LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

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s es pr ee fr Anno 1 • N° 1 • Maggio 2013

giornale per le badanti

NOVITA’

il

APPROFONDIMEN

Consigli utili per l'assunzione

TI

PREVIDENZA

Contributi e busta paga

ALL’INTERNO: LE SCHEDE TECNICHE DI FISCO 1 E PREVIDENZA SULLA REGOLARITà CONTRIBUTIVA La Rivista della Badante Maggio 2013


la prima rete nazionale di assistenza domiciliare

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chiamaci quando vuoi, Rispondiamo sempRe! 2 La Rivista della Badante Maggio 2013


Numero 1 maggio 2013

Introduzione

La rivista della Badante miglie la prima per le badanti e per le fa

«In Italia si nasce sempre di meno e si invecchia sempre di più». Può sembrare scontato dirlo, lo affermano un po’ tutti, ma purtroppo è vero. La popolazione italiana sta diventando sempre più anziana. I dati demografici mondiali, europei e nazionali confermano il costante incremento della vita media della popolazione e il suo progressivo invecchiamento. In Italia sono circa 12 milioni i residenti di età superiore a 65 anni, di cui circa 3,4 milioni con più di 80 anni. Oggi rappresentano circa il 21% della popolazione ma fra 20 anni arriveranno a più del 30%. In questo nuovo contesto la figura della badante acquista un nuovo significato rispondendo sempre di più al bisogno di sicurezza dei soggetti non autonomi, occupandosi non solo dell’igiene, dell’alimentazione, dei trasferimenti e della mobilizzazione, dell’organizzazione dell’ambiente e delle risorse necessarie a garantire la migliore qualità di vita del proprio assistito ma consentendo soprattutto alla persona anziana o disabile di poter vivere nel proprio ambiente familiare. Due sono le doti che vengono richieste e che la badante deve avere. La predisposizione all’aiuto e al sostegno verso gli altri. Predisposizione naturale che dovrebbe appartenere alla badante in quanto persona che ha deciso di fare questa professione. La seconda sono le competenze specialistiche che si acquisiscono con l’esperienza e con lo studio.

È proprio per sviluppare le competenze, la conoscenza della professione della badante (che non è una professione), che nasce il progetto editoriale de “La Rivista della Badante ”. è una rivista distribuita gratuitamente che la badante prende, mette nella borsa e legge quando ha del tempo libero perchè parla della propria professione, le offre dei consigli utili, la informa su quelli che sono i propri diritti e doveri e l’aiuta nel quotidiano lavoro di aiuto e sostegno all’anziano. “La Rivista della Badante ” è anche un valido strumento di informazione per le famiglie che devono prendere in casa una badante. Consigli utili su come scegliere la badante, dove trovarla e come organizzare il colloquio di assunzione o come inserire a casa una persona estranea e che magari parla un’altra lingua. Frequentemente la famiglia si trova spiazzata nel reperire le informazioni utili. “La Rivista della Badante” in questo senso fornisce alle famiglie tutte le informazioni necessarie per non commettere errori o incorrere in spiacevoli equivoci. I contributi sono scritti da professionisti riconosciuti quali medici, psicologi, infermieri, nutrizionisti, fisioterapisti, commercialisti, avvocati e molti altri ancora che con un linguaggio semplice e comprensibile (non tecnico) spiegano la loro materia di competenza. Ma non solo... Buona lettura.

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badanti La figura della badante è entrata nell’intimo della vita familiare italiana, inserendosi apparentemente a pieno titolo nelle sue dinamiche

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onsiderate delle eroine in patria per le rimesse che inviano a casa, in Italia vengono percepite solo nel loro ruolo di collaboratrici familiari, di cui gli italiani si fidano ma che, di fatto, conoscono poco; l’interesse per le vicende personali della lavoratrice, da parte del datore di lavoro, non va generalmente oltre a dati generici quali l’età, la provenienza e lo stato civile. Nonostante questa distanza culturale

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ed emotiva, alla badante viene richiesto di avere dei requisiti che vanno oltre la mera assistenza: deve essere gentile, disponibile, dare affetto e conforto all’anziano; in un certo senso, infatti, il significato attribuito al verbo «badare» può essere considerato a metà strada tra «lavorare» e «amare». Il lavoro di cura, d’altra parte, viene demandato alle donne immigrate in base allo stereotipo che vorrebbe tale attività connessa alla «femminilità», discono-

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scendone, in questo modo, il valore di attività lavorativa vera e propria. Gli anziani assistiti condividono gli stessi spazi con le badanti, facendo insieme ciò che è considerato intimo e familiare, pur avendo spesso conosciuto la convivenza solo con parenti molto stretti. Non c’è generalmente un’abitudine, da parte loro, come invece sarà maggiormente per la generazione successiva, alla più o meno occasionale condivisione della casa con persone amiche


Migliaia di anziani in Italia sono “accuditi” da persone che non sono loro familiari

ospiti, e ciò appare spesso come una causa di disagio per entrambe le parti. È anche per ovviare a queste difficoltà che le badanti assimilano il rapporto con gli anziani a quello con i familiari, considerando gli assistiti come dei nonni o presentandosi come delle figlie. L’uso di un lessico familiare è rivelatore del bisogno di affetto, sia da parte degli assistiti che delle badanti, i primi a causa delle condizioni di vita socialmente

impoverita connesse alla malattia e alla non autonomia, le altre in ragione della durezza dell’esperienza migratoria. Per le migranti che vengono per lo più da paesi con valori tradizionali, spesso gli anziani rappresentano, in quanto depositari della memoria della comunità che trasmettono le usanze sociali, degli individui cui è dovuto un particolare rispetto. In generale i legami familiari degli italiani sono visti dalle donne migranti

come deboli, segnati dall’individualismo. Lo spazio da dedicare alla famiglia e ai parenti viene considerato secondario rispetto sia al lavoro che al tempo libero, da trascorrere con gli amici. La scala delle priorità risulta invertita rispetto alla propria. La stessa composizione del nucleo familiare è differente da quello delle donne immigrate: la famiglia allargata in Italia praticamente non esiste più,

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anche diventare, nel tempo, particolarmente logorante: secondo alcuni studi, dopo un periodo di circa dieci anni possono insorgere problemi muscolo-scheletrici che limitano l’attività lavorativa. sostituita da quella cosiddetta mononucleare, composta da moglie, marito e figli. La distanza culturale è segnata anche dagli stereotipi che vengono connessi alla figura della lavoratrice immigrata e che vorrebbero l’esistenza di pretese «vocazioni culturali», secondo le quali le asiatiche, e in particolare le filippine, ad esempio, sarebbero più adatte come collaboratrici domestiche che badanti e, viceversa, le polacche, le centro- sudamericane e le altre donne dell’Est europeo più indicate per l’assistenza domiciliare. La cosiddetta "specializzazione etnica" viene incentivata anche dalle reti relazionali grazie alle quali si è trovata occupazione. I network di connazionali, infatti, pur facilitando l’ingresso in Italia, limiterebbero anche il destino professionale delle lavoratrici, contribuendo di fatto a confinarle solo in determinate occupazioni. La segregazione occupazionale è tanto più sentita in quanto spesso si trasforma anche in segregazione fisica: all’interno dello spazio chiuso della casa si possono creare delle situazioni di forte squilibrio di potere tra lavoratrice e datore di lavoro. Tali condizioni di lavoro co-residenziale sono spesso caratterizzate, oltre che da problematiche di natura giuridica, derivanti da contratti di lavoro spesso non regolari, dall’isolamento rispetto all’ambiente esterno, sia degli italiani che dei connazionali, e soprattutto

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dalla separazione dalla propria famiglia. Ciò può avere effetti particolarmente pesanti sull’equilibrio psicologico delle lavoratrici. Nei casi peggiori si crea una totale identificazione tra luogo di lavoro e casa, con una perdita progressiva del proprio spazio privato e un’assenza di distinzione tra tempi di lavoro e di riposo. La Commissione Parlamentare dell’Ucraina per gli Affari Esteri, in relazione alle implicazioni del lavoro domestico in co-residenza, ha sottolineato come le donne che lavorano soprattutto nel nostro paese spesso sviluppino la cosiddetta «sindrome italiana» caratterizzata da agorafobia, aggressività e altri stati di turbamento psichico. Le assistenti familiari rischiano spesso di rimanere segregate a causa della materiale impossibilità di abbandonare la persona assistita per le pressioni che essa stessa esercita in quanto non autosufficiente e per l’indisponibilità dei familiari a sostituirle nei periodi di riposo. Il lavoro di assistenza familiare può

La mancanza di strumenti adeguati di supporto al lavoro di cura tra le mura domestiche, e la richiesta di svolgere anche attività non previste dalle proprie mansioni, rendono particolarmente gravoso il lavoro delle badanti. Non è un caso, quindi, che la maggior parte delle lavoratrici scelga, dopo un periodo iniziale, di cambiare occupazione o di continuare il lavoro rimodulandolo su base oraria.Tale scelta viene attuata soprattutto quando si verificano ricongiungimenti familiari. La co-residenzialità risulta, invece, essere preferita soprattutto da chi ha lasciato la propria famiglia nei paesi d’origine. Date le condizioni di povertà dei paesi di provenienza, queste donne al loro arrivo in Italia hanno, infatti, poche risorse economiche e bassissime opportunità di scelta se non di inserirsi in famiglie che offrono vitto e alloggio. Si tratta di una sorta di passaggio obbligato durante la prima fase dell’inserimento, con la quale si pospone temporaneamente la necessità di autonomia e indipendenza

Badanti e famiglie Per le dimensioni e le caratteristiche che ha assunto, si tratta di un fenomeno relativamente nuovo. La domanda di assistenza e di cura alla persona non è destinata a diminuire, anzi aumenterà ancora per molto tempo, al pari dell’aumento vertiginoso della popolazione anziana e della quota di persone non autosufficienti. L’assistenza familiare quindi risponde, ai bisogni di conciliazione tra

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tempi di vita e tempi di cura delle famiglie e in particolare delle donne su cui, per lo più, gravano i carichi di cura, inoltre, la trasformazione della composizione della famiglia e l’ingresso di donne nel mercato del lavoro, ha causato il venir meno del tradizionale ammortizzatore sociale: la famiglia, che garantiva anche il lavoro di cura, essenzialmente grazie al lavoro domestico svolto dalle donne.


5 Chi è la badante domande e risposte su

La badante si occupa della cura della persona e degli ambienti in cui l’assistito vive 1) Chi è una badante? Il termine “badante” è utilizzato per designare quelle persone che assistono anziani o adulti o minori la cui autosufficienza è compromessa e che hanno bisogno di essere accuditi a tempo pieno per poter restare all’interno dell’abitazione e/o per garantire ai famigliari il proseguo di una vita adeguata fuori dal contesto famigliare. Il lavoro della badante si distingue dalle altre forme attività poiché si tratta di un lavoro di cura necessario per assicurare un adeguato livello di vita alla persona, in un ambiente il più possibile protetto. Proprio in quanto lavoro di cura, c’è chi preferisce utilizzare l’espressione
“assistente famigliare” che meglio racchiude in se la complessità e la significatività del lavoro richiesto e svolto.

2)
Cosa significa “lavoro di cura”? Il “lavoro di cura” fa riferimento alla costruzione competente di un sistema di aiuto intorno alla persona che ne ha bisogno. La relazione tra la “badante” e la persona assistita si caratterizza come un rapporto d’aiuto che può essere inteso come “l’atto di promuovere in una persona, che si affida alla professionalità di un’altra, un migliore adattamento alla situazione che affronta, per trovare il
sostegno necessario a superare le difficoltà e recuperare e conservare il più a lungo possibile quel grado di benessere psicofisico che è possibile”.

3) Perché si fa riferimento solo alla badante donna? Dalle ricerche svolte in Italia, e dalla tradizione culturale

italiana, emerge che l’attività di “badantato” viene tradizionalmente affidata a donne. Le ricerche svolte sul territorio nazionale mostrano che il 99% delle assistenti familiari sono donne e che le famiglie cercano una badante donna per assistere
ai propri familiari.

4) Quali sono le capacità che vengono richieste per svolgere il lavoro di badante?

 In maniera piuttosto semplificata, si può dire che il lavoro di cura richiede alte capacità organizzative, tempestività nelle decisioni, assunzioni di responsabilità, contemporaneamente a una estrema disponibilità all’ascolto e all’attenzione nei confronti delle persone di cui ci si occupa e che dipendono dalla badante spesso per la propria sopravvivenza fisica e psichica. Si tratta quindi di un lavoro complesso, a volte sottovalutato, ma tale da richiedere un notevole impegno e disponibilità.

5) Che cosa fa la “badante”? La badante svolge una serie di attività di tipo assistenziale non a carattere sanitario. Vale a dire, in termini piuttosto generali, che la badante si trova a ricoprire ruoli diversi, tutti assai importanti per la persona cui ci si rivolge, passando dal ruolo dell’assistente a quello di collaboratrice domestica, cuoca, etc. Le famiglie si avvalgono dell’aiuto e del sostegno delle badanti, o affidano loro la cura totale dei propri cari, per assicurare il necessario sostegno al membro fragile, in modo da garantirne una significativa qualità della vita.

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psicologia

verso un patto per

la cura

l’incontro tra famiglia e assistente familiare

Le famiglie italiane, impegnate nella cura e assistenza di un anziano sono una realtà diffusa, trasversale e destinata a un progressivo aumento. Nonostante l’unicità di ogni esperienza e la necessità di affrontare ogni caso come un caso a sé, l’iter che porta la famiglia e/o il caregiver referente a prendersi cura dell’anziano che perde progressivamente la sua autonomia, è caratterizzato da alcuni passaggi paradigmatici testo di Barbara Leonardi

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La badante in famiglia

bisogno, scelta, inserimento

L

a decisione di ricorrere a un aiuto esterno per la cura e l’assistenza di una persona cara è un momento molto delicato, naturalmente per le sue componenti emotive e affettive, ma anche per le implicazioni logistiche e organizzative. Il primo aspetto da valutare per una famiglia e un anziano che vogliono ricorrere a una badante per l’assistenza è, paradossalmente, determinare se questa è la soluzione più adeguata: cioè mettere in discussione la scelta sulla base di un attenta valutazione del caso specifico. Sappiamo come l’urgenza e il poco tempo a disposizione (oltre che la mancanza di informazioni) portino spesso le famiglie a scelte affrettate e/o poco ponderate. La badante rappresenta in molti casi una risorsa irrinunciabile per il lavoro di cura ma spesso le famiglie sottovalutano i cambiamenti innescati dalla convivenza. Agli aspetti “tecnici” relativi all’assistenza, si sommano aspetti relazionali, che se non affrontati adeguatamente, possono essere decisivi sul successo o meno dell’incontro. Una delle cose importanti da tenere presente è che la badante soddisfa la necessità di mantenere l’anziano domicilio ma non diminuisce il carico di lavoro richiesto ai familiari, semplicemente lo trasforma in altri tipi di responsabilità. La badante risolve molti problemi ma crea una dimensione relazionale da gestire, collaudare, mediare costantemente. La sostenibilità economica è bene valutarla anche in funzione degli aspetti appena citati. La badante è una lavoratrice “debole” che può anche garantire una disponibilità “24 ore su 24”. Dal punto di vista delle famiglie il suo costo è conveniente se paragonato ad altri servizi di assistenza domiciliare 24 ore su 24, ma è bene che ogni famiglia valuti se può far fronte o meno ad un uscita mensile, comunque consistente. Prima di iniziare la ricerca e la selezione di una persona è bene riflettere su

bisogni e necessità che abbiamo, sulle risorse disponibili, sulle caratteristiche irrinunciabili che riteniamo debba avere la badante. Possiamo ricavare questi requisiti minimi analizzando la situazione del nostro anziano e rivolgendo a noi stessi semplici domande: di cosa abbiamo bisogno? Che tipo di necessità richiede il nostro parente? (per esempio se c’è la presenza di specifiche patologie che richiedano competenze particolari). L’assistente sociale del proprio Comune è il professionista, referente istituzionale a cui fare riferimento per trovare le risposte a queste domande. È indispensabile inoltre che questo cambiamento sia preparato con gradualità, con il coinvolgimento di tutti e con la partecipazione dell’anziano. Per tutte le persone è importante mantenere la propria autonomia e indipendenza e per gli anziani in particolare, ci vuole tempo allora per accettare un cambiamento importante e non bisogna rinunciare alla possibilità di esprimere dubbi e perplessità. Per quel che riguarda il DOVE trovare un nominativo di una persona referenziata e fidata, o detta in termini tecnici, l’incrocio domanda-offerta, la situazione in Italia è altamente disomogenea. Alcuni Comuni si sono dotati di veri e propri albi, in altri territori i centri per l’impiego rappresentano un valido punto di riferimento, ovunque il meccanismo del “passaparola”, la fa da padrone. La selezione e l’accordo sulle cose importanti: alcune note sul primo incontro Il primo incontro è sempre carico di aspettative ed emozioni. La prima impressione è importante ma è bene non lasciarsi troppo influenzare da essa. È bene prendersi tempo e non avere troppa fretta. L’ideale sarebbe incontrare più persone e poi scegliere, ma spesso il precipitarsi della situazione non lo permette. La presenza o meno della persona bisognosa di assistenza al “colloquio” va valutata in base al grado

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di autonomia, alla modalità attraverso cui si è pervenuti alla decisione e dal grado di accordo relativamente alla decisione stessa. Certo è che l’anziano va coinvolto sia nella decisione di avvalersi di un’assistente familiare che nella scelta di quale sia la persona più idonea. In generale il primo incontro è finalizzato alla conoscenza reciproca. Può essere comunque utile aver definiti sin da subito alcuni aspetti generali dell’accordo (compenso, orario, disponibilità dell’alloggio o meno) che verranno approfonditi in un momento successivo se entrambe le parti lo riterranno opportuno. Intanto consigliamo di partire invitando i protagonisti a “raccontarsi un po’”. Sapere

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da quale paese viene la lavoratrice, che tipo di formazione, da quanto tempo fa questo lavoro, quale è stata la sua esperienza fino a ora, ecc., può aiutare il famigliare o l’anziano a capire se “quella è la persona giusta”. Allo stesso modo, avere informazioni sulla storia dell’anziano da assistere, sulle sue abitudini oltre che sulla sua condizione di salute, sulla composizione della famiglia allargata, sugli spazi a disposizione ecc., permette alla lavoratrice di fare già una prima valutazione in merito alla proposta. A volte nell’urgenza dei bisogni, la famiglia può cadere nell’errore di cercare semplicemente “una persona di buon carattere” o una “brava persona” riducendo il lavoro di cura a una semplice attività di controllo e assistenza; la lavoratrice, da parte sua, spinta dal bisogno di trovare un impiego nel più breve tempo possibile, può essere portata a sopravvalutare le proprie capacità e a focalizzarsi sugli aspetti economici senza porre sufficiente attenzione ad elementi quali le condizioni psicofisiche dell’anziano, le richieste della fami-

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glia, le condizioni logistiche (collocazione dell’abitazione, trasporti pubblici a disposizione, ecc.). È bene ricordare che il lavoro di cura che l’assistente familiare è chiamata a svolgere richiede alte capacità organizzative, tempestività nelle decisioni, assunzioni di responsabilità, contemporaneamente a una disponibilità all’ascolto e all’attenzione nei confronti delle persone di cui si occupa e che dipendono dall’assistente spesso per la propria sopravvivenza fisica e psicologica. Si tratta quindi di un impegno che richiede specifiche competenze professionali, ma anche relazionali, e un grado di sensibilità non comuni. A questi elementi, già di per sé estremamente complessi, se ne aggiunge uno ulteriore che ha a che fare con il fatto che l’assistente è chiamata a condividere tempi e spazi dell’anziano e della sua famiglia. È evidente che si tratta di un accordo altamente “fiduciario” tra tutte e tre le parti in causa e la fiducia è un bene che si costruisce con il tempo. Partire con il piede giusto significa però sapere/avere piena consapevolezza di quanto sia importante il come si fanno le cose, la correttezza e il rispetto reciproco, la flessibilità e la disponibilità nel venirsi incontro, la pazienza rispetto le rigidità degli uni o gli errori degli altri.


PSICOLOGIA L’incontro tra famiglia e assistente familiare

a sottostimare i rischi dello stare da soli.

