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Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 109 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
Società Il ministro Kyenge, tra storie di razzismo e integrazione pagg.
Rugby I rossoblù autorizzati a parlare di scudetto
I conti in tasca Taglio dell’Imu, nessun problema per il Comune
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L’intervento
via forlanini, i velobox sono in funzione
Digiuno per la madre terra di Don Albino Bizzotto*
Adesso, il periodo di prova è finito e, in via Forlanini, la strada che collega Grignano al capoluogo, si fa sul serio. L’Amministrazione comunale, infatti, e in particolare l’assessore Stefano Bellinazzi, con delega alla Polizia locale, ha deciso che gli automobilisti sono stati avvertiti a sufficienza. pag. 15
Trasporti pubblici. aumentati i biglietti
Dal primo di settembre viaggiare in autobus a Rovigo costa di più. A dire il vero non solo a Rovigo, in tutto il Veneto il costo dei biglietti è aumentato. Il provvedimento è stato votato dalla giunta comunale ma si è trattato di una ratifica di disposizioni arrivate direttamente dalla Regione pag. 15 50%
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na piccola città che non riesce ad eccellere in quelli che dovrebbero essere i suoi punti di forza. E’ il ritratto di Rovigo - intesa come città capoluogo - che esce dal dossier annuale “Ecosistema urbano” 2012, curato da Legambiente. Uno studio che viene condotto tramite la somministrazione, alle amministrazioni dei capoluoghi italiani, di una serie di questionari che individuano altrettanti indicatori, utili per stilare classifiche relative alla vivibilità, alla sostenibilità, alla mobilità, alla differenziata e via
dicendo. Tre le sezioni nelle quali è stato diviso lo studio, a seconda delle dimensioni delle città: grandi, medie o piccole. Rovigo si inserisce in quest’ultima graduatoria e, tra l’altro, appare a pieno titolo piccola tra le piccole. Dal momento che si colloca ben al di sotto della soglia 80mila abitanti. Nonostante, questo, non riesce a spiccare in positivo per nessuno degli indicatori che strutturano lo studio. Fatta eccezione per quello relativo alla raccolta differenziata, con una percentuale che, superando il 60%,
ci colloca a buon diritto nella top ten. Una piacevole eccezione alla quale fanno però poi da contraltare situazioni del tutto opposte. La città delle rose, infatti, va male, malissimo, per quanto riguarda la presenza di isole pedonali (solo 0.02 metri quadrati per abitante) zone a traffico limitato, verde fruibile per la cittadinanza (appena 4.96 metri quadrati per abitante). Tutti verdetti, soprattutto l’ultimo, che appaiono clamorosi. pagg.
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“Beati i Costruttori di Pace”
continua a pag.
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L’Intervento
Gli anni ’90, anni dell’immigrazione e della politica semplificata di Mauro Gambin*
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egli anni ’90 i veneti hanno iniziato a conoscere il fenomeno chiamato immigrazione. In precedenza avevano conosciuto solo il suo opposto, ossia l’emigrazione. Via Europa
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I parametri per la vivibilità, la sostenibilità e la mobilità non sono incoraggianti
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Rovigo non eccelle nei suoi punti di forza
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erché partire con un digiuno a sola acqua a tempo prolungato la sera di ferragosto? È stata la domanda più ricorrente. Per due motivi principalmente: ad agosto sono ferme le attività produttive e istituzionali ma anche dei comitati. Un’azione personale non intralciava e non si metteva in concorrenza con nessun’altra iniziativa in corso. Ad agosto ci sono poche informazioni “appetitose” per i mezzi di comunicazione. Un’iniziativa un po’ choc può trovare accoglienza. E così è stato, grazie anche a una mobilitazione spontanea di riconoscimento della validità delle motivazioni e di condivisione dell’esperienza. Da subito non mi sono trovato isolato. È stato un crescendo, come si fosse levato il tappo di una bottiglia. Sono molte le persone in Italia che ritengono importante un cambio di rotta culturale e pratica rispetto al consumo di suolo (cemento, asfalto, abbandono) e alla cura e custodia della terra, accettando il punto di vista della natura, imparando anche la sua “grammatica”. Sono molte le persone che soffrono per le speculazioni e le distruzioni ambientali calate dall’alto con megaprogetti voluti da un’imprenditoria collusa molto spesso con or-ganizzazioni malavitose, comunque corrotta e bulimica finanziariamente. * fondatore dell’associazione
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L’intervento
Digiuno per la madre terra
Guardia di Finanza
Di Tullio lascia
Il colonnello Roberto Di Tullio, Comandante provinciale della Guardia di Finanza, ha lasciato Rovigo per un nuovo incarico. Il sindaco, Bruno Piva, ha ringraziato il Comandante Di Tullio per il prezioso lavoro svolto nel nostro territorio e per la proficua collaborazione, facendogli gli auguri per il nuovo incarico.
segue da pag.
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I due motivi principali che mi hanno spinto al gesto sono state: situazioni di emergenza del pianeta e del Veneto e la sordità e l’ottusità politica spesso con illegalità dei governanti rispetto alla ragionevolezza delle proteste e delle proposte dei vari comitati. Da due anni sto seguendo i dati della impossibilità per il pianeta di stare al passo con la pressione dei consumi umani. Quest’anno il 20 agosto è stato il giorno discrimine. Il pianeta è proprio esausto. Il fatto che nessuno se ne preoccupi, perché il problema è di tutti e quindi praticamente di nessuno, non rende meno grave la situazione reale; non si parla di opinioni, ma di dati allarmanti. Il Veneto è la Regione più cementificata d’Italia e da 20 anni procede a un consumo di suolo alla velocità di 38 ettari al giorno sottratti all’uso agricolo del territorio. Il Veneto con la pianura padana è una delle regioni più inquinate e più inquinanti d’Europa. La cementificazione riguarda anche i terreni più fertili in una pianura che è tutta un’unica città diffusa con il territorio agricolo tutto frantumato. Anche l’acqua che è la risorsa più preziosa rimane un bene precario per l’incuria e per le opere che mettono a rischio le stesse falde. Siamo ormai a una emergenza così vasta e devastante che la Regione stessa avverte la necessità di un maggior rispetto e tutela del territorio. Il guaio però sta nel fatto che già è stata approvata una quantità tale di progetti cemento – asfalto da far rabbrividire. 30 progetti di strade – autostrade, 7 progetti di ospedali o nuovi o rinnovati, 3 progetti marittimi. Tutti in project financing, cioè opere pubbliche con capitale privato. Significa indebitare tutta la popolazione, compresi i bambini che ancora devono nascere, per oltre trent’anni solo per pagare gli interessi degli investitori privati. Siamo all’assurdo. A questo vanno aggiunti i mega progetti esclusivamente privati come Motor city, Veneto city, Tessera city, Città della moda. La distruzione ambientale è assicurata. È stata chiesta una moratoria ai responsabili politici. Impossibile. “Non si può ritornare sulle decisioni prese” è stato risposto. Il Veneto concorre in prima fila all’emergenza del pianeta. Da anni seguo le vicende e il lavoro dei comitati. Sono le sentinelle e i parafulmini della popolazione. In questi anni hanno sviluppato competenze straordinarie anche in campo tecnico e giuridico. Accanto ai no alle grandi opere, decise con le scelte più impattanti, perché più redditizie, hanno sempre offerto soluzioni alternative ragionevoli. Hanno combattuto sempre l’illegalità e soprattutto non sono mai stati portatori di interessi privati o particolari. Oggi c’è un’effervescenza straordinaria di comitati. Il digiuno intrapreso ha suscitato una vivace partecipazione, perché tutti hanno compreso che non riguardava il protagonismo della mia persona, ma il motivo serio per cui tutti erano impegnati. Ne è nata una duplice iniziativa. Da una parte anche persone delle istituzioni (come la sindaco e la giunta di Marano Vicentino) hanno assunto il digiuno come modalità forte anche per le loro priorità politiche in campo ambientale. Dall’altra mai mi sarei sognato di chiedere agli altri di digiunare, come gesto comunitario lotta. È venuto avanti spontaneamente come scelta delle persone più impegnate dei comitati. Per me una sorpresa commovente. Così ci troveremo un settembre con digiuni puntuali nelle località con particolari problemi ambientali e l’ultimo weekend, 28-29 settembre, con un digiuno generalizzato regionale. Per concludere tutti insieme il 9 ottobre a Palazzo Balbi a Venezia, sede della Giunta regionale, per chiedere a gran voce “moratoria” alla colata di cemento e asfalto programmata.
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E’ stata emessa un’ordinanza per l’istituzione di un posto riservato ai veicoli al servizio di persone invalide, in corrispondenza del civico 2 di via Antonio Riccoboni. La decisione è stata presa considerando che nella suddetta via non vi è un posto riservato agli invalidi e valutando che nelle vicinanze vi è un centro medico con considerevole affluenza di persone portatrici di handicap. Educazione civica
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LA CAMPAGNA “Homo civilis”
È partita la campagna informativa “Homo civilis”, promossa dall’Assessorato all’Ambiente, in collaborazione con la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, rivolta a creare maggiore consapevolezza nei proprietari dei cani, affinché rimuovano le deiezioni dei loro amici a quattro zampe. E vigente da qualche mese una tenace reprimenda, chi violerà le disposizioni previste dall’articolo 36 del Regolamento comunale sulla gestione del ciclo dei rifiuti, dovrà pagare una sanzione amministrativa pecuniaria (da un minimo di 25 a un massimo di 250 euro).
Rovigo Ospedale
Economia
Visite serali e nei festivi. Per ora solo un’ipotesi pag. 12
Piazzale di vittorio E’ stata decisa la demolizione dell’ex biglietteria pag.
Provincia
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Concerti nei conservatori di Adria, Rovigo pag.
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“Nella mobilità delle merci il futuro del Polesine”” pag. 24
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Un piano nazionale contro lo smog in Valpadana pagg. 28-31
Vendemmia 2013
Il vigneto veneto tiene le posizioni, qualità discreta pag.
“L’amministrazione provveda”
Il consigliere del Pd Vanni Borsetto ha inoltrato una richiesta all’amministrazione di palazzo Nodari in tema di parcheggi. “A Lendinara esiste già un impegno concreto della Giunta. In Italia molti Sindaci l’hanno già messo in pratica adeguando spazi appositi. Propongo al nostro Sindaco di fare altrettanto anche nella nostra città soprattutto in prossimità della ZTL e nelle adiacenze degli ambulatori pediatrici o medici, ossia riservare i cosiddetti “parcheggi rosa” alle donne in gravidanza (e comunque ai genitori con bimbi fino a un anno d’età) mi sembra un atto di civiltà che il Codice Stradale dovrebbe già contemplare”. Iscrizioni
Attivamente, c’è tempo fino al 4/10
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C’è tempo fino al prossimo 4 ottobre per iscriversi ad “Attivamente”, il programma di attività extradidattiche che la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo offre gratuitamente alle scuole di ogni ordine e grado delle province di Padova e Rovigo. Da quest’anno il programma si arricchisce di nuove proposte per orientare i ragazzi nella scelta del percorso formativo e aiutarli a migliorare il metodo di studio, oltre a progetti che favoriscono la comprensione dell’economia e della finanza e l’approfondimento della storia. “Attivamente” include anche uno “Speciale Mostre” pensato per aiutare i ragazzi ad avvicinarsi all’arte e alla cultura. Gianni Berengo Gardin
Ultimi giorni per la mostra sul Polesine
Ultimi giorni per poter assistere alla mostra fotografica ospitata a Villa Badoer del famoso fotografo italiano Gianni Berengo Gardin. “Polesine” è il titolo della rassegna fotografica, un centinaio di stampe che ritraggono la provincia di Rovigo nel 1971. Considerato il Cartier Bresson italiano Gardin ha ricevuto riconoscimenti mondiali per le sue fotografie di reportage e documentarie, ha lavorato a stretto contatto con l’architetto Carlo Scarpa. Le opere saranno esposte fino al 29 settembre.
È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto. è un marchio registrato di proprietà di
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Padova, via Svezia 9 Tel. 049 8704884 - Fax 049 6988054 numero verde 800 465040 promomedia@lapiazzaweb.it Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
Questa edizione raggiunge le zone di Rovigo per un numero complessivo di 12.500 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 22120
Venezia Padova Rovigo Treviso
Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin
REDAZIONE:
Direttore responsabile
Mauro Gambin direttore@lapiazzaweb.it Ornella Jovane o.jovane@lapiazzaweb.it Chiuso in redazione il 29 agosto 2013 Centro Stampa: Rotopress International Loreto, via breccia (An)
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4 Argomento del mese Società Oltre quattro mesi di insulti e reazioni di tipo razzista indirizzati al ministro dell’Integrazione Kyenge: si tratta di un attacco personale all’esponente del governo di origine congolese con cittadinanza italiana o è il tema dell’integrazione che crea disagio? L’Italia è un Paese razzista? A che punto è il processo d’integrazione? E come si comporta il Veneto? Storie di avvenuta integrazione
L’Italia fra storie di integraz
di Ornella Jovane
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e proprio dobbiamo trovare qualcosa di stupefacente nella nomina di Cècile Kyenge a ministro della Repubblica italiana, allora possiamo chiederci perché non sia stata scelta per la Sanità, considerata la sua lunga esperienza professionale nel settore”. L’osservazione è della professoressa Leila El Houssi, storica dei paesi islamici e già docente di sociologia dei diritti Umani all’Università di Padova e coordinatrice organizzativa del Master Mediterranean studies presso la Facoltà di Scienze Politiche di Firenze, che abbiamo intervistato sui temi dell’immigrazione, razzismo e integrazione in Italia. Di fronte alle reazioni di sdegno e rifiuto suscitate dalla presenza di un ministro di colore nel governo italiano delle larghe intese, Leila El Houssi, nata in Italia da padre tunisino e madre italiana, invita a considerare la situazione con maggiore serenità e a ricondurla nella normalità dei fatti che possono accadere ad un popolo che si avvia, inevitabilmente, ad avere sempre più una composizione multietnica. Sono passati più di 4 mesi dalla investitura di questo governo e, fra le tante questioni che esso ha sollevato, c’è appunto quella legata alla presenza di un ministro, Cècile Kyenge, che non ha un nome italiano e per lo più ha la pelle nera, chiamata peraltro ad occuparsi di integrazione. Una scelta che ha scatenato, soprattutto in una certa parte politica, aspre reazioni da parte di singoli parlamentari, dirigenti, amministratori, consiglieri locali e nazionali. Reazioni anche razziste con linguaggi e atteggiamenti non di rado violenti ed eccessivi. L’integrazione è un tema impegnativo e difficile ma davvero così “indigesto” agli italiani? E perché tanta insofferenza verso il ministro Kyenge, di origine congolese con cittadinanza italiana? Siamo un popolo razzista?
