La pulce: ukulele in Italia - settembre 2017

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La pulce ukulele in italia

piccolo notiziario

sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

novitĂ , gruppi, scuole e risorse on line

I protagonisti Fabio KoRyu Calabrò, I B52 Acoustic Project, Ukulele social Gli strumenti Quali corde? Quando e come cambiarle?, ViVa la musica i nostri blog Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Ukulele: che passione!

Mioukulele


Testi e immagini, per cui ringrazio, presi da: Blog di Viviana Monti

Mioukulele

mioukulele.blogspot.it Mio blog

Ukulele: che passione! ukuclodette.blogspot.it

A mia volta le notizie ed immagini del blog...

... me le hanno date i protagonisti degli articoli

Per le notizie e le immagini di archivio, ho attinto da...

... Ukulele hall of fame museum ukulele.org

L’autrice della rivista: Claudia Camanzi


Indice Scritti da voi

Ukulele social

pag. 4

Biografia

Maggio Singhi Breen

pag. 8

La parola agli artisti

B52 Acoustic Project - parte 2 -

pag. 9

A.B.C. dell’ukulele

Quali corde?

pag. 11

Ukulele terapia

Per educatori, terapisti e animatori sociali

pag. 15

Donne e ukulele nella storia

Dai salotti ai college

pag. 17

Intervista

Fabio KoRyu Calabrò

pag. 19

Recensione CD

How About Uke?

pag. 23

ViVa la musica

Ukulele, musica e bambini

pag. 28

Eventi ukulelistici

Prossimi mesi

pag. 33

La leggenda sul nome del nostro piccolo cordofono narra che derivi da Uku-pulce e Lele-saltellante, in lingua hawaiana. La pulce salta di nota in nota, di corda in corda, ma soprattutto da persona a persona, grazie alla generosità del piccolo strumento, arrivato fino ai giorni nostri. Noi vogliamo saltare come una pulce, di argomento in argomento, di genere in genere, di storia in storia per scoprire insieme il mondo dell’Ukulele. (Progetto nato da un’idea di Claudia Camanzi, realizzazione grafica di Claudia Camanzi, progetto editoriale di Viviana Monti)

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chi siamo Sono Viviana Monti, cantante jazz, swing e gospel. Mi piace fare musica più di ogni altra cosa, con i miei vari gruppi ma

Sono Claudia Camanzi, di

anche con i miei due bimbi e

“Ukulele: che passione!”.

con i miei allievi di canto. Ho

Sono una classe ‘76, disa-

scoperto l’ukulele quasi per

bile motoria e vivo in un

caso e adesso non posso più

piccolo paese di provincia in

farne a meno. Adoro la sua

Emilia. Collaboro a questo

generosità e versatilità. Sono

progetto per lo stesso moti-

diventata blogger proprio per

vo per cui ho aperto il mio

dare voce a questo amore a

blog: la passione sempre

quattro corde. Grazie Claudia

crescente per questo piccolo

per avermi invitato in

ma fantastico strumento.

questa bella avventura!

Grazie a Viviana che mi ha aiutato a concretizzare un’idea che mi frullava per la testa già da qualche anno.

Ukulele: che passione!

i nostri blog

Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Mioukulele


SCRITTI DA VOI:

Ukulele Social

Quest’anno Aquila Corde Armoniche e il Mercatino dell’ukulele a Festambiente di Vicenza si sono presentati come “L’Ukulele Social”: non solo musica, quindi! Importantissima, infatti, la scelta di organizzare un simposio sulle funzioni dell’ukulele nelle problematiche del disagio sociale, psichico, nella crescita di bambini, giovani e adulti e infine nei gruppi giovanili organizzati. Fra i presenti Mimmo Peruffo, fondatore e titolare di Aquila Corde Armoniche: la sua è stata un’introduzione brillante su quanto questo magnifico strumento abbracci l’idea della condivisione e dell’unione fra le persone. I relatori, esclusivamente professionisti del settore, hanno catturato la nostra attenzione raccontandoci le loro esperienze, regalandoci aneddoti, sorrisi e (perché no!) anche non poche riflessioni. E’ stato un giorno importante per l’ukulele...e anche per noi! Ecco qui di seguito un piccolo servizio fotografico:

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Articolo scritto da: Alessandra Hoxhaj