L’inserimento e l’accompagnamento in famiglia Le prime settimane di inserimento della lavoratrice in famiglia rappresentano per tutti, specialmente per l’anziano, un momento molto delicato e particolare. È del tutto comprensibile che inizialmente si possano vivere situazioni di imbarazzo, incertezza, sospetti e paure che attraverso un atteggiamento di fiducia reciproca dovrebbero col tempo essere superate. Nella fase iniziale l’anziano può avere, nei confronti della badante, comportamenti di rifiuto e contrasto. Generalmente gli anziani, come tutti d’altra parte, tengono molto alla propria autonomia e indipendenza e sono portati a sopravvalutare le proprie capacità e

Spesso non sono abituati ad avere personale domestico e possono percepire come un’intrusione nella propria intimità l’avere un’estranea per casa. Oppure possono avere difficoltà a comprendere i bisogni dei figli o dei famigliari che fino a poco prima si erano presi cura di loro e reagire con sentimenti di delusione o rivendicazione verso questi per non essere stati in grado di far fronte alle loro esigenze in maniera autonoma. è importante che la famiglia ma soprattutto l’assistente familiare non scambino questi atteggiamenti iniziali per attacchi personali o incompatibilità. L’ingresso nella famiglia richiede a tutti ma in particolare all’assistente famigliare una grande prudenza e molta delicatezza, modi rispettosi e soprattutto la capacità di ascoltare e di mettersi in secondo piano. Nei primi tempi è bene che sia lei ad adeguarsi alle richieste di assistenza, secondo i modi e le forme ritenute più opportune dalla famiglia e dall’anziano; solo dopo che il rapporto si sarà consolidato, potrà esprimere suggerimenti e ipotesi su altri e diversi modi di organizzare il proprio intervento. Una conoscenza sufficiente della lingua italiana può essere una condizione essenziale per far partire al meglio

I passaggi critici nella decisione e ricerca di un’assistente familiare 1

La famiglia prende consapevolezza che da sola non riesce più a far fronte ai bisogni del proprio famigliare. Inizia la ricerca di risorse esterne e la lavoratrice straniera diviene spesso l’unica soluzione possibile per poter mantenere il proprio famigliare a casa.

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Individuare la persona giusta e riorganizzare la cura e l’assistenza alla luce di questa nuova presenza sono passaggi complessi e nuovi per il famigliare che non solo deve continuare nel suo ruolo di referente della cura (perché avere un’assistente famigliare non significa delegare completamente ad essa la cura dei propri cari) ma deve anche familiarizzare con il nuovo status di “datore di lavoro”.

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Un’ulteriore fase critica è quella che investe i primi mesi dell’inserimento dell’assistente famigliare in famiglia, gli accordi, lo stabilirsi di una relazione di fiducia, la gestione di eventuali problemi che possono generarsi se i patti non sono chiari sin da subito.

Approfondimenti

Gli approfondimenti dei temi trattati nell'articolo e molti altri spunti li potete trovare nella pubblicazione "Affetti Speciali" (Arco Edizioni Sociali 2008). è possibile richiedere la pubblicazione sul sito www.arcopolis.it.

il rapporto. Molte incomprensioni e disguidi (difficoltà a comprendere a pieno i bisogni della persona assistita e le richieste dei famigliari) derivano proprio da questo deficit. Conlcusioni In questi ultimi 10 anni qualche passo avanti è stato fatto: da un lavoro svolto nell’assoluta invisibilità e da un’intollerabile solitudine delle famiglie, si è passati a considerare l’assistenza a domicilio prestata dalle cosiddette badanti come un pezzo fondamentale del welfare italiano. Alle dichiarazioni di principio non corrisponde però una rete di servizi adeguata, omogenea sull’intero territorio regionale (per non parlare di quello nazionale) che sia in grado di sostenere le famiglie e le lavoratrici nel loro compito. Uno dei bisogni rimarcati con più forza sia dalle assistenti famigliari che dai caregiver è ad esempio quello di avere un unico punto di riferimento pubblico, che non si limiti a dare informazioni (che sono comunque fondamentali) ma che svolga un vero e proprio ruolo di intermediazione, sia per quello che riguarda l’incrocio della domanda con l’offerta, che un accompagnamento e tutoraggio nelle prime fasi del lavoro di cura: dall’inserimento in famiglia alla risoluzione delle problematiche che si possono presentare in tutti i momenti di crisi e passaggio

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PSICOLOGIA

La selezione di una persona che entra nella nostra casa collaborando a vario titolo nel ridurre il nostro carico di lavoro domestico è un processo delicato che richiede un certo impiego di energie

ilpercollo l’assunzione L'

e occuparsi della casa, con affidamento del testo di Giuseppina La Barbera un po’ di buona volontà. lavoro di cura di un In realtà un’accurata selezione per l’assunzione della badante familiare ad un’assistente familiare, meglio conosciuconsente di partire con il piede giusto, è la base necessaria afta come badante, nasce dall’esigenza di far fronte ai bisogni finché si stabilisca una relazione di fiducia che possa garantire assistenziali sopraggiunti e di poter conciliare la necessità di una certa continuità assistenziale. continuare a condurre la propria vita personale e lavorativa, riducendo le problematiche connesse all’assistenza. La fretta è una cattiva consigliera, quindi occorre ritagliarsi tutto il tempo che serve per la scelta. All’inizio potrebbe La badante entra nell’intima quotidianità della convivenza sembrare che si stia perdendo tempo, si vorrebbe porre sugiorno e notte, occupandosi anche della casa pulendo, lavanbito una soluzione alle problematiche. In realtà, l’accuratezza do, stirando, cucinando. iniziale darà successivamente i suoi frutti, evitando inutili conflittualità successive. Mettersi alla ricerca della persona Spesso si pensa che sia naturale per una donna saper assistere

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Consigli utili La mancanza di chiarezza su come organizzare la ricerca porta a rimandare questo momento fino a trovarsi magari a doverla affrontare in un momento di emergenza che può togliere la lucidità necessaria e portare a fare scelte affrettate affidandosi alla fortuna o al passaparola, ma non sempre queste si rivelano soddisfacenti.

oquio e della badante perfetta non sarebbe realistico: quel che si può fare è invece impegnarsi per trovare la più adatta alla specifica situazione familiare. Per selezionare correttamente, il primo aspetto di un colloquio è quello di definire in modo il più possibile oggettivo i bisogni e le esigenze: è bene chiarire fin da subito cosa serve, cosa ci si attende dalla persona e quali sono gli obiettivi che si vogliono ottenere (in termini di competenze, ad esempio, è diverso cercare una persona che stia con un anziano allettato rispetto ad una generica compagnia). Fin da subito è opportuna la chiarezza sulle condizioni lavorative corrette, spiegando la reale situazione dell’assistito e l’eventuale situa-

zione di lavoro in termini logistici (ad esempio, se la badante avrà una camera sua oppure no) ed economici. Chi si presenta come aspirante badante è generalmente una donna dell’Est, ucraina, rumena, moldava, tra i 40 e i 55 anni, con titolo di studio medio-alto, spesso vedova o separata/divorziata, con due o tre figli adolescenti o adulti, che lavora per inviare regolarmente denaro o beni materiali alla famiglia rimasta nel suo paese di provenienza. È importante raccogliere le informazioni anagrafiche: la nazionalità di provenienza modifica l’iter burocratico di assunzione. Anche le informazioni personali sono basilari: qual è la sua

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PSICOLOGIA Il colloquio per l'assunzione della badante situazione familiare, se è libera da vincoli familiari oppure vicino a lei vivono persone a cui è affettivamente legata e che possono richiedere attenzioni (ad esempio, uno o più figli, il compagno oppure altri parenti). Nel colloquio è fondamentale accertarsi quali competenze e capacità ha sviluppato, se ha remore a lavorare con persone di sesso opposto o se ha avuto difficoltà o sente che potrebbe incontrare difficoltà nel gestire particolari tipi di disabilità, fisica o psichica. Contestualmente si possono acquisire informazioni il più possibile dettagliate rispetto a quanto precedentemente svolto e riguardo al tipo di relazione instauratasi con la famiglia o con le famiglie presso cui ha lavorato (infatti, se ha cambiato diverse volte lavoro per incomprensioni è probabile che l’esperienza possa ripetersi, mentre è diverso se ha seguito i suoi assistiti precedenti fino al completamento del servizio). Richiedere referenze alla badante facendosi dare uno o più numeri di telefono può costituire una garanzia di onestà e affidabilità. Alcuni dettagli possono aiutare a capire chi si ha

di fronte, ad esempio: prima di iniziare il colloquio spegne il cellulare? Se non lo spegne, all’eventuale chiamata risponde? In italiano o nella sua lingua? Inoltre, se si presenta il familiare all’aspirante badante, come avviene l’interazione nei primi istanti? Porta rispetto dando del lei oppure tende ad infantilizzare dando baci o chiamandolo “nonnina” o “nonnino”? E poi, entra in casa con umiltà chiedendo permesso oppure comincia a dettare le regole e ad imporsi agendo proprio come se fosse a casa sua? È bene accertarsi che la persona che starà a fianco del nostro caro abbia competenze relazionali di base quali pazienza, calma, dolcezza, gentilezza. Infatti, un atteggiamento che infonda serenità è indispensabile soprattutto inizialmente, nella fase di adattamento, quando l’anziano fatica ad accettare in casa propria una persona estranea alla sua famiglia ed alla sua cultura. L’assistente familiare ha l’importante compito di riconoscere all’assistito la sua identità, la sua storia, dando la possibilità di raccontarsi

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• Attività di carattere sanitario; • Attività di carattere infermieristico (somministrazione farmaci, ecc.); • Attività di segretariato sociale e di collegamento con altri servizi; • Servizio di trasporto degli ospiti dal proprio domicilio al centro diurno e viceversa.

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La Rivista deLLa Badante Aprile 2013

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PSICOLOGIA

La famiglia come datore di lavoro

badante L'assistenza familiare riguarda tutti. ognuno di noi ha o avrà una persona anziana da accudire, da assiStere. Il ricorso a una persona esterna, una badante, porta la famiglia a compiere delle scelte e dei cambiamenti indispensabili affinchè il nostro caro possa stare bene

U

n bel giorno Luisa riceve testo di Angela Fragiacomo la telefonata del Signor l'età ha perso la salute fisica Mario che la invita a controllare i comportamenti e purtroppo, sempre più spesso, della madre, un'arzilla ottantenne che a tutti i costi è voluta rimanere a vivere da sola anche dopo la dipartita del marito e l'equilibrio mentale. Inizia così il giro di passaparola tra amici, conoscenti e amici, ril'espatrio anche dell'ultimo figlio più giovane: dopo l'ennesima situazione d'imbarazzo, si è deciso a suggerire che forse la pensando a quelle chiacchierate noiose di chi ci stava passando, una quieta rassicurazione «a me non toccherà, noi signora ha bisogno di aiuto. non ne avremo bisogno». E invece eccoli lì, a peregrinare da un servizio sociale all'altro, passando per quello sanitario, Dino è stato fermato dall'edicolante del quartiere che lo ave perché no, anche in parrocchia, pur di non entrare nel vertiva che ha notato il padre girare in ciabatte e pigiama alla circuito delle badanti. ricerca della propria vecchia casa, sostituita da un condominio negli anni Ottanta. «Non vogliamo estranei che dormono in casa, niente extracomunitari che mettano le mani nelle nostre cose. E perché La signora Giulia, ex campionessa di ballo, si ritrova a letto dovremmo pagare?». per una banale caduta che le ha fratturato il femore, ossa fragili colpite dall'osteoporosi; e nemmeno un figlio a occuparsi Ma eccoci qua, a ciascuno il compito di trovare un aiuto, a di lei. Soltanto un nipote lontano, che poco può fare se non tutti può capitare di doversi trasformare in datori di lavoro scambiare due chiacchiere al telefono. improvvisati, magari anche senza molto preavviso. Le famiglie devono, da sole, gestire operazioni e procedure comTutte queste persone, aldilà della professione, del ceto plesse (la ricerca, il contratto, l’addestramento) intrecciando sociale e dei moventi culturali, hanno in comune un grosso passaparola e uffici che si muovono secondo logiche contorte dilemma: come gestire l'assistenza del proprio caro che con

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PSICOLOGIA La famiglia come datore di lavoro e settoriali. Ci si trova di fronte alla difficoltà di selezionare una persona che, oltre a dimostrare competenza in una lingua che quasi sempre non è la sua e che spesso non conosce bene, deve trasmettere la sensazione di essere collaborativa, paziente, con uno spiccato senso di "umanità". In fondo allaa badante si chiede di essere puntuale, professionale, discreta, affettuosa, di compagnia, paziente.

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Si raccolgono i nominativi e si cerca di stilare mentalmente le caratteristiche necessarie della figura da scegliere; nel frattempo ci si domanda "sarò in grado di trovare la persona giusta?". Quante aspettative!

Arrivano le candidate, di solito tutte donne anche se l'assistito è un uomo. Da una parte c'è la consapevolezza che una figura maschile semplificherebbe il rapporto liberandolo da imbarazzi, dall'altra ci si augura che non risponda nessuno, perché, per sentito dire, gli uomini spesso sono anche più in difficoltà con la lingua e poi appena trovano un altro lavoro se ne vanno e mollano tutto. Quindi un evviva, se pur a voce bassa, per le badanti donne. Si fanno un sacco di domande, per poi incappare in quelle gaffe subite a nostra volta da meschini possibili datori di lavoro ai tempi della gavetta: "sposata? Figli che potrebbero piombare in Italia? Fumatrice?" In un vortice di ossessività l'intervista rischia di trasformarsi in un terzo grado, con imbarazzo generale da entrambe le parti.

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«

Affrontare la questione della retribuzione. Dare vitto e alloggio? Solo se lo stipendio è basso. Mettere in regola? Ma in questo periodo è molto difficile e rischioso fare in altro modo, anche se la tentazione di lasciare tutto così sospeso è forte, un "precario definitivo", senza troppe conseguenze burocratiche, senza responsabilità. Da un lato la consapevolezza di una fatica economica legata a situazioni che spesso si protraggono nel tempo; ma più profondamente soprattutto il potersi concedere la possibilità in qualunque momento di cambiare,

sostituire, ancora meglio tornare alla vita di prima, quando non c'era bisogno di nessun estraneo in giro per casa.

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Mediare il primo incontro tra il parente da assistere e la badante, che quasi sempre non hanno la facoltà di scegliersi: augurandosi che l'anziano non decida di "farne fuori troppe" con la sua patologia, ma più ancora per la sua ostilità. Dino dovrà spiegare al padre che a prendere il pane da oggi ci andrà in compagnia di un donnone dai capelli biondi che a stento parla la sua lingua; a Luisa toccherà di trovare un modo per convincere sua madre a ricevere ordini da questa sconosciuta per casa. Per entrambi, così come per molti altri, sarà necessario fare i conti con i propri sensi di colpa per la delega, spesso totale, dell'anziano, della sua cura e del legame d'affetto che da sempre ha sostenuto la presa in carico dei "vecchi della famiglia" da parte dei più giovani.

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Fondamentale: accettare di dover chiedere un aiuto esterno per il proprio caro e di non poter essere in prima persona i fautori della cura del genitore o del parente.

In sintesi è osservabile come per la prima volta nella storia famiglie di tutti i ceti sociali sono costrette a divenire datrici di lavoro con una serie di problemi e contraddizioni non preventivate, agendo nell'emergenza una richiesta di aiuto che sradica i normali rapporti intra famigliari e generazionali di cura. Fortunatamente sempre di più sono le famiglie che si rivolgono da una parte alle agenzie preposte alla ricerca tecnica della figura adeguata per il singolo caso, dall'altra allo psicologo della famiglia. Al professionista viene richiesto un sostegno in questo doloroso percorso di consapevolezza e un aiuto per il coinvolgimento del fruitore ultimo del servizio della badante. D'altronde si è visto come, compatibilmente con le condizioni psicofisiche del paziente, la partecipazione attiva alla scelta della propria cura, prevenga il burnout delle badanti e un maggior benessere dell'anziano stesso

Conosciamoci: Maria, badante rumena da sette anni in Italia Mi chiamo Maria e vengo da Roman, una cittadina di 70.000 abitanti nel nordest della Romania. Da sette anni vivo e lavoro in Italia. Ho due figlie: Mioara, che mi ha resa nonna, vive in Italia sul Lago di Garda, mentre Lenuta è rimasta con mio marito Vasile a Roman. Roman è una cittadina storica che trae il nome dal suo fondatore: il principe Roman di Moldavia. Cosa raccontarvi del mio villaggio e delle sue tradizioni? La

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Romania rurale offre un modo di vivere che nei paesi dell’ovest è ormai scomparso. Vi sono pratiche che erano in uso quando ero ragazza e che sono sparite con l’evoluzione della società. Ricordo che da bimba, quando qualcuno si ammalava, non era il medico a intervenire, ma si interpellava una signora che praticava l’antica sapienza della medicina tradizionale. I suoi rimedi, fatti di erbe curative, avevano l’aspetto floscio e smorto della verdura cotta troppo a lungo e avevano un sapore disgustoso. Molti usi invece sono sopravvissuti: nei nostri paesi si dipingono ancora su vetro delle straordinarie icone sacre

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e si colorano le uova seguendo gli insegnamenti ereditati nei secoli. I costumi tradizionali escono spesso dagli armadi perché, ancora oggi, vengono indossati in molte occasioni. La musica e le danze tradizionali accompagnano le nostre feste. La ballata per eccellenza si chiama “Doina”, che come la “hora” e il “brul”, è eseguito da un orchestra dove prevalgono le sonorità del violino, della fisarmonica e del clarinetto. Se verrete a trovarci rimarrete sorpresi dalla nostra ospitalità. Per noi è un piacere accogliere in tavola l’ospite. Vi coccoleremo con le squisitezze della nostra cucina, innaffiate di “palinca” e “tzaica”.

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PSICOLOGIA

il datore di lavoro ricerca di silio agli anziani nella au di à vit tti l'a re lge Nello svo o spesso) in rtunatamente non tropp badanti ci imbattiamo (fo “disperate” situazioni che sembrano

P

arliamo di quei casi in cui i figli dell’anziano sono costretti a incontrare decine e decine di persone prima di trovarne una disponibile a lavorare per loro o per i loro cari, e di quelle posizioni lavorative in cui le badanti si avvicendano con una rapidità tale da rendere difficile la memorizzazione dei loro nomi. Se stiamo sperimentando una situazione di questo genere l’unica cosa da fare è “l’esame di co-

scienza”. È infatti statisticamente assai improbabile che i “lavoratori sfaticati” si assiepino tutti intorno alle stesse persone e altrettanto raro è che tutti coloro che riusciamo faticosamente ad assumere si rivelino poi inaffidabili, pretenziosi, caratteriali o incapaci. Vediamo quali sono gli errori che dobbiamo assolutamente evitare di commettere se vogliamo trovare un aiuto nel gestire i nostri anziani e il nostro ménage familiare.

atteggiamento padronale È un atteggiamento che riscontriamo soprattutto negli anziani di buona estrazione, che abitano in zone ricche della città e vivono in casa con la famiglia di uno dei figli. Chi soffre di “atteggiamento padronale”, più che cercare una badante, va a caccia di una “domestica H24 a 5 stelle”, che indossi la salopette da cameriera, accudisca l’anziano come un infermiere professionale, pulisca la casa come Mastro Lindo e cucini con la competenza

di Gianfranco Vissani. Il sogno di questo genere di datore di lavoro è di trovare una persona deferente e discreta, che sia felice di servire a tavola l’anziano e i suoi figli per poi cenare da sola tra i piatti sporchi della cucina, che non esca mai di casa se non previa gentile concessione, che esegua gli ordini impartiti senza mai discuterli e che accetti eventuali rimbrotti senza replicare.

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento padronale” È necessario pagare molto bene la badante, soprattutto se cerchiamo una persona convivente. Il denaro ci aiuta a ottenere ciò che desideriamo ed è la contropartita che dobbiamo offrire affinché gli altri sopportino il nostro modo di fare. Con stipendi da 7/800 euro al mese non andiamo da nessuna parte: chi soffre di “atteggiamento padronale” deve essere pronto a sborsare dai 1200 euro in su (straordinario escluso), per sperare di trovare una persona all’altezza della situazione.

Atteggiamento bellico Soffrono di “atteggiamento bellico” soprattutto gli anziani di estrazione popolare, che si sono sudati con grande sacrificio ogni briciolina che la vita gli ha offerto. La guerra, per loro, non è mai finita. La penuria e la carestia sono dei mali incombenti. Spendere, anche per il necessario, equivale a sprecare. Ed ecco che la badante che vuole fare una doccia calda tutti i giorni diventa una “mangiapaneatradimento”; se si compra una fettina

di carne di vitella vuole fare una vita di lusso alle spalle nostre; per non parlare del telefonino lasciato in carica per ore nella presa elettrica: la bolletta a quel punto va pagata a metà. Dopo qualche giorno di vita al buio e senza riscaldamento, la badante affamata, infreddolita e col telefonino scarico, se ne va. “Meno male”, pensa l’anziano affetto da “atteggiamento bellico”, “sennò, nel giro di poco tempo, mi avrebbe mangiato

Consiglio per i figli di chi soffre di “atteggiamento bellico” Pensare di cambiare la testa di mamma o papà è velleitario. Meglio dare in contanti alla badante l’indennità di vitto e alloggio (sono circa 130 euro al mese) e lasciare che al supermercato si compri quello che desidera mangiare. L’anziano avrà l’impressione di averci guadagnato e sarà più conciliante sotto altri profili. La badante avrà l’impressione di aver spuntato un eccellente stipendio e sarà più restia ad andarsene.

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Atteggiamento delegatorio È un atteggiamento che tipicamente si manifesta quando nessuno di due o più figli accetta di assumersi in proprio la responsabilità di cura dell’anziano e malandato genitore. In tal caso, cosa c’è di più semplice che “appaltarlo” a un terzo in cambio di compenso? I figli affetti da “atteggiamento delegatorio” lasciano la badante da sola a gestire l’anziano e se questi li sollecita ad offrire supporto o aiuto, replicano in modo incerto e dilatorio. Ogni decisione è subordinata ad ampie

consultazioni tra figli e, nove volte su dieci, la badante è costretta dalla contingenza a trovare soluzioni fatte in casa e transitorie. Quasi mai i figli sono disponibili a sostituirsi alla badante in caso di necessità, diventano latitanti quando c’è da sostenere qualche spesa “extra” e quando si fanno vivi assumono l’atteggiamento tipico del “collaudatore”: questo va bene, questo non va bene, questo si fa, questo non si fa. Salvo poi sparire di nuovo.

