La pulce maggio 2018 issuu

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La pulce ukulele in italia

piccolo notiziario

sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

novitĂ , gruppi, scuole e risorse on line

I protagonisti Ukus In Fabula, Blue Parrots, Jontom con Youkulele Gli strumenti L’uomo e la musica nelle sue origini, Storia dell’ukulele, ViVa la musica i nostri blog Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Ukulele: che passione!

Mioukulele


Testi e immagini, per cui ringrazio, presi da: Blog di Viviana Monti

Mioukulele

mioukulele.blogspot.it Mio blog

Ukulele: che passione! ukuclodette.blogspot.it

A mia volta le notizie ed immagini del blog...

... me le hanno date i protagonisti degli articoli

Per le notizie e le immagini di archivio, ho attinto da...

... Ukulele hall of fame museum ukulele.org

L’autrice della rivista: Claudia Camanzi


Indice

Casting call: 5 clienti Articolo Youkulele in cerca del proprio ukulele Sunshine Coast I viaggi di Ukus In Ukulele Festival Fabula (Australia) I viaggi di Ukus In Ukulele Festival of Fabula Scotland(Scozia)

pag. 4 pag. 10 pag. 15

Ukulele

Dove acquistare?

pag. 19

Programma radio Intorno all’Ukulele

Chitarra Vs ukulele: una ingiustificata rivalità

pag. 23

Storia della musica

Dove nacque la prima musica

pag. 26

Storia dell’ukulele

Gli antenati dell’ukulele

pag. 29

La parola agli artisti

Blue Parrots - parte 1 -

pag. 31

ViVa la musica

Ukulele, musica e bambini

pag. 32

Eventi ukulelistici

Prossimi mesi

pag. 46

La leggenda sul nome del nostro piccolo cordofono narra che derivi da Uku-pulce e Lele-saltellante, in lingua hawaiana. La pulce salta di nota in nota, di corda in corda, ma soprattutto da persona a persona, grazie alla generosità del piccolo strumento, arrivato fino ai giorni nostri. Noi vogliamo saltare come una pulce, di argomento in argomento, di genere in genere, di storia in storia per scoprire insieme il mondo dell’Ukulele. (Progetto nato da un’idea di Claudia Camanzi, realizzazione grafica di Claudia Camanzi, progetto editoriale di Viviana Monti)

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chi siamo Sono Viviana Monti, cantante jazz, swing e gospel. Mi piace fare musica più di ogni altra cosa, con i miei vari gruppi ma

Sono Claudia Camanzi, di

anche con i miei due bimbi e

“Ukulele: che passione!”.

con i miei allievi di canto. Ho

Sono una classe ‘76, disa-

scoperto l’ukulele quasi per

bile motoria e vivo in un

caso e adesso non posso più

piccolo paese di provincia in

farne a meno. Adoro la sua

Emilia. Collaboro a questo

generosità e versatilità. Sono

progetto per lo stesso moti-

diventata blogger proprio per

vo per cui ho aperto il mio

dare voce a questo amore a

blog: la passione sempre

quattro corde. Grazie Claudia

crescente per questo piccolo

per avermi invitato in

ma fantastico strumento.

questa bella avventura!

Grazie a Viviana che mi ha aiutato a concretizzare un’idea che mi frullava per la testa già da qualche anno.

Ukulele: che passione!

i nostri blog

Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post

Mioukulele


Casting call: 5 clienti in cerca del proprio ukulele

Ognuno di noi ha degli approcci diversi che lo conducono all’acquisto del proprio ukulele. Ci sono gruppi di persone che agiscono di impulso, altri che approfondiscono la materia arrivando a tanto così da una Laurea Ad-Honorem in Ukulele Quale Scegliere. Mi è capitato di incontrare persone che ponevano le domande più disparate nel desiderio di ottimizzare al massimo quella ventina di Euro a disposizione, altre invece completamente appagate a distanza di un anno dall’acquisto di un Wu Tang Clan cinese di cui avevano sentito dire “un gran bene”. Ignoravano completamente l’esistenza di termini tecnici difficilissimi quali “ti prego, accorda il tuo ukulele” e vivevano felici. Ecco, quello che cercherò di fare sarà tracciare un profilo del cliente medio accostandolo ai miti di Haliwùd. Dai, quel gioco che più o meno abbiamo fatto tutti ipotizzando con gli amici “Pensa che fico se Batman lo facesse Ben Affleck!!!! Hahahahaah Ridicolo!!!”. Per convenzione, farò i profili al maschile ma ovviamente la scheda è valida anche per il sesso opposto. 1. San Tommaso È colui che di fronte a centinaia di recensioni e prove schiaccianti, continua a non fidarsi e ti chiede l’ultimo parere. Vuoi perché i soldi so’ soldi o perché magari ha un’inconsapevole propensione all’indagine, è colui che a scuola non consegnava il tema se non lo aveva letto e riletto almeno cinque, sei volte. È quello che quando pone una domanda trova sempre un modo per chiuderla con “…sei sicuro, eh?”. È l’uomo che se c’è tempo fino alle 23, presenta il progetto alle 22:55 perché prima l’ha controllato, fatto vedere all’amico, chiesto parere all’esperto, confrontato con la moglie, cercato su Google, cercato su YOUkulele, trovato su Youtube e cercato nei

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negozi della propria città. I San Tommaso sono individui che non lasciano nulla al caso e che tendenzialmente preferirebbero comprare un ukulele dal vivo piuttosto che online. Hanno bisogno di provare lo strumento e poco importa se finiscono col portarsi a casa uno Shaolin improponibile che prenderebbe le pizze in faccia dalle centinaia di recensioni che gli gettano addosso infamia. Ormai l’hanno toccato. È iniziato l’imprinting. I San Tommaso sono i Jason Alexander dell’ukulele. Pensaci: l’avvocato stronzo di Pretty Woman che deve controllare tutto. Il George Costanza un po’ rozzo, insicuro e testardo di Seinfeld. Ci sta.