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BIOGRAFIE: Piccola biografia di Maggio Singhi Breen Maggio Singhi Breen (1895-1970), affettuosamente conosciuta come “Lady Ukulele”, è da tempo riconosciuta come una delle esponenti di spicco dell’ukulele. Convinse editori musicali del valore commerciale di inserire accordi per ukulele nelle loro pubblicazioni e fu pioniere dell’inserimento di tali accordi su quasi tutte le copie stampate della musica popolare. I suoi arrangiamenti appaiono su più pezzi di spartiti di quelli di qualsiasi altra persona nella storia. Ha registrato il primo manuale didattico dell’ukulele e lei è considerata la prima ad insegnare lo strumento nelle scuole. Quando, nel 1932, si è posta la questione se o meno l’ukulele potrebbe essere classificato legittimamente uno strumento musicale, Breen convinse l’Unione dei Musicisti di votare a suo favore. Ha continuato la diffusione dell’ukulele, esemplificato dal suo uso del D Universale Tuning (ADF #-B) in tutti i suoi metodi di insegnamento stampati e arrangiamenti musicali. I suoi libri sono pubblicati con canzoni con accordi per ukulele dal 1920 e i libri didattici, per imparare a suonarlo, dal 1950.

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LA PAROLA AGLI ARTISTI: B52 Acoustic Project - parte 2 A volte per quanto ci si possa provare non si riesce proprio a dare una spiegazione razionale alle cose che ci capitano. Il mio primo ukulele è stato un regalo di compleanno per i miei vent’anni. Per qualche anno l’ho tenuto in casa limitandomi a strimpellarlo ogni tanto. Poi un giorno il colpo di fulmine. C’è qualcosa di magico in quelle quattro corde. Saranno le dimensioni, l’accordatura, l’aspetto. Spesso rischia di non essere nemmeno preso sul serio. Ma poi si sfiorano le sue corde e anche se ci si trova in mezzo al traffico di Milano sembra di sentire le onde dell’oceano. È una magia, quella dell’ukulele, che trasporta lontano. Una magia che si è fatta in breve tempo largo anche nei B52, dove tra le mie amate Takamine acustiche si è fatto spazio uno splendido Luna Tattoo concert. Abbiamo fatto debuttare l’ukulele in una serata di dicembre.

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Stavamo suonando in un’enoteca del nostro quartiere quando, sfoderato l’ukulele, abbiamo attaccato con un grande classico: I’m Yours, di Jason Mraz. E come si dice in questi casi... buona la prima! La voce di Letizia e le sonorità dell’ukulele si sposano perfettamente e da quel momento il nuovo arrivato non ha più mancato nemmeno una prova. È da poco che l’ukulele è entrato nel nostro progetto; l’obiettivo è arricchire sempre di più il nostro repertorio con le sue quattro corde.

You can’t start a fire without a spark canta il Boss, Bruce Springsteen. E tra I B52 e l’ukulele la scintilla è decisamente scattata!

Articolo scritto da: Federico Lucrezi

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A.B.C. DELL’UKULELE Quali corde? Quando e come cambiarle? Le uniche corde da prendere veramente in considerazione sono le Aquila e le Worth. Su questo articolo è intervenuta Daniela Gaidano, che all’epoca lavorava al Mercatino dell’Ukulele, per completare le informazioni riguardo il cambiare le corde in un ukulele e Mimmo Peruffo per quanto riguarda alcune notizie riguardo le corde Aquila. Le Aquila sono a detta di molti le migliori, io stessa ho corde Aquila su tutti i miei ukulele e mi trovo benissimo. Ovviamente all’inizio ci ho messo un pò perchè stessero accordate, ma quando si sono assestate rimangono accordate diversi giorni prima che devo tornare ad accordarle. Anche se questo dipende anche dalla frequenza e da quanto tempo si suona. Comunque io, ribadisco mi trovo benissimo.

