APRILE 2022 APRILE 2022
Periodico d’informazione locale - Anno XXIX n.80
di Treviso Pace per l'Ucraina
Pace per l'Ucraina
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FRA BELLEZZA E DISAGIO GIOVANILE TREVISO GUARDA AL SUO FUTURO Mentre i progetti si moltiplicano, dai ragazzi arrivano segnali di malessere che fanno discutere la politica
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servizi alle pagg 12 e 13
CA’ FOSCARI
Ora Treviso da sede diventi città universitaria IL GRANDE BAILO
Taglio del nastro in attesa di Canova STEFANO PELLONI
“Colonna Preti non vuole proprio fare grandi mostre” GREEN TREVISO
“Bike to work” premia chi va al lavoro in bici MOM
Ecco il piano della nuova autostazione 30 ANNI DI ROCK
Radiofiera tour-spettacolo per festeggiare
Truffe & raggiri, un aiuto ai cittadini Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
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Truffe & raggiri, un aiuto ai cittadini
iorno dopo giorno le cronache riferiscono di truffe e raggiri di vario genere, ai danni di perNicola Stievano ma >direttore@givemotions.it < web. sone sole e anziane, anche degli utenti del A parte i casi più eclatanti che sfociano in episodi di iornofino dopo le cronache riferiscono di violenza, allegiorno conseguenze più estreme come truffe e raggiri di vario genere, ai danni di perpurtroppo abbiamo visto anche di recente nel nostro sone soleil epiù anziane, ma anche deglivengono utenti del web. Veneto, delle volte le notizie date in A parte i casi più eclatanti che sfociano in episodi poche righe. Eppure il problema esiste ed è diffuso.di violenza, fino alle conseguenze più estreme come segue pag 5 purtroppo abbiamo visto anche di recente nelanostro Veneto, il più delle volte le notizie vengono date in poche righe. Eppure il problema esiste ed è diffuso.
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Facciamo il punto
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Truffe & raggiri, un aiuto ai cittadini Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
Ca’ Foscari, il futuro è diventato presente I
l tempo di Ca’ Foscari a Treviso da futuro è diventato presente. L’ultimo mercoledì di marzo il consiglio comunale all’unanimità ha infatti approvato la formalizzazione dell’atto di indirizzo e l’avvio del procedimento per la realizzazione della sede universitaria all’Ipab Appiani-Turazza. A Palazzo dei Trecento era presente la magnifica rettrice Tiziana Lippiello, che ha ringraziato la città per aver creduto nell’ateneo, ha definito l’operazione come “momento di rifondazione della nostra presenza a Treviso” e, guardando avanti, ha auspicato “maggiore integrazione con le imprese del territorio”. Un’operazione da tanto di cappello, quella messa in atto dall’amministrazione Conte, che ha ricevuto il plauso convinto e palese di tutta l’opposizione. Che però ha anche chiesto, con Franco Rosi, che si passi da città con una sede universitaria a città universitaria. “Questo è guardare avanti”, ha dichiarato il capogruppo di Treviso Civica e – non dimenticando di riservare un pensiero a Dino De Poli, che da presidente di Fondazione Cassamarca gettò per primo i semi della presenza degli atenei nel capoluogo della Marca – ha anche suggerito che la politica cittadina utilizzi maggiormente le competenze universitarie. Una trasformazione (da città con una sede universitaria a città universitaria) che non si costruisce in qualche mese e forse neppure nel giro di qualche anno, ma sulla quale il governo trevigiano sembra intenzionato a puntare. Oggi sul piatto sono stati messi quasi venti milioni di euro per tutta una serie di opere e operazioni che hanno al centro anche l’università, compresi gli studentati, l’ampliamento della biblioteca Andrea Zanzotto, la nuova stazione delle corriere. Sempre dalle opposizioni, però, arriva il punto di domanda. Che ne sarà dell’ex distretto militare, una volta svuotato? Cosa si immagina per quella zona straordinaria? “Massima attenzione, nella risistemazione del puzzle urbanistico, a non creare altri buchi come l’esperienza dell’Appiani ci ha insegnato”, ha chiosato l’ex presidente del consiglio comunale.
Plauso delle opposizioni all’operazione di Mario Conte. Ora si chiede che Treviso passi da città con una sede universitaria a città universitaria
Anzi, come confermano le forze dell’ordine, due anni di pandemia con le relative restrizioni hanno provocato un aumento del fenomeno. Anche noi vogliamo fare la nostra parte attraverso l’iniziativa di Apisag e Polizia di Stato per la prevenzione delle truffe, con la distribuzione del materiale informativo che trovate anche in allegato a questo numero de “La Piazza”. Viene facile pensare per lo più alle truffe on line, consumate davanti ad uno schermo, a distanza, messe in atto da personaggi abilissimi nel confondere le proprie vittime e spingerle a trasferire anche ingenti somme di denaro. Ma a risentirne sono stati anche gli anziani che vivono soli, tenuti a lungo a distanza dai propri cari, oppure esclusi anche dalle abituali occasioni di ritrovo, come i centri anziani o le altre occasioni di scambio e condivisione. Questo isolamento prolungato e forzato li ha esposti ancora di più al rischio di cadere nelle trappole dei truffatori: persone che spesso si presentano alla porta di casa con modi rassicuranti, che cercano di spacciarsi per amici dei figli o lontani parenti, oppure che fingono un’inesistente emergenza per confondere le loro vittime. Sono venute meno anche le classiche e preziose occasioni di informazione in presenza promosse dalle forze dell’ordine soprattutto per spiegare alle persone anziane e sole come difendersi. Gli espedienti usati dai malintenzionati sono più o meno sempre gli stessi, con qualche “aggiornamento” e qualche variante. Vi sono quindi numerosi atteggiamenti, modi di presentarsi, situazioni e richieste che possono suonare come altrettanti campanelli d’allarme e mettere in guardia le possibili vittime. A questo si aggiungono alcuni consigli utili che è sempre bene tenere a mente per evitare spiacevoli sorprese, poche accortezze e attenzioni che possono essere di aiuto. E’ tutto scritto con chiarezza nell’opuscolo che trovate con “La Piazza”, da leggere con attenzione e da consegnare anche a chi non l’ha ricevuto. Un piccolo gesto che può essere di aiuto.
Sara Salin
di Treviso
è un marchio proprietà di
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È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto. Questa edizione raggiunge la città di Treviso per un numero complessivo di 32.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 32199
Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it< >www.lapiazzaweb.it<
Redazione: Direttore responsabile Nicola Stievano >direttore@givemotions.it< Redazione >redazione@givemotions.it<
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Chiuso in redazione l’8 aprile 2022
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Il taglio del nastro
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Il Museo. Raddoppiati gli spazi espositivi, pronti ad accogliere la grande mostra su Canova
Il Grande Bailo, gioiello di Treviso Conte: “Ringrazio la politica cittadina” L
a riqualificazione del Museo Bailo è stata ultimata e Treviso dispone di un nuovo gioiello da aprire al pubblico, all’arte, alla cultura. Un’operazione iniziata nel 2010, passata attraverso sindaci e amministrazioni diverse, superando un lockdown e gli intoppi tecnici dettati dalle difficoltà nel recepimento dei materiali e il cui risultato è il passaggio da poco più di mille a tremila metri quadrati di spazi espositivi. Per il recupero definitivo di quello che in origine, nel XIV secolo, fu un convento delle suore agostiniane, mancano solo la facciata nord e la relativa area verde, oltre alle due stanze dell’ala Carlini, già progettate e destinate a uffici. Lavori che il Comune ha candidato al bando del Ministero della cultura. Dopo l’inaugurazione del primo stralcio nel 2015 alla presenza del ministro Dario Franceschini, l’ultimazione del secondo stralcio ha avuto toni molto più sobri. Un taglio del nastro fra addetti ai lavori e poco più, in attesa di riempire stanze e saloni del Grande Bailo con la mostra dedicata ad Antonio Canova, in programma da metà maggio. “Ringrazio Giancarlo Gentilini, Gian Paolo Gobbo e Giovanni Manildo. Anche se con visioni politiche diverse, ci sono stati obiettivi comuni. Ringrazio la politica cittadina, che ha dimostrato che sui progetti belli non ci sono barriere politiche”, ha detto il sindaco Mario Conte. Un passaggio dovuto che è un dajavu, con l’allora sindaco Manildo che all’inaugurazione del primo stralcio volle al suo fianco Gentilini e l’ex assessore alla cultura Vittorio Zanini. Il completamento della riqualificazione del Bailo è costato tre milioni e 300mila euro di fondi comunali, con la direzione dei lavori totalmente interna e un conseguente risparmio di 100mila euro. Come ha voluto sottolineare l’assessore ai lavori pubblici Sandro Zampese, la prima opera che nel 2018 l’attuale amministrazione ha deciso di finanziare. “Un cantiere
I lavori del secondo stralcio di riqualificazione sono costati 3,3 milioni di euro di fondi propri Nel completamento della riqualificazione ritrovati affreschi che si credevano perduti complesso, con il rifacimento delle strutture e la scoperta di affreschi che si credevano perduti”, ha spiegato. Nella sala nord del secondo chiostro, destinata al nuovo progetto delle esposizioni temporanee, sono stati infatti restaurati gli affreschi ritrovati da Bailo e staccati dagli edifici trevigiani per essere poi posizionati a decorazione dell’ambiente. Una testimonianza straordinaria non solo della visione di Luigi Bailo, ma della bellezza dell’urbs picta trevigiana. I lavori hanno interessato il chiostro nord dell’ex fabbrica conventuale e le sale afferenti, con interventi di restauro conservativo, miglioramento strutturale, realizzazione di nuovi impianti di riscaldamento, climatizzazione e illuminazione. L’obiettivo è stato di conferire un carattere unitario all’intero complesso museale, senza negare l’originalità delle singole parti. Con gli interventi più im-
pegnativi concentrati sulla messa a punto delle dotazioni necessarie per raggiungere altissimi livelli prestazionali per le sale espositive, fra cui il controllo dell’umidità e della temperatura, il ricambio dell’aria, la presenza di impianti di rilevazione dei fumi, di spegnimento, di video sorveglianza, trasmissione dati e illuminazione. E con opere impiantistiche che riducono al massimo la percezione degli apparati tecnologici, integrati negli allestimenti sotto forma di boiserie. “Il lavoro fatto non è stato né banale né scontato. Un edificio fatto di stanze, relazioni e dettagli, dove ogni angolo è stato seguito con particolare attenzione e che prelude a un piano museale ambizioso che coinvolge anche la parte statale della città”, ha affermato il soprintendente Fabrizio Magani, secondo il quale non esiste in Veneto dal punto di vista cultura-
le un altro centro “con una visione così limpida e spiccata” come quella di Treviso. “Siamo nel posto giusto per tornare a parlare di creatività e di energie nuove. Treviso – ha dichiarato il soprintendente – è la città più giusta in questo momento per trovare nuove soluzioni”. Sara Salin
La grande mostra
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L’evento. L’esposizione aprirà il 14 maggio e resterà aperta fino al 25 settembre
Canova, capolavori dal mondo e reliquie di un culto laico C
’è grande attesa per la prima grande mostra ospitata al Museo Bailo. C’è curiosità, interesse, voglia di carpire qualche dettaglio in più. Di certo sappiamo quello che il soprintendente Fabrizio Magani ha sussurrato all’inaugurazione del completamento del museo civico: “Nella selezione delle opere ci sono alcuni capolavori”. Basterà aspettare il 14 maggio, quando l’esposizione sarà svelata al pubblico e potrà essere visitata fino al 25 settembre. “Canova, gloria trevigiana” promette l’arrivo di capolavori dal mondo, ma anche calchi del suo volto e della sua mano. Reliquie di un culto laico. “Il pubblico potrà ammirare un nucleo molto importante di sculture e gessi del grande maestro”, fa sapere Lavinia Colonna Preti, assessora alla cultura, che annuncia molti prestiti, anche eccezionali, per una mostra “che sarà bellissima e che, ne siamo certi, riuscirà a celebrare il Canova, indiscussa gloria trevigiana”. Colonna Preti anticipa anche che per la prima volta al
largo pubblico sarà svelata una serie di reperti conservati nelle collezioni civiche, ma che fino ad ora non sono mai stati esposti. “A partire dai calchi della mano destra del maestro e della sua maschera funeraria, autentiche reliquie dell’artista, entrate nelle collezioni civiche già in epoca ottocentesca”.
Tra le opere esposte anche il calco della mano dell’artista di Possagno e la maschera funeraria La spiegazione dell’importanza dei due reperti arriva da Fabrizio Malachin, direttore dei Musei Civici e curatore della mostra assieme a Giuseppe Pavanello e Nico Stringa. “Bisogna tornare al clima culturale dell’epoca. Quando il 13 ottobre 1822 Canova muore a Venezia, scatta la caccia alle sue reliquie, quasi fosse un santo. Uno dei primi
biografi, Pier Alessandro Paravia, riferisce che il giorno dopo la morte si fece la sezione del cadavere”, racconta Malachin. “È lo stesso Paravia a pubblicare l’incisione della ‘maschera cavatagli dopo la morte’. Il gesso oggi suscita un po’ di sensazione, ma ha un valore documentale relativo sia all’aspetto dell’artista che al macabro ‘mercato’ che si fece subito dopo la sua morte. Un feticismo – continua il direttore dei Musei Civici trevigiani – sostenuto certo dal mito stesso del Canova, che portò all’eccesso di fare a pezzi un cadavere per conservare la memoria di uno spirito geniale”. Il cuore, simbolo dell’amore, è toccato ai Frari e solo da pochi anni è tornato a Possagno nel Tempio. La mano destra, strumento di creatività artistica, all’Accademia delle Belle Arti, tempio dell’arte veneziana. “E i calchi di Treviso, rari, sono quindi l’esito di quel miti che era evoluto in un culto, quasi si trattasse di un santo”, aggiunge Malachin.
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Il dibattito sulla cultura
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Il capogruppo dem replica all’intervista a “La Piazza” dell’assessora beni culturali
Pelloni: “La strategia di Colonna Preti? Le grandi mostre non le vuole proprio fare” L
’intervista rilasciata dall’assessora alla cultura Lavinia Colonna Preti sul numero di marzo de “La Piazza” è stata richiamata dal capogruppo del Partito democratico Stefano Pelloni, che in consiglio comunale è intervenuto esprimendo le sue considerazioni sulla visione strategica della componente della giunta. In particolare sul tema delle grandi mostre in città. “Se c’è un disegno particolare, mi va benissimo che non si pensi solo alla grande mostra. Però mi sembra che l’assessora si sia messa un po’ troppo nella strategia e abbia deciso che le grandi mostre non le vuole proprio fare e che attrarre i visitatori è quasi un fastidio. Ma questa – ha dichiarato l’esponente dell’opposizione a Palazzo dei Trecento – è una strategia visionaria e lungimirante”. Colonna Preti nell’intervista aveva spiegato che la ricetta perfetta sarebbe avere tutto, dai piccoli ai grandi eventi, da Sgarbi a Goldin, ma che il Covid non solo ha tagliato le risorse ma ha anche cambiato i visitatori e che per questo il modello delle grandi mostre per il momento va abbandonato. “Siamo stati dei visionari a cambiare strada e, alzando il livello su tutti i fronti, non siamo rimasti col cerino in mano”, aveva dichiarato la titolare della cultura cittadina. Pelloni non ci sta e le ricorda che a Conegliano la mostra su Steve McCurry l’hanno fatta nonostante la pandemia, che a Rovigo nonostante la pandemia c’è Kandinsky. “Non cito Padova o Verona, perché – ha detto il capogruppo dem – è stata una precisa strategia visionaria e lungimirante quella di aver cacciato Goldin e quindi va benissimo anche questo. Però questa strategia così visionaria e così lungimirante non sta dando tutti gli effetti che speravamo”.