“Distinguerei tra politica e società - è la risposta della professoressa El Houssi E’ vero che ci sono dei movimenti politici che si pongono contro l’immigrazione e fanno di questa ostilità una bandiera ideologica per acquisire consensi, ma la società italiana è un’altra cosa. Non è, secondo me, razzista. E come potrebbe esserlo se storicamente è stata una società di emigranti. In particolar modo i veneti che, attingendo dal vissuto della propria famiglia, più o meno tutti hanno almeno una storia di emigrazione da raccontare”. “Basterebbe soltanto voltarsi in dietro - prosegue la docente - e ripercorrere quella pagina del proprio recente passato per comprendere con maggior chiarezza quella che è la realtà dei migranti di oggi. Basterebbe cioè che la politica trovasse le modalità per far sì che il fenomeno dell’immigrazione fosse chiaro in tutta la sua complessità. Occorre smetterla, come sostiene il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, di banalizzare strumentalmente l’immigrazione riducendola semplicisticamente ad una questione legata alla sicurezza e alla clandestinità”. “L’integrazione - prosegue - è un processo assai complesso e dai molteplici risvolti: culturale, giuridico, sociale... E’ sul piano culturale che va proposta la ricchezza della “contaminazione” che produce risultati interessanti e arricchisce. Spesso, invece, prevale la cultura della paura e del sospetto nei confronti dell’altro. Soprattutto in una fase di crisi economica come quella che stiamo attraversando l’altro può spaventare. La reazione impulsiva è quella di arroccarsi nei propri costumi, nella propria cultura e difenderli temendo che la condivisione con l’altro possa contribuire a far perdere qualcosa di sè”. Da dove cominciare allora per allontanare la paura? “Dalla cultura e quindi dalle scuole, a partire da quelle dell’infanzia. Il tema
lo sport, specchio della società
Nel calcio, dai cori razzisti negli stadi agli esempi d’integrazione con la nazionale
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l contrasto al razzismo è uno dei temi che caratterizzerà in Italia la stagione calcistica e il campionato appena iniziato, dai dilettanti alla massima serie. Lo ha assicurato il presidente Figc, Giancarlo Abete, determinato ad allontanare dagli stadi chi, con cori razzisti e insulti offensivi, punta ad attaccare i giocatori di colore, con la finalità di provocarli e indurli ad allontanarsi dal campo di gioco, come del resto hanno fatto già Boateng e Constant. Quest’anno però le dure norme, quelle volute da Michel Platini, sono in vigore anche in Italia e i provvedimenti sono temuti: i cori razzisti avranno come prima conseguenza la chiusura di un settore dello stadio e, se si dovessero ripetere, si procederà ad interdire tutto lo stadio ai tifosi, oltre ad una multa di 50mila euro. A farsi parte attiva di questa battaglia anche il ministro Cècile Kyenge che, insieme con la Lega calcio e gli altri organi di governo dello sport, ha avviato la sua campagna di sensibilizzazione e di iniziative culturali contro il razzismo negli stadi. All’atteso esordio del campionato di serie A, il 24 agosto scorso, con il primo incontro ad alto rischio di cori razzisti Verona-Milan per via della presenza di Mario Balotelli non proprio “amato” dai tifosi veronesi, il ministro ha lanciato i suoi primi appelli perché “tutti gli attori coinvolti, in campo e fuori, facciano squadra per debellare questo cancro”. Dal calcio tuttavia possono venire anche esempi d’integrazione, come accade per la nostra nazionale, elogiata dalla stessa Kyenge a Torino l’8 settembre scorso dove gli azzurri di Prandelli si trovavano in ritiro per preparare la sfida contro la Repubblica Ceca. Il ministro li ha definiti “modello di quello che dovrebbe essere l’Italia di domani” . O.J.
dell’integrazione dovrebbe essere affrontato con maggiore insistenza e convinzione. Del resto è proprio a scuola che il processo di integrazione può avvenire con maggiore spontaneità. I bambini pur parlando lingue diverse, o provenendo da culture diverse, sono in grado di stabilire con facilità canali di comunicazione e di condivisione di esperienze attraverso il gioco”. A che punto è il processo di integrazione in Italia? “L’integrazione è un processo inesorabile che è in atto nella nostra quotidianità, anche in Italia, dove la società sta profondamente cambiando. Certo in Italia il processo è più lento rispetto ad altri Paesi, siamo alla seconda generazione. Lo possiamo definire un processo spontaneo che si realizza dal basso, verso il quale la classe politica, a prescindere dagli orientamenti, fino ad oggi è stata latitante. La scelta di Cècile Kyenge quale ministro dell’Integrazione è dunque un segnale importante della politica perché fa capire che l’Italia non è un Paese chiuso, al contrario aperto e dentro la multiculturalità. Intendiamoci non è solo un simbolo di forte impatto mediatico, ma una donna di lunga esperienza che da anni opera nelle associazioni contro il razzismo. Non mancano tuttavia le voci di dissenso, espressione di quella parte che vorrebbe continuare a portare avanti una politica di chiusura e timore dell’altro, ma l’Italia sta cambiando”. Come? “Ci sono gli immigrati di seconda generazione. E’ fondamentale sensibilizzare gli italiani al tema del Ius Soli: quanti bambini nascono in questo paese e non possono essere cittadini italiani? “Sta per piovere” è un film di un giovane regista Haider Rashid, nato in Italia
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Argomento del mese 5 Razzismo
In alto il ministro Cècile Kyenge più in basso la professoressa Leila El Houssi
zione ed episodi di razzismo da padre iracheno e madre italiana, che racconta la vicenda di un ragazzo, nato e cresciuto in Italia, da genitori algerini che, a seguito di una serie di disavventure che colpiscono il padre rimasto senza lavoro e per questo senza permesso di soggiorno, è costretto a ripensare alla propria esistenza. Cosa fare? Rimanere da clandestino nella “sua” Italia o seguire i genitori in Algeria, una terra a lui sconosciuta, per aiutare la sua famiglia a ricostruirsi, un’altra volta, una dimensione in cui vivere? Un tema che l’Italia deve
ISTITUZIONI
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affrontare”. Cosa ne pensa del Veneto? “In Veneto c’è una grande solidarietà a livello sociale. Esistono numerose associazioni e realtà di volontariato che sono in grado di esprimere una solidarietà più profonda e radicata rispetto ad altre regioni, magari politicamente orientate verso scelte di accoglienza più marcate. La società veneta è in grado benissimo di accogliere gli immigrati”.
Interviene il governatore Zaia sul problema clandestini
“Kyenge chieda l’aiuto dell’europa”
’incontro preannunciato fra il governatore del Veneto Luca Zaia e il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge alla fine non c’è stato, nè alla festa della Lega nè alla festa del Pd. Il governatore Zaia tuttavia ha avuto modo di intervenire in più occasioni sul tema dell’integrazione, in un confronto col ministro Kyenge, che si è tenuto a distanza. Egli ha ribadito la necessità di un intervento Ue per gestire i flussi di clandestini diretti anche verso la nostra regione. Zaia, chiarisce il suo pensiero dopo che nelle scorse settimane il ministro aveva affermato che l’Europa non può lasciare sola l’Italia a gestire i flussi di immigrazione. “Vorrei poter dire al Ministro Kyenge - dice Zaia - benvenuta fra noi. Si è accorta che l’immigrazione clandestina, che sta scaricando ogni giorno centinaia di disperati e nuovi schiavi sulle coste italiane, è un
problema di tutta l’Europa”. “Il ministro ha compreso- ribadisce- dunque qual è il problema: quello di una Unione Europea in cui i paesi cosiddetti forti compiono e hanno compiuto (la Francia non più tardi di tre anni fa) strage di diritto e di legalità chiudendo le frontiere e sospendendo Schengen a seconda delle convenienze. Il commissario europeo Malmstrom, risponda della latitanza dell’Europa”. “Il ministro Kyenge dice di essere per la mediazione e l’incontro, per risolvere i problemi – conclude Zaia . Piuttosto che lanciare proclami, come quello sullo ius soli, ci dica dunque quali sono le linee del suo ministero. E piuttosto che perdere tempo alimentando guerre ideologiche, vada a Bruxelles a protestare con vigore. Capiremo come desidera muoversi e soprattutto di cosa vuole discutere. Noi siamo sempre pronti a farlo”. A.A.
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Le reazioni politiche
“Ora è tempo di integrazione” R
azzismo, un male oscuro che attraversa le società, la storia e le popolazioni. Anche in Veneto fino a qualche decennio fa (e ora purtroppo di nuovo) terra di emigrazione, il fenomeno si è presentato con episodi davvero preoccupanti soprattutto contro gli immigrati che da qualche anno arrivano, qui per lavorare, ma che spesso sono anche protagonisti di brutti episodi di criminalità. Con questo “mostro” che nel secolo scorso, nelle sue forme più estreme ha dato origine a ideologie terrificanti come quella nazista, bisogna confrontarsi, e lo fanno anche i politici ed esponenti della società del nostro territorio. Il primo ad intervenire nelle scorse settimane dopo le offese al ministro Kyenge è stato il sindaco di Verona Flavio Tosi. Insulti che erano arrivati via facebook proprio da esponenti di rilievo della Lega Nord (Roberto Calderoli e Daniele Stival). “Le porgo le mie scuse - ha detto Tosi in un incontro con la Kyenge proprio a Verona - se qualcuno della mia parte politica l’ha offesa e se qualcuno non le ha fatte, fermo restando che in democrazia si possono avere idee diverse, ma il rispetto come ministro e soprattutto come persona e come donna è una cosa dovuta”. Il sindaco ha poi auspicato che il confronto “vada fatto sui contenuti per evitare polemiche inutili che tanto non servono a nulla né agli italiani, né agli stranieri, né al Paese”. Il governatore del Veneto, il trevigiano Luca Zaia poi era intervenuto chiedendo “d’ora in poi l’espulsione dalla Lega Nord per chi insulta gli avversari politici con frasi razziste”. Non manca l’impegno degli esponenti della chiesa per avvicinare culture diverse . A Jesolo nel veneziano in piena stagione turistica ad esempio la festa di chiusura del Ramadan si è aperta con il saluto del patriarca di Venezia Francesco Moraglia e del direttore della Caritas Don Dino Pistolato. “Si tratta – ha detto Don Dino - di dare segnali importanti di volontà di accoglienza ed integrazione, in tutte le realtà del Veneto, soprattutto quelle in cui la presenza di culture diverse e immigrati è più forte e cioè Padova, Vicenza Treviso e Venezia”. Anche a Treviso il nuovo sindaco Giovanni Manildo del Partito Democratico ha spiegato che in città “l’aria è cambiata. Le politiche dello sceriffo Gentilini che sparava battute truci sugli immigrati sono finite. Ora è il tempo dell’accoglienza e dell’integrazione ovviamente nel pieno rispetto delle leggi e delle regole”. A Mestre nei mesi scorsi infine si è tenuta la riunione della Consulta provinciale per l’Immigrazione. Sono stati affrontati i temi fondamentali per l’accordo di integrazione. Il primo riguarda i contratti di affitto, il secondo tema ha riguardato l’obbligo scolastico e i corsi di italiano e il terzo tema il diritto alla salute. Per l’assessore Giacomo Grandolfo della Lega Nord: “Questi progetti vanno promossi per creare le basi per l’avvio di un lavoro di rete tra immigrati e istituzioni. Il corso, nato da un’idea delle associazioni di immigrati, ha avuto lo scopo di rafforzare le conoscenze e le competenze dei referenti delle associazioni di immigrati, perché possano svolgere un ruolo di “facilitatori” presso i propri associati, nonché creare occasioni di dialogo tra associazioni, enti ed istituzioni. Il tutto allo scopo di favorire positivi processi di integrazione”. Alessandro Abbadir
6 Approfondimento Sociale Il continuo attacco di parte della politica al ministro Cécile Kyenge
“Le paure del diverso appartengono al passato” Secondo il deputato del Pd, Diego Crivellari, il tema del razzismo non si pone, tuttavia il paese deve ammodernarsi. “Con la legge sull’omofobia si è aperta la stagione dell’estensione dei diritti”
Una delle tante scritte che si trovano sui muri delle città, segno che nei confronti degli immigrati esistono forme di intolleranza
di Mauro Gambin
C
apita spesso, nel nostro paese, che temi legati alla presenza degli stranieri o a questioni di credo religioso aprano al rimbalzare di commenti a dir poco fuori luogo. E’ capitato di recente con gli insulti rivolti dall’esponente del Carroccio, Roberto Calderoli, al ministro dell’integrazione di origine congolese, Cécile Kyenge, che hanno trovato eco tra gli esponenti dello stesso partito e non. La precisazione “e non” è d’obbligo perché se da una parte, sui social network, è stato qualche attivista del Carroccio a postare le immagini e i commenti più offensivi nei confronti del ministro, d’altra parte sono scattati con così insolita tempestività i distinguo e gli “j’accuse” da parte dei partiti antagonisti alla Lega che non si è potuto certo fare a meno di ritenere che, infondo, il tema del razzismo sia un cavallo che si può cavalcare in due opposte direzioni. Insomma, se di norma è difficile trovare tanta solerzia di
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In Italia il fenomeno dell’immigrazione è recente e tra l’altro gestito male replica sui temi della politica corrente, quando in ballo c’è il colore della pelle, lo smarcamento è totale e chiunque sente la necessità di spiegare da che parte sta, come se la società italiana fosse divisa tra razzisti e antirazzisti. Il tema, vien da pensare, fa presa sugli italiani e chi parla di razzismo o di antirazzismo sa che troverà il proprio elettorato pronto ad ascoltarlo. E davvero così? “Ne’ in Italia, ne’ tanto meno in Veneto si può parlare di razzismo – spiega l’Onorevole Diego Crivellari – e nemmeno la Lega è un partito razzista, lo può essere qualche suo esponente o sostenitore ma più che di razzismo
sarebbe giusto parlare di paura o pregiudizio, di problema culturale anche perché effettivamente l’immigrazione è un fenomeno recente e tra l’altro gestito male. Negli altri paesi europei, pensiamo alla Francia, all’Inghilterra o alla stessa Germania, la convivenza tra bianchi e neri è iniziata con il colonialismo. Da noi i primi stranieri hanno iniziato ad arrivare una ventina di anni fa richiamati dalle opportunità occupazionali offerte dalle aziende artigianali per lavori che noi, tra l’altro, non volevamo fare più”. Poi secondo lei che cosa è successo? La crisi da una parte ha messo in discussione il loro ruolo ma è vero anche che l’integrazione è un fenomeno complesso e lungo. La nostra storia di migranti ci insegna che un vero e proprio inserimento nelle nuove società di residenza inizia con le seconde e terze generazioni ed è per questo che ora bisognerebbe abbandonare le politiche della sicurezza nei co-
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muni, a volte portate avanti con fini meramente di convenienza politica, cavalcando paure e diffidenze diffuse, per aprire ad una stagione che porti all’estensione dei diritti”. Immagino si riferisca al tema della cittadinanza italiana. Quindi secondo lei è arrivato il tempo dello “Ius soli” per l’Italia?. “A meno ché non si voglia tenere innescato il conflitto tra etnie è evidente che lo Ius sanguinis, ossia l’acquisizione della stessa cittadinanza del padre, è superato. Io credo che chi nasce in Italia, studia in Italia e parla italiano sia italiano molto di più di quanto non lo sia il nipote o il bisnipote di immigrato italiano, che vive in Brasile o in Argentina, non conosce una parola di italiano e non versa un soldo nelle casse del nostro paese, al quale, invece, lo Ius sanguinis riconosce la cittadinanza italiana. E’ arrivato il tempo di guardare le cose come stanno: siamo un paese in difficoltà, con una popolazione sempre più vecchia e con la necessità di metterci al passo con gli altri paesi europei”. Quindi concludo che se non apriamo l’Italia agli stranieri c’è il rischio che gli italiani
comunque si estinguano? Al di là della battuta, lei crede che anche oltre alla legge sulla cittadinanza sarebbe opportuno rivedere anche quella sull’immigrazione? Anche perché la Bossi-Fini subordina il permesso di soggiorno alla dimostrazione di svolgere un lavoro... e lavoro in Italia non ce n’è mica tanto. “Certo la Bossi-Fini andrebbe rivista, al di là del lavoro che è necessario per ottenere la possibilità di entrare in Italia, oggi il nostro paese possiede quegli strumenti per gestire il fenomeno migratorio in modo sicuramente meno ideologico di quanto non lo faccia l’attuale legge. E’ giusto riconoscere che nel nostro paese esiste una maturità superiore alle paure che stanno a fondamento della Bossi-Fini. Non possiamo più continuare sulla strada della chiusura, della paura, della crisi. E’ arrivata la stagione dell’estensione dei diritti. E quando dovrebbe iniziare questa nuova stagione? Sarà questo governo a farsene carico? “E’ già iniziata, con la legge sull’omofobia”.
