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GENNAIO 2022
Periodico d’informazione locale - Anno II n. 2
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BELLEZZA DELL’UMANITÀ Al via la candidatura del Ponte degli Alpini a patrimonio Unesco
servizio a pag 5
IL SINDACO PAVAN
I progetti dell’amministrazione per il 2022 INNOVATION LAB
“Pallades”: quindici Comuni in rete SANITÀ
Record di nuovi nati al San Bassiano REMONDINI
Al via la rassegna “È ora di teatro” IL PERSONAGGIO
Berardo Cittadini, il progettista di Mascalzone Latino BASSANO VOLLEY
Signor: “Vincere è il nostro motto in campo e fuori”
Credito foto: Francesco Dissegna
Resilienza, ripresa e buona politica Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
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a posta in gioco è alta, l’obiettivo è ambizioso e agognato: fare del 2022 l’anno della ripresa, della rinascita, mettere in campo energie e risorse, far circolare idee nuove e opportunità, gettare le basi per un diverso modello di sviluppo. Dopo un biennio all’insegna dell’emergenza e dell’incertezza è tempo di guardare oltre e di progettare il rilancio economico e sociale. Una bella sfida. segue a pag 5
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Resilienza, ripresa e buona politica Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
Candidatura Unesco, si parte R
educe da un lungo e complesso intervento restauro, il Ponte degli Alpini punta ora ad un prestigioso traguardo. Si parte con l’iter per la sua candidatura a patrimonio dell’umanità Unesco. L’amministrazione comunale ci stava pensando da mesi e nel corso della cerimonia di restituzione della struttura alla comunità, lo scorso 3 ottobre, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha annunciato il proprio sostegno. Che si è concretizzato con la recente assegnazione di un contributo di 20 mila euro per avviare la procedura. “Il nuovo anno è iniziato con un primo passo concreto verso il riconoscimento del nostro Ponte tra i beni patrimonio dell’umanità al quale stiamo già lavorando - commenta il sindaco Elena Pavan –. Se il 2021 è stato caratterizzato dall’inaugurazione, dopo anni di lavori e di sacrifici, ora opereremo per ottenere il riconoscimento e consacrare il nostro simbolo nell’olimpo dei beni Unesco”. Già riconosciuta “monumento nazionale”, la struttura palladiana bassanese ha tutte le caratteristiche per poter ambire al risultato. A partire dalla sua storia secolare – il primo attraversamento sul Brenta in città probabilmente fu costruito intorno al 1170, ma è datato 1209 il primo documento storico che testimonia la sua esistenza - per poi essere progettato, nella foggia attuale, dal celebre architetto Andrea Palladio. Più volte distrutto, o dalle travolgenti piene del fiume Brenta, le cosiddette “brentane”, o sotto i bombardamenti durante i conflitti, il manufatto è sempre stato ricostruito in legno per volontà dei bassanesi. Si distingue anche per essere tra i pochi ponti coperti e per la sua inconfondibile struttura che lo rendono un’icona. Da quest’anno è gemellato al Ponte Vecchio di Mostar. (r.f.)
è un marchio proprietà di
La Regione assegna un contributo per avviare la procedura
locali mensilmente È un un periodico periodicoformato formatodada2222edizioni edizioni locali mensilmente recapitato aa426.187 recapitato 426.187famiglie famigliedel delVeneto. Veneto. Questa edizione raggiunge la città di Bassano del Grappa per un numero complessivo di 18.000 copie. Iscrizione al Tribunale di Vicenza n. 10/2021 dell’11/11/2021; numero iscrizione ROC 32199
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Chiuso in redazione il 13 gennaio 2022
Mentre il mondo della sanità continua compatto la sua battaglia contro la pandemia, ma anche contro la paura e l’indifferenza, mese dopo mese si stanno definendo i contorni di interventi, piani straordinari, progetti e iniziative, il tutto accomunato da un unico obbiettivo: ripartire, ma anche ricostruire, rimediare ai passi falsi del passato, lavorare insieme per un mondo migliore. Può sembrare uno sdolcinato elenco di buoni propositi, come ne abbiamo sentiti tanti, ecco perché è necessario dare solida concretezza alle parole, trasformare le buone intenzioni in buone azioni. Le occasioni ora non mancano. Pensiamo al citatissimo Piano nazionale di ripresa e resilienza, la cui sigla è destinata ad affiancare per almeno un quinquennio numerosi interventi nei campi più disparati, resi espliciti nelle sei “missioni”: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute. Lungo queste direttrici si stanno sviluppando linee di azione che da tradurre in progetti per miliardi di euro. Il Veneto ha già mosso alcuni passi importanti e si è mobilitato per “far fruttare” quasi un miliardo di euro su trasporto urbano e digitale, edilizia residenziale pubblica, medicina territoriale, digitalizzazione delle città e della pubblica amministrazione. A questo si aggiungono i due miliardi, tra fondi europei, statali e locali, che la Regione è chiamata a gestire fino al 2027 nel programma di investimento di coesione sociale, con il mandato di creare nuova occupazione, favorire la competitività e la crescita economica, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e di una migliore qualità della vita. E qui entra in gioco la politica, a patto che sia “buona politica”: spetta ai nostri rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, dare concretezza a queste opportunità, favorire azioni positive sul territorio, lontane da logiche di spartizione o di interessi di bottega. A questo dovrebbe servire la “buona politica”, a questo, più che alle poltrone e ai giochi di potere, si dovrebbe guardare in questi mesi.
Direzione, Direzione, Amministrazione Amministrazione e e Redazione: Redazione: Concessionaria di Pubblicità Locale: Direttore responsabile Concessionaria di Pubblicità Locale: >redazione@givemotions.it< via Lisbona, 10 · 35127 Padova Nicola Stievano via Lisbona, 10 · 35127 Padova Direttore responsabile tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >direttore@givemotions.it< tel. 049>redazione@givemotions.it< 8704884 · fax 049 6988054 NicolaRedazione Stievano >www.ilbassano.it< >direttore@givemotions.it< >www.lapiazzaweb.it< >redazione@givemotions.it<
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Il futuro della città
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Bassano 2022. Il sindaco Elena Pavan illustra i progetti dell’amministrazione comunale
Sarà l’anno del Canova, ma anche della viabilità e del polo culturale Santa Chiara
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e nel 2021 abbiamo riservato molte energie per il completamento del restauro del Ponte degli Alpini e per le celebrazioni dedicate alla sua restituzione, il nuovo anno sarà all’insegna dei grandi nodi da sbrogliare”. Il sindaco Elena Pavan annuncia i filoni su cui intende concentrare l’attenzione l’amministrazione comunale. “Per Bassano il 2022 sarà l’anno delle celebrazioni canoviane, ma anche della viabilità, del polo culturale Santa Chiara, del tentativo di dotare la città di un teatro - afferma –. Nodi da sbrogliare? La vicenda del teatro Astra, ad esempio. Stiamo cercando una soluzione che dia finalmente alla città un luogo deputato alla cultura all’altezza delle aspettative e della qualità dell’offerta cittadina. Di recente ci siamo incontrati con la proprietà e spero si possa arrivare ad una soluzione positiva in tempi brevi”. Con la stessa fiducia la sindaco guarda alla rivisitazione del Santa Chiara che, da polo museale com’era stato previsto nel passato, dovrebbe diventare un centro dell’innovazione, procedendo per step. “La nostra idea è di partire dalla costruzione della piazza ipogea, una sorta di anfiteatro polifunzionale che sfrutterà il dislivello creato con il cantiere bloccato da troppo tempo – spiega Pavan –. La piazza non solo doterà la comunità di una nuova struttura aggregativa, ma renderà finalmente fruibile un’area del centro storico preclusa da tanti anni”. Per questo primo intervento l’amministrazione ha previsto in bilancio 2 milioni e mezzo di euro. Novità all’orizzonte si profilano anche per la viabilità urbana, a ridosso delle antiche mura. L’amministrazione ha, infatti, ripreso in mano l’ultradecennale piano Mar mai decollato. “Vorremmo cominciare a risolvere questo nodo – ha riferito la sindaco - Per la prossima primavera prevediamo di arrivare ad un accordo tra il fondo che ha acquisito buon parte dell’area e i singoli proprietari. Un passaggio fondamentale per la realizzazione dell’attesa bretella parallela a via Parolini, che rimane la soluzione migliore
Il sindaco Pavan inaugura la mostra “Canova Ebe”
per alleggerire il traffico di attraversamento menti e lettere lasciato in eredità da Giovanni Battista Sartori, fratellastro dello scultore. della città nella direzione est-ovest, quindi sull’asse viale Fosse, via Remondini e disce- In queste settimane, negli spazi museali si sa Brocchi”. Nel frattempo, la municipalità può ammirare la mostra dedicata alla ristrutè orientata a studiare nel dettaglio i flussi turata Ebe, la coppiera degli dei. L’elegante dei veicoli nell’area interessata. Con i dati in scultura in gesso è stata ricomposta nei mesi scorsi con le nuove tecnologie. Era stata dimano individuerà il da farsi. Sempre sul fonte delle opere pubbliche, strutta durante i bombardamenti sulla città sono stati assegnati 2 milioni e 800mila euro nel corso del secondo conflitto mondiale e per la costruzione del nuovo ponte ciclope- da allora i frammenti giacevano nei magazdonale sul Brenta, a nord della città, all’al- zini museali. Altre iniziative sono in cantiere per ricordare tezza dell’istituto Tra i nodi da sciogliere: l’esponente del Parolini che peril teatro Astra e il piano Mar. Neoclassicismo. metterà di godere Rimanendo in di un suggestivo Bassano in prima fila ambito turistico, anello ambientale. nelle celebrazioni Pavan ricorda di Altri 3 milioni serviper il bicentenario della morte “aver istituito un ranno per la manudel grande artista vero e proprio uftenzione del Ponte ficio comunale ad della Vittoria. hoc, con tre addetti”. Dal punto di vista turistico-culturale, il Il Comune ha deciso di rafforzare gli inve2022 sarà l’anno di Antonio Canova. Bassano si troverà, infatti, in prima fila nelle cele- stimenti 2022 per far fronte alle molteplici problematiche sociali, legate anche all’ebrazioni per il bicentenario della morte del grande artista del quale il museo civico con- mergenza sanitaria in atto: le nuove povertà serva un nutrito patrimonio di opere, docu- derivanti dalla perdita o riduzione del lavoro
o anche per gli effetti collaterali sul lungo termine causati dal contagio, il cosiddetto “long Covid”, ma anche per le maggiorazioni dei costi legati ai servizi, alle utenze che le famiglie devono affrontare in questo difficile momento. Nel 2022 proseguirà il potenziamento della macchina comunale con le nuove assunzioni che ne migliorano l’efficienza. “In pochi mesi è stato nominato il nuovo comandante della polizia intercomunale, Giovanni Favaretto, il neo segretario generale Mirko Bertolo, subentrato a stretto giro all’uscente Antonello Accadia, e qualche settimana fa ha preso servizio anche Luca Brusato, il nuovo dirigente dell’area del sociale comprensiva di Operaestate festival e spettacoli – sottolinea Pavan - andando a coprire un posto vacante da diverso tempo. Con questa nomina, abbiamo completato il quadro dirigenziale del Comune. Puntiamo, inoltre, a favorire le sinergie tra le diverse aree tecniche, per essere più vicini ai cittadini e per dare loro risposte in tempi accettabili”. Raffaella Forin
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Attualità
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Il riconoscimento. Un’autentica “vertigine della lista” nei nomi che a partire dal 1978 hanno ottenuto la benemerenza
Storia e identità di Bassano sono vive nei premiati illustri di San Bassiano Da Virgilio Chini, che fu il primo, a Tito Gobbi, da Licisco Magagnato a Ermanno Olmi, da Federico Bonaldi ad Alessio Tasca. La novità del sindaco Pavan che premia anche chi compie un silenzioso “gesto per la città”
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l medico e umanista che è stato un grande mecenate del museo civico di Bassano (Virgilio Chini) e fu il primo a esserne insignito. La storica bassanese, prima donna italiana a ricoprire una cattedra universitaria di storia medievale (Gina Fasoli). Il raffinato baritono che, grazie alla sua voce e alla sua arte scenica, fu scritturato nei principali teatri del mondo (Tito Gobbi). Ma anche il semplice cittadino che ogni giorno spontaneamente si prende cura dei fiori che omaggiano i caduti in diversi luoghi della città degli alpini (Rino Piccoli). Sono tante le personalità o le istituzioni che in questi anni sono state premiate dall’amministrazione di Bassano in occasione della ricorrenza del patrono della città, San Bassiano, da quando nel
1978 l’allora sindaco Sergio Martinelli decise di arricchire questa festa, che comincia con la messa nella chiesa di San Francesco e prosegue con un momento laico di riconoscenza verso quei cittadini, enti o associazioni che si sono distinti per particolari meriti. Quest’anno la cerimonia di consegna dei premi è tornata in presenza, nella sala da Ponte. Per consuetudine, il sindaco, l’assessore alla cultura e il direttore del museo riepilogano le attività dell’anno appena trascorso e illustrano i progetti per quello nuovo. Poi si procede alla consegna del premio Baccin, riservato a laureati in scienze della natura, il premio Chini a laureati in medicina e chirurgia e un terzo premio destinato alle tesi
riguardanti Bassano. Seguono il premio San Bassiano che riconosce le benemerenze cittadine, il premio città di Bassano del Grappa, il premio cultura e il più recente premio “Un gesto per la città”, istituito dall’attuale sindaco Elena Pavan per i cosiddetti “eroi silenziosi” che si impegnano quotidianamente per la cura della città. L’anno scorso, in piena pandemia, la cerimonia si era svolta in streaming ed il premio era stato assegnato all’ospedale che porta il nome del patrono e agli “eroi” dell’azienda Ulss 7 e delle case di riposo per l’instancabile impegno alla lotta contro il covid. L’occasione aveva dato modo di conoscere, seppur virtualmente, la direttrice del museo, Barbara Guidi, il cui inizio d’incarico era coinciso proprio
Un’immagine storica: la consegna al museo nel 1987 del premio cultura a Licisco Magagnato da parte del sindaco Gianni Tasca. Gli sono vicini Neri Pozza e Pierdomenico Bonomo
