La pulce ukulele in italia
piccolo notiziario
sul mondo dell'ukulele visto con gli occhi di due appassionate blogger
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I protagonisti Ukus in Fabula, I Fuoridaglischemi Gli strumenti Strumming, accordi, dito indice i nostri blog Gli articoli che trovate in questa piccola pubblicazione sono tratti dai nostri post
Ukulele che passione!
Mioukulele
Indice A.B.C. dell’ukulele Storia delle corde per ukulele
Quali difficoltà con l’ukulele Dalle origini alla seconda guerra mondiale
pag. 4 pag. 6
Dito indice
Toccare il cielo con un dito
pag. 10
L’intervista
Ukus In Fabula
pag. 11
Strumming
Strumming è drumming
pag. 18
La parola agli artisti
I Fuoridaglischemi - parte 1 -
pag. 20
Basic pattern
Inizia a contare
pag. 23
Paul Moore’s
pag. 25
Jose do Espirito Santo
pag. 26
La recensione Biografie Accordi Eventi ukulelistici
musical medicine show
Lavorare sulle diagonali Prossimi mesi
pag. 27 pag. 28
La leggenda sul nome del nostro piccolo cordofono narra che derivi da Uku-pulce e Lele-saltellante, in lingua hawaiana. La pulce salta di nota in nota, di corda in corda, ma soprattutto da persona a persona, grazie alla generosità del piccolo strumento, arrivato fino ai giorni nostri. Noi vogliamo saltare come una pulce, di argomento in argomento, di genere in genere, di storia in storia per scoprire insieme il mondo dell’Ukulele. (Progetto nato da un’idea di Claudia Camanzi, realizzazione grafica di Viviana Monti)
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A.B.C. dell’ukulele:
Quali difficoltà con l’ukulele Ed eccoci qui! Voglio parlarvi di un argomento semplice che può essere anche molto vasto. Chi inizia a suonare l’ukulele, quali difficoltà incontra maggiormente? Se mettiamo insieme le nostre esperienze si può fare una specie di statistica sulle maggiori difficoltà all’inizio con l’ukulele. Per quanto mi riguarda, anche se è uno strumento facile da imparare e io già sapevo qualcosina perchè strimpello il pianoforte, ho effettivamente incontrato alcune difficoltà. Alcune le ho superate, altre le sto ancora affrontando cercando di superarle. Beh, la difficoltà maggiore all’inizio è fare gli accordi, almeno per me. Trovavo difficile per ogni accordo riuscire a non stonare toccando con la mano sinistra corde che non dovevo. All’inizio mi riusciva bene soltanto il DO maggiore :-) Con l’esercizio poi mi è riuscito di fare molti accordi. Ora come ora trovo ancora qualche difficoltà nel fare i barré e i semi-barré. Avendo dita tozze e corte, ho superato queste difficoltà con l’esercizio. Anche cambiare taglia di ukulele mi ha aiutato molto. Ora con il soprano riesco a non fare più questo errore, ma all’inizio ci riuscivo solo con il concert e con il tenore. Ho comunque così potuto constatare che la mia taglia ideale non è il soprano, ma il concert o il tenore, a scelta. Un’altra difficoltà che ho incontrato all’inizio è stata anche quella di tenere fermo l’ukulele con il braccio destro. All’inizio usavo una tracolla fatta in casa. Aveva ragione chi me la sconsigliava, perchè poi non usandola ero costretta a cercare la posizione migliore per non far scivolare l’ukulele da sotto il mio braccio destro. Ora non la utilizzo se non in casi molto particolari.
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Eseguire uno strumming mi riusciva facile, se il ritmo lo decidevo io. Dover seguire un ritmo preciso mi faceva fare accelerazioni o rallentamenti per cercare di seguirlo. Anche questo con il tempo sono riuscita a superarlo grazie all’esercizio, anche se ancora adesso quando provo un pezzo nuovo prima devo trovare un tempo mio che spesso è più lento dell’originale, per poi pian piano aumentarlo fino a quello giusto. In questo mi è stato molto utile metronomo, se ne cercate in internet ne trovate da scaricare nel vostro pc gratuitamente. Infine un’ultima difficoltà che ho incontrato all’inizio è il non tener ferme le corde con la manica del maglione del braccio destro. Per risolvere questa cosa non ci sono molte alternative: o si suona con una maglia a manica corta o si tira su la manica in modo da non farla andare a contatto con le corde. Un’ultima difficoltà che ho incontrato all’inizio è quella di cercare di non stoppare le corde con la manica del maglione del braccio destro. Per risolvere questa cosa non ci sono molte alternative: o si suona con una maglia a manica corta o si tira su la manica in modo da non farla andare a contatto con le corde. Queste sono le difficoltà maggiori che ho riscontrato all’inzio, quando ho cominciato a studiarmi l’ukulele. Quali sono o sono state le vostre?