I San Tommaso non dito.

tirano mai indietro il

Tempo stimato per l’acquisto di un ukulele: dalle 2 alle 4 settimane. Se passasse più tempo rischierebbero di implodere in un vortice stellare che manco Battlestar Galactica.

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2. Family Man È colui che opera di nascosto dalla moglie. Ha una mano sulla chitarra e un’altra sul bilancio familiare e prima di fare l’acquisto deve necessariamente fare attenzione agli equilibri interni. Il Family Man vede l’ukulele principalmente come un hobby ma ogni tanto si lascia scappare qualche velleità artistica. Sa che lo strumento buono costa e quindi vive questo eterno conflitto: me lo regalo o lascio correre? Passa le ore su Youtube ad allungare bava sotto le video recensioni di qualche hawaiiano e di tanto in tanto, si perde nell’old style. Alimenta discussioni sull’ukulele ed impegni permettendo, lo trovi anche in prima fila a qualche concerto. Ha un budget che equivale al “budget meno 100 Euro” pena notti in bianco. Per ovvi motivi, il Family Man non può non essere Nicholas Cage.

Tempo stimato per l’acquisto di un ukulele: fosse per lui anche subito ma il più delle volte almeno un mese per i motivi di cui sopra.

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3. L’antiquario Per lui la musica è l’arte nobile. La ascolta dando del Lei alle cuffiette e se fosse possibile, si circonderebbe di rapsodie dalla mattina alla sera. Non è tanto interessato allo studio dello strumento quanto all’osservazione della bellezza che lo circonda. È in grado di spendere un’automobile piena di soldi per mettere sotto vetro un modello degli anni ’20 e farebbe di tutto per preservarlo con l’idea di poterlo eventualmente rivendere 30 anni dopo. Ma non lo venderà mai. Lo suonerà forse un paio di volte e ogni volta che ci passerà davanti sarà bellissimo. Come la prima volta. Ladies and gentlemen: Sir Ian McKellen.

Un ukulele per ghermirli. Tempo stimato per l’acquisto di un ukulele: pressoché nullo. Individua il gioiello e se gli gira l’asta su eBay, nel giro di un paio di giorni porta a casa il bimbo.

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4. Sherlock Lui già sa cosa vuole. Ha dedotto qualsiasi cosa del suo prossimo ukulele, sa esattamente come suonerà e quanto ci vorrà prima di prendere confidenza con il manico. A lui non puoi dire nulla perché già la sa. Piuttosto è lui che ti spiega come funziona l’intera faccenda, quanto siano sopravvalutati certi modelli costosi e quanto in realtà spacchino le chiappe alcuni modelli da 100 Euro. Si pone sempre in maniera amichevole diventando il punto di riferimento dei San Tommaso, dei neofiti sinceri desiderosi di apprendere la luce della conoscenza e probabilmente, in un ipotetico negozio di musica, sarebbe quello che mentre provi lo strumento ti si avvicina e con fare giggione ti da una piccola gomitata aggiungendo “pssst…. pssst! Lascia perdere questi qua, prova quell’altro… tutta un’altra cosa.” And the Oscar gooooooes to… Peter Falk!

A Colombo non la si fa. Tempo stimato per l’acquisto di un ukulele: lui non perde tempo. È il tempo casomai che si piega alla sua volontà.

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5. Il fuori sede È colui che detta un budget spropositato di 30 Euro chiedendo in cambio uno strumento degno. Il più delle volte è completamente all’oscuro di qualsiasi nozione musicale e sporadicamente non sa neanche come funziona il discorso “premo la corda su un tasto – la pizzico con l’altro dito”. Durante una conversazione avrà modo di ribadire almeno altre quattro volte che lui non sa suonare e che non vuole spendere più di 30 Euro e quando gli spiegherai che uno strumento più che dignitoso parte dai 100 paletti cambierà immediatamente discorso negando quanto gli hai appena detto. Per lui queste cose non esistono. Quegli strumenti sono fuori dalla sua portata, lontani dagli occhi e lontani dal cuore. Se ancora non l’hai capito ha 30 Euro e non sa suonare. La sua ambizione principale è il divertimento. Divertimento a tutti i costi. Divertimento sempre. Siamo tantissimi, abbiamo 30 Euro, non sappiamo ancora suonare l’ukulele ma siamo bellissimi. Sono gli Stif Meister dell’ukulele. Ladies and gentlemen: Seann William Scott.

