La pulce marzo 2018 issuu

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La pulce ukulele in italia

piccolo notiziario

sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

novitĂ , gruppi, scuole e risorse on line

I protagonisti Cesare Cortassa, Tiny Tim, Lucy feat Mevar Gli strumenti L’uomo e la musica nelle sue origini, Mini corso full immersion seconda settimana, ViVa la musica i nostri blog Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Ukulele: che passione!

Mioukulele


Testi e immagini, per cui ringrazio, presi da: Blog di Viviana Monti

Mioukulele

mioukulele.blogspot.it Mio blog

Ukulele: che passione! ukuclodette.blogspot.it

A mia volta le notizie ed immagini del blog...

... me le hanno date i protagonisti degli articoli

Per le notizie e le immagini di archivio, ho attinto da...

... Ukulele hall of fame museum ukulele.org

L’autrice della rivista: Claudia Camanzi


Indice Intervista

Cesare Cortassa

pag. 4

Biografia

Tiny Tim

pag. 9

Recensione CD

God Bless Tiny Tim

pag. 10

La parola agli artisti

Lucy feat Mevar - parte 2 -

pag. 12

Mini corso in 4 appuntamenti

Seconda settimana

pag. 15

Donne e ukulele nella storia

L’ukulele e le donne benestanti

pag. 28

Programma radio Intorno all’Ukulele

Accordare scordando

pag. 31

Storia della musica

L’uomo e la musica nelle sue origini

pag. 36

ViVa la musica

Ukulele, musica e bambini

pag. 40

Eventi ukulelistici

Prossimi mesi

pag. 44

La leggenda sul nome del nostro piccolo cordofono narra che derivi da Uku-pulce e Lele-saltellante, in lingua hawaiana. La pulce salta di nota in nota, di corda in corda, ma soprattutto da persona a persona, grazie alla generosità del piccolo strumento, arrivato fino ai giorni nostri. Noi vogliamo saltare come una pulce, di argomento in argomento, di genere in genere, di storia in storia per scoprire insieme il mondo dell’Ukulele. (Progetto nato da un’idea di Claudia Camanzi, realizzazione grafica di Claudia Camanzi, progetto editoriale di Viviana Monti)

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chi siamo Sono Viviana Monti, cantante jazz, swing e gospel. Mi piace fare musica più di ogni altra cosa, con i miei vari gruppi ma

Sono Claudia Camanzi, di

anche con i miei due bimbi e

“Ukulele: che passione!”.

con i miei allievi di canto. Ho

Sono una classe ‘76, disa-

scoperto l’ukulele quasi per

bile motoria e vivo in un

caso e adesso non posso più

piccolo paese di provincia in

farne a meno. Adoro la sua

Emilia. Collaboro a questo

generosità e versatilità. Sono

progetto per lo stesso moti-

diventata blogger proprio per

vo per cui ho aperto il mio

dare voce a questo amore a

blog: la passione sempre

quattro corde. Grazie Claudia

crescente per questo piccolo

per avermi invitato in

ma fantastico strumento.

questa bella avventura!

Grazie a Viviana che mi ha aiutato a concretizzare un’idea che mi frullava per la testa già da qualche anno.

Ukulele: che passione!

i nostri blog

Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Mioukulele


INTERVISTA:

Cesare Cortassa 1. Come descriveresti il tuo background musicale? Prima di tutto credo sia giusto dire che sono un insegnante di scuola primaria e quindi ho un lavoro che esula dal campo musicale, anche se la musica è un po’ più di un hobby per me. Ho iniziato con una band di compagni di scuola alle superiori circa 25 anni fa e ho sempre continuato a cantare fino a quando non ho scoperto l’ukulele. Da quel momento quando canto posso accompagnarmi col dolce suono delle 4 corde hawaiiane ed è meraviglioso. Buona parte delle serate in cui suono nei locali o ai festival le passo con una formazione acustica di amici dal nome “Naftalinas” che si dedica al recupero delle canzoni che ascoltavano i nostri genitori o addirittura i nonni, rivisitate alla nostra maniera. 2.

Qual è il tuo approccio globale alla musica in generale?

Ascolto quasi di tutto anche se prediligo la musica acustica, il rock, samba e bossanova, i cantautori francesi, il soul, mentre l’elettronica non mi piace molto. Canto dalla mattina alla sera e, quando non canto o suonicchio l’ukulele, fischietto…quindi direi che la musica occupa gran parte della mia vita “vigile”… e anche quando dormo…. ultimamente sogno un martin style 3… quindi la musica “occupa” anche le ore notturne. 3.

Da quanti anni suoni l’ukulele?

Circa 11 anni. 4. Come hai conosciuto l’ukulele? Chi o cosa ti ha spinto ad iniziare a suonarlo? L’ho visto nella vetrina di un negozio di musica di Torino una decina di anni fa e l’ho comprato perché era “carino”…poi è rimasto appeso in casa mia per un bel po’ fino a quando 4 anni fa non incontro per la rete la comunità di ukulelisti: ukulele Italia e il mitico Andrea Bigiarini…da lì è partito tutto.