con le chiusure dei musei. Fra i tanti premiati, nel corso degli anni, anche lo stampatore di fama internazionale Giorgio Tassotti, il regista Ermanno Olmi, lo storico dell’arte Licisco Magagnato, il vescovo mons. Pietro Nonis, l’avvocato e scrittore Mario Dalla Palma, l’imprendi-
tore Luigi Bonotto, gli scultori e ceramisti Federico Bonaldi e Alessio Tasca. Nel caso di Tasca, il premio Cultura è passato poi di padre in figlio, perché è stato assegnato dopo una quindicina d’anni a Saverio, uno dei migliori vibrafonisti d’Europa. Elena Ferrarese
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Innovazione
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La città che cambia. Quindici Comuni coinvolti e una rete di partner tra categorie, scuola e università
Bassano capofila di “Pallades”, progetto per la diffusione della cultura digitale Molte le iniziative proposte anche al mondo della scuola come le sfide degli hackaton, campi studenteschi estivi e invernali, corsi di robotica e stampanti 3D
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uindici Comuni coinvolti, con Bassano capofila, una rete di partner tra associazioni di categoria, scuole e università con i loro Centri di innovazione, 700mila euro a disposizione, ottenuti da un bando regionale, con un unico obiettivo: diffondere la cultura digitale sul territorio. Si chiama Pallades ed è un progetto trasversale a diversi ambiti che offre l’opportunità di acquisire, o consolidare, le competenze digitali, a partire dai cittadini passando per le pubbliche amministrazioni, il mondo delle imprese, della formazione e dei servizi. Operativo su più fronti, predispone occasioni formative, gratuite, tarate sulle differenti tipologie di destinatari. “È’ uno strumento strategico per la diffusione della digitalizzazione e dell’utilizzo degli open data pubblici, passaggio fondamentale per accelerare i processi di innovazione tecnologica e per tenere il passo con i cambiamenti a livello globale - osserva Roberto Marin, vicesindaco di Bassano e referente del progetto che ha il suo cuore pulsante negli spazi di Cre-ta, a San Giuseppe di Cassola, dove è stato attivato l’InnovationLab – Stiamo sperimentando in questo periodo, segnato pesantemente dalla pandemia, quanto sia importante avere dimestichezza con l’innovazione tecnologica applicata ai servizi”. Percorsi formativi attraverso le cosiddette “palestre digitali”, pensati per tutte le categorie della popola-
zione, anziani compresi, per le imprese, la pubblica amministrazione, corsi professionalizzanti e di alfabetizzazione informatica per diffondere le molteplici potenzialità del settore sono le principali opportunità offerte da Pallades. Molte anche le iniziative proposte al mondo della scuola, come le sfide degli hackathon, e poi i campi studenteschi estivi e invernali, veri e propri full immersion che stringono l’obiettivo sull’impiego di singole tecnologie, come la stampante 3D o la robotica. “La risposta della comunità è stata buona - commenta il vicesindaco -. Alcuni corsi, come quello di alfabetizzazione, sono stati ripetuti perché le adesioni erano superiori ai posti disponibili”. Pallades proseguirà fino a giugno di quest’anno, ma i curatori sperano di poter proseguire l’esperienza. “Abbiamo già chiesto alla Regione di dare un seguito al progetto – annuncia Marin – anche per sviluppare ulteriormente la struttura allestita, che è rodata e funziona bene”. Nel frattempo è già definito il calendario del semestre con nuovi seminari, laboratori, eventi. “Il bilancio di Pallades è ampiamente positivo – conclude il vicesindaco –. Al di là dell’opportunità formativa, ha il merito valorizzare tutto il territorio dei 15 Comuni ed ha contribuito a creare un efficiente gruppo di lavoro”. Raffaella Forin
Sando Venzo, presidente di Confartigianato: “La digitalizzazione è il futuro, anzi è già il presente” “La digitalizzazione contribuisce a semplificare le nostre vite, il nostro lavoro, ad accorciare le distanze, a ridurre i tempi: è un passaggio irrinunciabile per le aziende che vogliono essere 4.0”. A esserne convinto Sandro Venzo presidente del mandamento bassanese di Confartigianato, associazione che sostiene il progetto Pallades. “La digitalizzazione è il futuro, anzi è già il presente” aggiunge Venzo. In un mondo sempre più globalizzato, la tecnologia assume quindi un ruolo fondamentale. “Credo, tuttavia, che si fatichi ancora a comprendere fino in fondo le molte potenzialità che può sviluppare il processo di digitalizzazione, forse non siamo ancora entrati del tutto in questa mentalità – osserva Venzo – anche se qualcosa sta cambiando. Penso ad esempio agli istituti di credito: la clientela ormai esegue le operazioni tramite gli strumenti tecnologici, quando solo fino a qualche
anno fa si andava allo sportello”. Secondo il referente degli artigiani del Bassanese, Pallades ha il merito di favorire questo cambio di passo, di aprire la strada per un nuovo approccio, un nuovo modo di lavorare. “Ci sta portando verso un cambiamento culturale, indicandoci che oggi si vince con il gioco di squadra – sottolinea – L’ha capito anche il mondo della scuola che si sta avvicinando sempre più a quello dell’impresa, attivando contatti, sostenendo scambi di esperienze”. Ed è proprio sui giovani che per Venzo bisogna puntare. “Vanno visti come una risorsa e noi dobbiamo farli sentire parte attiva della società – spiega – fidandoci di loro, che sono cresciuti con le tecnologie digitali. Ho seguito alcune attività di Pallades per studenti, tra cui gli hackathon, e sono rimasto colpito dalla velocità e dalle intuizioni con cui agiscono e individuano le soluzioni ad un problema”. (r.f.)
Attualità
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Contributi statali. Serviranno a realizzare percorsi dedicati a bambini, ragazzi, donne e over 65
Il Comune si aggiudica il bando “Sport per tutti. Quartieri” Il vice sindaco Scotton: “La nostra proposta è piaciuta perchè basata sul valore educativo della pratica sportiva”
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a pratica sportiva nel suo valore educativo, di inclusione, ma anche di promozione sociale e del benessere. È un progetto dalle molteplici sfaccettature quello che il Comune di Bassano si è aggiudicato attraverso il bando nazionale “Sport per tutti. Quartieri” lanciato da “Sport e salute”. Un’opportunità che consentirà di predisporre percorsi per bambini, ragazzi, donne e over 65, privilegiando chi si trova in condizioni di svantaggio economico. “La nostra proposta è piaciuta perché basata sul valore educativo della pratica sportiva – sottolinea l’assessore allo Sport, Mariano Scotton -. Tra i 22 progetti selezionati, quello bassanese è infatti uno dei tre premiati di tutta l’Italia settentrionale: una bella soddisfazione per una città non capoluogo di provincia. E’ anche il riconoscimento di un lavoro di squadra, espressione della collaborazione
Il contributo assegnato è di 70 mila euro, ma l’assessorato ha deciso di integrare la cifra con altri 30 mila euro tra società sportive, realtà del no profit e Comune”. Il contributo assegnato dal bando alla città è di 70 mila euro, ma l’assessorato ha deciso di integrare la cifra con ulteriori 30 mila. La somma ottenuta di 100 mila euro servirà ad organizzare corsi gratuiti di attività sportiva per le categorie previste, anche specifici come quelli per disabili e anziani, doposcuola e centri estivi. A margine dei percorsi pratici saranno proposti incontri con nutrizionisti ed esperti di stili di vita salutari e, più in generale, sui valori e sulle ricadute sociali dello sport. Incentivare uno stile di vita attivo e sano, migliorare il benessere psico-fisico, ridurre la sedentarietà nei giovanissimi, ma anche garantire il diritto allo sport a tutte le età e alle fasce della popolazione economicamente svantaggiate sono infatti gli obiettivi del bando. Punto di riferimento di tutte le attività saranno gli impianti Centro Giovanile della parrocchia di Santa Maria in Colle. “Per la struttura polivalente, che si trova in posizio-
ne centrale della città, sarà anche un’occasione di rilancio nel suo ruolo di polo di aggregazione”, osserva l’assessore Scotton. Ad affiancare il Comune in questa nuova esperienza sono diverse realtà locali: la Polisportiva Jonathan, capofila delle realtà del privato, assieme al Karate club Bassano, Judo club Bu-Sen, Bas-
sano New Skate, FC Bassano 1903, Mba minibasket association, scuola Nordic walking, parrocchia di Santa Maria in Colle che mette a disposizione il Centro Giovanile, la cooperativa sociale Adelante, l’associazione Oncologica San Bassiano, Gruppo 8 Marzo, Questacittà Spazio Donna. Raffaella Forin
Il vice sindaco e assessore allo sport, Mariano Scotton
Impianti comunali: 25 mila euro a sostegno del caro-bollette di energia elettrica e gas Sono in arrivo significativi aumenti sulle bollette dell’energia e del gas e l’amministrazione, guidata dal sindaco Elena Pavan, va in aiuto delle società giallorosse che gestiscono, tramite una convenzione, gli impianti sportivi comunali. Sono stati, infatti, assegnati loro 25 mila euro per coprire una parte dei costi delle utenze che devono affrontare in questo complicato periodo segnato dal covid-19. La cifra messa sul piatto servirà a pagare il 15 per cento delle spese sostenute per l’erogazione dell’energia elettrica e del gas, parametrate sui consumi relativi al 2019. “È un contributo straordinario con il quale vogliamo sostenere le società e le associazioni bassanesi, già in difficoltà economiche a causa della pandemia, chiamate a fare i conti con spese fisse – osserva l’assessore allo Sport, Mariano Scotton –. Sono stati poi annunciati aumenti, anche importanti, per le utenze di gas ed energia elettrica, che già pesano sui bilanci di queste realtà gravate, da un paio d’anni, da minori entrate tra periodi di inattività, restrizioni e costi di sanificazioni. Particolarmente penalizzate sono quelle che gestiscono grandi strutture, come i palazzetti dello sport, con le quali sono in corso delle convenzioni. È giusto tendere loro una mano anche per quel ruolo sociale che svolgono nella formazione dei nostri giovani”. Non è la prima iniziativa di sostegno al mondo sportivo predisposta dall’amministrazione comunale. Nei mesi scorsi è stato assegnato un contributo alle famiglie per favorire la pratica sportiva giovanile e alle società cittadine con settori giovanili under 16 tesserati. (r.f.)
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Sanità
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Ulss 7 Pedemontana. Negli ospedali di Bassano e Asiago attivato un progetto rivolto ai pazienti con sindrome di “long Covid”
Percorso riabilitativo per curare disturbi ed effetti sul lungo periodo “L’attività viene svolta sia in regime ospedaliero che tramite accessi ambulatoriali” spiega il dottor Mario Scapin, direttore dell’Unità di recupero e riabilitazione funzionale di entrambi i nosocomi
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n percorso di recupero per i pazienti con la sindrome “long Covid”. Sono numerose le persone che dopo essersi negativizzate dal Covid-19 presentano disturbi sensitivi e motori anche sul lungo periodo. Per aiutarle nel recupero, gli ospedali di Bassano e di Asiago dell’Ulss 7 Pedemontana hanno attivato un’apposita Unità riabilitativa. Tra le prime a partire nel Veneto, le due realtà hanno già seguito oltre 70 ex contagiati, molti dei quali ancora in carico. Il progetto si chiama “Neuro Covid” e prevede sia un intervento riabilitativo precoce, già all’interno dei reparti ospedalieri in cui vengono ricoverati i positivi con sintomi seri, sia un monito-
raggio a medio e lungo termine. Il protocollo valutativo ha permesso di verificare la permanenza di disturbi sensitivo motori agli arti inferiori anche a distanza di mesi dalla dimissione dal ricovero a causa di un danno neurologico periferico importante che provoca un’alterata funzionalità degli arti, più spesso quelli inferiori,che può essere temporanea ma anche persistente. Per la valutazione dei pazienti viene utilizzata una dotazione all’avanguardia: il laboratorio di “Gait Analysis”, ovvero per l’analisi del cammino, in funzione al San Bassiano. “Questa strumentazione - riferisce il dottor Mario Scapin, direttore dell’Unità di recupero e riabilitazione fun-
zionale dell’ospedale di Bassano e di Asiago - ci consente di analizzare nel dettaglio il cammino, in tutte le sue fasi. I dati raccolti, assieme a quelli elettromiografici indispensabili per studiare la funzionalità del sistema nervoso periferico, ci permettono di valutare il paziente, fissare gli obiettivi possibili del percorso riabilitativo, sempre personalizzato, e
monitorarne i progressi”. L’attività riabilitativa viene svolta sia in regime ospedaliero sia tramite accessi ambulatoriali. “Ad Asiago - spiega Scapin - ricoveriamo i pazienti con gli esiti neurologici più gravi da sindrome post Covid: oltre 30 dalla primavera scorsa. Per tutta la durata della degenza vengono sottoposti a un quotidiano trat-
Cresce nel Bassanese il numero degli affidi familiari Sulla spinta della campagna di sensibilizzazione avviata dal Centro per l’affido e la solidarietà familiare dell’Ulss 7 Pedemontana, dal 2019 gli affidi sono passati da 71 a 94, mentre le famiglie affidatarie sono cresciute del 16 per cento: da 137 a 155. Un risultato significativo, espressione della generosità delle molte persone che si mettono a disposizione, ma anche dell’impegno e dell’attività svolta dal personale dell’azienda sanitaria che, attraverso iniziative e progetti, riesce a coinvolgere il territorio. Come l’ultima campagna
lanciata che ha per protagonista Mirta, una simpatica bimba immaginaria di 7 anni presa in affidamento. È un personaggio simbolico la cui immagine compare ora in 10 totem provvisti di riferimenti ed info sull’affido familiare. Sono stati collocati nei negozi del centro storico di Bassano e nella biblioteca comunale, al Centro giovanile, nell’ospedale San Bassiano, nella chiesa di San Francesco e nei centri commerciali. Inoltre, altri 100 cartonati sono stati posizionati all’interno dei negozi del centro storico, nelle farmacie, negli ambulatori dei pediatri di
libera scelta e nelle scuole primarie. I commercianti e gli artigiani del centro hanno inoltre voluto dare un segnale concreto di sostegno all’affido familiare, proponendo una scontistica particolare riservata alle famiglie affidatarie. Un lavoro di squadra che coinvolge le associazioni di categoria, Confartigianato e Confcommercio Bassano che hanno promosso l’iniziativa tra i propri associati, ma anche della Fondazione Pirani Cremona, i volontari del Lions Club Bassano, l’azienda Lucaprint che hanno collaborato. (r.f.)