Al 99% mi sono dimenticato le altre specie. E vabbè… c’è tempo. Nel caso, rimedierò. L’articolo è presente online a questo link: http://youkulele.com/casting-call-6-clienticerca-del-proprio-ukulele/ Articolo scritto a Luca Tomassini In arte Jontom

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I VIAGGI DI UKUS IN FABULA: Sunshine Coast Ukulele Festival (AUSTRALIA) Il nostro viaggio in Australia comincia nella mattinata di Domenica 15 Aprile. Con un mix di frenesia ed eccitazione ci dirigiamo verso l’aeroporto, dopo aver giocato a tetris con il contenuto dei nostri bagagli cercando trovare un posticino per un cavo jack di riserva, l’alimentatore della pedaliera, l’Ukulele sopranino. Giunti al terminal affrontiamo tutte le varie procedure: check- in, controlli, finché eccoci al gate, “quindi si parte davvero!” pensiamo. Dopo pochi secondi la compagnia aerea apre l’imbarco. Sapevamo di dover viaggiare con l’Airbus 380 ed una volta saliti e sistemati ci guardiamo attorno increduli per la grandezza dell’aereo. Di li a poco il nostro aereo decolla. Ci aspettano: -6 ore di volo fino a Dubai -Scalo notturno di 11 ore fino alle 10,30 di mattina -14 ore di volo fino a Brisbane Dunque è martedì 17 Aprile questo è certo, il sole è alto ma non riusciamo a capire che ora è. Fuori dall’aeroporto ci guardiamo attorno frastornati e al tempo stesso sorridiamo pensando “ok, siamo dall’altra parte del mondo, siamo a Brisbane!”

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Di li a poco una signora sorridente con un accento molto australiano si avvicina e ci chiede “Ukus In Fabula?” È Lynn White organizzatrice del Sunshine Coast Ukulele Festival, ci invita a seguirla e ci indica di salire nella sua macchina per accompagnarci al Festival e poi nel nostro albergo. Dopo un paio di ore di viaggio arriviamo a Kenilworth, una piccola città del Queensland e Lynn ci porta direttamente nell’area del festival, in cui i preparativi procedono. Stand, tendone, palco, area camping, distributori di acqua, bagni chimici, tutti gli ingredienti giusti per un festival. Conosciamo subito qualche persona del posto e dopo qualche chiacchiera ci rendiamo conto di quanto le persone siano eccitate della nostra presenza. Camminiamo per il festival mentre membri dello staff ci salutano con “Hi italian guys!” e noi con un po’ di difficoltà cerchiamo di capire il loro inglese, che non manca mai di slang australiani incomprensibili. Raggiungiamo il nostro albergo, si tratta di un pub in legno, l’unico a Kenilworth, in cui c’è anche un palco per suonare e al piano superiore ci sono delle stanze. Più che delle stanze di albergo sembrano delle camerette di una casa e ne abbiamo una a testa. Sistemiamo le nostre cose e senza sapere che ora è crolliamo in un sonno profondo. La nostra permanenza a Kenilworth dura 5 giorni. Durante i primi giorni facciamo amicizia con le persone del posto e con molti turisti venuti da fuori città in occasione del festival. Shannon il figlio di Lynne diventa il nostro best australian friend, vive in Nuova Zelanda e anche lui è a Kenilworth per lavorare al Sunshine Coast Ukulele festival come fotografo. Con lui ci divertiamo a imparare il suo inglese, a scherzare sulle diverse abitudini e ci promette di portarci a vedere nel weekend Moolooluba, una città sulla costa.

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Le nostre giornate iniziano con delle jam mattutine proprio sotto le nostre stanze. Si, perché ogni mattina dalle 11 alle 15 un gruppo di persone si riunisce al pub in cui c’è l’open mic, cioè chiunque può salire sul palco a suonare o cantare qualche brano. Il pomeriggio lo passiamo al festival, facciamo amicizia con molte persone, suoniamo l’ukulele tutti insieme e prima di tornare in albergo, in serata, passeggiamo tra i camper scambiando qualche chiacchiera con le persone che ci ospitano a bere e suonare con loro. Tutta questa ospitalità ci fa sorridere e sentire lusingati e quando arriva il giorno della nostra esibizione siamo talmente carichi che prima di salire sul palco diciamo “entro la fine del nostro set, facciamo ballare tutto il parterre”.

Ed è proprio questo quello che succede, le persone sono rapite dal nostro accento e dai grandi classici italiani che suoniamo:

Volare Dimmi quando Tu vuo’ fa l’americano

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Procediamo tra un pezzo country e un medley tra Beach Boys e Beatles, e arriviamo al nostro set Rock’n’Roll.

“Do you want to dance rock’n’roll?” non serve chiederlo più di una volta, perché terminata la domanda sono già tutti sotto il palco e alle prime note di Jhonny Be Goode vediamo il pubblico muoversi a tempo.

Terminata la nostra esibizione facciamo amicizia con i Nukes una band neozelandese e Nicky Bomba un’artista australiano che propone un favoloso set one man band. Finito il festival procediamo con i festeggiamenti notturni e jam insieme agli altri artisti del festival e quando ci rendiamo conto di esserci davvero affezionati a quelle persone è già ora di ripartire per Roma.

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Un’ultima giornata, con bagno nell’oceano Pacifico, e pasta cucinata a casa di Lynn, per concludere degnamente una bella esperienza in Australia! Ma l’avventura non è finita perché da li a 3 giorni saremo in Scozia per l’Ukulele Festival of Scotland a Dumfries.