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5. Quando hai acquistato il tuo primo ukulele, come hai iniziato a capire come si suona? Dove ti sei orientato per imparare a suonarlo? Internet, libri, dvd… o altro? Come dicevo prima, il primo, un senza nome di compensato l’ho preso una decina di anni fa….un concert come taglia, poi tramite internet ho scoperto le varie misure e come si accordava….le prime tavole di accordi e i tentativi da autodidatta… diciamo che ho imparato suonando molto….prendendo i canzonieri da “chitarrista da spiaggia” e rifacendoli con l’ukulele cercando di capire cosa veniva bene e cosa no. Solo ultimamente tramite il mercatino dell’ukulele di tanto in tanto prendo qualche libro o qualche dvd tematico. Quando posso vado ai raduni e frequento i workshop di chi è infinitamente più bravo di me sperando di imparare qualcosa…. spesso ci riesco e torno a casa soddisfatto. 6. Che genere di musica preferisci suonare con l’ukuele? Qual è la tua taglia preferita di ukulele (sopranino, soprano, concert, tenore, baritono, banjolele…)? Mi piace la musica cantautoriale italiana e francese e poi tutti i grandi classici standard jazz e swing dagli anni 20 ai 50…per me “l’ukulele” è soprano, ma dipende da cosa suono….se per lo swing il soprano è d’obbligo, i cantautori che amo tipo DeAndrè e Brassens li suono col concert o col tenore. 7. Tu che hai sicuramente provato diversi modelli di ukulele, potresti descrivermi la differenza secondo te? Non è facile… io non sono un tecnico ma un umile autodidatta…. posso raccontare le mie sensazioni suonando certi modelli. Diciamo che certi virtuosismi con lo strumming trovo che vengano bene col soprano e che il suo suono, seppur con armonici limitati e un sustain non certo infinito, è per me l’apoteosi del suono dell’ukulele (ovviamente se il soprano che state suonando è un pezzo di liuteria artigianale fatto a mano e in pregiatissimo koa selezionato…. anche gli armonici e il sustain spaccano di brutto eh!! Forse sarebbe giusto dire che io non ho mai suonato ukulele di fascia “alta” tipo i Kanile’a o i Martin…. ma sempre strumenti di fascia media). l Tenore secondo me ha un suono già più “chitarroso”, mentre il concert è un buon compromesso tra spazio sulla tastiera e suono “tradizionale”.

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8.

Quale taglia di ukulele consigli a chi deve iniziare?

Concert, una giusta via di mezzo per poi passare o al soprano o al tenore a seconda delle esigenze personali. 9. Oltre alla taglia dell’ukulele, quale marca raccomanderesti a chi è alle prime armi e quale a coloro che vogliono uno strumento valido per suonare seriamente, facendo serate dal vivo? Domanda da un milione di euro… beh come si fa a rispondere… di sicuro bisogna capire cosa una persona è disposta a spendere… così di mio… io sono convinto che la Mahi Mahi ha degli ottimi prodotti sia per chi inizia che per chi vuole suonare su un palco senza enormi pretese (come me)…. certo se si vuole il top… le marche le ho dette… Kanile’a, Kamaka, Martin…

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10. Quali sono i parametri (tipo di legno, corde, tastiera, ponte, ecc…) che l’ukulele deve avere per essere considerato buono? A quali caratteristiche guardi tu maggiormente? Sicuramente si guarda il tipo di legno e la lavorazione artigianale o in serie. Io amo il suono del mogano e ultimamente, non avendo molti soldi (e chi ne ha?) da spendere per nuovi ukulele mi sto dedicando alle prove di varie mute di corde per sentire le differenze e farmi un’idea (Aquila, Worth, D’Addario, Martin, ecc…). 11. Abbiamo assistito, in questi ultimi anni, ad una diffusione crescente dell’ukulele in Italia e nel mondo: secondo te, a che cosa si deve questo boom? Dipende dal fatto che il mondo sta aprendo gli occhi e finalmente la gente si accorge di quanto meravigliosamente potente sia questo strumento, in grado di esprimere eccezionali talenti tecnici e virtuosi e nel contempo coinvolgere miriadi di semplici amatori.

12. Che consiglio ti senti di dare a chi vuole incominciare a suonare l’ukulele, o comunque è alle prime armi? Non ho abbastanza conoscenze per dare consigli tecnici, quindi quello che potrei dire è…. suonate tutte le volte che la cosa vi da gioia o da gioia a qualcuno che vi sta vicino, perché (se escludiamo il sesso) l’ukulele è il miglior “antidepressivo omeopatico” che il mondo possa offrire!

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13. Siamo arrivati alla fine dell’intervista, ti ringrazio per la pazienza, la gentilezza e la disponibilità. Vuoi chiudere dicendo qualcosa agli appassionati che leggeranno questa intervista? Due cose: la prima è che se vi va di dare un occhio alle cose che faccio potete trovarle sul mio canale youtube http://www.youtube.com/user/polletto?feature=mhee La seconda è che tutti dovrebbero avere un ukulele, perciò…. dateci dentro ragazzi…. e ogni occasione utile tipo Natale, compleanni, san Valentino, Epifania, Bar mitzvah, il primo pensiero a che regalo fare sia: UN UKULELE!!!

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BIOGRAFIE: Tiny Tim Tiny Tim, al secolo Herbert Buckingham Khaury (New York, 12 aprile 1932 – Cranston, 30 novembre 1996), è stato un musicista e cantante statunitense di genere folk. Nato da padre libanese e madre ebrea assume il nome d’arte “Tiny Tim” da un personaggio di Canto di Natale di Charles Dickens, questo già poteva far presagire la stravaganza del personaggio che poi avrebbe “interpretato” sul palco. Il suo primo album risale al 1968, God Bless Tiny Tim, nel quale è contenuto anche il suo brano più famoso, Tiptoe Through the Tulips. Il suo stile si distingue per due motivi: un particolare uso molto acuto del falsetto e l’accompagnamento con l’Ukulele. Muore purtroppo troppo presto, a 64 anni, il 30 novembre 1996 a causa di un attacco cardiaco durante un’esibizione all’Ukulele Hall of Fame di Cranston, a Rhode Island.

Aggiungo solo che, per me, era un tipo molto simpatico nelle sue performance e per poter giudicare voi stessi... Vi basta andare su youtube e cercarlo associando al suo nome la parola ukulele. Vedrete con i vostri occhi!

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RECENSIONE: GOD BLESS TINY TIM Questo è il primo album di Tiny Tim, un grande con l’ukulele di cui ho parlato un paio di giorni fa. Io l’ho “scoperto” da poco e me ne sono innamorata. Sicuramente è un album che o lo si ama o lo si odia, non ci sono mezze misure secondo me. E’ del 1968, quindi l’originale è in vinile ma ormai l’hanno anche trasposto in cd. Che dire di questo album? Vi sono anche altri strumenti, ma l’ukulele e la voce in falsetto dell’artista sono spettacolari. I testi, secondo me, hanno anche un certo spessore, significato. All’interno vi sono canzoni che ti mettono allegria, ma anche qualcuna che commuove come “Daddy, daddy, what is heaven like”. Questo almeno secondo il mio modo di vedere. Io mi sento di consigliarlo a tutti, perchè... perchè sì. Il perchè non lo si può neanche spiegare a parole, lo si capisce ascoltando il cd. Forse si può spiegare semplicemente dicendo che ogni canzone fa sentire qualcosa, un qualche sentimento, che sia tristezza o gioia non ha importanza. Perchè si viene comunque travolti da queste emozioni. Quindi concludo semplicemente dicendovi di procurarvi questo cd e, se avete dei dubbi, fatevi un giro su youtube e vi farete un’idea di che artista sia Tiny Tim.