Il consigliere di opposizione interviene sostenendo che la lungimiranza dell’amministrazione non sta dando gli effetti che si speravano “A Conegliano e a Rovigo le mostre sono state organizzate nonostante la pandemia”
Nel mirino del consigliere comunale c’è anche la questione TRA. “Che si tratti di condizionatori o di ritardi, un sindaco non si può limitare a dire ‘io sono qui, chiamatemi’. Il sindaco sia protagonista, li faccia sedere attorno a un tavolo. Non si può neanche dire ‘se non c’è TRA, abbiamo già l’alternativa’. Ma come l’alternativa?”, si chiede Pelloni. “Ma allora uno è uguale all’altro? TRA è uguale all’alternativa o TRA rappresentava un valore aggiunto, una particolarità? Quello che ha fatto l’associazione negli ultimi dodici anni – ha sottolineato il capogruppo – non è uguale a quello che potrà regalare il prossimo progetto già pronto”.
IL CASO TRA. L’associazione Treviso Ricerca Arte ha detto addio alla gestione di Ca’ Robegan Il caso scoppia a metà del mese di marzo, quando l’associazione culturale TRA (Treviso Ricerca Arte) nel corso di una conferenza stampa con il proprio presidente Roberto Cortellazzo Wiel annuncia l’addio alla gestione di Ca’ Robegan. Nell’estate del 2020 venne siglata una convenzione fra Comune, TRA e Ca’ Foscari che prevede la concessione a titolo gratuito del palazzo, sede museale, in cambio dell’elaborazione di una proposta culturale quinquennale, di concerto con l’università, fra mostre, aperture quotidiane, eventi di formazione. La data fissata per l’apertura è marzo 2021, in attesa di lavori di ristrutturazione e adeguamento. Dopo un anno di ritardo e senza una data certa di fine cantiere – secondo il Comune per la difficoltà di reperimento delle materie prime, per l’aumento dei costi e per la pandemia – TRA ha annunciato l’addio alla gestione del museo. Una scelta che potrebbe preludere alla chiusura stessa dell’associazione, che si dice danneggiata nell’immagine, dopo aver già coinvolto sponsor e presentato il progetto
alla stampa. La vicenda ha innescato polemiche da parte delle opposizioni. Attestati di stima all’associazione sono arrivati da più parti, compresa Confcommercio Treviso. “A TRA va tutto l’apprezzamento mio personale e dei miei colleghi esercenti. In questi anni abbiamo potuto toccare con mano il valore del contributo originale e significativo portato alla città”, ha dichiarato il vicepresidente Michele Pozzobon.
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Green Treviso
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“Bike to work”. L’iniziativa è promossa dai 18 comuni che formano la “Next Generation City”
Sei vai a lavorare in bicicletta ti premio Fino a 500 euro in buoni spesa V
ai a lavorare in bicicletta? Non solo ti dico bravo perché pensi alla tua salute e a quella dell’ambiente, ma ti premio. Con buoni spesa, fino a un massimo di 500 euro, da spendere nelle attività produttive che aderiscono al progetto “Bike to work”. Sul modello delle grandi capitale europee, il capoluogo della Marca e i comuni che fanno parte della Grande Treviso hanno lanciato un’iniziativa per incentivare la riduzione del traffico, ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, migliorare la qualità della vita del territorio, promuovere uno stile di vita sano e sostenere le attività produttive locali grazie agli incentivi ai cittadini che usano la bicicletta e gli altri mezzi di mobilità cosiddetta “slow”. Come la bici elettrica e il monopattino, per arrivare in un secondo momento ad inglobare anche altre tipologie di trasporto sostenibile come il car-sharing e il trasporto pubblico. Sono 300mila gli abitanti coinvolti nel progetto, al quale aderiscono Treviso, Breda di Piave, Carbonera, Casale su Sile, Casier, Mogliano Veneto, Monastier, Morgano, Paese, Ponzano, Povegliano, Preganziol, Quinto, Roncade, San Biagio di Callalta, Silea, Spresiano e Villorba. Al loro fianco Ascom, Cna, Confartigianato e Coldiretti, con il supporto della Camera di Commercio. Ma come funziona? “Bike to work” si basa sull’utilizzo di un’apposita applicazione da istallare sul proprio smartphone, che avrà un database e un pannello di controllo grazie ai quali saranno conteggiati gli spostamenti, salvati i dati e calcolati i punti maturati a forza di pedalare. Il costo dell’operazione sarà assicurato da un apposito fondo che verrà alimentato dai comuni che aderiscono al progetto con 0,20 euro per abitante, più eventuali contributi economici da parte delle aziende che scelgono di partecipare. I punti maturati dagli utenti saranno convertiti in buoni spesa, con un taglio minimo di dieci euro o dei suoi multipli, che poi saranno rimborsati periodicamente e integralmente ai titolari delle attività produttive in cui i cittadini virtuosi andranno a fare acquisti. Tutti possono partecipare. L’unico requisito richiesto è che l’azienda per la quale si lavora aderisca all’iniziativa, redigendo il Piano degli Spostamenti CasaLavoro dei propri dipendenti e
a sostenere economicamente il programma con un contributo che andrà a incrementare il fondo iniziale, che nella prima fase è di 105mila euro. “Gli studi del traffico indicano che il 30 per cento degli spostamenti in auto in città vengono compiuti per percorrere meno dì 4,5 km. Attraverso questo tipo dì iniziative intendiamo sensibilizzare i cittadini, considerata anche l’efficiente rete dì piste ciclabili della quale disponiamo, a scegliere di lasciare l’auto a casa per questi piccoli spostamenti quotidiani”, dichiara il vicesindaco Andrea De Checchi.
Bosco di San Paolo, Piantato il primo di oltre 2.000 alberi Il nuovo bosco periurbano del quartiere San Paolo ha il suo primo albero. È stato messo a dimora il 17 marzo, è una farnia e naturalmente non resterà solo, considerato che è prevista la piantumazione di 1.670 piante forestali – che sono in grado di assorbire una grossa quantità di anidride carbonica – e 149 alberi autoctoni, fra aceri, carpini, frassini, olmi, querce, pioppi bianchi e neri, salici e ontani. Un bosco, quello di San Paolo, che rientra nel piano di riforestazione urbana voluto dall’amministrazione comunale nell’ambito delle progettazioni di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici e riconosciuto dal Ministero per
la transizione ecologica con un finanziamento di 261mila euro. Il rimboschimento dell’area (un totale di 1,3 ettari) ha come obiettivo l’aumento della resilienza dell’ecosistema locale, la riduzione degli effetti delle isole di calore , la migliore infiltrazione nel sottosuolo dell’acqua piovano grazie al mantenimento della permeabilità del suolo e, non da ultimo, il sequestro della CO2 atmosferica. Si è calcolato che l’intera zona beneficerà di un potenziale assorbimento di 20-50 chilogrammi di CO2 all’anno, in un arco temporale mediamente compreso tra i 20 e oltre i 30 anni. Vi si accederà da viale Nazioni Unite attraverso un passaggio pedonale rialzato, da Borgo Furo e da Vicolo del Pozzetto. Ci saranno 450 metri di percorsi larghi due metri e mezzo, con piazzole per i porta biciclette e saranno realizzati un impianto di illuminazione, una fontanella e un’aula didattica all’aperto a disposizione delle scuole.
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I giovani e la violenza
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A TREVISO È EMERGENZA BABY GANG? Si moltiplicano gli episodi in centro città con protagonisti i giovanissimi Esiste un’emergenza sicurezza nel centro di Treviso? A scorrere i titoli di giornali e telegiornali degli ultimi mesi verrebbe naturale rispondere di si. L’amministrazione ha sempre gettato acqua sul fuoco: sono episodi isolati, non esiste, secondo Ca’ Sugana, una vera escalation. Certamente, sopratutto per gli episodi che riguardano i più giovani, le tensioni e l’isolamento prodotti dal Covid costituiscono, come spiegato da psicologi e sociologi, un fattore determinante. Tant’è che nel tranquillo “salotto” buono del capoluogo della Marca c’è chi inizia a chiedere soluzioni più drastiche e a, urlare a gran voce, di non sentirsi sicuro. Uno degli ultimi episodi in ordine di tempo potrebbe rappresentare la classica goccia che fa traboccare il vaso non
soltanto per la gravità del fatto in sé quanto per il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione comunale. La madre di un ragazzino vittima di un regolamento di conti è stata rimproverata, mezzo stampa, dal sindaco Mario Conte. Secondo il primo cittadino, infatti, la donna avrebbe dovuto impedire al figlio di presentarsi a quell’incontro – rissa. La mamma, indignata ma sopratutto ignara di tutto, ha chiesto delle scuse al sindaco: scuse arrivate soltanto in privato. La donna, su tutte le furie ha pubblicamente denunciato come il sindaco, durante un incontro nel suo studio, si sarebbe scusato facendo una totale marcia indietro rispetto alla proprie prime dichiarazioni per poi diffondere un nuovo comunicato stampa con il quale avrebbe dato, secondo la signora,
una ricostruzione completamente opposta del loro appuntamento. Certamente non sta in questo scambio di dichiarazioni, intrecciate tra pubblico e privato, la soluzione a questa situazione, ma certamente testimonia come vi sia una crescente e diffusa percezione di insicurezza che, anche se determinata da “casi isolati” proprio come sostiene l’amministrazione, non va sottovalutata. Proprio per questo e non volendo cavalcare paure (diciamo che il periodo che stiamo vivendo
L’intervento. Roberto Grigoletto: “Sindaco, esci da Facebook e datti da fare”
da questo punto di vista è già abbastanza spaventoso) o, viceversa, minimizzare quanto sta accadendo, abbiamo scelto di mettere a confronto due punti di vista perché ciascuno possa rispondere da solo a quel punto di domanda che abbiamo inserito nel titolo. (m.b.)
L’alfiere democratico preoccupato per la sicurezza in città
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oberto Grigoletto, consigliere comunale del PD, già vicesindaco e assessore alla sicurezza della Giunta Manildo, non le manda a dire al sindaco Mario Conte accusato di prendere sottogamba e, anzi, di strumentalizzare gli scontri tra baby gang in centro. “Il sindaco – attacca con un pizzico di ironia Grigoletto – è un contemporaneo, nel senso che vive esclusivamente nel presente: oggi dice che la sicurezza non è un problema quando invece era un consigliere di opposizione non passava giorno che non attaccasse la nostra amministrazione rea, a suo dire, di non essere sufficientemente attiva. E dire che oggi la situazione è, oggettivamente, di molto degenerata rispetto a quanto non accadesse anche solo pochi anni fa. Ricordo, per esempio, che da amante dei metodi repressivi ci chiedeva il presidio fisso delle forze dell’ordine. Oggi che lui è sindaco è il primo a non riuscire a farlo”. Secondo Grigoletto il primo cittadino dovrebbe ammettere
con grande semplicità che il tema della sicurezza non è di facile gestione e che “non dovrebbe essere oggetto di strumentalizzazioni o sceneggiate”. Nella seduta del consiglio comunale di fine marzo “per prenderlo in giro gli ho chiesto se sarebbe andato a favore di telecamere a suonare i campanelli come fa il suo leader nazionale. Mi ha risposto che avrebbe incontrato i giovani della piazza il sabato pomeriggio e che lo avrebbe fatto privatamente: bene, le foto della sua sfilata erano su tutti i giornali. Conte, uomo che alla propria immagine tiene molto, ha capito perfettamente che ad un anno dalle elezioni la sua incapacità di saper affrontare il problema sicurezza potrebbe costargli caro”. L’ex vicesindaco è convinto che la strategia che il sindaco sta attuando non sia la più efficiente. “Continuare a minimizzare perché non si riesce a risolvere la questione è un atteggiamento perdente sopratutto quando sempre più genitori, e lo dico da insegnante, ormai vieta-
no ai propri figli di frequentare il centro cittadino il sabato. Al tempo stesso attaccare le famiglie, che magari in alcuni casi possono avere pure delle oggettive difficoltà e in molti altri non avere alcun tipo di responsabilità, è un atteggiamento paternalistico che serve a soltanto a spostare il problema. Ma come? Il sindaco, che fa tutto lui e che va d’accordo con tutti non si sente un po’ il capofamiglia della città? Non si sente un po’ responsabile per quello che accade ai figli di Treviso? E dire – non dimentica di far presente Grigoletto – che quando era un consigliere di opposizione diceva che era tutto così facile e che era solo una questione di volontà. Sindaco, basta passerelle! Esci da Facebook, dai post, dalle foto, dagli incontri che poi racconti a modo tuo per convenienza e calcolo politico, e datti da fare! Servono prevenzione, alternative per i giovani, opportunità di socialità sana e svago responsabile. Al momento non c’è niente!”. (m.b.)
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I giovani e la violenza
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Riccardo Barbisan. Il capogruppo della Lega interviene sulla questione sicurezza e disagio giovanile
“Non vogliamo introdurre lo stato etico, ma metterci al servizio delle famiglie” “Rivendichiamo di aver chiesto il presidio fisso in via Roma e maggiore repressione, ma all’epoca di Manildo la microcriminalità era causata da immigrati adulti”
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uesto non è un fenomeno che possiamo risolvere mettendo cento poliziotti per cento ragazzini. Che poi non è nemmeno il nostro modo di intendere la sicurezza urbana”. Riccardo Barbisan, capogruppo della Lega ai Trecento, è intervenuto in consiglio comunale sulla questione che in questi mesi, forse troppo frettolosamente, è stata definita ‘delle baby gang’, ma che l’ex consigliere regionale preferisce chiamare disagio giovanile. Provando a spiegare le ragioni che spingono Mario Conte a chiamare in causa i genitori e facendo il punto sulla visione complessiva del problema da parte della maggioranza. “Quando il sindaco si rivolge alle famiglie, esemplifica una differenza importante dal punto di vista culturale fra il nostro approccio liberal-conservatore al mondo dell’educazione e quello di un’altra parte politica. Il suo non è un tentativo di scaricare, ma il riconoscimento della primazia della famiglia in tema educativo”, spiega Barbisan, secondo il quale
la maggioranza che governa Treviso non si sente né in dovere di dire alle famiglie cosa fare né di potersi sostituire ai genitori. “Possiamo invece essere ancillari all’educazione familiare, aiutando sommessamente. Ecco perché – afferma il capogruppo leghista – quando il sindaco richiama l’attenzione di qualcuno non lo fa in tono paternalistico o perché vorrebbe introdurre lo stato etico. L’alternativa è lo stato di polizia, con un poliziotto per ogni ragazzino da quando esce dalla porta di casa. Ma non pensiamo di farlo”. Su quale sia il ruolo che un amministratore pubblico debba ricavarsi nel delicatissimo rapporto tra genitori e figli, la risposta di Riccardo Barbisan è che “non siamo chiamati a sostituirci alla famiglia e non possiamo pensare di risolvere questo fenomeno senza l’intervento primario della famiglia stessa, ma collaborando e rimanendo in una condizione di subalternità”. Il concetto è chiaro: l’educazione spetta alla famiglia e le altre agenzie educative (scuola, parrocchia, Comune)
intervengono solo in seconda battuta. “Non vogliamo sostituirci alla famiglia, ma metterci al servizio. Anche perché – precisa – in situazioni come queste, di fronte a fatti così delicati e difficili, nessuno meglio della famiglia sa cosa succede”. A chi gli fa presente che, nei cinque anni di governo del centrosinistra, a parti invertite l’attuale maggioranza ha ripetutamente pestato duro proprio sulla questione sicurezza, Barbisan risponde: “È vero. Abbiamo sempre chiesto, e lo rivendichiamo, il presidio fisso in via Roma e una maggiore azione repressiva. Ma eravamo di fronte a un fenomeno diverso, quello migratorio, che metteva a repentaglio la sicurezza urbana con azioni di microcriminalità da parte di immigrati adulti. Un fenomeno rispetto al quale il tema della famiglia non c’era, perché la famiglia era rimasta in Africa. Come pure non c’era il tema della scuola, considerato che si trattava di persone che avevano già superato l’età dell’obbligo scolastico”. (s.s.)