tamento riabilitativo intensivo da parte di fisioterapisti, terapista occupazionale e logopedista. Parallelamente, all’ospedale di Bassano c’è un team medico che segue i ricoverati per Covid già in fase acuta all’interno dei reparti dedicati. Questo trattamento riabilitativo prosegue anche dopo essersi negativizzati”. Raffaella Forin
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Reparti di eccellenza
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Crescita demografica. Dopo due anni il San Bassiano torna a superare i mille parti
Un anno record. Grazie, 1020 nuovi nati! D
opo due anni, l’ospedale San Bassiano è tornato a superare i mille parti. Nel 2021 sono stati 1010 con 1020 bambini nati, dopo un calo iniziato nel 2019 e proseguito nel 2020 con 934 parti. Numeri significativi, che vanno in controtendenza in un contesto di generale denatalità. Un dato che non è solo simbolico, in quanto la soglia dei 1000 parti l’anno determina, sulla base delle linee guida ministeriali, i livelli di assistenza richiesti. A contribuire al risultato sono stati i recenti investimenti e le innovazioni introdotte nel reparto, come spiega il primario Roberto Rulli: “Nel primo trimestre del 2021 si era registrato un ulteriore calo di parti, mentre da aprile si è invertita la rotta e la crescita è stata costante, nonostante la collocazione logistica provvisoria, in attesa del completamento del nuovo gruppo parto”. Con un investimento di 700 mila euro, sono state infatti realizzate nuove sale che prevedono sia il travaglio che il parto, dotate di moderne dotazioni per il confort delle partorienti. Oggi sono cinque
Il direttore Roberto Rulli
quelle funzionanti per altrettanti ambienti accoglienti e familiari, che mettono a proprio agio le donne rendendo più sereno e naturale il momento della nascita, ma sempre con la garanzia di un’assistenza sanitaria di un reparto ospedaliero. Una delle cinque sale è appositamente allestita per il parto definito “Bro” che prevede la sola assistenza dell’ostetrica nelle nascite a basso rischio, rendendo il momento ancora più intimo. È stdirettoto
Il primario Roberto Rulli: “A contribuire al risultato sono stati i recenti investimenti e le innovazioni introdotte nel reparto” inoltre rinnovato il percorso di presa in carico della donna fin dal periodo della gravidanza. “Viene garantito a ciascuna un percorso di accesso già dalla 38esima setti-
mana – chiarisce Rulli – che prevede un incontro preliminare con lo staff, l’apertura della cartella clinica e la possibilità di familiarizzare con il reparto”. “A essere premiata dalle famiglie è stata innanzitutto la capacità di presa in carico delle pazienti, la nostra filosofia e la fiducia che abbiamo saputo trasmettere – conclude il primario - Anche perché il San Bassiano inevitabilmente risente della concorrenza di diversi ospedali vicini: partorire qui per le
donne è, dunque, una scelta consapevole”. “Essere tornati sopra la soglia, non solo psicologica, dei mille parti rappresenta un risultato importante – osserva il direttore generale del’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza –. È il riconoscimento degli sforzi compiuti dall’equipe guidata dal dottor Rulli e degli investimenti attuati per rinnovare il gruppo parto”. Raffaella Forin
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Sguardo sulla città
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L’intervista. A colloquio con Gianni Zen, per anni dirigente scolastico in numerosi istituti tra cui il liceo “Brocchi”
“È il tempo del coraggio e della visione, a scuola come in politica” “È
il tempo del coraggio: a scuola come in politica bisogna avere una prospettiva” È uscito dalla scena pubblica bassanese nel 2020 dopo una lunga e intensa esperienza vissuta nel mondo della scuola, come docente prima, al ministero dell’Università poi e, infine, come dirigente negli istituti secondari: dal “Rossi” di Vicenza al liceo bassanese “Brocchi”, la scuola superiore più numerosa del Veneto. Ma Gianni Zen ha anche un passato da politico. È stato un parlamentare: aveva 36 anni quando nel 1994 venne eletto deputato nelle file dell’allora Partito popolare. Nel suo gruppo c’era anche Sergio Mattarella, l’attuale presidente della Repubblica uscente, del quale conserva un ottimo ricordo e che, dice, gli abbia dato consigli che ha continuato a mettere in pratica. Oggi Zen è un tranquillo, ma sempre in gamba, pensionato che si dedica ai nipotini e alle sue passioni: la bicicletta e lo studio della filosofia, dei classici, della storia. Soprattutto, continua ad essere un attento osservatore della società nelle sue molteplici sfaccettature, e della politica, locale e nazionale. Sono due gli ambiti che, in questo momento, gli stanno particolarmente a cuore: quelli sanitario e della formazione. “L’uno è stato sacrificato troppo negli ultimi 25 anni, l’altro va ripensato in alcuni aspetti – spiega con molta schiettezza - Nella sanità da tempo prevale solo la logica dei costi, svilendone la funzione di servizio primario che punta al bene comune. In secondo luogo, vanno motivate le persone, valorizzati i meriti e premiate le competenze, ridando centralità al sapere e alle conoscenze. Purtroppo, in molti settori non c’è il coraggio per affrontare in prospettiva i grandi problemi in nome di un consenso immediato, proprio come sta accadendo per la politica, dove sembra contino di più i like sui social. In generale, oggi non ci sono figure autorevoli, credibili, coraggiose”. A chi gli chiede se stia pensando di ritornare in politica – periodicamente il suo nome spunta tra
“I ragazzi vanno sostenuti e accompagnati di più nella scelta dell’indirizzo di studi. Un alunno sereno e convinto dà il massimo” afferma l’ex docente, in passato anche parlamentare
i possibili candidati - Zen risponde di non vedersi nell’attuale scenario. Tuttavia, ammette che vorrebbe dare un contributo in questo delicato momento con la pandemia che sta scombinando le vite. Stringendo l’obiettivo sul mondo della scuola, che conosce molto bene, e per la quale ha fatto scelte che l’hanno portato alla ribalta della cronaca nazionale (ha acquistato 96 crocefissi da appendere in ogni aula e laboratorio del Brocchi, dove qualche anno fa ha tappezzato le porte di cartelli con la scritta “Qui non abbiamo il wifi: parlate tra di voi”) ritiene necessario rivedere le politiche dell’orientamento. “I ragazzi vanno sostenuti e accompagnati di più nella scelta dell’indirizzo di studi – sostiene – valutandone le singole abilità e predisposizioni. Si eviterebbero abbandoni prima del tempo, o che si demotivino, che svolgano malvolentieri il loro percorso formativo. Un alunno sereno e convinto delle scelte dà il massimo”. Raffaella Forin
Asporto rifiuti: in arrivo la tariffa unica per il territorio Risultati record nella raccolta differenziata e progetti “green” già in corso per costruire un futuro sempre più sostenibile. Etra saluta il 2021 con un bilancio positivo, la miglior base per un nuovo anno di sfide impegnative. Anche se segnato dall’emergenza pandemica, per Etra, è stato un anno dinamico e carico di progettualità come hanno sottolineato i presidenti del Consiglio di Gestione, Flavio Frasson e del Consiglio di Sorveglianza, Morena Martini, organismi completamente rinnovati e, per la prima volta, riunitisi insieme anche con i presidenti del Consiglio di Bacino Brenta rifiuti, Antonella Argenti e del Consiglio di Bacino Brenta Luca Pierobon, rispettivamente sindaci di Villa del Conte e Cittadella, nel padovano. “Si è raggiunta una sintonia perfetta a conferma della grande fiducia dei Comuni soci che rafforza Etra – ha sottolineato Frasson (nella foto) –. Lo dimostra la scelta di mantenere gli oltre 10 milioni di euro di utili del bilancio 2021 nella riserva aziendale. C’è poi l’emissione obbligazionaria, come nel 2014, con il consorzio veneto Viveracqua, del valore di 55 milioni di euro. Non produce nuovo debito, ma consolida in 20 anni il nuovo debito a breve maturato
nel 2021 per gli importanti investimenti nel servizio idrico”. “Ci siamo dati un nuovo modo di operare – ha ribadito Martini - senza guardare al passato, aggiornando costantemente i sindaci soprattutto prima delle decisioni”. In arrivo, entro l’anno, un importantissimo risultato grazie al lavoro della presidente Antonella Argenti con Etra: l’affidamento in house del servizio asporto rifiuti. “Dai singoli contratti ne avremo uno unico per i 67 Comuni – ha detto Argenti – con una tariffa di base identica che permetterà di diminuire i costi operativi garantendo sempre la qualità”. (n.m.)
Cultura
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Stagione artistica. Grandi classici e nuovi allestimenti in programma al Remondini fino al 5 aprile
Debutta la rassegna “È ora di teatro” Sul palco attori della scena nazionale A
Bassano “È ora di teatro!”. Così si intitola la nuova stagione di prosa proposta dal Comune con Arteven Circuito Teatrale Regionale. Quello allestito è un cartellone che coniuga i grandi classici in nuovi e importanti allestimenti e nuove drammaturgie, tutti interpretati da attori affermati della scena nazionale. Un connubio scelto per incontrare il gusto dei diversi pubblici della platea bassanese, che anche quest’anno seguirà gli appuntamenti al teatro Remondini. La stagione in abbonamento, iniziata con “Enrico IV” di Pirandello, proseguirà il 1 febbraio con Michele Placido nelle vesti dell’antieroe Don Marzio, nobile napoletano frequentatore de “La bottega del caffe”, uno dei capolavori di Goldoni, nuova produzione firmata da Paolo Valerio. L’8 febbraio il “Remondini” ospiterà Anna Bonaiuto, insieme ad Alessandro Tedeschi, Barbara Ronchi, Vincenzo De Michele, An-
gela Curri, per la messa in scena di “Giusto la fine del mondo”, pièce di Jean-Luc Lagarce, con la regia di Francesco Frangipane. I l 22 febbraio sul palco saliranno Milena Vukotic e Salvatore Marino con “A spasso con Daisy”, la storia dell’anziana signora e del suo autista di colore. Già Premio Pulitzer nel 1988 e film da quattro Oscar nel 1990, ora diventa uno spettacolo teatrale adattato da Mario Scaletta, proposto da Guglielmo Ferro. Lella Costa sarà protagonista il 9 marzo in “Se non posso ballare”, progetto drammaturgico di Sere-
na Sinigaglia, ispirato a “Il catalogo delle donne valorose” di Serena Dandini che mette in scena donne intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, a volte incomprese. Il 18 marzo sarà la volta de “L’attimo fuggente”, con Ettore Bassi, che in occasione dei 30 anni dal debutto cinematografico, veste i panni del professor Keating nella trasposizione teatrale del film cult. L’adattamento è dello stesso Tom Schulman, premio Oscar per la sceneggiatura originale del film. Il 29 toccherà a “Pour un oui ou por un non” di Nathalie Sarraute, con Umberto Orsini e Franco Branciaroli. È la storia di due amici che si ritrovano dopo un immotivato distacco e si interrogano sulle ragioni della loro separazione. Chiude la stagione, il 5 aprile, una pièce di Harold Pinter, “Tradimenti”, con la regia di Michele Sinisi, anche sulla scena insieme a Stefano Braschi e Stefania Medri. Per info: 0424 519819/805. (r.f.)
“Almanacchi per l’anno nuovo” in mostra fino al 6 febbraio Antichi calendari, lunari ed almanacchi, ma anche strenne ed oroscopi di epoche differenti, dal Cinquecento all’inizio del Novecento, si possono ammirare fino al 6 febbraio in un’originale mostra allestita nei locali della biblioteca civica di Bassano. “Almanacchi per l’anno nuovo”, questo il titolo dell’esposizione che nasce come testimonianza documentata dell’ambizione dell’uomo di prevedere il ‘tempo’, ovvero di poter guardare il futuro per affrontare profeticamente gli avvenimenti. La proposta culturale è anche uno spaccato fresco e vivace di usi e tradizioni popolari, come i consigli contenuti negli almanacchi ottocenteschi sulle coltivazioni, le indicazioni tramandate nel tempo sugli eventi meteorologici, le curiosità culturali e i suggerimenti e rimedi per la salute. Una sezione è dedicata al culto dei santi che scandisce il calendario liturgico. Un’altra raccoglie alcune significative stampe popolari dedicate ai mesi e alle stagioni, prodotte nel Settecento dalla celebre stamperia Remondini. La sua sede era a Bassano da dove la famiglia di imprenditori, che ha dato lustro alla città e alla sua economia, esportava le creazioni in mezzo mondo grazie ad una fitta rete di venditori ambulanti costituiti dagli abili tesini, così chiamati perché provenivano dalle zone trentine del Tesino. Il percorso è realizzato con documenti conservati negli archivi della biblioteca bassanese che raramente possono essere esposti per non danneggiarli ed è visitabile negli orari di apertura dell’istituto: il lunedì dalle 14.30 alle 19; dal martedì al sabato dalle 9 alle 19. (r.f.)