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LA PAROLA AGLI ARTISTI: Lucy feat Mevar - parte 2 Cari amici de “La Pulce”, rieccomi a parlarvi del nostro progetto ukuleloso o ukudelico. La domanda che spesso ci pongono è: perchè l’ukulele? Non esiste una risposta precisa. Per quanto mi riguarda si è trattato della logica conseguenza della mia crescente passione per questo strumento, dalla voglia di fare musica in maniera molto semplice e diretta, ma anche dal senso di sfida che questo implicava: la sfida del riuscire a costruire un repertorio di due ore e di presentarsi su un palco usando solo questo piccolo strumento.

Parliamo di repertorio. Il comune denominatore del nostro repertorio è l’ukulele, nel senso che non ci soffermiamo su nessun genere specifico o epoca in particolare, ma basta che il brano funzioni con l’ukulele o che si presti ad un arrangiamento particolare. Questo ci consente di avere un repertorio che spazia tra pop, rock, blues e soul, da Bessie Smith a Micheal Jackson, da Janis Joplin a Pharrell

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Williams, da Dusty Springfield agli AC/DC. Ci piace molto riarrangiare brani degli anni 80 (Cindy Lauper, Londonbeat, Depeche Mode) e siamo molto orgogliosi della nostra cover di Only You degli Yazoo, tanto che abbiamo deciso di registrarla in studio e di girarne un videoclip, che potete vedere su Youtube o la nostra pagina Facebook.

Per il futuro ci prefiggiamo di ampliare e migliorare il nostro repertorio e di continuare ad esibirci dal vivo. Stiamo anche pensando di pubblicare un album (visto che, spesso, alla fine dei nostri concerti, ci chiedono se abbiamo un nostro CD), quindi siamo in cerca di qualcuno che creda nel nostro progetto ma stiamo anche pensando al crowdfunding. Nel frattempo, lo stiamo progettando e dovrebbe includere cover ma anche qualche brano originale. Vi terremo informati tramite le pagine de “La Pulceâ€?, che ringraziamo per la cortese ospitalitĂ . Aloha a tutti!

Articolo scritto da: Mauro Bonazza

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MINI CORSO FULL IMMERSION IN 4 APPUNTAMENTI Seconda settimana

Programma della settimana • esercizi yoga e ukulele • accordi con un dito: barré e demi barré • pattern semplici e ritmo • pratica di accordi sulle diagonali • note della tastiera sul pentagramma • accordi maggiori • accordi minori Comincia la seconda settimana, forse non avrai capito proprio tutto e avrai le dita indolenzite ma non importa. Proseguiamo con alcuni semplici esercizi tenendo ben presente la postura e le spalle rilassate. Il suono arriverà con la pratica. Lunedì Adesso che hai capito come funziona non avere fretta, lascia sedimentare quello che hai appreso. Prenditi un momento di relax insieme al tuo nuovo strumento per consolidare la postura e la muscolatura. Ecco alcuni esercizi di yoga con l’ukulele che fanno al caso tuo. Ukulele yoga Corriamo un po’ tutti in questo mondo alla ricerca della performance, della prestazione, della perfezione. Un obbligo per ognuno di noi, oggi anche per i bambini. Come ho detto molte volte nei miei post, nell’ukulele è contenuta una formula magica che lo rende uno strumento assolutamente olistico: chiunque può suonarlo, chiunque può prenderlo in mano e strimpellarlo mettendoci dentro la propria personalità e la propria storia di vita. Per questo mi è sembrato naturale, come faccio anche nel canto quando insegno, abbinare alcuni concetti dello yoga alla pratica dell’ukulele.

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Yoga significa “unione”, coerenza, consapevolezza. Possiamo suonare cercando tutto questo? Assolutamente sì. Cominciamo dalla Postura Tenere fra le braccia un ukulele è questione di equilibrio. Io utilizzo in genere una tracolla piuttosto ampia che mi passa a metà della spalla sinistra. Ognuno cerca la propria posizione secondo la conformazione fisica, la taglia dello strumento e il genere che suona. Esiste in questo una certa libertà. Quali sono i punti di contatto del corpo con lo strumento? Chiudendo gli occhi passateli in rassegna tutti: la mano sinistra, il petto, l’avambraccio destro. Dove sono i gomiti? Provate ad abbassarli e ad alzarli poi riportateli vicino al tronco. Ci solo tensioni nella posizione dei gomiti e delle spalle? La colonna vertebrale è allineata oppure siete piegati leggermente verso un lato? Provate a cercare una postura allineata e armoniosa. Il collo è rilassato o teso in avanti? Non serve agire per cambiare la posizione soprattutto se quando suoniamo la riteniamo efficace, tuttavia è importante prendere consapevolezza di quello che stiamo facendo con il nostro strumento. Durante la pratica potremmo trovarci in difficoltà proprio a causa di irrigidimenti e tensioni che sono alla base della nostra postura. Se in genere suoniamo seduti: posizione più comoda perché si possono in parte utilizzare le ginocchia per l’appoggio, proviamo a suonare in piedi e vediamo cosa cambia.

