La pulce maggio 2017

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La pulce ukulele in italia

piccolo notiziario

sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

novitĂ , gruppi, scuole e risorse on line

I protagonisti Ukulollo, I Fuoridaglischemi, Donne e ukulele, Ragtime Gli strumenti Taglie dell’ukulele, Accordatura, ViVa la musica i nostri blog Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Ukulele: che passione!

Mioukulele



Indice A.B.C. dell’ukulele Taglie dell’ukulele

pag. 4

Come si accorda un ukulele

pag. 7

Programma radio Ukulele e ragtime Intorno all’Ukulele

pag. 9

Ukulele e coesione

Cantare e suonare insieme

pag. 12

Donne e ukulele nella storia

Le prime ricerche

pag. 14

Strumming

Strumming pattern in 4/4

pag. 16

L’intervista

Nuova intervista ad Ukulollo

pag. 18

La parola agli artisti

I Fuoridaglischemi - parte 2 -

pag. 22

Storia in Europa

Ukulele in Europa e George Formby

pag. 25

ViVa la musica

Ukulele, musica e bambini

pag. 28

Eventi ukulelistici

Prossimi mesi

pag. 32

Accordatura

La leggenda sul nome del nostro piccolo cordofono narra che derivi da Uku-pulce e Lele-saltellante, in lingua hawaiana. La pulce salta di nota in nota, di corda in corda, ma soprattutto da persona a persona, grazie alla generosità del piccolo strumento, arrivato fino ai giorni nostri. Noi vogliamo saltare come una pulce, di argomento in argomento, di genere in genere, di storia in storia per scoprire insieme il mondo dell’Ukulele. (Progetto nato da un’idea di Claudia Camanzi, realizzazione grafica di Claudia Camanzi, progetto editoriale di Viviana Monti)

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chi siamo Sono Viviana Monti, cantante jazz, swing e gospel. Mi piace fare musica più di ogni altra cosa, con i miei vari gruppi ma

Sono Claudia Camanzi, di

anche con i miei due bimbi e

“Ukulele: che passione!”.

con i miei allievi di canto. Ho

Sono una classe ‘76, disa-

scoperto l’ukulele quasi per

bile motoria e vivo in un

caso e adesso non posso più

piccolo paese di provincia in

farne a meno. Adoro la sua

Emilia. Collaboro a questo

generosità e versatilità. Sono

progetto per lo stesso moti-

diventata blogger proprio per

vo per cui ho aperto il mio

dare voce a questo amore a

blog: la passione sempre

quattro corde. Grazie Claudia

crescente per questo piccolo

per avermi invitato in

ma fantastico strumento.

questa bella avventura!

Grazie a Viviana che mi ha aiutato a concretizzare un’idea che mi frullava per la testa già da qualche anno.

Ukulele: che passione!

i nostri blog

Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Mioukulele


A.B.C. dell’ukulele: Taglie dell’ukulele

Scrivo questo per dare una mano a chi ancora non ha un ukulele ed è indeciso su quale taglia scegliere. Spero vi possa essere utile e mi scuso se nello scrivere non rimango sempre imparziale ma dico anche il mio parere personale riguardo ad ogni taglia. Le taglie più famose, principali, sono 3. Ma ve ne sono anche altre meno conosciute. Prima di tutto vi parlo di queste tre, poi passo a parlarvi di quelle meno conosciute.

Soprano: è considerato l’ukulele per eccellenza, il vero ukulele. Questo

perchè il primo ukulele è nato di questa taglia nel 1879. Ha solo 12 tasti, il che a lungo andare potrebbe essere un limite. Ma io vi consiglio di iniziare sempre con un soprano, perchè è la taglia che vi fa capire meglio il vero suono dell’ukulele, poi così potrete capire le vostre esigenze e se vi sta stretto capirete anche se passare ad un concert o direttamente ad un tenore;

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Concert: cambia poco rispetto al soprano, il suono non aumenta di molto e hai solo qualche tasto in più rispetto ad esso. Ha più spazio tra una corda e l’altra perchè i tasti della tastiera e il manico sono leggermente più grandi, questo può sembrare una cavolata ma è proprio provando un concert che io ho capito di trovarmi meglio con esso e con un tenore rispetto ad un soprano. Perchè avendo le dita corte e tozze, con il soprano rischio sempre di toccare corde che non voglio quando faccio gli accordi; Tenore: è la taglia che io personalmente preferisco. E il motivo in parte l’ho scritto parlando del Concert. Ha tastiera e tasti ancor più grandi del concert e quindi mi ci trovo ancor meglio. Poi, come mio parere personalissimo, ha un suono stupendo. Migliore delle altre due taglie. Certo, c’è chi dice che ha un suono che assomiglia poco al soprano e di conseguenza ad un ukulele ma di più a una chitarra. Secondo me no. Cioè: è diverso dal soprano ma non si avvicina al suono della chitarra, almeno per me. Lo so, sono di di parte, il Tenor mi piace moltissimo. Ora passo a parlare delle taglie meno conosciute:

Sopranino: io personalmente non l’ho mai suonato, ho visto altri suonarlo. Ho letto che chi l’ha comprato, dopo un periodo di “allenamento” ci ha fatto la mano e ora si trova benissimo. Io personalmente non so che dire, ho l’impressione che sia molto difficile da suonare con i tasti così piccoli. Ma potrebbe essere una cosa molto personale, visto le mie dita corte e tozze. Comunque lo consiglio sicuramente a chi ha voglia di sperimentare;

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Banjolele: è un incrocio, ha il manico dell’ukulele e la cassa del banjo. Anche in questo caso non l’ho mai suonato, ma chi conosco che ce l’ha è entusiasta. Anche questo lo consiglio a chi ha voglia di sperimentare, poi potrebbe piacere anche di più dell’ukulele classico; Baritono: è il modello più giovane di ukulele, è più grande di un Tenor e quindi più impegnativo sia da suonare che da trasportare. Ha anche un’accordatura diversa dagli altri modelli: DGBE. Io non l’ho mai suonato ed è poco diffuso. Sinceramente non sono molto attratta da questa taglia perchè penso sia più simile ad una chitarra che ad un ukulele, comunque anche questo lo consiglio a chi ha voglia di sperimentare. Spero di potervi essere stata utile con questa piccola guida sulle taglie dell’ukulele.

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Come si accorda un ukulele? Come accordare in tre passi 1) Occhio alle corde: L’ukulele viene generalmente venduto con una muta di

corde ma non è detto che siano corde adatte o buone. Fatevi fare la prima accordatura presso il rivenditore: la farà nella classica GCEA (cioè SOL, DO, MI, LA partendo dall’alto). Il quarto ordine, SOL, è quindi accordato all’ottava superiore (un tono sotto al cantino).

2) Il tipo di ukulele: L’accordatura standard va bene per soprano, sopranino,

concert e tenore, (quattro tipi di ukulele su cinque), rsta fuori il baritono (cioè quello più grande) che viene accordato con DGBE (Re, Sol, Si, Mi) come le ultime quattro corde della chitarra. Comunque se avete un ukulele soprano, sopranino, concert e tenore potete procedere con quella standard visto che gli accordi sono nella stessa posizione.

3) Gli strumenti per accordare: In questo utile e simpatico video di Claudia Camanzi Ukulele Channel potete trovare alcuni suggerimenti: http://bit.ly/2ql1aIM

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Ecco alcuni siti:

https://ukutuner.com/ http://www.ukuleletricks.com/ukulele-tuner/

App:

http://bit.ly/2pL08J9 http://apple.co/2qleihg

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UKULELE E RAGTIME Sono molto incuriosito dalla presenza, nel repertorio di molti ukulelisti, di brani ragtime o ad esso ispirati. Non ho una conoscenza approfondita di questo genere e mi domando quale può essere il legame fra ragtime ed ukulele. Il termine ragtime indica uno dei generi musicali nati negli States alla fine dell’800 e confluito nel jazz dei primordi. Sono gli stessi decenni in cui nelle isole Hawaii dalla fusione di due strumenti popolari portoghesi, la braguinha e il rajao, nasce l’ukulele. Strumento che asseconda le esigenze di una musica fatta di melodie dolci e sinuose, così come la lingua hawaiana. La parola “rag” significa brandello mentre “ragtime” può essere tradotto come tempo stracciato o spezzato quindi, usando il termine tecnico più appropriato, tempo sincopato. In pratica su una pulsazione molto sostenuta e a dir poco frenetica si inseriscono accenti spostati, come una corsa mozzafiato con balzi improvvisi su un tappeto di passi regolari. Il ragtime è musica esclusivamente

strumentale, di solito eseguita al pianoforte da virtuosi capaci di suonare con una velocità e una precisione meccaniche, tali da indurre l’ascoltatore a dubitare della presenza di un essere umano, immaginando piuttosto un pianoforte a rulli, una pianola, strumento in voga in quegli anni fino alla comparsa del mitico jukebox, ma questa è un’altra storia. La gioia e l’energia che un ragtime sa sprigionare lo pone esattamente agli antipodi del blues, triste e dolente per eccellenza. Proprio

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come nel repertorio religioso la gioia è del Gospel e la tristezza dello Spiritual, il ragtime è facilmente riconoscibile per il suo carattere estroverso, allo stesso tempo misurato e contagioso. Di certo anche l’ukulele ha una congeniale inclinazione verso espressioni gioiose e

positive, anche se la musica hawaiana tradizionale ha spesso un carattere sognante e rilassato, una volta giunto negli States l’ukulele viene subito adottato per le sue ineguagliabili potenzialità ritmiche e il suo timbro frizzante e scherzoso, a volte perfino ironico. Forse la stessa ironia che permeava quegli spettacoli denominati “minstrel show” nei quali i bianchi parodiavano atteggiamenti e caratteri del nero afroamericano e che rappresentava una delle più divertenti forme di intrattenimento dell’epoca. Insomma in terra di meticciato l’ukulele non ebbe difficoltà a trovare ospitalità. Negli States lo strumento meticcio più affine era senza dubbio il banjo, dove il tamburo africano si innesta nella struttura di un cordofono a 4 o 5 corde pizzicate, sul modello della chitarra europea. Usato per accompagnare il canto permette all’esecutore di mantenere lo streight time, il tempo regolare, pizzicando con il pollice le due corde più gravi in alternanza, come i passi di una marcia, “spezzando” il tempo con l’indice o il medio sulle corde più acute per essere rag. Non può passare inosservato come in questo modo nacque la tecnica fingerpicking che ben si presta ad essere usata sul banjo, sull’ukulele e sulla chitarra folk. Da questo momento in poi molti canti verranno suonati in stile ragtime anche se provenienti da tradizioni musicali diverse: canti popolari neri e bianchi, antiche ballate irlandesi e scozzesi, inni religiosi. Tracce di tutto ciò sono disseminate nel repertorio ukulelistico sia grazie alla riproposta delle pagine ragtime più popolari