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Ats. Obiettivo finale è l’aumento della capacità depurativa dell’impianto di via Pavese
Risanamento delle fognature cittadine Nessuno scavo grazie alle nuove tecnologie
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artiti nei giorni scorsi i lavori di risanamento delle fognature della città. Un progetto, quello avviato da Alto trevigiano servizi, che consiste in un vero e proprio lavoro di riparazione delle condutture che consentirà di limitare l’infiltrazione di acque parassite, ossia di acque sostanzialmente pulite di varia provenienza – meteorica, superficiale, di falda o antropica – che non hanno la necessità di essere depurate ma che possono infiltrarsi nelle reti fognarie attraverso buchi o crepe. Con l’obiettivo finale di aumentare la capacità depurativa dell’impianto di via Pavese. Lavori che, grazie alle nuove tecnologie, vengono eseguiti senza la necessità di scavo. La zona di Santa Maria del Sile è stata l’ultima in ordine di tempo a partire. Nelle settimane precedenti le arterie sottoposte alla riparazione sono state via Sansovino e le relative laterali, via Bramante, via Zanette e via Codemo. Sono previsti interventi in Strada del Mozzato, via Caduti di Cefalonia, nei quartieri della Ghirada e San Zeno. Successivamente Ats estenderà il risanamento
na in grado di espandersi grazie all’uso di un palloncino. “Liberare spazio nelle condotte serve ad aumentare il flusso dei reflui che convergono al depuratore. Eliminando o limitando l’afflusso di acque parassite – spiega Pierpaolo Florian, amministratore delegato di Ats – si recupera la capacità depurativa e si aumenta il numero di utenze che possono usufruire del servizio di depurazione. Ciò produce benefici in termini di tutela dell’ambiente e risparmio di energia impiegata dai depuratori per il loro funzionamento”.
Un aiuto per chi fatica a pagare le bollette Accordo fra Ats e Cgil, Cisl e Uil per dare la possibilità ai cittadini di eseguire le pratiche di richiesta di beneficio fiscale direttamente ai Caf che, una volta compilato l’Isee e verificati i requisiti per l’accesso alla liberalità, invieranno la domanda all’azienda. Per usufruire del servizio è necessario rivolgersi ai Caf entro il 15 maggio. La sottoscrizione avrà durata limitata alle
L’ad Florian: “Interventi per produrre benefici in termini ambientali e risparmio energetico” nelle aree ritenute più critiche degli altri 52 comuni soci, per un investimento complessivo di 750mila euro. La nuova modalità operativa scelta, senza scavi, è la meno impattante per i residenti. Inoltre consente di mantenere inalterato il funzionamento della rete fognaria, di non usare mezzi ingombranti di cantiere ed evitare il movimento terra. Vengono impiegati mezzi tecnologici all’avanguardia, come il canaljet, metodologia di spurgo per pozzi neri, fogne, tubi e condotte, che sfrutta il sistemo idrico ad altissima pressione. E poi video ispezioni e robot. La prima fase prevede la pulizia radicale e completa delle condotte, a cui segue la sistemazione delle tubature di fognatura danneggiate da crepe, buchi e tagli. Il risanamento può prevedere la ristrutturazione dell’intera tratta oppure interventi localizzati con la posa all’interno della condotta da rivestire di una guaina flessibile in feltro impregnata di resi-
liberalità 2021 (con erogazione nel corso del 2022) e sarà rinnovabile nei prossimi anni. Ne hanno diritto gli utenti con Isee familiare 2021 non superiore ai 20mila euro. “Un accordo pensato per rendere più snello il procedimento di accesso alle liberalità, andando incontro alle famiglie non solo da un punto di vista economico ma anche da quello burocratico. Ricordiamo – spiega l’ad di Ats Pierpaolo Florian – che nel 2021 abbiamo deciso l’ampliamento degli aiuti ai cittadini in difficoltà, portando la soglia Isee per l’accesso da 15 a 20mila euro, confermando la forte vocazione sociale dell’azienda che è patrimonio e valore condiviso”. Soddisfazione da parte dei sindacati. Mauro Visentin, Massimiliano Paglini e Gianluca Fraioli (segretari generali di Cgil, Cisl e Uil) affermano che “l’accordo può rappresentare un’opportunità per categorie economicamente più fragili, in prospettiva per ben tremila utenze”.
Sanità
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1992-2022. Treviso ha festeggiato il traguardo dell’istituzione del servizio di urgenza-emergenza
Trent’anni di Suem 118, quel numero unico dal cuore umano e tecnologico S
embra una vita fa e a guardare bene lo è. Quando si correva in ospedale facendosi largo a tutta velocità lungo le strade, sventolando un fazzoletto bianco fuori dal finestrino della macchina e suonando il clacson. Fino a quando, il 27 marzo 1992, venne attivato il 118. Un’altra vita fa, in effetti: il telefono cellulare era un oggetto per pochi e per chiamare da fuori casa bisognava trovare una cabina e avere in tasca i gettoni. Ma quel numero unico, quello dell’urgenza-emergenza, ha davvero cambiato la storia del soccorso. Oggi chi si collega via smartphone alla centrale operativa viene geolocalizzato e nelle situazioni estremamente critiche, mentre si aspetta l’ambulanza, si ricevono istruzioni per eseguire sul campo cose mai imparate prima, dall’uso del defibrillatore alla manovra di Heimlich. Di certo c’è che Treviso, in quell’inizio di anni Novanta, è stata un passo avanti a tutti nella nascita del Suem. Prima dell’attuale primario Marilù Ferramosca, prima ancora di Paolo Rosi con i suoi sedici anni di onorato servizio, ci fu Giuseppe Simini. Fu lui, direttore sanitario all’epoca di Domenico Stellini, a intuire l’importanza dell’emergenza e a ridisegnare un servizio che oggi è un’eccellenza. E che in quei primi anni di attività si trovò a gestire – la prima chiamata al 118 arrivò alle 7.56 del 15 marzo 1996 – una delle più grandi e indimenticabili tragedie avvenute nel territorio: l’esplosione alla Butan Gas di Paese, a seguito della quale morirono due persone e tredici rimasero ferite, fra cui undici vigili
L’Ulss 2 ha organizzato per l’occasione uno speciale “open day” il 26 marzo che ha riscosso un grande successo con oltre 700 persone, soprattutto famiglie, in visita guidata alla sede del servizio
del fuoco. La storia racconta che il primo servizio di ambulanze del Ca’ Foncello venne organizzato nel 1975. Nel 1991, recependo il piano socio-sanitario regionale, fu attivato il servizio di elisoccorso. Nell’ottobre del 1992 tutte le chiamate al 118 iniziarono ad afferire alla centrale operativa di Treviso, che le trasferiva al pronto soccorso. Dal 2000 il servizio iniziò a essere provinciale. Nel 2007 sempre a Treviso venne istituita la rivoluzionaria “Rete dell’IMA” (infarto miocardico acuto), grazie al quale al paziente viene eseguita la diagnosi sul posto e, in caso di necessità, c’è una sala di emodinamica già pronta ad attendere l’arrivo dell’ambulanza. Quasi 127mila le chiamate arrivate nel 2021 alla centrale operativa (che per vent’anni si trovava all’interno dell’ospedale, mentre oggi è a ridosso della rotonda della tangenziale), 54.608 gli interventi, 11mila dei quali per trauma. L’elisoccorso – che dal 29 settembre effettua anche i voli notturni – l’an-
no scorso ha contato 497 missioni, 333 delle quali per trauma. Le missioni in notturna in questi primi sei mesi sono state 32, 63 i trasferimenti urgenti. “Durante la pandemia – spiega il direttore generale dell’Ulss 9 Francesco Benazzi – a fare la differenza fra noi e le altre regioni c’è stato il lavoro di triage da parte della centrale operativa del Suem, che ha consentito di mantenere i pazienti a domicilio, un filtro sostanziale che ha evitato l’assalto all’ospedale”. Chi salva una vita salva il mondo intero, raccontano al Suem. Mutuo soccorso, competenza, coordinamento, flessibilità sono le parole d’ordine delle donne e degli uomini del 118 e dei tanti gruppi di volontari che a livello provinciale supportano l’emergenza e senza i quali certi risultati non potrebbero essere raggiunti. Il “cuore” – umano e tecnologico – è stato, è e sarà la centrale operativa. Anche per i prossimi trent’anni. Sara Salin
Avis, oltre 2.300 nuovi iscritti e aumenta il sangue raccolto Buone notizie dalla 65esima assemblea di Avis Provinciale Treviso, che si è tenuta il 26 marzo a Resana davanti a 300 soci delegati, in rappresentanza delle 89 Avis Comunali della Marca trevigiana. Nel 2021 sono stati oltre 2.300 i nuovi iscritti, con quasi 600 sacche di sangue in più raccolte rispetto all’anno precedente. Con l’impegno, espresso dal presidente Stefano Pontello, di rispondere alla maggiore richiesta di unità di plasma, trovando con l’azienda sanitaria trevigiana una strategia condivisa per incrementare la raccolta. “Durante questi due anni di pandemia la filiera del dono non è mai venuta meno, riuscendo a soddisfare tutte le richieste avanzate dall’azienda sanitaria. Il vo-
lontariato – ha affermato Pontello – ha serrato i ranghi e gli va reso merito di aver supportato, attraverso la donazione ai centri trasfusionali e un crescente supporto della raccolta associativa, la sanità pubblica che ha visto gli ospedali e il personale impegnati nell’emergenza Covid”. In linea il numero dei donatori: un totale di 33.162 iscritti per il
2021, i nuovi ingressi sono stati 2.335 consolidando il trend degli anni precedenti. Il 2021 ha registrato una raccolta complessiva di 46.662 unità di sangue con un incremento dell’1,28% rispetto al 2020, pari a 591 donazioni in più. “Quello che dovrà assolutamente essere potenziato - in sinergia con l’azienda sanitaria trevigiana - è la raccolta di sangue ed emoderivati il sabato e la domenica, i giorni più richiesti dai nostri donatori per esigenze di vita familiare e di lavoro. Venir loro incontro deve essere una priorità”, ha aggiunto il presidente provinciale Avis. La proposta, già avanzata all’Ulss 2, è aprire un’ora in più i centri trasfusionali: la raccolta di plasma potrebbe essere aumentata del 50 per cento. (s.s.)
La Treviso di domani
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Il piano guida. Progetto futuristico che interagisce con stazione ferroviaria, Bike Station, ciclopolitana e cavalcavia
La nuova autostazione Mom all’ex Cuor sarà il biglietto da visita della città La realizzazione della nuova struttura prevede da parte dell’azienda un investimento di 3,5 milioni di euro a cui si aggiungerà il restyling della biglietteria
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rende sempre più forma la nuova autostazione di Mom che sorgerà nell’area dell’ex Cuor, al confine di piazzale Duca d’Aosta, tra via Pinelli e vicolo Gozzi. Nei giorni scorsi il presidente Giacomo Colladon ha presentato all’amministrazione comunale e al presidente della Provincia Stefano Marcon il piano guida, con le nuove pensiline dedicate alle fermate degli autobus e delle linee interurbane, ma anche con gli ambiti funzionali collegati alla stazione ferroviaria per la creazione di un polo intermodale, assieme agli spazi esterni. Che la nuova autostazione sia vicina alla stazione ferroviaria consentirà di agevolare l’utilizzo del trasporto pubblico. Sono quasi cinque milioni i passeggeri che ogni anno frequentano la stazione dei treni di Treviso, con un’affluenza di 9.800 persone al giorno. Nella futura autostazione di Mom, a fronte della presenza di 240 mezzi in-
Il presidente Colladon ha presentato il piano alla giunta Conte e al presidente della Provincia terurbani, potranno transitare seimila persone al giorno. Un afflusso che potrà integrarsi in uno spazio unitario e utile a un’utenza composta da pendolari, studenti universitari, lavoratori e turisti. Una posizione strategica, quella all’ex Cuor: 3.685 metri quadrati di superficie edificata, vicina sia alla stazione dei treni che al cavalcavia del Terraglio, che diventerà la porta d’ingresso alla nuova autostazione e al tempo stesso della città. La realizzazione dell’infrastruttura prevede un investimento di 3,5 milioni di euro da parte di Mom, al netto degli ulteriori costi per le acquisizioni immobiliari. Al tutto si aggiungerà il restyling della biglietteria. Il costo stimato per l’adeguamento del cavalcavia è di un milione di euro, che sarà a carico del Comune oppure di un partenariato pubblico-privato.
È prevista la realizzazione di 15 stalli di sosta per gli autobus interurbani: un numero ritenuto sufficiente a coprire il flusso di corse nelle ore di punta. I gate di ingresso da piazzale Duca d’Aosta e verrà posta particolare attenzione alla circolazione ciclopedonale. Le pensiline di attesa saranno in struttura metallica e con una copertura ver-
de per ridurre l’effetto isola di calore, aumentare la superficie permeabile, favorire il ripopolamento di flora e fauna urbane e mitigare l’impatto visivo. In uscita dall’autostazione, i mezzi pubblici si inseriranno nella circolazione urbana ricongiungendosi con il PUT attraverso via Pinelli, con il passaggio schermato da un filtro verde posizionato tra la nuova autostazione e la zona residenziale, che sarà servita da una strada a senso unico per la circolazione di quartiere con parcheggi dedicati. Ancora: ci sarà interazione fra l’autostazione, la nuova Bike Station e la ciclopolitana di Treviso, con l’incremento della ciclabilità sul cavalcavia grazie all’allargamento della corsia riservata e la realizzazione della connessione tra la ciclabile verso l’ospedale e la stazione ferroviaria. “Si tratta di un intervento che avrà un impatto complessivo sull’organizzazione della mobilità pubblica di Treviso, innalzando la qualità dei servizi. Attualmente siamo proprietari al 43 per cento dell’area, ma abbiamo ritenuto nostro compito proporre questo piano guida confidando che ne sia riconosciuto il valore e l’interesse pubblico, sia sotto il profilo dei servizi per la mobilità che in termini di riqualificazione di una parte strategica della città”, ha spiegato Colladon. Per il sindaco Mario Conte il progetto è “il biglietto da visita della città e sarà il polo di riferimento per i trasporti di tutta la Marca, direttamente collegato all’aeroporto, per una città sempre più accessibile e smart, permettendo di riqualificare un quadrante strategico”.