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento delegatorio”. La badante non è un individuo con la vocazione al martirio. È necessario imparare a fare tutto ciò che lei fa ed essere periodicamente disponibili a sostituirla per consentirgli di “prendere una boccata d’aria”. I genitori non possono essere integralmente “appaltati” a un terzo né la propria latitanza può essere giustificata da altri doveri familiari. Non possiamo pensare che la condizione di ridotta autosufficienza di un genitore non abbia alcun riflesso sulla nostra vita. Finché il genitore c’è, noi dovremo esserci.

Atteggiamento inquisitorio Quante volte abbiamo detto o pensato “Queste badanti cercano l’anziano che viva da solo così possono fare come gli pare senza avere nessuno che le controlli?” Questo atteggiamento è molto presente nelle figlie femmine e in particolar modo nelle figlie femmine che vivono con la mamma, e che sono costrette ad assumere una badante che le sostituisca durante l’orario di lavoro. La donna è tendenzialmente più fragile e, di conseguen-

za, più diffidente e permalosa, vede fregature anche dove non ci sono e cerca di imporre la propria autorità in modo talvolta scomposto. L’inquisitrice cerca di presentarsi inaspettatamente a casa del genitore e, appena entrata, si mette a caccia di prove che confortino la sua convinzione di essere stata fregata. La reazione di stizza è, in genere, immediata. Le dimissioni della badante, in genere, altrettanto.

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento inquisitorio” Fare la badante è già, di per sé, un lavoro molto duro. Se poi ci siete voi a fare le pulci su ogni cosa che questa fa o non fa, la convivenza diventa insopportabile. L’unica soluzione è quella di arrendersi al compromesso e all’imperfezione dell’essere umano e valutare (se ci sono) gli aspetti positivi della persona che avete in casa. Magari è dolce e sorridente, magari non sbaglia mai gli orari delle medicine, magari fa la spesa con economia. Insomma, il bicchiere ogni tanto va visto mezzo pieno invece che mezzo vuoto. E se proprio notate qualcosa che non va, fatelo presente con delicatezza e cortesia: non ve ne pentirete.

Atteggiamento colpevole Il nostro caro è diventato una persona impossibile? Ci chiama in continuazione senza motivo? Si sveglia alle due del mattino e comincia a girare per casa rischiando di cadere? Si strappa improvvisamente il pannolone provocando disastri igienicosanitari? Se abbiamo risposto di “sì” alla maggior parte di queste domande allora siamo degli eccellenti candidati per “l’atteggiamento colpevole”. “L’atteggiamento colpevole” si manifesta così: “Io non reggo più mio padre (o mia madre o mio

marito o mia moglie) ma, dato che a lui ci tengo, cerco una badante che faccia quello che dovrei fare io ma meglio di come lo farei io. In questo modo avrò comunque assolto ai miei doveri filiali o coniugali e potrò evitare di sentirmi in colpa”. Quella che si cerca è una sorta di “badante bionica”. Di fronte a badanti in continua fuga, il parente affetto da “atteggiamento colpevole” pensa: “Ma queste qui non hanno proprio voglia di lavorare!”

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento colpevole” Probabilmente il vostro caro non può essere seguito da una sola persona che stia con lui giorno e notte e lavori dalle 22 alle 23 ore al giorno. Anche le badanti conviventi seguono un orario di lavoro e hanno la necessità (prima ancora che il diritto) di godere di 8/10 ore consecutive di riposo. Se noi non riusciamo a dormire in stanza con il nostro caro, perché mai dovremmo pretendere che una badante lo faccia? È quindi necessario garantire alla badante convivente una sua camera privata in cui possa riposare tranquilla e magari assumere un badante per la notte. E se la stanza per la badante o i soldi per pagare due persone non ci sono, non c’è scelta, la notte tocca a noi. L’alternativa a questo sacrificio è solo una: un avvicendamento vorticoso di badanti che alla fine ci stressa ancora di più.

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medicina e sanitĂ

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invecchiare ... meglio presso il proprio domicilio I centri diurni, una valida alternativa all’istituto di riposo

M

olti ritengono che Come sempre l’assistenza testo di Roberto Bernardi quando iniziano i domiciliare è preferibile primi segnali di decadimento psico-fisico è giunto all’istituto per anziani. Il rischio maggiore è quello legato il momento di ricoverare l’anziano in casa di riposo così da alla perdita della propria privacy e intimità. Ciò è partisollevare la famiglia dal gravoso compito di assisterlo a casa. colarmente vero per coloro che vivendo in una struttura Evidentemente, se il proprio caro viene accolto in un istituto assistenziale sono costretti a condividere la camera da letto per anziani, è un gran sollievo per la famiglia. Ma per l’anziacon un’altra persona. La privacy è molto importante perché no, dal suo punto di vista, è davvero la cosa migliore da fare? gioca un ruolo chiave nel mantenimento dell’autostima e Contrariamente a quello che pensano in tanti non è sempre del benessere della persona anziana. Inoltre, il bisogno di la scelta migliore. intimità non diminuisce con l’età, e non c’è un’età in cui l’intimità non sia importante. La tendenza oggi è quella di non “ospedalizzare” l’anziano. Per esempio se un anziano, ancora lucido di mente, che è La casa, quella propria, rappresenta per tanti anziani ancora il abituato a svegliarsi alle due di notte e leggere un libro fino luogo più adatto dove passare il resto della vita. Nonostante alle sette del mattino, venisse messo in una stanza con un’altutto, anche in situazioni difficili, il principio di autodetermitra persona, la sua libertà di leggere il libro durante la notte nazione dell’anziano di rimanere dove è vissuto per molti anni, finisce, vincolandolo così a fare ciò che non vuole e privanmantenendo una discreta privacy e soprattutto dove sono raccoldolo della libertà. Così anche per tutte quelle abitudini che ti i ricordi di una vita, deve essere il principio basilare sul quale una persona può avere ereditato dal proprio passato e che basare la scelta di un eventuale inserimento in casa di riposo. all’interno di un istituto di riposo, dove il personale segue

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MEDICINA e sanità Invecchiare... meglio presso il proprio domicilio

Il mio nonnino è la persona migliore che io conosca perché ogni volta che torno a casa da scuola lui sta con me e mi racconta le storie di quando lui era piccino. Lui mi infonde sempre un sacco di felicità perché è molto simpatico e molto affettuoso con me e con mio fratello. Spesso ci racconta di quando era giovane, di quando c’era la guerra e di quando lavorava. A me e a mio fratello poi ci racconta della nonna e di quando erano sposati.

programmi, orari e ritmi prefissati, consoni con l’organizzazione di una comunità. È vero quindi che nell’invecchiamento ci si trova a dover dipendere dall’aiuto e dalla cura di altri ma permane sempre e comunque il diritto a fare le proprie scelte di vita nel rispetto della propria libera volontà e come sempre l’ambiente familiare, la propria casa, garantisce meglio questo diritto. In quest’ottica il punto cardine è sempre la famiglia e l’assistenza presso il proprio domicilio. L’eventuale ricovero in casa di riposo inizia dove finisce l’assistenza domiciliare e quindi dove la famiglia non ce la fa più o dove addirittura la famiglia non c’è. Sia chiaro, esiste anche un discreto numero di anziani che personalmente richiede di passare il resto della propria vita in casa di riposo perché si socializza di più, si sentono più sicuri, perché vedono il medico con una certa costanza, perché hanno la possibilità di partecipare ad attività di animazione e fanno un po’ di fisioterapia. Però anche in questo caso non è consigliabile e come sempre l’ambiente domiciliare è preferibile. Diversi sono i servizi alternativi all’istituto di riposo messi a disposizione delle famiglie. Questi servizi sono finalizzati a mantenere quanto più possibile la persona anziana nella propria casa, tra le persone care, sempre nella consapevolezza che il contesto familiare deve essere il luogo privilegiato di vita e di cura. In questo senso negli ultimi anni si è potenziata

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l’assistenza domiciliare con l’intervento di operatori sociali e sanitari, pur in un contesto che assicura, nel momento del bisogno, assistenza puntuale e qualificata in strutture come i centri diurni. I centri diurni socio-sanitari sono strutture semiresidenziali destinate all’accoglienza di persone anziane non autosufficienti o con ridotta autonomia psico-fisica e relazionale, che vivono nel proprio ambiente familiare. Il centro diurno è un servizio con funzione intermedia tra l’assistenza domiciliare e la casa di riposo. L’obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della qualità della vita dell’anziano e dei suoi familiari e si rivolge a tutte le persone anziane desiderose di creare e mantenere rapporti sociali tramite attività di animazione e socializzazione, nonché bisognose di servizi sanitari, socio-assistenziali e riabilitativi, e di sostegno e aiuto nelle attività della vita quotidiana, dall’assunzione dei cibi e delle bevande, alla cura della persona. Inoltre i centri diurni costituiscono un servizio di “sollievo” al nucleo familiare dell’anziano non autosufficiente. Attualmente ne esistono di 4 tipi 1) centro diurno di socializzazione dove l’anziano viene portato alla mattina, sta nel gruppo, pranza assieme ad altri, fa due chiacchiere, gioca a carte, legge il giornale o un libro, prende le medicine, fa della ginnastica e la sera torna a casa.


Adesso la nonna non c’è più e lui si sente molto solo. Per fortuna che c’è Tatiana che gli fa da mangiare e gli pulisce casa. Lei è come se fosse della nostra famiglia e per fortuna che c’è lei. Non sopporterei l’idea che il mio nonnino andasse in un ospedale per anziani. Perché per me e tutta la mia famiglia è importantissimo.

2) centro diurno fisioterapico (quello per

esempio per gli anziani che hanno avuto delle fratture o che stanno per essere allettati). È un centro dove si fa principalmente riabilitazione motoria con palestre attrezzate e fisioterapisti. L’anziano parte la mattina e torna alla sera. Pranza, prende le medicine, viene visitato dal medico e a fine giornata torna a casa.

3) centro diurno per la riabilitazione cognitiva (principalmente per decaduti mentali e malati di Alzheimer). Sono centri con medici geriatri, neuropsicologi, infermieri, educatori, fisioterapisti, logopedisti e operatori socio-sanitari dove si svolgono attività che migliorano l’orienta-

mento della persona, rallentano il deterioramento delle funzioni cognitive e prevengono la comparsa di disturbi comportamentali. L’anziano viene sostenuto e la famiglia viene alleggerita dal peso della malattia dalla mattina fino alle sei di sera. 4) centro diurno temporaneo dove si va per

sottoporsi a dei cicli di cura. Dalla mattina fino alle cinque del pomeriggio. Per esempio per coloro che sono in chemioterapia. In questo tipo di centro, durante la cura, c’è il controllo dell’infermiere e del medico e il paziente viene assistito per tutti quelli che sono gli effetti collaterali e i sintomi della cura

Modalità di accesso al centro diurno L’accesso ai centri diurni socio-sanitari avviene dopo che la situazione di difficoltà dell’anziano è stata valutata dall’Unità Valutativa Multidimensionale Distrettuale (UVMD), cioè da un’équipe di operatori sociali (assistente sociale comunale) e sanitari (medico di famiglia, infermiere, medico di distretto), attraverso la scheda SVAMA.
 La scheda SVAMA è una scheda di valutazione che viene compilata dal

medico di famiglia, dall’infermiere e dall’assistente sociale del Comune, che riassume tutte le informazioni utili a descrivere, sotto il profilo sanitario e socio-assistenziale nonché delle abilità residue, le condizioni dell’anziano.

 Se l’équipe valuta l’inserimento in struttura per anziani come “migliore” progetto di assistenza per la persona, questa, sulla base di un punteggio di gravità determinato dalla condizione sanitaria,

sociale e dall’assenza di alternative all’istituzionalizzazione, viene inserita in una “graduatoria” unica per tutta l’ULSS (Registro unico della residenzialità, gestito per l’ULSS dal Servizio tutela salute anziani), che viene consultata e utilizzata dai centri ogni qual volta si rende disponibile un posto.
La lista di priorità considera, inoltre, le eventuali preferenze espresse dal cittadino nell’individuazione della/e struttura/e di accoglienza.

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GERIATRIA

Invecchiamento della popolazione, complessitĂ del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti

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Scenari futuri per l'assistenza famigliare

L

a popolazione nel mondo L’Italia sembra comunque il testo di Valter Giantin sta invecchiando, come lo Paese in cui questo fenomedimostrano dati che provengono non solo dall’Italia no sarà più evidente. Ciò che più crescerà è il numero di ma anche da altri paesi europei, da paesi in rapido sviluppo persone in età avanzata o molto avanzata (sopra 80 anni di economico come Cina e India, e anche da paesi africani come età) che in secolo diventerà in Italia circa 15 volte quanto la Nigeria. Nel 2050 avremo circa 4 volte la percentuale di era nel 1950 (Figura 2). persone sopra i 60 anni rispetto al 1950, che raggiungeranno Figura 2 circa la metà dei residenti in Italia (Figura 1). 18 %

Figura 1

15 %

50 %

12 %

40 %

9%

30 %

6%

20 %

3% 0%

10 % 0%

1950

1975

2000

2025

2050

ITALIA

1,1

1,9

4,0

7,8

15,7

FRANCIA

1,7

2,5

3,8

5,9

11,0

CINA

0,3

0,6

0,9

2,1

6,7

1950

1975

2000

2025

2050

ITALIA

12,2

17,4

24,3

35,6

46,2

FRANCIA

16,2

18,3

20,5

29,6

36,4

INDIA

0,3

0,3

0,6

1,3

3,1

CINA

7,5

6,9

10,1

19,5

29,7

NIGERIA

0,2

0,2

0,3

0,5

1,1

INDIA

5,6

6,2

7,6

12,6

21,2

NIGERIA

4,0

4,2

4,9

5,7

11,6

L’Italia che agli inizi di questo secolo è stato il primo paese al

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GERIATRIA Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti mondo in cui gli ultra-sessantenni hanno superato in percentuale i soggetti con età inferiore ai 20 anni, sarà anche il primo paese al mondo, probabilmente tra il 2030 ed il 2040, in cui gli ultraottantenni supereranno gli under-20 (Figura 3). Figura 3 60

ITALIA

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Se nel passato anche recente il numero di figli che andava diminuendo compensava efficacemente il numero di anziani che cresceva, negli anni a venire, vi sarà soprattutto un forte aumento della popolazione anziana, con una alterazione drammatica nei prossimi anni, dell’indice di dipendenza, che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (1564 anni); vedi Tabella 1. Tabella 1

30 % P 0-19 15

% P 65 + % P 80 +

0 1950

1975

2000

2025

2050

Ciò se da un lato è indice di una aumentata speranza di vita, pone anche dei problemi di gestione della non autosufficienza, molto importanti. Infatti con l’aumentare del numero di anni che mediamente si vive, stiamo assistendo anche ad un aumento del numero di disabilità e di non autosufficienza che la popolazione si trova a vivere. Se a 60 anni abbiamo solo un 5-6% della popolazione che presenta almeno una disabilità, sopra gli ottant’anni questa percentuale aumenta vertiginosamente a più del 50%, creando non pochi problemi di gestione socio-sanitaria ed economica. L’invecchiamento della popolazione in Italia è dovuto non solo al miglioramento dello stato di salute e all’allungamento della vita media, ma anche all’importante diminuzione dei numero medio di figli per donna (attualmente in Italia circa 1,3-1,4 per donna).

VARIAZIONI DELL’INDICE DI DIPENDENZA

Tabella 1:Variazioni dell’indice dipendenza tra il 1951 e TRA IL 1951 E QUELLOdi STIMATO NEL 2051 quello stimato nel 2051 Censimento 1951 ........................................................... 52,3 Censimento 1951 1961 52,3 Censimento ........................................................... 51,6 Censimento ........................................................... 55,5 Censimento 1961 1971 51,6 Censimento ........................................................... 53,1 Censimento 1971 1981 55,5 Censimento 1991 ........................................................... 45,3 Censimento 1981 53,1 Censimento 2001 ........................................................... 49,0 Censimento 1991 45,3 Censimento 2011 ........................................................... 52,3 Censimento 2001 2021 49,0 Previsioni ........................................................... 57,7 Previsioni ........................................................... 82,7 Censimento 2011 2051 52,3 Previsioni 2021 57,7 Previsioni 2051 82,7 Donne e istruite, le più longeve La spettanza di vita (il numero medio di anni che una persona può contare di vivere dalla nascita) che attualmente per gli uomini è di 79,5 anni, nel 2065 aumenterà fino a 86,6 anni. Le donne, più longeve, che ad oggi hanno una spettanza di vita di 84,6 anni, nel 2065 potrebbero vivere in media fino ai 91,5 anni. Una conseguenza del fatto che le donne vivono più a lungo degli uomini è che, ad oggi, circa il 50% delle donne anziane risultano vedove (spesso più sole), contro il 12% dei maschi, mentre la maggior parte degli uomini anziani, circa l’80%, risulta coniugato. Il grado di istruzione sembra avere un ruolo importante nella durata della vita: è stato dimostrato infatti come la spettanza di vita aumenti con l’aumentare del tasso di scolarizzazione, ossia più è istruito un anziano più a lungo vive. Ciò pare sorprendente se si pensa che è stato invece dimostrato come aumentando la spesa sanitaria per persona, non si osservano gli stessi effetti. è stato anche osservato che gli anziani che hanno una bassa scolarità sono più spesso dipendenti nel mangiare, vestirsi, lavarsi, andare al bagno, rispetto a quelli che hanno frequentato per più anni la scuola.

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Così anche alcune patologie tipiche dell’anziano come la demenza, l’ictus, lo scompenso cardiaco sembrano colpire maggiormente i soggetti con una bassa istruzione. Si noti come attualmente la maggior parte degli anziani possiede una scolarità bassa (molto più le femmine rispetto ai maschi) e hanno come titolo di studio solo alcuni anni della scuola elementare; pochi sono coloro che sono riusciti a studiare fino la scuola superiore (6-7%) e pochissimi posseggono una laurea (2-3%).

Si intende per fragile “un soggetto di età avanzata o molto avanzata, affetto da multiple patologie croniche, clinicamente instabile, frequentemente disabile, nel quale sono spesso coesistenti problematiche di tipo socio-economico, quali soprattutto solitudine e povertà” (Ferrucci et al., 2001).

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L’anziano fragile è ad alto rischio di ospedalizzazione o istituzionalizzazione (inserimento in un istituto di cura o riposo per anziani).

gli uomini vivranno Nei soggetti anziani, soprattutto se fragili, è fino a 86,6 anni e le comune riscontrare le cosiddette sindromi donne fino a geriatriche ossia condizioni patologiche che 91,5 anni tendono a presentarsi in maniera ricorrente o

Ma quando possiamo definire un soggetto anziano? Diverse sono le definizioni proposte e non vi è una univoca scelta neppure nel modo scientifico. L’anziano è sicuramente un soggetto in cui gli organi e i sistemi hanno una ridotta riserva funzionale e in cui l’organismo ha una ridotta capacità di mantenere in equilibrio le proprie funzioni, per cui diventa più suscettibile a diverse malattie.

Anzianità e fragilità L’invecchiamento della popolazione ha portato ad un importante aumento di soggetti considerati “fragili”. La fragilità sembra colpire un’alta percentuale della popolazione anziana, soprattutto di quella più anziana, generando una grande necessità di bisogni assistenziali.

cronica, spesso dovute a molti fattori, ed associate frequentemente a difficoltà nell’eseguire le normali attività della vita quotidiana. Esempi di sindromi geriatriche sono le seguenti (secondo la regola della «I»): Immobilità, Instabilità, Incontinenza, Insonnia, Isolamento e depressione, Impairment (deficit) di vista e udito, Inanizione (malnutrizione), Ipocinesia (allettamento).

Quando una malattia colpisce un soggetto anziano, spesso è molto più complesso gestirla rispetto al giovane-adulto.Anzitutto

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744.000

le assistenti famigliari in Italia

perché l’anziano tende a sottovalutare i propri sintomi o non li vuole dire alle persone che gli stanno accanto per cui è facile che si arrivi tardi a diagnosticare e quindi a trattare la malattia. Inoltre anche le malattie stesse si presentano in modo diverso in età avanzata, con segni e sintomi che spesso sono diversi da quelli delle persone giovani-adulte, e talvolta non sono così chiari e vengono confusi con una semplice stanchezza, mancanza di appetito o di voglia di fare, tristezza, apatia, ecc. Bisogna poi considerare che quando una malattia colpisce un soggetto anziano, colpisce un organismo che spesso ha già altre malattie e che ha una riserva funzionale più bassa rispetto a un soggetto più giovane. Per questo motivo è più facile che l’anziano quando si ammala abbia poi delle complicanze a cascata ossia la comparsa di una malattia gli può provocare a sua volta problemi anche in altri organi.