Articolo scritto da: Gabriele Proietti

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I VIAGGI DI UKUS IN FABULA: Ukulele Festival of Scotland (Scozia) Il consueto rito del preparare i bagagli stando attenti a non sforare con il peso è ormai routine per queste partenze. In Scozia si vola RyanAir, con le meticolose misurazioni di peso e dimensioni di ciascun trolley. Beh, stressante! Si parte. Venerdì 27 aprile. Arrivati all’aeroporto di Edimburgo, un tassista gentile ci accompagna all’Holiday Inn di Dumfries, sede del festival. La stessa dell’anno precedente. Che strano tornarci! Accolti stupendamente, con regali vari, prendiamo possesso delle stupende stanze dell’hotel. La prima sera siamo di Jam with the stars. In pratica, ci esibiamo nella hall dell’hotel, invitando i presenti a suonare con noi canzoni del nostro repertorio o prese dal songbook ufficiale del festival. E si beve buona birra scozzese! Il sabato è giorno di workshop. La mattina iniziamo con il nostro “ukulele in a band” in cui più di 30 persone studiano le varie parti di canzoni famose per suonarle tutti insieme come un’orchestra di ukulele.

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Il pomeriggio, dopo essere stati giudici di una competizione per ukulelisti emergenti, arriva il workshop di Ukulele Basso, in cui il nostro Daniele trasmette la sua esperienza ai presenti, con trucchi, esercizi di tecnica, ed altro. Una serata ancora tra jam e buona birra.

Domenica. Arriva il giorno del concerto. Sound check velocissimo. Dei tecnici audio efficientissimi ci mettono subito a nostro agio, con pazienza e professionalità . Arriviamo al nostro momento del festival. Avevamo 15 minuti in meno rispetto all’Australia, ma volevamo lo stesso far ballare tutti. Ci era stato detto di non sforare con il tempo. In modo categorico!

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Il pubblico sembrava meno scalmanato di quello australiano. Un pubblico che ci sembrava molto più attento e soprattutto, sempre seduto. Proprio per questo motivo avevamo deciso di tagliar via il rock’n’roll dalla scaletta. Iniziamo. Subito scatta qualcosa. Tanta energia dal palco e dalla sala. Al secondo pezzo scatta un super applauso che ci carica. Scorrono via i pezzi e soprattutto i 30 minuti. Al termine dell’ultimo brano (Another Brick in The Wall) arriva una standing ovation. Ci siamo guardati tra noi.

Avevamo rispettato i tempi, si, ma il pubblico era in piedi e ci chiedeva di suonare ancora. Beh… abbiamo iniziato a suonare il nostro rock’n’roll. Abbiamo ‘rubato’ qualche minuto in più, ma con una sala che ballava scalmanata. Beh si, anche i freddi scozzesi, sono saltati dalle sedie e ci hanno omaggiato ballando sulla nostra musica. Vedere Linda e Stuart, gli organizzatori del festival, ballare, nonostante stessimo fuori dai tempi, è stato super.

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Abbiamo ricevuto un sacco di abbracci e complimenti da tante belle persone, che hanno apprezzato la nostra carica e il nostro punto di vista sull’ukulele. E per finire, una cena privata con tutti gli artisti e lo staff del festival, che è poi sfociata in una jam notturna. Con chi? Ero lĂŹ a suonare con James Hill e Remco, con gli Opera Lele e tanti altri. Una di quelle cose che quando succedono, te la devi godere e pensare a quanto sei fortunato ad esserci. 3 giorni intensi in Scozia. Pieni di tanta musica. E di belle persone. E tra poco, si parte per Israele. E la storia continua... Articolo scritto da: Daniele Vacca

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UKULELE: Dove acquistare? Mi capita spesso di vedere su Internet, nei vari gruppi, persone che si approcciano all’ukulele senza saperne nulla e dicono che il loro primo ukulele l’hanno acquistato su Amazon o il sito tedesco Thomman. Ora, in questo articolo non voglio entrare nello specifico di che marca di ukulele acquistare (ve ne sono tanti entry level di buona fattura che possono andar bene anche per qualcosina in più dello strimpellare sul divano, per esempio: Mahilele, Kala ed Islander, quest’ultima è una sottomarca della Kanile’a che mantiene la qualità di un buon ukulele ad un prezzo più abbordabile, solo per dirne alcuni rimanendo al massimo sui 100 euro. Poi se uno non è proprio sicuro che gli piacerà suonare questo strumento allora gli consiglio di iniziare con un Mahimahi Yellow, piccola spesa buona resa considerato che non ho mai sentito una persona che ha preso questo strumento lamentarsi. E considerato che prima o poi si avrà voglia di qualcosa di diverso da esso). Ma ho già divagato troppo, la domanda che mi e vi faccio in questo articolo è: dove posso comprare un ukulele per iniziare?