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di Scott Joplin, il più conosciuto, ma non mancano brani originali nati proprio sulle quattro corde dell’ukulele, penso a James Hill, Dan Scanlan e molti altri. Ho scelto quindi di dedicare a questo tema una puntata della trasmissione INTORNO ALL’ UKULELE in onda tutti i mercoledì alle 22.00 su Deejayfox Radio

Station ( www.deejayfoxradio.com è ascoltabile sempre anche in podcast su www.intornoallukulele.it ). Questo mio scritto vuole essere un primo contributo al blog Ukulele: che passione! e al notiziario LA PULCE impegnati a far conoscere ed amare il nostro strumento. Una prima forma di collaborazione con Claudia che ringrazio per l’ospitalità. Articolo scritto da: Davide Donelli di INTORNO ALL’UKULELE

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CANTARE E SUONARE INSIEME Con l’ukulele è un vero piacere cantare e la voce è libera di esprimersi, sia per la postura sia per la semplicità dell’esecuzione musicale. Tuttavia l’armonia fra canto e strumming non è immediata: ecco alcuni piccoli trucchi. Il ritmo dello strumming non è quello del canto, ha un carattere continuo e costante mentre il canto è fatto di respiri, ritardi e accenti che movimentano la base ritmica. Occorre creare una certa indipendenza fra il ritmo che caratterizza l’accompagnamento e quella del cantato. Ci sono alcuni trucchi per rendere questo processo di indipendenza più veloce, nel gioco di risposte e pause che la voce compie sul ritmo, lo strumming non deve subire rallentamenti o cambiare, deve rimanere costante, continuare. In altre parole è importante essere sicuri nello strumming per poter cantare liberamente. Ecco come migliorare l’indipendenza fra canto e strumming.

Il metronomo

Lavorare con il metronomo non significa cercare la perfezione ma mettere alla prova la precisione del proprio strumming. All’inizio può sembrare una pratica poco divertente e limitante ma la meccanica dello strumming richiede consapevolezza, il movimento del braccio destro porta facilmente i principianti

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ad esagerare, ad accentare in modo automatico, fino ad arrivare ad una sequenza indistinta e confusa. Lasciar fluire il tempo e il canto è importante per l’interpretazione, ma lo strumming è un ritmo rigoroso, non va interpretato, va eseguito e basta. Soltanto una volta acquisita questa capacità sarete in grado di fare variazioni nei momenti di silenzio del canto o in risposta alle frasi cantante, nei “solo” e nelle improvvisazioni, ma questa è un’altra storia. Bastano pochi minuti al giorno di esercizio con un basic pattern e il metronomo per diventare più sicuri e liberi di cantare.

Vocalizzo e ritmo

Dopo aver sperimentato lo strumming forzato a tempo di metronomo, avrete certamente preso sicurezza e potete cominciare a canticchiare a bocca chiusa la melodia (humming), continuando però a prestare attenzione al ritmo. Quando sentite di perderlo, riconcentratevi su quello. Utilizzando questa forma mista potrete migliorare velocemente e magari creare arrangiamenti più ricchi e complessi fra ukulele e voce. Ancora meglio se vi registrate e ascoltate in modo distaccato perché nelle registrazioni i punti deboli sono evidenti e potete correggervi.

Suonare con gli altri

Il metronomo è solo il primo passaggio, l’importante per chi deve accompagnare il canto è fare pratica suonando per altri e con altri. Accompagnare altri cantanti ci aiuta a capire come dovrebbe procedere l’accompagnamento ed essere accompagnati da altri ukulelelisti ci aiuta ad arricchire il nostro patrimonio di strumming e ritmi.

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DONNE E UKULELE NELLA STORIA:

Le prime ricerche La Storia dell’Ukulele è di grande fascino, perché ha a che fare con grandi emigrazioni, rivoluzioni economiche, persone di ogni ceto sociale, dal popolo alla nobiltà, viaggi impervi attraverso gli oceani. E’ il fascino di un piccolo grande strumento che dalla seconda metà del 1800, in spalla a migranti portoghesi approda alle Isole Hawaii, per conquistare, poi, il resto del mondo. Se i libri di Storia hanno sempre avuto gli uomini come protagonisti, negli ultimi decenni ha fatto breccia tra gli studiosi un approccio più realistico, che include il ruolo basilare delle donne nella società. L’avvio delle ricerche sulle origini dell’ukulele si deve all’antropologa americana, pioniera dell’etnomusicologia, Helen Heffron Roberts (1888-1985).