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Mimmo scrive a riguardo: le Daddario si chiamano Nyltech e ne facciamo diverse migliaias per la Daddario e stanno aumentando come ordinazioni da parte loro. Il distributore italiano non è più Eco ma Music gallery di Milano. Tuttavia non ha l’esclusiva onde per cui abbiamo anche altri che a livello privato distribuiscono soprattutto nel centro sud Italia. L’offerta di corde per ukulele sono aumentate di moltissimo. Andiamo per ordine a partire da quellee che hanno il suono più caldo per andare via via verso le mute che hanno il suono più brillante: le mute in Bionylon hanno un suono caldo e sono fatte di un nylon al 63% vegetale. Poi abbianmo le mute fatte apposta per Aldrine Guerrero di Honolulu che sono adatte specialmente a strumenti amplificati e che hanno un suono rotondo e melodico. si chiamano AGx AQ ed hanno un tenue colore vede acqua e sono estremamente trasparenti alla luce. Nel campo delle mute che hanno il suono che si colloca a mezza via tra il dolce e il brillante abbiamo le tradizionali in New Nylgyt bianche. Quelle in Supernylgut le abbiamo tolte perchè troppo simili alle New Nylgut. Assieme a queste New Nylgut abbiamo le Lava, che non sono altro che New Nylgut tinte in nero grigio come omaggio per gli hawaiani. Andando verso il suono più brillante simile a quelle di carbonio abbiamo le rosso marroni Red Series e anche le Carbonblack che sono grigio scure e il suono simile alle Red Series. Infine abbiamo le nuovissime Sugar che lanceremo tra poco. sono corde meravigliose che danno simultaneamente il suono brillante ma anche quello dolce spostando la mano destra. Il nome deriva dal fatto che la materia prima deriva dalla canna da zucchero. Il loro aspetto è brillante come il cristallo. Passiamo a quelle che facciamo per gli altri: in primis alla Honner facciamo delle corde apposta per loro. Poi facciamo delle corde per ukulele nere per la Ibanez; facciamo le corde Nyltech per la Daddario. Stiamo in fase finale con la Martin Guitars per fargli delle corde per ukulele particolari. Infine faccciamo circa 1 milione di corde in bulk che vanno in Cina per le fabbriche che costruiscono ukulele, le quali al 95% utilizzzano negli strumenti di default le corde Aquila (o le false Aquila, ma comunque corde che richiamano aquila, non altre marche). Fabbrichiamo corde per ubass chiamate Thunbdergut e Thuinderblack che sono rispettivamente colore malaga e nero sia per imbustato che per la produzione cinese dove siamo gli unici fornitori mondiali di questo tipo di corda. Per Kala ukulele fabbrichiamo le grige Suilver rublers. Infine per il nostro imbustato le Thundereds.

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Le Worth non le conosco personalmente ma JT le usa nei suoi ukulele e dal suono che sento nei suoi video direi che sono ottime pure loro.

In poche parole scegliete voi quelle che al tocco vi sembrano meglio, tra Aquila e Worth. Poi tenete conto anche di quel che volete farci e scegliete. Un grande maestro di ukulele italiano, Jontom, le ha provate entrambe, gli piacciono entrambe, ma potendo scegliere sceglie le Worth. Per quanto riguarda il cambiarle, non c’è un tempo limite standard. Dipende molto da quanto le usate. Quando iniziano ad essere sfilacciate e la parte inferiore che strofina sulla barretta inizia ad avere piccoli solchi... Allora è il momento di cambiarle. Le corde non vanno mai cambiate tutte insieme, ma bisogna levarne una e mettete quella nuova, e così via. E mentre fate ciò tenete il palmo della mano appoggiato alla cassa. Questo è importante perchè altrimenti a lungo andare rischiate di piegare i legni, non in modo molto evidente, potreste anche non accorgervene a occhio nudo, ma sufficiente per rovinare lo strumento. Daniela a riguardo scrive: è una operazione consigliata solo quando non si è più soddisfatti delle proprie corde. Che sia perché il suono sembra un pochino ovattato o stonato o perché delle piccole tacche formate dall’usura cominciano a dare fastidio, fino a quando non si avverte un disagio di qualunque tipo il consiglio è di non cambiarle. Cambiare le corde a uno strumento fa sempre perdere il riferimento di cosa c’era prima, quindi è bene non farlo quando si è già soddisfatti a meno che non si abbia la certezza di avere di meglio, come nel caso di volgari corde in nylon di serie sugli strumenti particolarmente economici.