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Io non ho nulla contro i siti appena citati, ma vi sconsiglio altamente di acquistare ukulele da loro. Voi vi starete chiedendo il perchè, la risposta è semplice: non avrete mai un’ assistenza paragonabile a quella che avreste se invece acquistate in Italia e comunque non controllano se gli strumenti hanno difetti, come invece fanno nei posti che vi segnalo di seguito. So benissimo che la maggior parte dei negozi di musica non se ne intendono molto di ukulele e non hanno una grande scelta, ma se si sa dove andare le cose migliorano di molto. Il primo posto che vi consiglio è il Mercatino dell’ukulele, dove potrete andare direttamente da loro a Cresole, in provincia di Vicenza (contattandoli prima perchè per visitare il magazzino ci vuole l’appuntamento) ed acquistare di persona, oppure acquistare online a questo sito: https://mercatinodellukulele.it/index.php?lang=it

Anche acquistando online avete la sicurezza di farlo attraverso un sito serio, con persone competenti e disponibili, potendo anche prima contattare loro e chiedere informazioni prima dell’acquisto per fugare ogni vostro dubbio. Lo posso dire con sicurezza perchè li ho conosciuti personalmente e ho potuto toccare con mano quel che vi sto scrivendo. Capisco anche che non tutti si possono permettere di andare sul luogo e vorrebbero comunque prima provare alcuni strumenti, per questo il Mercatino dell’ukulele ha creato una piccola rete di negozi in cui potete trovare i loro prodotti. Tali negozi sono: Menichini Musica via A. Vannucci, 30 - Galleria Nazionale cap 51100 Pistoia Borsari Strumenti Musicali S.r.l. Via Giuseppe Massarenti, 6 - cap 40138 - Bologna

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Music Store Via Brigata Partigiana Ugo Muccini, 67 - cap 19038 - Sarzana (SP) InQuadro Via Alberto Ascari, 255 - cap 00142 Roma Antica Ukuleleria Viale del lavoro, 2 - 37023 - Grezzana (VERONA) Fatemi dire ancora due parole sull’Antica Ukuleleria, anche questo negozio vi consiglio vivamente di andarlo a visitare, magari approfittando di una vacanza se vivete lontani, perchè non vi sono solo ukulele del Mercatino, ma il ragazzo proprietario di questa attività, Marco Todeschini, è anche un ottimo liutaio che ha creato la sua linea di ukulele. E vi assicuro che sono tutti di ottima qualità. Spero con questo articolo di aver convinto i neofiti ad acquistare in Italia dandovi validissime alternative ad Amazon, e magari aver convinto anche chi ancora aveva qualche dubbio.

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Intorno all’Ukulele Chitarra Vs ukulele: una ingiustificata rivalità È proprio vero: l’espressione “chitarrina” non piace a nessuno, me compreso. Sembra che l’ukulele venga sminuito o comunque confuso. In realtà ciò dipende solo dal fatto che in Italia non tutti lo conoscono, o meglio, lo ri-conoscono. Che sia simile ad una chitarra più piccola è fuori dubbio, se la chitarra è un cordofono con la cassa a forma di otto allora tantissimi altri strumenti sono “chitarrine”. Io non me la prenderei, semplicemente coglierei l’occasione per far conoscere a tutti il nome corretto. Per contro la varietà di chitarrine in circolazione è tale che di fronte ad alcuni esemplari di janela messicana o di cuatro venezuelano molti ukulelisti potrebbero essi stessi confondersi, scambiandoli addirittura per ukulele. Ne sono certo. Che male c’è? La somiglianza è notevole e anche le variazioni sul tema sono molte. Piuttosto mi sembra che dietro questa reazione troppe volte si celi una ingiustificata presa di distanze dalla chitarra.

Lo sappiamo bene: si può iniziare a suonare “chitarre e chitarrine” sia dalla chitarra che dall’ ukulele. È indifferente. Certamente l’ukulele è più semplice innanzitutto perché è più semplice gestire 4 corde che 6. Per di più tutte le corde vibrano più o meno nello stesso modo e l’assenza dei bassi elimina la difficoltà di gestire tensioni e pesi molto differenti. Anche per questo molti di noi evitano le corde filate, perché vibrano e suonano diversamente. Inoltre è più agevole e naturale acquisire un’impostazione corretta con l’ukulele che con la chitarra: la cassa è meno ingombrante, il manico più corto, lo strumento è

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più facile da sostenere con tracolla o senza ed è più compatto al punto di essere contenuto in un solo sguardo. Quest’ ultima non è una considerazione di poco conto. È fuori discussione che la chitarra abbia molto a che fare con la morfologia, la tecnica e la storia dell’ukulele. Facciamocene una ragione, quanto meno la storia dice questo.

A proposito di questa ingiustificata presa di distanze dalla chitarra da parte di alcuni ukulelisti aggiungerei alcuni dati storici: la musica hawaiana tradizionale era caratterizzata dall’abbinamento del canto con la danza con l’uso di poche semplici percussioni. Altri strumenti non erano contemplati. Nelle isole giunse prima la chitarra, portata dagli ispanici, mentre l’ukulele nacque molto dopo nei modi che ben conosciamo. Furono i vaqueros messicani e portoricani, invitati dal re per insegnare agli hawaiani come allevare il bestiame, che portarono con sé la chitarra e la propria musica, esattamente come fecero tutti i popoli che negli anni sbarcarono nelle isole dell’arcipelago, dai primi polinesiani ai giapponesi. Questa ricchezza di presenze nelle Hawaii è documentata in un bel disco dal titolo “Musics of Hawaii” recensito in una puntata di Intorno all’ukulele a cui rimando per un interessante approfondimento. http://www.intornoallukulele.it/2017/05/25/puntata-12-del-3-maggio-2017/ La chitarra venne usata come strumento melodico a imitazione dell’inconfondibile e peculiare modo di cantare degli hawaiani, grazie a una particolare tecnica chiamata slide. Si narra che essa sia nata dall’intuizione di uno studente di Honolulu di nome Joseph Kekuku il quale usò il bordo di un coltello o di un pettine scorrendolo lungo le corde e producendo in questo modo un glissato. La chitarra quindi si inserì nella tradizione hawaiana riproducendo l’elemento musicale più caratteristico di questi canti denominati “mele”, ossia il procedere della melodia con piccoli glissati che si appoggiano su note cardine. Poi la chitarra offrì anche un discreto sostegno