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Helene Taxis (1834 - 1891) sorella dell’Imperatrice Imperatrice Elizabeth Amalie Eugenie - “Sissi” (1837 - 1898) 3. Lily Hunyady 4. Matilde Windischgratz

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Imperatrice austriaca Elisabetta di Baviera, uno dei turisti più famosi di Madeira, fotografata con un machete e le sue dame di compagnia durante una visita 1860-1861 per l’isola. Foto del Photographia Museu “Vicentes”, Funchal.

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Nell’estate del 1923 la Commissione Hawaiana degli Studi sul Folklore la incarica di documentare l’antica tradizione musicale locale. Nell’anno successivo la Roberts visita le isole di Maui, Oahu e Kauai, registrando centinaia di mele (canti, canzoni, poesie) e oli (canti tradizionali) su Cilindro Fonografico (supporto di registrazione audio inventato da Thomas Edison negli Stati Uniti alla fine dell’800), e raccogliendo il frutto del suo lavoro in un rapporto di 400 pagine. Ma una delle sue prime relazioni scritte ha poco a che fare con la musica tradizionale. Piuttosto sottolinea il fatto che l’ukulele non sia stato inventato dai nativi hawaiani, ma bensì introdotto alle Hawaii da immigrati portoghesi, dall’Isola di Madeira, nel 1879. Qui, a Madeira, ancor prima che l’emigrazione di massa avesse luogo, a metà del 1800 i musicisti già insegnavano il machete, antenato dell’ukulele, anche ai turisti, come ad esempio, all’Imperatrice austriaca Elisabetta di Baviera, tra il 1860 e il 1861.

(fonti: “The Ukulele. A History”. By Jim Tranquada and John King)

Articolo scritto da: Francesca Biagi http://www.francesfollies.com/

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Strummin pattern in 4/4 Ovvero come far suonare le corde su ogni accordo o su accordi multipli per creare un ritmo, per dare delle pennellate che caratterizzeranno il nostro arrangiamento e la nostra esecuzione. Dopo aver cominciato a contare i quattro tempi, è giunto il momento di fissare alcuni pattern che possono esserci utili nell’accompagnamento, come ossatura del brano musicale. Queste cinque varianti sono semplici e possono essere efficaci per eseguire numerosi brani in differenti generi.

Ecco come può essere organizzato lo strumming in 4/4. Le tablature indicano un accordo sempre uguale, cioè il DO , con il dito sull’ultima corda in cassa nel terzo tasto. In alto trovate scritto quello dei quattro movimenti (4/4) 1/2/3/4 in cui deve essere eseguito lo strumming. Down significa giù e si intende il movimento perpendicolare alle corde che va dall’alto verso il basso, mentre Up significa su e si intende il movimento che va dal basso verso l’alto sulle corde. La freccia che vedete è rappresentata come nelle tablature cioè al contrario (consi

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derando le quattro corde nell’ordine AECG dalla prima all’ultima viste frontalmente). In realtà è più semplice di quello che sembra: 1) giù,giù,giù,giù si tratta di quattro movimenti uguali e di uguale intensità sul “battere” di ogni movimento 2) giù-su,giù-su,giù-su,giù-su è un movimento doppio che riempie tutti e quattro i tempi sia in battere che in levare 3) giù,giù-su,giù-su,giù-su è un movimento misto che nel primo quarto utilizza solo il “battere” e poi continua per tutti gli altri 6 mezzi tempi sia in battere che in levare. è un ottimo esercizio per differenziare gli accenti all’interno del flusso dello strumming.4) giù,giù,giù,giù-su è un movimento misto che per i primi tre tempi è in battere poi per l’ultimo sia in battere che in levare 5) giù-su,giù-su,giù-su,giù è l’opposto della sequenza 3) lascia alla fine uno spazio finendo solo in battere.

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L’INTERVISTA: Nuova intervista a Ukulollo

1. Son passati anni dall’ultima intervista che ti ho fatto. È cambiato, e se sì come, il tuo modo di fare musica? Ciao Claudia, che piacere risentirti! L’intervista che mi facesti anni fa coincideva con l’uscita del mio primo album “Completely Unbroken” sono passati 4 album da allora! Nel mio modo di fare musica molto è cambiato e molto è rimasto uguale. E’ rimasto uguale il mio principio di base di mettere l’ukulele e le voci al centro e scegliere solo strumenti acustici per colorare la mia musica, stratificandoli in un genere che principalmente è new wave all’ukulele, con divagazioni sulla world music, la dance, la classica, il funky e tanto altro. Negli album successivi a completely Unbroken, nel quale ho suonato e mixato personalmente quasi tutto, ho potuto lavorare con tanti straordinari musicisti che mi hanno arricchito in termini compositivi espressivi ed umani. Anche tecnicamente sono cambiato. Oggi suono l’ukulele in modo diverso, utilizzando l’indice della mano destra sul manico in modo che ritmo, arpeggio e melodia si fondono, e molto spesso riesco a far suonare un ukulele come se fossero due! Credo che scrivendo così tante canzoni originali (più di 50) anche la struttura e l’arrangiamento siano diventati più solidi ed efficaci, anche se questo non dovrei essere io a dirlo! Inoltre sono molto contento dell’evoluzione del mio modo di cantare e della qualità del suono che sono riuscito ad ottenere in studio, grazie al mio eccezionale ingegnere del suono Luca Contini. Sono tantissime le persone che mi hanno aiutato a crescere coi loro insegnamenti o anche solo suonando con me e non riuscirei qui a citarli tutti, ma non posso assolutamente non ringraziare il Maestro Girolamo Deraco che mi ha illuminato sulla composizione e l’arrangiamento, il grande Paul Moore che mi ha insegnato a stare sul palco. Gennaro Scarpato e Matteo Cammisa, due percussionisti che hanno arricchito il mio suono con la loro fantasia e precisione, tutte le voci femminili che mi hanno aiutato ad ampliare lo spettro delle sensazioni evocate dalla mia musica, da Sara Bertolucci a Victoria Vox a Irene Greco, e il grande Luca Silvestri che con il suo lavoro al