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Un semplice esempio può essere il seguente: una semplice stipsi se diventa ostinata può provocare vomito e scomparsa dell’appetito, per cui è più facile che il paziente si disidrati, e ciò di conseguenza porta a insufficienza del rene ma anche a confusione mentale e disorientamento nello spazio e nel tempo, con rischio di caduta, frattura e allettamento. Fondamentale è poi ricordare che gli anziani assumono spesso molti farmaci e di conseguenza è più facile che si possano verificare effetti collaterali degli stessi o che i vari farmaci possano interagire tra di loro provocando ulteriori problematiche. Non bisogna dimenticare come la complessità del paziente anziano è dovuta anche al fatto che spesso presenta problemi di tipo cognitivo, demenza con disturbi del comportamento, dell’alimentazione, insonnia e molto spesso soffre di ansia e depressione.


GERIATRIA Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti Contesti sociali Tutto questo, se viene a presentarsi in un contesto sociale difficile, come è frequente che oggi accada, rende la condizione dell’anziano ancora più problematica. Molti sono infatti gli anziani soli anche perché come abbiamo visto aumenta l’indice di dipendenza o perché non hanno familiari adulti a cui fare riferimento, sia per la denatalità nelle decadi precedenti, sia per la necessità sempre più grande de giovani-adulti di dover spostarsi o migrare per trovare un lavoro idoneo al livello di istruzione raggiunto. Se i familiari sono presenti spesso si trovano con problematiche di gestione o di adeguata assistenza, anche perché sono sempre più i giovani-adulti che restano single e/o si trovano a dover lavorare fuori casa per molte ore al giorno per guadagnarsi da vivere. Sempre più spesso ciò accade anche alle donne che, oltre ad avere una naturale maggior propensione al lavoro di “cura”, in passato svolgevano un ruolo fondamentale di assistenza a livello di nucleo familiare, spesso allargato. Molte ricerche scientifiche dimostrano però che l’anziano vive, guarisce, reagisce meglio alla malattia e all’invalidità se può rimanere nelle propria casa piuttosto che in un istituto. E qui che diventa spesso essenziale il ruolo di una assistente familiare, o badante che dir si voglia, che aiuti la persona non autosufficiente a rimanere nel suo ambiente usuale di vita. In Italia si stima operino oggi complessivamente 744.000 assistenti familiari, di cui 700.000 straniere. È cioè presente una assistente familiare (italiana o straniera) ogni 15 anziani. Per avere un confronto, il numero di dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale è inferiore alla stima del numero di badanti (circa 638.000 dipendenti, in costante calo negli ultimi anni). Ecco quindi che dar vita ad una rivista come questa, che si rivolge specificatamente a questo “popolo” di persone che prestano assistenza a un mondo particolare quale è quello dell’anziano, fragile nella sua complessità, credo sia oggi non solo utile ma ormai doveroso

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QUANDO FINISCE LA VITA?

La nutrizione artificiale tra assistenza di base e accanimento terapeutico Un libro che non contiene risposte precostituite, ma aiuta chi si interroga profondamente su come assistere un malato fino agli ultimi momenti dell’esistenza, nel pieno rispetto della sua dignità. I temi di bioetica provocano facilmente contrapposizioni irriducibili, in quanto fanno riferimento ai valori fondamentali di ogni persona. Quando poi si parla di fine vita, ogni parola, ogni azione acquista un peso e una delicatezza estrema. Il caso americano di Terry Schiavo o quello italiano di Eluana Englaro sono solo due tra gli episodi più noti della cronaca che hanno posto l’opinione pubblica di fronte ad interrogativi quanto mai problematici. Valter Giantin, geriatra, lavora quotidianamente in questo campo, con la responsabilità di prendere decisioni difficili. Dalla sua esperienza è nato il volume che affronta il

tema della nutrizione e idratazione artificiale dal punto di vista clinico, psicologico, sociologico, filosofico/teologico, legale, bioetico, attraverso anche nuovi dati scientifici. Mettendo a confronto circa 25 autori, fa dialogare esperienze, ricerche scientifiche, posizioni filosofiche, casi di cronaca, professionalità diverse, dimostrando che è spesso possibile (e utile) trovare insieme la pista da seguire. Caso per caso. Nel testo sono analizzati alcuni rilevanti casi giudiziari sull’argomento, approfondendo anche l’approccio medico-legale. In appendice il documento del Comitato Nazionale di Bioetica sull’alimentazione ed idratazione artificiale di pazienti in stato vegetativo persistente con il commento inedito del Presidente dello stesso CNB, il giurista Francesco d’Agostino.

LIBRO edito da

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BADANTI IN EUROPA

Strategia e piano d’azione per l’invecchiamento sano in Europa, 2012-2020

Strategy and action plan for healthy agein in Europe, 2012-2020 Invecchiare in maniera sana, qualitativamente nel modo migliore, è un imperativo che riguarda tutti noi e che presuppone un grande senso di responsabilità per quello che saremo quando ci ritroveremo ad essere anziani

I

n questo processo che è del tutto naturale, l’invecchiare sano o attivo può fare la differenza. Una persona che nelle diverse fasi della propria vita si è preparato, vivrà meglio la dimensione di anziano. Questo approccio, questo tipo di programmazione a “quello che sarà”, permette di realizzare non solo il proprio benessere fisico, sociale e mentale attraverso il corso della vita ma anche di partecipare in prima persona e con responsabilità a una società che gli fornirà la cura più adeguata e protezione. Prima iniziamo a prenderci cura della nostra salute, adottando comportamenti salutari e intervenendo direttamente sui fattori di rischio, meglio arriveremo a un’anzianità serena.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S., o World Health Organization, W.H.O. in inglese) è l’agenzia specializzata dell'ONU per la salute. L'obiettivo dell'O.M.S. è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità.

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I principi guida per un invecchiamento sano e attivo sono contenuti nella pubblicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “Strategia e piano d’azione per l’invecchiamento sano in Europa, 2012-2020” (scaricabile da internet all’indirizzo web www.euro.who.int e disponibile tra-


dotto in italiano all'indirizzo web www.salute.gov.it).

ng

Promuovere un invecchiamento sano, creare ambienti favorevoli e adeguare i sistemi sanitari alle esigenze della nuova popolazione sempre più anziana. Queste sono le necessità espresse in questa pubblicazione dell’O.M.S. Europa. Il report a sua volta identifica cinque tipologie di intervento e di prevenzione per avere un’anzianità sana e attiva quali: Malattie non trasmissibili. Temi condivisi che includono obesità e nutrizione, attività ed esercizio fisico, tabacco e alcool. Disturbi mentali. I bisogni specifici delle persone anziane affette da demenza e la necessità dei prestatori di cure costituiscono un problema di portata intersettoriale. Prevenzione della violenza, degli incidenti e dei traumatismi. Gli incidenti sono responsabili della maggior parte del ca-

rico di malattie e disabilità delle persone anzianequali i traumatismi riportati in seguito a cadute (come le fratture al femore). I rischi ambientali sono responsabili di una quota oscillante tra un quarto e mezzo delle cadute. Altri fattori includono la debolezza muscolare, i disturbi dell’andatura e dell’equilibrio, episodi precedenti di caduta, i farmaci assunti. Ed è proprio in seguito a questi infortuni che vengono richiesti di solito ricoveri in ospedale e interventi costosi, ivi compresa la riabilitazione. Essi infatti sono causa di molte limitazioni funzionali che conducono alla necessità di assistenza a lungo termine, compreso il ricovero in struttura residenziale. Malattie infettive. Sono sempre più conosciuti i benefici che le persone anziane possono trarre da adeguate strategie di vaccinazione, rivolte sia a loro stessi che al personale di assistenza sociale che ha contatti con loro. Rafforzamento dei sistemi sanitari. I bisogni assistenziali complessi dei pazienti cronici nelle

La pubblicazione popolazioni in è scaricabile via di invecchiagratuitamente mento richieda internet dono servizi ben in versione PDF coordinati e di alta qualità per le persone anziane, ivi compreso un migliore accesso ai servizi di prevenzione e alla riabilitazione. Preoccupazioni centrali nella strategia di riforma sono il sostegno all’automedicazione e l’erogazione delle cure il più vicino possibile al domicilio del paziente tenuto conto della sicurezza e del rapporto costo/ benefici, attraverso il miglioramento sia dell’efficacia degli investimenti, sia della sostenibilità finanziaria dei sistemi di assistenza sanitaria.

E per concludere, tra i punti di intervento prioritari, troviamo anche il sostegno pubblico all’assistenza informale prestata da famigliari e amici (badanti) e di migliorare la salute e il benessere di coloro che necessitano di assistenza nonché degli stessi prestatori di cure

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alimentazione

esigenze alime LL'ANZIANO E DELLA DE

come armonizzarle

Una dieta bilanciata e corretta migliora la vita nei soggetti anziani e nelle assistenti famigliari

L'

anzianità non è una scelta ma un accadimento della vita. Spesso anche trovarsi a fare le badanti non è una scelta ma una necessità che nasce dentro a un percorso di vita tutto personale. In questo percorso nutrirsi e nutrire qualcuno è una tra le prime relazioni d’aiuto che l’essere umano compie nei propri confronti e nei confronti degli altri. È un gesto antico, un gesto di sopravvivenza e di riconoscenza, che deve essere svolto con attenzione e consapevolezza.

Un’alimentazione appropriata è un ingrediente essenziale per conservare un buono stato di salute in tutte le età e specialmente in età avanzata. Negli anziani infatti avvengono modificazioni fisiologiche, quali il rallentamento del metabolismo e la diminuzione della muscolatura scheletrica, cambiamenti dello stile di vita, come la ridotta attività fisica, che riducono il fabbisogno energetico ma che richiedono un giusto apporto di nutrienti. Dall’altra le esigenze alimentari della badante richiedono una giusta

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distribuzione dei principi nutritivi in modo da supportare il quotidiano sforzo fisico nella gestione del proprio assistito. Coniugare i due tipi di alimentazione, quello dell’anziano e quello della badante, è più semplice di quello che si pensa. Nell’affrontare il tema dell’alimentazione partiamo dall’acqua che è un nutriente fondamentale per ogni organismo. Nell’anziano come per chiunque altro è essenziale il giusto apporto di acqua. Sia per le assistenti famigliari che svolgono lavori fisici in casa, sia per gli anziani i quali sentono meno la sete e spesso si


entari BADANTE astengono dal bere per paura di incorrere nell’incontinenza urinaria o per timore dell’accumulo di liquidi. È necessario bere ogni giorno (durante e fuori pasto) una buona quantità d’acqua per preservare la funzionalità renale, idratare la pelle e ridurre il rischio di stipsi. Assieme all’idratazione è importante l’alimentazione. Spesso l’anziano si muove poco, assume farmaci che alterano il gusto del cibo e molte volte ha dei problemi di masticazione e di deglutizione che restringono il campo degli alimenti. Questi fattori costringono a una preparazione del cibo poco varia, monotona, e che può portare a carenze vitaminiche o di sali minerali. Spesso si possono verificare delle modificazio-

ni di peso. Di fronte a queste modificazioni vedremo nei prossimi numeri che non servono diete o allenamenti fisici impegnativi, basta mantenere un equilibrio, dare il giusto spazio agli alimenti che hanno tante virtù come le verdure, la frutta fresca, opportunamente preparate, e usare con moderazione altri alimenti che invece non sono salutari. Migliorando la qualità degli alimenti e lo stato nutrizionale si fortifica il sistema immunitario e si possono avere dei benefici sull’umore e sulla sensazione di benessere generale. Il cibo è consapevolezza e riguarda tutti a tutte le età. Per questo motivo dovrebbe essere adottato il principio “poco ma buono”, una regola alimentare che vale per

Gli anziani devono essere stimolati a bere Le persone vicine a un anziano prestino attenzione che egli riceva un adeguato apporto idrico, ovvero da 1 litro e mezzo a 2 litri di liquidi al giorno. A tal fine sono molto utili, oltre all'acqua, alcune bevande quali ad esempio il latte che rifornisce l'organismo anche di calcio e favorisce il sonno se bevuto caldo, il tè, la spremuta di frutta, il succo di frutta, ecc. Inoltre si consiglia che in un pasto al giorno sia presente una pietanza liquida, come ad esempio minestre in brodo, minestrone di verdure, creme o vellutate. Infine, a pranzo e a cena devono essere sempre mangiate verdure e frutta, perchè anche da questi alimenti, molto digeribili per l'anziano, si ricava una parte dell'acqua di cui l'organismo dei vecchi è spesso carente.

tutti, ma che diventa ancor più vera quando gli anni avanzano e il fabbisogno calorico diminuisce, mentre diventa fondamentale arricchire la dieta con vitamine, minerali, antiossidanti e tutte le sostanze necessarie a rallentare per quanto possibile l’invecchiamento. È da privilegiare un alimentazione ricca, variegata, stuzzicante che aiuti a prevenire quelle carenze nutrizionali che a una certa età possono diventare un nemico temibile. Attenzione però al fabbisogno calorico, che oltre i 40 anni inizia gradualmente a diminuire: dai 60 ai 70 anni il calo è del 10%, e un'altra riduzione del 10% avviene dopo i 70 anni. L’apporto nutrizionale deve rimanere equilibrato: farinacei come il pane, pasta o riso, cereali, più ortaggi e frutta restano alla base dell’alimentazione, da integrare con dosi modeste di alimenti proteici, quali legumi, latticini, uova, carne, pesce, e di grassi, preferibilmente sotto forma di olio extravergine di oliva da consumare crudo. 
 Indispensabile per il benessere, il consumo di verdure, soprattutto quelle a foglia verde scura come cavoli, broccoli o spinaci che riducono il rischio di tumori all’apparato digerente, ma anche altri disturbi come la degenerazione

La LaRivista Rivistadella dellaBadante Badante Maggio Marzo 2013

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ALIMENTAZIONE Esigenze alimentari: come armonizzarle maculare che è il principale nemico della vista in età senile, e ai cibi ricchi di fibre che aiutano l’intestino.
Da limitare invece il consumo di grassi animali e di sale che può contribuire all’ipertensione. Adottando un simile regime alimentare si prevengono quelle malattie causate dal troppo cibo e si va a stimolare una maggiore soddisfazione sensoriale. Non è la quantità che ripaga, perché sappiamo che chi mangia con ingordigia, rimane sempre con la fame e quando ha finito è pronto per ricominciare. Non solo funzione biologica quindi ma piacere quotidiano: questo dovrebbe significare il mettersi a tavola. Oltre a combinare e a distribuire con equilibrio gli alimenti, per gli anziani è importante approntare le pietanze secondo i gusti e servirle in modo da rendere la tavola attraente. Il momento del pasto deve essere sempre un’occasione per assaporare piaceri sani e genuini, capaci di stimolare l’appetito. È necessario fare la spesa con attenzione, essere informati sugli alimenti che acquistiamo, così da difenderci da prodotti scadenti e di scarsa qualità che vivono la popolarità negli scaffali dei supermercati grazie a costose campagne pubblicitarie. Una spesa ben organizzata incontrerà entrambe le necessità, sia quelle della “terza età” sia quelle della badante. Consigli pratici come andare a fare la spesa con un elenco ben preciso di prodotti da comprare e diversificare gli acquisti tra il mercato, supermercati e harddiscount aiutano non solo ad acquistare in modo intelligente ma anche

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consentono un notevole risparmio. Per esempio frutta e verdura acquistati ai mercati rionali magari quelli a “chilometro 0” oltre ad essere “genuini” che non provengono da paesi lontani (percui conservati e trasportati per enormi distanze) costano meno, soprattutto a fine mattinata, quando i negozianti temono l’invenduto. Cambiando argomento ma rimanendo in cucina, sarà interessante vedere assieme come si gestisce in modo corretto la preparazione del cibo e la sua conservazione. Questa non è cosa da sottovalutare, spesso le conoscenze igieniche ci proteggono da disagi e malesseri che possono catalogarsi come leggeri, il famoso “mal di pancia”, ad altri molto più gravi come le intossicazioni alimentari che possono portare al ricovero in ospedale. Nei prossimi numeri della rivista spenderemo qualche parola anche sul frigorifero. Non c’è elettrodomestico più consueto, più diffuso, come il frigorifero ma che nel contempo risulta essere anche uno dei più sconosciuti. Ci si infila dentro di tutto, caldo o freddo che sia, in contenitori di fortuna o con tutto l’imballo del supermercato, che poi magari ci si dimentica e che dopo qualche tempo diventa una colonia di batteri. Anche per la conservazione dei cibi bisognerebbe avere maggior

La Rivista della Badante Marzo Maggio2013 2013

rispetto, informarsi meglio e assumersi qualche responsabilità in più. A chiudere il cerchio, le modalità e le tempistiche evacuative. Deve essere chiaro che i lassativi sono consigliati, quando prescritti, ed è importante anche prevedere una corretta registrazione dell’andamento. Anche questo è un aspetto molto importante per il benessere di una persona. Nell’anziano come nel bambino ci vuole regolarità, ritmo e rito.Tutto va pazientemente costruito assieme, nel rispetto, nell’attenzione e nell’ascolto. Come vedete gli spunti di riflessione iniziano a essere molti. Li riprenderemo singolarmente nei prossimi numeri perché non voglio essere superficiale né approssimativa, gli argomenti non lo meritano, tanto meno le persone


SANITà

Dove e come trovare l’assistenza

del s.s.n. per gli interventi a domicilio L’assistenza domiciliare è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come "la possibilità di fornire presso il domicilio del paziente quei servizi e quegli strumenti che contribuiscono al mantenimento del massimo livello di benessere, salute e funzione"

testo di Roberto Greggio

A.D.I. Assistenza Domiciliare Integrata

è

in atto un continuo processo di invecchiamento della popolazione. Gli over 65 rappresentano nel Comune di Padova e Comuni limitrofi circa il 20,5% della popolazione totale e se il trend demografico non subirà modificazioni sostanziali, si prevede che gli over 65, nel 2050, costituiranno oltre il 30% della popolazione del Veneto (Dati demografici dell’U.L.S.S. 16). Ciò che ne consegue è che tale invecchiamento della popolazione comporta un aumento significativo di persone affette da malattie croniche come demenza, osteoporosi, malattie cardiovascolari, diabete, bronco pneumopatia

cronica, ecc.Tutto ciò ha determinato, e continua a determinare, un radicale cambiamento nei bisogni di salute della popolazione, cambiamento al quale l'assistenza socio-assistenziale e sociosanitaria non può sottrarsi, ma deve adeguarsi modificando i propri modelli organizzativi. Alla luce di questo sviluppo la politica sociale e sanitaria sta conducendo una linea di azioni verso alcune soluzioni alternative tra le quali il potenziamento delle strutture residenziali o una nuova forma di assistenza socio-assistenziale economicamente più vantaggiosa, ovvero quella dell'assistenza domiciliare.

LaRivista Rivistadella dellaBadante Badante Maggio Marzo 2013 La

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per l'integrazione e la collaborazione di più figure professionali, quali: infermiere di distretto, medico di medicina generale, medici specialisti ospedalieri, fisioterapisti, e operatori socio sanitari. È un tipo di servizio erogato direttamente a casa dell’utente con prestazioni volte a soddisfare i bisogni dei pazienti affetti da malattie sia temporanee o permanenti, e che possono creare parziale o totale non autosufficienza, e che hanno bisogno di assistenza continuativa secondo un intervento personalizzato definito dall’Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale (U.V.M.D.) Competenze infermieristiche L'assistenza infermieristica che viene offerta a domicilio si rivolge sia al paziente sia a chi quotidianamente lo assiste (badante e/o familiari).Il suo fine è di migliorare le condizioni di vita del paziente assicurando nel contempo una continua interazione con l'ambiente familiare. Questo tipo di assistenza si basa sull'approccio relazionale completo e individua le necessità non solo sanitarie dell'utente ma fa anche una valutazione dell'ambiente domiciliare, tenendo conto dei limiti e delle opportunità che può offrire l'entourage casalingo.