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Storia delle corde per ukulele: dalle origini alla seconda guerra mondiale
Questa è una storia di corde e non di ukulele, daremo quindi per scontate alcune informazioni. Il lettore che volesse maggiori dettagli troverà abbondante materiale su internet o in una ormai vasta bibliografia specifica, reperibile perlopiù in lingua inglese. Di corde generalmente poco se ne sa, e più o meno nulla è stato scritto. In seguito a svariate vicende della vita, io realizzo corde in budello e vendo ukulele. Sono curiosa e appassionata di ricerca storica e tradizione, e mettendo insieme le due cose desidero scrivere questo articolo, ringraziando Claudia e “La Pulce” per l’occasione di pubblicazione. L’ukulele sbarca alle Hawaii il 23 agosto del 1879 nelle mani di tre liutai e musicisti in cerca di fortuna, che attirano subito la curiosità della popolazione facendo busking al punto da essere portati al cospetto della famiglia reale. Fino ad allora la musica hawaiana era composta solo da voce e strumenti a percussione, senza strumenti armonici o melodici. Essa era una parte molto importante della vita quotidiana, tutti vi si dilettavano, anche la regina componeva canzoni, e il kanikapila era cardine della tradizione e della vita familiare. In realtà a sbarcare non era stato proprio l’ukulele ma suo nonno, il machete portoghese, strumento le cui notizie sono piuttosto confuse (e spesso discordi). In ogni caso i tre liutai lo modificarono rendendolo più facile da suonare e da costruire perché il re David La’amea Kamanakapu’u Mahinulani Nalaiaehuokalani Lumialani Kalākaua voleva sia suonarlo che costruirlo. Così il neonato ukulele divenne uno strumento molto popolare alle Hawaii.
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Che corde montava? Innanzitutto serve una precisazione. Nel 1879, e fino al 1943, la scelta disponibile era soltanto fra budello nudo, acciaio o seta. Le corde di seta erano molto costose e non facili da reperire. Venivano usate in alcuni strumenti tradizionali cinesi e non si hanno notizie di ukulele con corde in seta. Considerata la posizione delle Hawaii in mezzo al pacifico la cosa non può essere esclusa, ma non vi sono conferme fino ad oggi. Le corde in seta risulterebbero piuttosto spesse e poco efficaci all’intonazione dell’ukulele. Avendo voluto invece usare corde di metallo gli strumenti avrebbero dovuto essere costruiti diversamente per sopportarne la tensione e l’effetto taglio che consuma alcune parti. L’acciaio di allora era qualcosa che oggi chiameremmo ferraccio poiché fino alla prima guerra mondiale la metallurgia non aveva ancora permesso lo sviluppo dell’acciaio armonico cui siamo abituati oggi. Quando si vedono corde vintage in steel per ukulele, generalmente si sta parlando di ukulele banjo, che se costruito con una cordiera in metallo poteva usare appunto le corde in metallo come il banjo. Per esclusione resta quindi solo il budello, che era infatti il materiale comunemente usato per le corde musicali, o armoniche, dagli albori della storia fino alla seconda guerra mondiale. Tutte le corde storiche per ukulele reperite e quelle che ancora si trovano in vendita di tanto in tanto su ebay sono quattro corde di budello nudo. Mi spiego meglio: si tratta di budello di pecora o agnello. Questi animali venivano macellati per uso alimentare ed erano molto più diffusi di oggi. I loro intestini venivano poi lavorati secondo procedure molto standardizzate e complesse per farne delle corde ad uso musicale, fili per sutura, corde da tennis oppure anche corde per trasmissione di orologi o macchinari. Fra la pulizia del tubo intestinale, il taglio, i trattamenti chimici, la torcitura, l’essiccamento e la levigatura vi sono più di due settimane di lavoro in aziende con anche un centinaio di operai specializzati. http://youtu.be/2CAkXyqPyXA La cosa curiosa è che praticamente tutti i cordai erano italiani e la stragrande maggioranza abruzzesi. Lavoravano il budello per farne corde armoniche tramandandosi le stesse procedure manifatturiere fin dall’inizio del ‘600, esportando le corde in tutta Europa e poi in tutto il mondo.