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Gli esponenti del Carroccio sono i più intransigenti nei confronti dell’immigrazione e i meno disposti ad aprire su riforme che riguardano tanto la legge sull’immigrazione tanto quanto la legge sul diritto di cittadinanza
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uando si parla d’immigrati il ruolo dell’inquisitore spetta alla Lega. Il partito del Carroccio, infatti, è il più severo nei confronti dell’immigrazione e appare il meno disposto ad aprire su riforme che riguardano tanto la legge sull’immigrazione tanto quanto su quella del diritto di cittadinanza. La senatrice polesana della Lega Nord, Emanuela Munerato (nella foto), infatti, in recenti passaggi ha sempre anteposto alla discussione delle riforme, in materia di immigrazione, il tema del lavoro. Una facile leva che comunque non nasconde l’ideologia della Lega, da sempre attestata su una priorità da riconoscere a chi non è un immigrato. “La discussione sullo ius soli – ha dichiarato qualche tempo fa la sentrice lendinarese - è davvero sterile se paragonata alla sofferenza dei lavoratori. Chi ha lavoro non arriva alla fine del mese e chi non ce l’ha piange, arrivando nei casi più drammatici a togliersi la vita”. Il tema lavoro-immigrazione è stato oggetto anche di un più recente intervento della senatrice polesana che ha risposto in merito alla dichiarazione
del ministro Cécile Kyenge secondo cui, come risulta dai dati dell’Inps, “gli immigrati producono più di quanto consumano”. “Negli anni ho potuto constatare che i dati dell’Inps possono essere interpretati a seconda delle convenienze e dunque ho seri dubbi che quelli che fornisce oggi il ministro Kyenge rispecchino la realtà del nostro Paese”. Anche sulle accuse rivolte al ministro, la Munerato ha fatto le sue precisazioni rivendicando il diritto di critica del suo partito nei confronti dell’operato del ministro. “Anche Giovanni Sartori sul Corriere della Sera ha asserito che il ministro Kyenge non avrebbe le competenze per ricoprire il ruolo che ha all’interno del Governo ma nessuno, giustamente, l’ha accusato di razzismo per quest’articolo. L’articolo di Sartori è la dimostrazione che le criticità che noi prima di tutti abbiamo sollevato risultano oggettive”. Il punto sta che Sartori si riferiva al fatto che la ministro Kyenge essendo medico avrebbe magari potuto ricoprire un incarico legato alla Sanità, mentre dal Carroccio non sono state rivolte solo critiche ma anche pesanti offese.
8 Rovigo Prelievo fiscale Per il 2013 non ci sarà alcuna tassa sulla prima casa
Via l’Imu arriverà la “Service tax”
Il nuovo balzello che entrerà in vigore da gennaio divide, soprattutto perché si annuncia meno progressivo dell’imposta sugli immobili di Mauro Gambin
T
anto tuonò che piovve. Un aforisma che potrebbe es- che l’Imu, insieme all’addizionale Irpef, costituisce l’unica sere preso a prestito dal campo della meteorologia per sostanziosa entrata nelle casse dei municipi e non si è ancospiegare le ultime scelte del Governo in campo d’im- ra capito da dove lo stato ricaverà i denari per rimpiazzare poste. Contro l’Imu, infatti, il Pdl aveva iniziato a tuonare gli introiti che verranno a mancare nei bilanci comunali per fin dalla campagna elettorale che portò alle elezioni dello il 2013. Sarà la legge di stabilità, da approvare a ottobre, scorso febbraio e dopo aver trovato un posto nella “strana infatti, a definire dove trovare le coperture per gli esercizi maggioranza” guidata dal premier Enrico Letta è riuscito ad finanziari in corso perché, di fatto, per l’anno prossimo pare sia già pronta una nuova imposta: insaccare un primo slittamento della la “Service Tax”. Così se da una rata a giugno e di recente la cassa- Preoccupati parte c’è chi crede che le risorse per zione dell’Imposta municipale unica i sindaci, l’Imu quest’anno verranno in parte trovate su prime case, sugli immobili deputati era l’entrata con l’aumento dell’Iva, dall’altra c’è all’attività agricola e su quelli inven- principale chi già combatte l’imposta che andrà duti. Rimarrà attiva, invece, per tutte dei loro bilanci a regime il prossimo anno, per enle altre categorie. Un risultato, a detta di molti opinionisti, figlio di un forcing del partito di Berlusco- trambe le posizioni resta comunque valida la convinzione ni che, malgrado l’equilibrio dell’esecutivo si regga su un che con il taglio dell’Imu non si è fatto altro che il solito complicato sistema di pesi e contro-pesi, è andato a segno. maquillage politico (per non definirlo trucco) per far credere Almeno questa è l’impressione che se ne è ricevuta osser- ai cittadini che è stata tolta una tassa mentre ben presto si vando l’esultanza del popolo azzurro. Esultanza, tuttavia, troveranno a fare i conti con un nuovo balzello. Per fare chiarezza in questo bosco di “se e ma” abbiaridimensionata dalla selva di critiche e di preoccupazioni che come un polverone hanno iniziato ad alzarsi il giorno dopo. mo intervistato l’Onorevole del Pd, Diego Crivellari, che A grattarsi il capo sono stati soprattutto i primi cittadini, visto dal suo scranno a Montecitorio ha potuto seguire molto messaggio pubblicitario
L’Associazione PIANETA HANDICAP di Rovigo, nata dall’idea di istituire un’associazione di volontariato che si occupasse di disabilità, è stata fondata il 16 giugno del 1999 e conta a tuttoggi 60 soci. Obiettivo delle azioni ed attività principali dell’associazione svolte a tuttoggi, è quello di costituire sostegno umano alle famiglie, oltre a quello primario di far emergere le potenzialità latenti delle persone con disabilità per il raggiungimento della massima autonomia personale. Grazie alle opportunità offerte dal C.S.V. di Rovigo, ha posto in essere delle collaborazioni con altre associazioni della provincia, ideando delle nuove attività di tipo creativo (ceramica, lavorazione metalli, pittura su vetro, mosaico). Con tali coprogettazioni, chiamate così proprio perchè attività di più associazioni, è stata intrapresa, fin dal 2006, l’esperienza di autonomia in appartamento nei week-end ed è stato possibile far decollare i laboratori di ceramica a Castelmassa ed a Rovigo. Per questi ultimi, un ruolo fondamentale è dovuto alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha avuto fiducia nell’associazione. Nel febbraio del 2012 è stata costituita la Sezione di Adria, ove è stato attivato un laboratorio di mosaico. Recentemente ha organizzato a Rovigo, tra ottobre e novembre 2012, un corso di formazione sull’Amministratore di Sostegno e si sta attualmente adoperando per attivare uno Sportello per l’A. di S., assieme al Comune di Rovigo e ad alcuni avvocati resisi disponibili gratuitamente. Altra attività importante è quella dell’attività motoria in palestra, divenuta nel tempo Team Edera
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da vicino le fasi che hanno portato al taglio dell’imposta comunale. “L’Imu andava abolita – ha spiegato il deputato, confermando che il taglio dell’imposta era tra le convinzioni anche del suo partito – perché del tutto centralista. Era lo stato a riscuoterla per ridistribuirla poi ai comuni e questo è contrario all’idea di federalismo, ossia all’autonomia per quanto riguarda gli enti locali”. Nel taglio dell’Imu però è andata a perdersi una certa progressività del prelievo fiscale, nel senso che l’Imu veniva calcolata sulla rendita catastale dell’immobile e quindi in ragione del valore del bene immobiliare mentre con la tassa che prenderà il suo posto il prelievo sarà anche sui servizi, cioè verrà pagata da tutti in egual misura. Nella “Service tax”, infatti, compaiono voci che riguarderanno ancora le abitazioni ma anche l’asporto rifiuti e i servizi indivisibili comunali come l’illuminazione pubblica o lo sfalcio del verde e quindi si annuncia come una tassa a dir poco iniqua. Lei che ne pensa? “Il calcolo dell’importo sui valori della rendita catastale, con un catasto che andrebbe riformato, forse non garantiva quell’equità che nella sua domanda apparirebbe, invece, di fatto. Quindi l’aspetto dell’Imu andava rivisto se
Nella foto piccola il deputato polesano Diego Crivellari
non altro anche per questo motivo perché la necessità di una progressività nella tassazione è un punto fermo ineludibile nelle intenzioni del Governo Letta. Per quanto riguarda la “service tax”, questa è sicuramente una forma di prelievo più simile a quelle in uso negli altri paesi della comunità europea e quali saranno le forme della sua applicazione sono ancora da decidere. E’ indubbio che la via da seguire sarà quella di permettere ai comuni di avere le risorse di cui necessitano e attuare un prelievo che non vada a mettere in difficoltà le famiglie e i redditi medio-bassi”.
autunno/inverno/2013/14
10 Rovigo Imposte Intervista all’assessore comunale al Bilancio, Stefano Bellinazzi
Taglio dell’Imu, nessun problema per le casse comunali
FOCUS La replica dall’oppososizione
Vanni Borsetto: “L’Imu sulla prima casa doveva continuare ad essere pagata da chi è più facoltoso”
Quello che viene perso come incasso dell’imposta, viene guadagnato come trasferimento dallo stato centrale di Lorenzo Zoli
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l primo punto è chiaro e semplice: quest’anno l’Imu non si paga. E’ non è che non si paghi perché sarà sostituita da un’altra imposta, ma perché é stata cancellata. I soldi che sarebbero dovuti servire per pagarla resteranno nelle tasche degli italiani. La rata di giugno, del resto, era già stata sospesa. Quella di settembre, invece, è stata abolita e, quella di dicembre, neppure messa in preventivo. Questa è la prima certezza. La seconda è che, come detto, almeno per l’anno in corso, l’Imu non verrà sostituita da un’altra imposta. Il riferimento è alla service tax, della quale tutti parlano ma nessuno sa nulla. Verrà introdotta nel 2014. Non prima. “Anche noi attendiamo novità in merito dal Governo - spiega l’assessore comunale al Bilancio Stefano Bellinazzi - Quello che, al momento, si può dire, è che si tratta di una imposta che dovrebbe riunire tutti i servizi comunali, come, del resto, dice il nome stesso”. Un’idea mutuata dal mondo anglosassone Nella foto l’assessore comunale al in generale e dall’Inghilterra in particolare. Rompersi Bilancio Stefano Bellinazzi la testa su questa nuova tassa, sulla sua modulazione e sulle I trasferimenti “Una misura - prosegue l’assessue caratteristiche, al momen- dallo Stato sore - che consentirà agli italiato, appare comunque più che potrebbero farsi ni di tenersi in tasca 4 miliardi altro un esercizio di speculazio- attendere circa di euro”. Uno dei timori dei ne, dal momento che è decisa- due mesi in più quali molto si era parlato alla mente prematuro. vigilia della cancellazione dell’IIl dato fondamentale è, come detto, che l’Imu, mu era la possibilità che i bilanci municipali, privati per il 2013, sparisce per le prime case, i terreni agri- i questa fondamentale entrata, potessero entrare in coli pertinenze di prime case e le aziende agricole. crisi. Secondo le prime informazioni, tuttavia, questo
FOCUS
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pericolo è già stato scongiurato, dal momento che lo Stato ha già trovato altrove la copertura finanziaria. “Lo Stato - prosegue Bellinazzi - ha già individuato le risorse per questo scopo. Sia grazie all’extragettito dell’Iva, sia grazie alla tassazione sugli apparecchi per il gioco elettronico, sia grazie ad altre strategie di questo tipo. Per noi amministratori, di conseguenza, quello che perdiamo come incasso dell’imposta, lo guadagniamo come trasferimenti dallo stato centrale”. Come dire: quello che esce dalla porta entra dalla finestra. Basterà, in parole povere, modificare l’impostazione del bilancio spostando una voce e il gioco è fatto. “Soprattutto deve essere chiaro - conclude l’amministratore - che i servizi non sono assolutamente a rischio, come invece era stato paventato. Gli unici problemi, ma comunque risolvibili, potrebbero derivare dal fatto che incasseremo forse un po’ in ritardo rispetto a quanto sarebbe accaduto se fosse rimasta in vigore l’Imu”. Questo perché i trasferimenti dallo Stato potrebbero farsi attendere circa due mesi in più, al massimo. Anche su questo fronte, comunque, sono stati fatti i primi calcoli e non ci dovrebbero essere problemi particolari. Per il 2013, insomma, il dato finale che resta è il taglio dell’Imu. Senza compensazioni in negativo o penalizzazioni.
Vanni Borsetto
S
e il taglio dell’Imu non comporterà alcun problema per le casse comunali per le famiglie invece qualche problema potrebbe esserci, ne è convinto il vicecapogruppo del PD in consiglio comunale, Vanni Borsetto. “Sulla soppressione dell’Imu non credo ci sia molto da esultare come fanno il sindaco Piva e l’assessore Bellinazzi. Molta gente teme non a torto che questo “sconto” imposto dal PdL al Governo Letta nasconda in realtà una ricaduta più pesante nelle tasche delle famiglie. L’Imu sulla prima casa poteva e doveva continuare ad essere pagata da chi è più facoltoso. Insistere per toglierla anche alla fetta di popolazione medio alta per un capriccio del PdL creerà non pochi problemi soprattutto ai ceti meno abbienti costretti, ad esempio da un probabile aumento dell’Iva, a comprare generi di prima necessità più cari. Con la tassa sui giochi e superalcolici non so quanto si recupererà davvero: il PdL non sapeva cosa inventare pur di togliere l’Imu ai ricchi. Credo che di qui a breve alle reazioni ottimistiche di Sindaco ed Assessore seguiranno tempi più incerti e meno sicuri per le casse del Comune se non altro per il mancato introito Imu 2013. Cosa riverserà il Sindaco nei prossimi mesi nei capitoli del sociale per sopperire alle esigenze delle famiglie rimaste senza lavoro?
Commercio
con la nuova tassa paga anche chi ha la casa in affitto
al 1° di gennaio entrerà in vigore service tax, in poche parole la sostituzione ma anche la somma di Imu e Tares che ha già fatto scatenare diverse preoccupazioni, soprattutto tra i contribuenti: timorosi che il prelievo sia più pesante di quanto non lo sia stato quello sugli immobili e sull’asporto dei rifiuti. Comunque sia l’imposta sarà federalista, ossia saranno i Comuni a decidere come e quanto si pagherà. Grazie al tetto che il governo imporrà alle aliquote, il peso
sulle tasche dei cittadini non dovrebbe superare quello dell’attuale tassazione sulla casa, ma molto resta ancora da definire. Il lavoro andrà avanti fino alla legge di stabilità dove saranno inseriti tutti i dettagli. Il governo ha comunque spiegato che la service tax si baserà su due componenti. La prima – Tari – è di fatto quella che sostituisce la Tares. Sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote, calcolate in base ai metri quadrati,
saranno parametrate dal Comune a propria discrezionalità ma nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga”. La seconda componente – Tasi - sarà, ha specificato il governo, a carico di chi occupa fabbricati e sarà il corrispettivo pagato per i cosiddetti servizi indivisibili, come l’illuminazione o lo stato dello strada. Anche in questo caso sarà il Comune ad avere la massima flessibilità potendo scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. La seconda parte della
service tax sarà a carico sia del proprietario (in quanto i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile) che dell’occupante (in quanto fruisce dei beni e servizi locali).
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12 Rovigo Sanità L’ospedale di Rovigo deve ancora prendere una decisione
Visite serali, per ora solo un’ipotesi La Regione aveva dato un chiaro indirizzo: aumentare l’orario di visita per ridurre le liste d’attesa e ammortizzare i macchinari
NEWS Piazzale di Vittorio
L’ex biglietteria verrà demolita
di Lorenzo Zoli
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lcune province - Belluno, Venezia e Padova - lo hanno già fatto. Rovigo ci sta pensando, ma l’avvio di un periodo di sperimentazione appare ormai prossimo. La questione è la possibilità di effettuare visite, specialistiche e ambulatoriali, anche in orario serale in ospedale. Una possibilità, questa, sulla quale ha puntato forte il governatore del Veneto Luca Zaia, con una duplice finalità: da una parte, ridurre le liste di attesa che, per alcune prestazioni, presentano tempi davvero terrificanti. Dall’altra, anche realizzare alcune economie di scala, raggiungibili attraverso un aumento dell’impiego di alcuni macchiNon è detto, però, che dagli uffici della Cittadella nari per i quali vale il principio per cui più vengono fatti lavorare, più si riesce ad ammortizzare i loro arrivi per forza di cose una decisione analoga. Perché lo scopo, secondo la visione del costi. Insomma: la strada è trac- Alcune province - direttore generale dell’Ulss 18 Arturo Orsini, non è quello di reciata. Resta, ora, da vedere non Belluno, Venezia alizzare un bello spot fine a se tanto se partire, dal momento e Padova – che, appunto, qualche cosa si hanno già esteso stesso, ma, piuttosto, quello di fare qualcosa di davvero utile. farà di sicuro, ma come. Alcune l’orario E, allora, in questo senso la pridelle realtà che hanno iniziato per prime hanno addirittura previsto orari post cena ma cosa da fare appare individuare quale sia l’orario di apertura degli ambulatori, dalle 20 alle 24, oltre che, se previsto di apertura, consentirebbe l’afflusso del maggior numero di persone oggi in difficoltà che il sabato.