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basso ha inspessito le frequenze delle ultime canzoni con un gusto straordinario!

2. Dall’ultima volta, vedi cambiamenti nella diffusione e conoscenza dell’ukulele in Italia? Se sì, in meglio o peggio? E perché secondo te? Sì e in meglio! Sempre più persone lo conoscono, l’instancabile lavoro del Mercatino dell’ukulele di Vicenza, dell’Associazione Oltremusica di Como, e di tanti altri appassionati sta portando finalmente i propri frutti! Sempre più scuole stanno capendo che l’ukulele è uno straordinario veicolo di insegnamento per la musica per i bimbi che saranno i musicisti di domani, e sempre più ragazzi e adulti si stanno immergendo nella colorata avventura musicale che nasce del nostro piccolo l’ukulele.

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3. Cosa manca in Italia, secondo te, per far capire definitivamente alla gente che l’ukulele è uno strumento vero e non un giocattolo? Forse manca solo un po’ di tempo. La radio e la televisione non lo divulgano affatto, ma se ci pensiamo bene questi media non divulgano proprio niente ormai da anni e stanno perdendo di credibilità di giorno in giorno. Internet e la musica dal vivo sono da sempre i principali canali di diffusione dell’ukulele, e entrambi stanno crescendo qualitativamente e quantitativamente. Prova a pensare a come rispondeva la gente quando gli parlavi di ukulele 10 anni fa, forse un 1 % degli italiani lo conosceva. Ora credo che il numero sia almeno decuplicato, il che secondo me è un ottimo risultato.

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4. Ci racconti, “ukulelosamente” parlando, cosa hai fatto negli ultimi anni? Ho girato tutto il mondo proponendo la mia musica e ho creato il progetto Ukulollo Cinemagic, che fonde musica, video e teatro ed è pensato espressamente per i cinema, dove la gente viene inondata dalla musica dal vivo e dalle immagini sul grande schermo. E’ un’idea che mi ha dato grandissime soddisfazioni, dove il pubblico è attento e coinvolto. Dopo aver assistito allo spettacolo non credo che la gente pensi più che l’ukulele sia solo un giocattolo! Poi ho realizzato un mio sogno di bambino, impersonando un eroe in stile giapponese nel mio ultimo video “We Don’t Need a DJ”.

5. Infine, grazie per la tua disponibilità, quali sono i tuoi progetti futuri con l’ukulele? Grazie a te! Nel prossimo futuro ci sono bellissimi festival! A Luglio sarò a Vicenza e a Praga, poi un tour di un mese negli USA ad agosto, poi a Berlino e, non so se si può dire, si può dire? mah, io lo dico!: al primo festival dell’ukulele di Canton in Cina, organizzato dalla nostra italianissima Aquila Corde. Se volete rimanere aggiornati sul mio lavoro, ascoltare la mia musica o vedere i miei video, vi aspetto su www.ukulollo.com

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LA PAROLA AGLI ARTISTI: I Fuoridaglischemi - parte 2 Nell’articolo precedente de “La Pulce” ci siamo presentati e vi ho parlato di me come un sognatore alla “Cutugno” con l’ukulele in mano. Eh già, uno strumento così piccolo che lo metti ovunque... lo porti ovunque. Devo un grazie a mio fratello Leonardo per avermi fatto innamorare dell’ukulele. Qualche anno fa si è sposato e fra le tappe del suo viaggio di nozze c’era... HONOLULU. Città in cui l’ukulele (come lo conosciamo oggi) è nato. Al suo ritorno in Italia, mio fratello, portò un sacco di souvenir ai familiari. Molti ricevettero le classiche calamite da frigo e solo io mi beccai qualcosa di diverso... un ukulele! È li che nasceva, e se vai alle Hawaii non puoi non tornartene con un Ukulele!

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Bellissimo. Mi luccicarono gli occhi e non vedevo l’ora di iniziarlo a suonare. Era di plastica, più da soprammobile. Sulla piccolissima cassa armonica raffigurava le Hawaii. Un perfetto regalo con il quale strimpellare qualcosa. Con l’arrivo del Natale me ne feci regalare, poi, uno dalla mia ragazza. Uno vero. Uno con cui suonare nei Fuoridaglischemi. I suoni acuti dell’ukulele hanno acceso i miei giorni più gravi e ho deciso che se non avevo mai suonato uno strumento prima, beh, questo sarebbe stato il primo. Ho cominciato a prendere lezioni private e con molta pazienza ho tirato fuori le prime canzoni che a breve registrerò in studio con i Fuoridaglischemi.