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Flessibilità e respirazione Mano, dita e polso della mano sinistra hanno bisogno di una grande stabilità e forza per far suonare gli accordi ma anche flessibilità per passare da uno all’altro velocemente. Questa combinazione non è facile da ottenere. Mentre proviamo passaggi veloci che richiedono concentrazione facilmente tratteniamo il fiato. Proviamo invece a fare l’opposto coordiniamo il nostro respiro con il ritmo evitando di irrigidirci. Questo accorgimento ci aiuterà ad essere calmi e pazienti aspettando che la mano e le dita siano pronti per il passaggio successivo. Ogni tanto recuperiamo la posizione corretta della schiena e del collo. Non stiamo preparando un concerto di virtuosismi per violino, stiamo suonando un ukulele e la cosa fondamentale è il nostro benessere mentre lo suoniamo. Strumming e meditazione La ripetitività dello strumming è molto importante nell’accompagnamento con l’ukulele. Anche quando l’arrangiamento è ricco occorre sempre avere in mente il ritmo e il pattern di base per ritornarvi all’occorrenza. Per questo non bisogna mai stancarsi di ripetere in modo circolare e continuo gli strumming pattern che apprendiamo giorno per giorno. Una sorta di meditazione che con l’ukulele viene benissimo. Ripeti e ripeti con calma, respirando e cercando di liberare la mente, rendere tutto fluido, ogni movimento senza mai dimenticare il respiro. Non ha niente a che vedere con la tecnica dello strumento ma ha molto a che vedere con la vita e con il significato che ha per me la musica. Lo stesso blues è una ripetizione che viene variata ad arte ma che diventa quasi ipnotica. Lo strumming sarà la tua meditazione quotidiana. Martedì Si ricomincia ma da un’altra prospettiva, non ci nascondiamo dietro un dito, cioè suoniamo con un dito solo. Ecco come riuscire a fare musica con il minimo sforzo e divertirsi. Prova adesso gli accordi con un dito solo per cominciare ad esplorare anche semi barré e barré completo.

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Toccare il cielo con un dito Ovvero suonare l’ukulele usando soltanto il dito indice è possibile? Certo che sì! Lo dimostra un video (demenziale) che ho trovato spulciando la rete ma al di là degli scherzi il dito indice può davvero suonare molti accordi sulla tastiera dell’ukulele, il suo lavoro di scorrimento e di compensazione con il pollice è molto importante e sostiene la maggior parte degli accordi con o senza barré. Il dito indice guida i movimenti del polso e delle altre dita della mano sinistra necessari al cambio veloce degli accordi nelle sequenze. Per questo mi sembra importante cominciare proprio da qui ad esplorare l’ukulele.

Ecco un simpatico esercizio che potete fare per prendere confidenza con questo dito e magari fare qualche vocalizzo liberatorio, che non fa mai male!

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Ecco la carta approfondita di tutti gli accordi per un dito solo che si possono fare sull’ukulele. Non occorre farli tutti naturalmente ma questo documento, presente in rete, riporta anche gli accordi sul pentagramma e ci aiuta a capire come si formano gli accordi sull’ukulele.

Mercoledì L’ukulele è innanzitutto ritmo quindi riprendiamo il discorso fatto sul ritmo per la mano destra e introduciamo il concetto di tempo e battiti. Intorno a noi tutto è pulsazione, l’importante è battere con la mano giusta, la destra, quella che deve sempre tenere il tempo e lo fa in tanti modi, non c’è un modo giusto e uno sbagliato. Ecco alcuni esercizi sui pattern più semplici, fondamentali per utilizzare al meglio il tuo ukulele. Basic pattern: inizia a contare La maggior parte dei brani musicali ha un ritmo in 4 quarti e quindi utilizza un pattern in 4 tempi. Le canzoni che ascolti alla radio, in auto, al supermercato ma anche le tue preferite, quelle che ami da sempre, probabilmente possono essere “battute” in quattro tempi, anche se non ci hai mai pensato. Automaticamente ci troviamo a muovere la testa a ritmo, a tamburellare con le dita, sentendo i singoli battiti o segnando un punto particolare della sequenza e accentandolo.

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Per diventare degli strummers dobbiamo rendere questo meccanismo consapevole, efficace e preciso. Il ritmo in quattro quarti è semplice, ma non fatevi ingannare, ci semplifica la vita da un lato, perché identifichiamo immediatamente i 4 beats, ma dall’altro ce la complica perché all’interno di questa gabbia, sempre uguale, ci sono tantissime e infinite sfumature di groove, di ritmo, di accentazione. Tutte per il nostro divertimento! Per capire cos’è uno strumming pattern di Base partiamo contando: 1-2-3-4, 1-2-3-4... Contare il tempo è il primo passo per capire la successione di movimenti sull’ukulele, che riempiranno la nostra gabbia ritmica di quattro quarti. Mettete il vostro brano preferito (magari non un valzer o una samba) meglio il pop o il rock, e contate. Quando vi sentite sicuri, il passo successivo è quello di contare un doppio tempo: 1,2 - 3,4 - 5,6 - 7,8.... Si chiama mezzo tempo, alf beat e puoi rilevarlo anche solo semplicemente pronunciando: 1,e - 2,e - 3,e - 4,e.... (facendo sentire comunque la divisione di ogni battito in due ravvicinati) Dovete abituarvi a battere il tempo con la mano destra, che dovrà poi “battere” sulle corde: un movimento ritmico autonomo rispetto all’altra mano e soprattutto automatico. Battete con la mano destra ogni volta che sentite un ritmo, dividetelo in un doppio tempo e poi di nuovo in quattro. Esercitatevi a sentire il ritmo, questo sarà il vostro strumming.

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Giovedì Il quarto giorno della settimana è dedicato alla pratica degli accordi, in realtà questo è il nostro obiettivo finale e non dobbiamo perderlo mai di vista. Abbiamo visto accordi che coinvolgono tre dita e un dito ora andiamo avanti sfruttando i punti di riferimento che ci dà la tastiera dello strumento e cominciamo a vedere alcune forma (shapes) di accordi mobili. Le dinamiche fra le dita sono punti di forza per ognuno e cambiano a seconda della forma della mano, per qualcuno è più semplice fare che ad altri assolutamente non viene. Lavorare sulle diagonali Sulla via dell’ukulele non esistono solo accordi per tre dita, ovvero quelli che abbiamo approfondito nel post precedente, esistono accordi mobili che mantengono la propria forma ma si spostano da un tasto all’altro. Possiamo cominciare a sperimentare queste forme seguendo una sorta di diagonale sulla tastiera. Questa semplificazione può essere utile per imparare accordi che hanno una forma simile e ricordarli più facilmente. Eccoli nella chord chart sotto puoi trovare alcuni accordi che attraversano la tastiera lungo le diagonali a partire dal La. Come per gli esercizi precedenti questo è un gioco, sali e scendi per rafforzare la stabilità dell’accordo e l’appoggio delle falangi sulle corde.