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armonico al canto ma ciò rispondeva ad una visione ed un gusto ispanico, se non europeo, esattamente come successe nei paesi latino americani a seguito dell’incontro fra musiche e strumenti europei, in particolar modo la chitarra, con le tradizioni musicali autoctone. Esempio più eclatante fu la nascita fra i popoli andini del charango, frutto della fusione fra una chitarra di piccole dimensioni e il guscio di un armadillo. Ciò avvenne dal punto di vista organologico ma anche armonicamente l’Europa contaminò con le sue successioni accordali le linee melodiche indigene. La chitarra è divenuta ben presto uno strumento hawaiano proprio perché ha saputo riprodurre questo elemento irrinunciabile della tradizione hawaiana che deriva dal canto. Non è certo lo strumming a caratterizzare la musica hawaiana e neppure la sonorità delle corde pizzicate. È noto che la nascita dell’ukulele va a collocarsi in questo contesto strumentale preparato dalla chitarra spagnola e la convivenza fra ukulele, chitarra e slide guitar poi, non ha mai incontrato attriti o ingiustificate rivalità. Col volgere del secolo abbiamo testimonianza di tutto ciò nei dischi di Sol Hoopi, Frank Ferera, Eddy Kamae e Gabby Pahinui (Son of the Haway), solo per citarne alcuni. Consiglio vivamente di andare a riascoltare questi grandi musicisti che in diverse fasi della propria parabola artistica hanno disinvoltamente preferito ora l’ukulele ora la chitarra, sapendone cogliere di volta in volta le peculiarità più adatte per sé e i propri ensemble.

Articolo scritto da: Davide Donelli di INTORNO ALL’UKULELE www.intornoallukulele.it

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STORIA DELLA MUSICA Dove nacque la prima musica I manufatti arrivati fino a noi mostrano quanto era importante la composizione musicale nelle civiltà più antiche del mondo, per esempio in: Mesopotamia, Egitto, India e Cina settentrionale. Già circa 4500 anni fa esistevano centinaia di musicisti al servizio sia di governanti laici che religiosi. Infatti all’epoca il canto aveva un’importanza fondamentale nei rituali religiosi, mentre i musicisti di corte erano indispensabili per accompagnare le cerimonie di Stato e i banchetti. Un manufatto sumero chiamato “lo stendardo di Ur”, che oggi si trova al British Museum, mostra due donne (una suonatrice di lira e una cantante) che con la musica intrattengono il re ad una festa. Gli strumenti più antichi a corda tutt’ora esistenti sono alcune lire sumere di pregevole fattura. Ma i Sumeri suonavano anche altri strumenti come: arpe, liuti, flauti in legno e ad ancia, oltre che a percussioni come tamburi, tamburelli, crotali e il sistro che è uno strumento di metallo da scuotere. Ci è stato tramandato che le civiltà in Mesopotamia, man mano che si succedettero, continuarono la tradizione musicale. Per esempio i re assiri, presenti in Mesopotamia dal 2000 al 700 a. C., tennero un’orchestra e un coro di corte che davano spettacoli per “allietare i cuori della gente”. La musica, con tamburi e trombe, veniva usata anche dall’esercito assiro nelle campagne per inviare ordini e messaggi. La musica non veniva utilizzata solo per questi scopi, ma veniva suonata anche dai pastori mentre accudivano i loro greggi. In questo caso venivano suonate delle canne, mentre il suono del tamburo accompagnava il lavoro nei campi. Quindi per ogni situazione dovevano esserci espressioni musicali diverse, perchè con la musica si poteva celebrare una vittoria in guerra o semplicemente conciliare il sonno. I musicisti professionisti non erano autodidatti, ma formati in scuole di musica e si pensa che poi venivano riuniti in corporazioni. Il valore della musica lo si capisce anche se si pensa che, nel 701 a.C., quando Gerusalemme fu assediata dagli Assiri, il rei dei Giudei per ottenerne, o quanto meno cercare di ottenerne, il favore offrì loro oltre a mogli e figlie anche i musicisti, maschi e femmine. La musica per gli antichi egizi era molto importante, infatti permeò i miti dei loro dei. Per esempio Osiride era noto come “signore del sistro”, Bes era spesso rappresentata con un’arpa o una lira. Si intonavano inni agli dei sia ogni giorno che in festività speciali. I musicisti di corte erano di ceto superiore, molte cantanti donne erano anche danzatrici. Gli strumenti musicali erano simili a quelli della Mesopotamia, tuttavia l’arpa era più complessa, infatti nel 1200 a.C. era alta fino a 2

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metri. Nell’antico Egitto la musica non cambiò molto nei secoli, le sue tradizioni poi furono conservate dalle accademie musicali. Ma anche qui la musica veniva utilizzata anche dai contadini, infatti vi sono raffigurazioni in cui danzano al suono di canne e tamburi. In poche parole la musica della Mesopotamia e dell’antico Egitto, ereditata dalla civiltà minoica dell’isola di Creta, poi dall’antica Grecia e dall’Impero Romano, fu la fonte della tradizione musicale europea.