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Come si cambiano le corde? La necessità di cambiarle una per volta trova motivo nel cercare di non perdere il riferimento con il prima, l’avere a fianco il vecchio e il nuovo. Anche da un punto di vista di intonazione, se uno non ha un accordatore disponibile può accordare la nuova prendendo a riferimento la vecchia, ma prima o poi comunque le corde nuove avranno il sopravvento e si scorderanno. Un altro motivo può essere l’evitare che si perdano pezzi dell’ukulele: in strumenti economici le ghiere attorno alle meccaniche non sono fissate e quindi possono cadere in terra, se cade una per volta si trova, magari 4 no. Ma soprattutto la selletta del ponte, se cade poi bisogna capire qual è il lato giusto per metterla, non tutte infatti sono simmetriche. ma di per sé lo strumento non patisce cambiandole tutte e quattro insieme, è solo una questione di ordine mentale nel lavoro. Dopo aver montato la corda bisogna accordarla, e poi tirarla con la mano per allungarla. è una operazione che va fatta con delicatezza. Io tengo l’ukulele fra le ginocchia (anche nel cambiare le corde, non mi piace appoggiarlo sul tavolo, si rischiano graffi nella cassa e trovo comunque più comodo averne la visione frontale), metto un dito al capotasto per evitare che la corda esca dal suo solco (non c’è un motivo preciso, mi infastidisce quando lo fa e si potrebbe segnare con lo spigolo del solco, ma tanto se si segna non sarebbe nella parte vibrante), e tiro la corda verso di me prendendola alla metà. Nel tirare si avverte quando la corda cede (subito molto perché il nodo si stringe e si assesta, poi meno ma in modo omogeneo, come fosse un elastico), e quando non cede più, quando si sta forzando. Non bisogna forzare, altrimenti si può rompere la corda o danneggiare lo strumento. Poi si riaccorda, è normale che la corda sia scesa anche di tre o quattro toni. Si riaccorda e si ripete la stessa operazione per tre o quattro volte, fino a quando tirandola non cala più nell’intonazione. A questo punto è assestata e non calerà più in modo sensibile, è comunque opportuno verificare di nuovo l’accordatura il giorno dopo, perché probabilmente sarà scesa di un mezzo tono. Negli strumenti di qualità, leggeri e vibratili, è perfettamente normale anzi auspicabile una deformazione del legno della tavola armonica a fianco del ponticello, vuol dire che le corde tirano la tavola in modo da renderla una membrana tesa e pronta a vibrare. Quando questo non succede lo strumento è pesante e sordo, non sta esprimendo le sue potenzialità a causa di una tavola troppo spessa.

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UKULELE TERAPIA

Lo strumento semplice e accessibile perfetto per educatori, terapisti e animatori sociali La musica ha un potere curativo riconosciuto fin dall’antichità, in alcuni casi diventa uno strumento reale per migliorare situazioni patologiche e cliniche. La musicoterapia viene utilizzata ad esempio con persone affette da autismo che tendono a chiudersi in se stesse rifiutando ogni comunicazione con l’esterno ma anche con donne in gravidanza, per facilitare l’insegnamento scolastico, per la riabilitazione o la terapia in reparti di medicina oncologica, come medicina palliativa, geriatrica e di terapia intensiva. Una preziosa risorsa per l’autismo infantile, ritardo mentale, disabilità motorie, Alzheimer e altre demenze, psicosi, disturbi dell’umore, sindromi da dolore cronico, anoressia nervosa. L’ascolto attivo favorisce un processo di apertura della persona, al di là della propria condizione patologica, al di là del dolore e delle infermità. I metodi utilizzati sono differenti a seconda che si tratti di un singolo o di un gruppo, cambiano rispetto alle finalità che si vogliono perseguire. L’ukulele entra in gioco nella musicoterapia attiva, in cui l’interazione tra terapeuta e paziente avviene tramite la produzione diretta di suoni, utilizzando la voce o anche semplici oggetti. Con l’ukulele è molto semplice captare gli stimoli del paziente, riprodurre ritmi o canzoni a lui note anche senza essere un provetto musicista, inoltre fin da subito si può cedere lo strumento ai pazienti più curiosi e interessati, perché è maneggevolissimo. Bambini e adulti potranno esplorarlo e toccarlo autonomamente. Imbracciando un ukulele è difficile prendersi sul serio e questo è un ottimo punto di partenza anche per un terapeuta, che aiuta a stare in ascolto degli altri e delle loro emozioni. Molti clown di corsia imbracciano uno strumento musicale, spesso proprio una simpatica “chitarrina” a quattro corde.

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6 MOTIVI PER UTILIZZARE L’UKULELE IN MUSICOTERAPIA 1. Ancora più della classica chitarra e di altri strumenti offre maggiore spazio di autonomia al paziente per esprimersi liberamente senza censurare le proprie emozioni. Le competenze apprese sulla chitarra possono essere facilmente utilizzate anche sull’ukulele con qualche piccolo aggiustamento, ma nello stesso tempo l’accesso è facilitato anche per chi non abbia mai preso in mano uno strumento grazie alle dimensioni ridotte. 2. La tastiera è molto semplice e permette ai terapisti di usare lo strumento più facilmente ma soprattutto ai pazienti di stimolare la motricità fine e quella grossa molto più velocemente che con la chitarra. 3. Può essere facilmente trasportato e imbracciato anche da pazienti che si trovano allettati o su una sedia a rotelle con limitate possibilità di movimento, può essere suonato in piedi assicurato con una tracolla. 4. L’ukulele si adatta ai diversi generi musicali, può essere utilizzato con accordature aperte per accompagnare composizioni di qualsiasi tipo. 5. Le sue corde di naylon sono morbide e non danno nessun problema a contatto con le dita dei pazienti o dei bambini. 6. La sua cassa armonica risuona come un piccolo tamburo, effetto che viene apprezzato soprattutto dai pazienti ipovedenti. Può essere un ottimo alleato per migliorare disturbi comportamentali difficili da controllare (wandering e aggressività), far riemergere la volontà di stabilire contatti relazionali attraverso l’utilizzo dei canali non verbali, ridurre l’uso di psicofarmaci, stimolare la comunicazione tra pazienti se si utilizzano tecniche di gruppo, recuperare frammenti di memoria attraverso stimoli sonori e corporei anche per mezzo dell’utilizzo simbolico, scoprire nuovi canali di comunicazione con i familiari, mantenere le abilità motorie e intellettuali residue. Molte associazioni culturali e benefiche negli Stati Uniti utilizzano l’apprendimento di questo strumento un importante terapia per chi si trova per lunghi periodi allettato in Ospedale.