Il lavoro dall’alto al basso ti consente anche di cominciare a utilizzare un’interessante posizione: il minibarré del dito indice che si forma nell’accordo di Sib e prende le prime due corde in basso. Questo accordo mobile scende lungo tutta la tastiera. Primo di diversi tipi di minibarré che si utilizzano sull’ukulele frequentemente. Osservate il vostro indice e la pressione che occorre fare sulle corde, la compensazione

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del pollice sulla parte posteriore della tastiera che cambia rispetto agli accordi provati prima.

Continuate a praticare questi movimenti e scorrimenti. Buon lavoro! Venerdì Un po’ di teoria a questo punto non guasta, per continuare e capire meglio come sono composti gli accordi sull’ukulele devo avere un’idea di cosa sono le triadi e di come si rappresentano e si suonano. Ecco quali note state facendo quando componete un accordo: potete vederle sul pentagramma guardando l’infografica che rappresenta la tastiera dell’ukulele e le note del pentagramma. Dal pentagramma alla tastiera dell’ukulele Suonare un ukulele è molto semplice e immediato. Anche chi non ha alcuna nozione relativamente ad annotazioni musicali o armonia può divertirsi e rilassarsi con questo strumento. Una volta che vi sarete innamorati del piccolo quattro corde potrete cogliere l’occasione per imparare tanto altro e per avvicinarvi alla musica in modo più completo e ricco. Ecco come si può imparare a leggere il pentagramma utilizzando un ukulele accordato in GCEA (SOL-DO-MI-LA) con Sol alto. Nella parte superiore dell’immagine trovate rappresentata la tastiera completa, partendo dalla prima corda (quella più in basso) fino all’ultima (quella più in alto). Ogni nota ha un proprio colore: come potete vedere sulla tastiera le note si ripetono sulle diverse corde, si susseguono con toni e semitoni.

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Orientarsi sul pentagramma a questo punto non è difficile e può esserci utile per riprodurre una sequenza di note o per capire un accordo. Prendete come riferimento la seconda corda dall’alto e cioè il DO. (che nella rappresentazione è sempre la terza perché si legge al contrario). Sulla corda di DO trovate tutte le note, toni e semitoni dalla corda libera che equivale al Do centrale fino al Do successivo sul 12° tasto. Inoltre queste note si possono trovare lungo tutte le corde seguendo lo stesso principio e l’alternanza di toni e semitoni: ricordando che fra MI-FA e SI-DO esiste un intervallo di un semitono soltanto a differenza di tutte le altre note (come potete vedere all’inizio della corda di MI, la terza, oppure sulla corda di LA, l’ultima). Questa immagine ci aiuta a capire che la tastiera dell’ukulele è ricca di possibilità per creare accordi e scale, esattamente come quella della chitarra e del pianoforte.

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Adesso potete divertirvi con tutta la musica che volete senza aver paura di leggere un pentagramma. Sabato Cominciamo a famigliarizzare con il concetto di accordo, ogni volta che io metto le dita sulla tastiera creo una sequenza di suoni che ha un nome e che ha delle caratteristiche. Iniziamo con gli accordi maggiori, ecco come si formano e come riconoscerli con schemi e diagrammi. Accordi maggiori: perchÊ si fanno cosÏ? Una volta imparati i primi accordi, le nostre dita vanno in automatico alla ricerca delle posizioni corrette e ci sentiamo sicuri. Possiamo leggere i chord diagram e addirittura seguire gli accordi per chitarra o pianoforte direttamente, se abbiamo buona memoria. A questo punto dobbiamo fare un passo avanti! Partendo dalla posizione delle note sulla tastiera possiamo capire la combinazione che si crea in un accordo. Le quattro corde sono come quattro tastiere di pianoforte, anche se non è visibile la differenza fra tasti bianchi e tasti neri ed inoltre partono tutte da punti diversi della scala Sol/do/mi/la naturalmente. Le nostre dita producono su ognuna di queste corde una nota, anche quando è vuota.

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Cominciamo con gli accordi maggiori. Ecco uno schema degli accordi maggiori (senza considerare b o #) raffrontati con quelli sulla tastiera del pianoforte per farvi capire che le note presenti sono uguali in tutti gli strumenti, quello che cambia è la posizione in cui riesco a combinarle.

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Domenica Lo stesso vale per gli accordi minori che invece hanno forme diverse. Sarà un week end forse un po’ noioso ma queste conoscenze vi saranno preziose per le prossime settimane e potete sempre tornare alla pagina delle canzoni per rilassarvi un po’(Don’t worry be happy). Accordi minori: perché si fanno così? Cosa cambia negli accordi minori rispetto a quelli maggiori? Per convenzione possiamo sintetizzare l’intervallo fra le note dell’accordo maggiore con la formula 1-3-5 all’interno della scala: ad esempio do-mi-sol è il tipico intervallo di un accordo maggiore. Fra le note che compongono la triade minore abbiamo invece un intervallo di 1-3b-5 quindi la nota intermedia dell’accordo si sposta di mezzo tono sotto. Per capire meglio dobbiamo pensare come un pianista, prima di mettere le mani sulla tastiera dell’ukulele, cioè immaginare le note come una sequenza lineare di toni e semitoni uno di seguito all’altro. Sulla tastiera del pianoforte partendo dalla nota che da il nome all’accordo (es Do) contiamo 4 semitoni e finiamo sul Mi, poi contiamo 3 semitoni e finiamo sul Sol. Questo è l’accordo Maggiore. Sulla tastiera del pianoforte partendo dalla nota che da il nome all’accordo (es Do) contiamo 3 semitoni e finiamo sul MIb/Re#, poi contiamo 4 semitoni e finiamo sul Sol. Questo è l’accordo Minore. Questo meccanismo difficilmente è trasportabile sulla tastiera dell’ukulele però aiuta a capire meglio lo spostamento dello shape, dalla forma dell’accordo rispetto a quello maggiore.