P nel a prenotare visite ed esami nelle “finestre” già a disposizione. In questo senso, allora, molto probabilmente, si estenderà l’orario di lavoro anche al sabato, mentre, negli altri giorni feriali, è pensabile che si posticipi il momento della chiusura, ora fissato alle 18, di un’ora o anche due. Chiaramente, il percorso richiederà una serie di formalità alle quali al momento si sta lavorando, come la soluzione della questione degli straordinari. Ma, di certo, si cercherà di andare incontro all’utenza.
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iazzale di Vittorio, addio all’ex biglietteria. La demolizione del vecchio stabile è stata decisa nel piano particolareggiato che la Giunta di Palazzo Nodari ha approvato di recente, per dettare gli indirizzi ai quali i prossimi acquirenti. L’immobile di proprietà comunale, infatti, è già stato messo in vendita e con l’adozione del documento sono stati definiti gli indirizzi progettuali-attuativi ai quali dovranno regolarsi i futuri proprietari. ”Il piano - come ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Andrea Bimbatti - prevede la demolizione della vecchia biglietteria con edificazione ad esclusiva destinazione commerciale- tecnica. Ossia, è prevista la possibilità di realizzare reparti commerciali e servizi che saranno divisi in 3 blocchi, non superiori a 4 piani. Sul lato confinante con via Portello, verrà realizzata un piazzetta con uno spazio verde, l’area sarà pubblica. Resterà il parcheggio nell’area sottostante che sarà a gestione comunale fino all’inizio dei cantieri. Il piano è disponibile per eventuali osservazioni da farsi entro 30 giorni dall’approvazione”.
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Rovigo 15 Vivibilità della città Dossier annuale “Ecosistema urbano” 2012, curato da Legambiente
Rovigo non eccelle nei suoi punti di forza I parametri per la vivibilità, la sostenibilità e la mobilità nel Capoluogo non sono incoraggianti. Buone solo le percentuali relative alla raccolta differenziata di Lorenzo Zoli
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na piccola città che non riesce ad eccellere in quelli che dovrebbero essere i suoi punti di forza. E’ il ritratto di Rovigo - intesa come città capoluogo - che esce dal dossier annuale “Ecosistema urbano” 2012, curato da Legambiente. Uno studio che viene condotto tramite la somministrazione, alle amministrazioni dei capoluoghi italiani, di una serie di questionari che individuano altrettanti indicatori, utili per stilare classifiche re- no lo studio. Fatta eccezione per quello relativo lative alla vivibilità, alla sostenibilità, alla mobilità, alla raccolta differenziata, con una percentuale alla differenziata e via dicendo. Tre le sezioni nelle che, superando il 60%, ci colloca a buon diritto quali è stato diviso lo studio, a seconda delle di- nella top ten. Una piacevole eccezione alla quale fanno però poi da contraltare mensioni delle città: grandi, situazioni del tutto opposte. medie o piccole. Rovigo si La qualità La città delle rose, infatti, va inserisce in quest’ultima gra- dell’aria della città duatoria e, tra l’altro, appare ondeggia stabilmente male, malissimo, per quanto riguarda la presenza di isole a pieno titolo piccola tra le tra la media pedonali (solo 0.02 metri piccole. Dal momento che si e la bassa classifica quadrati per abitante) zone a colloca ben al di sotto della traffico limitato, verde fruibile per la cittadinanza soglia 80mila abitanti. Nonostante, questo, non riesce a spiccare in (appena 4.96 metri quadrati per abitante). Tutti positivo per nessuno degli indicatori che struttura- verdetti, soprattutto l’ultimo, che appaiono clamo-
Trasporto pubblico e multe Dal Primo di settembre si paga di più Una legge regionale ha imposto un’unica tariffa in tutto il Veneto per i biglietti degli autobus, Rovigo ha dovuto adeguarsi. Anche le multe elevate dalla Polizia locale saranno più care
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al primo di settembre viaggiare in auto- che prevede una tariffa unica. Quanto aumenbus a Rovigo costa di più. A dire il vero terà dunque un viaggio in autobus nelle future non solo a Rovigo, in tutto il Veneto il co- settimane? In modo, più o meno, approssimasto dei biglietti è aumentato. Il provvedimento tivo e possibile stimare che la maggiorazione è stato votato dalla giunta comunale ma si è si aggira attorno al 20%, ossia il costo di un trattato di una ratifica di biglietto è passato da disposizioni arrivate di- Il costo 1,10 euro a 1,30. La rettamente dalla Regio- di un biglietto stessa maggiorazione, ne. Così si è giustificato è passato da 1,10 inoltre, ha riguardato anche l’assessore alla euro a 1,30. Multe anche le multe elevate Mobilità Germano Rizzi, da 44 a 65 euro dalla Polizia locale, asserendo che, come in così se prima del primo tutti i comuni l’Amministrazione ha dovuto settembre una sanzione ammontava 44 euro adeguarsi. Infatti, lo scorso maggio la Giunta ora ne saranno necessari 52 per estinguere di Palazzo Balbi, per evitare disomogeneità l’infrazione nei primi cinque giorni se invece si all’interno della regione, per quanto riguarda pagherà dopo, dal portafoglio, sarà necessario il trasporto pubblico, ha emanato una legge scucire ben 65 euro.
Uno scorcio del centro cittadino dall’alto
rosi, se solo si pensa alla conformazione del nostro capoluogo che confermano, in modo analitico e e ufficiale, le lamentele più volte espresse dai rodigini che, evidentemente, avvertono eccome questi problemi. Malissimo anche per quanto riguarda l’indice di mobilità sostenibile: in una scala da 1 a 100, Rovigo totalizza 6.7. Peggio, solo chi fa zero, o non ha compilato questa parte del questionario. Discorso simile anche per quanto riguarda la qualità dell’aria: nelle graduatorie per concentrazione di polveri sottili, ozono e biossido di azoto, il capoluogo del Polesine ondeggia stabilmente tra la media e la bassa classifica.
NEWS Sicurezza in via Forlanini
I velobox sono entrati in funzione
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desso, il periodo di prova è finito e, in via Forlanini, la strada che collega Grignano al capoluogo, si fa sul serio. L’Amministrazione comunale, infatti, e in particolare l’assessore Stefano Bellinazzi, con delega alla Polizia locale, ha deciso che gli automobilisti sono stati avvertiti a sufficienza e, ormai, chi doveva capire ha capito. Di conseguenza, da alcuni giorni, i velobox posti lungo la via fanno fino in fondo il proprio dovere. Ossia le multe a chi pigia un po’ troppo sul gas, quando si siede al volante. Soprattutto, in punti nei quali, al contrario, l’atteggiamento più indicato sarebbe la prudenza. I velobox sono quelle colonnine arancione, due, sistemate a margine della carreggiata. Che possono ospitare un sistema automatico per la rilevazione della velocità dei veicoli in transito. Un autovelox, insomma. L’installazione dei dispositivi in via Forlanini è arrivata dopo feroci polemiche sulla situazione lungo questa arteria, stretta e piena di curve, spesso teatro di incidenti, anche gravissimi, sovente provocati dalla condotta di guida tenuta dagli automobilisti, assolutamente inadeguata a un tracciato del genere. Dove la cautela sarebbe d’obbligo. Di qui, allora, la decisione presa dall’amministrazione comunale: sistemare, come dissuasori, i due velobox. Per un periodo sono stati tenuti lì, come veri e propri totem, senza velox all’interno. Per abituare, diciamo così, gli automobilisti alla loro presenza e a regolarsi. Un periodo di tolleranza che, tuttavia, adesso è finito. Inizia il periodo delle multe. Per chi non adeguerà la velocità e la guida allo stato della strada. Lo.Zo.
16 Sguardo ad Adria L’editoriale
Giustizia Dal 13 di settembre gli uffici della giustizia verranno trasferiti
Tribunale a Rovigo. Sì, ma dove?
Gli anni ’90, anni dell’immigrazione e della politica semplificata di Mauro Gambin*
di Lorenzo Zoli
Nel Capoluogo gli spazi a disposizione dei magistrati adriesi e dell’archivio non ci sono ancora stati preposti
Nella foto la sede della sezione distaccata del palazzo di giustizia
© Foto di Erika Crosara
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hiuso, senza possibilità di ripensamenti. E senza possibilità di appello, pare proprio il caso di dire, dal momento che si sta parlando di un tribunale. Quello di Adria, sezione distaccata del palazzo di giustizia di Rovigo. Un tribunale piccolo, ma che ha contribuito a scrivere pagine importanti, per la storia, non solo giudiziaria, della nostra provincia. E’ qui, infatti, che sono stati celebrati vari, importanti processi, soprattutto ambientali. Una storia gloriosa, insomma, arrivata, però, al capolinea. “Colpa” - ammesso che di colpe si possa parlare - della legge che, un anno fa, aveva previsto la revisione dei distretti giudiziari. Cancellando l’attività delle sedi distaccate, in un’ottica di spending review. In molti avevano pensato che, come spesso accade in Italia, ci sarebbe stato spazio per deroghe, rinvii e quant’altro. Non questa volta. Così, quest’anno, i lavori non riprenderanno. Nonostante il tentativo, in extremis, della presidente del tribunale di Rovigo Adalgisa Fraccon che, con una accorata lettera al ministero della Giustizia, aveva domandato una proroga, in modo da potere tenere aperto il tribunale della città etrusca per almeno un’altra stagione. “Impossibile” è stata la risposta di Roma. Il risparmio che deriverebbe dalla chiusura è già stato messo nero su bianco e questo, nella capitale della burocrazia, equivale a una sentenza di morte. Discorso chiuso, insomma. Le udienze che erano state già messe in calendario sono quindi state trasferite a Rovigo. E la stessa sorte toccherà anche al personale, cancellieri e impiegati. Ed è qui che sorge un problema che, allo stato, appare davvero increscioso. Perché, a Rovigo, dove dovrebbero trovare sistemazione i dipendenti del ministero della Giustizia, di spazi non ce ne sono. Se ne è parlato proprio nei giorni scorsi, con i magistrati rodigini che hanno lanciato una durissima accusa ai danni del sindaco del capoluogo, accusato di non avere fatto nulla, assieme alla sua giunta, per trovare nuovi spazi da destinare proprio a questa incombenza. E le questioni sul tavolo, allo stato apparentemente irresolubili, non finiscono qui. Perché, a Rovigo, non c’è spazio neppure per accogliere l’archivio del tribunale di Adria. Qualcosa come 1400 fascicoli. Molti dei quali, tra l’altro, facenti riferimento a procedimenti ancora in corso e che le parti, quindi, avrebbero la necessità di potere consultare liberamente. Non potranno. Perché, visto che a Rovigo non c’è posto, quella montagna di carta resterà ad Adria. Chiusa a doppia mandata dentro un palazzo di giustizia fantasma. E chi ne ha bisogno, si arrangi. Infine, la più semplice, banale e vitale delle questioni. Che, chiaramente, il ministero neppure ha preso in considerazione, dal momento che mal si presta a rappresentare una priorità, in un periodo di austerità estrema come quello attuale: gli adriesi perdono un pezzetto della loro storia. E un servizio essenziale, per una città.
segue da pag. 1 Gli anni ’90 sono stati anche gli anni del benessere, gli anni del “fenomeno del Nord Est”, gli anni del Veneto locomotiva d’Italia e magnete di quanti furono attratti qui dalla possibilità di trovare lavoro. Gli anni Novanta sono stati anche quelli della cosiddetta “seconda repubblica”, gli anni del sistema bipolare, della semplificazione politica divisa in soli due schieramenti: noi e loro, contrapposti e intimamente divisi anche dai retaggi di Tangentopoli, per ipotetiche figliazioni o continuità con i partiti delle “mazzette”. Cinquant’anni di storia d’Italia erano andati in soffitta, qualcuno dei suoi protagonisti in carcere oppure ad Hammamet. Gli anni ‘90 sono stati uno spartiacque dove chi voleva cavalcare l’onda, doveva farsi largo mettendo più distanza possibile tra ciò che era stato prima e quello che ci sarebbe dovuto essere dopo, magari solo a parole. Ecco, anche le parole iniziarono ad avere la loro importanza in questo periodo, la semplificazione passò pure attraverso i nuovi concetti travestiti da slogan. Anche per il nuovo fenomeno dell’immigrazione, che i due blocchi proprio in quegli anni iniziarono a governare, vennero create delle parole d’ordine. La prima, interpretata da un blocco, complessa e razionale, tesa a spiegare che l’immigrazione era legata alla struttura economicosociale del paese che a causa di un precoce invecchiamento del Paese, in virtù di un saldo demografico negativo, si trovava, di conseguenza, nella necessità di iniettare manodopera nella propria economia, la seconda nel mondo per il manifatturiero. L’altra, interpretata dal secondo blocco, più direttamente spiegava che sarebbe stato a dir poco imprudente aprire totalmente le porte a chi non si conosceva. Insomma, il diverso, quello che “viene da fuori” poteva anche portare a qualche forma di pericolo, soprattutto sociale ma anche civico e pure economico, particolarmente quando le cose hanno iniziato ad andar male anche in Veneto. Creata l’identità del diverso, non è c’è voluto molto a creare l’identità dell’uguale, uguale ad altri accumunati dalla stessa cittadinanza, dallo stesso credo religioso, dalla stessa area geografica...via via sempre più uguali fin nel dettaglio del dialetto. Si iniziò persino a promettere precedenze su base geografica. “Prima i Veneti”, oppure “Paroni a casa nostra”. Slogan travestiti da concetti che sono diventati i cardini di un pensiero semplificato, e per questo rassicurante, che ha contrapposto il locale, ossia il conosciuto, il noto, il domestico, a tutto il resto. Una semplificazione che funziona in mondo piccolo come un bar, magari dove ci sta anche la battuta pesante a sfondo razziale ma che continua a non spiegare e anzi a mortificare le ragioni di fondo di un fenomeno dalle dimensioni mondiali come l’immigrazione. * direttore@lapiazzaweb.it
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VIAGGIO IN
PROVINCIA ROVIGO
Sanità I conti della Sanità veneta
Le Ulss rodigine sono in rosso Secondo l’assessore Brusco le colpe del deficit non sono imputabili ai direttori generali ma agli amministratori di palazzo Balbi di Fortunato Marinata
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Nella foto l’assessore provinciale alla Salute, Guglielmo Brusco Guardia di Finanza
o scorso mese di Agosto la Giunta regionale con l’approvazione di due delibere presentate dall’assessore alla sanità, Luca Coletto, ha chiuso il bilancio 2012 e tracciato una previsione per l’anno in corso. Con somma soddisfazione il presidente Luca Zaia ci ha tenuto ad evidenziare che, progressivamente, i conti della Sanità veneta stanno tornando apposto. Il risultato emerge da una nota emessa dalla Regione stessa, dove viene indicato che nel 2005 il deficit complessivo delle Ulss venete era di 700 milioni, nel 2009 era di 522 milioni e ora è calato addirittura a 210 milioni su un trasferimento di circa otto miliardi e mezzo di euro che arrivano da Roma. Un buco che viene poi coperto nel bilancio consolidato con la cassa centrale regionale, il 2012, infatti, è stato chiuso con un risultato economico complessivo per le Ulss venete pari a 42 milioni in positivo. Questo non significa che tutte le Ulss sono in attivo, anzi, solo la metà hanno i conti apposto. Ad esempio le Aziende sanitarie veneziane, la 12 in testa con 55 milioni di deficit, è profondo rosso, quelle veronesi (Verona 20,4 milioni di euro di deficit e Legnago 5,5 milioni) non risplendono di luce propria e quelle rodigine (28 milioni e mezzo di deficit per la 18 di Rovigo e 5 milioni e mezzo per Adria) non brillano certo molto di più. Solo per Feltre, l’Ovest Vicentino, Mirano e l’Alta Padovana la ricetta a base di costi e dotazioni standard sembra aver funzionato, queste infatti si sono aggiunte alle altre 8 aziende con i bilanci in regola (Bassano, Alto Vicentino, Pieve di Soligo, Asolo, Treviso, Este, Bussolengo e lo Iov), per tutto il resto lo stesso Zaia ha annunciato cure da
cavallo. La dichiarazione del presidente del veneto, però, non ha del tutto convinto l’assessore provinciale Guglielmo Brusco, propenso invece ad imputare alla stessa amministrazione regionale le colpe dei dissesti. “Prima di guardare le Ulss in rosso – ha spiegato - la Giunta Regionale dovrebbe fare anche una verifica almeno su come in queste ultime due legislature, sono stati usati tanti soldi pubblici. Ad esempio per quanto riguarda la copertura del deficit della Sanità, questa sarebbe stato possibile colmare quasi per intero della cifra assegnata dal 2007 al 2010 alle cliniche private del Veneto. Io credo che i maggiori responsabili di quanto successo, non siano stati e non siano i Direttori Generali, è ora di finirla di dare la colpa agli altri. Esiste una delibera, la 4449/2006 per il periodo 2007-2009, nella quale su iniziativa di Flavio Tosi e con Luca Zaia a presiedere la seduta per quella delibera, viene indicato ai Direttori Generali delle Ulss di destinare un mare di soldi alle cliniche private che avessero ridotto il numero dei ricoveri ospedalieri. Tale indirizzo è stato poi confermato anche per il 2010. Sono loro, insieme a Giancarlo Galan e agli altri assessori alla sanità Martini, Sandri, Coletto i maggiori responsabili di quanto successo. E sono loro che dovrebbero consentirci il recupero di quei soldi dati in modo così sorprendente. Per quanto riguarda l’Ulss 18, in quei 4 anni succitati, il direttore generale di allora Adriano Marcolongo aveva più volte segnalato la possibilità per l’Ulss 18, di risparmiare in 4 anni, tagliando i trasferimenti ai privati, più di 39 milioni d euro. Di questi quasi 14 solo nel 2012. E ora si vorrebbe procedere a colpi di tagli?”.