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DONNE E UKULELE NELLA STORIA:

Dai salotti ai college della West Coast Nel 1896, a Portland, nell’Oregon, Mrs C.R. Templeton, la quale tre anni prima aveva visitato le Isole Hawaii, era solita intrattenere le signore dello Women’s Club, intonando “Aloha ‘Oe” con il suo ukulele. Sebbene molti musicisti professionisti fossero uomini, le signore della buona società avevano i loro spazi musicali nei salotti e nei club. A San Francisco, due anni dopo, un sestetto femminile si esibisce al California Club, intonando canzoni hawaiane, con due taropatches (un cugino, diciamo, dell’ukulele, strumento costituito da 5 corde) e quattro ukulele.

Edward Holstein’s Chords of the Taro-Patch Guitar, pubblicato a Honolulu nel 1894, è statio il primo in una lunga serie di pubblicazioni di libri didattici per ukulele. L’immagine è una cortesia degli Archivi di Stato delle Hawaii

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In estate, durante le crociere nel sud della California, Miss Daisy Cartwright di Oakland, intratteneva gli ospiti suonando canzoni hawaiane con il suo ukulele, accompagnando al canto Miss Harriett E. Howe di Los Angeles. La California è il primo contatto della musica hawaiana con la terraferma, e in molti Club della West Coast l’ukulele si diffonde a macchia d’olio grazie alle giovani studentesse dei college e grazie al fatto che le donne erano le prime acquirenti degli spartiti per ukulele. In questo contesto il mercato musicale trova linfa vitale. Gli studi sociali sulla nascita e la diffusione della musica in America, rilevano come la decisione finale sull’acquisto di un grammofono spettasse alle donne. L’ukulele era considerato perfetto per il “gentil sesso”, per le dimensioni, il suono dolce, per le tonalità da soprano e la facilità con cui si suonava, poiché non richiedeva grandi doti tecniche. Nonostante questo pregiudizio (poichè non c’è strumento adatto all’uomo o alla donna, se non in termini di attitudini musicali, studio rigoroso e grande talento), si può dire che dai salotti della buona società e dagli ambienti universitari, insieme agli altri contesti sociali, si prepara il terreno per il grande trionfo dell’ukulele nel secolo successivo e nei Ruggenti Anni Venti.

(fonti: “The Ukulele. A History”. By Jim Tranquada and John King)

Articolo scritto da: Francesca Biagi http://www.francesfollies.com/

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L’INTERVISTA: Fabio KoRyu Calabrò Oggi vi propongo un’intervista ad un artista che ho fatto diversi anni fa, nel 2012, quindi volevo avvisare il lettore di tenerne conto quando la leggerà. 1. Come descriveresti il tuo background musicale? Gioiosamente confuso. Ho sempre ascoltato di tutto, con una spiccata predilezione per le canzonette, che ho cominciato a scrivere verso i quattordici anni. 2. Qual è il tuo approccio globale alla musica in generale? Vorace. Tutto ciò che suona aiuta a ragionare. Mistura e mistico si confondono. 3. Da quanti anni suoni l’ukulele? Dalla seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso. 4. Come hai conosciuto l’ukulele? Chi o cosa ti ha spinto ad iniziare a suonarlo? All’epoca vivevo a Venezia. Da pochi giorni sapevo che avrei dovuto partire per il servizio di leva militare. Non sapevo dove sarei finito, e non volevo portarmi dietro una ingombrante chitarra. Proprio come gli emigranti che da Madeira arrivarono alle Hawaii, scelsi uno strumento da viaggio. Anzi: fu lui che scelse me. Ci incontrammo grazie alla vetrina del negozio di strumenti dei fratelli Zanetti. Io davanti, lui dietro. Fu amore a prima vista. 5. Quando hai acquistato il tuo primo ukulele, come hai iniziato a capire come si suona? Dove ti sei orientato per imparare a suonarlo? Internet, libri, dvd… o altro? Sinceramente non ho ancora capito tutto, ma quel poco che so me lo ha insegnato il mio strumento, complici le dita. Che talvolta sono più curiose del cervello, quando c’è qualcosa di importante da fare. Poi ho cominciato ad accompagnare canzoni. Sono partito da Bessie Smith, poi è arrivata Billie Holiday, poi i Beatles, poi Buscaglione, poi Battisti, poi i Bob (Marley e Dylan), poi persino Battiato. Blues, beat, ballate... Insomma: sono un musicista di serie B...