Il sistema degli interventi e dei servizi domiciliari risulta perciò un'alternativa valida in quanto può soddisfare le esigenze, in maggior parte di carattere sanitario, degli anziani, dei disabili e dei pazienti affetti da malattie cronico degenerative in fase stabilizzata o aventi vari gradi di non auto sufficienza (temporanea/permanente, parziale/ totale) che necessitano di essere assistiti in maniera continuativa. Le famiglie, i cittadini e il nostro Sistema Sanitario Nazionale da anni si stanno orientando verso forme di assistenza che possano contribuire a un miglioramento della qualità della vita, che siano più recettive verso i bisogni e le esigenze individuali, che possano

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ridurre le occasioni di ospedalizzazione non indispensabile e, soprattutto, che possano far sì che il paziente non rinunci, a causa della malattia, al suo nucleo familiare. L'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) è un servizio organizzato dalle U.L.S.S. in collaborazione con i comuni che permette ai cittadini che ne hanno bisogno di essere assistiti nel proprio domicilio e nel proprio contesto famigliare, con programmi di assistenza personalizzati, evitando il ricovero in ospedale o in casa di riposo, per un tempo maggiore del necessario. Questi interventi e servizi socio-sanitari offerti a domicilio, si caratterizzano

La Rivista della Badante Maggio 2013

L’infermiere domiciliare agisce non diversamente dai colleghi infermieri presenti nei presidi sanitari e ha la responsabilità generale dell’Assistenza Infermieristica (pianificazione, gestione, e valutazione dell’intervento assistenziale infermieristico). Per le attività comprese nella sfera di azione specifica ha piena autonomia tecnico funzionale. Le aree di intervento sono: prevenzione, cura, riabilitazione ed educazione. Gli aspetti peculiari e la natura degli interventi infermieristici sono tecnici, relazioni ed educativi. L'infermiere a domicilio inoltre assicura la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostiche e terapeutiche. È indispensabile affinché la persona abbia una ottimale assistenza nell’ambito domiciliare che ci sia un punto di riferimento all’interno della famiglia, e che debba essere presente parecchie ore della giornata. Questo punto di


riferimento può essere un famigliare oppure una badante che hanno il compito di soddisfare i bisogni di base della persona quali l’aiuto nella cura (igiene totale o parziale del corpo), nel governo e nella pulizia della casa, il disbrigo delle pratiche burocratiche, l’acquisto della spesa e nella preparazione dei pasti, l’attività di lavanderia e l’accompagnamento negli spostamenti in città per necessità mediche o personali. Possono richiedere l'assistenza domiciliare: • persone o famiglie parzialmente o totalmente non autosufficienti, che non sono in grado, anche temporaneamente, di gestire le proprie esigenze; • persone, anche minorenni, con ridotta o nulla autonomia per handicap, per

invalidità o per problemi psichici; • persone che vivono in situazioni di isolamento sociale; • anziani ultrasessantacinquenni. Attivazione dell’infermiere a domicilio L’Assistenza Domiciliare Infermieristica deve essere richiesta al Distretto Socio Sanitario di residenza, dallo stesso medico di famiglia, oppure dalla persona interessata, dai suoi famigliari o dagli operatori dei servizi sociali del comune. La richiesta è valutata da una comissione, multiprofessionale composta da medico di distretto, medico di famiglia, assistente sociale, infermiere, e altre figure professionali.

In merito al sistema di valutazione, nella Regione del Veneto, si utilizza da diversi anni la scheda S.V.A.M.A. (Scheda di Valutazione Multidimensionale dell'Anziano) quale strumento di valutazione delle persone anziane in condizione di bisogno per l'accesso ai servizi residenziali, e ai profili di ADI-A e ADI-MED. L'utilizzo della scheda S.V.A.M.A. ha permesso fino ad ora alle Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuali (U.V.M.D.) delle Aziende U.L.S.S. di valutare in modo omogeneo le istanze delle persone anziane non autosufficienti misurandone le condizioni, sociali e socio-sanitarie, e definendone il conseguente profilo assistenziale

Conoscenza dei termini tecnici

S.V.A.M.A.

1

Scheda per la Valutazione Multidimensionale dell’Anziano

U.V.M.D.

Unità di Valutazione Multidimensionale

2

Analizza tutti gli aspetti della vita dell’anziano preso in carico (salute, auto/non autosufficienza, rapporti sociali, situazione economica), rappresentando lo strumento di riferimento per decidere le azioni più opportune.
Vengono qui riportate le parti di S.V.A.M.A., che sono in tutto quattro.
Si tratta di schede che valutano, ognuna, un certo aspetto della persona presa in carico.

Obbiettivo dell’attività dell’U.V.M.D. è la defininizione, in ciascuna area di intervento, del progetto individuale per la persona in condizioni di bisogno socio sanitario. Individua la migliore soluzione possibile, in termini di risposta alle esigenze indicando gli stumenti per attuare l’intervento, nell’ambito delle soluzioni previste dal sistema di offerta.

Ogni scheda si divide in quattro pagine. 1) Cartella S.V.A.M.A. che contiene i quadri per la raccolta/registrazione dei dati identificativi della persona, della valutazione del potenziale residuo, della valutazione dell’efficacia della rete sociale, del profilo di autonomia e del verbale dell’Unità Valutativa Multidimensionale (U.O.D.). 2) Valutazione Sanitaria che contiene i quadri per l’anamnesi clinico-farmacologica, per la registrazione di specifiche condizioni che richiedono assistenza infermieristica, per l’analisi del sensorio e comunicazione e l’elenco delle principali patologie potenzialmente causa di disabilità.
 3) Valutazione Cognitiva e Funzionale che contiene una scala di valutazione cognitiva, una scala di valutazione della situazione funzionale, una scala per la valutazione del rischio di decubiti o di quelli eventualmente esistenti. È compilata dall'operatore responsabile del nucleo in cui è stato inserito l'anziano. 4) Valutazione Sociale che contiene spazi per la raccolta di informazioni sull’attivazione della domanda, sulle persone coinvolte nell’assistenza, sulla situazione abitativa, socio/ambientale ed economica.

L’U.V.M.D. esamina le necessità della persona in particolari condizioni di bisogno sanitario, sociale, relazionale e ambientale e individua gli interventi personalizzati e appropriati attraverso l’offerta dei diversi servizi territoriali. 
L’U.V.M.D. valuta i casi complessi e per le situazioni previste dai provvedimenti regionali, in sintonia con gli obiettivi del Piano di Zona, del Piano della Domiciliarità e dei Piani per la Disabilità e la Non Autosufficienza.
La valutazione viene attuata da più professionisti, per identificare la migliore soluzione possibile per soddisfare i bisogni assistenziali. Il progetto individuale viene rivalutato a distanza di tempo in relazione all’evoluzione del bisogno.
 L’U.V.M.D. individua un “case manager” nell’ambito degli operatori sociali, sanitari e sociosanitari che, rispetto alla situazione personale e famigliare, è funzionale alla realizzazione del progetto approvato.
L’U.V.M.D. è indispensabile per l’accesso alla rete dei Servizi territoriali, come ad esempio le strutture residenziali e semi-residenziali per anziani e disabili, la valutazione dei requisiti per l’attribuzione di contributi economici regionali e per l’attivazione dell’A.D.I.M.E.D.
L’U.V.M.D. stabilisce un punteggio e una graduatoria di precedenza per accedere ai vari servizi per i quali sono previsti tempi d’attesa.

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prevenzione Come si misura

la pressione arteriosa

L’ipertensione arteriosa è una delle malattie a più larga diffusione nei paesi industrializzati e rappresenta uno dei maggiori e più frequenti fattori di rischio delle patologie cardiovascolari

L

e patologie cardiovascolari costituiscono la causa principale di morte nell’adulto e sono responsabili di morte e malattie invalidanti quali l’angina pectoris, l’infarto miocardico, l’ictus cerebrale, la nefropatia e la retinopatia. In Italia circa il 15-20% della popolazione adulta è affetta da ipertensione arteriosa. Il controllo della pressione è semplice e soprattutto è una buona norma che ci permette di evitare problemi che possono portare a importanti conseguenze. La pressione arteriosa viene comunemente misurata a livello dell’arteria del braccio. Possono essere utilizzati i tradizionali sfigmo-

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manometri a mercurio oppure le più moderne apparecchiature elettroniche automatiche. Lo sfigmomanometro, lo strumento che generalmente utilizza il medico, è costituito da un bracciale di tela provvisto di camera d’aria, da una piccola pompa con valvola per sgonfiare la camera d’aria e da una colonna graduata a mercurio dove si leggono i valori di pressione. Il suo utilizzo non può prescindere dall’impiego del fonendoscopio, che è lo strumento che consente di ascoltare i suoni che si producono nell’arteria mentre si esegue la misurazione. Lo sfigmomanometro a mercurio è tuttora considerato lo stru-

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mento più preciso per la misurazione della pressione arteriosa.Va tuttavia evidenziato che l’impiego di questi strumenti richiede una corretta esecuzione delle procedure descritte nelle istruzioni d’uso dello strumento, oltre che un certo allenamento. Per questi motivi non sono ritenuti appropriati per l’autocontrollo della pressione. Il loro grado di precisione va verificato almeno una volta all’anno. Gli sfigmomanometri digitali automatici sono semplici e pratici da usare e attualmente rappresentano gli strumenti più adatti per la misurazione domiciliare della pressione. Questi strumenti sono


Da qualche tempo sono disponibili anche misuratori digitali automatici più evoluti, in grado di rilevare la pressione arteriosa non più a livello del braccio, ma a livello del polso. L’accuratezza di questi strumenti è assicurata solo se il dispositivo (che va collocato intorno al polso, come un bracciale) viene tenuto all’altezza del cuore, mantenendo l’avambraccio sollevato. Nelle istruzioni d’uso di ogni strumento è comunque indicato il corretto posizionamento dell’apparecchiatura. I dispositivi elettronici che misurano la pressione nel dito indice non sono in grado di fornire risultati sufficientemente accurati, pertanto non risultano idonei per l’automisurazione. Sono comunque e sempre sconsigliati apparecchi per la misurazione della pressione lowcost (tipo quelli che si possono trovare nei mercatini o nei grandi magazzini cinesi). Per l’acquisto di tali prodotti si consiglia di rivolgersi in farmacia.

Cosa farefare Come Dieci minuti prima della misurazione il paziente deve rilassarsi sedendosi in un ambiente tranquillo e con temperatura confortevole, meglio nella sua abitazione e possibilmente seduto su una sedia vicina a un tavolo. Inoltre nell’ora antecedente deve evitare di fumare e bere bevande che contengano caffeina. Prima di iniziare bisogna liberare il braccio da indumenti troppo stretti perché potrebbero limitare la circolazione sanguigna; quindi si infila il bracciale di gomma che deve essere posizionato tra l’ascella e la piega del gomito. Prestiamo molta attenzione alle dimensioni che devono essere adeguate al braccio del paziente. Appoggiato il braccio su un ripiano, con il palmo della mano rivolto verso l’altro siamo pronti ad eseguire la misurazione della pressione arteriosa.

Conoscenza dei termini Lo “sfigmomanometro” permette di misurare la pressione arteriosa. è costituito da una camera d’aria di gomma che viene applicata attorno a un braccio e che comunica con un manometro.

15-20%

della popolazione adulta è affetta da ipertensione arteriosa

VALUTAZIONE DEI VALORI DELLA PRESSIONE DEL SANGUE massima (sistolica)

minima (diastolica)

Ottimale

120

80

Normale

120-129

80-84

Superiore alla norma

130-139

85-89

Fascia di confine ipertensione

140-160

90-95

valutazione

costituiti da un bracciale collegato a un misuratore provvisto di monitor; il gonfiaggio della camera d’aria contenuta nel bracciale avviene automaticamente e, nella fase successiva, lo strumento rileva i valori di pressione massima e minima che vengono visualizzati sul monitor. Questi strumenti sono in grado di fornire valori pressori piuttosto precisi: si può affermare che rappresentano un buon compromesso fra la praticità d’uso e l’accuratezza nella misurazione, a condizione che il loro corretto funzionamento venga periodicamente verificato (almeno due volte all’anno).

Ipertensione lieve

140-180

90-105

Ipertensione moderata

oltre 180

105-115

Ipertensione severa

oltre 180

oltre 115

VALORI NORMALI DELLA PRESSIONE DEL SANGUE ED ETÁ massima (sistolica)

minima (diastolica)

Sotto i 18 anni

120

80

Tra i 18-50 anni

140

85

Dopo i 50 anni

140-145

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ETà

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La stimolazio L'esercizio fisico fa bene non solo al corpo ma anche al cervello degli anziani. Gli ottantenni attivi sono infatti più concentrati e meno inclini alla distrazione rispetto ai coetanei pigri

testo di Gabriele Nalin

a

volte, per stimolare l’anziano al movimento, basterà rispondere con un “no” a una sua richiesta, per indurlo a eseguire un piccolo compito quotidiano che altrimenti per indolenza eviterebbe. Come quando seduto davanti alla Tv su una poltrona lui ti chiede di passargli il telecomando: rispondendo alla sua richiesta e negandogli di passargli il telecomando lo indurrai a prenderlo da solo e quindi ad alzarsi e a fare quel piccolo sforzo fisico che lo terrà “allenato” a muoversi. Piccoli gesti quotidiani aiutano a “tenersi in forma” e a non abbandonare l’uso del proprio fisico.

persone che in casa siano loro d’aiuto.

Il tuo compito non è, ovviamente, quello dell’allenatore personale o del fisioterapista: le tue mansioni, nello specifico, saranno solo delle piccole estensioni alle usuali attenzioni che nel tuo lavoro già dedichi all’anziano. Sollecitandolo a correggere le cattive abitudini posturali e ostacolando la naturale tendenza alla pigrizia, sarai con poco sforzo di grande aiuto. La tua attenzione avrà ricadute utili perché arginerà gli stati di chiusura psicologici e la tendenza progressiva che condiziona l’anziano ad autolimitarsi nelle azioni. Molti studi dimostrano come in un anziano stimolato ad essere fisicamente attivo, sia migliore la qualità della vita.

Un tempo il lavoro impegnava fisicamente e alla fine di una giornata era certo che il numero e la qualità dei gesti eseguiti rappresentassero una buona base di allenamento per il corpo. Oggi per raggiungere il medesimo obiettivo si frequentano le palestre e si fa footing lungo gli argini. L’anziano che ha una minore capacità di autorganizzazione è, in questo, lasciato a se stesso. Molti anziani pur manifestando nell’esecuzione di alcune attività quotidiane dei deficit funzionali, sono in grado di mantenere un buon grado di indipendenza, altri, i più longevi in genere, richiedono la presenza di

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«Sono i piccoli gesti quotidiani che aiutano a “tenersi in forma” e a non abbandonare l’uso del proprio fisico»

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L’obiettivo che ci prefiggiamo stimolando l’anziano al movimento è quello di contenere il processo di degenerazione che accompagna l’invecchiamento, rallentandone il corso e la dinamica naturale. Preservare le abitudini motorie vuol dire mantenere l’ampiezza del movimento e un buon grado di libertà delle articolazioni, così che i gesti rimangano più morbidi e la risposta alle sollecitazioni esterne più armonica e sicura. Disporre delle proprie risorse motorie consente una migliore percezione del corpo e, con essa, una più valida capacità di controllo e di equilibrio. La migliore percezione di sé nello spazio, favorisce un rapporto più efficiente con gli oggetti, le forme e le misure, e ciò aiuta a prevenire le cadute, che negli anziani sono troppo frequentemente causa di morte.


one motoria

Per stimolare l’anziano al movimento, basterà rispondere con un “no” a una sua richiesta, per indurlo a eseguire un piccolo compito quotidiano che altrimenti per indolenza eviterebbe

«Molti sono gli studi che dimostrano come in un anziano stimolato a essere fisicamente attivo, sia migliore la qualità della vita» Se perseguita in maniera corretta e sistematica, l'attività motoria risulta in grado di ridurre o rallentare i cambiamenti anatomo-funzionali dovuti al processo di invecchiamento quali l’aumento del peso e della pressione arteriosa, la diminuzione delle capacità uditive, visive, respiratorie ed articolari, del massimo consumo d'ossigeno e della frequenza cardiaca massima; la diminuzione di massa, volume e peso dell'apparato muscolare e il decremento delle fibre muscolari; il decremento della forza, della flessibilità e della resistenza; la riduzione della capacità delle ossa di essere elastiche e in grado di assorbire le comuni sollecitazioni (incremento di traumi e fratture). L'ipocinesi (diminuzione del movimento) rappresenta per molti anziani il pericolo maggiore. Essa, infatti, può degenerare in una vera e propria malattia (malattia ipocinetica) e compromettere così efficienza fisica e qualità della vita. L'esercizio fisico influenza anche il benessere psicologico

dell'anziano, stimolando nuovi interessi, consentendogli la riappropriazione del proprio corpo, favorendo la socializzazione ed un maggior equilibrio psicologico. Il corpo diventa in questo modo strumento di relazione con gli altri e non viene vissuto esclusivamente come fonte di malesseri e di rimpianti per le capacità perdute. Un'attività motoria opportunamente strutturata può indurre utili modificazioni adattive, incidendo positivamente sul comportamento mediante cambiamenti sia dello stile di vita che delle espressioni affettivo-emotive. Tali variazioni possono favorire il rapporto con l'ambiente e stimolare la sfera cognitiva. L'attività motoria è un mezzo per prevenire o interrompere la condizione di emarginazione in cui spesso versa l'anziano. L'impegno fisico contribuisce, infatti, a sollecitare vantaggi psicologici che influenzano positivamente l'immagine corporea, l'autostima e, più in generale, il concetto di sé. Per quanto riguarda l'ambito relazionale, risulta elevata la correlazione tra la soddisfazione di vita e l'attività fisica informazione pubblicitaria

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CONSULENZA

regolaritĂ

differenti procedure per badanti UE ed extra UE

Aspetti pratici sulla

delle badanti 42

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Come fare Cosa dobbi amo saper e nel mom ento in cu badante, qu i viene assu ale è l’auto nta una rità alla qu ale rivolge la comunic rsi per l’ass azione di os unzione e pitalità op p u re p er presso la n d ar e la re sidenza ostra abitaz ione?

testo di Vojsava Zagali

L

a nostra badante vuole ricongiungersi con i propri famigliari? Quali sono i requisiti per fare il permesso di soggiorno di lunga scadenza CE oppure la badante ha una residenza anagrafica ininterrotta per più di 10 anni, come e quando potrebbe chiedere la cittadinanza italiana? Sono solo alcune delle domande che andremo a rispondere nei prossimi numeri de “La Rivista della Badante”. Iniziamo a rompere il ghiaccio partendo con l’illustrare la differenza tra “permesso di soggiorno” e “attestato di regolarità del soggiorno” e spiegando a cosa servono. Per semplicità partiamo con lo spiegare a “cosa servono”. Entrambi attestano la possibilità della badante straniera di soggiornare in Italia e permettono di svolgere ogni attività lavorativa subordinata o autonoma e di usufruire delle prestazioni di previdenza sociale, di assistenza sociale, sanitaria, scolastica, di beni e servizi pubblici come per esempio l’accesso alla procedura per l’ottenimento di alloggi di edilizia residenziale pubblica, contributo nel pagamento dell’affitto e delle bollette luce e gas, ecc. Il “permesso di soggiorno” - lo spieghiamo in maniera più dettagliata - è un documento che ha la validità al massimo due anni. Le tipologie valide ai fini della stipula di un contratto di lavoro sono quelle rilasciate per: motivi di lavoro subordinato, anche stagionale, lavoro autonomo, per motivi di famiglia e in attesa occupazione. Può essere considerato valido anche il permesso di soggiorno, per asilo politico oppure protezione sussidiaria. Anche gli studenti possono lavorare per un limite di 1040 ore. Un'altra tipologia di regolarità di soggiorno nel territorio italiano è la cosiddetta “carta di soggiorno”. Questo è un documento che la Questura rilascia ai cittadini non comunitari parenti dei cittadini italiani o comunitari. Di solito ha una validità di cinque anni. Come si può comprendere tutte queste tipologie di documenti vengono rilasciate dalla Questura ai cittadini non comunitari. Sono documenti soggetti a diversi rinnovi e aggiornamenti a seconda della tipologia sopraindicata.A tutti i cittadini comunitari viene rilasciato “l’attestato di regolarità del soggiorno” oppure un “attestato di soggiorno permanente” e può essere richiesto dalla badante che arriva da un paese che fa parte dell’UE.

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CONSULENZA Aspetti pratici sulla regolarità del soggiorno delle badanti Badante proveniente da paesi non appartenenti all'Unione Europea

Badante proveniente da paesi appartenenti all'Unione Europea

Se si assume una badante non comunitaria che risiede in Italia e dispone già di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, oltre al documento d’identità, eventuali diplomi o attestazioni professionali, tessera sanitaria, codice fiscale e lo stato di famiglia, è necessario anche farsi dare il permesso stesso.

Se invece la badante è una cittadina comunitaria, deve essere in possesso di un attestato di regolarità di soggiorno che viene rilasciato dal Comune dove viene stabilita la residenza. Infatti con il D.Lgs. 6 febbraio 2007 n. 30 si è data attuazione alla direttiva 2004/38/CE relativa al “diritto dei cittadini dell’Unione Europea e dei loro famigliari di soggiornare regolarmente nel territorio degli Stati membri”.

Bisogna stare attenti che non serve più stipulare il cosiddetto “Contratto di Soggiorno” poiché questo viene fatto tramite la comunicazione obbligatoria all’INPS, che avviene 24 ore prima dall’assunzione. Nel caso in cui invece si vorrebbe assumere una badante extra-comunitaria, che risiede all’estero, il datore di lavoro deve presentare richiesta nominativa in forma telematica indirizzata al Ministero degli Interni, ma soltanto ed entro i termini previsti dalla pubblicazione del Decreto dei Flussi Immigratori per l’anno in corso. Il governo ogni anno, come previsto dal TU sull’immigrazione, dovrebbe pubblicare un decreto con il quale si prevedono le quote massime di lavoratori che possono entrare per lavorare in modo regolare. Bisogna stare molto attenti invece, a non assumere una badante che si trova in Italia in maniera clandestina, in quanto il COMMA 12 dell’art. 22 del TU sull’immigrazione prevede che “ Il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno previsto dal presente articolo, ovvero il cui permesso sia scaduto e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato o annullato, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato”. Il contratto di lavoro che viene stipulato tra le parti potrebbe essere di tempo illimitato o a scadenza, tempo pieno ma anche part time.