nascosTi al fisco Quasi 60 milioni di euro
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a gennaio ad agosto la Guardia di finanza di Rovigo ha scovato ben 44 evasori fiscali. Secondo i numeri diffusi dalle Fiamme gialle, negli otto mesi intercorsi dall’inizio dell’anno, alle casse dell’erario sono stati nascosti ben 50,5 milioni di euro ai quali vanno aggiunti altri 8 milioni e mezzo di Iva non versata. Cifre importanti che subito sono state messe in relazione allo stato di crisi degli ultimi anni, anche perché, il fenomeno dell’evasione è risultato essere in aumento rispetto Sequestrati più al passato ma il comandante provinciale di quattro mila colli: della Guardia di finanza di Rovigo, Roberto abbigliamento, Di Tullio (ora trasferito), ha smentito que- bigiotteria sta ipotesi, in quanto le cifre contestate non e cosmetici sono in nessuno dei 44 casi rilevati riconducibili a episodi di bancarotta fraudolenta. Tra le persone segnalate figurano imprenditori, commercianti, impresari nel settore fotovoltaico con importi di diversa entità ma non sono mancati anche casi di evasori totali, ossia persone che non hanno mai dichiarato nulla al fisco. Nella rete delle fiamme gialle sono finiti anche dei contraffattori, ai quali sono stati sequestrati più di quattro mila colli, soprattutto abbigliamento, bigiotteria e cosmetici, e i lavoratori in nero con ben 15 datori di lavoro scoperti con maestranze prive di qualsiasi contratto.
DECRETO LEGGE SuLLA SICuREZZA IL POLESINE SENSIBILE AL “FEMMINICIDIO”
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ei primi di agosto è stato licenziato dal Consiglio dei ministri il decreto legge in materia di sicurezza e per il contrasto soprattutto al fenomeno della violenza sulle donne, il cosiddetto “femminicidio”. Un’iniziativa importante che ha trovato una sponda anche in Polesine. Più o meno negli stessi giorni, infatti, la fondazione Cariparo ha stanziato un finanziamento di 15 mila euro per le case di accoglienza mentre da palazzo Celio è stato inviata
una mozione ai presidenti di Camera e Senato per rendere obbligatorio nelle scuole lo studio della carta dei diritti umani ed il rispetto delle donne. Non sono mancate note di biasimo al documento varato da Palazzo Chigi ritenuto, dall’assessore Guglielmo Brusco e dalla presidente della commissione Pari Opportunità Maria Grazia Avezzù, certo meritevole per aver posto sotto i riflettori il tema drammatico del femminicidio ma lacunoso nel suo impianto. “L’inasprimento delle pene – è stato scritto –
non porta necessariamente benefici, occorre invece certezza e velocità della pena; per le varie fasi necessita una preparazione di tutti gli operatori; è necessario un sostegno psicologico, legale ed economico alle donne, il decreto legge non sembra essere affiancato da finanziamenti”. “Rovigo e Padova – hanno detto Brusco e Avezzù – sono le uniche due città del Veneto ad avere una casa di accoglienza dove effettivamente la donna possa ritrovarsi in un ambiente accogliente e protetto”.
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Spazi aperti 23 Maltempo Il 14 agosto un violento temporale ha causato perdite per 100 milioni alle colture
Stato di calamità per l’agricoltura
L’Altopolesine piegato dalla tromba d’aria
LA PROVINCIA CHIEDE uN FONDO STRAORDINARIO Tiziana Virgili e Laura Negri
Chiesto lo stato di calamità naturale ma il Veneto può contare su un solo milione di euro per i danni all’agricoltura
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’estate sembra aver perso le mezze misure e a farne le spese è soprattutto l’agricoltura. Un anno fa è stata la siccità a mietere le colture, lo scorso mese la grandine insieme ad una tromba d’aria che ha battuto in lungo ed in largo una fetta di terra larga 10 chilometri tra Baruchella e Canaro con epicentro a San Bellino. Un fortunale talmente violento che anche dove non ha “battuto” ha messo paura. Grande, infatti, lo spavento patito da una famiglia di Baruchella, dove madre e figlia sono rimaste ferite dai vetri delle loro finestre infrante dalle tegole delle casa vicina. La stessa cosa è successa anche ad una donna a Villa d’Adige di Badia Polesine, colpita anche lei dagli effetti dell’uragano che ha sferzato con inedita forza l’Alpolesine, sradicando alberi, scoperchiando case e infliggendo gravi perdite alle colture. Sui campi la conta dei danni ha raggiunto le cifre più elevate, con perdite della produzione tra il 60 e 100%, toccando stime che si aggirano attorno ai 100 milioni di euro. Pere, mele, kiwi e noci ormai prossime alla raccolta sono andate definitivamente perdute. Mais, soia, bietole e pomodoro non raggiungeranno mai i mercati rendendo difficile il mantenimento degli impegni commerciali assunti dalle cooperative.
Immediatamente è partita dall’ufficio della Provincia, Tiziana Virgili, la richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale ma con la stessa tempestività dalla Regione sono state ridimensionate le speranze di veder indennizzate le perdite in tempi brevi. Il vicepresidente della commissione regionale Agricoltura, Graziano Azzalin, in un incontro a Badia Polesine, partecipato anche dai sindaci del territorio, non ha girato molto intorno alla questione: “Soldi non ce ne sono” ha spiegato e seppur con tutte le frasi di rito e i richiami agli impegni che alla Regione competono in questi casi, è stato franco spiegando che lo Stato ha stanziato 18 milioni di euro per i danni all’agricoltura in tutta Italia, e al Veneto ne spetta appena uno. “Dal punto di vista amministrativo – ha ribadito - la Regione può innanzitutto intervenire per accelerare le procedure e permettere una rapida rifusione dei danni. Il tutto, essendo consapevoli che il fondo nazionale dedicato allo stato di calamità naturale è limitato e che, quindi, dovrà essere trovata una soluzione nonostante il clima generalizzato di riduzione di risorse”. E’ stato lo stesso consigliere ad indicare quale potrebbe essere la strada da percorrere per gli operatori del primario. “Simili accadimenti - ha chiosato Azzalin
ALLARME AVIARIA 220 MILA POLLI ABBATTuTI
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a toccato anche il Polesine l’allarme di contagio da influenza “aviaria” riscontrata in tre allevamenti di Ferrara e Bologna, in Emilia Romagna. Infatti, benché abbiano dato esito negativo le indagini sierologiche e virologiche svolte dall’azienda Ulss 18 nell’allevamento della società Agricola Morgante di Lionello e C di Occhiobello e non sia stato evidenziato alcun sospetto di malattia, né la presenza di mortalità anomale, da lunedì 26 agosto sono iniziate le operazioni di abbattimento delle galline ovaiole. “Si tratta di misure cautelative – ha spiegato Laura Andreotti, vicesindaco del comune rivierasco al Po che ha firmato lo scorso 23 agosto l’ordinanza per il sequestro e l’abbattimento di volatili - ci tengo a sottolineare inoltre che non c’è pericolo per l’uomo, tuttavia, le direttive del ministero della Salute e della Regione Veneto dispongono l’abbattimento in via precauzionale”. Si tratta di ben 220 mila capi che sono stati eliminati secondo i protocolli e le normative comunitarie seguiti per le medesime operazioni avvenute negli allevamenti della provincia di Ferrara e Bologna. Le carcasse degli animali sono state trasferite, in regime di sicurezza, e incenerite a cura di una ditta specializzata individuata dall’azienda Ulss 18. La distruzione ha riguardato anche tutte le uova dell’allevamento. Il protocollo prevedeva poi la pulizia e disinfezione dei locali adibiti all’allevamento dei volatili, delle zone circostanti, dei veicoli utilizzati per il trasporto e di tutto il materiale potenzialmente contaminato, passaggi questi svolti sempre alla presenza di personale del servizio veterinario dell’azienda Ulss 18.
Immediato anche l’intervento della Regione, preoccupata che il contagio potesse estendersi e assumere le dimensioni dell’emergenza aviaria di una decina di anni fa, con pesantissimi danni economici diretti e indiretti. Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, assieme al collega alla sanità, Luca Coletto, dal quale dipendono i Servizi Veterinari regionali e sul territorio, ha fatto il punto della situazione. “Dobbiamo evitare ulteriori pesanti contraccolpi economici al sistema produttivo, tenuto conto che l’Italia è anche paese esportatore di prodotti avicoli e che il Veneto, dove peraltro è cambiata la strutturazione stessa degli allevamenti rispetto ad una quindicina d’anni fa, è regione leader nelle produzioni avicole di carni e uova”. A Roma intanto la questione è arrivata sui banchi del Parlamento grazie ad una interpellanza presentata dall’onorevole del Carroccio Emanuela Munerato, preoccupata che l’abbattimento dei capi possa tradursi nell’ennesima batosta per un Polesine già martoriato dalla crisi e dalle recenti avversità atmosferiche. Tuttavia da quanto viene confermato dal Vicesindaco di Occhiobello pare che l’ingente perdita di animali da parte dell’azienda Morgante non abbia creato problemi occupazionali per i dipendenti assunti nell’allevamento. “Siamo in stretto contatto con la proprietà – ha ribadito Laura Andreotti - la quale assicura e garantisce che non sono a rischio i posti di lavoro”. In tal proposito è risultata rassicurante anche la dichiarazione del dirigente veterinario dell’Ulss 18 di Rovigo, Francesco Monge, che ha confermato il totale indennizzo da parte dell’Unione europea e del Fo.Ma. ministero dei capi abbattuti.
– sono sempre più frequenti e per questo vanno considerate le azioni che mettano al riparo gli agricoltori da simili rovesci, penso, in particolare, ai nuovi strumenti previsti dalla futura Pac per l’assicurazione del reddito, che che coprono non solo i rischi derivanti da fatti calamitosi, ma anche quelli derivanti dalle oscillazioni dei prezzi. Bisogna essere chiari, la strada degli indennizzi è sempre più stretta ed in futuro bisognerà rimboccarsi le maniche per trovare altri canali di sostegno. Le opportunità maggiori le offre il “Programma di sviluppo rurale” che, come è avvenuto per la siccità, può innanzitutto operare sul credito agevolato alle imprese danneggiate”. Non ha alimentato aspettative nemmeno Fabrizio Stella direttore di Avepa, l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura, affiancato nella stessa occasione da Fabio Ortolan Ortolan, vicepresidente della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha manifestato la disponibilità dell’Istituto da lui rappresentato nell’offrire soluzioni agevolate agli agricoltori colpiti dal fortunale. Presenti all’assemblea tenutasi in municipio di Badia Polesine anche il consigliere regionale del Carroccio Cristiano Corazzari l’onorevole Manuela Munerato, prima firmataria di un’interrogazione presentata in Parlamento.
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tato di calamità ma anche “costituzione di un fondo straordinario a supporto degli ingentissimi danni subiti dalle aziende agricole, durante l’evento meteorologico del 14 agosto”. E’ quanto chiedono la presidente della Provincia Tiziana Virgili e l’assessore all’Agricoltura Laura Negri con una lettera al governatore del Veneto Luca Zaia, all’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato e Fabrizio Stella direttore generale Avepa: “Tanto si chiede – precisa la nota partita da palazzo Celio - in relazione alle situazioni critiche evidenziate dalle imprese e cooperative agricole che denunciano la perdita completa del raccolto, con conseguente venir meno del reddito e, talvolta, l’impossibilità ad onorare le commesse”. Il testo inviato in copia anche alle associazioni polesane della Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Eurocoltivatori ricorda come “tale situazione comporterà nell’immediato futuro pesanti ripercussioni sull’occupazione agricola in un settore economico strategico per l’economia polesana”. “Quanto richiesto – conclude la lettera di richiesta - riveste, naturalmente, carattere d’urgenza essendo indispensabili interventi rapidi di ripristino degli impianti e delle colture”.