Questo strumento in Italia, è sempre rimasto sconosciuto o quasi. Quando lo si vede in TV, la maggior parte delle volte si pensa che sia solo una semplice chitarrina. È molto di più: è un suono di pace e spensieratezza, un urlo calmo, un piccolo grande compagno.

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Appartiene alla categoria di quegli strumenti rari, alternativi. Non lo suona mai nessuno come dovrebbe, perchÊ si predilige la chitarra o il piano che sono definiti gli strumenti da accompagnamento musicale per antonomasia. Io amo le cose diverse, gli do voce: è per questo che ho colto questo regalo come ispirazione per nuovi suoni, nuove canzoni.

Articolo scritto da: GABRIELE TUCCI

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UKULELE IN EUROPA E GEORGE FORMBY Ho cercato un po’ di storia dell’Ukulele in Europa e dopo non aver trovato nulla di rilevante ho pensato di chiedere ad un maestro italiano di Ukulele: Luca Tomassini in arte Jontom o, abbreviato, JT. Lui mi ha scritto ciò che segue: “il punto è che in realtà l’ukulele in Europa non ha storia. Si poggia su qualche attore come Formby che l’ha sdoganato ma di musicisti veri e propri ce ne sono talmente pochi che è difficile dare i connotati ad un movimento vero e proprio.” Alla luce di questi fatti ho pensato di mettere qui di seguito la biografia di Formby così da farlo conoscere anche a chi non l’ha mai sentito nominare.

George Formby, OBE (26 maggio 1904 - 6 Marzo 1961), al secolo George Hoy

Booth, era un attore comico britannico, ma anche un cantautore. Cantava in modo solare, canzoni comiche , accompagnandosi con il banjolele. Era una star del palcoscenico e dello schermo negli anni 1930 e 1940. Formby è nato al numero 3 di Westminster Street, a Wigan, nel Lancashire. Il primogenito di sette figli (quattro ragazze e tre ragazzi). Formby è nato cieco a causa di una ostruzione della retina. Ha riacquistato la vista nel corso di un violento attacco di tosse o per uno starnuto quando aveva pochi mesi, non si sa di preciso. Suo padre James Booth, è stato il primo ad usare il nome d’arte George Formby, adottato dalla città di Formby nel Lancashire ed è stato uno dei grandi musicisti comici del suo tempo, secondo solo a suo figlio. Suo padre, non volendo far assistere George ai suoi spettacoli, trasferì la famiglia a Atherton Road a Hindley, e fu lì che il piccolo Formby ha iniziato a fare l’apprendista fantino quando aveva sette anni ed ha partecipato alla sua prima gara da professionista verso i dieci anni quando pesava 56 lb, cioè 25 kg. La famiglia si trasferisce a Stockton Heath, nel Cheshire in una proprietà in London Road. Fu da quel momento che il giovane Formby ha iniziato la sua carriera come animatore. Tre mesi dopo la morte del padre nel 1921, Formby abbandona la sua carriera come fantino e inizia la propria carriera di musicista con materiale di suo padre. Egli inizialmente si faceva chiamare George Hoy (il nome di suo nonno materno, che originariamente veniva da Newmarket nel Suffolk). Nel 1924 sposò la ballerina Beryl Ingham, che ha gestito la sua carriera (e, si dice, la sua vita personale) fino alla sua morte nel 1960. All’inizio ha preso l’ukulele come un hobby, la prima volta che ha suonato sul palco con un ukulele lo ha fatto per una scommessa. Formby aveva conquistato il pubblico con

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il suo umorismo irriverente del Lancashire e il folk del nord dell’Inghilterra. Al cinema e sul palcoscenico ha generalmente adottato il carattere di un innocente, onesto, di buon cuore, ma soggetto ad incidenti. Ciò che lo ha reso famoso, però, era il suo stile musicale unico e spesso imitato. Cantava canzoni comiche, piene di doppi sensi, accompagnandosi proprio con il suo banjolele, per il quale ha messo a punto un accattivante e complicato stile musicale sincopato che è diventato il suo marchio di fabbrica. La sua più nota canzone, “Leaning on a Lamp Post” è stata scritta da Noel Gay. Ha registrato altre due canzoni di Noel Gay: “The Left-Hand Side of Egypt” e “Who Are You A Shoving Of?”. Le oltre duecento le canzoni che ha suonato, molte delle quali sono state registrate, sono state scritte da Fred Cliff e Harry Gifford, sia in collaborazione che separatamente e Formby è stato incluso nei titoli di un certo numero di essi, tra cui “When I’m Cleaning Windows”. Alcune delle sue canzoni sono state considerate troppo rudi per essere trasmesse.