I cittadini dell’Unione hanno il diritto di soggiornare nel territorio nazionale per un periodo non superiore a tre mesi senza alcun obbligo formale. Questo periodo può essere superiore quando è un lavoratore subordinato o autonomo, per residenza elettiva o per eseguire un corso di studio o di formazione professionale. L’attestato di regolarità del soggiorno ha la validità di 5 anni e viene rilasciato una volta conclusa l’istruttoria dell’iscrizione anagrafica. Una volta superati i 5 anni di regolare residenza anagrafica il Comune ha l’obbligo, su richiesta del cittadino, di rilasciare un attestato di soggiorno permanente. Quindi, dal punto vista pratico, se si decide di assumere una badante comunitaria, gli adempimenti da compiere sono piuttosto semplici. L’unico onere da parte del datore di lavoro è quello di verificare la validità del documento d’identità, eventuali diplomi o attestazioni professionali, il codice fiscale. Ma cosa si deve fare se la badante comunitaria non possiede questi titoli? Come detto prima, un cittadino comunitario può stabilire la propria residenza in qualsiasi comune italiano, quando ha già stipulato e sottoscritto un contratto di lavoro di tipo subordinato. In questo caso prima di tutto bisogna accertarsi se la persona si trova nel territorio italiano da meno di tre mesi e dove ha stabilito il proprio domicilio, rispettando l’obbligo di legge della comunicazione alle Autorità di Polizia. Questo avviene tramite una dichiarazione di ospitalità/cessione di fabbricato, secondo le modalità previste dalla legge. Nel caso in cui sarà lo stesso datore di lavoro a ospitare la badante dovrà ricordarsi che la comunicazione dovrà essere fatta entro le prime 48 ore della presenza della badante nella sua abitazione. La sottoscrizione del contratto di lavoro viene fatta da entrambe le parti e deve essere comunicata all’INPS 24 ore prima dell’assunzione

Permesso di soggiorno per lavoro subordinato​ Viene rilasciato dalla Questura su richiesta del lavoratore extracomunitario che, entrato in Italia a seguito di nullaosta al lavoro rilasciato al datore di lavoro, ha sottoscritto apposito contratto di soggiorno per lavoro presso lo Sportello unico per l’immigrazione. Ha una validità pari alla durata dell’offerta di lavoro e comunque non superiore a 1 anno per contratto a tempo determinato e non

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superiore a 2 anni per tempo indeterminato, è sempre rinnovabile alla scadenza e consente di svolgere qualsiasi altra attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo. Il datore di lavoro per ottenere il nullaosta deve rivolgere istanza allo Sportello unico per l’immigrazione, nell’ambito delle specifiche quote d’ingresso per lavoro stabilite dal Governo con i Decreti flussi.


FOCUS

il modello

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invecchiare bene si può

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L

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a crescente necessità di ricorrere a personale per l’assistenza a domicilio è un fenomeno conseguenza del progressivo invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle patologie cronico-degenerative, che, a loro volta, hanno ricadute importanti a livello sociale: basti pensare cosa questo significhi a livello di composizione demografica della popolazione, ma anche in termini di nuove configurazioni familiari e di istanze di benessere che le cosiddette assistenti familiari pongono ai servizi. A livello regionale le attuali tendenze hanno portato a una revisione della programmazione sociosanitaria puntando all’affermazione di un “modello Veneto” caratterizzato da un’efficiente ed efficace rete di servizi territoriali, a garanzia di uniformità assistenziale e di superamento delle differenze territoriali ed organizzative. Nel Piano Sociosanitario regionale si richiamano queste dinamiche sociali, spiegando l’allungamento strutturale della famiglia, “che diventa sempre più verticale e sempre meno orizzontale”. Si impone quindi una riflessione sul ruolo svolto dalla famiglia nel contesto veneto, quale rilevante ammortizzatore sociale, in grado di assicurare protezione e cura. Per questo, il Piano Sociosanitario esplicita la necessità di sostegno alla famiglia anche “nel lavoro di cura verso i suoi componenti più deboli attraverso il potenziamento dell’assistenza domiciliare, la finalizzazione degli assegni di cura, ecc.”.

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Già ora si vive molto più di un tempo. Ma la sfida che abbiamo di fronte è avere una lunga vita che sia anche una buona vita in salute e attività il più a lungo possibile. Per arrivare a questo obiettivo è necessario cambiare il sistema dei servizi sociali così come sono stati impostati fino a ora. Remo Sernagiotto, Assessore ai Servizi Sociali della Regione Veneto, descrive come il modello di welfare veneto viene in aiuto delle famiglie.

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Insomma, la scelta assolutamente da privilegiare, in quest’ottica, è il mantenimento dell’anziano o della persona disabile nel proprio contesto di vita, che è contesto fisico, sociale, emozionale e quindi elemento imprescindibile per garantire la qualità della vita. Più precisamente, proprio considerando la modifica della struttura familiare che ha causato una riduzione del numero potenziale e reale di caregiver, l’estensione uniforme su tutto il territorio regionale del servizi socio-sanitari resi a domicilio e il consolidamento dei contributi economici e assegni di cura, quale supporto alla famiglia, rappresentano azioni prioritarie della programmazione regionale. Oltre a queste però, ed è un passaggio degno di nota, nella programmazione regionale si richiama la necessità di promuovere “azioni di selezione, formazione e accompagnamento delle persone che assistono gli anziani all’interno delle famiglie”. Un obiettivo, quest’ultimo, attraverso il quale si esprime un impegno chiaro nei confronti delle cosiddette “badanti”. Esse rappresentano non solo una soluzione irrinunciabile per rispondere alla domanda di aiuto dei soggetti più fragili, ma un fenomeno storico nuovo che noi amministratori siamo chiamati a “governare”, anche attraverso un’adeguata formazione a chi assiste e un servizio di orientamento per le famiglie, a garanzia delle attese degli uni e dei bisogni degli altri

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3 il lavoro in casa

semplici regole di

economia

domestica

1) Lavatrice: come risparmiare

L’energia è sempre più cara e generalmente è l’uso degli elettrodomestici a incidere maggiormente sulla bolletta di casa; la lavatrice in particolare, se utilizzata in modo scorretto, provoca consumi eccessivi di energia e acqua. Alcune accortezze aiutano a risparmiare.

lavatrice un uso attento può far risparmiare molti soldi

Ecco alcuni consigli pratici per risparmiare soldi in bolletta utilizzando al meglio la propria lavatrice. Evitare di eccedere le dosi di detersivo oltre quanto consigliato dalla casa costruttrice. Aumenta la vostra spesa al supermercato e il rischio di danni ai tessuti. Ha inoltre un forte impatto inquinante sull'ambiente. Acquistare lavatrici a basso consumo energetico.Verificate sempre il consumo energetico della lavatrice (da cui dipenderà la bolletta) e la quantità d'acqua che utilizza. Un minore utilizzo di acqua implica una minore energia elettrica necessaria per riscaldarla e una minore quantità di detersivo.

zione di energia elettrica, causata dalla chiusura delle attività industriali, in queste ore è pertanto più conveniente fare il bucato.Verificate la presenza delle doppie tariffe nella vostra zona presso la vostra società erogatrice di energia elettrica.

Risciacquo con acqua fredda. Quando possibile fissate il risciacquo con acqua fredda. L'acqua fredda o calda al momento del risciacquo non influisce sul grado di bianco del bucato.

Fare il bucato solo a pieno carico. Utilizzare la lavatrice per carichi parziali vi costerà di più e dovrete comunque effettuare più lavaggi ogni settimana.

Fare il bucato la sera o la notte. Nelle ore serali si riscontra una sovrapprodu-

Far asciugare i panni sullo stendino. L'asciugatura automatica pesa enorme-

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mente sui consumi di energia elettrica. Usate uno stendino al sole o nel bagno. In poche ore i vostri panni saranno comunque asciutti e la bolletta più bassa. Evitare il lavaggio a 90° quando è possibile. Le temperature elevate implicano un maggiore consumo di energia elettrica, inoltre aumentano il rischio di usura dei tessuti. Passare dai 90° ai 60° consente un risparmio immediato del 30% di energia elettrica. Separate i capi in base alla sporcizia riservando il lavaggio a 90° soltanto per la biancheria molto sporca.


2) Fare la spesa: come risparmiare e mangiare sano Organizzare la spesa quotidiana non è semplice: la scelta dei prodotti è influenzata da molti fattori, primo tra tutti il prezzo. Spesso, però, si rischia di accantonare la qualità, senza pensare che un costo molto basso è a volte indice di tecniche produttive non conformi alle norme di sicurezza e rispetto ambientale. Come risparmiare acquistando prodotti sani e genuini e tutelando le nostre tasche e la nostra salute? Teniamo a mente questi consigli: Preferire frutta e verdura locali e di stagione: più saporite e fresche rispetto a quelle prodotte in serra o raccolte prima del tempo per affrontare lunghi viaggi. L’autunno, ad esempio, è il periodo giusto per acquistare uva, pere, mele. Rispettare la stagionalità e non sottovalutare i prodotti del proprio territorio è anche importante per sostenere l’agricoltura nostrana e ottenere prezzi migliori. Consumare meno carne e scegliere solo quella d’origine italiana (evitando gli allevamenti intensivi). Come per frutta e verdura, meglio orientarsi su prodotti locali con chiare indicazioni sulla tracciabilità del prodotto e informazioni sulle tecniche di lavorazione. Le uova, ad esempio, hanno un loro codice (numeri

alimenti attenzione sempre alla data di scadenza

e lettere) che spiega la provenienza e il tipo di allevamento (all’aperto, a terra o in gabbia). Controllare bene le etichette: rappresentano la “carta d’identità” di un prodotto e sono importantissime. Leggere “prodotto in Italia”, infatti, può trarre in inganno, perché non viene specificata la provenienza delle materie prime. L’etichetta ideale dovrebbe indicare origine ed eventuale importazione, quantità e data di scadenza, ingredienti e valore nutritivo per porzione di prodotto, eventuale marchio biologico.

3) Per evitare le fughe di gas Uno dei fatti di cronaca più diffusi è quello che riguarda le fughe di gas durante il sonno o quando siamo fuori casa. Un problema diffuso che spesso dipende dalla distrazione e che purtroppo porta a tragiche conseguenze. Quello del gas dimenticato aperto è uno degli incidenti domestici più diffusi. Alcune semplici precauzioni ci permetteranno di non commettere errori fatali che possono causare la morte nostra e del nostro assistito.

perciò per rilevarne la presenza viene odorizzato per legge: se c’è una fuga quindi si sente. Se si sente odore di gas è necessario seguire esattamente i 6 seguenti punti: Importante 1) non manovrare interruttori della luce; 2) non usare apparecchi elettrici; 3) non usare fiammiferi e accendini; 4) chiudere il rubinetto generale del gas, se è in casa; 5) areare l’ambiente aprendo le finestre;

In caso di odore di gas Il gas naturale, metano, è inodore,

6) disattivare il contatore elettrico se è esterno all’ambiente.

gas

in caso di fuga chiama il 115

Poi uscire di casa e aspettare che il gas si dilegui. Se la fuga non dipende invece da un rubinetto lasciato aperto, bisogna chiamare immediatamente il Pronto Intervento Gas o i Vigili del Fuoco (115).

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sicurezza Nella rete di internet esiste sempre il rischio di essere ingannati o raggirati. Soprattutto se si è alla ricerca di lavoro...

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internet

La sicurezza prima di tutto A colloquio con GIANFRANCO VOLPIN, SOSTITUTO COMMISSARIO DELLA POLIZIA POSTALE E DELLE COMUNICAZIONI DI PADOVA, SEGRETARIO PROVINCIALE COISP. Da sempre attento alle truffe e ai reati che si possono verificare in internet, alla professione di tutore dell’ordine affianca un'importante attività di sensibilizzazione sui pericoli che si incontrano nella Rete Internet.

S

pesso inserzioni apparentemente interessanti nascondono dei tranelli che spesso hanno delle conseguenze fastidiose. Come sempre non è tutto oro ciò che luccica. Pertanto è importante seguire qualche piccolo accorgimento. Visto l’ambito particolare, delicato e sensibile è bene prestare molta attenzione sia da parte di chi cerca lavoro sia da parte di chi lo offre. Chi offre lavoro non può e non deve chiedere pagamenti in denaro, in natura e in nessun’altra forma. Se questo accade è bene sapere che è un illecito. Fate molta attenzione a proposte e offerte molto allettanti, potrebbe nascondersi un raggiro. Dottor Volpin, innanzi tutto vorremo sapere quanto è diffuso l’uso della rete tra le badanti e più in genere tra le persone che raggiungono il nostro paese alla ricerca di un lavoro. «A mio parere l’utilizzo degli strumenti informatici è diffuso in maniera pressoché universale tra le persone che giungono in Italia. La ragione è che chi arriva ha già nel nostro paese dei referenti ai quali rivolgersi. Ogni comunità offre una rete di solidarietà che è in grado di fornire le informazioni fondamentali a chi giunge qui per la prima volta. Ogni gruppo ha inoltre una diversa vocazione e differenti specializzazioni. Le strade sono già state battute e dove l’uso della rete è importante, vi è chi è in grado di dare una mano». Quali sono i raggiri a cui sono maggiormente soggette queste persone? «Nelle rubriche di ricerca lavoro spesso vi sono annunci che promettono una sistemazione e che per questo chiedono dei soldi. In genere si tratta di cifre di denaro contenute e per

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questa ragione non si conosce il numero esatto di questo tipo di raggiri. Quello che si raccomanda è di non dare mai alcun credito a chi domanda pagamenti offrendo in cambio lavoro. Si deve diffidare poi di chi chiede i nostri dati sensibili. Una volta che ci siamo presentati con il nostro nome e cognome è sufficiente. Non divulgate mai le vostre generalità per intero e meno che mai le vostre coordinate bancarie». E riguardo alle truffe legate al rilascio dei permessi di soggiorno? «Troppo spesso sono gli stessi connazionali delle vittime a operare questo tipo di raggiro. Non ci stancheremo mai di ripetere che le uniche vie praticabili, per ottenere un permesso di soggiorno, sono quelle legali e cioè stabilite dalla legge, che definiscono anche l’iter da seguire e i soggetti abilitati al rilascio». Cosa fare quando si sospetta una frode? «La risposta è ovvia. Si deve denunciare il fatto alle autorità


La truffa del mese Soggetti interessati Tutte quelle persone che cercano un lavoro da effettuare in casa, per arrotondare lo stipendio o proprio per la necessità di guadagnare dei soldi per vivere. LA NATURA DELLA TRUFFA Inizialmente c’è l’offerta di lavoro tramite il sito, alla quale bisogna rispondere lasciando la propria mail. Dopo qualche mese si viene contattati attraverso mail dalla ditta offerente e, dopo diversi contatti, fra i quali anche una telefonata con un responsabile che si identifica con nome, cognome e qualifica, si viene convinti a firmare un contratto recante i nostri dati personali ottenuti tramite l’invio della fotocopia della carta d’identità e del codice fiscale (attenzione: il sistema migliore per rubare i dati personali). In cosa consiste il lavoro Dare la propria disponibilità a ricevere al proprio indirizzo degli elettrodomestici (cellulari, televisioni, ecc.), fotografarli e rispedirli agli indirizzi indicati dalla ditta offerente.

attenzione alle inserzioni di "cerco/offro lavoro" in Internet

competenti. Ma, a questo, vorrei aggiungere un ulteriore suggerimento.Vi sono molte associazioni che operano in aiuto degli stranieri ospiti nel nostro paese. Avvaletevi dei CAF e di ogni altro ente che è in grado di orientarvi e informarvi. Quando vi trovate nel dubbio, prima di cadere nella trappola di qualche soggetto con pochi scrupoli, chiedete un aiuto a chi è in grado di darlo». E la paura? Spesso si omettono le denunce per paura delle ritorsioni. «In effetti in caso di denuncia querela bisogna indicare le proprie generalità e in seguito c'è l'obbligo di testimonianza. Però se nel corso di un'attività investigativa, l'ufficiale di Polizia Giudiziaria viene a conoscenza di un determinato reato attraverso una sua "fonte confidenziale", in questo caso la fonte confidenziale rimarrebbe anonima. Comunque, sempre per non commettere errori, fatevi consigliare da chi opera nelle associazioni e nei CAF a vostra tutela. Non abbiate timore di chiedere aiuto».

LA TRUFFA Le persone accettano il lavoro, firmano un contratto e poi lo eseguono. Innanzitutto la ditta di trasporti che recapita la merce emette la fattura a nome del lavoratore e tutti gli oggetti consegnati vengono fatturati a nome del lavoratore. Dopo un mese, durante il quale viene effettuato tutto il lavoro come da accordi e la merce rispedita generalmente all’estero (Lituania, Russia, Inghilterra) lo stipendio tanto atteso non arriva e, quando si contatta la ditta per avere spiegazioni, non risponde più nessuno. Il sito non è più raggiungibile e si viene a scoprire che la sede della fantomatica ditta è in America ed è praticamente impossibile risalire all’indirizzo IP dal quale sono partite tutte le mail. LE CONSEGUENZE In conclusione il malcapitato oltre a non aver trovato lavoro si trova a dover pagare fatture di elettrodomestici a suo nome, fatture di spedizioni sempre a suo nome, perché sono stati utilizzati i suoi dati, ottenuti attraverso le copie dei documenti da lui spediti per ottenere il contratto. LA RACCOMANDAZIONE Non viene segnalato alcun nome di sito, perché questi siti vengono aperti e cancellati nel giro di pochi mesi. La cosa che viene raccomandata vivamente è che, se vi capita un’offerta di lavoro simile, non accettatela. Risulta che al momento siano state truffate almeno duemila persone in questo modo e che, con la scusa di avere le fotocopie dei documenti per redigere il contratto, ci siano stati molti furti d’identità.

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condomini la badante

«UNA PER TUTTI, TUTTI PER UNA» CAMBIANO I TEMPI E CAMBIANO LE FORME DI COLLABORAZIONE: LA BADANTE SOCIALE GESTISCE PIù RICHIESTE DI ASSISTENZA

L'

idea è assolutamente nuova e allo stesso tempo rivoluzionaria. Assumere una sola signora e poi “dividerla” fra i vari anziani. Così si paga a ore e si risparmia. La formula è semplice: il palazzo arruola un’energica signora tuttofare parcellizzando il contratto domestico di colf e badanti in quote. Come se fossero tanti singoli part-time. Ogni anziano paga solo l’effettivo “consumo”: 200/250 euro al mese per due ore di lavoro al giorno contro i 1.000/1.200 euro mensili per un’assunzione a tempo pieno (ma si può concordare un impiego ridotto), compresi ferie, permessi e tredicesima. Cinque euro lordi all’ora più contributi e la badante è servita per tutti. Basta che alcune famiglie in uno stesso condominio si mettano d’accordo e potrebbero impiegarlo per aiutare gli anziani e cucinare, per sbrigare faccende domestiche. È sufficiente calibrare le esigenze e suddividerle nell’arco della giornata. Gli altri condòmini non creeranno problemi, perché una delle grandi novità di questa figura è che i suoi costi ricadono esclusivamente su coloro che la utilizzano. Qualcuno le chiama “nuove forme di

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welfare” o di “micro-welfare” ma, in concreto, significa cercare risposte a bisogni crescenti avendo risorse sempre più scarse, un sistema più agile, snello e “giovane” che presumibilmente sarà chiamato sempre più spesso a sostegno del tradizionale modello di welfare. I vantaggi sono evidenti. Primo tra tutti la lavoratrice può mantenere tutti i suoi rapporti di lavoro in un unico condominio, senza doversi spostare, come accade spesso, in varie parti della città nella stessa giornata, con un evidente risparmio di tempo ed energie. Medico di base, infermiere e assistente sociale possono visitare più pazienti in una stessa visita e soprattutto per gli anziani questo tipo di formula permette di vivere in comunità, mantenendo comunque la propria privacy all'interno di spazi personali migliorandone la qualità della vita e mettendoli nelle condizioni di vivere al meglio e il più a lungo possibile.
 Il format della "badante di condominio" è stato inventato qualche anno fa ad Alessandria, in un condominio del centro storico, dove diverse famiglie combattevano la loro quotidiana e dolorosa battaglia contro malattie come l'Alzheimer o la disabilità di un parente. L'assistente sociale, che frequentava

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periodicamente l'edificio, segnalò ai servizi sul territorio questa contiguità, questa prossimità anche fisica tra persone con problemi tanto diversi tra loro ma che comunque richiedono attenzione, cura e aiuto. Nacque così, da un bisogno sociale in qualche modo condiviso, l'idea della badante di condominio, assunta


iale La "Badante Sociale"

direttamente dagli abitanti dello stabile ma formata e supervisionata da una pluralità di figure come il medico di famiglia, la Asl e l'ente locale. Fu in quella circostanza che ad Alessandria, un giovane laureato e senza lavoro fisso, si è inventato questa figura ed è diventato la persona di riferimento delle famiglie dello stabile.

Da allora questo modello alternativo di assistenza familiare si è evoluto e perfezionato dal punto di vista delle mansioni da svolgere e sotto il profilo normativo. La “badante di condominio” o “badante sociale” è diventata una delle nuove figure sperimentate in diverse realtà italiane per dare risposte concrete ai

è una badante qualificata in grado di gestire contemporaneamente più richieste di assistenza per un numero determinato di ore. La badante sociale affiancherà quella tradizionale occupandosi di più persone, in base alle esigenze delle famiglie e dell’anziano e potrà, così, soddisfare situazioni diverse, dal numero di ore di assistenza al costo ridotto per singolo nucleo familiare.

bisogni di salute e di assistenza dei cittadini, integrando l'assistenza sociale e sanitaria e puntando su una responsabilità diretta del territorio.
Si tratta di risposte ai bisogni della comunità che arrivano direttamente dal suo interno, interventi capillari mirati a sostenere

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un bisogno che diversamente sarebbe gestito forse peggio, e sicuramente in maniera economicamente più dispendiosa per gli enti sul territorio.