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Mondo scuola 25
Sviluppo Intervista al presidente del Consvipo Angelo Zanellato
“La mobilità delle merci, il futuro del Polesine” La realizzazione di diverse infrastrutture posizionerà la provincia di Rovigo al centro di un importante snodo viario di Mauro Gambin
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opo cinque anni di crisi oltre ad un generale impoverimento del paese è andata diffondendosi anche la consapevolezza che il modello di sviluppo che ha reso ricco il Veneto è superato. Il tempo del “piccolo è bello” è finito, i mercati emergenti sono lontani dai capannoni sotto casa e comunque sia il settore manifatturiero, ora, è passato in mano ad altri paesi. Il superamento della crisi, dunque, passa necessariamente attraverso una riflessione che porti all’individuazione di nuovi orizzonti per l’economia veneta. “Il Polesine ha pagato più di tutti questa crisi – spiega il presidente del Consvipo, Angelo Zanellato – perché la sua struttura economica era subordinata ad altre zone. Le nostre imprese, quasi sempre famigliari, piccole, poco strutturate e sottocapitalizzate (l’investimento di utili nell’impresa non è mai stato una priorità) non hanno retto. Meno peggio è andata, invece alle aziende molto specializzate come la metalmeccanica, la cantieristica o il settore edile che sono sul mercato mondiale da anni. malgrado la disorganizzazione
Nella foto piccola il presidente Angelo Zanellato
Attraverso la via dell’ambra le merci raggiungeranno la Russia in 3 giorni, oggi ne servono 10 delle aree produttive, sorte un po’ a casaccio e rimaste per lo più senza infrastrutture. Per fortuna il territorio polesano è meno compromesso di altri e l’agricoltura non è stata sopraffatta dal cemento”. Su cosa può fattivamente puntare quindi il Polesine? “Può contare soprattutto sulle 5-6 macro aree artigianali sulle quali occorre concentrare le aziende, servendole di infrastrutture con alta tecnologia e soprattutto di una rete per i trasporti che permetta di abbatte costi e tempi di consegna. Il Polesine potrebbe candidarsi a vincere questa sfida”. Potrebbe? “Potrebbe, se venisse realizzato il porto off-
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shore per le grandi navi” Ma a quanto pare sembra verrà realizzato a Venezia, perché l’unica ad avere dei fondali idonei al pescaggio delle imbarcazioni. “Venezia non ha nulla, quando il Mose sarà attivo potrà contare al massimo su 12 metri d’acqua davanti al suo porto, per trovare i 2526 metri necessari, invece, dovrà spostarsi molto più vicina a Chioggia, ossia in una posizione molto più funzionale anche per il Delta del Po. Inoltre è in via di strutturazione anche una retta ferroviaria con lo scartamento compatibile con la linea russa che ricalca la direttrice dell’antica “via dell’ambra”, durante l’età del bronzo questa via permetteva al prezioso materiale di raggiungere dal Mediterraneo al Baltico. Forse anche chi non conosce nel dettaglio la storia antica, saprà che tale via attraversava anche il Polesine e anche se fosse Venezia la destinazione del terminal, sarebbe comunque sempre il porto off-shore il punto di riferimento dell’intera rete. Ora, non è difficile immaginare che quando tutto questo verrà realiz-
zato il Polesine si troverà al centro di importanti assi viari rivolti verso economie crescenti come Russia e Cina, oggi ci voglio 10 giorni alle merci per raggingere Mosca e 25-26 per la Cina, con la via dell’ambra appena 3, e per quanto riguarda i grandi carichi immaginiamo l’importanza della via navigabile Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante, ma anche la Nogara-mare, il cui progetto è arrivato alla fase definitiva, e la Valdastico Sud che verrà ultima entro l’anno. Il futuro del Polesine a mio avviso non può che essere sulla mobilità delle merci”. Quindi per il Polesine è più conveniente entrare a far parte della Pa.Tre.Ve o della Vi.Ve.Ro? Senza dubbio della Vi.Ve.Ro, al Polesine non conviene essere la periferia di Venezia, conviene molto di più diventare lo sbocco a mare di Verona e Vicenza e poter contare sulla città scaligera come un ponte con la Lombardia”. Ma tutto questo traffico in mare non andrà ad infastidire un settore strategico, per il
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cia n i v P r o rrara di Fe
Provincia di Padova
Delta, come la pesca o il turismo di Rosolina, già ora con l’ipotesi della riconversione a carbone della centrale di Polesine Camerini gli animi paiono essere alquanto esacerbati? “La piattaforma off-shore posizionata al largo di Chioggia potrebbe risolvere anche questo problema. Se la situazione rimanesse com’è le imbarcazioni per il rifornimento di carbone della centrale entrerebbero dal canale di Porto di Levante, che tra l’altro ogni sei mesi deve essere scavato, mentre se la piattaforma fosse Chioggia potrebbero arrivare a Porto Tolle attraverso una via d’acqua nell’entroterra risalendo il Po di Brondolo, fino alla Conca di Volta, poi via Adige e Canalbianco ridiscendere lungo il Po fino a alla Centrale. Pesca, turismo e ambiente verrebbero così risparmiati”. Ci sono progetti per questa nuova via d’acqua? No, per il momento non c’è ancora niente ma il Consvipo farà il possibile per poterla trasformare in realtà”.
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fino al 31/12/13
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Cultura provinciale 29 25 Arte e territorio Polesine film commission alla mostra del cinema
Quando un territorio diventa pellicola
musica classica Torna Musiké
Nello stand della Regione del Veneto sono stati presentati i registi che hanno lavorato nella nostra provincia e le loro opere di Lorenzo Zoli
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olesine, terra di cinema e da cinema. Ossia, terra minuto e mezzo, del docufilm realizzato dal giovane che ha prodotto cineasti di ottimo livello, ma an- regista Ruben Garbellini, polesano, che ha in questa che terra in grado di offrire location affascinanti maniera fatto una vera e propria dichiarazione d’amore come poche. E’ questa la duplice idea alla base della alla sua provincia. “E’ un’opera - ha spiegato - divisa in presenza della Polesine film commission alla 70esima quattro parti, come quattro sono le stagioni. Un vero e mostra del cinema di Venezia. La realtà presieduta da proprio viaggio che ha il compito di fare conoscere la Angelo Zanellato, infatti, sabato 31 agosto e domenica nostra terra, percorrendola dall’Alto al Basso Polesine”. 1° settembre, è stata presente all’hotel Excelsior Lido di Infine, è stata la volta di una regista che ha scelto Venezia, nello stand della Regione del Veneto. uno scorcio caratteristico di Adria, uno dei suoi vicoli, La due giorni è iniziata con una tavola rotonda, per un cortometraggio nel corso del quale, per tutti i 12 dal titolo “Il Polesine ed il cinema, registi a confronto”, minuti che dura, non viene detta neppure una parola. che ha coinvolto cinque artisti della macchina da pre- In compenso, tuttavia, le 14 donne, italiane e straniere, sa che tutti hanno lavorato nella che ne sono protagoniste, alternostra provincia, con ottimi risul- Ambientato nandosi sulla scena, lanciano un tati: Christian Battiferro, Luigi Di ad Adria messaggio molto, molto imporGianni, Salvatore Maira, Samad il cortometraggio tante, dal momento che prendoAnita Gallimberti Zarmandili e Ivan Zuccon. no posizione contro la violenza di Proprio quest’ultimo, poi, ha contro la violenza genere, della quale hanno fatto raccontato la propria bella espele spese sulla propria persona. rienza la domenica successiva: Zuccon, specialista in Questa, infatti, l’idea che sta alla base dell’opera profilm horror, ha infatti realizzato ben 35 pellicole, tradot- posta da Anita Gallimberti. te in tantissimi paesi. L’ultima sua opera “Wrath of the Insomma: due giorni vissuti intensamente. Nella crows”, girata proprio quest’anno, è stata interamente speranza di dimostrare - e i risultati paiono avere dato realizzata nella nostra provincia. Come, del resto, tutti alimento a questa speranza - che il Polesine è una terra gli altri lavori di questo prolifico regista. Che, in questo che ha molto da dire, potendo contare su una schiera film, per il resto interamente affidato a un cast stranie- di artisti in grado di trasporre su pellicola emozioni e ro, ha tuttavia inserito un altro artista polesano, vale a pensieri importanti. Ma, allo stesso tempo, il Polesine dire l’attore Matteo Tosi, rodigino. è anche una terra che può aiutare chi ha qualcosa da Sempre nella stessa giornata di domenica, poi, è dire a farlo, offrendo le proprie meraviglie ai poeti del stata la volta di “Polesine, lo sguardo di un giovane lungometraggio. E del cortometraggio. regista”, con la proiezione del trailer, della durata di un
in breve Letteratura
parTe la scuola di scriTTura palomar
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’ pronta a partire, a Rovigo, l’esperienza - una vera novità per la nostra città e provincia - della scuola Palomar. Ossia la scuola di scrittura portata in Polesine dall’autore Mattia Signorini, che ha fatto ritorno alla propria terra d’origine dopo l’esperienza milanese. Una idea, quella della Palomar - che prende il nome dell’oLo scrittore rodigino monimo romanzo di Italo Calvino - soMattia Signorini stenuta dall’Accademia dei Concordi, che tra l’altro ha fornito anche gli spazi, dalla Vicky Satlow Literary Agency e dal Sistema bibliotecario provinciale. In particolare, la seconda, importante agenzia letteraria, prenderà in carico i migliori talenti che usciranno dalla scuola, con l’impegno di proporli alle maggiori case editrici del nostro paese. Tre le proposte della Palomar per l’anno in corso: in primo luogo, il master di narrazione, il cui scopo fondamentale è proprio quello di affinare le tecniche narrative di ognuno. Le iscrizioni sono aperte sino al prossimo 30 settembre per la scuola di scrittura per la quale, tuttavia, i posti sono ormai esauriti. Le iscrizioni, quindi, si riapriranno a ottobre, con inizio delle nuove lezioni a gennaio 2014. Infine, il servizio di valutazione dei dattiloscritti, che è già attivo. Come detto, la sede della scuola è all’Accademia dei Concordi e informazioni sulla sua attività possono essere richieste anche all’indirizzo di posta elettronica info@scuolapalomar.it. Lo.Zo.
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Il regista Ivan Zuccon e il set del suo film interamente girato in provincia di Rovigo “Wrath of the crows”
una rassegna dedicata al pianoforte
“concerTi in villa cenTanin”
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na rassegna tutta dedicata alla magia del pianoforte e collocata in una cornice che più ideale proprio non potrebbe essere: villa Centanin ad Arquà Petrarca, sede proprio della Fondazione musicale Masiero e Centanin e del Museo di pianoforti antichi, che espone una collezione di pianoforti del XVIII e XIX secolo di famosi costruttori tedeschi, inglesi, francesi ed italiani. E’ proprio qui, infatti che, per tutto il mese di settembre, si susseguiranno gli appuntamenti della kermesse “Concerti in villa Centanin”. Grandi protagonisti saranno, oltre che gli autori, i pianoforti stessi, veri e propri pezzi di storia, oltre che opere d’arte. Eccoli: Pleyel (1850), Erard (1856), Boisselot (1840), Bösendorfer (1847), Stein (1784), Walter (fine XIX sec), Muller (1820), Steinway (inizio XX sec). Pianisti Franco Angeleri e Micaela Mingardo. Per informazioni, è possibile fare capo al numero di telefono 0498020656, oppure al sito www.fondazionemusicale.it. Di seguito, il programma della rassegna. Dopo l’inizio di sabato 7 e domenica 8 settembre, dal titolo “Il poeta e il pianoforte”, con i pianisti Franco Angeleri e Micaela Mingardo, il fine settimana successivo appuntamento sempre sabato e domenica, la prima giornata alle 16.30, la seconda alle 10.30 e alle 16.30. I protagonisti saranno sempre loro, Angeleri e Mingardo, che questa volta si esibiranno sul tema “All’ungherese”. Con musiche di Beethoven, Schubert e Brahms. Il terzo fine settimana del mese, stessi giorni e stessi orari, sarà la volta di “Pianoforti romantici”, mentre, l’ultimo weekend, con medesimi orari e modalità, toccherà a “I pianoforti di Mozart”. Lo.Zo.
orna Musiké, la rassegna di musica, teatro e danza, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e di Rovigo. Dopo il felice esito dei “battesimi del fuoco” introdotti nel 2012, l’attenzione di Musikè per i giovani musicisti quest’anno si concretizza nei concerti delle orchestre dei Conservatori di Adria, Rovigo e Padova. Innovativa la formula che è stata ideata per le loro performance, dal momento che ognuno degli ensemble si esibirà, per così dire, “fuori casa”. Nel senso che il conservatorio di Padova si esibirà a Rovigo, quello di Rovigo a Padova, quello di Adria a Rovigo. Prima di questo affascinante trittico, tuttavia, sarà il momento dell’atto primo, al quale sarà affidato il compito di sollevare il sipario sull’edizione 2013 della rassegna. L’appuntamento, quindi, è fissato per lunedì 16 settembre a Padova, all’auditorium Pollini, dove Shlomo Mintz, uno dei maggiori violinisti viventi, accompagnerà cento giovani orchestrali dell’orchestra giovanile nazionale della Turchia. Ricco il programma di arie e melodie che allieterà la serata. E verdissima l’età degli artisti che saranno guidati nella performance dalla direzione del maestro Cem Mansur, che ha fondato il gruppo nel 2007: hanno tutti tra i 16 e i 22 anni al massimo. L’appuntamento successivo della rassegna, nel Padovano, sarà il 10 ottobre, a Cittadella, quando sarà di scena il trio Didier Laloy & S-tres. Lo.Zo.
Spettacoli
ulTimo appunTamenTo con “TeaTro nelle corTi…”
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i conclude sabato 14 settembre la rassegna “Teatro nelle corti… e su le piazze e su le are, sui àrzari o sui campi, ne le osterie e soto le tori...”. Un appuntamento dedicato agli amanti della recitazione e che ci ha accompagnato per tutta l’estate. Per l’ultimo “su il sipario” è stata scelta la bella cornice del parco adiacente il mulino Pizzon di Fratta Polesine. Una delle componenti chiave dello spettacolo sarà proprio l’ambientazione: non a caso, prima dell’inizio della rappresentazione, il professor Raffaele Peretto sarà autore di un breve excursus proprio sulla corte. Protagonista della serata sarà la compagnia teatrale “Mondonovo” di Spinea, che porterà in scena un classico della commedia, ossia il “Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare”. Per informazioni e prenotazioni, è possibile fare capo al numero di cellulare 3472579102. La commedia, una tra le migliori di Shakespeare, è stata scritta in occasione di una festività di nozze. La storia procede per quattro vicende parallele confluenti a una felice conclusione: una storia di nozze principesche, uno spericolato groviglio di equivoci fra quattro giovani innamorati confusi nei loro reciproci sentimenti per opera di magia; un contrasto fra esseri fantastici sovrani degli elfi e delle fate, un canovaccio da commedia dell’arte che introduce nell’opera il motivo del teatro nel teatro. Lo.Zo.
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LO pallavolo
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SPORT in PRIMO PIANO Rugby Al via il campionato di Eccellenza il prossimo 21 settembre
voTazioni per la fascia di capiTano. eleTTa elisa peluso
a società ha incaricato il coach Stefano Ferrari e lui ha “girato” l’onore e l’onere della scelta allo spogliatoio, che ha proceduto nella maniera più democratica possibile: votando. E’ in questa maniera - forse la migliore - che, alla fine, è stato scelto il capitano che sarà la prima voce delle giallonere della Beng in questa stagione che, per le ragazze di patron Monesi, si annuncia davvero speciale. Dal momento che saranno impegnate nel campionato di serie A2: come dire, l’antiElisa Peluso camera del paradiso, pallavolisticamente e sportivamente parlando. La scelte delle atlete è caduta su Elisa Peluso, giovane veterana: palleggiatrice, 31 anni e alle spalle una carriera di assoluto livello, iniziata a 14 anni nelle fila del Cus Siena, in cui ha militato per due stagioni disputando altrettanti tornei nel campionato di serie B1. Tra 1996 e 1998, due stagioni nella massima serie con la maglia di Despar Perugia. Già nel 1995, comunque, l’approdo alla Sestese, nel campionato di serie A2, le aveva spalancato le porte della nazionale. Poi, una lunga serie di squadre, tra le quali Forlì, Torino, Collecchio, Isernia, Carpi. Nominati, sempre con il medesimo meccanismo, anche i due vicecapitani: la banda Laura Crepaldi e la centrale Roberta Brusegan. Ora, è davvero tutto pronto per iniziare la stagione forse più affascinante del progetto Beng che, sino ad ora, si è dimostrato senza dubbio vincente, solido e anche baciato dalla buona sorte, il che non guasta mai. Via alle danze il prossimo 20 ottobre, con la prima giornata del campionato di andata. Le giallonere saranno a San Casciano per affrontare la compagine Il Bisonte. Il sogno, è domarlo. Lo.Zo.