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6. Che genere di musica preferisci suonare con l’ukuele? Qual è la tua taglia preferita di ukulele (sopranino, soprano, concert, tenore, baritono, banjolele…)? Non c’è bisogno di avere una musica preferita. L’ukulele suona quello che gli pare, io cerco solo di stargli dietro (meglio che davanti: sarebbe scomodissimo). Ho un sopranino, un soprano, un concerto, un tenore, un baritono, un banjolele e un dobrolele, e... preferisco non scegliere.

7. Tu che hai sicuramente provato diversi modelli di ukulele, potresti descrivermi la differenza secondo te? La differenza fra i vari modelli viene spesso misurata in centimetri. In realtà si tratta di espressione. Logicamente, muoversi delicatamente sul manico di un sopranino non è agile come spaziare su quello di un baritono, per cui anche le possibilità tecniche vanno misurate secondo le proprie esigenze. 8. Quale taglia di ukulele consigli a chi deve iniziare? Consiglio sempre il concerto, per via della maggiore estensione. Ma ho iniziato con un soprano, cioè: l’Ukulele. Usate prima questo, e poi passate al concerto.

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9. Oltre alla taglia dell’ukulele, quale marca raccomanderesti a chi è alle prime armi e quale a coloro che vogliono uno strumento valido per suonare seriamente, facendo serate dal vivo? Il mio primo ukulele era un Brüko, ottimi artigiani tedeschi. Di recente Eko, in Italia, sta promuovendo un paio di prodotti interessanti per i primi passi. Da lì in poi il mondo si allarga, e non c’è marca che tenga. Quando QUELLO strumento ti chiama, rispondi! 10. Quali sono i parametri (tipo di legno, corde, tastiera, ponte, ecc…) che l’ukulele deve avere per essere considerato buono? A quali caratteristiche guardi tu maggiormente? Prendo in mano lo strumento, lo soppeso, controllo il manico (è corto, non ci vuole granché), il bilanciamento del peso fra cassa armonica e meccaniche, e soprattutto la precisione dell’ottava. A meno che non si tratti di un ukulele fatto con la scatola del tonno. Perché anche i tonni possono suonare. Persino in scatola. 11. Abbiamo assistito, in questi ultimi anni, ad una diffusione crescente dell’ukulele in Italia e nel mondo: secondo te, a che cosa si deve questo boom? In realtà -persino in Italia- è sempre esistita una traccia sotterranea, perlomeno dal secondo dopoguerra in poi. Spesso sono stato definito come uno degli “iniziatori” di questa rinascita di cui tu mi chiedi, ma è un po’ esagerato. Il fatto è che nella cultura musicale contemporanea l’ukulele si piazza a cuneo aiutando la solidità di strutture ben più complesse con la sua semplicità sincera e la sua innata simpatia. 12. Che consiglio ti senti di dare a chi vuole incominciare a suonare l’ukulele, o comunque è alle prime armi? Innanzitutto consiglio di mollare le armi -anche le prime- e imbracciare lo strumento. Poi tenerlo con sé. Dategli da mangiare parecchie volte al giorno, bilanciando la dieta senza eccedere con gli zuccheri. Oppure, potete sempre acquistare un buon manuale. Ne ho scritto uno persino io... 13. Siamo arrivati alla fine dell’intervista, ti ringrazio per la pazienza, la gentilezza e la disponibilità. Vuoi chiudere dicendo qualcosa agli appassionati che leggeranno questa intervista? Sì. Cioè: no. Insomma, non saprei. Vado a suonare qualcosa. Come spero facciate anche voi.