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La nostra storia
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L’intervista. Il colonnello Gennaro Bellò illustra le attività dell’associazione “Musei all’aperto 1915-1918”
Monte Grappa, il valore universale della memoria U
fficiale di Artiglieria da montagna in congedo, classe 1947, Allievo AUC del 49° Corso a Foligno nel 1967, già in servizio alle Brigata “Julia” e alla “Cadore, istruttore militare di sci e di alpinismo oltre che maestro di sci, il Colonnello Giovanni “Gennaro” Bellò è non solo un buon ospite da …periodo invernale, ma anche un ottimo ospite bassanese legato a corda doppia con la Bassano Alpina. Tanto che la si cerchi in divisa, in congedo o nel volontariato che si declina in termini di storia, memoria o formazione scolastica. Bellò, coautore di una dozzina di libri di ricerca storica e guide sul Monte Grappa, con un recentissimo opuscoletto dedicato al restauro del Cimitero militare di Cason del Coston, è personaggio noto ai suoi concittadini. Schivo e compassato, forgiato da una vita in Armi dalla quale si è ritirato anzitempo, nel 1998, a causa di un incidente capitatogli in servizio che non gli ha fatto perdere, però, lo spirito e l’amore per la propria terra. Colonnello, dove nasce l’amore per la montagna e per la vita militare? “Ho vissuto sul Col Moschin fino
all’età di 11 anni e ho frequentato le scuole elementari al “Pianaro” sui Colli Alti. La mia famiglia aveva alcune casare lassù dove mi sono innamorato della montagna. Sotto il Col Moschin, ad esempio, c’è Casara “Gennari” e io sono dei “Gennari” tanto che sono conosciuto come Gianni, ma il mio nome è anche Gennaro. Alla vita militare, poi, a Bassano del Grappa e alla sua storia, mi lega quel Cavalier Arrigo Bellò che fu segretario del Comitato Organizzatore della ricostruzione del Ponte degli Alpini nel 1948 e che compare nell’albero genealogico dei Bellò che ho ricostruito sino al 1486”. Molti anni di servizio li avrà fatti in Caserma Monte Grappa? “Dopo il corso di Foligno sono stato assegnato alla Brigata “Julia”, a Bassano sono arrivato nel 1971 come comandante di Batteria, istruttore di roccia, sci ed allenatore della Brigata “Cadore” per i Campionati sciistici delle truppe alpine fino a che, nel 1986 e 1987, ho portato alla vittoria, nell’ordine: il Gruppo “Agordo” e il Gruppo “Lanzo”. Già in servizio inizia a interessarsi di storia … “Si, gli ultimi dieci anni li ho tra-
scorsi da direttore dei Sacrari Militari di Veneto e Trentino e l’incarico mi è stato buon viatico per la passione coltivata dopo il congedo. Oggi sono segretario dell’associazione “Musei all’aperto 1915-1918. Grande Guerra sul Monte Grappa”. Di cosa si occupa l’associazione “Musei all’aperto 1915-1918”? “L’associazione ha una sede istituzionale in città e una operativa proprio sul Grappa, in Valle del Campo alla Casara Andreon che insiste sul territorio di Pove. Non ha scopo il lucro e persegue solo obiettivi di solidarietà sociale. Propone una fruizione in chiave storica, turistica e culturale del nostro massiccio organizzando momenti didattici accompagnando, soprattutto i ragazzi, una rilettura sul campo dei tragici momenti della Grande Guerra. Collabora, poi, con Comuni, enti e associazioni di tutta la Pedemontana del Grappa. Il suo ultimo impegno è proprio il recupero del Cimitero di guerra di Cason del Coston alla cui inaugurazione, lo scorso ottobre, hanno partecipato autorità e associazioni combattentistiche e d’Arma. Tra gli interventi più importanti c’è il restauro del cimitero. “Il lavoro è iniziato nel 2014
dopo che interessai l’allora sindaco di Borso del Grappa, Ivano Zondan. Ne nacque un progetto di 120 mila euro finanziato in parte dalla Regione Veneto. Sono stati impegnati ben 160 volontari i quali hanno fornito al Comune di Borso del Grappa 1800 ore di lavoro”. Qual è il suo desiderio per quest’opera? “Faccio mio l’auspicio di Flavio Dall’Agnol, attuale sindaco di Pieve del Grappa che ha inaugurato il ripristino del sito, vale a dire che un progetto di questa portata possa accedere, grazie al valore della memoria che il Grappa porta al mondo, ai fondi per realizzare un secondo e un terzo stralcio così da completare la sistemazione il restauro di tutta l’area circostante”.
Quello di Cason del Coston è l’unico di piccoli cimiteri costruiti durante la guerra, a essere stato conservato. “Questo impegno rinnova il nostro patto con le genti d’Europa per ricordare i soldati che qui hanno combattuto e testimonia quanto travolgente sia stata la Prima Guerra Mondiale per le comunità che in Grappa si sono combattute tra loro.” Alla cerimonia era presente anche una delegazione della “Croce Nera”, associazione austriaca che partecipa spesso alle iniziative organizzate in Grappa e che, anche con l’associazione “Musei all’Aperto 1915-1918” intrattiene consolidati rapporti di amicizia. Giancarlo Andolfatto
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Libri
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Le memorie dell’imprenditore. “Da Luisa al Pick bar” è la biografia di Giorgio raccontata attraverso l’intervista di Claudio Strati
Tassotti, una vita tra mille passioni, racconta 70 anni di vita bassanese P
er capire questo libro dovete partire dal fondo, dall’indice dei nomi. Ne sono citati 414, diconsi 414. Tutte persone conosciute, spesso frequentate per anni, da Giorgio Tassotti che lui cita attraverso episodi nel suo volume, ne racconta storie, amicizie, liti, talvolta li riporta in fotografia. Siccome per usare una frase di Pitagora “la realtà si adatta al numero” e come ribadiva Giovenale “il numero dà sicurezza”, è proprio partendo da questo numero magico, il 414, che si capisce quale sia il valore della vita di Giorgio Tassotti, elevatissimo, e che razza di memoria rappresenti lui per Bassano, di cui racconta settant’anni di vita. Naturalmente dal suo punto di vista. Che è quello culturale, che vuol dire arte, storia, libri e gastronomia variamente intrecciate, quello del giornalismo, quello dell’industriale, quello del mazziniano appassionato di politica. Toh, ho citato quasi tutti i settori della vita di una città. È un caso? Naturalmente no. La verità è che questo giovanotto di 87 anni, che crede ancora nella bontà dell’idea della provincia di Bassano, che è pronto a pungere una città non più vivace come vorrebbe, che è convinto che “la carta non morirà mai” anche se parla di web, tanto che progetta mostre virtuali perché quelle statiche sono finite, insomma sta a vedere che questo giornalista, imprenditore, stampatore ed editore ha significato molto e ha ancora molto da dire? Ebbene sì, è così. Tassotti del resto non ne fa mistero: la sua vita testimonia idee ed energie quasi inesauribili perché il suo motto è “Mai fermarsi”. Poi, naturalmente, il Dna ha fatto il resto. Però, come insegna anche Nostro Signore, i talenti bisogna saperli coltivare. Il riassunto di questa vita – lui compirà 88 anni il prossimo 4 maggio – lo potete leggere nel volume “Da Luisa al Pick bar – Giorgio Tassotti si racconta a Claudio Strati” edito ovviamente dalle Grafiche Tassotti. Attenti al titolo che mostra un’interessante inversione di ruoli: non è Strati, collega di esperienza e capacità, che intervista Tassotti, è lui che si rivela. Non trovate un’altra biografia con un titolo così. L’uomo, insomma, ama tenere sempre il pallino in mano. Se non fosse così, Giorgio non sarebbe riuscito a realizzare il molto di buono che ha costruito, naturalmente per sé ma pensando sempre alla comunità in cui è inserito, alla quale ha regalato altrettanto. Pensate alla straordinaria opera di recupero della tradizione dei Remondini, che lui definisce “i primi industriali di Bassano, talmente importanti che per loro lavorava un bassanese su otto”. Pensate alle “carte Tassotti” su motivi sempre remondiniani. Pensate al museo dei Remondini inaugurato dopo mille battaglie nel 2007. Pensate al giornale “Mille” uscito dalla sua mente: era il 1969, in copertina un mosaico di foto di Lino Manfrotto e all’interno pezzi come “Frattura nella Dc bassanese”, “Parla un testimone di Geova”, “L’eccidio di Schio”. Tutt’altra musica rispetto alle ossequienti cronache dei giornali locali. E dopo il “Mille” riprese a pubblicare “Il Prealpe”. Perché il Nostro ha questo piglio giacobino, rivoluzionario. Tant’è vero che il libro lo intitola pensando al “Pick bar” di Luisa Giubilato, luogo di ritrovo di artisti in quegli anni Cinquanta che sono stati per lui come un razzo che ha spinto la creatività, sua e di Bassano. Scrive Giandomenico
Il “Pick bar” era il luogo in cui negli anni Cinquanta esplodeva la creatività dei giovani artisti (e non solo) del tempo. Fu un trampolino per Tassotti, che diventerà giornalista, stampatore, editore, industriale. Ha lo storico merito di aver riscoperto la tradizione dei Remondini e di averla trasmessa al mondo
Sopra la copertina del libro
Cortese di lui: “Tassotti ama sogna e sulla traccia del sogno costruisce e alimenta la sua realtà”. Aggiungeva Fernando Bandini, citando il direttore dei musei Bruno Passamani a proposito delle stampe remondiniane: “Se un merito gli va riconosciuto è quello di aver de-serializzato le riproduzioni, grazie a un accorgimento: la coloritura con metodo tradizionale, come facevano i Remondini”. Fernando Rigon chiosava a proposito di un libro sul ponte di Bassano edito dai Remondini nel 1754 e ri-edito da Tassotti: “Una copia di questo libro lo dovrebbero avere tutte le famiglie”, tanto per ribadirne il valore culturale. Invece ne vendette pochissime. E Renata Bonfanti, artista che parlava attraverso i suoi arazzi, gli chiese di pubblicare un libro con questa motivazione: “Solo i Tassotti possono realizzarmi un oggetto che mi ricordi nel tempo”. Il libro uscì nel 1998 con questo titolo: “Renata Bonfanti, la tessitura come mestiere”. È rimasto, in effetti, il volume più significativo sull’artista. Sono centinaia, migliaia le persone che hanno un debito di riconoscenza verso Giorgio Tassotti: anche solo per aver acquistato un suo libro, una sua stampa, una copia dei giornali che ha stampato. E saranno molte le persone alle quali Tassotti deve qualcosa, magari solo un “grazie”. Tra queste un posto particolare lo ha Federico Bonaldi, un genio dell’arte, surrealista giocoso che si presentava così: “L’autore Federico Bonaldi è nato nel 1933 a Bassano del Grappa dove opera (in critica convivenza) nel grande ceramista Federico Bonaldi, che possiede una bicicletta”. Si capisce come da questo duo di avventurieri della cultura, potesse nascere la prima rappresentazione in Italia dello “Scarpantibus”. Era il 1972, “Alto Gradimento” impazzava e il duo bassanese arrivò prima di Jacovitti. Chissà se il termolese l’avrà mai saputo. Antonio Di Lorenzo
Il personaggio
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Berardo Cittadini. È stato il costruttore di “Mascalzone Latino”, l’imbarcazione made in Italy protagonista all’America’s Cup 2002
Un “montanaro” progettista di barche con la passione per il mare I
ntervistare un progettista di barche ai piedi del Grappa, dove si sono perse ormai da decenni anche le tracce del “barcaiol del Brenta” che traghettava i bassanesi da una sponda all’altra del fiume, appare un po’ un controsenso. Bassano, invece, ha sempre la capacità di sorprenderti e il nostro personaggio lo abbiamo scovato in Conca d’Oro dove abita assieme alla moglie Sandra Milani, factotum sorridente dell’ex Apt, e alla figlia Anna Lyda. È Berardo Cittadini, 74 anni, bergamasco di nascita ma bassanese di adozione: un “montanaro” con la passione per il mare e le barche a vela. Da quando? “Sin da bambino quando passavo tutta l’estate tra Nervi e Rapallo dalla zia Isa; acqua e barca erano il mio habitat. Con il passare degli anni disegnare scafi mi divertiva un mondo. Fra l’altro progettare e costruire è un tarlo di famiglia: il nonno, di cui io porto il nome, impresario edile, eresse lo stadio di Bergamo; mio padre Andrea, gallerie e dighe in tutto il mondo; io, solo barche, per innata passione”. Il settore nautico non sta vivendo uno dei suoi migliori momenti. “Purtroppo molti hanno chiuso, altri hanno venduto. Siamo sempre bravi, ma molto ridimensionati. Molto più ridimensionati di quanto ci meritiamo, direi...”. Lei ha anche un’esperienza di imprenditore sempre in questo ambito. “Nel Bassanese, a Spin di Romano, avevo aperto una fabbrica di scafi. Il primo albero da surf completamente in carbonio co-
struito in Italia uscì proprio da lì e credo anche l’unico surf a volume costruito in sandwich epossidico, era il 1980. Sì, ho iniziato a costruire barche in mezzo alle montagne”. Il grande pubblico l’ha conosciuto in occasione della Vuitton Cup come responsabile della costruzione del Mascalzone Latino dell’armatore Vincenzo Onorato, la barca completamente made in Italy del Reale Yacht Club Canottieri Savoia di Napoli che, nel 2002 ad Auckland, assieme a Prada, lanciò la doppia sfida italiana all’America’s Cup. Con quale ruolo? “Ero responsabile di costruzione, figura alla quale compete la verifica di tutti i materiali, da quelli per il composito alle leghe speciali, l’organizzazione generale della costruzione sia per le risorse umane che per le procedure e i fornitori esterni, la verifica del costruito secondo specifiche, le
L’imbarcazione in carbonio, sponsor Tag Heuer, all’epoca la più grande del mondo, costruita nei Cantieri Tencara spa di Marghera. A destra: Berardo Cittadini
verifiche dimensionali che sono al decimo di millimetro, i rapporti con lo stazzatore finchè lo scafo entra in acqua”. Mascalzone Latino è il progetto a cui è più legato? “No. Senza dubbio è stato Virgola 10, un trimarano con gli scafi laterali retrattili che andava come uno sparo. Non ha avuto successo nonostante fosse stato presentato da una rivista tedesca specializzata al Salone nautico di Dusseldorf nel ‘99 come ‘unica ventata di novità, la vera barca del 2000’. In realtà fu una bella idea ma, commercialmente, un disastro. Adesso è di proprietà di un appassionato di Padova. Ancora meno soddisfazioni in campo ha dato a me e tutto lo staff
il Tag Heuer appositamente costruito nei Cantieri Tencara spa di Marghera per un tentativo di record del Giro del mondo senza scalo ‘97. Era la più grande barca in carbonio del mondo, velocissima. Purtroppo, ebbe un incidente nel canale d’Otranto”. Dal 2009 al 2013 Cittadini è stato direttore tecnico del cantiere Arzanà Navi in laguna,l’ultima barca messa in acqua: Nativa. “Fantastica! Un 48 metri in alluminio, creata assieme al progettista Usa Bill Tripp. L’armatore è italiano, ma non rivelo l’identità”. E adesso cosa fa? “Lavoro tutti i giorni, qui nella quiete della Conca d’Oro, circondato dalle colline bassanesi e ai piedi del Grappa, a progetti che poi metto nel cassetto. Ogni tanto lo riapro e li propongo. Anche se il settore in questo periodo brancola nell’incertezza. Prossima barca in cantiere? “Ne sto progettando una a vela