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Napoleone prima ed i terremoti poi, uniti alla povertà portata in quelle regioni dall’unità d’Italia, costrinsero molti cordai ad emigrare e fondare le loro aziende, insieme a compatrioti, fuori dall’Abruzzo. Prima in Francia (Savarez nel 1770) e Germania (Pirastro, 1798), poi a New York (La Bella fondata dai fratelli Mari già nel 1905, poi nel secondo dopoguerra le ditte Mari e D’Addario). http://youtu.be/2_Cwe_pz0Uo Le corde dell’ukulele erano quindi corde in budello, ed erano corde italiane! Vi è un’altra cosa da dire: come si trova documentato in molti metodi storici venivano usate le prime due corde del violino o della chitarra (che erano le stesse nonché le più facili da reperire) per realizzare tutte le quattro corde dell’ukulele.
Non vi era accordatura Low G. Non avrebbe avuto senso complicarsi la vita introducendo una nuova tecnologia: per raggiungere il sol basso infatti la corda di solo budello sarebbe stata troppo grossa, ma per rivestirla di metallo e renderla dunque più sottile e sonora serviva costruirsi una macchinetta apposita, avere una manualità e soprattutto avere del buon filo metallico. Una complicazione inutile e costosa! Con la semplice accordatura escogitata, tutta compresa in un intervallo di sesta, bastavano le prime due corde di chitarra o violino tagliate a metà. Usare corde in budello si traduceva in imprecisione di diametri (erano già imprecise quelle per violino, si poteva usare quella un po’ più grossa per il do e quella un po’ più piccola per il mi, a occhio) e corde ruvide che sbatacchiavano un poco sui tasti, oppure che già indebolite dalla levigatura si consumavano molto contro i tasti in metallo. Potevano durare anche solo una settimana suonando molto, o anche meno!
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Foto dall’archivio personale di Daniel Mari, ditta “La Bella”, New York Long Island 1930
I musicisti erano abituati a cambiare corde anche più volte durante un concerto, non per niente il nylon venne salutato con entusiasmo dai chitarristi nonostante il suono decisamente più povero, meno interessante, meno vocale. Finalmente un materiale duraturo! Per questo però bisognerà attendere la seconda guerra mondiale. All’epoca dei primi ukulele vi erano dunque corde Made in Italy, corde Made in Germany (comprate in Italia e levigate in Germania oppure prodotte da cordai italiani emigrati in Germania), oppure corde fatte a New York da emigranti italiani. In conclusione quindi l’ukulele hawaiano della esposizione di Panama del 1911, il Martin del 1920, l’ukulele banjo a new Orleans nel 1930 e quello di George Formby nel 1950... avevano tutti corde in budello. Molto spesso ruvido budello italiano!
Articolo scritto da:
DANIELA GAIDANO
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Toccare il cielo con un dito Ovvero suonare l’ukulele usando soltanto il dito indice è possibile? Certo che sì! Lo dimostra un video (demenziale) che ho trovato spulciando la rete ma al di là degli scherzi il dito indice può davvero suonare molti accordi sulla tastiera dell’ukulele, il suo lavoro di scorrimento e di compensazione con il pollice è molto importante e sostiene la maggior parte degli accordi con o senza barré. Il dito indice guida i movimenti del polso e delle altre dita della mano sinistra necessari al cambio veloce degli accordi nelle sequenze. Per questo mi sembra importante cominciare proprio da qui ad esplorare l’ukulele.