Eccellenze trevigiane
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L’anniversario. La band, nata nel 1992 all’asilo di Prato Fiera, ha sdoganato il dialetto veneto
Radiofiera, 30 anni di rock Un tour-spettacolo per festeggiare T
rent’anni di rock in dialetto veneto. Pardòn, trevisan. Sei dischi da studio, più di mille concerti, un album live, una raccolta, innumerevoli collaborazioni e un EP in edizione limitata con le canzoni della Grande Guerra. Ma soprattutto quella cifra stilistica, l’uso del dialetto appunto, che dal 1992 a oggi ha fatto dei Radiofiera una band senza tempo, senza età e amata anche oltre i confini linguistici. Nati nel porto lungo il Sile dalle ceneri dei Circle – band che alla fine degli anni Ottanta ha avuto un sorprendente successo di pubblico e di critica – Ricky Bizzarro, Bepi Fedato, Massimiliano Bredariol, Francesco Barbato e Marco Feltrin sono pronti a festeggiare il compleanno con una mostra, un libro e un tour. Per celebrare se stessi e i propri fan, ma anche per raccontare un’epoca. Con Fiera costantemente nel cuore e nelle vene, Bizzarro & Co. in questi tre decenni di musica e parole hanno saputo tradurre la vita e la gente di una terra chiamata Marca, consacrata al lavoro, trasformata da ambizioni e capannoni, indulgente con i conformisti, spietata con gli infedeli. Per aprire le celebrazioni hanno scelto il teatro comunale Mario Del Monaco: un palcoscenico importante, lontano dal Prato (non certo geograficamente) e dalla stanza del vecchio asilo Maria Bertilla dove il gruppo agli esordi scriveva e suonava rock con Lou Reed, Bob Dylan e Joe Strummer nelle orecchie. E dove nel 1995 nasce “Piòva”, album di tredici canzoni che dipingono un manifesto a tinte forti sulla realtà del Nordest e grazie al quale la band diventa famosa in tutta Italia, vedendosi aprire le porte a un contratto con la Sony. Una ballad elettrica e disincantata. “La scrissi di getto, quasi vergognandomi di aver usato il dialetto”, racconta oggi Ricky Bizzarro, secondo il quale “trent’anni di rock sono un atto di resistenza e li celebriamo perché fare il lavoro del musicista, in una terra come la nostra, è stato visto per tanto tempo come un’anomalia, una stravagante attività improduttiva. Non è stato facile portare avanti un discorso artistico coerente quando ogni giorno gli ‘adulti’ ti chiedevano ‘Ma situ ancora drio a sonar batoci?’. Fare l’artista qui, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, non poteva essere un mestiere, ma solo un hobby. Noi invece – prosegue il frontman dei Radiofiera – sognavamo in grande, ambivamo a trasformare le nostre fatiche e pressioni in professione, volevamo ci fosse riconosciuta una nostra dignità”. La storia racconta che il successo del primo album catapulta i ragazzi di Fiera dalla stanzetta dell’asilo al Condulmer Studio, dove registravano Simply Red, Vasco Rossi, Sade, Ivano Fossati. “E poi in tour in tutta Italia, a suonare rock e a cantare in dialetto veneto a Napoli, in Sicilia, ovunque. Persone impaurite in un clima politico diviso scoprivano – ricorda Bizzarro – un altro volto del Nordest, si riconoscevano in quel che facevamo”. Ecco
In autunno in programma una mostra multimediale patrocinata dal Comune di Treviso con foto d’archivio, video inediti, letture e musica Un progetto editoriale ridisegnerà l’ambiente in cui la band si è mossa in questi primi trent’anni
Nella foto in alto la band in copertina di “De chi situ ti?”, al centro al Comunale con il sindaco di Treviso, sotto in una foto storica
allora che i festeggiamenti dei trent’anni assumo il significato stesso della storia dei Radiofiera, “storia di un’evoluzione sociale, di una scena musicale, di un’epoca”, ma anche della riconciliazione fra Veneto produttivo e artisti contro. Che a guardare bene sono espressioni della stessa storia. Il tour dello spettacolo-concerto “Radiofiera 30” è in fase di definizione, mentre prosegue la promozione dell’album “De chi situ ti?”, uscito il giugno scorso. In autunno sarà allestita una mostra multimediale patrocinata dal Comune con foto d’archivio e video inediti, letture, incontri e momenti musicali. In parallelo, un progetto editoriale che ridisegnerà l’ambiente in cui la band si è mossa in questi primi trent’anni. (s.s.)
Cosa succede in città
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La 32esima edizione. Il sigillo sarà consegnato sabato 14 maggio in una cerimonia pubblica al Comunale
Al Natur-Park Schöneberger Südgelände il Premio Carlo Scarpa per il Giardino Organizzata dal 1990 dalla Fondazione Benetton l’iniziativa ogni anno individua un luogo ritenuto particolarmente denso di valori di natura, memoria e invenzione
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a trentaduesima edizione del Premio internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, istituito e organizzato dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche, è dedicato al Natur-Park Schöneberger Südgelände di Berlino. Sabato 14 maggio alle 17 in una cerimonia pubblica al teatro comunale Mario Del Monaco sarà consegnato il sigillo simbolo del Premio, che ogni anno dal 1990 si rivolge a un luogo ritenuto particolarmente denso di valori di natura, memoria e invenzione. E il grande parco berlinese, situato nella parte sud-est della città, è un luogo pubblico che ha contribuito a rinnovare la concezione di spazio urbano, grazie alla commistione di strutture ferroviarie abbandonate, grandi estensioni di vegetazione in gran parte spontanee, interventi artistici: un insieme che sottolinea il dialogo tra presenza
realizzare una nuova stazione merci meridionale, ma dal 1980 in avanti c’è un’inversione di tendenza, emerge una nuova coscienza ecologica e il sito viene riscoperto nel suo grande valore naturalistico e per le sue grandi potenzialità sociali in relazione alla vita quotidiana dei berlinesi. Dal 1986 l’area, ceduta al Senato della città e gestita da Grün Berlin, diventa una sorta di cantiere sperimentale partecipato da ecologisti, associazioni ambientaliste e cittadini comuni, oltre che dagli studi di pianificazione del paesaggio Planland e ÖkoCon e il gruppo di artisti Odious, insediato nel parco. La cerimonia di premiazione sarà preceduta, il 13 maggio alle 18, dall’inaugurazione della mostra dedicata al vincitore del Premio negli spazi Bomben, con la proiezione del film documentario diretto dal regista Davide Gambino. La mattina del 14 maggio, invece, all’auditorium della Fondazione è in programma un convegno internazionale dedicato al luogo e ai temi di questa edizione 2022, coordinato da Patrizia Boschiero e Luigi Latini.
umana e divenire della natura. Aperto ufficialmente per la prima volta nel 1999, questo Natur-Park rappresenta il punto d’incontro tra le aspirazioni degli abitanti, la cultura contemporanea del paesaggio e l’affermazione di una profonda attenzione ecologica per la città. Lungo un chilometro e 700 metri, appartiene a una più ampia successione di parchi pubblici che Berlino ha realizzato, partendo dall’interpretazione di alcuni “vuoti”. Una storia, quella del Natur-Park Schöneberger Südgelände, legata intimamente alla Berlino del dopoguerra: una città isolata e divisa, con le attività ferroviarie e industriale interrotte, con lo smantellamento progressivo delle linee e l’abbandono degli impianti. Ecco che è qui, in questo momento, che la natura inizia a riappropriarsi del suolo. Successivamente si fa strada l’idea di
Salce, i progetti della nuova direttrice Elisabetta Pasqualin Due nuove mostre, più didattica, più rete e il sogno del recupero delle testimonianze medievali del San Gaetano. Sono i progetti messi sul tavolo dalla nuova direttrice del Museo Nazionale Collezione Salce, Elisabetta Pasqualin. Veneziana, laureata in lettere a Ca’ Foscari, scrittrice, ma soprattutto di ormai lunga esperienza nel campo dei beni artistici e architettonici del Veneto, Pasqualin con la sua nomina ha ereditato un grande potenziale da gestire, com’è quella di un museo specializzato, che dallo scorso anno può contare anche sulla nuova sede di Santa Margherita. “Il ritorno alla normalità ci consentirà di sviluppare compiutamente gli obiettivi del Salce, anche nella didattica, creando un rapporto sempre più vivace con il territorio. Rapporto – afferma la neo-direttrice – che è la linfa vitale per ogni istituzione museale. Il Salce è
un museo del tutto atipico, ma con un patrimonio così ampio e importante da consentirci di rinnovare periodicamente le esposizioni temporanee”. L’idea è di raddoppiare l’attrattività del Salce, puntando su due diverse esposizioni: una per San Gaetano e l’altra per Santa Margherita. Su quest’ultima sede, una volta chiusa la mostra di Casaro, sarà allestita un’esposizione tematica dedicata alla bicicletta. In autunno a San Gaetano, invece, è in programma una monografica di uno dei maggiori artisti e illustratori del primo Novecento italiano, il cui nome è ancora top secret. Sogno di Pasqualin è il completamento del recupero proprio della chiesa di San Gaetano: mancano il restauro del coro, della sacrestia e degli ambienti superiori, oltre che dell’interno della torre campanaria.
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Sport & Solidarietà
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La città delle donne. Nel giorno della festa della mamma il lungo serpentone colorerà e riempirà ogni angolo
Alla “Treviso in rosa” vince chi c’è L’8 maggio l’ottava attesissima edizione L
a città torna a colorarsi di rosa e di allegria, di corsa e di camminate, di chiacchiere fra amiche e di musica. Ma soprattutto di solidarietà. L’8 maggio, giorno della festa della mamma, è la domenica della “Treviso in rosa”, attesissima manifestazione organizzata da Asd Trevisatletica e Asd Corritreviso, con il patrocinio della sezione provinciale della Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori, a un cui progetto sarà destinato parte del ricavato di questa ottava edizione. Dedicata esclusivamente alle donne, l’iniziativa è sempre un successo garantito. Nelle scorse edizioni si è arrivati a contare 18mila iscritte, diventando una delle manifestazioni al femminile più partecipate d’Italia, toccando e riempiendo gli angoli più suggestivi della città, in un percorso unico da 7,5 chilometri: da piazza Duomo a piazza dei Signori, da piazza San Vito allo spettacolare Lungosile. E naturalmente le Mura, da dove il lunghissimo serpentone rosa partirà (ore 9.30, viale Bartolomeo d’Alviano) e arriverà, con il Bastione San Marco pronto a ospitare la grande festa finale con i deejay di Radio Company. Le iscrizioni sono già aperte da alcuni giorni sia online (sul sito www.trevisoinrosa.it) sia nei punti che aderiscono all’iniziativa. Chi ha già partecipato alle edizioni precedenti può iscriversi cliccando direttamente sulla mail ricevuta dall’organizzazione. Fino al 18 aprile la quota d’iscrizione è di 12 euro, dal 19 aprile al 5 maggio si pagheranno due euro in più. Le bambine e le ragazze che alla data dell’evento
Le iscrizioni sono già aperte Gli scorsi anni le partecipanti sono arrivate a quota 18mila È una delle manifestazioni femminili più partecipate d’Italia
non hanno ancora compiuto 12 anni pagano una quota di 6 euro. L’iscrizione comprende t-shirt tecnica (ovviamente rosa), zainetto, gadget, ristori, assistenza medica e copertura assicurativa, oltre al pettorale personalizzato con il proprio nome.
“Dono&Sport”, Avis e Imoco Volley ancora insieme Avis e Imoco Volley unite nel segno dello sport, di nuovo insieme per rilanciare il messaggio sull’importanza della donazione di sangue. Domenica 27 marzo al Palaverde di Villorba è tornato l’appuntamento “Dono&Sport”. Cinquecento donatori di Avis riuniti sugli spalti a fare il tifo per le Pantere della Prosecco DOC Imoco Volley che sfidavano il Chieri Torino Volley Club. Lo scambio di saluti e magliette tra Piero Garbellotto, presidente di Imoco Volley Conegliano, e Stefano Pontello, presidente dell’Avis Provinciale di Treviso. Al loro fianco la mascotte “Oscar” che, con le fattezze di una goccia di sangue, incarna la celebre statuetta simbolicamente rivolta a tutti i donatori. “Siamo davvero grati a Imoco Volley per l’opportunità che ci è stata data di poter
assistere insieme ai nostri donatori a una partita davvero emozionante, divenuta occasione per sensibilizzare sui temi della solidarietà, della salute e della generosità, valori che abbiamo in comune con il mondo dello sport”.
Veterani del calcio a sostegno dell’Ucraina Il Club degli ex calciatori del Santa Bona – nutrito gruppo di veterani del calcio che ancora oggi si ritrova a giocare e a condividere momenti di convivialità – ha raccolto fra i propri associati tremila euro per aiutare il popolo ucraino. Il sindaco di Treviso Mario Conte li ha voluto incontrare al campo sportivo di San Liberale per ringraziarli della donazione.
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L’Eroica sulle colline di Valdobbiadene E incrocia Bike&Wine Press Il Primo maggio la Nova Eroica Prosecco Hills Mentre gli “eroi” pedalano tra i vigneti di Prosecco saranno intervistati e immortalati dai giornalisti di Bike&Wine Press Andrea Guolo e Giambattista Marchetto
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’Eroica approda sulle colline di Valdobbiadene. La bellaezza delle strade bianche, tra paesaggio, tradizioni, natura e storia. Nova Eroica Prosecco Hills nasce da qui, dalla voglia di condividere un’esperienza epica nel cuore di un territorio patrimonio dell’Unesco, tra le vigne del Prosecco, castelli medievali, antichi borghi e le Alpi. In calendariol’1 maggio 2022, Nova Eroica Prosecco Hills è un evento ciclistico All Road in puro stile Eroica, pensato per chi vuole vivere il gusto della sfida in sella a bici da corsa moderne, bici gravel o da ciclocross. Tre gli itinerari possibili per gli avventurosi ciclisti. Per i più timidi c’è il percorso corto Via dei Castelli, 50 km e 700 metri di dislivello, poi il percorso Via delle vigne eroiche si spinge fino a 93 km con quasi 1400 metri di dislivelli, per finire con gli “eroi” al percorso lungo Via dei laghi, con 120 km in sella e 2500 metri di dislivello tra salite tra le vigne, discese veloci su magnifiche stra-
de bianche, vedute che ci raccontano come questo territorio sia una magica fusione di natura e storia. In occasione dell’Eroica sulle colline del Prosecco, arrivano nella Marca trevigiana anche i ciclo-giornalisti del vino. Dopo il successo delle tre edizioni 2021, il format Bike&Wine Press passa da Valdobbiadene, dove sabato 30 aprile e domenica 1 maggio riparte la missione in bicicletta a caccia di notizie “a zero emissioni”. È un ritorno in sella in un territorio patrimoniomondiale dell’Umanità per il suo paesaggio vitivinicolo, che tira la volata all’Eroica. In sella ci saranno gli ideatori di Bike&Wine Press Andrea Guolo (Milano Finanza, CorriereVinicolo, The Drinks Business, Gambero Rosso e direttore di italianwinetour.info) e GiambattistaMarchetto (direttore di Vinonews24 e firma di Sole 24 Ore, Pambianco, Food&Wine Italia, Winenews, Il Gazzettino). Lo scopo del format Bike&Wine
Press è accompagnare la ripartenza post Covid – e in modalitàsostenibile – di un comparto strategico come l’enoturismo, settore da 2,5 miliardi stimati di girod’affari, “mettendo in sella” i giornalisti per attraversare l’Italia del vino e visitare le cantinepresenti sui territori interessati, eliminando le auto, i pulmini, i gas di scarico e le file per iparcheggi, per vivere con le e-bike
l’esperienza del turismo del vino in totale armonia con la natura. L’obiettivo sostenibilità applicato al turismo del vino è condiviso da un ampio parterre di partnerche hanno sposato la causa di Bike& Wine Press. Tra i sostenitori della prima edizione 2022compaiono il Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, o partner consolidati di Bike&Wine
Press come Fiab Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Assosport (alcune delle aziende aderenti forniranno i capi diabbigliamento e le protezioni) e l’Adsi Associazione Dimore Storiche Italiane. I giornalisti impegnati sulle colline per Bike&Wine Press saranno anche speciali reporter dall’Eroica, con interviste agli “eroi” sui pedali e molte foto.
