la sensazione di fame in modo salutare. Il quarto punto ribadisce l’apporto in termini di energia che deriva dal consumo di frutta fresca che consente a chi lavora o studia di ripartire con la giusta carica. Le verdure come condimento per un bel primo è il quinto punto del decalogo. Si possono realizzare gustosi piatti e consumare così una delle due o tre pozioni giornaliere di verdure consigliate. Sì ai peccati di gola, anche se con Dall’Uls 2 Marca moderazione, e soprattutto, perché Trevigiana alcuni utili no, con il ricorso alla frutta. Un bel dolce fatto in casa con aggiunta di consigli per le abitudini alla preparazione di frutta sarà più quotidiane, è importante gustoso e saziante. Punto numero 7: non si butta via poi dare il buon esempio niente! Il consiglio è di usare ogni ai più giovani parte dei prodotti vegetali. Con i gambi della verdura si possono cucinare saporite zuppe o anche il brodo. Dal frullatore o dall’estrattore si possono recuperare i residui della frutta o della verdura e aggiungerli alla bevanda preparata, consentiranno di assorbire non solo vitamine ma anche le fibre della verdura. Un piatto unico, proposto un paio di volte a settimana, è l’ottavo suggerimento utile per stare in forma mangiando sano. Una zuppa a base di cereali e legumi rappresenta un’ottima proposta. La verdura non va cotta troppo, croccante dà il meglio di sé, perché mantiene i suoi nutrienti e aumenta la sensazione di sazietà. Il buon esempio, infine, rappresenta sempre la carta vincente per educare i più piccoli alle buone pratiche in modo credibile e convincente.

La professoressa Patrizia Burra ha spiegato i sintomi e le possibili cause dell’infezione che sta colpendo soprattutto il Regno Unito, in Italia la situazione è sotto controllo

L’equipe dei chirurghi pediatrici di Padova salva la vita al piccolo Kirill

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na corretta igienizzazione delle mani, oltre a garantire un’adeguata igiene personale, serve ad impedire la quotidiana trasmissione di germi. Un gesto semplice e veloce, basta un minuto, che ci permette di essere protetti e sicuri. Negli ultimi due anni la pandemia ce lo ha insegnato: si tratta di una pratica semplice ma fondamentale nella prevenzione delle infezioni trasmissibili. Un concetto ribadito più volte anche nel corso della Giornata Mondiale dedicata all’igiene delle mani, celebrata lo scorso 5 maggio. al mese di gennaio si sono registrate, a liE’ importante lavarsi le mani, prima e dopo vello internazionale, alcuni casi di epatite aver mangiato, prima e dopo aver avuto un acuta bambini, in special modo nella fascia L’iniziativa contatto con un malato, prima di toccare le Operativa di Pediatria e i bambini nei frequensottoè iquello cinquedianni. Ildell’Ospedale Paese piùdicolpito finora zone più sensibili del proprio corpo (occhi, tanti il nido aziendale. L’obiettivo Camposampiero è il Regno Unito dove sono stati registrati 114 naso e bocca) e dopo essere stati in luoghi far capire fin dai primi anni di vita, attraverso episodi (da gennaio 2022 al 25 aprile 2022) su pubblici. l’approccio sensoriale, stimolo importante per un totale di 169 a livello globale. L’utilizzo delle soluzioni alcoliche, frizionanl’apprendimento, quanto sia importante L’epatiteil èlaun’infiammazione del fegato caudo il palmo con il dorso della mano per almeno varsi correttamente le mani. sata spesso da un virus, che coinvolge il siste30 secondi, è utile se le mani non sono visiLo scorso 5 maggio, all’asiloma i bambini du- Il primo segnale che evidenza immunitario. bilmente sporche, altrimenti è indispensabile rante il gioco si sono “contaminati” le manidell’infezione di la presenza è l’aumento di circa 10-15 avolte il valore delle transaminasi nel sanlavarle con acqua e sapone. colore e di terra e sono stati invitati descriDal punto di vista della sintomatologia, Attraverso le mani passa dunque anche la vere la sensazione di “sporco”gue. e successival’epatitevedere acuta si manifesta generalmente con salute, lo ha voluto ricordare ai più piccoli mente è stato chiesto loro di lavarle, sintomi gastrointestinali, dolori addominali, e il Servizio Controllo e Prevenzione Infezioni come “cambiavano” e descrivere la sensain alcuni casi con colorito giallastro della cute, dell’Ospedale di Camposampiero (Ulss 6 Euzione del “pulito”. Ai bambini della Pediatria, nausea e febbre. L’aumento più grande è avganea) che, grazie alla sinergia e al supporto ricoverati, è stato chiesto di creare un disegno venuto nelle prime tre settimane di aprile. Si è delle educatrici e del personale della pediache richiami l’igiene delle mani.visto che più del 50% dei casi guarisce spontatria, ha coinvolto – attraverso il progetto Tutti i bimbi coinvolti hanno ricevuto, ma da in altri casi è stato necessario il neamente, “L’igiene delle comincia da fratellino piccoli” -quani parte della Direzione attestato di Il professor VidaMedica, un ra a casa conmani la mamma ed un trapianto di fegato. mostra la scheggia giovani e i giovanissimi pazienti sull’abitazione. dell’Unità partecipazione e un simpatico “Manopoli”. In Azienda Ospedale Università di Padova do è caduto il colpo d’artiglieria estratta sono stati affrontati due casi di epatite acuta: La donna ed il fratello sono morti, lasciando Kirill, un bambino di due mesi e un ragazzo di dieci 11 anni, solo. È stato il padre, rientrato nell’abitaanni. Entrambi curati e guariti dall’infezione. zione, a trovarlo e portarlo verso un ospedale da “Dobbiamo ricordare che per quasi due anni campo Ucraino, che ha prestato le prime cure. La i bambini sono rimasti chiusi a casa a causa scheggia è penetrata nel collo, tranciando alcuni della pandemia, meno esposti a nessun virus o vasi, fermandosi nei pressi del cuore. possibile infezione. Adesso che stanno riprenRicoverato in gravi condizioni presso l’Azienda dendo la loro vita normale, non è da escludeOspedale-Università di Padova lo scorso 18 aprile, re che siano diventati più suscettibili ai virus. il bambino è stato sottoposto ad una complessa Questa è solo una delle ipotesi che si stanno e delicata operazione chirurgica per rimuovere la studiando. – ha spiegato la profesorressa Patrizia Burra, direttrice dell’Unità per il Trapianscheggia di mortaio, che si è protratta per sette to Multivescerale dell’Azienda Ospedale-Uniore, sotto la guida del Prof. Vladimiro Vida, diretversità di Padova - L’aumento dei casi a livello tore dalla cardiochirurgia pediatrica dell’ ospedale. internazionale per ora non sembra riguardare Il bambino è stato trasferito, al termine dell’atto l’Italia. Allarma invece, guardando all’estero, il chirurgico, presso la terapia intensiva e nei giorni numero dei piccoli costretti al trapianto: diesuccessivi i medici hanno provveduto a ridurre la ci bambini inglesi sono stati costretti a fare il sedazione ed a estubare il paziente. Le condizioni trapianto, in linea con i trapianti internazionali di Kirill sono apparse buone, ed il piccolo ha potuto che sono stati 17 su 169. Il trapianto di fegaparlare anche con il papà, che l’aveva accompato nei bambini è davvero molto raro perché si gnato nel lungo viaggio verso il Veneto. tratta di un organo capace di rigenerarsi da solo” .