Ecco un simpatico esercizio che potete fare per prendere confidenza con questo dito e magari fare qualche vocalizzo liberatorio, che non fa mai male! Vai al video in questo link: https://www.youtube.com/watch?v=nVKfTsd0Upw Vi riporto qui di seguito gli accordi utilizzati nel video:
Ecco la carta approfondita di tutti gli accordi per un dito solo che si possono fare sull’ukulele.Non occorre farli tutti naturalmente ma questo documento, presente in rete, riporta anche gli accordi sul pentagramma e ci aiuta a capire come si formano gli accordi sull’ukulele. Carta degli accordi da eseguire con un dito solo a questo link: http://ukuleleplay.com/wp-content/uploads/2011/07/Soprano-GCEA-1-Finger-Ukulele-Chords.pdf
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L’INTERVISTA Ukus In Fabula I membri del gruppo sono: Daniele Dencs e Claudio Perini e Fabio Casale, anche se ad essi si uniscono altri artisti. Ma l’intervista che vi propongo oggi è per questi tre musicisti componenti di un gruppo che propone un genere che va da Bob Dylan a Bob Marley. E che recentemente ha provato anche l’avventura di proporsi nel programma Italia’s got talent, oltre ad aver partecipato al programma Si può fare. Ecco qui di seguito l’intervista e ringrazio il gruppo per avermi dato l’opportunità di farla.
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Come descrivereste il vostro background musicale? D. Pieno di tante cose, ascolto un po’ di tutto, anche se la mia passione rimane l’opera. Ho studiato e suonato tanto country, tanto pop, e tanto blues. C. Vengo dalla musica classica (pianoforte e composizione) e dalla chitarra rock... con tutto quello che c’è in mezzo! F. Ho spaziato tra artisti e generi diametralmente opposti. Amo la musica classica e rock, prevalentemente ‘70 e ‘80.
Qual è il vostro approccio globale alla musica in generale? D. E’ sempre stata una compagna di viaggio, una di quelle che c’è sempre, e ti accoglie a braccia aperte ogni volta che giri lo sguardo verso di lei. C. Cerco di ascoltare tutto senza pregiudizi. F. Una ricerca di generi vari, con influenze e sperimentazioni.
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Da quanti anni suonate l’ukulele? D. Ho iniziato con l’ukulele basso più di tre anni fa, comprandolo in America a scatola chiusa. Da lì, si è aperto un mondo, che ha portato un sacco di persone, musicisti, avventure nuove. C. Da un anno, grazie agli Ukus in Fabula. F. Diversi anni, mi ci sono avvicinato avendo suonato precedentemente la chitarra. Come avete conosciuto l’ukulele? Chi o cosa vi ha spinto ad iniziare a suonarlo? D. L’ukulele, lo conosco da sempre praticamente, da Rino Gaetano, Marylin, dalle note di Over the rainbow. Cosa ti spinge a suonare l’ukulele? Non saprei… ti ci ritrovi dentro e non ne esci più! C. Come molti, per gioco e curiosità! Chi: Daniele Dencs degli Ukus in Fabula! :) F. Attraverso film e brani musicali a cui mi sono appassionato. Mi affascinava, e mi affascina ancora la semplicità del suo suono. Quando avete acquistato il vostro primo ukulele, come avete iniziato a capire come si suona? Come avete iniziato ad imparare a suonarlo? Tramite Internet, libri, dvd… o cos’altro? D. Tutto da autodidatta, perfezionando poi le conoscenze con la band! C. Ho iniziato trattandolo come una chitarra “piccola”, poi in realtà ho scoperto che ha una sua tecnica peculiare che ho approfondito incontrando ukulelisti affermati e seguendo i grandi dell’ukulele su youtube! F. Appunto diversi anni fa, all’inizio concentrandomi dapprima sul fatto che si tratta di una parte del manico della chitarra, ed approfondendolo successivamente. Internet è stato un buon veicolo per apprenderne le tecniche di esecuzione.
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Che genere preferite suonare con l’ukuele? E che taglia preferite: sopranino, soprano, concert, tenore, baritono, banjolele..? D. Beh… Suono tanto country con l’ukubasso.. va bene come risposta? C. Essendo grande e grosso e dotato di “palanche” generose, mi trovo a mio agio col Tenore. Mi piace molto la musica country-rock! F. Musica leggera, country e reggae. Prediligo il tenore per comodità personale.