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RINNOVABILI. “Il Veneto è la sesta regione d’Italia per produzione di energia rinnovabile”. (Ecopolisnewsletter). Settimo, non rubare. O, come diceva Dario Fo: settimo, ruba un po’ meno. Anche l’energia. ENERGIA MENTALE. “Pnrr: ridurre il caro energia e investire sulle filiere industriali strategiche per limitare la vulnerabilità e per rilanciare lo sviluppo”. Risoluzione di Alberto Villanova: undici parole per spiegarla. Ma c’è chi (Venturini, Ostanel, Lorenzoni) ha fatto meglio arrivando anche a 17 parole. L’unica energia che non manca nel Veneto è quella mentale per i titoli. INDICE E MEDIO. “Saranno stabiliti indici di idoneità per individuare le aree più consone all’installazione degli impianti fotovoltaici”. Jonatan Montanariello, commentando il disegno di legge veneto sul
#Regione Il Punto
Energie sprecate di Antonio Di Lorenzo
tema discusso in commissione. Giusto. Ma è il 126esimo indice che viene inventato in Italia, da quello dei libri a quello dell’ascolto Rai. Finché non è il dito medio, avanti popolo. A CIASCUNO LA SUA CROCE. “La variante di Cortina non sarà pronta per le olimpiadi”. Valerio Luigi Sant’Andrea, commissario per i giochi 2026. Delle due l’una: o facciamo indagare il commissario Montalbano per scoprire il colpevole, altrimenti non salterà mai fuori, o troviamo un altro santo per i miracoli. A Sant’Andrea una croce basta.
SULLE STRADE DEL FUTURO. “In ogni caso, anche se dopo il 2026, le opere saranno comunque completate e i territori avranno quelle strade”. Luca Zaia, governatore del Veneto. Quando si rade la mattina in bagno canticchia “Strada facendo” di Claudio Baglioni. Ma solo come training autogeno. LA RABBIA DELL’UCRAINA. “Allerta rischio rabbia per gli animali da Kiev”. Istituto zooprofilattico delle Venezie. La rabbia dei cani è davvero l’ultima di cui preoccuparsi in questi giorni in Ucraina.
CHI FALCIA E CHI MIETE. “Autonomia, la Regione si può tenere una fetta delle tasse raccolte”. Livia Salvini, coordinatrice della commissione al ministero. Se andiamo avanti così, sarà però un’autonomia raccogliticcia. SUPER INOX GIULIANO. “Amato ci dà ragione, l’autonomia è irrinunciabile. È proprio un grande costituzionalista”. Luca Zaia. Ci crediamo: lui studiava enologia a Conegliano quando Amato già dava ragione a Craxi a palazzo Chigi. C’è un tempo per ogni cosa: anche per il dottor Sottile. LA ROSSA MANUELA. “Le Ulss procederanno con la sostituzione del turn over del personale e solo in un secondo momento ce lo comunicheranno”. Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità. Tutto più veloce nella sanità, quindi. Manu meglio delle “rosse”. Potremmo commentare: a quando, allora, le liste d’attesa sprint? Ma sarebbe ingiusto. O no?
La strategia. Intanto l’assessore Marcato spinge sul Pnrr
Il dibattito. Il disegno di legge in votazione a maggio
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Zaia: “le priorità sono Un freno al fotovoltaico cambiate, serve l’autonomia a terra, ma ci vorrà ancora energetica” del tempo
er superare la crisi energetica e far fronte ai rincari delle bollette e delle materie prime che pesano su cittadini e aziende la strategia della Regione si chiama “sovranità energetica e alimentare”. Da oltre un mese lo sta ribadendo in tutte le occasioni il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, sottolineando come il conflitto in Ucraina non abbia fatto che accelerare il processo per una nuova strategia sul fronte energetico in particolare, in modo da recuperare il terreno impegnando al meglio le risorse del Pnrr. “Le priorità sono cambiate - ricorda Zaia Ora è urgente puntare alla sovranità alimentare ed energetica. Mi auguro che in sede europea si abbia la determinazione di prendere atto di una crisi inattesa di costi che sono schizzati alle stelle sia alla produzione che al consumo e che rischiano di minare gli obbiettivi economici, di ripresa, di occupazione”. Zaia concorda con il governo Draghi sulla necessità di intervenire con le risorse europee per un cambio di rotta sul fronte energetico e dell’approvvigionamento delle risorse, a partire da quelle alimentari. “Di fatto siamo di fronte alla necessità di un vero e proprio Recovery Plan, che si concentri sull’autonomia alimentare ed energetica, aumentando le coltivazioni e diversificando le fonti di importazione”, specifica il governatore veneto. Sulla stessa linea d’onda si muove anche l’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato che, intervenendo
ad un incontro sul Pnrr e le Reti Innovative Regionali promosso da Confindustria Verona, ha ribadito sia “del tutto evidente che il tema energetico assume oggi importanza vitale, non solo perché negli ultimi 50 anni non abbiamo fatto i compiti per casa, ma perché i tempi sono scaduti e non possiamo più permetterci di giocare con il nostro futuro. Per tutto questo le Reti innovative regionali diventano, quindi, uno strumento strategico per il nostro sviluppo nella nostra Regione nel dialogo con il Governo sul tema del Pnrr, una grande opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire.Noi ci siamo mossi per tempo, perché nell’agosto 2020 ho incontrato tutte le associazioni di categoria e chiesto di indicarci quali fossero le traiettorie di sviluppo interessanti da proporre al governo per quanto riguarda il Pnrr. Secondo me il Pnrr dovrebbe essere la sommatoria dei Pnrr regionali e, anche se così non sarà, resto dell’avviso che dovrebbe essere profondamente modificato rispetto allo status quo, visto che contingenza obbliga tutti noi a rivedere quanto meno le linee strategiche di intervento”.
a una parte c’è “fame” di energia, per non essere sopraffatti dall’eccessiva dipendenza verso l’estero che spinge i prezzi verso l’altro, dall’altra però c’è anche la necessità di tutelare il territorio dal consumo di suolo che nell’ultimo biennio si concretizza anche con il sempre maggiore impiego di superfici agricole per l’installazione di pannelli fotovoltaici. Da più parti arriva la richiesta di mettere un freno alla proliferazione di mega impianti a terra da decine di ettari, come quelli già realizzati per lo più in provincia di Rovigo e programmati nel padovano e nel veneziano. I primi a chiedere una normativa chiara sono gli agricoltori, preoccupati per la progressiva perdita di terreno fertile, mai come in questo frangente necessario per le coltivazioni di prodotti alimentari, a partire dal grano, che invece siamo costretti ad importare a caro prezzo dall’estero. Ben venga il fotovoltaico, aggiungono, meglio se sui tetti di abitazioni e aziende. Dopo una lunga attesa fa un passo avanti il progetto di legge regionale che punta proprio a chiarire la normativa sulle installazioni di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni. Il testo presentato dal consigliere leghista Roberto Bet ha superato il primo passaggio in seconda commissione consiliare, attraverso la lettura ma senza votazioni. Una volta ottenuti i pareri della terza commissione e del Consiglio delle autonomie locali tornerà in seconda commis-
sione e infine in Consiglio regionale per il voto definitivo, entro maggio, stando alle previsioni. Le principali disposizioni, sulle quali continuerà il confronto, riguardano il limite di un megawatt per gli impianti a terra, in modo da salvaguardare l’attività agricola che dovrà rimanere predominante. Oltre il megawatt di potenza il fotovoltaico sui terreni agricoli dovrà essere agrovoltaico e per ogni ettaro di terreno occupato dai pannelli il proprietario dovrà dimostrare di avere almeno altri 20 ettari disponibili per l’attività agricola. Toccherà poi alle Province individuare le aree di pregio sulle quali i pannelli a terra proprio non dovranno essere installati, mentre saranno definite fra le aree più consone quelle già destinate a cave e a discariche. Fra i consiglieri il dibattito è più aperto che mai e le posizioni rimangono assai diverse, fra chi teme una legge troppo restrittiva per le energie alternative, con il rischio di bocciature sul fronte costituzionale, e chi invece chiede di non perdere altro tempo prezioso e arrivare ad una maggiore tutela delle campagne.
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Dal Veneto all’Europa. Il presidente del Consiglio regionale all’Europarlamento
Ciambetti a Bruxelles rilancia il ruolo della famiglia e della solidarietà A Bruxelles il terzo incontro di tecnici e firmatari della Carta di Venezia nel progetto sviluppato con le Nazioni Unite: “pandemia e guerra hanno sconvolto il vecchio mondo”
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’impatto del Covid e quello della tragedia ucraina ma anche lo sguardo al futuro, alla città del domani e ai servizi per la famiglia e i più deboli, al centro dell’intervento con cui presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha inaugurato al Parlamento Europeo a Bruxelles il terzo incontro di esperti e firmatari della Carta di Venezia che si inserisce all’interno del Progetto “Città inclusive per Famiglie sostenibili” sviluppato con il dipartimento delle Nazioni Unite. “La tragedia umanitaria vissuta dalla popolazione ucraina mette in luce più che mai il ruolo chiave delle politiche a supporto delle famiglie – ha detto Ciambetti - La fuga dalla guerra ha portato alla divisione dei nuclei familiari contribuendo ad aggravare la vul-
nerabilità dei più deboli, anziani e donne. La solidarietà concreta per l’accoglienza delle famiglie è fondamentale. E’ un onore avere al mio fianco in questo tavolo il collega Marshall Piotr Franciszek Całbecki, presidente della regione Kujawsko-Pomorskie in Polonia impegnato in prima linea su questo fronte drammatico, e lanciare con lui un appello congiunto all’Europa per affrontare insieme queste sfide”. Entrando nel tema della città inclusive per famiglie sostenibili Ciambetti ha sottolineato che occorre “cogliere le opportunità di cambiamento ripensando al modo in cui vediamo e viviamo il mondo. La pandemia, come il recente conflitto europeo, hanno sconvolto il vecchio mondo facendo esplodere le contraddizioni che lo caratterizzava-
no. I maggiori impatti negativi di questo ritardo ricadono sulle persone più vulnerabili e deboli. Questo richiede un coinvolgimento attivo degli attori locali pubblici e privati per affrontare e guidare i cinque trend evidenziati dalle Nazioni Unite nel Rapporto per il 75° anniversario dell’ONU ‘Modellare le tendenze del nostro tempo’. Queste tendenze, cambiamento climatico, urbanizzazione, l’emergere di nuove tecnologie, cambiamento demografico e alle diseguaglianze, identificano una serie di politiche e interventi sulle quali propongo di lavorare assieme per contribuire a rimodellare le nostre città e territori. Dobbiamo re-inventare - ha aggiunto Ciambetti - un nuovo modello di cooperazione pubblico e privato: oggi dobbiamo
cogliere l’opportunità che viene data dal combinare assieme le esigenze sociali e culturali di tutela della famiglia con la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici e le occasioni della nuova economia avanzata. La città ecosostenibile è una straordinaria occasione di rinnovamento. concludendo
la chiave sarà organizzare e costruire il nuovo non ricostruire il vecchio usando le macerie di un mondo che non esiste più. La nuova città deve vedere le famiglie consapevoli e protagoniste della difesa della qualità del vivere che passa soprattutto ora attraverso la difesa della pace e della solidarietà”
De Poli chiama a raccolta i giovani: “Apriamo la politica alle nuove generazioni” “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alle prossime generazioni. Le parole di Alcide De Gasperi, di cui quest’anno ricorrono i 141 anni dalla nascita, rappresentano la lezione più importante per tutti noi. Questo è il compito alto, direi più nobile, della politica”: con queste parole il senatore padovano Antonio De Poli, questore a Palazzo Madama, ha esordito aprendo la Spring School, scuola di formazione politica che si è svolta sull’altopiano di Asiago, a Gallio. “La politica è la bellezza di credere in un ideale, in un progetto per il bene della propria comunità. La vera sfida oggi - ha rimarcato De Poli - é far crescere un pensiero che ci faccia innamorare della politica, guardando al
futuro e alla crescita della nostra bellissima Nazione. La politica che non fa crescere le nuove generazioni, si chiude in se stessa e non ha prospettiva. Ecco perché è importante aprirsi alla novità e all’entusiasmo dei giovani. Se faremo questo, porremo le basi per una società migliore”, ha evidenziato De Poli. All’evento - dal titolo ‘Giovani e politica: si fa presto a dire ‘boomer’” hanno preso parte oltre 60 giovani partecipanti e 15 relatori che, in un weekend, hanno dato vita ad un percorso formativo con sessioni tematiche e lezioni frontali. Dal funzionamento dell’Ente comunale e delle principali istituzioni nazionali, a partire dal Parlamento, alla comunicazione social e al public speaking con gli
interventi di Roberto Inciocchi (Sky Tg24); Alex Orlowski (Social media intelligence) e Massimiliano Panarari (specialista comunicazione). Il weekend di formazione - con la regia organizzativa dei giovani Udc, Eric Pasqualon e Beatrice Biasia - si è concluso con la tavola rotonda e gli ospiti politici tra cui, oltre a De Poli, Anna Maria Bernini (Forza Italia), il presidente Pierferdinando Casini e Mario Conte (Anci Veneto). “Credo che al di là dei colori politici dobbiamo credere nella forza dei nostri giovani”, ha sottolineato ancora De Poli che ha ricordato, quindi, l’importanza della preparazione e della competenza per amministrare bene: “La formazione è essenziale. Dobbiamo ascoltare e soprattut-
to coinvolgere i giovani. La politica deve rinnovarsi e aprirsi alle nuove generazioni che, più di altre classi sociali, sono stanche di false promesse e slogan. Le battaglie per le quali si spendono le generazioni dei Millennials, spesso, non trovano riscontro nei partiti e per questo i giovani preferisco-
no scendere in piazza anziché conformarsi a un vecchio modo di fare politica. Ne è un esempio il successo di Fridays for Future, il movimento green che tutti abbiamo imparato a conoscere. Ecco perché oggi la politica è chiamata a rinnovarsi sì nel linguaggio ma soprattutto nei contenuti”.
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Verso il voto. Appuntamento con le amministrative per oltre un milione di veneti, ballottaggio il 26 giugno
Election day il 12 giugno, 86 Comuni alle urne S
i torna alla normalità anche per le elezioni. Dopo due anni di pandemia che hanno condizionato anche la data del voto, per il 2022 l’appuntamento con le urne ritrova la sua collocazione “naturale” alle soglie dell’estate. Quest’anno si voterà per le comunali e per i cinque referendum nell’election day fissato per 12 giugno, con l’eventuale ballottaggio per il secondo turno nei Comuni sopra i 15 mila abitanti il 26 giugno. In Veneto i numeri sono importanti: sono oltre un milione gli elettori chiamati a scegliere il proprio sindaco mentre tutti i cittadini sono chiamati al esprimersi sui referendum. Le elezioni amministrative si tengono in 86 comuni Veneti, 13 dei quali sopra i 15 mila abitanti, con la possibilità pertanto che sia necessario il doppio turno, fra questi tre sono i capoluoghi di provincia: Verona, Padova e Belluno. Sarà in queste tre città, pertanto che il voto assumerà anche una valenza che andrà oltre l’aspetto locale e rappresenterà un interessante test in
vista delle elezioni politiche del 2023. A Verona i riflettori sono puntati sul centrodestra: il sindaco uscente Federico Sboarina, Fratelli d’Italia, si ricandida con l’appoggio della Lega ma non di Forza Italia che invece si schiera con l’ex sindaco ed ex esponente del Carroccio Flavio Tosi. Ma la partita è ancora
Importanti test nei capoluoghi Verona, Padova e Belluno oltre che in altre dieci città sopra i 15 mila abitanti aperta perché se a livello locale gli “azzurri” sono orientati su Tosi la situazione potrebbe addirittura capovolgersi se sul fronte nazionale il tavolo del centrodestra troverà un’intesa che andrà a coinvolgere anche la città scaligera. Più chiaro il quadro nel centrosinistra che sostiene l’ex calciatore Damiano Tommasi. Anche a Padova invece il centrosinistra cerca
il più ampio consenso intorno alla ricandidatura del sindaco uscente Sergio Giordani che scommette sulla riconferma insieme alla sua squadra. Compatto il centrodestra al fianco di Francesco Peghin, imprenditore e già presidente di Confindustria Padova e ovviamente non mancano altre candidature che cercheranno di mettersi in evidenza fra i due big. Il centrodestra è unito anche a Belluno, dove sostiene il campione sportivo Oscar De Pellegrin mentre nel centrosinistra il confronto è ancora aperto e il Pd ha scelto di appoggiare Giuseppe Vignato. In provincia di Venezia le altre città chiave al voto sono Mira, Mirano, Jesolo, Marcon e Santa Maria di Sala. Nel padovano Abano Terme e Vigonza sono i Comuni sopra il 15 mila abitanti. In Polesine, appena sotto i 15 mila abitanti, troviamo Porto Viro. Nel vicentino il Comune maggiore è Thiene, seguito da Romano d’Ezzelino. Per la presentazione delle liste il tempo inizia a stringere, si chiude entro il 14 maggio.