I rossoblù parlano di scudetto di Lorenzo Zoli
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a stagione della verità. Quella in cui dire “scudetto”, non dovrebbe essere più un tabù, visti gli investimenti che sono stati fatti in casa rossoblù. Per i Bersaglieri del rugby, il prossimo campionato di Eccellenza - inizio il 21 settembre, in casa, con quelle Fiamme Oro Roma che si sono portate via l’ex enfant prodige Andrea Bacchetti - fornirà ben pochi alibi: se non si vince, o, almeno, non si convince appieno, ci sarà da mettersi attorno a un tavolo e domandarsi perché. Questo, almeno, il sentire che si respira in città. Anche se, chi mastica di rugby da tempo, tende a non dare nulla per scontato. Perché, se è vero che molto si è investito, è altrettanto vero che molto è stato cambiato. E non sempre, nello sport, questo paga subito. E’ stato cambiato l’allenatore, con l’arrivo di coach Frati che, da Prato, dove guidava i Cavalieri, si è portato dietro un bel po’ di giocatori di fiducia. Per alcuni storici bersaglieri - Bacchetti, ma anche Reato, che ha scelto il ritiro - è arrivato il momento dell’addio.
Nella foto il capitano Luke Mahoney Sul campo, il precampionato non ha dato indicazioni negative, anzi: la sconfitta contro la Benetton Treviso, pesante nel punteggio, 43 a 0, è stata comunque vista come una buona prestazione dei rossoblù, dal punto di vista della grinta, dell’atteggiamento mentale e della tenuta fisica. La seconda amichevole ha invece visto i ragazzi di Frati imporsi bene contro il Viadana, superato, tra le mura amiche del Battaglini, per 22 -5. In entrambi i match non ha ancora brillato Mirco Bergamasco, ma per lui ci sarà tempo, dal momento che prosegue sulla via del pieno
recupero dall’infortunio. Bene Mahoney, capitano. Insomma: una buona marcia verso la prima partita della stagione, in parte “macchiata”, tuttavia, da una pagina non bella, per quanto ancora tutta da chiarire. E che, sicuramente, non è nelle corde di una società come il Rovigo. Il riferimento è all’ospitata dei Bersaglieri, finita in rissa, di Ferragosto in uno stabilimento balneare dei Lidi, che ha avuto ampia eco sulle cronache. La speranza di tutti, ora, è che si torni a parlare solo di mete. Fatte.
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IL VENETO
in PRIMO PIANO
Il Ministro incontra gli assessori all’Ambiente delle regioni interessate
Al via un piano nazionale contro lo smog che avvelena la Valpadana
Secondo Legambiente, per ripulire l’aria della Pianura Padana la ricetta c’è già, si chiama mobilità sostenibile di Germana urbani
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l 2013 è stato denominato “anno eu- è sempre più urgente, invece, individuare ropeo dell’aria”. Nel nostro caso però, interventi su area vasta, mirati prioritaria“’anno europeo dello smog’ sarebbe mente a contrastare efficacemente lo smog stato forse più realistico e appropriato viste e, quindi, a ridurre le emissioni da traffico, le performance già segnalate nei primi mesi causa prima dell’emergenza sanitaria e dell’anno delle città del Nord Italia in termi- ambientale che interessa le nostre regioni. ni di inquinamento atmosferico. “Il bacino padano – afferma l’assessoIn buona sostanza quest’anno si sta re veneto Maurizio Conte - presenta valori attestando sui valori del 2012, quando di inquinamento atmosferico superiori ai in tutti i principali centri urbani sono stati limiti di legge, in quanto paga le sfavorevoli superati i livelli di polveri fini (Pm10). Ben condizioni meteoclimatiche, che rendono 51 città, tra le 95 monitorate da Legam- meno efficaci le misure prese, nonostante biente nell’ambito della classifica ‘PM10 ti l’impegno delle Regioni non sia mai mantengo d’occhio’, hanno superato il bonus di cato. Ora è necessario un forte impegno 35 giorni di superamento del valore medio centrale. Solo così sarà possibile evitare in giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo futuro nuove sanzioni”. stabilito dalla legge. E il Ministero pare averlo capito e quelCosì, alla vigilia dell’autunno il Mini- lo di inizio settembre è stato solo un primo stero dell’Ambiente incontro. ha radunato a Milano Tra le ipotesi “Saremo a Roma gli assessori di Veneto, sul tavolo – riferisce l’assessore Lombardia, Friuli Ve- l’introduzione della Conte – ad inizio Otnezia Giulia, Trentino “vignetta” per l’uso tobre per la firma di Alto Adige, Valle d’A- delle autostrade un accordo di programosta ed Emilia Romama. Certo è che la nagna, ossia le regioni della Pianura Padana, tura morfologica di questo territorio avrebbe avvelenate dallo smog. bisogno di regole ad hoc, soprattutto Roma L’obiettivo era quello di fare un’analisi e Bruxelles dovrebbero tener conto del fatdelle possibili strategie utili a risolvere il pro- to che qui abbiamo il maggior numero di blema dell’inquinamento atmosferico, per il industrie d’Italia. Certo non chiediamo l’abquale la Commissione Europea ha aperto un bassamento dei limiti ma non è pensabile procedimento contro l’Italia. che in un momento di crisi come questo si Ormai è chiaro a tutti che i blocchi del chieda alle aziende di fare ulteriori sacrifici. traffico a spot non servono a nulla e che Perciò chiederemo la defiscalizzazione degli
Maurizio Conte investimenti sostenuti dalle imprese che dovranno abbassare le emissioni. Il Veneto, come del resto le altre Regioni, è tra i più evoluti a livello europeo per quanto riguarda i fattori di emissione nell’industria, nei trasporti e nel riscaldamento. Peraltro l’impegno delle Regioni è stato riconosciuto anche da parte della Commissione Europea, ma ora è più che mai indispensabile soprattutto quello dello Stato”. Ma a creare molti problemi di inquinamento alla “conca” padana è anche il traffico di attraversamento, il secondo punto all’ordine del giorno della riunione al Pirellone. La macro regione è infatti attraversata da un intreccio fittissimo di autostrade e superstrade percorse da residenti ma anche
dai Tir che dall’Est Europa si dirigono verso l’Ovest. “Una delle ipotesi allo studio – riferisce l’assessore veneto all’ambiente – è l’introduzione della “vignetta”, la stessa che si compra per circolare in Austria o Slovenia. L’incasso sarebbe funzionale a sostenere un fondo per le politiche di contrasto alle Pm10”. Certo è che, se questa andasse a sostituire gli attuali pedaggi, sarebbe inutile perchè comunque resterebbero da pagare le Concessionarie. Quanto a blocchi del traffico e domeniche ecologiche pare assodato che queste misure servono davvero a poco. Mentre le targhe alterne restano un’ipotesi valida, purché siano stabilite in modo coordinato in un’area vasta.
“Al di là delle azioni messe in campo finora dalle Regioni – conclude Conte – è, di fatto, la prima volta che, con l’impegno del Ministero, si cercheranno di individuare e mettere in pratica degli interventi strutturali per l’intero bacino padano. Attraverso questo tavolo delle Regioni della Pianura Padana saranno confrontati e discussi dati per studiare azioni congiunte. Nel frattempo noi in Veneto, a ulteriore supporto di quanto già intrapreso per migliorare la situazione generale, stiamo stanziando incentivi per risparmiare energia, quindi emissioni nocive, che riguardano l’illuminazione pubblica, lo svecchiamento del parco autobus e favorire l’utilizzo della geotermia”.
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Il Veneto in primo piano 13 31 Urgente uscire dall’emergenza sanitaria causata dal Pm10
Legambiente: contro lo smog investiamo su mobilità sostenibile di Germana urbani
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Finanziamo, invece che nuove strade, uno dei sistemi di TPL interregionale più avanzati d’Europa, per una riduzione del traffico automobilistico e commerciale
uarda lontano Legambiente parlando di lotta allo smog e propone alla politica di concordare insieme strategie di mobilità sostenibile. “Per contrastare efficacemente lo smog servono interventi su area vasta, mirati a ridurre le emissioni da traffico, causa prima dell’emergenza sanitaria e ambientale che interessa le nostre regioni Serve una capacita’ politica nuova, che punti su un altro tipo di mobilita’ a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione”. A dirlo sono Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, Damiano Di Simone presidente di Legambiente Lombardia, Fabio Dovana, presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Lorenzo Frattini,
focus
l’anno in corso. E a chiedere all’Italia misure risolutive per ridurre l’inquinamento atmosferico a fine anno e’ stata pure l’Europa con una sentenza della Corte di giustizia nei confronti del nostro Paese- dice la direttrice generale di Legambiente Rossella Muroni- evidentemente, il problema dell’inquinamento e delle città invase dal traffico non può più essere affrontato in maniera parziale e limitata”. L’anno europeo dell’aria vede l’Italia molto indietro nella raccolta dei dati. Ancora oggi sono disponibili i dati di poche città e tra quelle monitorate da Legambiente i valori del Pm2.5 sono fuori norma nel 50% delle città. Al primo posto ancora una volta le aree urbane dell’area padana: Torino, Padova e Milano con un valore medio annuo
presidente del regionale Emilia Romagna, che si sono riuniti per concordare le loro strategie sulla mobilita’ proprio in vista del vertice convocato dal Ministro dell’ambiente Andrea Orlando a Milano . Secondo gli esponenti dell’associazione ambientalista non si può prescindere dai controlli. “Gli enti locali – affermano i presidenti di Legambiente - continuano, infatti, a fare poco o a procedere in ordine sparso perchè manca una pianificazione a livello centrale, c’è scarsa disponibilità di risorse ma anche poca lungimiranza e scarso senso di responsabilità”. “Il 2012 si chiude con una conferma sugli elevati livelli di inquinamento atmosferico che respiriamo nelle città italiane e lo smog è destinato a caratterizzare anche
compreso tra 35 e 33 microgrammi/metro cubo. “Se davvero il Ministro Orlando vuole cambiare registro - hanno concluso i presidenti regionali di Legambiente -, chieda di concertare col ministro delle Infrastrutture e dei trasporti il piano delle autostrade previste dalla legge Obiettivo nel Nord Italia, sottoponendo ogni grande progetto ad una revisione indipendente che ne valuti sostenibilità e rapporto costi-benefici, cancellando ogni finanziamento per i progetti che non superano il vaglio. Con le risorse risparmiate potremmo finanziare uno dei sistemi di TPL interregionale più avanzati d’Europa, e ottenere una durevole riduzione delle percorrenze automobilistiche e commerciali a beneficio della mobilità collettiva”.
più ferrovia meno gomma
S
econdo gli ambientalisti c’è bisogno di una profonda revisione della programmazione delle infrastrutture e dei servizi che attengono alla mobilità di un’area ad alta densità demografica e ad altissimo livello di motorizzazione individuale, qual è la Pianura Padana. Continuare, infatti, a realizzare le grandi infrastrutture stradali che sono in progetto o in via di esecuzione (si pensi all’inutile ramo di TI_BRE a Parma o al raddoppio del tunnel autostradale del Frejus o l’autostrada Orte-Mestre) non va certo nella direzione di una mobilità più efficiente e meno inquinante.
Lavoratori e cittadini del Nord Italia hanno bisogno di servizi di TPL urbano e regionale adeguati, più frequenti e affidabili; del rilancio del trasporto ferroviario passeggeri, di scala regionale e interregionale; di una logistica integrata, sostenibile ed efficiente per le merci che oggi viaggiano quasi solo su strada, e non di una mobilità fondata su faraoniche e impattanti infrastrutture come la Torino-Lione ma di una diversa politica degli incentivi che sappia premiare il trasporto ferroviario a scapito di quello su gomma, utilizzando ed ammodernando le linee ferroviarie già esistenti.
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32 Il Veneto in primo piano Vendemmia 2013 Annata anomala, influenzata dal clima bizzarro con tanta pioggia e freddo fino alle porte dell’estate
Il vigneto Veneto tiene le posizioni, qualità discreta In aumento la quantità delle uve bianche, stabili i rossi. In calo Venezia e Rovigo, bene Padova e Treviso di Nicola Stievano
O
gni anno a settembre il mondo agricolo e tutto ciò che in Veneto gira intorno alla viticoltura guardano con apprensione alle previsioni per la vendemmia. Il “vigneto veneto” con i suoi 11 milioni di quintali d’uva e un giro d’affari di miliardi di euro è una delle eccellenze agroalimentari della nostra regione che vanta un ottimo successo all’estero e alimenta un mercato che finora non ha conosciuto crisi. Prosecco e Amarone, ma anche Merlot, Cabernet, Moscato e tutte le principali varietà di vini bianchi e rossi che si fregiano di oltre una ventina di Doc e alcuen prestigiose Docg sono un patrimonio della nostra terra, la cui resa però deve fare i conti anche con l’andamento climatico. Mai come quest’anno, confermano i tecnici di Veneto Agricoltura durante il consueto incontro nei giorni della vendemmia, il clima ha influito pesantemente in vigneto. Piogge torrenziali e freddo fino all’inizio dell’estate, poi caldo e siccità, compresa la grandine che ha letteralmente distrutto alcuni vigneti di pregio. In ogni caso
la produzione è salva e la qualità accettabile, aggiungono gli esperti, tanto che per le uve bianche la produzione 2013 dovrebbe attestarsi attorno al 5-10% in più rispetto allo scorso anno, mentre per le uve nere la quantità dovrebbe rimanere invariata. “Il dato è senz’altro positivo - spiega Giuseppe Nezzo, commissario di Veneto Agricoltura se si considera com’era partita la stagione caratterizzata, fino quasi alla fine di giugno, da abbondanti precipitazioni e basse temperature che avevano creato forti preoccupazioni per vari problemi di ordine sanitario nei vigneti. Con l’arrivo del caldo estivo, nell’ultima decade di giugno la situazione si è fortunatamente raddrizzata, trascinando però fino alla vendemmia un ritardo nella maturazione delle uve di 10-15 giorni rispetto al 2012”. “In Veneto la produzione, sotto il profilo quantitativo, - aggiunge Diego Tomasi - si presenta a macchia di leopardo, con incrementi e cali delle rese rispetto allo scorso. In calo la produzione nel veneziano (-5/10%) con Merlot, Glera e Chardonnay
annunciate attorno al -5%. Nel rodigino, addirittura, si prevedono riduzioni anche del -20/30%, dovute a importanti estirpi e forti grandinate registrate nelle scorse settimane. Segno positivo invece per i Colli Euganei e il territorio provinciale, dove l’incremento dovrebbe attestarsi attorno al +10/12%. A Verona si attende un incremento delle uve Chardonnay (+5%), Garganega (+05%), Corvinone (+5/10%), Merlot (+5%), mentre un calo dovrebbe interessare le uve della varietà Corvina (-5%) e Rondinella (-15/20%). A Treviso è previsto un leggero incremento quantitativo delle uve bianche (+3/4%), mentre la produzione di uve nere dovrebbe rimanere invariata. Per la Glera (Prosecco) l’aumento dovrebbe raggiungere addirittura il +5/10% e per lo Chardonnay il +5%. Per il Merlot la produzione dovrebbe rimanere invariata. Ricordiamo che nel 2012 le due province di Treviso e Verona da sole avevano prodotto oltre 8 milioni e 400 mila quintali di uva, i tre quarti della produzione complessiva nel Veneto”. Intanto gli
addetti ai lavori cercano di fare sistema e l’assessore Franco Manzato lancia, un network per l’innovazione vitivinicola. Si tratta di una rete tra quanti operano nell’ambito di questo segmento, strategico per raggiungere nuovi traguardi di qualità, tipicità e di mercato, rispetto al quale la Regione sarà capofila e farà da coordinamento tra le attività. Il progetto si propone di ridefinire e riorganizzare i rapporti tra i diversi soggetti che già operano nelle aree della ricerca, sperimentazione e formazione realizzare una
maggiore efficienza operativa e migliorare la capacità di produrre innovazione applicata in enologia e viticoltura. “La dinamicità che caratterizza il settore ed il livello professionale e imprenditoriale degli operatori – conclude Manzato – necessita di adeguate risposte, con riferimento al processo produttivo a partire dagli aspetti inerenti alla produzione viticola fino al condizionamento del prodotto in funzione della sua immissione al consumo. Il tutto entro un quadro di risorse che vanno ottimizzate”.