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La professoressa Burra è in contatto con il Queen Elizabeth Hospital di Birmingham, dove ha lavorato e dove attualmente si stanno conducendo degli studi sul fenomeno in corso. “Le indagini inglesi hanno visto che il 40% dei bambini aveva l’Adenovirus, solo in 10% il Covid e in percentuali più basse altri virus. Dunque hanno diviso le settimane dal primo gennaio ad aprile e si è edotto che è accaduto qualcosa nelle prime tre settimane di aprile”. “La conclusione degli inglesi, - aggiunge - dice che non si sa esattamente cosa abbia causato l’infezione. Ci troviamo, come spesso accade in scienza, di fronte ad ipotesi: può essere che i bambini per due anni siano stati isolati a casa per la pandemia, non sono andati all’asilo, in alcuni casi hanno tenuto sempre la mascherina, dunque potrebbero essere rimasti a tal punto isolati da non avere avuto infezioni e, adesso che si riespongono, lo stesso Adenovirus può causare questa malattia. In ultima analisi la prima ipotesi degli inglesi è che i bambini siano diventati più suscettibili. La seconda ipotesi è che si tratti di pazienti che sono stati prima contagiati dal Covid e che l’infezione epatica sia un effetto secondario o che sia l’ennesima variante del Coronavirus. La terza ipotesi è che siamo di fronte alla combinazione esplosiva dei due virus insieme (Adenovirus e Covid) che hanno questo effetto esplosivo”. Un invito all’attenzione, per quanto riguarda i cittadini del nostro Paese, arriva dal direttore generale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, Giuseppe Dal Ben: “L’invito è di stare attenti e non trascurare i piccoli segnali, che potrebbero essere il campanello d’allarme dell’infenzione che si sta sviluppando. Noi, come Ospedale, facciamo il nostro lavoro di cura e ricerca, cercando di monitorare la situazione epidemologica territoriale. Ricordiamo che nei primi 81 casi il 50% dei pazienti inglesi è guarito spontaneamente, il 47% era ancora in ospedale, solo 10 sono stati trapiantati, comunque un numero molto elevato rispetto alle statistiche tradizionali”.