Voi che avete sicuramente provato diversi modelli di ukulele, potreste descrivermi la differenza? D. Rimetto ai miei colleghi la risposta… Io ho provato tanti bassi, di tante marche, ed ognuno ha le proprie potenzialità! F. È tutto nella sonorità più o meno ampia dello strumento. Con un tenore, ad esempio, si ottiene un suono più ricco di corpo rispetto ad un soprano che, viceversa, concentra la sua efficacia nella brillantezza
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A chi deve iniziare, come primo ukulele quale taglia consigliate? D. Ovviamente un soprano! C. Sempre e comunque il soprano, che ha il sound caratteristico dell’ukulele! F. Dipende dall’età, comunque un tenore. Oltre alla taglia dell’ukulele, quale marca consigliate per chi è alle prime armi e quale per chi vuole uno strumento valido per iniziare a suonare seriamente facendo serate dal vivo? D. Abbiamo un rapporto di amicizia e collaborazione con la Kala e con il Mercatino dell’ukulele, quindi, sicuramente rivolgendovi a loro, troverete persone competenti che sapranno indicarvi lo strumento più adatto!
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C. consiglio un Mahimahi, strumento economico ma dal rapporto qualità prezzo vincente! Io stesso ne uso uno dal vivo con soddisfazione. F. Su consiglio di amici ho provato Mahimahi amplificato e mi sono trovato sempre bene. Quali sono i parametri, tipo di legno, corde, tastiera, ponte, ecc… che l’ukulele deve avere per essere un buon ukulele? Quali sono le caratteristiche che bisogna guardare per capire se il tal ukulele è un buon ukulele? D. Trovarcisi a ‘pelle’ è di certo la cosa migliore. Nessuno potrà imporre mai uno strumento che non senti ‘familiare’ tra le mani. C. La prima cosa è sicuramente la tavola in legno massello (koa e mogano i miei preferiti). poi una buona qualità delle meccaniche, infine corde Aquila Red che fanno veramente la differenza. F. Un buon equilibrio tra manico e corde. Una tastiera scorrevole e con facilità di comporre accordi e fare fraseggi. Comunque un bel suono lo si percepisce subito. Ed è quello che ci deve guidare nella scelta di uno strumento. In questi ultimi anni c’è stato sempre una diffusione maggiore di questo strumento, anche in Italia. Secondo voi a che cosa si deve questo boom? D. Forse al fatto che costa poco, fa sorridere e si può portare ovunque? O forse al fatto che la nostra opera di diffusione sta funzionando? C. Secondo me è dovuta al bisogno di serenità e di ritrovare una dimensione giocosa in un mondo sempre più teso e drammatico. F. Un pò alla moda del momento e all’utilizzo che molti musicisti in Italia e nel mondo ne fanno ultimamente.
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Che consiglio vi sentite di dare a chi vuole incominciare a suonare l’ukulele, o comunque a chi è alle prime armi? D. Venite ai nostri corsi per principianti! Ci si diverte, si incontra gente e si suona in allegria! E se vi va di approfondire lo stupendo strumento dell’Ubass, è in vendita il mio libro su questo strumento, il primo in italiano (e già tradotto anche in spagnolo ed in vendita in Spagna) edito da Sinfonica. C. Suonate tanto, suonate ovunque... e soprattutto suonate insieme! F. Non pensare che sia uno strumento che rende meno di altri e suonarlo con la stessa attenzione che si può dare, ad esempio, ad una chitarra Siamo arrivati alla fine dell’intervista, vi ringrazio per la pazienza, la gentilezza e la disponibilità. Volete chiudere dicendo qualcosa agli appassionati che leggeranno questa intervista? D. Seguiteci, gli UKUS IN FABULA cercano persone che vogliono passare una serata divertente, che non è solo ascoltare un concerto, ma farne parte e divertirci tutti insieme! C. Grazie a te! Aiutiamo a diffondere la cultura dell’ukulele! Seguite il nostro videocorso su www.Musicoff.com F. Suonate, componete e divertitevi sempre! E se volete approfondire lo strumento, trovate nei migliori negozi di musica il nostro metodo ufficiale, in cui insegnamo a modo nostro l’ukulele, edito da Sinfonica Edizioni!