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RECENSIONE CD: HOW ABOUT UKE? Wizards of the ukulele In questa puntata di “Intorno all’ukulele” voglio parlarvi di un disco che reputo imperdibile fra quelli dedicati all’ukulele. Il titolo “How about uke?” può trarre in inganno in quanto omonimo del primo disco registrato dal grande Lyle Ritz nel lontano 1957. In questo caso gli artisti che compaiono nella raccolta di 13 tracce che ci accompagnano nell’ascolto sono ben quattro, definiti nel sottotitolo “maghi dell’ukulele”. E anche in questo caso riecheggia l’espressione “The wizard of the strings” con cui solitamente viene definito il mitico Roy Smeck. Curioso come nel mondo dell’ukulele vi siano queste ripetizioni! I maghi di cui ci occupiamo sono tutti nativi delle isole Hawaii: Jesse Kalima, Eddie Kamae, Eddie Bush e Ohta San. Tutti appartenenti a diverse fasi della sia pur breve storia del nostro strumento, perciò ancora più piacevoli da ascoltare anche a random, abbandonando la successione scelta dalla Lehua Records nel 1974.

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Il disco si apre con la trascinante “Liliu e” eseguita da Jesse Kalima (1920-1980) il primo ad usare l’amplificazione per il suo tenore e ad abbandonare l’accordatura rientrante in favore di quella lineare. Fra i primi anche ad introdurre la tecnica detta “Chord soloing” consistente nell’eseguire gli accordi ritmicamente ma in modo da far emergere anche la melodia. I quattro brani contenuti in questa raccolta sono fra i pochi che possiamo ascoltare di questo grande strumentista e sono caratterizzati dal suono potente dell’ukulele tenore, scelto pare anche perché adatto alle sue grandi dita, con una interessante base dal sapore jazzistico in cui emerge il contrabbasso, la batteria, le percussioni e la chitarra acustica.

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Anche Eddie Bush, bancario di giorno e performer di notte, scomparso nel 2002, ciha lasciato poche registrazioni a testimonianza della sua arte. Due sono le tracce presenti in questo disco: “Blue Hawaii” ed “Adventures in Paradise”, entrambe ci propongono una melodia eseguita in tremolo su una base basso – chitarra molto lenta e cadenzata. Il tutto per creare un’atmosfera sognante grazie anche all’uso di un riverbero che personalmente trovo eccessivo e, alla lunga, un po’ stucchevole.

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Fra i cinque brani che testimoniano la grandezza di Eddie Kamae, il mio preferito è “Akaka falls” che, insieme all’imperdibile “Aloha oe”, ci offre un saggio della sua capacità di arrangiare melodie hawaiane con un tremolo espressivo, come se fosse un violino o addirittura la voce. Curioso il fatto che agli esordi Kamae preferì dedicarsi ad arrangiare temi latini, jazz, classici o folk, ritenuti più interessanti di quelli hawaiani, giudicati al contrario troppo semplici. Nel ’60, per nostra fortuna, cambiò opinione e formò i “Sons of Hawaii” col mitico Gabby Pahinui alla slack key guitar e lasciandoci dischi straordinari.

Ultimo dei quattro “wizards of the ukulele” è Herb Ohta che fin da bambino si segnalò per il suo straordinario talento e quando incontrò Eddie Kamae venne da lui consigliato e seguito per l’avvio della sua carriera. Nel ’64 iniziò a incidere dischi per la Hula Records assumendo il nome d’arte Ohta San. Di lui vi segnalo la bellissima “Pua maeole”.

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Si tratta quindi di un album indispensabile per avere una veloce ma significativa panoramica su quattro fondamentali ukulelisti che, ciascuno con la propria personalità, hanno valorizzato l’ukulele e, come disse Eddie Bush, hanno dimostrato che “l’ukulele può essere usato come strumento principale e non solo come sottofondo o come elemento di novità”. Potete ascoltare i brani di questo disco in una prossima puntata di INTORNO ALL’UKULELE su Deejayfox Radio Station o successivamente in podcast sul sito www.intornoallukulele.it

Articolo scritto da: Davide Donelli di INTORNO ALL’UKULELE

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viva la musica ukulele musica e bambini Questa rubrica si chiama VIVA la musica per due semplici motivi: il primo perchè siamo contente ed elettrizzate che sia partita, il secondo motivo perchè è creata da VIviana Monti e VAlentina Vanini. L’obiettivo di questa rubrica sarà quello di fornire in ogni numero consigli e materiale per una didattica della musica, anche con l’ukulele. Troverete schede didattiche, materiali da utilizzare in classe, ma sopratttutto tante idee per parlare di musica con gli alunni, fin dalla scuola materna. Ecco cos’è VIVA la musica. Inoltre sul canale youtube di”La maestra di musica Valentina” potete trovare video tutorial semplici e pensati per i bambini e gli insegnanti. A completare l’esperienza il nostro fidato ukulele, uno strumento divertente e istruttivo che crea subito una forte sensazione di autonomia e di autostima in chi lo suona. Di cosa parleremo? Di ritmo, di capacità di ascolto, delle prime annotazioni musicali e di tutto quello che riguarda il mondo della musica con filastrocche divententi e giochi.