IL PUNTO SUI REFERENDUM Cinque quesiti sulla giustizia, è necessario raggiungere il quorum Sono cinque i referendum sui quali gli elettori sono chiamati ad esprimersi il prossimo 12 giugno. I quesiti riguardano temi legati alla giustizia e sono stati promossi dalla Lega e dai Radicali. Ne erano stati proposti otto, poi la Corte Costituzionale ha ritenuto ammissibili i cinque relativi alla giustizia, sui quali ora la parola passai agli italiani. Uno di questi chiede di abrogare la legge Severino nella parte in cui prevede la sanzione accessoria dell’incandidabilità e del divieto di ricoprire cariche elettive e di governo dopo una condanna definitiva. C’è poi la richiesta di abolire la raccolta delle firme per presentare la candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura. Un terzo quesito punta a ridurre i reati per cui è consentito il ricorso alle misure cautelari in carcere, e un altro chiede invece la separazione delle carriere dei magistrati: l’idea è obbligarli a scegliere all’inizio della loro carriera se percorrere la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Il quinto referendum vuole introdurre la possibilità che negli organi che hanno il compito di valutare l’operato dei magistrati possano votare anche i membri non togati, vale a dire gli avvocati. Come per tutti i referendum abrogativi è necessario che si presenti alle urne almeno il 50% più uno degli italiani. Se i votanti saranno meno della soglia del 50% più uno, i referendum verranno dichiarati nulli e non verrà apportato alcun tipo di cambiamento alle relative leggi.
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Il geoportale. Un progetto di Assindustria Venetocentro, Province, Camere di Commercio e Bim Piave
L’economia circolare dei capannoni Riqualificazione e zero consumo di suolo C
he il cuore produttivo del Nordest sia tappezzato di capannoni non è certo una novità. Oltre 92mila in tutto il Veneto, disseminati in 5.679 aree produttive, per un equivalente di 41.300 ettari di terreno pari al 18,4 per cento della superficie di suolo consumata. E molti – undicimila, il 12 per cento del totale – sono capannoni dismessi e inutilizzati. Partendo da questa fotografia e dopo due anni di gestazione, Assindustria Venetocentro assieme alle Province e alle Camere di Commercio di Padova e Treviso oltre che grazie all’esperienza del consorzio Bim Piave ha lanciato un geoportale finalizzato alla ricognizione capillare, alla mappatura e alla ricerca online delle aree e degli edifici produttivi attivi o dismessi. Si chiama “Capannoni On/Off”, per il momento censisce solo il territorio padovano e trevigiano (fatto di 32mila capannoni industriali) e ha l’obiettivo di evitare nuovo consumo di suolo proprio attraverso la trasformazione e la rigenerazione dell’esistente. “Riqualificare e rigenerare è una scelta di sostenibilità”, spiega Paola Carron, vicepresidente di Assindustria Venetocentro. Una linea di pensiero e azioni sposata in pieno da Francesco Calzavara, assessore regionale al patrimonio e all’innovazione digitale, secondo il quale il percorso avviato a Padova e Treviso deve essere allargato a tutto il Veneto. “È uno strumento che, anche in ottica di economia circolare, in un territorio regionale in cui è già stato consumato tanto suolo, ci aiuterà a comprendere come utilizzare bene quello che c’è ed è disponibile. Con dati veri e la possibilità di lettura in tempo reale si pongono le condi-
zioni per avere la mappatura e una ricognizione di centinaia di migliaia di edifici a destinazione produttiva, favorendo anche l’incontro fra domanda e offerta, capace di dare vita a nuovi progetti di recupero edilizio nell’asse Padova-Treviso, motore dell’economia Made in Veneto”. Calzavara, sottolineando come i veneti fatichino a demolire anche un solo metro cubo, definisce l’operazione “Capannoni On/Off” come “economia circolare del costruito”, oltre che “un modello vincente per non consumare più suolo in una pianificazione su area vasta e non più per singolo comune”. Il portale, già operativo al sito www.capannonionoff.it, regala in modo facile un inedito Big Data fatto di una grande massa di dati e di informazioni che per la prima volta sono connessi fra loro, normalizzati e disponibili. Le banche dati di pubbliche amministrazioni, enti e multiutilities (Catasto, Agenzia delle Entrate, Comuni, Province, registro camerale delle imprese, gestori di rete telefonica, AcegasApsAmga, Ascopiave, Etra, Contarina) sono in dialogo fra loro e le informazioni vengono aggiornate costantemente. “Cervello tecnico” dell’operazione è il consorzio Bim Piave di Treviso e Belluno. “Già nel 2021 i nostri Comuni hanno creato una piattaforma per la condivisione e la gestione dei dati in modo integrato e questo adesso consente di averli disponibili in modo immediato, evoluto e aggiornato. Con il nuovo geoportale – spiega Cristina Da Soller, presidente del consorzio – potranno essere ulteriormente valorizzate le forme di collaborazione territoriale, l’integrazione di nuove classi di dati, la
Alcuni momenti della presentazione del progetto a Palazzo Giacomelli di Treviso, sede di rappresentanza di Assindustria Venetocentro
possibilità di programmare lo sviluppo del territorio con logiche di area vasta”. Il risultato è che chi è alla ricerca di un capannone nell’area di Padova e Treviso, nel portale oggi ha a disposizione la mappatura di circa duemila ettari di aree produttive (su 14.200) con 12.376 capannoni profilati (6.451 nella Marca e 5.925 nel padovano). Un motore che offre la ricognizione capillare, la mappatura e la ricerca online non solo dei capannoni attivi o dismessi e da riqualificare, ma consegna a chi effettua la ricerca tutte le informazioni utili: stato, annessi sottoservizi, infrastrutture materiali e digitali, piani urbanistici. Il portale è a disposizione sia della programmazione territoriale, sia di imprese, progettisti e operatori delle costruzioni per il recupero e il riuso degli edifici dismessi. Ma anche, come sottolinea il direttore generale di Assindustria Venetocentro, “uno strumento di marketing territoriale per attrarre i grossi investitori internazionali”. Sara Salin
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Inquinamento marino. Il padovano Stefano Germani si è unito all’operazione di “Ocean to Ocean”
I-Tronik in missione per salvare gli oceani L’azienda di Vigonza a caccia di microplastiche Dopo aver sostenuto economicamente il progetto e fornito le provette per effettuare i campionamenti l’imprenditore ha raggiunto il comandante Davì per supportarlo fino a Panama nell’operazione
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’è un’azienda padovana che si è unita a “Ocean to Ocean RIB Adventure”, missione nata per studiare l’inquinamento degli oceani. È la I-Tronik di Vigonza, specializzata in soluzioni tecnologiche nel settore elettronico industriale. Oltre ad aver scelto di supportare economicamente il progetto e aver fornito le provette necessarie per analizzare la presenza di microplastiche e metalli pesanti nell’acqua, il mese scorso ha deciso di fare di più. Stefano Germani, socio della I-Tronik, ha raggiunto a Cartagena de Indias il comandante Sergio Davì, partito il 21 novembre scorso da Palermo per un viaggio quasi sempre in solitaria, a bordo di un gommone. Oltre diecimila miglia nautiche di navigazione attraverso Spagna, Capo Verde, Guyana Francese, Trinidad, Tobago, Venezuela, Caraibi, Colombia,
Panama, Messico e Stati Uniti d’America. L’imprenditore padovano ha supportato Davì nel raggiungimento di Panama City e nel prelevamento dei campioni d’acqua da analizzare. “L’inquinamento marino da plastica sta diventando sempre più grave. Ogni anno – afferma Stefano Germani – si stima che finiscano in mare dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici e pare che nei mari siano già finiti complessivamente almeno 86 milioni di tonnellate di plastica, di cui una buona parte si è depositata sui fondali. Oltre a sostenere la spedizione come sponsor, abbiamo deciso si partecipare attivamente a una parte del viaggio per fornire un apporto sotto l’aspetto scientifico”. Germani ha effettuato cinque campionamenti tra Cartagena, prima la parte atlantica e poi la parte pacifica di Panama. Cam-
pioni d’acqua che verranno analizzati dall’Istituto zoo profilattico di Palermo, dal Cretam e dall’Aten Center dell’Università di Palermo per verificare quanto sono inquinate le acque dei nostri oceani. In programma c’è anche il prelevamento di campioni dalle acque del Parco nazionale di Coiba, area naturale protetta che sorge sull’omonima isola di fronte alle coste panamensi. “Negli oceani esistono ormai stabilmente, da almeno quarant’anni, le cosiddette isole di plastica, microplastiche soprattutto, che si adagiano sui fondali marini. Essere parte attiva della ricerca sul loro stato di salute – spiega il socio di I-Tronik – è sicuramente un’esortazione. Prima di tutto a noi stessi e poi anche ad altre aziende a praticare l’attività d’impresa nel rispetto del luogo in cui viviamo”. (s.s.)
Confcommercio lancia “Imprendigreen” Per sensibilizzare, formare e accompagnare le imprese nella transizione da un’economia lineare a un’economia circolare, ma anche per aiutarle a cogliere tutte le opportunità che i programmi e i fondi europei e nazionali metteranno in campo nei prossimi anni, Confcommercio Imprese per l’Italia lancia “Imprendigreen”. Un progetto e allo stesso tempo un riconoscimento: grazie alla
compilazione di un questionario – elaborato e certificato dalla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa – le imprese acquisiscono il marchio confederale di sostenibilità, per il quale l’associazione ha già avviato l’iter di accreditamento presso il MiTE (Ministero della Transizione Ecologica), così che possa essere utilizzato dalle imprese certificate come elemento premiale nell’accesso ai
bandi pubblici che prevedono come elemento preferenziale comportamenti improntati alla sostenibilità. Il questionario è realizzato tenendo conto dei più importanti standard internazionali in tema di comportamenti e pratiche volontarie che si traducono in benefici significativi per l’ambiente e che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Onu con l’Agenda 2030.
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Il progetto. Promosso da Assindustria Venetocentro e Confindustria Venezia
“Capitale della Cultura d’impresa 2022” coinvolte Venezia, Treviso, Padova e Rovigo L’area compresa tra le quattro città genera 86 miliardi di Pil e contra 325 mila imprese. In cantiere 70 eventi per promuoverne e valorizzarne le capacità produttive
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ettanta eventi, che si snoderanno nel corso dell’anno per cercare di promuovere e valorizzare le capacità produttive di un’area che produce 86 miliardi di Pil aggregato annuo ed ha 325 mila imprese attive. Questi i numeri del progetto “Capitale della Cultura d’impresa 2022”, per valorizzare le identità territoriali e le economie locali dell’area vasta che comprende Venezia, Treviso, Padova e Rovigo, caratterizzata da una forte matrice industriale. Cinque gli ambiti industriali di riferimento dell’iniziativa voluta da Assindustria Venetocentro e Confindustria Venezia, che hanno presentato nei mesi scorsi la candidatura congiunta delle quattro città venete: cantieristica navale di Venezia, calzature e sistema moda della Riviera e Brenta, vino e agrifood di Treviso e colline del Prosecco, vallicoltura del Delta del Po e distretti industriali, l’insieme di piccole e medie imprese diffuse sul territorio. Il progetto unitario, vincitore del titolo assegnato da
Confindustria con il patrocinio del Ministero della Cultura, che dal 5 aprile fino alla fine dell’anno, animerà i territori con oltre 80 eventi già in calendario centrati sui valori e le traiettorie della storia industriale e culturale di queste terre. “Il riconoscimento di Capitale della Cultura d’Impresa a quest’area vasta nel cuore del Veneto è un motivo di grande orgoglio, che si carica di ulteriori significati, in questo momento tanto complesso – sottolinea Leopoldo Destro, Presidente di Assindustria Venetocentro -. La cultura d’impresa che ha reso forti e resilienti i nostri territori, è creatività, innovazione, competitività, bellezza. Ma è anche relazione, incontro di popoli e culture, inclusione e accoglienza, valori che abbiamo l’ambizione di elaborare nel corso dell’anno in un ‘Manifesto della cultura d’impresa’ in sintonia con i tempi, da lasciare a chi verrà dopo di noi”. L’iniziativa è stata inaugurata al Teatro Goldoni di Venezia con il convegno “TerritorImprenditivi”. A rappresen-
tare l’amministrazione comunale veneziana l’assessore allo Sviluppo economico Simone Venturini. “Un ringraziamento, da parte del sindaco Brugnaro e di tutta l’Amministrazione, per aver portato a casa questo importante risultato - ha detto Venturini - Guardiamo con grande attenzione a questa iniziativa, che ci permette di avviare anche una riflessione sul nostro territorio, da sempre immerso nella cultura d’impresa. La sfida che abbiamo davanti e che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi - ha proseguito l’assessore - è quella di raccontare fuori dai circuiti classici l’importanza dell’impresa. Sarà un percorso avvincente, che dovrà concludersi con il rafforzamento della voce delle imprese nello scenario politico nazionale ed europeo, perché spesso negli ultimi anni questa voce non è stata ascoltata. Per far sì che ciò accada bisogna raccontare quanto l’impresa sia importante per il territorio. Non deve esserci dicotomia tra imprese e cittadini. L’ imprenditore, quando difende la
sua azienda, difende anche una città e una comunità. Non c’è sicurezza né benessere sociale senza l’impresa. Da questa sfida - ha concluso Venturini - anche il Nordest può uscirne vincitore e più forte, acquisendo una maggiore centralità nelle scelte nazionali ed europee”. Oltre a Venturini sono intervenuti il presidente della Camera di Commercio di Venezia, Massimo Zanon e quello del Gruppo Tecnico Cultura di Confindustria, Antonio Alunni, mentre il presidente nazionale dell’associazione degli industriali,
Carlo Bonomi, ha invece inviato un videomessaggio. “Quest’anno la Capitale della Cultura d’Impresa ha detto Alunni - ci porta in Veneto tra preziosi siti Unesco e filiere produttive d’eccellenza: un incontro straordinario di arte e manifattura che oggi rendono questa Regione, responsabile di quasiil10%del Pil, un motore trainante dell’economia nazionale. Il percorso della Capitale della Cultura d’Impresa è un viaggio nell’unicità dei nostri paesaggi, tra tesori culturali diffusi e specializzazioni produttive”.