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Strumming è drumming
Il tempo è la parte fondamentale dell’esecuzione musicale, la più semplice e nello stesso tempo misteriosa, ognuno di noi ha una pulsazione interna che può essere più o meno sviluppata ma soprattutto può essere rafforzata con lo studio e l’esperienza. Uno strumming non preciso e altalenante compromette una buona esecuzione all’ukuele, anche quando gli accordi sono corretti, per questo occorre approfondire il concetto di pulsazione utilizzando la mano destra in modo naturale ed evitando di irrigidirsi o contorcersi troppo, stiracchiando il tempo del nostro brano musicale. In questo post prendiamo a prestito alcuni trucchi tecnici dei percussionista e non di chi suona uno strumento a corde. Pensare come un batterista è molto utili per utilizzare efficacemente l’ukulele soprattutto durante l’accompagnamento di un cantante o nella musica d’assieme. La meccanica del movimento corretta è la base per creare un portamento, un groove che attraversa tutto il brano.
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Come possiamo migliorare il nostro senso del tempo? La risposta ovvia è, studiando con un metronomo ma non solo, è importante registrarsi e riascoltarsi abitualmente per capire come stiamo realmente applicando il pattern ritmico durante il brano: tendiamo ad accelerare durante il ritornello? Tendiamo a fermarci di fronte a un passaggio difficile per la mano sinistra? Non dobbiamo giudicare troppo severamente, dobbiamo essere pazienti con noi stessi e prendere coscienza di come agiamo sul tempo. Più ci registriamo e riascoltiamo più creiamo riferimenti personali per sapere come suonare sempre ad un livello migliore . REGISTRATI MENTRE STUDI CON IL METRONOMO, POI SENZA, POI MENTRE SUONI SUL BRANO ORIGINALE. SENZA GIUDICARTI ASCOLTA LE REGISTRAZIONI GLI AGGIUSTAMENTI AVVERRANNO, MAGARI LENTAMENTE MA SE TI ASCOLTI CON COSTANZA AVRAI RISULTATI ASSICURATI.
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LA PAROLA AGLI ARTISTI: I Fuoridaglischemi - parte 1 Uno strumento… Fuoridaglischemi!!! Ciao, tu non puoi sapere chi sono, o forse sì… comunque è la prima volta che scrivo per questo periodico e quindi se fai parte delle centinaia di persone che lo leggono, molto probabilmente non mi conosci - perché ho scoperto da poco questo mondo “pulcioso” ed ho intenzione di raccontarti più avanti quando, come e perché mi ha conquistato - se invece fai parte delle centinaia di persone che seguono i Fuoridaglischemi, allora sappi che sì, sono io… Gabriele, la voce. Se invece passi fra queste righe, così, per caso, allora sai già chi sono perché mi sono presentato al rigo di sopra. Che tu mi conosca o no, io ti parlerò come se non ci fossimo mai incontrati così da raccontarti ogni cosa e non tralasciare niente. Con i Fuoridaglischemi suono e canto dal 2008
Questi siamo noi
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Era una calda estate ed io e Manuel, il mio collega - e compagno di classe fin dalle elementari – ci trovammo a scrivere canzoni a casa sua in compagnia di un ventilatore e una chitarra. Da allora sono cambiate parecchie cose, a partire dalla maturità dei testi e dei suoni a qualche pelo in più sulla faccia! Nel frattempo abbiamo suonato in tutti i luoghi possibili e immaginabili della Basilicata e abbiamo inciso alcune canzoni che vi invito a visionare su Youtube. Da “Amore ti chiedo perdono” passando per “Che cos’è la libertà?” arrivando a “L’ultimo bicchiere di vino”, ne abbiamo passate di emozioni e di camicie sudate, abbiamo visto porte chiudersi, altre aprirsi e abbiamo capito cos’è la musica per noi e quanto possa cambiare una vita. Abbiamo alternato lo scrivere canzoni con il divertirsi, cantare canzoni con l’emozionarsi, suonare una chitarra con rilassarsi. Mixando il tutto, il barman ci ha servito un cocktail perfetto, che in ogni angolo della lingua ha lasciato il suo sapore senza invadere quello confinante. Abbiamo realizzato anche dei videoclip, poi, di ogni canzone. Ci siamo improvvisati attori, sceneggiatori, aiutanti – regia ecc. La musica ci ha fatto stare in mezzo a gente grande, ed eravamo grandi a 17 anni. Ora, tu puoi capire quanto sia difficile sfondare nel mondo della musica, senza la vittoria ad un talent o roba del genere. Si lo ammetto che anche io certe volte ci provo a fare qualche casting, ma devo dire che alcuni proprio li evito. Ritornando al discorso: anche se è una realtà difficile, crudele per certi aspetti, noi facciamo musica per chi ci ama, ci basta: scrivere, registrare, far ascoltare, suonare e basta così. Il successo arriverà se Dio lo vorrà. Se percorri la tua strada e la fai diventare importante, piena di prati e fiori ai bordi, prima o poi qualcun altro vorrà incrociarsi con questa strada, vorrà farne parte. Pertanto, se ti ho suscitato anche un minimo di emozione o di interesse ti invito a cercarci e sostenerci, ascoltando e condividendo la nostra musica.