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viva la musica

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Fate esercitare i bambini sia con il battito delle mani, come primo approccio, poi potete differenziare il TA e il TITTI, per esempio TA battito sul petto, TITTI batto le mani. Questo approccio di BODY PERCUSSION aiuta i bambini a differenziare le cellule ritmiche, a percepire la musicalità e le potenzialità del proprio corpo come strumento musicale. Come secondo passaggio vi consiglio di utilizzare lo strumentario Orff: 1. Un gruppo con i legnetti suonerà TITTI, un gruppo con i triangolo suonerà il TA 2. Fate leggere la linea in alto di 8 battute ai triangoli, la linea sotto di 8 battute ai legnetti. 3. Potete usare invece degli strumenti Orff (legnetti, triangoli, taburelli, cembali, sonagli, ecc...) oppure strumenti costruiti in classe con materiale di riciclo.

(Maracas costruite dai miei alunni con le bottiglie)

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(tamburi costruiti dai miei alunni con le scatole da scarpe) Fate sperimentare anche un approccio compositivo ai bambini: un bambino a turno sceglie come scrivere le griglie e la classe eseguirà la griglia, sarà per loro molto stimolante e gratificante. Potrebbe essere l’idea per un compito a casa: completare una griglia e suonarla in classe davanti ai compagni. Poter leggere una partitura musicale stimola la concentrazione, l’autostima, e la collaborazione: per suonare insieme bisogna ascoltare tutto il gruppo ed essere concentrati. Nella versione a pagamento de “La Pulce” ci saranno le schede con la “Guida per l’insegnante” in cui spiego come svolgere la lezione e le schede per gli alunni in cui propongo due canzoni popolari molto famose, Fra Martino campanaro e Oh che bel castello, con la griglia da poter cantare, suonare, e colorare! Buon lavoro! La Maestra di musica Valentina

viva la musica

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STRUMMING PATTERN IN 4/4 (Viviana Monti) Lo strumming è un modo di suonare strumenti a corda, come la chitarra o l’ukulele, percuotendo tutte le corde insieme, per creare un forte senso del ritmo; i pattern invece sono delle sequenze di strumming da utilizzare indipendentemente dall’accordo o su accordi multipli per arrangiare interi brani con il ritmo, per dare delle pennellate di colore con il ritmo. Dobbiamo innazitutto contare e contare, in questo caso in quattro tempi: su questi quattro movimenti possiamo utilizzare ritmi diversi e quindi pattern diversi. Nei due brani che trovate nella versione de “La Pulce” a pagamento ci sono, oltre ai diagrammi con gli accordi che abbiamo cominciato già a conoscere anche due diversi movimenti di strumming: Down significa giù e si intende il movimento perpendicolare alle corde che va dall’alto verso il basso

Up significa su e si intende il movimento che va dal basso verso l’alto sulle corde.

Fra Martino pattern Nel primo brano il pattern parte in battere con l’accordo e poi segue una pausa e così via, nel ritornello avviene qualcosa di nuovo, cioé la mano che ha colpito le corde scendendo deve risalire. Il movimento up è sempre un pò delicato, cambia il lato della mano e a toccare è il palmo che è più sensibile ma basta fare un pò di pratica. Nell’ultima frase si alterna una pausa per dare più forza alle ultime strofe. Oh che bel castello pattern Si parte in levare con il primo down e questo può essere difficile perché si inizia a cantare prima che a suonare, poi tutto procede molto naturalmente seguendo le strofe della canzone.

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EVENTI UKULELISTICI Prossimi mesi Qui di seguito vengono inseriti locandine o date di eventi, di cui avrò notizia, che si svolgeranno nell’arco di tempo che va da un’uscita e l’altra de La Pulce. Eventi che mi segnalano gli organizzatori, cioè voi lettori. Visto che ritengo ogni iniziativa, volta a far conoscere l’ukulele, degna di essere quanto meno menzionata, ricordata... Vi ricordo dell’esistenza di una trasmissione radiofonica dal titolo INTORNO ALL’UKULELE..... di cui ho avuto l’onore di essere ospite. La mail per i contatti è:

lukulele@deejayfoxradio.com

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La pulce ukulele in italia

piccolo notiziario sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

Se vuoi collaborare con noi, chiederci approfondimenti o semplicemente saperne di piĂš scrivici a: lapulce.ukuleleinitalia@gmail.com NUMERO 8 - SETTEMBRE 2017


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