molto tecnica, particolare, fatta per un pubblico non necessariamente professionista. Sto sto facendo una micro ricerca di mercato, consultando parecchie riviste e siti del settore, per vedere che non sia mai stata disegnata”. Il più bel complimento ricevuto? Avevo ancora lo studio a Marostica. Un giorno, arriva un cliente, un noto industriale veneto di cui non faccio il nome, e mi dice: ‘Vorrei una barca per me e mia moglie, non ci sono problemi di costo’. Non riusciva, però, a capire il disegno. Mi chiese se ci fosse un modo per immaginare come sarebbe stata. In due settimane gli costruimmo gli interni al vero in truciolare. Seduti, poi, nel quadrato, esclamò: ‘È la barca che volevo! Lei, però, non diventerà mai ricco: è dieci anni più avanti e il mercato è sempre meno lungimirante”. Domenico Lazzarotto
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Calcio. Con 392 partite in 15 campionati consecutivi l’ex centrocampista detiene il primato di presenze in giallorosso
Bruno Galvan, bandiera di un’epoca, sprona il Bassano: “Può ancora farcela…” I
l Bassano, contro ogni pronostico della vigilia, sta stentando verso il giro di boa tra mille incertezze, ingigantite anche dal Covid, tanto da consigliare alla FC 1903 il cambio del tecnico: Alessandro Pontarollo in panchina al posto di Checco Maino, Una scelta che pagherà? Giriamo l’interrogativo a Bruno Galvan, ex giocatore bassanese che detiene il record di presenze con la maglia giallorossa (392 partite, 15 campionati) diventando la bandiera di un’epoca. “Premetto che a me Maino piaceva come allenatore per la sua passione che forse non ha saputo del tutto trasmettere alla squadra soprattutto per quel continuo via vai di giocatori: una continua campagna acquisti-vendite che non ha certo dato i frutti sperati. Poi, dopo due promozioni centrate, è ancora più difficile giudicarlo. Il campionato è ancora lungo e, alla fine, il Bassano può ancora farcela. Sono ottimista”. Ottantasette anni davvero ben portati, non si sbilancia anche se tiene a ribadire che “forse un giocatore-bandiera all’attuale Bassano manca…”. Sul percorso del “suo” Bassano sta pesando il trasloco a Vicenza della proprietà Diesel. “La Serie C era la categoria giusta per Bassano: veder annaspare la squadra nei campionati dilettantistici, sinceramente mi addolora. Questo senza nulla togliere a Renzo Rosso e alla sua scelta: non sono d’accordo sul modo con cui ha portato via tutto il Bassano azzerando un secolo di storia della società anche se ogni imprenditore è giusto che guardi anche ai suoi interessi. Ho comunque grande fiducia dell’attuale gruppo del presidente Campagnolo”. Da cosa è dettato il suo ottimismo? “Quando una società nuova, che rischiava di scomparire appena qualche settimana prima, riesce ad attrarre una sessantina di soci attorno all’entusiasmo del presidente Campagnolo diciamo che è sulla buona strada. Per i risultati ci vuole un po’ di pazienza ed un buon settore giovanile”. E magari un tuttocampista come lei… “Ho giocato in tutti i ruoli, tranne come portiere e centravanti. Il mio ruolo preferito? Il centrocampista tuttofare, avevo piedi buoni, ottima visione e mi piaceva essere
Sull’avvicendamento del tecnico: “Mi spiace per Maino, ma forse non ha saputo trasmettere la sua passione a una squadra rivoluzionata di continuo. Speriamo che a Pontarollo riesca la rimonta”
Bruno Galvan
al centro del gioco. Mi sentivo importante: sin da giovanissimo, in prima squadra, calciavo sia i rigori che le punizioni”. Tanti campionati di Promozione, Eccellenza e Serie D con il Bassano. Mai avute ambizioni di carriera considerate le capacità tecniche? “Arrivai a un passo dalla Spal, allora in Serie A. Il primo provino, da terzino, andò alla grande. Fui schierato dietro a Dal Pos, ottimo centrocampista bassanese, e ‘arai’ il campo: su e giù come un pendolo, sempre in anticipo e propositivo. Quando l’affare sembrava concluso sostenni il provino definitivo: una prestazione abulica, negativa in tutti i sensi che mi precluse il grande salto. Il perché? Non lo so: peggio di così quella volta non potevo giocare. Comunque, le mie soddisfazioni me le sono tolte, come giocare nella rappresentativa veneta assieme a Sergio Campana”. Ne ha risentito del mancato salto? “Non più di tanto. Anche perché economicamente la mia era
una famiglia che stava bene per cui ho giocato sempre per passione e non per i soldi. In ogni caso, sino a fine carriera, ho sempre fatto vita da atleta: il sabato alle 22 ero a letto, concentrato per la partita del giorno dopo a cui mia moglie Enrichetta, mia prima tifosa, assisteva spesso”. Lei ha smesso di giocare subito prima della fusione del Bassano con la Virtus. Tra i compagni di squadra chi erano i più bravi? “Due in particolare: Ciri Zaborra, terzino destro, classe ’31, Renato Perli, centrocampista instancabile classe ’32, entrambi vivi, compagni di tante battaglie; avrebbero meritato di aver fatto carriera. Ma erano anni difficili e già giocare al Mercante era un grande premio per noi tutti”. Gli allenatori a cui è stato legato? “De Boni mi ha lanciato in prima squadra. Chiodi, il numero 1, severo ma mai cattivo, mi ha svezzato e fatto diventare giocatore mentre Costenaro mi ha insegnato ad amare il gioco del calcio. Ho provato anch’io, una volta smesso di giocare, di fare l’allenatore delle giovanili, naturalmente del Bassano, ma ho smesso in fretta”. Altri tempi, un altro calcio. “Ai miei tempi ci si allenava due sere alla settimana, ora si allenano quotidianamente, talvolta c’è la doppia seduta giornaliera. Se uno non corre i cento metri in dieci secondi è scartato. Il nostro era un calcio più compassato, più ragionato; un centrocampista macinava metà dei chilometri di un suo pari ruolo di adesso. Un confronto improponibile”. Domenico Lazzarotto
Sport
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Bassano Volley. Sono oltre 380 gli atleti della società bassanese che ha da poco inglobato Pove del Grappa e Solagna
Signor: “Il nostro motto è riconoscere i meriti dell’avversario, in campo e fuori” Simone Bertoncello e Alessandro Benacchio faranno parte del gruppo dei diciotto migliori atleti Under 15 d’Italia su indicazione dell’allenatrice delle nazionali giovanili Monica Cresta e del direttore tecnico Julio Velasco
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el panorama Fipav Bassano Volley Asd è una delle società più numerose e presenti sul territorio. Una solidità che ha consentito di arrivare ai 380 tesserati attuali tra maschi e femmine, comprese le realtà di Pove del Grappa e Solagna da poco inglobate. Con sede in città Bassano Volley si è formalmente ricostituita nella nuova forma societaria nel 2018 pur avendo assunto nel 2003 la veste di società sportiva di capitali, spinta anche dai regolamenti federali per le squadre di Serie A dove era approdata. Basata sul volontariato ha sempre saputo garantire sicurezza organizzativa al proprio ambiente e ai potenziali sostenitori tanto nella forma giuridica della Ssd con iscrizione alla Cciaa e conseguente pubblicità dei propri bilanci che in quella di Asd. A capo della società di volley bassanese c’è Fiorenzo Signor. Al suo fianco in consiglio direttivo ci sono il vice Domenico Carlesso e i consiglieri Stefano Lucato, Lorenzo Bertagnin, Cinzia Scuccato, Alessandro Bordignon. Gli obiettivi del sodalizio sono l’avviamento allo sport dei giovani e la partecipazione alle attività agonistiche sotto l’egida di Fipav e Coni. “Accogliamo i ragazzi - racconta Signor - fin dal mini volley, accompagnandoli nel loro percorso di crescita sportiva nelle altre categorie giovanili. Bassano Volley investe sui giovani del territorio
per formare atleti di qualità che possano approdare alla prima squadra. Il progetto si sviluppa attività in collaborazione con altre associazioni sportive del contesto territoriale con le quali talvolta condividiamo le strutture. Alcuni nostri tesserati giocano in Serie A1, la “Superlega”, e sono molto apprezzati a testimonianza della bontà del nostro vivaio”. Insomma, l’attività tipica delle società sportive. “Proprio questa - prosegue il presidente -, vale a dire che organizziamo gare e manifestazioni sportive oltre a partecipare ai vari campionati e tornei nelle diverse categorie. Inoltre, facciamo promozione di iniziative utili all’avvio dello sport e gestiamo le nostre strutture”. Dove si trovano gli impianti? “Il Comune di Bassano del Grappa ci ha assegnato gli impianti sportivi del Paladue a Santa Croce, la palestra dell’Einaudi oltre alle due palestre scolastiche del “Fraccaro” e di “San Vito”. Nel circondario possiamo poi contare sulla palestra di Fellette, su quella scolastica di Pove del Grappa e sul palazzetto dello sport di Solagna. Come vanno i rapporti con le famiglie? “Contiamo molto sulla loro spassionata disponibilità. Senza il volontariato di tanti genitori sarebbe impossibile far fronte alle necessità, basti pensare al semplice trasporto di tanti atle-
Sopra da sinistra Simone Bertoncello e Alessandro Benacchio
ti. Noi abbiamo sempre puntato sulla migliore sinergia possibile tra allenatori, staff e dirigenza, coinvolgendo giovani e genitori, valorizzando il lavoro di tutti e promuovendo percorsi di crescita personale”. Tanti i risultati, sportivi e non solo. “Crediamo nell’importanza educativa dello sport. È ovvio che anche noi vogliamo creare
una mentalità vincente: sport agonistico significa impegnarsi a fondo per vincere. D’altra parte, anche saper perdere riconoscendo il merito dell’avversario fa parte della crescita caratteriale e dell’equilibrio che, poi, dovrebbe guidare i ragazzi anche nella vita fuori dallo sport”. Una formazione a tutto tondo, insomma. “Già, con l’aiuto dei migliori
allenatori vogliamo insegnare il gioco della pallavolo e favorire lo spirito di squadra per far crescere, anno dopo anno, i nostri atleti sia dal punto di vista tecnico che umano”. Per tornare all’aspetto sportivo la bacheca è da far invidia. “È davvero un palmares ricco: 44 trofei e 14 vittorie in campionato al nostro attivo sono il frutto dell’impegno dei nostri numerosissimi tesserati di cui una settantina sono i bambini iscritti al mini volley”. Presidente, come si è concluso il 2021 dal punto di vista agonistico? “La prima squadra, a metà dicembre, ha guadagnato il passaggio alle Final8; bene anche la femminile mentre se ne sta ai piani alti della classifica anche l’Under 19. Motivo di particolare soddisfazione, però, è la convocazione in selezione Nazionale Allievi dei nostri Simone Bertoncello e Alessandro Benacchio, a conferma del lavoro oltre i numeri”. E non finisce qui … “Come già capitato in passato, un paio di giovani classe 2007 parteciperà alla selezione nazionale convocata a Bracciano (Roma) dal 26 luglio al 2 agosto prossimi. Simone Bertoncello (laterale) e Alessandro Benacchio (centrale), che sono con noi sin dal mini volley, faranno parte del gruppo dei diciotto migliori atleti Under 15 d’Italia su indicazione dell’allenatrice delle nazionali giovanili Monica Cresta e del direttore tecnico Julio Velasco, un nome che rappresenta a tutti gli effetti la storia del nostro sport a livello maschile”. Giancarlo Andolfatto
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#Regione
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L’analisi. Antonio De Poli, padovano, senatore Udc, è questore anziano
De Poli: “Dalla Legge di Bilancio risposte su pandemia e sostegno alle imprese” “U
na manovra importante, che dà risposte nell’immediato alle problematiche legate alla pandemia, ma che non dimentica anche l’aspetto socio-economico e sociale”. È l’analisi della legge di bilancio fatta da Antonio De Poli, senatore di Carmignano Di Brenta (Padova), questore anziano, in quota Forza Italia-Udc. Senatore, quali le novità e gli interventi inseriti in questa legge di bilancio? “Sicuramente è una manovra importante in primis per quanto riguarda l’aspetto sanitario, con un grande intervento per l’incremento del piano vaccini e un aumento previsto di 50 milioni per il commissario straordinario per il Covid. Il secondo aspetto è quello della ricaduta sul piano socio–economico , con il sostegno alle nostre aziende. Nella manovra trova infatti spazio una serie di interventi soprattutto su un aspetto che preoccupa tutti – sia famiglie sia imprese – cioè quello del caro energia. A questo proposito sono stati stanziati altri 3,8 miliardi per il 2022, in aggiunta
ai 4,7 miliardi del secondo semestre 2021. Per queste ultime il rischio è di aumenti anche del 250% nel settore del vetro, carta, ceramica, cemento, plastica, meccanica pesante, alimentazione, chimica secondo l’ufficio studi della Cga d Mestre. Sempre secondo questi dati, circa 500mila lavoratori potrebbero essere costretti a rimanere temporaneamente a casa”. Reputa sia sufficiente? “Non riusciremo mai a raggiungere l’obiettivo di non avere l’aumento, sia chiaro. Per quello ci vorrebbero ben altre risorse. Pero credo che questo intervento possa dare un respiro importante”. Altri settori vivono un momento difficile, cosa avete previsto? “Purtroppo in questo momento di crisi socio-economica c’è una forte richiesta un po’ in tutti i settori, non ultimo il comparto del turismo, del termale. Penso ad esempio alle Terme euganee. Qui siamo riusciti a mettere un incremento di un fondo di 150 milioni di euro. E se anche in questo caso forse non è abbastanza, dimostra un’attenzione che va ad
aggiungersi agli sgravi Irpef. Sempre a sostegno delle aziende, penso agli interventi per ampliare il Superbonus, che è uno strumento importante per sistemare le abitazioni e far girare l’economia. Questa e il contrasto al caro bollette sono state due battaglie che abbiamo portato avanti con forza e devo dire che abbiamo raggiunto un obiettivo secondo me importante”. Altri aspetti da rilevare? “Un altro ottimo risultato è lo stop Iva per il terzo settore fino al 2024 e credo che questa sia una bella vittoria per tutto quel mondo che soprattutto in questi ultimi due anni, ma non solo, si è dimostrato fondamentale. Aggiungo poi l’inserimento di fondi per la cura dell’autismo, un’altra forte richiesta di tutto il mondo dell’associazionismo e dei famigliari, e per i disturbi alimentari che vengono inseriti nei Livelli essenziali di assistenza. Sono cose che toccano la quotidianità e il cuore di chi ha questi problemi. Poi sottolineo lo poi stop alla tassa sui plateatici e interventi strategici per la scuola”.