La sua canzone, “With my little stick of Blackpool Rock”, è stata bandita dalla BBC a causa dei testi provocatori. Le sue canzoni sono piene di umorismo, come “Chinese Laundry Blues”, dove Formby è in procinto di cantare “le mutandine delle signore” e all’improvviso si trasforma in “le giarrettiere delle signore”. Il suo atteggiamento innocente e nasale, l’acuto accento del Lancashire hanno neutralizzato la parte che provocava shock dei testi. George Formby aveva fatto dischi per grammofono già nel 1926, il suo primo disco di successo arrivò nel 1932 con la Jack Hylton Band, ed il suo primo film sonoro “Boots! Boots!” nel 1934 (Formby era apparso un’unica volta prima di allora, in un film muto nel 1915). Il film ha avuto successo e lui ha poi firmato un contratto per farne altri 11 con Associated Talking Pictures , guadagnandosi l’allora astronomica cifra di £ 100.000 (circa 4 milioni di dollari nel 2009, per fare un paragone) all’anno. Tra il 1934 e il 1945 è stato il comico numero uno nelle commedie del cinema britannico, e al culmine della sua popolarità (1939, quando era la stella numero uno dei film britannici di

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tutti i generi), il suo film “Let George Do It” è stato esportato in America. Anche se i suoi film hanno sempre fatto bene in Gran Bretagna e Canada, non hanno mai preso piede negli Stati Uniti. La Columbia Pictures lo ha assunto per una serie, con un bel contratto del valore di £ 500.000, ma ha deciso di non trasmettere i suoi film negli Stati Uniti. Formby è apparso nel 1937 al Royal Variety Performance e fece divertire, intrattenne, le truppe con l’Entertainments National Service Association (ENSA) in Europa e in Nord Africa durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha ricevuto un OBE nel 1946. Il suo film più popolare, ancora considerato probabilmente il suo migliore, è la commedia di spionaggio “Let George Do It”, in cui egli è membro (in cui suona l’ukulele) della Dinky Doo Concert Party, prende la nave sbagliata per errore nel corso di un blackout, e si trova per sbaglio in Norvegia (scambiando Bergen per Blackpool) come agente segreto perché scambiato per il vero agente segreto che doveva andare in Norvegia. In una sequenza del sogno colpisce Hitler sul naso e si rivolge a lui definendolo un “parolaio”. Per molti anni Fred Knight era autista di Formby, lo porta agli studios e alle sale da concerto in tutto il paese. In quel periodo Formby aveva un’auto prestigiosa, una Lanchester. Formby subì il suo primo attacco di cuore nel 1952, durante lo svolgimento del suo musical di successo “Zip Goes a Million.” Si ritirò dallo spettacolo, e limitò le sue performance ad occasionali apparizioni sul palco e in TV. Nel 1960 ha avuto successo nei jukebox con la melodia pop “Happy Go Lucky Me”. La sua ultima apparizione televisiva, in onda nel dicembre del 1960, furono 35 minuti di assolo alla BBC nel The Friday Show. Beryl Formby, la moglie, è morta di leucemia il 24 dicembre 1960. Nella primavera del 1961 pensava di sposare Pat Howson, di 36 anni, maestra di scuola che aveva conosciuto dal 1930, ma ha subito un secondo attacco cardiaco ed è morto in ospedale il 6 marzo 1961. Il suo funerale si è svolto nella chiesa di San Carlo ad Aigburth, Liverpool. Si stima che circa 100.000 persone in lutto presero parte al funerale e seguirono la bara fino al cimitero di Warrington, dove fu sepolto nella tomba di famiglia Booth. Pat Howson was well provided for in Formby’s will, but died in 1971 after a long legal battle with Formby’s family, who contested the will. Pat Howson è stata inserita nel testamento di Formby, ma morì nel 1971 dopo una lunga battaglia legale con la famiglia Formby, che ha contestato le volontà di George. Formby è diventato un marchio di fabbrica nel suonare l’ukulele, più precisamente il banjolele in uno stile sincopato, denominato ‘stile Formby’.

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viva la musica ukulele musica e bambini Questa rubrica si chiama VIVA la musica per due semplici motivi: il primo perchè siamo contente ed elettrizzate che sia partita, il secondo motivo perchè è creata da VIviana Monti e VAlentina Vanini. L’obiettivo di questa rubrica sarà quello di fornire in ogni numero consigli e materiale per una didattica della musica, anche con l’ukulele. Presentiamoci! Io sono Valentina Vanini e mi occupo di didattica musicale nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia, oltre ad essere cantante e docente di canto e musical teatrale nelle scuole di musica. Ho iniziato ad utilizzare l’ukulele a scuola due anni fa ed è stato amore a prima vista. Ho aperto una pagina facebook e un canale youtube (La maestra di musica Valentina) per fornire materiale, consigli, esperienze agli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria che fanno musica. Viviana Monti nella rivista “La pulce” non è una new entry ma è sempre bene ricordare chi è: cantante jazz, swing e gospel, blogger e autrice della rivista “La pulce”, innamoratasi quasi per caso dell’ukulele diversi anni fa è diventato per lei una passione prima e una mission: divulgare la cultura musicale attraverso l’ukulele il più possibile! Come Valentina Vanini vive a Reggio Emilia e il loro incontro di amicizia, musica e collaborazione non poteva essere più fortunato.