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randine & cinghiali: estate da dimenticare per centinaia di agricoltori del Veneto meridionale. In Polesine una violenta grandinata qualche giorno prima di ferragosto ha messo in ginocchio la produzione agricola in buona parte della provincia, in particolare nell’Alto Polesine dove vigneti e coltivazioni a pieno campo, frutteti e orti sono andati completamente distrutti. Colpiti a macchia di leopardo anche alcuni territori della Bassa Padovana, in particolare a sud di Este e Montagnana, dove a fine agosto grandine e vento forte hanno colpito diverse colture. Sui Colli Euganei, intanto, imperversano i cinghiali, voraci di uva e di ogni genere di prodotto commestibile. Un fenomeno incontrollato che ha assunto dimensioni allarmanti per gli agricoltori. Nell’Alto Polesine la gradine e la tromba d’aria hanno distrutto migliaia di ettari di terreno agricolo. Mauro Giuriolo, presidente provinciale di Coldiretti Rovigo, parla di “apocalisse nelle aziende agricole altopolesane”. “La produzione frutticola - spiega - è azzerata per quest’anno e per il prossimo: i frutteti sono distrutti e questo farà perdere anche il raccolto della prossima annata, perché la reazione degli alberi sfregiati nella corteccia sarà di dischiudere le gemme che sarebbero servite il prossimo anno. Del mais è rimasto lo stelo, delle barbabietole solo le radici. Dove non è arrivata la grandine ci ha pensato il vento forte, anche sotto le reti e che si è portato via la tettoia di un impianto di biogas appe-
na costruita in un’azienda fra Lendinara e Canda; la bufera ha divelto e scoperchiato le serre e i tunnel. Le orticole in campo sono andate perdute. I danni appaiono molto più gravi di quanto ci eravamo prospettati, non solo alle produzione, ma anche alle strutture”. Sui Colli Euganei i cinghiali sono ormai un flagello. I danni ai vigneti sono notevoli, denunciano i viticoltori di tutta l’area euganea, da Vò ad Arquà, da Teolo a Cinto, da Este a Torreglia ma anche a Baone, Galzignano, Rovolon. Quintali e quintali d’uva divorata dai cinghiali o danneggiata, una perdita di produzione che si annuncia ancor più grave dello scorso anno, quando decine di aziende avevano dovuto fare i conti con queste razzie. I produttori sono esasperati e impotenti, ogni mattina costretti a fare la conta dei danni e a scoprire vigneti distrutti. All’ordine del giorno le segnalazioni al Parco Colli Euganei e ai Comuni. Coldiretti Padova torna a chiedere l’immediata applicazione di un capillare piano di abbattimento. N.S.
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Cultura veneta 21 35 Commemorazioni Sono passati 50 anni dall’onda che uccise più di due mila personea
Vajont un disastro rimasto attuale Fu il cinismo, l’impudenza, la speculazione a creare le proporzioni della tragedia. Un senso dell’affare sopravissuto alla tragedia e contro il quale don Albino Bizzotto ha protestato di recente di Mauro Gambin
La foto della diga e in basso le operazioni di recupero dei cadaveri
A
lle ore 22.39 del 9 ottobre 1963 una frana di circa precisione, sulle carte degli ingegneri della Società Adriatica di 270 milioni di m³ di roccia si staccò dal fianco del mon- Elettricità, era una banca dell’acqua, un bacino che avrebbe te Toc precipitando nell’invaso creato artificialmente per dovuto raccogliere l’acqua scesa a valle attraverso il Vajont trattenere le acque del torrente Vajont e alimentare le turbine da altre sei centrali per alimentare le turbine della centrale di una centrale idroelettrica. Vajont, infatti, era il nome di un nei periodi in cui i fiumi erano in secca o ghiacciati. Vajont era corso d’acqua e della valle che si era scavato nei millenni. l’ultimo grande salto d’acqua prima che la fluida forza cinetica raggiungesse il Piave e poi il mare. Poi lo stesso nome venne esteso Quanta acqua? 168,715 milioni di alla diga, forse per osmosi, e oggi La centrale per la maggior parte di chi lo ricorda, avrebbe prodotto metri cubi, momentaneamente trattenuti dalla diga più alta al mondo, Vajont, è soprattutto il nome di un il 15% il cui impiego avrebbe prodotto il disastro. Come Frejus, come Ustica, del fabbisogno 15% del fabbisogno elettrico di allocome Piazza Fontana quando una elettrico di allora ra. Indubbiamente sarebbe stato un catastrofe accade per mano umana, prende il nome di ciò che gli sta attorno, mai quello di chi l’ha grande investimento se l’impianto avesse funzionato, se il provocata. Eppure i responsabili di questa tragedia vennero Toc, invece di un ghiaione marcio, fosse stato una sponda individuati. La colpa fu degli uomini di una società idroelettri- granitica solida indifferente al salire e allo scendere del livello ca veneziana che non vollero arrendersi davanti al fallimento d’acqua del bacino idrico. Non fu così ma per gli amministradi un progetto e all’ipotesi di mandare in fumo investimenti tori e per gli ingegneri della Sade l’impianto dovette rimanere per diversi miliardi di lire di allora. Vajont prima di essere tra- come lo avevano immaginato: funzionante e soprattutto regedia, infatti, era stato il fulgente sogno di un’Italia autarchi- munerativo. Cinismo e impudenza portarono addirittura alla ca che immaginava il proprio futuro illuminato dalla corrente vendita della fabbrica dell’energia all’Enel, malgrado da temprodotta dalle centrali idroelettriche. Grande Vajont, per la po i segni della frana che si sarebbe staccata erano più che
evidenti. Solo alla cecità dello Stato, definiamolo convinto e fiducioso in quel progetto positivista, sfuggì che dietro si nascondeva l’opportunità di un lucroso interesse. Le conseguenze della frana sarebbero potute essere differenti, il numero dei morti sarebbe potuto essere minore se Longarone fosse stata sgombrata la notte del disastro e infine se su tutto non avesse prevalso il senso dell’affare. Ecco il punto, quest’anno ricorrono i 50 anni dalla tragedia, attraverso un certo numero di iniziative verranno ricordati i pochi minuti che sono stati necessari all’onda, provocata dalla frana, per distruggere una valle, la vita di duemila persone e di tutti gli altri che di quei duemila corpi erano abituati a ritenersi famiglia e a chiamare casa quella valle. Verrà ricordato tutto ciò che quell’acqua ha spazzato via ma sarà opportuno ricordare anche ciò che la stessa acqua non ha cancellato: quel cinismo cieco e quella politica dell’affare uscita intonsa dalla catastrofe del Vajont e arrivata tale e quale ai giorni mostri. Alle cerimonie saranno presenti probabilmente il capo del Governo, Enrico Letta. Se il
suo esecutivo non finirà in crisi, il presidente del Consiglio sarà ai piedi della diga nei giorni immediatamente precedenti o successivi al 9 ottobre. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, probabilmente anche lui salirà a Longarone. Ma un posto d’onore dovrebbe spettare a don Albino Bizzotto che proprio in questi giorni, attraverso una protesta fatta di un prolungato digiuno, ha fatto riflettere questa regione sul malaffare che spesso si cela dietro le cosiddette grandi opere. Il coraggioso sacerdote padovano fondatore dell’associazione “Beati costruttori di pace”, ha chiesto che la Terra non venga più trattata come semplice cantiere, cava e discarica per gli appetiti e interessi di chi continua a speculare, che la politica delle grandi opere non sia mero affare e distruzione del territorio che non porta beneficio alcuno alle comunità locali. Parole che don Albino ha pronunciato per commentare quanto accade ai giorni nostri e per questo, credo, siano il modo migliore per ricordare soprattutto la tragedia di 50 anni fa.
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36 Rubriche affari di famiglia
A cura dell’AVVOCATO FULVIA FOIS
Testamento pubblico fatto da soggetto incapace di leggere e scrivere. Quanti i testimoni necessari a renderlo valido?
Cari lettrici e lettori, con la ripresa dalla pausa estiva, che mi auguro abbiate trascorso nel modo migliore insieme alle persone a Voi più care, la rubrica viene interessata dal quesito propostomi da un lettore, che per motivi di riservatezza indicherò con le sole iniziali M.S., ed avente per oggetto la validità o meno di un testamento pubblico fatto dal nonno. Nello specifico il lettore, sig. M.S., evidenzia nel proprio scritto che il nonno, incapace di leggere e scrivere, si è recato presso un notaio per dichiarare, con testamento pubblico, la volontà di lasciare ai due figli maschi la propria abitazione e alle due figlie femmine una quota di legittima in denaro. Tuttavia, dopo due anni dalla pubblicazione del testamento, le figlie del testatore, ritenendo iniqua la ripartizione, si erano rivolte ad un avvocato il quale sosteneva la possibilità di annullare il testamento pubblico in quanto, considerato l’analfabetismo del padre - de cuius-, il notaio avrebbe dovuto redigere lo stesso alla presenza di quattro anziché due testimoni come in realtà avvenuto.
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Prima di rispondere al quesito relativo la validità del testamento pubblico prestato dal nonno del sig. M.S., ritengo opportuno delineare, seppur brevemente, le particolarità di tale forma testamentaria soffermandomi poi sul numero dei testimoni richiesti dalla legge per la valida formazione dell’atto. Il testamento è quell’atto con il quale un soggetto dispone delle proprie sostanze per il momento in cui avrà cessato di vivere. Il nostro codice civile contempla diverse forme di testamento e, precisamente, quelle ordinarie e quelle speciali. I testamenti ordinari sono rispettivamente, il testamento olografo e il testamento per atto di notaio. Quest’ultimo può essere pubblico o segreto. Dunque, il testamento pubblico è un testamento notarile o ancor più precisamente è un atto con il quale il notaio, che riceve la volontà testamentaria del testatore, provvede a dare forma scritta alle disposizioni del testatore dandone successivamente lettura allo stesso alla presenza dei testimoni. Segue poi la sottoscrizione dell’atto da parte del testatore, dei testimoni e del notaio. La forma del testamento pubblico presenta il
Cucina
La ricetta rotolo di maialino
Ingredienti 1 pancia di maialino da 600 gr., 100 gr. filetto di maialino, 50 gr. di zenzero, aromi (salvia, rosamrino, timo, prezzemolo), 1 mela verde, 4 tipi di insalatina (valeriana, lollo, riccia, gentilina), olio di oliva e aceto di mele q.b. esecuzione Sgrassare bene la pancia del maialino, ed aprire come un portafoglio. Salare ,pepare, inserire gli aromi tritati e lo zenzero. Quindi aggiungere il filetto, arrotolare il tutto e legare bene con uno spago. Rosolare - in una casseruola ovale d’alluminio - perfettamente su tutti i lati, bagnate con vino, aggiungere gli aromi e lasciare cuocere lentamente per 1 ora. Lavare bene le insalate, disporre sui piatti, salare e condire con la vinaigrette di mele, aggiungere le mele tagliate a fiammifero e il rotolo di maialino a fettine sottili Messaggio pubblicitario
CUCINA
CRESPELLE AI PISELLINI, BURRATA E GRANELLA DI NOCCIOLE Una preparazione all’apparenza dolce, per la presenza di nocciole e pisellini, ma in realtà presenta anche note pepate e speziate. Le crespelle preparate con il semolino hanno una consistenza più ruvida di quelle classiche, all’interno una farcia con pisellini delicati e filante burrata che, proprio grazie al suo latte, mantiene la preparazione molto morbida. La nota croccante è stata data dalle nocciole, disposte in superficie a creare una crosticina dolce al punto giusto ed insaporita con il parmigiano.
Ingredienti per 5 persone: Per le crespelle: 3 cucch semolino, 3 e ½ cucch farina 00, latte condensato, latte,
3 uova, 1 cucch margarina, curry, sale. Per la farcia: 440g pisellini di Baone, 350g 50g, nocciole, 2 cucch olio evo, 1 cucch.no olio aromatizzato alle acciughe e peperoncino, curry, sale. Per la besciamella: 350ml latte, 35g margarina, 35g farina 00, 1 cucch formaggio parmigiano grattugiato, 2 cucch.ni olio aromatizzato alle acciughe e peperoncino, noce moscata, sale, pepe nero burrata,
Unire le uova al
composto di farine, un po’ di latte condensato ed insaporire il tutto con il curry. Lasciare riposare in frigo per
I consigli di Paolo
circa
il caffè dei sogni perduti
20 minuti. Sciogliere la margarina sulla piastra e fare le crespelle, versando il composto a cucchiaiate e
stendendo bene. In una padella con l’olio evo, scaldare i pisellini; portare a cottura con acqua ed insaporire con sale, curry e l’olio aromatizzato alle acciughe e peperoncino. Tritare le nocciole ed unirne un cucchiaio
ai pisellini. Per la besciamella: sciogliere la margarina in un pentolino, unire la farina quindi versare il latte, facendo attenzione che non si formino grumi. Insaporire con sale e noce moscata, lasciando sul fuoco finchè
Si prepara direttamente nel ballon, 1 cucchiaino di zucchero di canna, 2/10 caffè Hag, 2/10 Caf Caffè Borsci, 3/10 Zabov Moccia, 3/10, Panna fresca Lactis,
non si addensa, sempre continuando a mescolare. Frullare due cucchiai di pisellini ed amalgamarli alla
besciamella, assieme all’olio aromatizzato alle acciughe e peperoncino, mescolando bene. Farcire le crespelle
con i pisellini e distribuire la burrata; chiudere ad involtino e disporre sul piatto crisp, precedentemente bagnato con il latte della burrata.
polvere di caffè su tutto
Coprire le crespelle con la besciamella, spolverare di pepe nero e con la rimanente Bagnare il tutto con un po’ di latte per far si che rimangano morbide. Cuocere in forno a microonde con funzione crisp per circa 7 minuti, cospargere con il formaggio parmigiano e cuocere per altri 3 minuti. Manuela e silvia bizzo granella di nocciole.
info@terrazzainpiazza.it
Se lo desiderate segnalatemi i Vs casi e/o le Vs questioni di maggiore interesse all’indirizzo mail: affaridifamiglia.lapiazza@gmail.com autorizzandomi espressamente anche alla riproduzione parziale del testo da Voi inviatomi.
setacciare la farina con il semolino e, aiutandosi con il latte, ottenere una pasta morbida.
Ingredienti :
Paolo Marani
ove il testatore oltre che muto, sordo o sordomuto “sia incapace anche di leggere”. Tenuto conto delle informazioni fornite dal sig. M.S. e del dettato normativo al riguardo, si può con ragione ritenere che il numero di testimoni necessari per validamente formare il testamento pubblico del nonno era di due in quanto solo incapace di leggere e scrivere e non anche sordo e/o muto al momento della dichiarazione testamentaria. Ciò trova conferma anche nella migliore dottrina e nella giurisprudenza consolidata (Cass. Civ. Sez. II, 3.06.1983, n. 3939) che confermano quanto sopra ovvero che solo quando all’incapacità di udito e/o parola si aggiunga l’incapacità di leggere l’ordinamento impone una garanzia ancora maggiore cioè la presenza di quattro testimoni invece dei due normalmente richiesti.
Procedimento: Preparare la pastella per le crespelle: sbattere le uova con il sale; in una ciotola
COCKTAILS by Paolo Marani
duplice vantaggio di poter essere disposto da tutti (anche da chi non sa o non può leggere e/o scrivere) e di essere sottoposto all’accertamento dell’effettiva volontà del testatore. Presenta tuttavia lo svantaggio di un rigoroso formalismo, della mancanza di assoluta segretezza e della sua onerosità. Il processo di formazione del testamento pubblico si compone di molteplici passaggi, tra cui, ai fini del quesito in esame, assume rilievo proprio la presenza dei testimoni che ha quale scopo quello di garantire la fedele riproduzione delle volontà del testatore e l’assenza di una qualsivoglia influenza da parte del notaio. I testimoni devono essere maggiori d’età, pienamente capaci e non devono avere interessi nel redigendo atto. L’art. 603 del codice civile contempla la presenza dei testimoni nel numero di due. Tuttavia, in determinati casi, in cui l’esigenza di tutela della volontà testamentaria è particolarmente sensibile, il numero dei testimoni sale a quattro. Tale eventualità è espressamente prevista dal quarto comma dell’art. 603 c.c. che prescrive la presenza di quattro testimoni
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