Tra pochi giorni si voterà per il Presidente della Repubblica. Potrebbe essere davvero quello di Draghi un nome su cui convergere? “Io credo che oggi al di là della statura della persona, che non si mette in dubbio, il lavoro che sta facendo da premier sia l’aspetto prioritario rispetto ad altre cose”. Giorgia Gay
Designati dal Consiglio Regionale. Zaia, Ciambetti e Possamai “grandi elettori”
“Un onore e una responsabilità rappresentare il Veneto nell’elezione del Presidente della Repubblica” G
randi elettori, tutto come previsto. Il Consiglio regionale del Veneto ha eletto i tre delegati che, come previsto dalla Costituzione, all’articolo 83, parteciperanno dal 24 gennaio all’elezione del Presidente della Repubblica. A rappresentare il Veneto saranno, come da prassi, il presidente della Regione, Luca Zaia e il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, indicati dalla Maggioranza. L’opposizione invece ha trovato un accordo sul capogruppo dei Democratici Giacomo Possamai. I tre delegati, insieme a quelli designati dagli altri Consigli regionali, integreranno il Parlamento in seduta comune dei suoi membri per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica. “E’ un onore quello di rappresentare la
nostra regione”, sono le prime parole di Roberto Ciambetti. “Sento il peso di questa responsabilità
– ha detto Ciambetti - e la mia speranza è quella di votare il candidato che sia all’altezza delle sfide che attendono il nostro
Paese e che, mi auguro sinceramente, nel corso del suo mandato firmerà l’autonomia del Veneto così come previsto dalla Costituzione e chiesto dai Veneti con il referendum consultivo del 22 ottobre 2017”. Giacomo Possamai esprime gratitudine per la fiducia e definisce “una bella responsabilità” l’alto incarico. “Ringrazio tutta la minoranza per la convergenza sul mio nome, è una fiducia che mi onora e una bella responsabilità. Saranno giornate impegnative e lo testimonia la fibrillazione di questi giorni. Non sarà semplice trovare un successore all’altezza di Mattarella, un nome veramente rappresentativo di tutti gli italiani, garante della Costituzione e che sia un punto di riferimento per le sfide che ci attendono”.
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Regione
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L’intervista. Andrea Martella, neo segretario regionale
Nuovo corso del Pd: “Partito protagonista della società veneta” In agenda l’assemblea regionale con tutti i circoli territoriali, la scuola di formazione politica e il coordinamento permanente degli amministratori
“I
l Partito Democratico è una grande comunità di donne e di uomini, ricca di competenze, talenti e sensibilità: il mio compito sarà quello di farlo ripartire rendendolo protagonista della società veneta.” Con queste parole Andrea Martella, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’editoria, affronta l’importante sfida alla guida del Partito Democratico Veneto. Su quali fronti concentrerà il suo nuovo impegno? “Abbiamo l’opportunità e il dovere – spiega Martella – di attrezzare il nostro Partito perché sappia interloquire, in profondità, con il Veneto, che sia radicato, capace di affrontare al meglio le fragilità presenti nel nostro territorio e di rappresentare appieno le istanze della componente più dinamica della nostra società. Il lavoro, una nuova idea di sviluppo, la sostenibilità ambientale, la valorizzazione delle nuove generazione e della componente femminile, la salute e il sociale, la scuola e la cultura, la modernizzazione e digitalizzazione del Veneto: questi alcuni degli elementi centrali del nostro impegno che dobbiamo essere in grado di rendere, a pieno titolo, punti chiave dell’agenda del Veneto, oggi e per il futuro”.
Il PD dopo la debacle delle ultime regionali ha certamente bisogno anche di una riorganizzazione se vuole essere un protagonista della vita politica veneta. Da dove ripartire? “Siamo chiamati ad investire in autorevolezza, competenza e merito; dobbiamo essere in grado di affrontare le questioni in profondità, di avanzare proposte che sappiano guardare avanti e lanciare una sfida di concretezza e modernità. Per farlo io ripartirò dai circoli territoriali del Partito che vanno messi al centro della nostra elaborazione politica e del nostro agire quotidiano: li dobbiamo rinforzare, anche dal punto di vista economico e organizzativo, sfruttando appieno le tante competenze che ci sono”. Quali le prime mosse da mettere in campo? “Io sono fermamente convinto che ogni impresa debba partire da una profonda e articolata organizzazione: credo questo sia un concetto che guardi al futuro e non al passato. Proprio per questo una delle prime cose che farò sarà indire la prima assemblea regionale di tutti i circoli del Veneto grazie alla quale avviare appieno il nostro percorso. Accanto a questa immagino due strumenti, a mio giudizio, decisi: una scuola di formazio-
ne politica e il coordinamento permanente degli amministratori attraverso il quale mettere in rete le tante buone pratiche, affrontare insieme i nodi del nostro territorio e produrre politiche d’insieme oggi indispensabili per consentire alla nostra regione di correre. Del resto, senza voler polemizzare, il Presidente Zaia ha preso moltissimi voti, ma con la sua condotta incentrata su immobilismo amministrativo e paternalismo politico, sta facendo perdere molte posizioni al Veneto”. Cosa serve perciò al Veneto in questa particolare fase? “Noi crediamo che alla nostra Regione sia indispensabile un nuovo piano di sviluppo, centrato sulla transizione ecologica e digitale, accompagnando le nostre imprese, il nostro manifatturiero, a cogliere pienamente una ripresa che oggi è presente, ma che va conquistata giorno dopo giorno. Dobbiamo farlo mettendo al centro il lavoro di qualità, stabile, in sicurezza e che non escluda, come troppo spesso succede, donne e giovani. E accanto al lavoro ci deve essere il diritto alla salute”. Sulla sanità regionale che posizione avete? “La pandemia ci ha fatto toccare con mano, in modo drammatico, tutti gli attuali
limiti del nostro sistema: lo sforzo encomiabile dei nostri medici e di tutto il personale sanitario non può essere vanificato dall’assenza di programmazione, dalla mancata integrazione con il sociale, dagli investimenti che tardano, dalla scarsa attenzione all’assistenza domiciliare e dalle assunzioni di nuovo personale che non arrivano. Il nostro obiettivo è quello di metterci in cammino, di riannodare i fili che legano la nostra comunità e di connetterli, appieno, con quelli della società veneta per costruire, anche attraverso percorsi elettorali inediti che vadano oltre i tradizionali schemi, un’alternativa alle politiche populiste delle destre”.
Il provvedimento. Zaia e Lanzarin: “Un passo significativo, tema forte della nostra richiesta di autonomia”
Risparmi di spesa in sanità, via libera al disegno di legge regionale Via libera da Palazzo Ferro Fini al disegno di legge “Risparmi in Sanità” in cui viene stabilito che, anche a fronte dello stress e del dispendio a cui è stato sottoposto il sistema sanitario regionale durante questo periodo di emergenza, per gli interventi a beneficio della salute la regione potrà attingere all’avanzo di amministrazione. “Quello sanitario è uno dei settori di spesa più rilevanti e, non a caso, è uno
dei temi forti della nostra richiesta di autonomia. - afferma il presidente Zaia - La legge regionale approvata in Consiglio regionale stabilisce, una volta per tutte, che, erogati adeguatamente i Lea (i Livelli Essenziali di Assistenza), i risparmi disponibili nel bilancio di esercizio del Veneto possono essere impiegati per ulteriori finalità sanitarie. Questa legge è la conseguenza diretta della nostra vittoria alla corte costituzionale di fronte alla quale
dovemmo resistere contro l’impugnativa del Governo per l’attivazione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia a Treviso. Avevamo ragione noi, semplicemente ci hanno fatto perdere due anni”. “Questa legge è un passo molto significativo, - aggiunge l’assessore alla sanità Mauela Lanzarin - perché viene sancito il diritto di ogni cittadino a ottenere quanti più fondi possibili per la sua salute e l’assistenza sociale, e quello della Regione
a utilizzare al meglio le risorse ottenute da una gestione oculata che sappia produrre servizi, ma anche risparmi. Poter utilizzare i risparmi ottenuti dopo aver erogato correttamente i Livelli Essenziali di Assistenza ci consentirà di finanziare nuove partite sul fronte sociosanitario, valutando di volta in volta le necessità sul tappeto. Un’arma in più – conclude Lanzarin – per rispondere alle necessità della gente”.
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La testimonianza. Firmato dal prof. Rodolfo Bettiol e dal giornalista Giovanni Coviello con prefazione di Renzo Mazzaro
Un libro sul processo “Banca Popolare” “Ciò che è accaduto non va dimenticato” “Questo libro nasce per rendere accessibili in modo immediato documenti e materiali che finirebbero nel dimenticatoio con il risultato di permettere ricostruzioni abborracciate o di comodo”
È
uscito il libro di Rodolfo Bettiol e Giovanni Coviello “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo” edito dall’Editoriale Elas di Roma. Riportiamo alcuni passaggi della prefazione di Renzo Mazzaro. Il processo di Vicenza è stato il primo ad arrivare a sentenza per un crac bancario nell’Italia degli anni Duemila. Farà giurisprudenza o è solo un sasso nello stagno, destinato ad essere cancellato dalla prescrizione nei gradi successivi? I risparmiatori truffati con l’esercito dei loro avvocati che benefici portano a casa? Le imputazioni contestate dalla pubblica accusa coprono tutte le responsabilità o i pm hanno lasciato indietro qualcosa? Ci si poteva aspettare di me-
glio dal tribunale? La sentenza è equilibrata o era già scritta, come sostiene la difesa dell’ex presidente Gianni Zonin? E il resto del Cda? Se il presidente era il padrone assoluto della banca, come hanno stabilito i giudici, cosa ci stavano a fare i consiglieri? Per che cosa erano pagati? Ricordo che uno di loro, l’avvocato Vittorio Domenichelli, presidente del comitato rischi della banca, con rara onestà intellettuale ha lasciato detto che «se in capo al consiglio di amministrazione era concentrata una serie di funzioni, tale organo se ne deve assumere la relativa responsabilità». È rimasto solo lui a pensarlo? Questo libro nasce per rendere accessibili in modo immediato documenti e materiali che fini-
rebbero nel dimenticatoio con il risultato di permettere ricostruzioni abborracciate o di comodo, di passare sotto silenzio la dinamica di un disastro che affonda le radici in vent’anni di malagestio. Un’operazione civica, la definirei. Prodotta da una singolare joint venture: il burbero, ma benefico nel caso specifico, avvocato Rodolfo Bettiol, già professore
di procedura civile all’università di Padova, e il vulcanico e ridondante pioniere dell’informazione on line di Vicenza Giovanni Coviello. Un’accoppiata nata con le frequentazioni nelle battaglie per costruire un sistema di indennizzo ai soci dei risparmiatori delle banche collassate, cui Bettiol ha tecnicamente contribuito e che Coviello ha raccontato e sostenu-
to. Coviello è stato l’unico a seguire con la telecamera di ViPiù l’intero processo. Ora questo libro celebra il funerale della Popolare di Vicenza, raccogliendo gli atti in 109 video linkabili con QR code. Alcune udienze sono suddivise in più video. Tutti i 116 verbali delle udienze sono trascritti e scaricabili. Le indicazioni su come farlo sono nell’indice.