Affresco che decora la tomba di Nakht, uno scriba dell’antico Egitto, mostra un gruppo di giovani donne che suonano un’arpa curva, un liuto a manico lungo e un flauto doppio ad ancia

In India la tradizione musicale ha probabilmente avuto origine nella civiltà della valle dell’Indo, che fiorì tra il 2600 e il 1900 a.C. anche se di questo periodo poco si sa. Ad aiutarci a conoscere meglio questo periodo dal 1500 a.C. circa iniziano a comparire i testi sacri indù chiamati Veda. Questi testi venivano recitati, cantati o salmodiati ed in essi vengono citati anche alcuni strumenti specifici. Si attribu

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isce al re Ravana, che è un seguace della dea Shiva nell’epica indù del Ramayana, l’invenzione di uno strumento ad arco di bambù e guscio di cocco chiamato ravanatha. Un altro strumento arrivato fino a noi e che nella mitologia indù si dice che fosse suonato dal dio-toro Nandi è il mridangam. E’ un tamburo a due membrane. Si suppone che siano del tempo dei Veda anche i veena, una serie di strumenti a corda che viene pizzicata. Oggi nella musica indiana vengono usati strumenti di origine medievale, come il sitar e il tabla.

Bassorilievo del palazzo dei re assiri di Ninive, risalente al VII secolo a.C., mostra i musicisti di un’orchestra di corte che suonano arpe angolari, un flauto doppio ad ancia e un dulcimer

Anche la Cina ha una tradizione musicale molto antica, risale a più di 3000 anni fa. Sono sempre stati strumenti molto particolari, campane e litofoni andavano per la maggiore. Erano lastre di pietra appese a una cornice di legno e colpite da un piccolo martello imbottito. Oltre a flauti e tamburi, nella storia della musica cinese sono molto importanti anche lo sheng, un organo a bocca fatto con canne di bambù, e cetre di vario genere. I cinesi hanno sviluppato anche qualcosa in cui si può dire che siano stati i primi, un’estetica particolare del suono. Sono stati tra i primi a sfruttare l’effetto del suono che sfuma piano piano nel silenzio.

(fonti: “Musica: la storia illustrata” - di Henry Wadsworth Longfellow)

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STORIA DELL’UKULELE Gli antenati dell’ukulele L’ukulele è in realtà il discendente di uno strumento musicale a quattro corde noto come machete o il braghinha dell’isola portoghese di Madeira. L’unione di culture che ha creato l’ukulele può essere fatta risalire ad una data ben precisa: il 23 agosto 1879. Questo è il giorno in cui il Ravenscrag, una nave inglese con a bordo 423 persone tra uomini, donne e bambini di Madeira, arrivò a Honolulu, nelle Hawaii. Dopo un difficile viaggio di quattro mesi, i viaggiatori stanchi erano entusiasti di aver finalmente raggiunto la loro destinazione. La leggenda dice che, al suo arrivo nel porto di Honolulu, un passeggero che era musicista e il cui nome è Joao Fernandes salì sul pontile e iniziò a cantare canti popolari portoghesi di ringraziamento per il loro arrivo sani e salvi. Anche se si esibiva principalmente a beneficio dei suoi compagni di viaggio, gli hawaiani riuniti non poterono fare a meno di commuoversi per la sua esibizione. Inoltre non passò inosservato il curioso strumento sul quale si stava accompagnando: un machete.

Porto di Honolulu, 1881 circa, con una nave simile al Ravenscrag che portò il machete alle Hawaii. Per gentile concessione del Bishop Museum.

Il destino poi volle che tre degli uomini a bordo del Ravenscrag, Augusto Dias, Manuel Nunes e José do Espirito Santo erano abili artigiani. Tutti e tre erano ebanisti e Santo e Dias erano entrambi musicisti di talento. Questi tre uomini avrebbero

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presto svolto un ruolo fondamentale nella creazione, sviluppo e divulgazione dell’ukulele moderno.

(fonti: “The ukulele: a visual history” - di Jim Beloff)

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LA PAROLA AGLI ARTISTI: Blue Parrots - parte 1 Due musiciste, un’orchestra? E’ il nuovo duo composto da Francesca Biagi e Flavia Ostini, le Blue Parrots. Il nome trae ispirazione dal jazz rurale, dalle atmosfere delle Appalachian folk songs dei primi del ‘900. Le Blue Parrots propongono un vasto repertorio che va dal jazz degli anni ’20 allo swing, fino al blues rurale della tradizione americana. Il tutto arrangiato in una chiave personale, con un perfetto interplay tra le armonizzazioni vocali e gli strumenti. Il desiderio è di coinvolgere il pubblico in un viaggio nel tempo, di esaltare il valore di un repertorio quasi perduto ma attualissimo.