 Ecco dunque questa nuova figura che integra l'assistenza offerta ai cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale, dal medico di famiglia e da tutte le strutture presenti. In pratica, la badante acquista i farmaci, tiene sotto controllo e monitora il livello di salute, è una vera e propria “antenna” del medico di famiglia.



 A Bologna funziona con successo già in 45 palazzi. Moldave e ucraine vanno per la maggiore, ma qualcosa sta cambiando, tanto che a Bologna tra le new entry ci sono anche le italiane. Per tutte, la giornata si suddivide tra un pianerottolo e l’altro dello stesso stabile. Mentre l’inquilino del primo piano schiaccia un riposino, si somministrano i medicinali all’arzilla dirimpettaia. Al secondo piano si prepara una minestra calda, dopo aver fatto la spesa per la signora anziana della scala B. Queste le premesse da contratto. Poi c’è la realtà, quella fatta di esigenze che si sovrappongono e concentrano tutte insieme e a seconda dei casi, alla badante istituzionale, viene affiancata un’altra badante di supporto. La mattina ha gli stessi rituali per tutti: la spesa, la passeggiata, i giardinetti, quindi il pranzo e poi la cena; per non

www.privatassistenza.it

parlare dell’ora in cui l’anziano va messo a letto. Sono esigenze condivise ma difficilmente sovrapponibili. L’intesa si trova a fronte dell’evidente risparmio. Eppure l’aneddotica sulle liti condominiali lascia poco spazio al sogno delle relazioni idilliache tra vicini di casa. I conflitti sull’utilizzo degli spazi condivisi riempiono i fascicoli degli studi legali, figuriamoci se a essere condivisa è la badante e dietro ci sono anche questioni di salute. Sul punto, l’esperienza di Bologna risponde giocando la carta della storia della badante moldava di 43 anni che si è sposata e che ha invitato alle nozze anche le quattro famiglie del condominio che l’hanno assunta. Come a dire: grazie alla badante condominiale si corre anche il rischio di conoscere e persino salutare il vicino di casa. Esperienze simili a quelle di Alessandria e di Bologna sono state testate anche a Trieste, dove un'equipe di badanti formata da tre persone, assunte in un condominio, ha permesso un aiuto integrato a persone con particolari esigenze di salute. L'equipe ha colmato un vuoto difficile da coprire per i normali servizi territoriali e che il più delle volte gravava sulle famiglie, cioè un'assistenza concreta e continuativa alle persone in difficoltà attraverso anche lo svolgimento di una serie di incombenze concrete come la spesa, la banca, la posta o la riunione di condominio. Questi progetti di “micro-welfare”

sbarcheranno presto anche a Milano, Firenze, Cagliari, Reggio Calabria, Prato, Roma e in tante altre città italiane. E la “badante di condominio” ci sarà anche a Mestre-Venezia. Con tanto di appartamento per lei. Anzi due appartamenti perché non è detto che una badante sia sufficiente per i 24 anziani presenti. Il progetto che è in via di ultimazione (la consegna dei primi appartamenti è prevista per giugno 2013), prevede che gli anziani siano seguiti al meglio e consente la possibilità di utilizzare un sistema all’avanguardia per la trasmissione, ricezione e integrazione dei dati siano essi fonia, internet, rivelazione gas/fumo/allagamento, antintrusione, agenda terapeutica e monitoraggio dei parametri vitali giorno e notte. Ad affiancare i sistemi di controllo elettronici, la badante di condominio che assiste quotidianamente tutti gli anziani e assicura una qualità di vita apprezzabile per tutti. In realtà tutte queste esperienze stanno fungendo da apripista perché in tempi molto rapidi questi modelli verranno applicati in altre città.Teniamo presente che non è solo l’invecchiamento, ma anche la crisi economica che spinge la pubblica amministrazione a fare esperimenti di questo tipo. Il costo di una badante è ormai un peso insostenibile per molte famiglie, se invece questo costo viene diviso tra 5/10 famiglie, ecco che diventa sopportabile

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FISCO E PREVIDENZA Badanti regole e oneri

Contributi e busta paga Le badanti per essere messe in regola vanno iscritte all’INPS. L’assicurazione garantisce loro la pensione, l’indennità di maternità, gli assegni familiari, le rendite da malattie professionali e la copertura infortuni. Per metterle in regola si deve comunicare l’assunzione all’INPS. Sarà poi l’INPS a inviare al domicilio del datore di lavoro i bollettini di conto corrente da utilizzare per il versamento dei contributi. L’obbligo assicurativo sussiste anche se la badante è già assicurata presso un altro datore di lavoro o per un’altra attività. I versamenti poi vanno fatti anche se la badante è già pensionata o è di nazionalità estera.

L’assunzione La comunicazione di assunzione deve essere presentata all’INPS entro le ore 24 del giorno precedente (anche se festivo) a quello di inizio del rapporto di lavoro. La comunicazione è obbligatoria: anche per il periodo di prova, qualunque sia la durata del lavoro, anche se il lavoro è saltuario e discontinuo, anche se assicurati presso un altro datore di lavoro, anche se assicurati per un’altra attività; anche se di

nazionalità straniera, anche se titolari già di pensione. Non è necessario comunicare l’assunzione nel caso in cui il datore di lavoro domestico intenda fare ricorso a prestazioni di lavoro di tipo accessorio di natura occasionale. Il rapporto di lavoro accessorio è regolato mediante la consegna dei cosiddetti "voucher" che contengono la retribuzione e la contribuzione INPS e INAIL.

I contributi Dopo l’iscrizione, l’INPS apre una posizione assicurativa intestata al lavoratore domestico e invia al datore di lavoro un blocchetto di bollettini di conto corrente postale per il versamento dei contributi. L’importo del contributo è legato alla paga effettiva oraria. Se l’orario di lavoro non

supera le 24 ore a settimana, il contributo orario è commisurato a tre diverse fasce di retribuzione; se l’orario di lavoro è di almeno 25 ore settimanali, il contributo è fisso per tutte le ore retribuite.

Paga oraria

Paga e contributi Per i rapporti di lavoro domestico inferiori a 5 ore settimanali la misura del contributo orario è legata alla paga oraria. Più alta è la paga più cresce il contributo, che per legge è articolato su tre fasce. Quest’anno la prima fascia oraria arriva a 7,54 euro, la seconda a 9,19 e la terza da 9,19 in poi. Per sapere a quanto ammonta la paga oraria dobbiamo tenere conto anche della tredicesima mensilità che si paga a in dicembre. Mentre in tutti gli altri rapporti di lavoro subordinato l’azienda è tenuta a calcolare i contributi anche sulla tredicesima, in pratica raddoppiando la misura dei versamenti dei versamenti all’INPS, nel campo domestico la tredicesima di dicembre è esente da contribuzione, dal momento che viene “spalmata” su ogni singola paga oraria. Il calcolo della busta paga dipende dal fatto se la badante riceva o no il vitto e l’alloggio.

Si parla di paga oraria quando la retribuzione alla badante è commisurata al numero di ore lavorate. La paga oraria dipende da: la retribuzione oraria di fatto concordata tra le parti il valore convenzionale di vitto e alloggio, ripartito in misura oraria la tredicesima mensilità (gratifica natalizia) ripartita in misura oraria

Festività I gironi di festività sono: 1 gennaio (Primo dell'Anno), 6 gennaio (Giorno della Befana), lunedì di Pasqua, 25 aprile (Festa della Liberazione), 1° maggio (Festa del lavoro), 2 giugno (Festa della Repubblica), 15 agosto (Ferragosto), 1 novembre (Festa di Ognisanti), 8 dicembre (Giorno dell'Immacolata Convezione), 25 dicembre (Natale), 26 dicembre (Santo Stefano) e il Santo Patrono della città. In queste giornate il

lavoratore ha diritto al completo riposo e alla retribuzione normale. Se una delle festività sopra elencatecoincide con la domenica o nel giorno di riposo stabilito, il lavoratore ha diritto al recupero del riposo in altra giornata o, in alternativa, al pagamento di 1/26 della retribuzione. Se invece è lavorata è dovuto, oltre alla normale retribuzione giornaliera il pagamento delle ore lavorate maggiorate del 60%.

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La Rivista Badante Maggio 2013 Aprile 2013 iQuaderni DELLadella Rivista della Badante


FISCO E PREVIDENZA

Quanto costano i contributi Retribuzione effettiva oraria

importo contributo orario con assegni familiari

senza assegni familiari

Fino a € 7,77

€ 1,37 (0,35)*

€ 1,38 (0,35)**

Oltre € 7,77 e fino a € 9,47

€ 1,55 (0,39)*

€ 1,56 (0,39)**

Oltre € 9,47

€ 1,89 (0,47)*

€ 1,90 (0,47)**

Lavoro superiore a 24 ore settimanali

€ 1,00 (0,25)*

€ 1,00 (0,25)**

* la cifra fra parentesi è la quota a carico del lavoratore ** il contributo senza la quota degli assegni familiari è dovuto quando il lavoratore è coniuge del datore di lavoro oppure è parente o affine entro il terzo grado e convive con il datore di lavoro.

Cos'è il contratto ccnl La sigla CCNL è l'acronimo di Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e nasce per disciplinare i rapporti tra lavoratori e datori di lavoro. Collettivo perchè riguarda

indistintamente tutti i lavoratori del settore oggetto del contratto e nazionale perchè vale per tutte le aziende che si trovano all'interno del territorio italiano.

Adempimenti preliminari all’assunzione (Art. 3, Legge n. 339/1958; Art. 4 del ccnl) All’atto dell’assunzione il lavoratore deve presentare i seguenti documenti: • copia di un documento di identità non scaduto • tessera sanitaria o altro documento sanitario aggiornato e attestante l’idoneità al lavoro e l’assenza di malattie pregiudizievoli per il lavoratore o per la famiglia • copia del codice fiscale • eventuale documentazione assicurativa e previdenziale (per esempio numero di iscrizione all’INPS)

Il lavoratore può inoltre presentare i seguenti documenti: • certificato penale e certificato dei carichi pendenti che il datore di lavoro può avere la facoltà di esaminare e restituire immediatamente al lavoratore, al fine di escludere ogni forma di trattamento di tale di tale categoria speciale di dati personali (normativa sulla privacy) • eventuali attestati o diplomi degli studi compiuti • attestazione di servizio o referenze per il lavoro prestato precedentemente presso altri datori di lavoro.

Lettera di assunzione (Artt. 6 e 15 del ccnl) Il CCNL prevede due tipologie di rapporto: 1) in regime di convivenza • a tempo pieno di 54 ore settimanali • part time fino a 30 ore settimanali per lavoratori dei livelli B, B super, C e studenti (con orario collocato in particolari fasce) 2) in regime di non convivenza • a tempo pieno di 40 ore settimanali • part time con orario settimanale liberamente concordato dalle parti Tra le parti deve essere stipulato un contratto di lavoro (lettera di assunzione) in forma scritta. La lettera di assunzione che deve essere consegnata dal datore di lavoro al lavoratore e sottoscritta da entrambi. Deve riportare, oltre ad evenyulai

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clausole, i seguenti elementi: 1) data dell’inizio del rapporto di lavoro 2) livello di appartenenza, nonché, per i collaboratori familiari con meno di 12 mesi di esperienza professionale, non addetti all’assistenza di persone, l’anzianità di servizio nel livello A o, se maturata prima del 1 marzo 2007, nella ex terza categoria 3) durata del periodo di prova 4) esistenza o meno della convivenza 5) residenza del lavoratore, nonché eventuale diverso domicilio, valido agli effetti del rapporto di lavoro; per i rapporti di convivenza, il lavoratore deve indicare l’eventuale diverso domicilio, a valere in caso di sua assenza dall’abitazione del datore di lavoro, oppure confermare a tutti gli effetti lo stesso indirizzo di convivenza


FISCO E PREVIDENZA

6) durata dell’orario di lavoro e sua distribuzione 7) eventuale tenuta di lavoro fornita dal datore di lavoro 8) collocazione della mezza giornata di riposo settimanale in aggiunta alla domenica, o alla diversa giornata di riposo settimanale considerata festiva per la religione professata dal lavoratore e concessa dal datore di lavoro 9) retribuzione pattuita 10) luogo di effettuazione della prestazione lavorativa nonché la previsione di eventuali temporanei spostamenti per villeggiatura o per altri motivi familiari (trasferte) 11) periodo concordato di godimento delle ferie annuali 12) indicazione dell’adeguato spazio dove il lavoratore ha di-

ritto di riporre e custodire i proprio effetti personali 13) applicazione di tutti gli altri istituti previsti dal CCNL lavoro domestico È facoltativo l’inserimento di un patto di prova utile a verificare il gradimento reciproco. La collocazione dell’orario di lavoro è fissata dal datore di lavoro, nell’ambito della durata massima, nei confronti del personale convivente a servizio intero; per il personale convivente con servizio ridotto o non convivente è concordata fra le parti.

Esempi di lettera d'assunzione A) ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO, PART TIME, IN REGIME DI CONVIVENZA

Gentilissima Signora ……………………………………………………………..

part time

Oggetto: assunzione a tempo indeterminato, part time, in regime di convivenza Facendo seguito ai colloqui intercorsi sono lieto di informare la Sua assunzione in qualità di collaboratrice domestica, convivente, a tempo indeterminato. A far data dall’inizio da………………… Lei presterà servizio presso la mia famiglia, con domicilio e quindi luogo di lavoro in …………………………….., via ……………………………., n°. ………….. Le mansioni che Le saranno affidate consistono nella cura della casa e nell’attività di assistenza domestica con inquadramento all’interno del livello ……… la retribuzione che Le riconosceremo è per lo svolgimento del Suo lavoro farà riferimento al contratto collettivo nazionale del lavoro domestico. In particolare il Suo stipendio mensile, che Le verrà corrisposto per 13 mensilità all’anno, sarà di Euro ……...........………. Il nostro rapporto di lavoro è disciplinato dalla lettera di assunzione, dal CCNL e dalla Legge. L’assunzione a tempo indeterminato diventa effettiva una volta superato il periodo di prova che ha la durata di ……………….. giorni di effettiva attività lavorativa. In questo periodo il rapporto potrà essere risolto da entrambe le parti, senza obblighi di preavviso. L’orario di lavoro è fissato a tempo parziale in ……………………. ore settimanali, con il seguente dettaglio: Lei potrà godere delle ferie annuali nel mese di agosto. lun

mar

mer

gio

ven

sab

dom

METTI SCHEDA GIORNI/MATTINA POMERIGGIO MATTINA POMERIGGIO

Per quanto riguarda l’alloggio e il vitto Lei avrà a disposizione una camera arredata all’inetrno della nostra casa e avrà diritto alla consumazione dei pasti familiari o, in caso di consumazione esterna degli stessi, Le verrà corrisposta l’indennità sostitutiva. Per quanto non previsto dalla presente si fa esplicito riferimento alle Leggi vigenti in materia nonché al citato CCNL. La preghiamo di restituirci copia della presente debitamente firmata per accettazione. Distinti saluti Luogo e data …………............................................. Il datore di lavoro ………….....................…..........

Firma del lavoratore ………….....................…..........

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iQuaderni DELLadella Rivista della Badante La Rivista Badante Maggio 2013 Aprile 2013


FISCO E PREVIDENZA

B) ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO IN REGIME DI CONVIVENZA

Gentilissima Signora ……………………………………………………………..

full time

Oggetto: assunzione a tempo indeterminato in regime di convivenza Facendo seguito ai colloqui intercorsi sono lieto di informare la Sua assunzione in qualità di collaboratrice domestica, convivente, a tempo indeterminato. A far data dall’inizio da………………… Lei presterà servizio presso la mia famiglia, con domicilio e quindi luogo di lavoro in …………………………….., via ……………………………., n°. ………….. La retribuzione che Le riconosceremo è per lo svolgimento del Suo lavoro farà riferimento al contratto collettivo nazionale del lavoro domestico. In particolare il Suo stipendio mensile, che Le verrà corrisposto per 13 mensilità all’anno, sarà di Euro ……………. Il nostro rapporto di lavoro è disciplinato dalla lettera di assunzione, dal CCNL e dalla Legge. L’assunzione a tempo indeterminato diventa effettiva una volta superato il periodo di prova che ha la durata di ……………….. giorni di effettiva attività lavorativa. In questo periodo il rapporto potrà essere risolto da entrambe le parti, senza obblighi di preavviso. L’orario di lavoro è fissato a tempo pieno in ……………………. Ore settimanali - al mattino dalle ore ……........……….. alle ore ……………….. - al pomeriggio dalle ore …………….. alle ore ……………….. Il Suo giorno di riposo settimanale è la domenica cui si aggiungerà il riposo di 12 ore nel pomeriggio di ………………… Lei potrà godere delle ferie annuali nel mese di agosto. Come previsto dal CCNL Le potrà essere richiesto del lavoro straordinario o notturno. Per quanto riguarda l’alloggio e il vitto Lei avrà a disposizione una camera arredata all’interno della nostra casa e avrà diritto alla consumazione dei pasti familiari o, in caso di consumazione esterna degli stessi, Le verrà corrisposta l’indennità sostitutiva. Per quanto non previsto dalla presente si fa esplicito riferimento alle Leggi vigenti in materia nonché al citato CCNL. La preghiamo di restituirci copia della presente debitamente firmata per accettazione. Distinti saluti Luogo e data …………............................................. Il datore di lavoro ………….....................…..........

Firma del lavoratore ………….....................…..........

Malattia L'Art. 26 del C.C.N.L. inerente la retribuzione della malattia delle badanti. Come primo dovere, il datore di lavoro, una volta ricevuto il certificato medico entro 2 giorni dall'inizio della malattia fatto emettere dal lavoratore entro il giorno successivo al verificarsi dell'evento, avrà l'obbligo di mantenere il posto di lavoro per un periodo di tempo variabile in base all'anzianità di servizio della badante, sia questa convivente che non convivente. Il periodo di conservazione del posto di lavoro è pari a: - 10 giorni di calendario (incluse le domeniche) in caso di contratto di collaborazione domestica (sia convivente che non convivente) con anzianità inferiore a 6 mesi; - 45 giorni di calendario (incluse le domeniche) in caso di contratto di collaborazione domestica con anzianità di servi-

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zio compreso tra i 6 mesi ed i 2 anni; - 180 giorni di calendario (incluse le domeniche) se l'anzianità di servizio della colf è superiore a 2 anni. Oltre l'obbligo di mantenimento del posto di lavoro, il datore di lavoro è poi obbligato a remunerare la malattia garantendo un salario coincidente al 50% della retribuzione globale di fatto per i primi 3 giorni di calendario e pari al 100% della retribuzione globale di fatto per un numero di giorni pari a: - 8 giorni complessivi nell'anno per anzianità di servizio inferiore a 6 mesi; - 10 giorni complessivi di calendario nell'anno per anzianità di servizio compresa tra 6 mesi e 2 anni; - 15 giorni complessivi di calendario nell'anno per contratti di lavoro con anzianità di servizio superiore a 2 anni


I "voucher" o buoni lavoro rappresentano un sistema di pagamento del lavoro occasionale accessorio, cioè di quelle prestazioni di lavoro svolte al di fuori di un normale il lavoro occasionale e contratto di lavoro in modo discontinuo e saltuario accessorio

VOUCHER i buoni del lavoro I

"voucher" vengono acquistati all’Inps dal datore di lavoro che li utilizza poi per pagare il lavoratore che potrà riscuotere il compenso consegnando i buoni a un Ufficio postale. Nel valore dei "voucher" sono già compresi: la quota di contributi pensionistici e assicurativi. In pratica, senza bisogno di sottoscrivere un contratto, è possibile usufruire di una prestazione lavorativa nel pieno rispetto della legge.

i tabaccai, ecc.) e fino al 31 maggio 2013 potranno ancora essere usati i "voucher" comprati prima del 18 luglio 2012 (data di entrata in vigore della riforma), ma in base alle vecchie regole. Una volta terminata l’attività, il prestatore è remunerato con la consegna dei buoni corrispondenti alla prestazione effettuata: ogni buono equivale al valore nominale di 10 euro di cui 7,5 vanno in tasca del lavoratore.

I "voucher" o "buoni lavoro" per il lavoro occasionale e accessorio possono essere utilizzati ad esempio per la sostituzione della badante in caso di ferie o assenze temporanee. Specie in estate, si può avere necessità di sostituire la persona che presta assistenza a qualcuno dei tuoi cari. Anche se sono brevi, tali prestazioni lavorative devono essere in regola con le disposizioni di legge.

La riforma del lavoro ha chiarito il valore orario del "voucher": salvo migliori intese tra le parti, a ogni ora di lavoro deve corrispondere un buono. Precisata la corrispondenza "voucher/ora", si può determinare in modo preciso il tempo che ogni lavoratore può dedicare ogni anno al lavoro accessorio: di norma, non oltre le 500 ore.