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La sinergia. L’esperienza del Gruppo Sostenibilità di Assindustria Venetocentro
Padova e Treviso, le imprese crescono insieme Walter Bertin: “Confrontarsi fa bene alle aziende” Il vicepresidente racconta la filosofia del percorso nato più di sette anni fa nella Marca e da settembre aperto anche alle “cugine” padovane Oggi sono 45 i manager coinvolti nel progetto
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er prima ci aveva pensato Treviso. Che quasi sette anni fa con Unindustria aveva messo attorno allo stesso tavolo un gruppetto di aziende con l’obiettivo di formarle per farle diventare brave in materia di sostenibilità. Cinque piccole medie imprese e un consulente esterno per ragionare soprattutto di ambiente, perché allora era quello il contesto principale nel quale ci si muoveva quando si parlava di sostenibilità. Oggi che il tema è stato messo al centro delle politiche italiane ed europee, con l’accelerazione dettata prima dalla pandemia e poi dal Next Generation EU, il gruppo conta quarantacinque imprenditori e un progetto che dallo scorso settembre ha coinvolto anche le aziende della provincia di Padova, sotto l’egida di Assindustria Venetocentro e la regia di un vicepresidente, Walter Bertin, a cui il numero uno degli industriali dei due territori, Leopoldo Destro, ha affidato la delega specifica. Vicepresidente, come funziona il Gruppo Sostenibilità? “Con regole molto ferree, nel senso che sono ammessi solo gli imprenditori, che poi sono le persone che decidono la politica aziendale. Stiamo facendo un lavoro egregio, da parte di tutti ci sono grande impegno, consapevolezza, voglia di fare, parlarsi, confrontarsi, aiutarsi e aprire le porte della propria impresa secondo una logica che in altri contesti potrebbe essere difficile, ma che
si traduce in disponibilità quando l’obiettivo è diventare un modello di sostenibilità anche per gli altri. Raccontare la propria sostenibilità fa bene, anche fra aziende dello stesso settore, perché credo che sia arrivato il momento di superare la logica della concorrenza, iniziare a lavorare in modo maggiormente sinergico per far crescere il Sistema Italia. Tutti abbiamo da imparare”. Cosa si chiede ai partecipanti? “Un impegno fattivo che porti a fare dei passi in avanti, prima di tutto diventando Società Benefit e poi redigendo il bilancio di sostenibilità. È un mettersi in gioco, con la caparbietà che caratterizza l’imprenditoria veneta”. Qual è lo stato dell’arte delle aziende che fanno parte di Assindustria Venetocentro in materia di sostenibilità? “Quando siamo partiti con il progetto a Treviso si è capito che molte imprese avevano già la sostenibilità nel proprio Dna, magari senza saperlo. In tante erano attente agli aspetti ambientali, molte operavano nel sociale. Però era necessario prendere e iniziare a formarle per creare una vera e propria cultura della sostenibilità, capire quale fosse la loro disponibilità a un percorso in questa direzione. Quando abbiamo deciso di prendere il progetto e allargarlo su Padova, ci siamo trovati di fronte ad aziende che avevano già le idee chiare, una buona consapevolezza e un cammino già tracciato”.
CHI È WALTER BERTIN Vicepresidente di Assindustria Venetocentro con delega ad ambiente e sostenibilità, Walter Bertin è amministratore delegato e fondatore di Labomar, azienda di Istrana che produce conto terzi integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti ai fini medico speciali e cosmetici. Farmacista di terza generazione, classe 1959, dal 2011 al 2018 è stato membro del consiglio direttivo di Federsalus, mentre dal 1989 al 1992 è stato consigliere di Federfarma, contribuendo alla costruzione di Farmarca, ente consortile che raggruppa le farmacie della provincia di Treviso.
Che benefici vengono generati dall’essere parte di questo percorso condiviso? “Ce ne sono molti e in ambiti diversi. Prima di tutto si crea una nuova energia all’interno dell’azienda, perché quando si inizia a parlare sostenibilità si genera automaticamente molto entusiasmo nei lavoratori. E questo è un vantaggio notevole per l’impresa, che comunque in generale diventa più attrattiva perché dimostra di avere una visione diversa del lavoro. Non va dimenticato che ci sono clienti molto attenti a questo tema e che, dopo averti passato allo scanner, ti scelgono proprio per il tuo impegno sostenibile. Certo che per tutti è necessario un passaggio fondamentale, quello di far percepire all’esterno la propria sostenibilità grazie alle capacità di comunicazione”. Nel progetto avete coinvolto anche i giovani imprenditori dell’associazione. “Sono delle macchine da guerra. I giovani hanno una sensibilità diversa su questi argomenti e di conseguenza ottengono risultati più brillanti”. Il tessuto economico di questa parte del Nordest conta grandi colossi industriali, che hanno già fatto della sostenibilità la propria carta vincente, ma trova la propria forza anche in tante realtà imprenditoriali molto piccole. Vi rivolgete anche a loro? “Sono molte le aziende mediopiccole già impegnate da tempo, altre hanno appena iniziato. Poi ci sono le micro imprese, con le quali ci sarà un po’ più da lavorare. Ma l’intenzione è di avvicinarle tutte”. Sara Salin
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Nuove sfide. La Regione ha approvato lo schema di statuto della Fondazione alla guida del progetto
Venezia, capitale mondiale della sostenibilità Una città laboratorio di riqualificazione urbana Progetti e azioni per dare un futuro solido al capoluogo veneto e alla sua Laguna Dal rilancio di Marghera alla promozione del patrimonio artistico e culturale
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ensi alla città sostenibile perfetta e ce n’è una che i requisiti li ha già tutti racchiusi nella propria essenza. Venezia, adagiata su 118 isolotti, è il luogo iconico che potenzialmente riunisce la maggior parte delle tematiche fondamentali degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (gli SDGs). Lo hanno ben presente la Regione del Veneto e il Comune di Venezia, che non si sono fatti sfuggire l’occasione e hanno deciso di candidare la perla dell’Adriatico, già dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità assieme alla sua Laguna, capitale mondiale della sostenibilità. Il ricco dossier per la candidatura è stato presentato nel marzo del 2021. Alla conferenza sul clima del G20 Economia del luglio scorso è stato sottoscritto il documento programmatico per l’avvio del percorso del progetto e a fine dicembre la Giunta regionale, su iniziativa del presidente Luca Zaia, ha approvato lo schema di statuto e le procedure per la nomina e la designazione dei rappresentanti regionali all’interno della Fondazione “Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità”, che ha per soci fondatori, oltre alla Regione, il Governo italiano, il Comune di Venezia, l’Università di Ca’ Foscari, lo IUAV, l’Accademia di Belle Arti, la Fondazione Cini, il conservatorio Benedetto Marcello, Confindustria Veneto e imprese come Snam, Generali, Boston Consulting Group, Eni ed Enel. Unica per bellezza ma anche per fragilità, Venezia – che il 25 marzo 2021 ha festeggiato i 1600 anni dalla sua fondazione – è un laboratorio vivente con un ecosistema ambientale da proteggere. Dove testare soluzioni innovative di transizione ecologica, economia circolare, cambiamento climatico. Una città con un patrimonio architettonico e artistico con pochi uguali al mondo, con una comunità resiliente. L’obiettivo è promuovere per la città e la Laguna veneta un adeguato modello ambientale, economico, sociale, urbanistico e riuscire così a preservarle. Il programma presentato a suo tempo nel dossier di candidatura ha una spesa ipotizzata di realizzazione che va dai 2,5 ai 4 miliardi di euro, da recuperare attraverso fondi e finanziamenti pubblici e privati.
Il quadro sociale, economico e ambientale di partenza è un insieme di problemi che si rincorrono da anni e che mettono a rischio la sopravvivenza della città. Dall’acqua alta , oggi fronteggiata dal MOSE, ai flussi insostenibili di turismo di massa (34 milioni di presenze nell’ultimo anno pre-pandemia), con un modello economico totalmente dipendente dal turismo stesso. C’è uno spopolamento senza uguali: negli ultimi 40 anni la metà dei residenti ha lasciato il centro storico e pochissimi dei 28mila studenti che Venezia accoglie ci abitano, nonostante la sua attrattività. In alcune aree il 40 per cento degli alloggi è destinato ad affitti brevi, con prezzi proibitivi per chi studia. E ancora, i costi enormi per la manutenzione del patrimonio architettonico, il declino industriale e occupazionale di Porto Marghera, con la necessità di procedere speditamente alle bonifiche. Non ultima la crisi del mondo artigiano, con Murano in cima alla lista. Fra i progetti di intervento e le azioni integrate per dare un futuro solido e sostenibile alla città ci sono la riconversione al green della raffineria di Eni, la creazione di un Polo dell’idrogeno, la promozione di VeniSIA (centro di innovazione e accelerazione delle start-up sui temi della sostenibilità) per fare di Venezia il centro di riferimento mondiale per la formazione accademica e post-universitaria su queste materie, con l’organizzazione di una “Biennale della Sostenibilità” che ogni due anni riunisce istituzioni, accademici, esponenti del mondo dell’arte e delle scienze e imprese a discutere e proporre soluzioni sui temi relativi ai cambiamenti climatici. Ma anche l’affidamento di gestione e contenimento dei flussi turistici a una piattaforma digitale, la sperimentazione del trasporto pubblico elettrico e l’attenzione da porre alle nuove generazioni, grazie a un programma di residenzialità che sia collegato alla formazione accademica e a iniziative sul tema “education” per potenziare l’offerta formativa e i servizi per gli studenti, oltre che per caratterizzare Venezia come campus riconosciuto a livello internazionale. Sara Salin
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Intervista a Giorgia Gay. Direttore responsabile de LaPiazzaweb e LaPiazza24
Intervista a Costantino Da Tos. Consulente per il progetto audio LaPiazza24
“Ecco il notiziario audio che “La straordinaria potenza mancava. Raccontiamo il Veneto dell’audio, un’evoluzione sotto ogni punto di vista” naturale dell’informazione”
Le notizie da tutte le città del Veneto, dal 10 gennaio, sono in streaming nel sito www.lapiazzaweb.it, sui principali siti di informazione veneta e in FM su Radio Pico, Radio Canale Italia, Radio Volami Nel Cuore
“L
a Piazza è entrata a far parte della mia strada professionale nel 2004: da allora sono passati 18 anni e non ha mai smesso di essere un lavoro stimolante. Trovo che il migliore pregio di questa realtà editoriale e di questa squadra sia la capacità di spingersi sempre “un po’ più in là”. E sono stati proprio questa voglia di sperimentare e questa capacità di pensare fuori dagli schemi gli elementi che ci hanno portato a questa nuova sfida editoriale, ovvero il il progetto audio LaPiazza24” Giorgia Gay, direttore de LaPiazzaweb e LaPiazza24, racconta così la novità del 2022. Le notizie da tutte le città del Veneto, dal 10 gennaio, sono in streaming web nel sito www.lapiazzaweb.it, sui principali siti di informazione veneta e in FM sulle radio del
Veneto: Radio Pico (frequenze 90.6), Radio Canale Italia (90.4), Radio Volami Nel Cuore (101.9). Gli appuntamenti con le notizie sono dal lunedì al venerdì alle 8:30, 11:30, 17:30 e 18:30. Il sabato alle 8:30 e alle 11:30. Come vi siete preparati a questa nuova sfida editoriale? “Abbiamo per prima cosa messo in piedi una squadra che fosse in grado di realizzare un prodotto di qualità, sotto ogni punto di vista, in redazione e sul campo. Nel corso degli ultimi due anni, in particolare, la redazione web de La Piazza è cresciuta, con la presenza di collaboratori nelle principali città, che quotidianamente raccolgono notizie, pubblicano approfondimenti, realizzano interviste. Tutti materiali preziosi, a cui abbiamo dato una nuova forma: non solo quella scritta ma, appunto, quella audio. Abbiamo poi coinvolto le nostre principali fonti, informando gli enti con cui dialoghiamo ogni giorno, i protagonisti della politica, i sindaci delle nostre città, le forze dell’ordine. Abbiamo trovato grande disponibilità sotto ogni aspetto e questo ha reso possibile l’avvio dei notiziari che, dal 10 gennaio, raccontano il nostro Veneto”. Un’informazione così mancava nel panorama regionale, giusto? “Sì. E non a caso abbiamo trovato grande attenzione dalle emittenti radiofoniche su cui trasmettiamo. Le radio nel nostro territorio non avevano, fino a oggi, prodotti editoriali professionali, quotidiani, dedicati al Veneto”. Quattro notiziari quotidiani non sono pochi, come li realizzate? “Non sono pochi, è vero. È un flusso di lavoro costante e continuo. Ma le notizie che ogni giorno pubblichiamo nel nostro sito web sono svariate decine, da ogni città - piccola o grande che sia - della nostra regione. La sfida, se vogliamo, è quella di decidere cosa raccontare e come farlo al meglio. Ed è per questo che, dopo una fase di rodaggio, arriveranno presto altre novità, ma per ora non posso svelare nulla”.