Francesca Biagi: Voce, Ukulele Flavia Ostini: Contrabbasso, Voce, Banjo Articolo scritto da: Francesca Biagi

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VIVA LA MUSICA UKULELE, MUSICA E BAMBINI Questa rubrica si chiama VIVA la musica per due semplici motivi: il primo perchè siamo contente ed elettrizzate che sia partita, il secondo motivo perchè è creata da VIviana Monti e VAlentina Vanini. L’obiettivo di questa rubrica sarà quello di fornire in ogni numero consigli e materiale per una didattica della musica, anche con l’ukulele. Troverete schede didattiche, materiali da utilizzare in classe, ma sopratttutto tante idee per parlare di musica con gli alunni, fin dalla scuola materna. Ecco cos’è VIVA la musica. Inoltre sul canale youtube di”La maestra di musica Valentina” potete trovare video tutorial semplici e pensati per i bambini e gli insegnanti. A completare l’esperienza il nostro fidato ukulele, uno strumento divertente e istruttivo che crea subito una forte sensazione di autonomia e di autostima in chi lo suona. Di cosa parleremo? Di ritmo, di capacità di ascolto, delle prime annotazioni musicali e di tutto quello che riguarda il mondo della musica con filastrocche divententi e giochi.

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Suoni d’acqua E’ arrivata la bella stagione e un’attività che ritengo molto utile da fare con i bambini dei primi anni della primaria e gli ultimi della scuola dell’infanzia è: scoprire le sonorità dell’acqua.

Sonorizziamo Fate una ricerca di alcune immagini che ritraggono l’acqua: una cascata, il mare che colpisce la spiaggia, la pioggia, un sasso che cade nello stagno. Fatele osservare ai bambini e provate insieme a loro a riprodurre il suono dell’immagine usando solo la vostra voce. Questa attività aiuta i bambini a sperimentare le possibilità vocali, che sono tante, e la creatività. Imitare un suono è alla base della musicalità.

Costruiamo il tamburo d’acqua Un semplice strumento che si può realizzare per “far suonare” l’acqua è il tamburo d’acqua. Materiale: • una bacinella grande • una zuppiera di plastica • acqua • mestolo di legno Procedimento: riempite la bacinella a metà di acqua, capovolgete la zuppiera a testa in giù. Ora provate a suonare percuotendo sulla zuppiera con le dita, poi con il palmo, poi con il mestolo. Inventata delle semplici sequenze ritmiche da far suonare con il tamburo.

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viva la musica


Drammatizziamo Vi propongo un famoso brano di Camille Saint Saens dal titolo “Aquarium”, che fa parte de “Il carnevale degli animali”. Il brano musicale riproduce il movimento dei pesci in un acquario, le bolle che producono e il movimento dell’acqua. Questo brano famosissimo si presta come spunto per un lavoro sull’ascolto musicale. Preparate i bambini all’ascolto rendendo la stanza leggermente in penombra, se avete la possibilità fateli sdraiare a terra sui tappeti, oppure basterà che appoggino la testa sul banco e si rilassino. Spiegate loro il titolo del brano, e lasciate che ascoltino fino alla fine invitando al silenzio. Dopo averlo ascoltato chiedete cosa sono riusciti ad immaginare, le risposte saranno le più diverse. Ora toccherà a loro realizzare un acquario di classe. Materiale: • scatola di carone • carta colorata da riciclare • cannucce e/o spago • colla • graffetatrice • colori a tempera • sassi • forbici

viva la musica

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Procedimento 1. Decorare l’esterno della scatola con carta colorata 2. Dipingete di blu e azzurro l’interno della scatola 3. Una volta asciutto l’interno dipingete delle alghe sul fondo 4. Fotocopiate la sagoma che troverete in allegato, e fate decorare il pesce 5. Agganciate il pesce con la graffetta ad un estremità della cannuccia, o legatelo allo spago. 6. Fate un piccolo foro con la forbice su un lato lungo della scatola 7. Ifilate la cannuccia oppure lo spago in modo da avere il pesce dentro la scatola 8. Decorate con sassolini il fondo dell’acquario

Ora avrete il vostro Aquarium di classe.

viva la musica

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EVENTI UKULELISTICI Prossimi mesi

Qui di seguito vengono inseriti locandine o date di eventi, di cui avrò notizia, che si svolgeranno nell’arco di tempo che va da un’uscita e l’altra de La Pulce. Eventi che mi segnalano gli organizzatori, cioè voi lettori. Visto che ritengo ogni iniziativa, volta a far conoscere l’ukulele, degna di essere quanto meno menzionata, ricordata... Vi ricordo dell’esistenza di una trasmissione radiofonica dal titolo INTORNO ALL’UKULELE..... di cui ho avuto l’onore di essere ospite. La mail per i contatti è:

lukulele@deejayfoxradio.com

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Vi voglio anche segnalare un’altra iniziativa molto importante per la divulgazione dell’ukulele. E’ nato il sito Internet di UKULELE CLUB ARPAMAGICA! Lo potete trovare qui: http://www.ukuleleclub.it/

Ci potrete trovare notizie, foto, canzoni da poter suonare con il nostro amato strumento. Se siete anche su Facebook, cercando “Ukulele Club - Arpamagica” si trova la pagina inerente al sito, se invece lo cercate in questo modo “Ukulele Club Arpamagica” si trova la pagina del gruppo che ha creato tutto ciò.

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La pulce

ukulele in italia piccolo notiziario sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger

Se vuoi collaborare con noi, chiederci approfondimenti o semplicemente saperne di piĂš scrivici a: lapulce.ukuleleinitalia@gmail.com NUMERO 12 - MAGGIO 2018


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