La professoressa Burra e il direttore generale Dal Ben al convegno organizzato dall’Azienda OspedaleUniversità di Padova


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Enogastronomia

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Il personaggio. Sergio Dussin (“Il pioppeto”) è il cuoco di tre Papi e porta a Roma i prodotti e i piatti tipici della nostra terra

Serve in Vaticano la cucina veneta Il titolare del famoso ristorante di Romano d’Ezzelino ha il record del più longevo cuoco che lavora all’ombra del Cupolone: ha iniziato giusto vent’anni fa con Giovanni Paolo II. In questo periodo a Roma serve gli asparagi

Papa Francesco stringe la mano a Sergio Dussin durante un incontro a Roma. Dussin ha organizzato anche il menu del pranzo per 1500 poveri nella sala Paolo VI. Nell’altra foto, gli asparagi di Bassano al naturale e fritti nel mais Marano

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ostra con orgoglio una lettera di papa Francesco che si complimenta per gli asparagi e lo ringrazia del dono che gli ha recapitato a Santa Marta. In un’altra è il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, a scrivere di suo pugno, con grafia minuta e ordinata, quanto abbia gradito gli asparagi di Bassano. Per lui, che è di Schiavon, non sono certo una novità, ma una consolazione con un sapore di casa nelle austere stanze del Vaticano. Già, perché Sergio Dussin, cuoco bassanese titolare de “Il Pioppeto” a Romano d’Ezzelino, detiene due record: è il cuoco di tre papi ed è il cuoco più longevo in Vaticano rispetto a tutti gli altri. Quest’anno sono giusti vent’anni. Lo testimoniano le fotografie che ha appeso nel suo locale: ha iniziato nel 2002 con Giovanni Paolo II, ha proseguito con Benedetto XVI e ora cucina per papa Francesco e la sua curia. Dussin, insomma, fa mangiare al Vaticano i prodotti e i piatti veneti. Ed è una cucina di qualità, la sua, come del resto in questi anni hanno confermato le recensioni delle guide gastronomiche. In questo periodo, naturalmente anche all’ombra del Cupolone non mancano gli asparagi di Bassano. Pochi giorni fa alla Casina Pio IV, sede della pontificia accademia delle Scienze, Dussin ha servito un risotto agli asparagi bianchi di Bassano, mantecato con olio di oliva e grana padano. Il giorno successivo gli asparagi li ha presentati ai ferri, assieme a melanzane, peperoni e zucchine conditi con olio di oliva. Non è un ingrediente scelto a caso, perché in quei giorni l’accademia ha tenuto un convegno planetario (in inglese) su “Arte e scienza dell’olio di oliva: nutrizione, medicina e salute del pianeta”, con specialisti giunti da tutto il globo. In quell’occasione è stato eletto il nuovo cancelliere

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dell’organizzazione, il cardinale Peter Turkson. Il quale ringraziando ha spiegato tra il serio e lo scherzoso che accettava l’incarico a patto che fosse rimasto Sergio Dussin a preparare pranzi e cene dell’accademia. Tenete a mente il suo nome: Turkson è ben quotato fra i bookmakers sempre attivi nel toto-pontefice come successore di papa Bergoglio… Al quale auguriamo naturalmente cento anni di vita. Dussin ricorda che quando il cardinale Parolin era ancora don Piero – così lo chiamava lui – ma già era esperto della curia romana, gli aveva dato un consiglio: il silenzio è la prima regola in Vaticano e quando ricevi una critica abbassa la voce e rallenta la cadenza. E lui ha sempre seguito il suggerimento. Ma siccome non gli è stato detto di non rispondere, Sergio sa anche replicare. Capitò così che un alto prelato lo punzecchiò chiedendogli cosa c’entrassero i savoiardi piemontesi nel tiramisù, bandiera della cucina veneta che lui proponeva. Al che Sergio rispose: “Eccellenza, lei è esperto di confessioni e comunioni, ma se vuole qualche lezione di cucina gliela dò gratis io”. Dussin, che è stato a lungo anche presidente dei ristoratori locali, ha iniziato a lavorare alla “Mena” a Bassano. Era il 1972, cioè cinquant’anni fa, e lui aveva 15 anni. Poi quel ristorante lo rilevò proprio lui e solo di recente lo ha ceduto dopo decenni. Il cuore, comunque, resta “Il Pioppeto” di Romano, dove lavora tutta la famiglia, compresi i figli Marco ed Elena. Proprio grazie alla sua organizzazione, Sergio riesce per quattro-cinque giorni alla settimana a spostarsi in Vaticano e diventare l’ambasciatore della cucina veneta e bassanese a Roma. Antonio Di Lorenzo



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