“L
a percezione del mondo avviene attraverso i sensi e lo stesso accade anche nel mondo dei media, con cui si raggiungono le persone, gli ascoltatori. Ad esempio, la lettura del giornale coinvolge la vista, il tatto e, un tempo, anche l’olfatto con l’odore di petrolio della carta. Il web è stata la successiva evoluzione de La Piazza, attraverso cui si è aggiunta una nuova esperienza: quella delle immagini e dei movimenti. Un’esperienza che di nuovo coinvolge la vista, ma anche l’esplorazione attraverso la ricerca. Mancava, però un’esperienza legata all’udito, che tra l’altro è uno dei sensi più ancestrali e che ha la straordinaria capacità di ricreare delle immagini: un suono corrisponde a un oggetto che a sua volta viene visualizzato nella nostra mente. Questo ha un’enorme importanza, un grande fascino e valore. L’evoluzione naturale dell’informazione di una testata giornalistica, dunque, non poteva che arricchirsi di un ulteriore linguaggio di comunicazione: l’audio, con il racconto a voce delle notizie”. Costantino Da Tos è il consulente de La Piazza per il progetto audio che è stato lanciato a gennaio, con 4 notiziari quotidiani in onda on line e su Fm. Perché è così importante questa svolta audio? “Pensiamo alla lettura del giornale: mentre sfoglio le pagine e leggo le notizie non ho la possibilità di fare altro. Invece grazie all’audio posso dedicarmi ad altre attività, ad esempio guidare per andare al lavoro e nel frattempo scoprire ciò che succede nel mondo. Ed è l’aggiunta dell’elemento audio che rende l’offerta editoriale della Piazza ancora più speciale: offre tutti gli strumenti per rimanere informato, con immediatezza. L’audio ha in più il fascino della visualizzazione delle immagini tramite il racconto e le voci. Tutto questo rende questo mezzo molto importante: ecco perché dico che per chi fa informazione è un’evoluzione naturale, specie in un periodo in cui l’audio ha assunto un’enorme importanza, grazie alla varietà
di strumenti per poterlo fruire: quelli legati al web e a internet, la tradizionale radio Fm, gli smart speaker”. Come si è arrivati alla definizione dell’offerta con 4 notiziari quotidiani? “È un nuovo impegno per l’editore e quindi è stato scelto di cominciare con questa formula per dare alla struttura tecnica, ai redattori, ai collaboratori e ai giornalisti, la possibilità di rodarsi. Ma pian piano aumenteremo il numero delle edizioni. Intanto, questi quattro notiziari hanno un posizionamento strategico nei palinsesti: durante il drive time la mattina e il ritorno a casa della sera”. Anche da un punto di vista commerciale l’offerta diventa maggiore e più varia. “Certo. Se per l’utente nasce un nuovo modo di rimanere informato, i clienti pubblicitari dal canto loro hanno ora la possibilità di comunicare in modo nuovo con i loro possibili clienti. Ma la cosa più importante è integrare la comunicazione attraverso più strumenti: la carta stampata, il web e tutto il mondo dell’audio, appunto. È questa strategia ideale e vincente per raggiungere in modo più efficiente e nuovo i clienti. Da oggi con un unico soggetto, che è La Piazza, si riescono a utilizzare tutti i media”.
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L’anniversario
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Parla Rosa Scapin. La direttrice artistica e responsabile generale della manifestazione spiega come s’è evoluto il festival
“Operaestate” da 40 anni anticipa i gusti Tremila spettacoli visti da quattro milioni La rassegna ha sempre guardato avanti basandosi sull’idea di presentare le novità e i protagonisti, spesso giovani, destinati a diventare famosi. L’apertura internazionale e il sostegno dell’Europa. L’intuizione del progetto “Dance well” con protagonisti i malati di Parkinson
P
otremmo parlare dei grandi attori o ballerini che sono saliti, giovani e sconosciuti, su quel palcoscenico. Potremmo citare i numeri di “Operaestate” che in questi quarant’anni più uno di attività ha raggiunto almeno quattro milioni di spettatori con migliaia di spettacoli, tremila su per giù. Potremmo parlare dei record di vittorie nei bandi europei che finanziano la sua attività, potremmo ricordare che il festival bassanese ha precorso la strada del decreto ministeriale che ha riformato il settore dello spettacolo. Ma su tutti questi argomenti spicca un altro merito, che diventa il più significativo. È il programma “Dance Well”, iniziato nel 2013 e diretto soprattutto ai malati di Parkinson, che ne diventano protagonisti. Sono chiamati artisti, perché la danza non è solo una cura ma acquista un valore autonomo. Tant’è che girano anche in tournée. È un’idea mutuata dall’Olanda e importata a Bassano, dove è cresciuta e s’è affermata. Ora s’è diffusa a Roma, Firenze, Verona, Torino, Schio, Bergamo, nelle Marche, a Milano e Tokio. Quando un festival cambia la vita delle persone, come hanno commentato i protagonisti, quando la terapia diventa arte e la cultura si trasforma in vita, allora l’orgoglio è motivato. Ma Rosa Scapin, che racconta questo e altri avvenimenti, non guarda al passato, né lo rimpiange: “Il festival è cambiato e quello attuale
vive la giusta dimensione. Come sempre propone il nuovo, i personaggi che diventeranno celebri in futuro”. La qualità anticipare i tempi è caratteristica della rassegna, e lei lo sa bene perché di Operaestate è anima dal debutto quarant’anni fa a Rossano Veneto, ai tempi di Loris Parise e dei padri fondatori. Era una giovane universitaria allora, adesso ha il titolo di direttore generale e direttore artistico del festival, riconfermatole nel 2020 dopo aver vinto un concorso con una decina di partecipanti. A dispetto del titolo, in realtà Operaestate dura tutto l’anno, con residenze artistiche e progetti di comunità. È un festival che s’è qualificato subito come centro di produzione inizialmente per la lirica e poi apertosi ad altri linguaggi, musica, danza e teatro. Dopo essere sbarcato a Bassano nel 1991, s’è affermato come festival di un territorio assai più vasto: oggi sono 30 i Comuni in cui è presente (ma parecchi ormai sono unioni di diverse amministrazioni, per cui il numero in realtà è più ampio) e la rassegna tocca oltre Vicenza anche le province di Trento, Padova, Treviso e Belluno. Nel 2021 sono state 130 le manifestazioni dal vivo: si è tornati quasi ai livelli pre-pandemia, quando nel 2019 la rassegna ospitò 160 iniziative. Dal 2015 a oggi sono stati 900 gli spettacoli organizzati: nell’arco di 40 anni significa aver
Un’immagine di Rosa Scapin e un giovane Roberto Bolle, che a diciotto anni si è esibito a Bassano per la rassegna
organizzato grossomodo 3000 appuntamenti e aver coinvolto quattro milioni di spettatori. C’è un’attenzione molto precisa verso i giovani e l’arte contemporanea, strada intrapresa da dieci anni in base alla filosofia secondo cui “un festival deve presentare il nuovo”. Hanno visto giusto. Così Bassano ha anticipato l’Italia. È questo, infatti, il criterio che ha informato anche il nuovo decreto ministeriale, che ha indicato quattro cardini da seguire per le manifestazioni che cercano contributi da Roma: puntare sui nuovi linguaggi, sul sostegno ai giovani, sulla qualità dei progetti e sulla capacità di lavorare assieme. In quarant’anni è cambiato il festival e sono mutati anche gli spettatori: un tempo il pubblico era onnivoro, adesso è molto più specializzato. Chi segue il teatro tradizionale non frequenta, che so, la danza contemporanea. “La nostra missione – spiega Rosa Scapin – è diventata quella di incrociare i diversi pubblici”. L’organizzazione pesa sulle spalle del Comune di Bassano, con otto persone che si occupano di progettare e realizzare gli spettacoli. La spesa complessiva è di due milioni
di euro, neanche tanto se la si divide per il numero di iniziative, in media 130 all’anno. Va tenuto conto, poi, che l’80% dei finanziamenti arriva dall’esterno: ministero, Regione, Europa, sostenitori privati, fondazioni (come per esempio la Fondazione Cariverona) oltre che dagli incassi. Discorso a parte merita il sostegno dell’Unione europea: negli ultimi dieci anni Operaestate ha visto 25 progetti finanziati dall’Europa, che premia la cooperazione, siano 3 o 30 soggetti coinvolti: “Il risultato è stato aprirsi al mondo – spiega Scapin – e promuovere la circolazione delle opere e degli artisti. Durante la rassegna B motion sono un centinaio gli operatori stranieri presenti a Bassano. Ne deriva che molti spettacoli, anche co-prodotti da Operaestate, sono programmati poi in molti altri contesti sia italiani che internazionali” La vertigine della lista degli artisti che hanno preso parte al festival è lunga e prestigiosa. Nei primi decenni i grandi protagonisti del teatro, tra gli altri: Enrico Maria Salerno, Arnoldo Foà, Corrado Pani, Alberto Lionello, Flavio Bucci, Giorgio Albertazzi, Valeria Moriconi e della danza: Carla Fracci,
Carolyn Carlson, Luciana Savignano, Ekaterina Maximova, Vladimir Vassiliev, Gheorghe Iancu, Marcel Marceau, Vladimir Derevianko, Lindsay Kemp, Charles Jude, Julio Bocca, le compagnie di Bejart, Maguy Marin, Trisha Brow, Martha Graham, Bill T. Jones. Va ricordato anche un giovane Roberto Bolle che diciottenne ha danzato a Bassano, come un altro giovane attore, Maurizio Crozza, che negli anni Ottanta assieme al “Teatro dell’archivolto” di Genova presentava Goldoni. “Gli accidenti di Costantinopli”, trasformato in musical. E poi negli ultimi anni il grande impegno nel sostenere e presentare i nuovi talenti della danza, del teatro e della musica. Accompagnando dai loro primi passi artisti ormai pluripremiati come Silvia Gribaudi, Francesca Foscarini, Marco D’Agostin, Anagoor, Babilonia Teatri, per dirne solo alcuni. E la straordinaria apertura internazionale, soprattutto per la danza, presentando artisti provenienti da ogni parte del mondo, incrociando le loro esperienze e quelle dei centri, festival, teatri internazionali con Operaestate e con gli artisti che il festival sostiene. Antonio Di Lorenzo
Enogastronomia
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Il personaggio. Antonio è il fondatore della enogastronomia e cantina di via Roma ora in via Bellavitis: 85 anni ricchi di vivacità
Se il vino è memoria, il suo nome è Baggio La sua memoria è viva come i suoi occhi: era bambino ma ricorda perfettamente i carri armati americani in piazza Libertà nel 1945, come i tanti protagonisti dell’enogastronomia bassanese. L’orgoglio della bottega è la cantina sotterranea con 1800 etichette
S
e ha ragione Gino Veronelli quando celebra il vino come “il canto della terra verso il cielo”, allora è vero un altro sillogismo: se il vino racchiude in sé la memoria della terra, il suo profeta bassanese è Antonio Baggio. Perché lui è molto più di un commerciante, di un gourmet, di un sommelier: lavora da 72 anni, mica scherzi. Di prodotti e vini conosce tutto. Classe 1936, Antonio Baggio ha iniziato giovanissimo come garzone nell’Italia della ricostruzione, quella di Coppi e Bartali, di don Camillo e Peppone. Adesso ne ha la bellezza di 85 e lo trovate ancora in bottega, la celebre gastronomia che porta il nome della famiglia anche se molte decisioni le prendono oggi il figlio Alessandro, 57 anni, e la sorella Annalisa. La figura snella di Antonio Baggio nasconde dietro i suoi occhi vivi una memoria incredibile, che non si limita solo alle faccende gastronomiche, ma risale il corso degli anni, anzi dei decenni lungo la storia bassanese. Era un bambino di otto anni ma ricorda ancora perfettamente il 26 settembre 1944, i partigiani impiccati in viale dei Martiri, i loro corpi buttati su un camion senza sponde. Ricorda il partigia-
Antonio Baggio assieme al figlio Alessandro, 57 anni, nella cantina della bottega che da due anni s’è trasferita da via Roma in via Bellavitis
no ucciso in un conflitto a fuoco fuori città, il suo corpo lasciato sul campo e raccolto pietosamente dal parroco che lo mise su un carro per dargli sepoltura. A lui, bambino, restano negli occhi le gocce di sangue che cadevano da quel carro e segnavano mestamente la
strada. Ricorda i carri armati americani con la stella entrare in piazza alla fine di aprile del 1945, in quella che poi sarà chiamata appunto piazza Libertà. Ricorda la sua via Roma, dove è andato a lavorare nella salumeria Bizzotto. Quel negozio l’avrebbe poi rilevato
lui nel 1964 assieme a Gino Gastaldello, che poi prese un’altra strada e aprì la Casa del formaggio di Marostica. Non litigarono, sia chiaro. Tant’è che anche adesso i rapporti sono ottimi. Era la Bassano dei vecchi tempi, quando i negozi di alimentari erano tanti:
“Solo in via Roma ce n’erano cinque”, spiega Baggio concentrandosi un attimo con gli occhi chiusi e rivedendoli tutti nella memoria. C’erano personaggi come Lino Santi, che a Bassano fu un apripista, con il quale molti ancora oggi hanno debiti di riconoscenza. C’era suo suocero barbiere che gli raccontava di un suo cliente illustre, il grande Tito Gobbi. Dopo 55 anni in via Roma, da due anni il negozio di Baggio s’è trasferito in via Bellavitis, ma la cantina delle 1800 etichette, 120 solo di champagne e bollicine, quella che era l’orgoglio di via Roma, è rimasta nel sotterraneo come un trionfo della migliore cultura, perché cibo e vino sono cultura, a dimostrare che la passione resta più viva che mai. Antonio Di Lorenzo
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