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DONNE E UKULELE NELLA STORIA: L’ukulele e le donne benestanti Mentre la maggior parte dei musicisti hawaiani professionisti erano uomini, quelli dei continenti che avevano più probabilità di avere “uno strano piccolo ukulele” in casa tendevano ad essere donne benestanti. Nell’autunno del 1896, la signora CR Templeton - che tre anni prima aveva visitato le Hawaii - intratteneva il Portland, Oregon, Women’s Club cantando “Aloha Oe” a cui suonava “un accompagnamento sull’ukulele - uno strumento musicale nativo - che sembra un piccolo violino”.

Due anni dopo, un sestetto di giovani donne della società di San Francisco ha offerto “tre canzoni hawaiane, cantate con l’accompagnamento di due taropatch e quattro ukulele” nell’elaborato Hawaiian Day del California Club. L’estate seguente, durante una crociera al chiaro di luna al largo della località estiva californiana di Catalina, Miss Daisy Cartwright of Oakland “ha contribuito notevolmente al piacere della serata suonando diversi numeri sull’ukulele, uno strumento hawaiano simile alla chitarra e cantando canzoni hawaiane. È stata assistita nel canto dalla signorina Harriet E. Howe di Los Angeles. L’ukulele cominciò a fare apparizioni su e giù per la costa occidentale nelle mani della signora Lucie May Hayes di East Oakland nel 1903; ad una riunione del 1905 della Società missionaria delle

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donne della Prima Chiesa presbiteriana di Bellingham, nello stato di Washington; a Portland, dove Miss Helen Brigham “si accompagna dolcemente con terrapatch e ukulele”; in un musical di beneficenza a Juneau, in Alaska, quello stesso anno; e ad un evento benefico della chiesa in Boise, Idaho, nel 1907. Come la chitarra, “l’ukulele era considerato uno strumento appropriato per le donne: suono morbido, la taglia più usata corrisponde a una voce di soprano, e di piccole dimensioni, consentendo una postura elegante e femminile durante l’esibizione e richiedendo un minimo sforzo. Le donne erano il principale mercato per gli spartiti e altre forme di cultura musicale popolare. (fonti: “The Ukulele. A History”. By Jim Tranquada and John King)

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Intorno all’Ukulele: Accordare scordando Sono stato a trovare Ruggero Castellani nella sua bottega “Chiodofisso” a Dueville, vicino a Vicenza, una tappa obbligata per gli amanti dell’ukulele e soprattutto del banjolele. È la quarta volta che incontro Ruggero ed ogni volta è una grande emozione confrontarmi con lui mentre provo strumenti sempre interessanti, scelti e restaurati con cura. Anche questa volta è stata un’occasione per scoprire insieme a lui nuovi aspetti di questi oggetti sonori, lontani da noi nel tempo e nello spazio, che ci raccontano storie meritevoli di essere riscoperte. Ruggero è una persona molto curiosa di quanto avviene nel mondo dell’ukulele e conoscendo bene i miei interessi mi ha proposto di consultare alcuni libretti e riviste che negli anni ha acquistato fra un banjolele e l’altro, magari dimenticati in una polverosa custodia. Avendo letto il mio recente articolo OLTRE SOL DO MI LA ha ritenuto importante mettermi a conoscenza di quanto scritto in alcuni di questi libretti, ben sapendo che così mi avrebbe permesso di proseguire la mia ricerca sulle diverse accordature dell’ukulele in Inghilterra e negli States. Il primo libretto di cui vi voglio parlare è intitolato “FIRST STEP how to play the ukulele & ukulele banjo”, scritto da Lew Stern e pubblicato nel 1927.

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In esso si spiega ai principianti come realizzare l’accompagnamento di semplici canzoni su uno strumento accordato in Re, ossia la re fa# si. Dopo aver fornito precise e utili indicazioni per fare strumming su brani in tonalità di Re e Sol, usando la forma degli accordi che noi conosciamo come Do Fa Sol7 Do7 Lam Sib, aggiunge che una volta imparate queste posizioni della mano sinistra si possono suonare canzoni in tonalità più difficili come Mib e Lab semplicemente alzando l’accordatura di mezzo tono. In modo simile, abbassando l’accordatura di un tono, si possono suonare brani in Do e Fa sfruttando le stesse posizioni degli accordi.

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Lo stesso strumento, solitamente accordato in Re, poteva quindi essere “scordato” in Do o in Mib. È certo quindi che nei decenni in cui si riteneva che la standard tuning fosse quella in Re, non si escludeva la possibilità di suonare con accordature alternative a seconda delle necessità, quella in Do e Mib erano suggerite per ovvi motivi di praticità.

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Sempre all’ukulele in Re è destinata la raccolta di brani dal titolo “Famous collection arranged by Wendell Hall” pubblicata nel 1950, in essa viene riportata una classificazione curiosa. Windall Hall usa alcuni termini insoliti per definire gli strumenti che compongono “la famiglia delle piccole chitarre”: Ukulele - Teeviola - Taraguitar. Ciascuno di essi veniva accordato in modo diverso: in Re (la re fa# si) in Do (sol do mi la) in La (mi la do# fa#). Sorvolando sull’utilizzo di questi termini che certamente non presero piede, quello che risulta evidente è l’intenzione di classificarli in base al registro (tenore, baritono e basso) e le tre accordature che inequivocabilmente ampliano lo spettro sonoro degli strumenti a 4 corde derivati dalla chitarra. In questo caso non si altera l’accordatura dello strumento per suonare in altre tonalità ma si utilizzano diversi strumenti già accordati in modo differente.