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Ah… Poi è successo che ho incontrato lui, piccolo com’è. Ma questo ve lo racconto in un prossimo intervento… mi piaceva prima presentarmi; non posso parlare di me se prima non ci siamo stretti la mano. Ringrazio lo staff de “La pulce – Ukulele in Italia” per aver dato l’opportunità ad uno come me di poter scrivere quattro cose riguardanti questa strana cosa che si chiama musica. Articolo scritto da:
GABRIELE TUCCI
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BASIC PATTERN: INIZIA A CONTARE
La maggior parte dei brani musicali ha un ritmo in 4 quarti e quindi utilizza un pattern in 4 tempi. Le canzoni che ascolti alla radio, in auto, al supermercato ma anche le tue preferite, quelle che ami da sempre, probabilmente possono essere “battute” in quattro tempi, anche se non ci hai mai pensato. Automaticamente ci troviamo a muovere la testa a ritmo, a tamburellare con le dita, sentendo i singoli battiti o segnando un punto particolare della sequenza e accentandolo. Per diventare degli strummers dobbiamo rendere questo meccanismo consapevole, efficace e preciso. Il ritmo in quattro quarti è semplice, ma non fatevi ingannare, ci semplifica la vita da un lato, perché identifichiamo immediatamente i 4 beats, ma dall’altro ce la complica perché all’interno di questa gabbia, sempre uguale, ci sono tantissime e infinite sfumature di groove, di ritmo, di accentazione. Tutte per il nostro divertimento! Per capire cos’è uno strumming pattern di Base partiamo contando: 1-2-3-4, 1-2-3-4... Contare il tempo è il primo passo per capire la successione di movimenti sull’ukulele, che riempiranno la nostra gabbia ritmica di quattro quarti. Mettete il vostro brano preferito (magari non un valzer o una samba) megli il pop o il rock, e contate.
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Quando vi sentite sicuri, il passo successivo è quello di contare un doppio tempo: 1,2 - 3,4 - 5,6 - 7,8.... Si chiama mezzo tempo, alf beat e puoi rilevarlo anche solo semplicemente pronunciando: 1,e - 2,e - 3,e - 4,e.... (facendo sentire comunque la divisione di ogni battito in due ravvicinati) Per capire meglio l’importanza di contare i beats vi rimando a questo video di Massimo Varini che spiega ai chitarristi il concetto di strumming utilizzando molto bene alcune tecniche batteristiche. Ecco il link: http://www.tamtamlatino.com/lezione-02-dal-manuale-percussioni-tapping-ealtre-tecniche-per-chita/ Dovete abituarvi a battere il tempo con la mano destra, che dovrà poi “battere” sulle corde: un movimento ritmico autonomo rispetto all’altra mano e soprattutto automatico. Battete con le mano destra ogni volta che sentite un ritmo, dividetelo in un doppio tempo e poi di nuovo in quattro. Esercitatevi a sentire il ritmo, questo sarà il vostro strumming.
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LA RECENSIONE Paul Moore’s Musical Medicine Show “Paul Moore’s Musical Medicine Show” è il cd di Paul Moore e della sua band: The Washboard Wizards Novelty Orchestra. Paul Moore è sempre stato molto sensibile alla beneficienza a favore dei bambini e persone malate, e anche questo cd è stato fatto pensando a loro. Nel senso che si capisce dal titolo che vuole essere come una medicina per chi l’ascolta, infatti il titolo significa, a grandi linee, lo show musicale come medicina di Paul Moore. E’ un bellissimo cd di 16 pezzi jazz sia per chi ama l’ukulele sia per chi ama in particolare il jazz. Lo consiglio a tutti!