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la nu rubr ova ic inse a per gna nt edu cato i, anim ri e ator i

Troverete schede didattiche, materiali da utilizzare in classe, ma sopratttutto tante idee per parlare di musica con gli alunni, fin dalla scuola materna. Ecco cos’è VIVA la musica. Inoltre sul canale youtube di”La maestra di musica Valentina” potete trovare video tutorial semplici e pensati per i bambini e gli insegnanti. A completare l’esperienza il nostro fidato ukulele, uno strumento divertente e istruttivo che crea subito una forte sensazione di autonomia e di autostima in chi lo suona. Di cosa parleremo? Di ritmo, di capacità di ascolto, delle prime annotazioni musicali e di tutto quello che riguarda il mondo della musica con filastrocche divententi e giochi.

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IL RITMO (Valentina Vanini) Prima di qualsiasi argomento bisogna parlare di ritmo. Come possiamo introdurre l’argomento ritmo con la classe? Facciamo ascoltare un brano molto conosciuto dai bambini ( per esempio una canzone come “Fra Martino”, oppure “O che bel castello”) e li invitiamo a battere le mani a tempo con la canzone. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo seguito il “beat” della canzone. Che cos’è quindi il ritmo? Rispondo con una risposta che mi ha dato un mio allievo: “Il ritmo è il cuore della musica che batte”. Non si poteva spiegare meglio, quindi vi invito a non dare loro subito una spiegazione, ma a chiedere a loro cos’è il ritmo dopo aver svolto qualche attività, e magari create un cartellone con tutte le loro risposte! Vi lascio un esempio di attività da fare e buon lavoro! Esempio di esercizio Materiale: traccia musicale ritmata, semplice ed a velocità costante, una pallina per ogni bambino (anche fatte con la carta, magari di riciclo). Svolgimento: seduti a terra in cerchio, prima battiamo il tempo della canzone tutti insieme, quando è chiara la velocità, ogni bambino avrà le mani sulle ginocchia con il palmo verso l’alto, nella sinistra la pallina. Ad ogni pulsazione ogni bambino prenderà la pallina nella mano sinistra con la mano destra e la metterà nella mano sinistra del compagno alla sua destra, e così via. Obiettivi: ascoltare e seguire un ritmo dato, mantenere un ritmo costante, ascoltare la velocità del gruppo e correggersi. Bibliografia consigliata: “Il ritmo nella scuola di base vol.1” Ed. Progetti Sonori, “Insegnare musica ai bambini” Ed. Didattica Attiva

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RITMO e UKULELE (Viviana Monti) Nelle lezioni individuali o collettive comincio sempre dal battito e dal suono che la mano produce sullo strumento, appunto “battendo”. Il suono ripetitivo che si crea mette in sintonia il gruppo, ci costringe a fermarci se stiamo accelerando e ad aumentare la velocità se siamo indietro. Si parte da queste differenze a volte impercettibili e si arriva ad un ritmo condiviso, alle annotazioni del ritmo, ai ritmi caratteristici dei diversi generi musicali. Come per il canto mi piace osservare il modo in cui ognuno tocca lo strumento e crea una sonorità sua personale e particolare. Sarà quello il punto di partenza e insieme di arrivo del nostro percorso. Il primo esercizio di strumming La principessa Cin cin cin: una filastrocca per bambini (5-10 anni) La filastrocca è una divertente canzoncina, utile per cominciare a utilizzare l’ukulele nelle primissime lezioni perché si basa su un solo accordo: LAm7 che si suona a corde libere. È un’occasione per parlare dell’accordatura dell’ukulele, per intonare le voci alle corde libere sol, do, mi, la e per utilizzare un ritmo semplice concentrandosi solo su quello. La filastrocca è molto orecchiabile e ripetitiva, quasi ipnotica. La ricerca del giusto pattern e della postura con lo strumento è l’obiettivo principale. Il canto può essere reso più complesso. Guarda il video sul canale youtube “La maestra di musica Valentina”. Io mi chiamo Cin cin cin, vengo dalla Cina Sono scesa dal trenin, giusto stamattina 1/ 2/ 3/ 4 Mangio tanti spagettin Son Cin cin, Cin cin, Cin cin, Cin cin, Cin cin

(Le schede didattiche ritagliabili ed utilizzabili con gli alunni sono un’esclusiva di chi acquisterà la versione cartacea di questo numero de La Pulce)

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EVENTI UKULELISTICI Prossimi mesi

Qui di seguito vengono inseriti locandine o date di eventi, di cui avrò notizia, che si svolgeranno nell’arco di tempo che va da un’uscita e l’altra de La Pulce. Eventi che mi segnalano gli organizzatori, cioè voi lettori. Visto che ritengo ogni iniziativa, volta a far conoscere l’ukulele, degna di essere quanto meno menzionata, ricordata... Vi ricordo dell’esistenza di una trasmissione radiofonica dal titolo INTORNO ALL’UKULELE..... di cui ho avuto l’onore di essere ospite. La mail per i contatti è:

lukulele@deejayfoxradio.com

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La pulce ukulele in italia

piccolo notiziario sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

Se vuoi collaborare con noi, chiederci approfondimenti o semplicemente saperne di piĂš scrivici a: lapulce.ukuleleinitalia@gmail.com NUMERO 6 - MAGGIO 2017


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