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Considerando che entrambi questi volumetti sono destinati all’accompagnamento del canto, possiamo facilmente ipotizzare che queste “scordature” siano funzionali in quanto si adattano ai diversi registri vocali di chi canta. Tutto ciò conferma quanto già detto concludendo il mio precedente scritto dal titolo OLTRE SOL DO MI LA. Le potenzialità degli ukulele sono molte ed è un peccato che spesso ci si limiti all’accordatura standard, qualunque essa sia. Le molteplici dimensioni della cassa armonica e il diverso diapason degli ukulele che suoniamo potrebbero essere meglio sfruttati per evidenziare i diversi registri, in particolare soprano contralto e tenore che nella prassi odierna risultano appiattiti sull’accordatura sol do mi la. Potremmo invece prendere spunto dall’esperienza di alcuni ukulelisti del passato, ma anche oggi non mancano esempi interessanti. Per chi desiderasse avere un’idea più precisa di come suonano le altre accordature suggerisco l’ascolto della puntata di INTORNO ALL’UKULELE n. 30 del 31 gennaio 2018 (http://www.intornoallukulele.it/2018/02/16/puntata-n-38-del-31-gennaio-2018/) in cui è possibile ascoltare fra gli altri Cliff Edwards, John Butler e il nostro Fabio KoRyu Calabrò. Alla prossima.

Articolo scritto da: Davide Donelli di INTORNO ALL’UKULELE

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STORIA DELLA MUSICA

L’uomo e la musica nelle sue origini

Una data precisa di quando l’uomo ha iniziato a fare musica non c’è. Circa 60.000 anni fa, ha fatto un grosso salto nella storia dell’evoluzione e si pensa che fu in quel periodo che si iniziò a fare musica. All’inizio fu solo una specie di imitazione dei versi degli animali, probabilmente per cacciare. Poi servì anche agli esseri umani come richiamo sessuale. Charles Darwin, nel 1871, scrisse:”le note musicali… furono usate le prime volte… per conquistare il sesso opposto”. Poi ebbe un ruolo importante anche nella vita sociale, basta pensare ai rituali di guarigione e a quelli di guerra, oltre a quelli appena citati. In molte parti del mondo la musica preistorica sopravvive nelle tracce lasciate nella musica popolare e tradizionale. La musica ha influito anche nello sviluppo del linguaggio, soprattutto in Africa e Asia, dove sono nate lingue dette “tonali”. Vengono chiamate così perchè l’intonazione è usata per distinguere le parole e non solo per esprimere emozioni. Per questo motivo si pensa che il linguaggio e la musica si siano evoluti insieme. Ovviamente il primo strumento musicale dell’uomo è la voce, grazie alla quale non solo si potevano pronunciare parole tonali, ma anche schiocchi, fischi e mormorii. Per l’accompagnamento, l’uomo preistorico, usava il proprio corpo: battendo a ritmo le mani e i piedi.

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I primi strumenti musicali l’uomo li trovò nella natura, ingegnandosi con quel che aveva intorno. Quindi usava pezzi di legno, pietre, corni od ossa e questo perché capì che producevano un rumore se percossi o se ci si soffiava dentro. Ovviamente con il tempo capirono come plasmarli ed elaborarli per svilupparne maggiormente il potenziale musicale. Basti pensare che intorno a 35.000 anni fa gli uomini dell’Età della pietra che si trovavano nella Germania meridionale, più precisamente nella grotta di Fels, costruirono il primo flauto rudimentale utilizzando un osso di ala di avvoltoio lavorandolo semplicemente praticando dei fori. Vi sono poi le pitture rupestri a riprova dell’esistenza di strumenti musicali di circa 10.000 anni fa in una grotta in Francia, più precisamente in Dordogna dove si vede un uomo che suona un arco tenendone un’estremità in bocca e ne pizzica la corda con la mano per riprodurre il suono. I mandriani africani ancora oggi usano qualcosa di molto simile. Nella preistoria gli strumenti fatti con materiali risonanti solidi ebbero un ruolo importante per la musica. Per strumenti di quel genere si intende tutti gli strumenti che si percuotono o si strofinano o si pizzicano per ottenere un suono. Per esempio fu nella preistoria che venne creato il primo xilofono, strumento ovviamente primitivo ma funzionante. Poi vi erano gli strumenti a fiato, creati con conchiglie, ossa cave, bambù, canne e parti di alberi.

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Uno strumento aborigeno australiano a fiato molto conosciuto è il didgeridoo, creato semplicemente con un tronco d’albero o un ramo trovato già in natura cavo, che poi veniva sagomato e decorato. Nonostante la musica preistorica vi era in tutto il mondo, lo studio delle tradizioni tribali di Africa, Asia, Americhe, Polinesia e Australasia è il modo migliore per conoscere la musica preistorica che di rado è composta da armonie complesse. Nell’epoca primitiva la musica era essenziale legata alla religione ed ai morti. Nei riti e nelle cerimonie era usata come mezzo per comunicare con gli spiriti che si credeva controllassero il destino della società o degli individui. Questi riti e cerimonie venivano celebrati dagli sciamani, specializzati in musica ed unico capace di eseguire il proprio “canto”. Erano ritenuti anche guaritori e, con i loro canti, capaci di far piovere. Un’altro ruolo importante della musica nella preistoria ma che poi ha continuato ad avere anche negli anni futuri (in Africa occidentale si usa ancora) è quello del cantastorie. Grazie a questa figura che raccontava la storia cantandola si sono trasmessi eventi in maniera orale che sono arrivati fino a noi. Probabilmente se non ci fossero stati loro, al giorno d’oggi avremmo molte meno informazioni sulla storia dell’uomo. Nell’Età della pietra non esistevano solo i canti dello sciamano, vi erano feste in cui il singolo cantava e veniva accompagnato dalla popolazione con cori o battiti ritmati delle mani. I nativi americani facevano addirittura un distinguo tra canti per singoli individui e canti per tutti. Poi non erano sempre gli stessi canti, ci si aspettava anche che ne venissero inventati di nuovi. Con l’Età del bronzo si scoprirono nuovi materiali come il bronzo appunto ed il rame. Grazie a queste scoperte gli strumenti a corde come la lira e l’arpa acquisirono maggiore importanza.