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BIOGRAFIE
Jose do Espirito Santo Insieme a Manuel Nunes ed Augusto Dias, Jose do Espirito Santo è stato tra i primi liutai di ukulele. Santo ha costruito strumenti musicali ad Honolulu dalla metà degli anni 1880. E’ stato il primo dei tre creatori originali di ukulele ad iniziare a pubblicizzare la vendita di questo strumento nel 1898. Nessuno sa con certezza chi ha creato il primo ukulele della storia, ma quasi tutti convengono nel dire che Nunes, Santo e Dias hanno avuto un ruolo nella trasformazione del machete di Madeira all’ukulele hawaiano. Anche se Dias e Santo non sono rimasti in attività quanto Nunes, tutti e tre erano i fornitori di ukulele ai primi musicisti che iniziarono a suonare questo strumento e che fecero diventare popolare l’ukulele alle Hawaii alla fine del 1800. Jose do Espirito Santo è nato il 27 agosto 1850 a Funchal, Madeira. Figlio di Antonio do Espirito Santo e sua moglie Josefa Joaquina. Come Dias e Nunes, anche Espirito Santo ha lavorato come ebanista a Funchal, prima di salire sul Ravenscrag con la sua famiglia e andare a lavorare alle Hawaii come un lavoratore a contratto. Non si sa con precisione dove Santo trascorse i suoi primi anni, ma nel 1884-85 sembra essere tornato ad Honolulu, dove ha lavorato come ebanista alla Casa Furniture CE Williams Pioneer in Fort Street. Nel 1886 aveva una bottega di liutaio in centro, appunto uno dei primi tre produttori di ukulele originali. Santo era diabetico, è morto ad Honolulu il 10 giugno 1905 per “avvelenamento del sangue, che nasce dall’auto-trattamento del mais”, questo è quello che è stato dichiarato dall’Advertiser Domenica. E’ sepolto nel cimitero di King Street ad Honolulu. Non avendo trovato immagini di Jose do Espirito Santo, pubblico qui sotto la foto del suo ukulele.
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Lavorare sulle diagonali Sulla via dell’ukulele esistono accordi mobili che mantengono la propria forma ma si spostano da un tasto all’altro. Possiamo cominciare a sperimentare queste forme seguendo una sorta di diagonale sulla tastiera. Questa semplificazione può essere utile per imparare accordi che hanno una forma simile e ricordarli più facilmente. Eccoli nella chord chart sotto puoi trovare alcuni accordi che attraversano la tastiera lungo le diagonali a partire dal La. Come per gli esercizi precedenti questo è un gioco, sali e scendi per rafforzare la stabilità dell’accordo e l’appoggio delle falangi sulle corde.
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Il lavoro dall’alto al basso ti consente anche di cominciare a utilizzare un’interessante posizione: il minibarré del dito indice che si forma nell’accordo di Sib e prende le prime due corde in basso. Questo accordo mobile scende lungo tutta la tastiera. Primo di diversi tipi di minibarré che si utilizzano sull’ukulele frequentemente. Osservate il vostro indice e la pressione che occorre fare sulle corde, la compensazione del pollice sulla parte posteriore della tastiera che cambia rispetto agli accordi provati prima.
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EVENTI UKULELISTICI Prossimi mesi
Qui di seguito vengono inseriti locandine o date di eventi, di cui avrò notizia, che si svolgeranno nell’arco di tempo che va da un’uscita e l’altra de La Pulce. Eventi che mi segnalano gli organizzatori, cioè voi lettori. A Torino:
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Visto che ritengo ogni iniziativa, volta a far conoscere l’ukulele, degna di essere quanto meno menzionata, ricordata... Vi informo dell’esistenza di una trasmissione radiofonica dal titolo INTORNO ALL’UKULELE..... la mail per i contatti è: lukulele@deejayfoxradio.com
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La pulce ukulele in italia
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NUMERO 5 - MARZO 2017