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Obbiettivo sicurezza
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L’iniziativa. Al via la nuova attività informativa in collaborazione con le Questure
Despar e Polizia di Stato: campagna per prevenire le truffe con La Piazza Alle casse dei supermercati Despar e in allegato a 470mila copie del mensile La Piazza saranno distribuiti volantini per sensibilizzare i cittadini su come difendersi e tutelarsi
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rosegue l’impegno di Aspiag Service, concessionaria dei marchi Despar, Eurospar ed Interspar per il Triveneto, Emilia-Romagna e Lombardia insieme alle Questure Provinciali per diffondere in modo sempre più capillare in tutto il territorio del Veneto, campagne di sensibilizzazione e informazione su temi e problemi sempre più presenti nella nostra società. Il progetto ha preso avvio nel 2021 con la campagna informativa sulla violenza di genere “La violenza non è un atto d’amore – Non sei sola” e successivamente “Stop Bullismo”, per sensibilizzare i cittadini del Veneto e della provincia di Padova su due fenomeni – la violenza sulle donne e il bullismo – con l’obiettivo di creare consapevolezza, promuovere la prevenzione, far conoscere gli strumenti per denunciare queste forme di violenza fisica e psicologica che colpiscono in modo sempre più frequente donne e adolescenti. L’iniziativa ha l’obiettivo di eliminare gli stereotipi, promuovere la prevenzione e costruire un filo diretto con le forze dell’ordine. COME PREVENIRE LE TRUFFE Il nuovo anno si è aperto con il lancio della campagna informativa che riguarda le “Truffe. Impariamo a riconoscere il problema per agire in sicurezza!”. Fingersi un tecnico venuto per una riparazione oppure un operatore di un call center, fornitore di gas o simili, che contatta il cittadino per proporre di cambiare operatore; richiedere un pagamento per il ritiro di un pacco postale, sono solo alcune delle modalità con cui un truffatore può avvicinarsi alle persone per poi cadere vittima della stessa trappola. Un problema che riguarda in particolar modo le persone più fragili. Un fenomeno sempre più diffuso, specialmente anche dopo questo periodo di isolamen-
to delle persone e in linea con le precedenti campagne informative. ASPIAG, OBIETTIVO CREARE LEGAMI SEMPRE PIÙ FORTI CON LE COMUNITÀ Queste iniziative si inseriscono nell’ambito delle azioni di responsabilità sociale che Aspiag Service mette in campo nelle regioni in cui è presente, con l’obiettivo di creare legami sempre più forti con le comunità. “Siamo orgogliosi di essere ancora una volta al fianco della Polizia di Stato e delle Questure del Veneto – commenta Giovanni Taliana, Direttore Regionale Aspiag Service per il Veneto – per contribuire a dare voce a questa campagna di prevenzione alle truffe verso le persone più fragili, che spesso rimangono traumatizzati in maniera grave anche a livello psicologico.Questo progetto rappresenta un altro importante passo all’interno di un percorso che abbiamo scelto di intraprendere insieme alle istituzioni dei territori in cui siamo presenti, con l’obiettivo di portare avanti azioni e progetti di pubblica utilità a sostegno delle comunità. Crediamo che la Polizia di Stato oggi abbia anche la necessità di avere interlocutori che possono arrivare direttamente ai cittadini, in mododa far fruire alla maggior parte dei cittadini queste informazioni. Grazie alla nostra presenza capillare sul territorio, i nostri punti vendita saranno un ulteriore amplificatore di questo importante messaggio per contribuire a rendere le persone più attente e consapevoli”. INDICAZIONI PRATICHE E I NUMERI UTILI A CUI RIVOLGERSI Più di 75 mila opuscoli informativi sono stati messi a disposizione in tutti i 165 punti vendita Despar, Eurospar e Interspar del Veneto per le precedenti campagne. I volantini hanno il compito di fornire
Giovanni Taliana
alle persone indicazioni pratiche e ricordare i numeri utili a cui rivolgersi per denunciare episodi di violenza. Per questa nuova campagna da aprile, saranno distribuiti opuscoli anche direttamente nella casa di cittadini, grazie alla diffusione capillare del mensile la Piazza con 470.000 copie su tutto il circuito veneto.
Sarà un’operazione che a differenza delle altre, amplierà la sua proposta. Grazie, infatti, alla collaborazione con le Questure Provinciali di Padova, gli uomini in divisa saranno presenti nei punti vendita per dare maggiori dettagli e informazioni ai consumatori. Sara Busato
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APRILE 2022
on-line:
Salute Dal 1° aprile
Covid, è finito lo stato di emergenza
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Green pass, mascherine, vaccini: si cambia
a fine dello stato d’emergenza, lo scorso 31 marzo, comporta l’entrata in vigore, per tappe, delle nuove regole contro la diffusione del Coronavirus che guideranno il nostro comportamento nei prossimi mesi fino ad un graduale ritorno alla normalità, anche se naturalmente il buon senso e una certa dose di precauzione inducono a considerare il fatto che non si tratta di un “liberi tutti”. Una tabella di marcia, fino al prossimo 30 giugno, scandisce i vari passaggi. Dal 1° aprile per gli over 50 non è più obbligatorio il super green pass sul luogo di lavoro. E’ richiesto solo il certificato di base. L’obbligo del Green pass, di base o rafforzato, cade anche per hotel, strutture ricettive e servizi alla persona, e pure per viaggiare sui mezzi di trasporto pubblico locale. Se l’obbligo vaccinale resta in vigore fino a fine anno per il personale sanitario e delle Rsa, per le altre categorie lavorative è confermato invece fino al prossimo 15 giugno (compresi i docenti). Sono abolite le quarantene da contatto. Va in isolamento, infatti, solo chi risulta positivo, a prescindere dallo stato vaccinale. Prosegue alla pag. seguente
Salute
34 Aprile mese della prevenzione alcologica
I danni che provoca l’uso e l’abuso di alcol sui giovani
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Dal 1° aprile
Covid, è finito lo stato di emergenza
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prile è il mese della prevenzione alcologica. L’alcol è uno dei principali fattori di rischio di malattia, disabilità e mortalità prematura. Rappresenta la prima sostanza induttrice di dipendenza con alto impatto sociale e come sostanza tossica, cancerogena, calorica, e spesso associata ad altre dipendenze da sostanze e da comportamenti. A mettere in primo piano il tema è l’azienda Ulss 5 Polesana che ha voluto concentrare l’attenzione sui giovani e le conseguenze che l’abuso di alcol provoca su di loro, mettendo a fuoco, per nodi tematici, i punti fondamentali. Quali sono dunque gli effetti dell’alcool sui giovani? CHI HA MENO DI 18 ANNI NON DOVREBBE MAI ASSUMERE MAI BEVANDE ALCOLICHE. Nell’adolescenza, l’enzima che serve a metabolizzare l’alcol non si è ancora sviluppato nell’organismo e quantità anche molto piccole possono diventare subito tossiche. Ciò comporta che l’assunzione e l’abuso di alcol possono causare problemi di salute ai futuri adulti. DANNI CEREBRALI. Lo sviluppo cerebrale si completa intorno ai 25 anni e l’uso eccessivo di alcol può interferire con il processo di maturazione. Di conseguenza, i giovani che bevono rischiano di avere più difficoltà intellettuali, di orientamento e di memoria rispetto ai coetanei che non assumono alcol. DANNI AGLI ORGANI INTERNI. L’abuso di alcol può portare alla steatosi epatica, conosciuta anche come “fegato grasso”, che può causare in seguito altri segni di sofferenza epatica fino alla necrosi delle cellule. È inoltre responsabile di danni a molti altri organi, come cervello, cuore, stomaco e mammella. Eccesso di calorie. L’alcol ha un
I giovani che bevono rischiano di avere conseguenze sulla qualità della vita futura a livello cerebrale, ma anche agli organi interni e, per i maschi, alla salute sessuale e riproduttiva elevato contenuto calorico, di conseguenza un eccessivo consumo è associato a un aumento del grasso corporeo e in larga misura al deposito di grasso. SALUTE SESSUALE. L’alcol può essere particolarmente dannoso per la salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti di sesso maschile, proprio perché in una fase delicata di sviluppo dell’apparato riproduttivo. RISCHIO DI DIPENDENZA. In fase adolescenziale è più facile che l’assunzione di alcol crei una dipendenza rispetto a quanto accade negli adulti. PERDITA DI CONTROLLO. L’alcol altera il comportamento
e spesso porta alla perdita di controllo, con l’assunzione di rischi che possono avere conseguenze molto gravi per se stessi e per gli altri. Per sensibilizzare i giovani a comportamenti consapevoli l’Ulss 5 Polesana insieme con la Conferenza dei Sindaci hanno promosso un progetto, “Strada facendo”, che vede gli operatori di strada impegnati direttamente sul territorio, nei luoghi di aggregazione e di consumo di bevande alcoliche per incontrare i giovani e informarli sull’uso e l’abuso di sostanze alcoliche. Attraverso i Dipartimento per le Dipendenze (SerD), l’azienda si rivolge alle scuole primarie e secondarie della provincia di Rovigo con progetti di prevenzione per gli studenti e le loro famiglie.
A scuola, quindi, si continua a fare ricorso alla didattica a distanza ma solo per chi è stato contagiato. Gli stadi tornano ad una capienza del 100 per cento e si accede con il Green pass base. E’ finito anche il ricorso al sistema delle regioni a colori. Il 30 aprile, invece, sarà il giorno in cui terminerà l’uso obbligatorio delle mascherine al chiuso. Il 1° maggio quello in cui non sarà più necessario esibire il Green pass. L’obbligo vaccinale per gli over 50 terminerà infine il 15 giugno prossimo. Le nuove regole a scuola. Con la cessazione dello stato di emergenza ci si muove in modo diverso anche nelle scuole, con una nuova revisione del protocollo adottato fino a fine marzo. I docenti non vaccinati potranno tornare a scuola, facendo un tampone, ma non possono stare a contatto con gli studenti. Resta l’obbligo di utilizzare le mascherine chirurgiche, ad eccezione dei bambini fino a sei anni d’età e dei soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso delle mascherine. Fino al 30 aprile le mascherine di tipo Ffp2 vanno comunque indossate sui mezzi di trasporto scolastici, ma non sono previste durante le attività sportive. Si raccomanda di mantenere il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, a meno che le condizioni logistiche non lo consentano. Tornano le uscite didattiche e i viaggi d’istruzione, comprese le partecipazioni alle manifestazioni sportive. Fino a tre casi positivi in classe per tutti gli studenti è prevista la frequenza con obbligo di mascherina chirurgica, se i casi sono almeno 4 tra gli alunni, le attività proseguono in presenza ma per docenti ed educatori e per gli stessi alunni che hanno un’età superiore ai sei anni è previsto l’uso di mascherine di tipo Ffp2 per dieci giorni dall’ultimo contatto con positivo. Nel caso si manifestassero sintomi è obbligatorio effettuare un test antigenico o molecolare. Basta contagi. Finisce lo stato di emergenza ma rimane la necessità di un comportamento responsabile e corretto al fine di ridurre il rischio dei contagi. “Basta contagi”: è un auspicio condiviso un po’ da tutti ma soprattutto una richiesta che viene dai più piccoli. Colpisce dunque il disegno, tra i tanti, che alcune settimane fa sono stati portati dal sindaco di Padova Sergio Giordani e dall’assessore all’Istruzione Cristina Piva al direttore generale dell’azienda Ulss 6 Euganea, Paolo Fortuna. Sono stati realizzati dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado della città. Rappresentazioni, con tecniche e linguaggi differenti, di cosa è stato il Covid per loro, come hanno vissuto la pandemia. Sono disegni realizzati per ringraziare il personale sanitario. Immagini che raccontano il virus, la paura, i vaccini, i tamponi e soprattutto la stanchezza generata da questa situazione. “Basta contagi”: è l’esclamazione che forte e chiara si legge in uno di questi disegni. E non si può deludere la richiesta così sensata di un bambino.
Salute
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Lo scorso 2 aprile la Giornata mondiale. Un fenomeno in crescita
Autismo, verso una sempre maggiore consapevolezza
“C
i sono dei premi che si mettono sul petto, altri nel cuore. Questo lo metto nel cuore”. E’ il commento di Damiano, quando aveva 14 anni, dopo essere arrivato ultimo, accompagnando una compagna ipovedente, in una gara di percorso ad ostacoli. Damiano abita a Treviso, ha una diagnosi di autismo e oggi di anni ne ha 20, vissuti intensamente e con molti obiettivi raggiunti: da quell’ultimo posto non si è più fermato, nel suo percorso di crescita, personale e sociale. È diventato cintura nera di karate; ama il teatro e adora Pirandello. E non scherza neanche a scuola: a giugno si diplomerà all’Istituto Fermi di Treviso. “Sono felicissimo - confessa perché prendere il diploma significa andare all’università e io voglio fare Giurisprudenza, e magari diventare avvocato”. “È un momento molto impegnativo, ma entusiasmante, per lui e, anche, per tutti noi e per la sua famiglia, mamma Margherita, papà Giuseppe e la sorella Romina, che ha sempre favorito i suoi interessi, supportandolo nelle sue scelte anche se impegnative e gioendo dei traguardi raggiunti”, commenta la dottoressa Gorini, responsabile del Centro Samarotto, la struttura da cui è stato seguito. E’ la storia che nella propria pagina Facebook, l’azienda Ulss 2 Marca trevigiana ha voluto raccontare lo scorso 2 aprile, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo. L’augurio è che la vicenda di Damiano sia da esempio e stimolo per le persone che, come lui, convivono con disturbi dello spettro autistico. Secondo l’Osservatorio nazionale autismo in Italia 1 bambino su 77, nella fascia d’età tra 7 e 9 anni, è un bambino con autismo. Nell’Ulss 2 Marca Trevigiana, sulla base dei dati elaborati dai Servizi Età Evolutiva, sono attualmente 981 gli under 18 con autismo cui vanno aggiunti ulteriori 107 casi di persone di età compresa tra i 18 e 25 anni, ancora in carico ai servizi dell’età evolutiva, ed altri 222 adulti, seguiti da Servizi Disabilità, Servizio Inserimento Lavorativo e Dipartimento Salute Mentale. Complessivamente, quindi, le persone con autismo sono 1.310 soggetti. Confrontando i dati con le rilevazioni del 2010 risulta che ad oggi i numeri si sono quadruplicati. La Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo è stata istituita dall’Onu nel 2007 allo scopo di sensibilizzare le comunità e i cittadini degli Stati membri delle Nazioni
A Treviso, secondo i dati raccolti dall’Ulss 2 Marca Trevigiana, rispetto al 2010 i numeri sono quadruplicati. La toccante storia di Damiano
Unite alla conoscenza di questo disturbo e porre l’attenzione sui diritti delle persone che ne sono affette e delle loro famiglie. E’ necessario promuovere una sempre maggiore consapevolezza rispetto a un tema che coinvolge moltissime famiglie. L’Ulss 2 ha istituito il Centro di Riferimento Autismo che si interfaccia con tutti i servizi del territorio al fine di uniformare percorsi e azioni. I servizi direttamente coinvolti per l’età evolutiva vedono in ogni distretto un’equipe di primo livello dedicata ai bambini con autismo, oltre al grande lavoro svolto dal Centro “Adelina Samarotto”, centro di secondo livello specifico per l’autismo, ed anche dei Servizi per l’età adulta nel cui ambito si stanno strutturando équipe specificatamente dedicate. Proprio in questo periodo hanno avuto avvio due nuove iniziative: il
Sopra il giovane Damiano
Progetto Nida (Network Italiano riconoscimento precoce disturbi autistico - Rete veneta riconoscimento disturbi spettro autistico) prevede l’implementazione di personale dedicato alla osservazione dei bambini a rischio autismo, in sinergia con i pediatri e le patologie neonatali, al fine di una individuazione e successivo trattamento precoce; il Progetto Quality Life, invece, è dedicato a iniziative innovative nella fascia d’età 16-40, per fornire risposte alle esigenze delle persone con autismo e delle loro famiglie, contribuendo alla deistituzionalizzazione ed al miglioramento della qualità di vita di queste persone.