(fonti: “Musica: la storia illustrata” – di Henry Wadsworth Longfellow)

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viva la musica ukulele musica e bambini Questa rubrica si chiama VIVA la musica per due semplici motivi: il primo perchè siamo contente ed elettrizzate che sia partita, il secondo motivo perchè è creata da VIviana Monti e VAlentina Vanini. L’obiettivo di questa rubrica sarà quello di fornire in ogni numero consigli e materiale per una didattica della musica, anche con l’ukulele. Troverete schede didattiche, materiali da utilizzare in classe, ma sopratttutto tante idee per parlare di musica con gli alunni, fin dalla scuola materna. Ecco cos’è VIVA la musica. Inoltre sul canale youtube di”La maestra di musica Valentina” potete trovare video tutorial semplici e pensati per i bambini e gli insegnanti. A completare l’esperienza il nostro fidato ukulele, uno strumento divertente e istruttivo che crea subito una forte sensazione di autonomia e di autostima in chi lo suona. Di cosa parleremo? Di ritmo, di capacità di ascolto, delle prime annotazioni musicali e di tutto quello che riguarda il mondo della musica con filastrocche divententi e giochi.

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Costruiamo un simpatico oggetto sonoro con i nostri alunni della primaria e dell’infanzia. Visto che questo numero è dedicato al Carnevale, ho pensato di scrivere questo articolo riguardo alla costruzione di un simpatico “strumento” musicale che farà divertire i vostri studenti. Si tratta di un’armonica a bocca, costruita con pochi semplicissimi materiali. Il suono che ne risulterà sarà quello di un kazoo, l’effetto è molto divertente ma l’aspetto interessante a livello pedagogico è farli riflettere sui materiali, sulle possibilità sonore del mondo che li circonda tutti i giorni. Le attività che implicano un gioco sono sicuramente quelle che coinvolgono maggiormente i bambini, e in questa attività potete anche parlare degli aspetti “scientifici” del progetto, oltre che di quelli “musicali”. MATERIALE Due bastoncini larghi (abbassa lingua dello studio medico) Cannuccia da bere regolare Largo elastico (taglia # 64) Due elastici più piccoli e più stretti Forbici

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MONTAGGIO 1. Stendere un elastico largo longitudinalmente su uno dei bastoncini. 2. Tagliare due piccoli pezzi di cannuccia, ciascuno di circa 1 pollice a 1 1/2 pollici (da 2,5 a 3,8 cm) di lunghezza. Metti uno dei piccoli pezzi di cannuccia sotto l’ampio elastico, a circa un terzo di lato da un’estremità del bastone. Metti l’altro pezzo di cannuccia sopra l’elastico, a circa un terzo di distanza dall’altra estremità del bastoncino. 3. Prendi il secondo stecchino e posizionalo sopra il primo. 4. Avvolgi uno degli elastici più piccoli alcune volte attorno all’estremità del bastone dove hai posizionato il secondo pezzo di paglia, a circa 1/2 pollice (1,25 cm) dalla fine. Assicurarsi che l’elastico stringe i due bastoncini strettamente insieme. 5. Avvolgi il secondo piccolo elastico attorno all’altra estremità del bastone, a circa 1/2 pollice (1,25 cm) dalla fine. Quando hai finito, entrambe le estremità dovrebbero essere pizzicate insieme e ci dovrebbe essere un piccolo spazio tra i due bastoncini artigianali, creati dai pezzi di paglia. (Fare clic per ingrandire lo schema della sezione trasversale di seguito.)

DA FARE E NOTARE Quando la tua armonica è completata, metti la bocca nel mezzo, come se stessi suonando un’armonica, e soffia! (Ricordarsi di soffiare attraverso i bastoncini, non nelle cannucce.) Si noti che è possibile produrre suoni diversi soffiando attraverso diverse aree dello strumento, soffiando più forte o più morbido, o spostando le cannucce più vicine o più distanti. Sperimenta per scoprire quanti diversi suoni può fare la tua armonica.

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COSA STA SUCCEDENDO?

Quando soffi nell’armonica, fai vibrare il grande elastico e quella vibrazione produce il suono. Gli oggetti lunghi e massicci vibrano lentamente e producono suoni acuti; oggetti più corti e meno voluminosi vibrano rapidamente e producono suoni acuti. Anche la tensione di un elastico cambierà il tono: tensioni più elevate portano a risonanze più acute. Quando sposti le cannucce più vicine, accorcia la parte dell’elastico che può vibrare, quindi il tono diventa più alto del suono originale. Potresti aver giocato anche con questo effetto se hai mai steso un filo d’erba tra le dita e soffiato su di esso per far vibrare l’erba e ronzare.

ANDARE OLTRE

Come l’elastico dell’armonica, anche le tue corde vocali vibrano quando parli o canti. Più sono sotto tensione, più velocemente vibrano e più alto è il suono che producono.

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EVENTI UKULELISTICI Prossimi mesi Qui di seguito vengono inseriti locandine o date di eventi, di cui avrò notizia, che si svolgeranno nell’arco di tempo che va da un’uscita e l’altra de La Pulce. Eventi che mi segnalano gli organizzatori, cioè voi lettori. Visto che ritengo ogni iniziativa, volta a far conoscere l’ukulele, degna di essere quanto meno menzionata, ricordata... Vi ricordo dell’esistenza di una trasmissione radiofonica dal titolo INTORNO ALL’UKULELE..... di cui ho avuto l’onore di essere ospite. La mail per i contatti è:

lukulele@deejayfoxradio.com

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Vi voglio anche segnalare un’altra iniziativa molto importante per la divulgazione dell’ukulele. E’ nato il sito Internet di UKULELE CLUB ARPAMAGICA! Lo potete trovare qui: http://www.ukuleleclub.it/

Ci potrete trovare notizie, foto, canzoni da poter suonare con il nostro amato strumento. Se siete anche su Facebook, cercando “Ukulele Club - Arpamagica” si trova la pagina inerente al sito, se invece lo cercate in questo modo “Ukulele Club Arpamagica” si trova la pagina del gruppo che ha creato tutto ciò.

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La pulce

ukulele in italia piccolo notiziario sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

Se vuoi collaborare con noi, chiederci approfondimenti o semplicemente saperne di piĂš scrivici a: lapulce.ukuleleinitalia@gmail.com NUMERO 11 - MARZO 2018


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