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Turismo
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Emirati Arabi Uniti
Emirati nel Futuro, fra arte e primati di Renato Malaman
A Dubai fra i grattacieli da record e la città vecchia spunta il Museo progettato da Shaun Killa: per National Geographic uno dei 14 edifici più belli del mondo. Ad Abu Dhabi il nuovo Louvre getta un ponte fra civiltà: architetture che parlano un linguaggio audace e guardano lontano
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ubai, why not? Mare, grattacieli e idee proiettate nel futuro a soltanto sei ore di aereo. “Dubai è più vicina e facile da raggiungere di quanto si possa immaginare. La sua proposta turistica è ormai alla portata di tutte le tasche, non è più la meta soltanto di chi vuol fare business”: lo garantisce Andrea Cani, giovane tour operator italiano (kkmgroup) attivo sulla destinazione da tempo e pronto a scommettere sugli Emirati Arabi Uniti come destinazione tagliata su misura anche per chi cerca una vacanza, breve o lunga, basata su mare, relax e attività culturali. L’Expo appena concluso, ispirato al tema “Connecting minds, creating the future”, ha sdoganato una volta per tutte Dubai e gli Emirati Arabi come meta turistica di alto profilo. I 15 milioni di visitatori dell’esposizione universale, quest’anno dedicata a temi di grande attualità come sostenibilità, mobilità e opportunità (da solo il Padiglione Italia, che era uno dei 192 paesi presenti, ha fatto registrare 1,2 milioni di visitatori), dimostrando come quest’area del mondo sia ormai inserita a pieno titolo nel network internazionale del turismo. Per recitare un ruolo tutt’altro che secondario. Lo confermano il profilo culturale e i contenuti innovativi di questo Expo, ma anche altre attrattive che si stanno imponendo all’attenzione del mondo. A partire da un’architettura dal design di avanguardia, sempre a caccia di record (vedi l’edificio più alto del mondo, il Burj el Khalifa di Dubai, alto 829 metri) e talvolta anche eccessiva nella sua densità urbana, come in certi quartieri finanziari di Dubai, ma che sta scrivendo pagine nuove nell’evoluzione tecnologica e di stile in questo settore. Il nuovissimo Museo del Futuro, progettato in forme ardite dall’architetto sudafricano Shaun Killa, si candida sfacciatamente a edificio più bello del mondo e a certificarlo è anche il National Geo-
graphic che lo ha inserito fra i 14 edifici più ricchi di fascino estetico. Le sue forme audaci generano stupore a prima vista. Al suo interno c’è spazio per l’illustrazione e la rappresentazione di idee, innovazioni e servizi che cambieranno la nostra vita nei prossimi vent’anni. Architettura e urbanistica protagoniste ovunque negli Emirati. Dalle esagerazioni (volute) di Dubai, alle presenze più raffinate nel panorama urbano di Abu Dhabi. A Dubai colpiscono la grande isola artificiale a forma di palma che ospita una parte nuova della città (vi hanno abitato anche Diego Maradona e Fabio Cannavaro); come pure l’arcipelago di isole che ha la forma del mondo. E ancora: alberghi (lussuosissimi) già entrati nella leggenda, come la ‘Vela’ o l’Atlantis, ed edifici dal linguaggio originalissimo come The Frame, la cornice. Ad Abu Dhabi colpiscono invece la sobrietà, l’originalità e la bellezza del panorama urbano. Union Square è una ‘tavola apparecchiata’, pensata da uno studio di architettura danese. “Uno spazio rarefatto e metafisico - lo ha definito l’architetto Luciano Beddini - popolato di forme geometriche elementari che scrutano il cielo, su una rassicurante monocromia”. Forti e armonici i contrasti fra passato e futuro in piazza Al Hosn. Se fino a ieri i richiami al grande turismo internazionale avevano il linguaggio del grande luna park, di cui erano parte i giganteschi ‘mall’ (centri commerciali) dove si può persino sciare e i parchi a tema come il Ferrari World, oggi negli Emirati si punta molto sul messaggio culturale. Oltre al citato Museo del Futuro di Dubai, va ricordata la recente apertura (novembre 2017) del Louvre di Abu Dhabi, creato in collaborazione con il Louvre di Parigi. Un museo dall’allestimento luminoso e minimalista in una cornice mozzafiato, progettata come una medina
In alto: l’avveniristica struttura progettata da Shaun Killa, che ospita il Museo del Futuro di Dubai. Sotto: piazza Al Hosn e l’audace contesto urbano di Union Square ad Abu Dhabi. A sinistra la svettante torre del Burj el Khalifa, l’edificio più alto del mondo.Sotto: il luminoso Louvre di Abu Dhabi. A destra un falconiere e un commerciante del souk di Dubai
araba, sotto la grande cupola argentata, dall’architetto francese Jean Nouvel, vincitore del premio Priztker. Nelle sale le opere raccontano la storia della grande bellezza del mondo, dalle civiltà più antiche ai giorni nostri. Un nastro che si srotola leggero dalla civiltà egiziana, greca e romana a quelle orientali, per arrivare fino ai Fiamminghi e agli Impressionisti. Fino a Mondrian e Kandinskij. Altra solenne bellezza ad Abu Dhabi è la grande moschea, che riluce di tanti marmi italiani ed esibisce il tappeto e il lampadario più grandi del mondo. Peccato che di recente per entrarci sia necessario percorrere un
infinito mall sotterraneo che toglie un po’ di magia all’insieme. Tornando a Dubai, va ricordata la sua storia di città di pescatori che fece la sua fortuna un secolo fa con la scoperta delle perle naturali. Rese bene fino a quando arrivarono le perle artificiali del Giappone. Ma arrivò in contemporanea anche il petrolio (1956) che cambiò la sorte di questo paese, unione di sette emirati sancita poi nel 1971, alla vigilia del definitivo decollo economico. E pensare che nel 1968 le auto immatricolate erano poco più di cento… La città vecchia di Dubai è affacciata sul Creek, il fiume artificiale che in realtà è
un lungo fiordo, ricorda la tradizione araba. Nelle strette vie, nel souk, nella moschea, nel museo che illustra le origini e nelle torri del vento, antesignane naturali dell’aria condizionata. Dubai, dove attualmente risiedono oltre diecimila italiani, che ha molto da offrire anche come mare. Spiagge ampie, di sabbia fine, affacciate sul Golfo Persico e specchio per uno skyline urbano che non smette mai di stupire per il suo sguardo sul futuro. Info: www.expo2020dubai.ae www.atthetop.ae www.enjoydestinations.it
A tavola
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37 Rubrica a cura di
Idee in cucina, tra gusto, sapori del territorio e creatività
Sara Busato
Piatti gustosi per festeggiare con golosità la Pasqua RISOTTO CON I BRUSCANDOLI
PATATE AL FORNO CON PANCETTA AFFUMICATA
FUGASSA VENETA
La ricetta primaverile fatta con le erbe selvatiche. I bruscandoli crescono spontaneamente nel periodo di aprile-maggio. Sono ottimi per diverse preparazioni ma sprigionano la loro dolcezza soprattutto nel risotto.
Un ottimo contorno da abbinare a secondi piatti a base di carne. Semplici e gustosissime, sono facili da preparare e sono perfette per tutta la famiglia. Morbidissime dentro con questo goloso e cremoso ripieno.
Un dolce tipico del periodo pasquale. Ideale da portare come merenda per le prime scampagnate all’aria aperta. È una preparazione molto complessa, perché comprende diversi impasti che richiedono ben tre lievitazioni.
Ingredienti: 200 g riso; 1 mazzetto bruscandoli; 1 cipolla; 0,7 l brodo vegetale; 20 g Parmigiano reggiano; 1/2 bicchiere vino bianco; olio q.b.
Ingredienti: 4 patate di piccola dimensione, 2 rametti di erba cipollina,50 g di Taleggio, Sale, Pepe nero, 4 fette di pancetta, 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
Ingredienti: 250 g di farina 00; 250 g di farina manitoba; 70 ml di latte tiepido; 4 uova; 20 g di lievito di birra fresco; 150 g di zucchero; 100 g di burro a temperatura ambiente; q.b. di sale; 1 buccia di arancia e di limone grattugiata
Preparazione: In una padella tostare a secco il riso per qualche minuto. Lavare e tagliare le punte dei bruscandoli. Tagliare molto finemente una piccola cipolla. Soffriggere il tutto in una padella con un po’ di olio qualche minuto. Mettere a bollire il brodo (oppure prepararlo con acqua e un dado vegetale). Aggiungere il riso al soffritto. Mescolare e sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco. Appena l’alcol è evaporato iniziare ad aggiungere il brodo bollente un paio di mestoli alla volta. Tenere la fiamma bassa e mescolare frequentemente. Trascorso il tempo di cottura del riso aggiungere il parmigiano e mescolare energicamente per rendere cremoso il risotto.
Preparazione: Lavare le patate, senza sbucciarle e le fate cucinare in una pentola con acqua fredda per 20 minuti da quando inizia a bollire: Con un coltello levare una piccola fetta sopra, e con un cucchiaino scavare per praticare una fossetta nelle patate. Appoggiare sulla prima fetta di ogni patata una fettina di Taleggio (o altro formaggio a scelta) e mezza fettina di pancetta. Disponete su una teglia con carta da forno e infornare in forno preriscaldato a 200° per circa 10 minuti. Per rendere il contorno più dorato, passare all’ultimo anche sotto al grill. Una volta cotte portarle a tavola, decorando il piatto anche con l’erba cipollina
Il lievitino: sciogliere il lievito di birra nel latte tiepido, aggiungendo 20 gr di zucchero e 100 gr di un mix delle due farine. Mescolare per ottenere un impasto morbido: avvolgere con un panno leggermente umido e lasciare riposare per circa un’ora. Primo impasto: unire i 200 gr. di farina, le due uova e gli 80 gr. di zucchero. Aggiungere il lievitino e iniziare a lavorare il tutto finché l’impasto non sarà elastico. Successivamente unire i 50 gr. di burro morbido a piccoli, lavorare il tutto fino ad ottenere un impasto liscio e morbido. Lasciare riposare circa per tre ore. Secondo impasto: aggiungere i restanti ingredienti e unire al primo impasto, che nel frattempo sarà lievitato. A lievitazione avvenuta, disporre la pasta su una teglia rotonda, con i bordi alti, rivestita da carta da forno, cospargerla con le mandorle pelate e tagliate a metà nel senso della lunghezza, la granella di zucchero e un po’ di zucchero a velo. Infornare in forno statico a 180° per circa 30 minuti affinché la focaccia pasquale mantenga la sua morbidezza e leggerezza.
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Film e serie tv visti da vicino
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a cura di Paolo Di Lorenzo
Zingaretti: “Questo re riesce a sorprendere in qualsiasi momento” N
el 1791, il filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham mise a punto il Panopticon. Si trattava di una progettazione carceraria ideale imperniata su una torre centrale all’interno della quale un unico sorvegliante poteva tenere d’occhio tutti i detenuti della sua struttura senza che questi potessero avere la certezza di essere guardati a vista. Il nome arrivava da Argo Panoptes, il gigante della mitologia greca dotato di centinaia di occhi che facevano di lui un ottimo guardiano. Questo modello fu poi lo spunto per “1984” di George Orwell. Al Panopticon si ispirò anche il filosofo francese Michel Foucault, che nel suo saggio “Sorvegliare e punire” si rifece al modello di Bentham per rappresentare l’evoluzione del modello del potere. Secondo Foucault, nella società contemporanea il controllo non è più esercitato dall’alto verso il basso bensì è pervasivo, e si articola attraverso fitte relazioni che si intrecciano a formare il tessuto societario. Il Panopticon de “Il Re” un “prison drama” targato Sky, è senz’altro Bruno Testori, demiurgico direttore del carcere San Michele di Trieste. È una figura che ricorda il colonnelo Kurtz di “Apocalpyse Now”, ma Tesori sembra avere perfezionato un modello di ordine e presidio affidandosi ad un codice morale che si piega ai chiaroscuri del suo animo. “È un uomo smarrito, e in quanto tale compie delle azioni orribili, ma non mi sento nella posizione di poterlo giudicare”, sottolinea il suo interprete, Luca Zingaretti. Bruno sa essere al contempo spietato e misericordioso, a seconda dei propri scopi. Conosce a menadito le vite dei detenuti del San Michele – o così crede – ed è al corrente di ogni affare più o meno lecito che avviene tra le mura del carcere. Quando un duplice omicidio – prima quello del comandante e suo migliore amico, poi quello di un ergastolano, principale alleato di Bruno tra i detenuti – rischia di mettere a rischio il suo dominio e di compromettere il “metodo Testori”, il direttore sarà pronto a tutto pur di difendere il proprio regno dalle minacce interne ed esterne che lo insidiano. “Spero che Bruno piaccia per la sua capacità di sorprendere – commenta – il suo interprete, che aggiunge: “Ogni qualvolta si pensa di aver intuito la sua prossima mossa, Bruno fa l’impensabile e ti lascia sbalordito”. Il tema della giustizia fai-da-te trova una certa risonanza nelle attuali vicende internazionali: “Non c’è antidoto a chi pensa di essere sempre dalla parte del giusto. Bisogna sempre uscire da noi stessi per assicurarci che la nostra morale sia adeguata ai tempi, altrimenti ci rinchiudiamo in un soliloquio” afferma Luca Zingaretti.
Richelmy di “Portofino”: “Noi attori italiani siamo all’altezza degli stranieri” C
’è molta Italia in “Hotel Portofino”, co-produzione inglese targata Bbc e Itv ambientata nella Portofino degli anni Venti. La serie è un “period drama” inglese in piena regola, formula resa celebre nella storia contemporanea televisiva dal fenomeno “Downton Abbey”. È a Julian Fellowes – che è tornato, sempre su Sky Serie, con la sua nuova creatura “The Gilded Age” – che si deve la rifioritura di un genere ormai considerato cliché, con recenti successi come Bridgerton, Sanditon, Poldark e Belgravia. Hotel Portofino appartenente al filone dell’ “Upstairs Downstairs”, sottogenere delle serie in costume che prende il nome da una sit-com britannica degli anni Settanta che raccontava le vite dei nobili del piano di sopra e della loro servitù relegata al piano inferiore. Hotel Portofino racconta la storia di Bella Ainsworth (Natascha McElhone), la figlia di un ricco industriale britannico che si trasferisce a Portofino per aprire un hotel in puro stile british. Bella ambisce all’indipendenza economica e cerca di lasciarsi alle spalle il trauma della Grande Guerra che ha devastato la sua famiglia. Oltre agli ospiti internazionali che popolano l’hotel, fra gli avventori ci sono anche alcuni italiani. Tra loro il conte Carlo Albani (Daniele Pecci, visto recentemente in “Cuori”) con il figlio Roberto (Lorenzo Richelmy, “Marco Polo”), mentre Rocco Fasano (SKAM Italia) veste i panni di Gianluca Bruzzone, un giovane attivista antifascista di Portofino. “Il mio personaggio, Roberto, è molto distante da me, rappresenta il tipico dandy inglese di quegli anni - ha raccontato Lorenzo Richelmy a Tvserial.it - È stato divertente interpretare una persona così lontana dalla società da non avere alcun tipo di pregiudizio nei confronti delle persone che incontra”. Rispetto all’esperienza di “Marco Polo”, la serie in onda per due stagioni su Netflix prima di essere cancellata, Richelmy sottolinea: “Sul set di Marco Polo avevo il terrore di non essere all’altezza degli attori americani e inglesi con cui recitavo. Poi mi sono reso conto che fa parte del nostro retaggio culturale, di provincialismo”. L’attore ha le idee molto chiare sulla rivoluzione in atto nel settore audiovisivo italiano: “Tendiamo a sentirci sempre più piccoli di quello che stiamo in realtà. La nuova generazione di attori under-35 sarà in grado di portare all’estero qualcosa che agli stranieri manca e che gli italiani non sapevo nemmeno di avere”.
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