I "voucher", si possono acquistare e corrispondere al collaboratore in base al numero di ore lavorate. Grazie a questi voucher non si ha la necessità di firmare un contratto, ma a chi lavora verrà riconosciuta la copertura antinfortunistica e i versamenti previdenziali. I "voucher" più diffusi valgono 10 euro lordi: in tasca alla badante ne entreranno 7,50 e il resto sarà suddiviso tra INPS e INAIL. La legge 92/2012 delinea per questa tipologia contrattuale, nel caso dell’uso da parte di privati persone fisiche, nell’aver individuato un tetto di 5.000 euro massimi di voucher spendibili e ad anno solare, per il singolo lavoratore. È possibile acquistare i buoni lavoro con diverse modalità (telematica, presso le Poste,

In ogni caso, è bene ricordare che il semplice acquisto dei "voucher" non esonera il committente dall’effettuare denuncia preventiva di utilizzo. Va anche precisato che i "voucher" sono utilizzabili per le attività lavorative di natura meramente occasionale: se infatti la prestazione, pur essendo di carattere limitato (si pensi all’apporto lavorativo di qualche ora la settimana), si configura con le connotazioni tipiche del lavoro subordinato, il rapporto può scivolare nell’ambito della subordinazione. Anche i contributi previdenziali inerenti le prestazioni di natura occasionale accessoria, retribuite con il sistema dei "voucher", possono essere dedotti dal reddito del datore

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NORME E FISCO

Giorno di paga per migliaia di badanti che oggi in Italia incasseranno dai datori di lavoro lo stipendio...

... con una novità

gli stipendi si pagano con

assegni o bonifici se superano i 1.000 euro

S

e guadagnano dai 1.000 euro in su al mese, non potranno essere pagate in contanti. Infatti non si possono più effettuare pagamenti con banconote per importi superiori a 999,99 euro. Il “Decreto Salva Italia”, per contrastare l’evasione fiscale, ha vietato l’utilizzo del contante per pagamenti che superano questa cifra. La legge parla chiaro e basta leggerla per comprenderlo “è vietato il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, quando il valore dell’operazione, anche frazionata, è complessivamente pari o superiore a 1.000 euro”.
 Ed è questa norma che ha dei riflessi

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importanti anche sul pagamento di molte retribuzioni delle badanti. Non più pagamenti con denaro “frusciante”. Per i cedolini paga il cui netto supera 1.000 euro, anche le famiglie che si fanno dare una mano da lavoratrici e lavoratori domestici dovranno adeguarsi con bonifici su conti correnti bancari e postali o con assegni (di conto corrente o circolari) sui quali va obbligatoriamente indicato il nome del beneficiario e la clausola “non trasferibile”. Peraltro non è nemmeno consigliabile dividere il pagamento in tranche settimanali, che è il primo sotterfugio venuto in mente a molti per aggirare la stretta sul contante delle norme antiriciclaggio. Non si scappa da questa che è una realtà già avviata da diversi mesi. I rischi e la facilità di “essere scoperti” sono molti e

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le multe decisamente non convenienti soprattutto in un periodo come questo in cui la nostra economia è un po’ malconcia (conviene starci attenti visto che le multe per i trasgressori partono da tremila euro). Una rivoluzione questa che riguarda soprattutto i lavoratori con paghe più alte (le badanti a tempo pieno) e che ha già avuto un banco di prova sulle retribuzioni dello scorso dicembre le quali superavano spesso la soglia dei 1.000 euro perché comprendevano anche la tredicesima. Come fare allora? Se il lavoratore non accetta o non può accettare il bonifico perché non ha un conto corrente, la soluzione che rimane è quella di consegnargli un assegno. Questa scelta obbligata pone, tuttavia, un altro problema. Spesso i dipendenti che vengono pagati tramite


assegni chiedono all’azienda un permesso retribuito per recarsi in banca a cambiarli. Si ritiene che il datore di lavoro non sia tenuto a riconoscere alcun permesso orario per il cambio dell’assegno considerando, peraltro, che la forma di pagamento appare obbligata e non più una libera scelta del datore di lavoro. Il lavoratore dovrà utilizzare i permessi a sua disposizione; se non ne dispone, si tratterà di un’assenza non retribuita. Inoltre l’ulteriore problema del pagamento con assegno è che molte badanti non avendo un conto corrente, hanno difficoltà a incassarlo perché gli sportelli delle banche sono restii a cambiare assegni a chi non è loro cliente. Anche se con riferimento all’accredito bancario, si ritiene che sul dipendente non gravi né l’obbligo di essere intestatario di un conto corrente (per esempio bancario o postale), né quello di comunicarne gli estremi al datore di lavoro Alla luce di questa novità è consigliabile attivare un conto corrente. Dal momento che molte badanti sono straniere all’offerta si aggiungono servizi per inviare rimesse nei paesi d’origine. Ma non solo. Molti istituti bancari per pochi euro al mese propongono oltre ai normali servizi riservati ai titolari di conto corrente tipo il bancomat, carnet di assegni, addebito automatico delle utenze, banca online, carte di credito, anche servizi accessori creati ad hoc per le badanti e per le colf

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ARCO s.a.s. è una società di servizi impegnata da oltre 15 anni per la ricerca di soluzioni innovative e di qualità ai problemi sociali. La società fornisce servizi di consulenza, formazione, ricerca e progettazione a gruppi, organizzazioni e istituzioni, enti del privato sociale ed imprese, con grande attenzione alla qualità dei processi e per il raggiungimento di soluzioni e prodotti partecipati. Sin dal suo esordio, Arco ha lavorato in ottica multidisciplinare per lo sviluppo locale di partnership e reti ed ha contribuito alla sperimentazione di attività, basate sul coinvolgimento e la partecipazione degli utenti/ clienti; attività che oggi sono divenute servizi a tutti gli effetti e patrimonio comune di una comunità.

Il conto corrente Il conto corrente è uno strumento bancario indispensabile per la gestione della propria moneta: serve sia ad amministrare i propri risparmi sia a organizzare le entrate e le uscite e ha essenzialmente due finalità: innanzitutto consentire la gestione del denaro, incassando i crediti ed effettuando i pagamenti; in questo modo si evita sia di conservare del denaro presso il domicilio (con i rischi che ciò comporta per la sua conservazione) e sia di portare appresso del denaro per regolare gli scambi monetari in secondo luogo permettere di accumulare una remunerazione sui risparmi depositati presso l’istituto di credito. Il conto corrente consente quindi di ricevere accrediti periodici come lo stipendio o la pensione, e di pagare le cosiddette “utilities”, come fornitura elettrica, gas o il telefono, che inviano mensilmente o bimestralmente le bollette per i servizi che hanno erogato. In associazione al conto vengono inoltre messi a disposizione importanti strumenti di pagamento come assegni, bancomat e carte di credito: in questo modo si può disporre liberamente e comodamente del denaro per saldare i creditori senza dover effettuare continuamente prelievi in filiale. La banca predispone con cadenza mensile, o trimestrale un'informativa riassuntiva di tutto ciò che è avvenuto sul conto corrente: versamenti, prelievi, incassi, pagamenti e quindi il saldo iniziale e finale del conto (ovvero il saldo di inizio periodo e quello di fine periodo). Questo documento si chiama estratto conto e viene inviato al domicilio (o ad altro indirizzo se lo si desidera). I documenti necessari per aprire un conto sono solo la carta di identità e il codice fiscale. Al momento di effettuare l'apertura del conto la banca ci farà firmare diversi moduli, di cui comunque è obbligata a rilasciare almeno una copia. I tempi di attivazione del conto corrente sono quasi sempre immediati, mentre per avere il bancomat e la carta di credito passa in genere qualche giorno, ma mai più di due settimane.

Progettazione Partecipata

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Negli ultimi anni ha maturato una significativa esperienza nella promozione di un welfare comunitario, maggiormente orientato all’empowerment e alla partecipazione attiva dei cittadini. Il sostegno della domiciliarità di persone fragili e non autosufficienti, la qualificazione del lavoro di cura attraverso la valorizzazione e il riconoscimento formale del ruolo del caregiver e l’attivazione di percorsi formativi “leggeri” e integrati per le assistenti familiari, la promozione della sussidiarietà e l’attivazione di reti e partnership locali sono alcune delle proposte più significative. Maggiori informazioni su www.arcopolis.it

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Agenzia Tu è la realtà di UniCredit nata per servire, con un modello di servizio dedicato, i nuovi protagonisti del mercato economico e del lavoro: cittadini stranieri e lavoratori atipici; con prodotti e servizi pensati per soddisfare le esigenze di questa fascia di clientela e per supportarli nel loro processo di integrazione in Italia. Gli sportelli Agenzia Tu UniCredit rendono più semplice l'accesso al mondo bancario ai cittadini stranieri, spesso vittime di complicazioni e difficoltà linguistiche e nella comprensione del sistema bancario italiano. Agenzia Tu UniCredit infatti consente a molti immigrati di avvicinarsi ai prodotti bancari senza doversi servire di intermediari, trovando all'interno delle agenzie personale che parla la propria lingua e che è in grado di comprendere al meglio le esigenze e le difficoltà nell’approcciare una Banca - magari per la prima volta - poiché ha vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione.


«L’impegno di "Agenzia Tu UniCredit" nei confronti di badanti, colf e baby sitter è ampio e totalmente ripagato dagli attestati di grande stima e fiducia che loro ci accordano ogni giorno. Sono tantissimi gli assistenti familiari, principalmente donne, che trovano piena soddisfazione nei nostri servizi» Cristina Proci, responsabile di "Agenzia Tu" UniCredit Comodi orari di apertura che garantiscono un più facile accesso alla Banca: dal lunedì al venerdì dalle 10.20 alle 14.20 e dalle 15.45 alle 18.15. Semplicità, trasparenza e fiducia sono i valori declinati sulle vetrine delle filiali come una promessa esplicita che Agenzia Tu fa ai propri clienti e a tutti coloro che entreranno. Agenzia Tu Unicredit opera in Italia con 12 filiali in Italia. “Conto Tu Famiglia” è il conto corrente dedicato a badanti colf e baby sitter. non è un semplice conto corrente ma un valido strumento di lavoro e per la propria famiglia. Essere titolari di un "Conto Tu Famiglia" vi aiuta a gestire la vostra professione e la vostra vita in tutta serenità e senza preoccupazioni per gli acquisti, il pagamento delle utenze o più semplicemente per avere un prestito. "Conto Tu Famiglia vi permette di accedere a dei servizi appositamente studiati per voi. Utile, innovativo e completo, Conto Tu Famiglia pensa alla tua formazione personale, professionale e alla tua vita quotidiana con servizi extrabancari dedicati offrendo, oltre ai servizi bancari tradizionali di un conto corrente package (carta bancomat, carta prepagata, servizio di online banking) 6 rimesse on line gratuite verso l'estero (bonifici bancari su banche estere convenzionate) e in più dedica programmi di formazione personale e professionale ai sottoscrittori del conto come il DVD omaggio mul-

tilingue "Formazione per assistente familiare badante". “Conto Tu Famiglia” inoltre prevede incluso nel canone mensile: • 2 Carte di debito Internazionali • il costo di emissione di 1 Carta prepagata nominativa ricaricabile UniCredit Card Click Tu • Online Tu, il servizio che con-sente di accedere quando vuoi alla Banca (via Internet e via telefono) in totale sicurezza • la domiciliazione delle utenze su disposizioni di addebito permanente • le spese di registrazione relative alle prime 30 operazioni a trimestre solare In più le famiglie clienti di UniCredit possono, con il servizio "Reti Amiche", provvedere al versamento online dei contributi previdenziali trimestrali per i lavoratori domestici con un semplice click da casa. Il DVD multilingue. All’apertura di Conto tu Famiglia, viene dato in omaggio un DVD multilingue (italiano, inglese, polacco, romeno, spagnolo, ucraino) di 3 ore per supportare le badanti nella cura della persona che spiega aspetti come la nutrizione, la salute, la coordinazione motoria, pratiche di assistenza quotidiana e l'ordinamento costituzionale. Un supporto concreto concepito da esperti esterni del settore sanitario e che può essere fruito con il PC o la televisione. La scelta della lingua di visione consente inoltre di praticare la lingua italiana.

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Arrivare in Italia e svolgere il lavoro di bad un punto di partenza per iniziare una nuo che a 23 anni è partita da un paesino di u Sovietica ed è arrivata in Italia con due b 300 dollari e tanta speranza di costruire u … e infatti di speranza per una vita migliore ne avevo tanta quando 13 anni fa sono arrivata in Italia. Da quel lontano anno 2000 di lavori ne ho svolti molti. Da badante che per andare a lavorare facevo più di 60 chilometri al giorno in bicicletta, a donna delle pulizie dalle 4.00 del mattino alle 10.00, ai tanti lavoretti saltuari che trovavo come lo stiro, le pulizie e la babysitter. Fu proprio facendo la badante presso una coppia di anziani, Giuseppe 87 anni e Assunta 82, due persone per le quali riassettavo la casa, stiravo e cucinavo, che una sera, dopo alcuni anni che lavoravo per loro, proposi per uscire dalla solita routine di provare una cena russa. Loro accettarono di buon grado. Così quella sera mi recai in un piccolo negozio che vendeva i prodotti del mio paese, feci la spesa e tornai a casa a preparare la cena.

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Sui fornelli, mentre preparavo, i miei due anziani amici mi chiedevano cos’erano i prodotti che avevo acquistato. Erano molto interessati dalle scritte in cirillico sulle confezioni. C’è da dire che Giuseppe durante la Seconda Guerra Mondiale aveva partecipato alla campagna di Russia e quelle scritte gli ricordavano la sua gioventù e una certa Lyudmyla (me lo disse in un orecchio, di nascosto, in maniera che Assunta non sentisse…). Preparai la “grechka” (grano saraceno bollito) con le verdure e del pollo tagliato finemente. Fu entusiasmante. In quei semplici gesti mi sembrò di ritornare nel mio paese e per loro l'emozione di scoprire la cultura culinaria della Russia. Servii i piatti e tutti mangiammo con piacere il cibo che avevo preparato. Piacque così tanto che me lo chiesero anche per i giorni seguenti. Per diversi giorni mangiammo la grechka al posto della più tradizionale pasta e del pane. Dopo qualche tempo la nostra alimentazione era passata da quella tradizionale italiana a un mix di cucina italiana e russa. Un giorno venne a farci visita il medico di famiglia per il controllo periodico. Fu una sorpresa per tutti quando scoprimmo che la glicemia di Assunta era scesa. In effetti, non lo sapevo nemmeno

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io, il grano saraceno oltre a non contenere assolutamente glutine e quindi può essere mangiato dai celiaci, ha un valore proteico simile a quello della carne e sembrerebbe che contenga anche un principio attivo chiamato chiroinositolo che potrebbe avere un ruolo fondamentale nella cura del diabete mellito. Il medico successivamente mi ha confermato che questa sostanza contenuta nel grano saraceno sarebbe in grado di abbassare di quasi un quinto la glicemia. In quel momento, visto che ebbi la conferma che quel cibo piaceva anche agli italiani, pensai di poterlo commercializzare. Nella mia testa si materializzò l’idea di aprire un punto vendita che vendesse i prodotti della mia Russia e che soprattutto li facesse conoscere: come prepararli, cucinarli, le qualità alimentari e come servirli a tavola. Inseguendo quello che era un mio sogno e che credevo potesse diventare realtà, mi iscrissi a un corso per ottenere l’abilitazione REC. Di giorno lavoravo, sbrigavo le solite incombenze per accudire i miei anziani e la sera, durante le ore di riposo, frequentavo il corso. Dopo quasi cinque mesi di corso, di impegno a frequentare le lezioni e a studiare le diverse materie, sostenni l’esame e ottenni la tanto sudata abilitazione. Furono mesi molto impegnativi, lo riconosco però ero determinata in quello che era il mio progetto. Successivamente cercai un posto dove poter aprire il punto vendita, Io e mio marito Valentin girammo per settimane alla ricerca di un luogo, facilmente raggiungibile, dove poter parcheggiare senza difficoltà l’auto e soprattutto che fosse un punto di riferimento sia per i russi che per gli italiani. Finalmente dopo tanto girare lo trovammo. Chiedemmo un piccolo aiuto in banca e lo prendemmo in affitto. Lo arredammo tutto in modo che fosse un luogo piacevole e soprattutto in modo che il merchandising fosse comprensibile da tutti. Lo chiamammo Valmart e da allora, molti sono stati i clienti che hanno continuato a venire a trovarci e a fare la spesa. Un po’ per


dante, per molte donne dell’Est, rappresenta ova vita. È questo il caso anche di Laryssa una delle repubbliche dell’ex Unione borse della spesa di plastica piene di abiti, una nuova vita… la curiosità di conoscere i prodotti alimentari russi, tutti i cibi e le ricette delle 15 repubbliche dell'ex URSS, un po’ perché abbiamo scelto di offrire il massimo della qualità, prodotti tutti selezionatissimi, a un prezzo accessibile e davvero concorrenziale. Per un servizio ancora più completo abbiamo affiancato al punto vendita un portale internet in russo e in italiano con tutti i nostri prodotti che possono essere acquistati 24 ore su 24, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il portale www.valmart.it ha una grafica elegante e intuitiva e oltre a permettere a tutti non solo di comporre e acquistare dei menù tipicamente russi ma soprattutto proietta il visitatore nei gusti, nei profumi, nella cultura e nella tradizione della “Madre Russia”.

www.valmart.it Un sito completo sotto tutti i punti di vista. La navigazione e la scelta dei prodotti è facilitata dalla divisione dei prodotti in base al tipo. www.valmart.it è un sito davvero per tutti anche per gli ipovedenti che tramite un pulsante possono ingrandire il testo a loro piacimento.

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Racconto a puntate

Storia di O

Arrivare in Italia come clandestina, lasciare la famiglia nel proprio paese, trovarsi a ric lavoro, una nuova vita, sono i temi di questo racconto a puntate. Nella testimonianza impressioni, i sentimenti, le situazioni di chi giunge in Italia e che sono comuni a tutti qui per svolgere il lavoro di "badante".

C

erto fino a qualche anno fa non lo avrei considerato possibile: sarebbe stato inimmaginabile pensarmi lontana da loro. Era troppo intenso il legame che mi teneva saldamente vincolata ai miei figli. Poi è successo, è capitato l’inconcepibile, sono partita, mi sono allontanata, e così ho compreso che tutto è possibile e ciò che cambia è solo la gradazione di dolore che fa da sfondo al destino.

Usava per lo più i gesti come i sordomuti. Meglio per me che di italiano ne sapevo ben poco.

Sono giunta a Trieste in un giorno limpido d’autunno. La bora soffiava fredda sollevando le foglie vorticanti che gli alberi, giorno dopo giorno, rendevano alla terra. Mi guardavo attorno sorpresa di ritrovarmi in una città sconosciuta dove le persone parlavano una lingua che non mi era famigliare, ma dove le foglie staccate dal ramo cadevano a terra componendo gli stessi arabeschi che abbozzavano le foglie che scendevano nel giardino di casa mia. Soltanto i miei pensieri e i miei sogni forse.

Considerai questa come un’occasione adeguata per vestire abiti eleganti, ma una volta giunta al ristorante, fu immediatamente evidente il mio errore di valutazione. Gli italiani attorno a me indossavano abiti comodi, informali: soprattutto jeans e magliette. Ciò che balzava agli occhi nel confronto con i ristoranti del mio paese era che in Italia la gente sorrideva poco e non dava confidenza ai vicini. Dalle mie parti si andava al ristorante per dimenticare il lato amaro della giornata, la fatica e tutto quanto non andava, e aiutati dalla musica, si scherzava e si rideva, fino a scordare ogni cosa.

A Trieste ero da poche settimane la "badante" della madre di Bice. Una vecchia signora ipoacusica e che parlava poco. Piazza Unità d'Italia, Trieste

Bice aveva necessità di parlarmi e allo scopo mi aveva invitata a cena in pizzeria con suo marito. Era la prima volta da quando ero giunta in Italia che non cenavo a casa in compagnia di un anziano e che avevo l’occasione di uscire e frequentare un ambiente pubblico.

Tornai con i pensieri al presente perché mi sentii chiamare 
"Olga - mi diceva Bice - che pizza vuoi mangiare e cosa vuoi bere?"
La guardai smarrita per un po’ di tempo e poi decisi di chiederle aiuto. "Lei può aiutare me per scegliere?" Pizza Margherita, capricciosa, prosciutto e funghi, diavola...
Guardai ancora Bice, poi il menù e infine indicai con la punta del dito quella con il prosciutto e i funghi. Avevo sentito la signora anziana dire a Bice di comprarle del prosciutto al supermercato. L'avevo assaggiato anch’io e mi era piaciuto. Mangiammo in silenzio. Ognuno di noi solo con sé stesso. Io pensavo a casa e ai miei figli. Mi chiedevo come era trascorsa la loro giornata. Immaginavo la tavola imbandita e il festoso vociare di cinque bimbi riuniti attorno a una minestra fumante. Imma-

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Olga

cominciare un nuovo a di Olga troviamo le i coloro che arrivano

hanno registrato, strappandosi vicendevolmente la telecamerina di mano, il filmino, che non mi stanco mai di rivedere, e che documenta l’orgoglio e la fierezza del mio cucciolo mentre saluta i fratelli e varca la soglia dell’edificio scolastico. Mentre osservo il mio ometto, già così apparentemente sicuro di sé, affrontare con coraggio le nuove sfide, percepisco sulle mie gote le lacrime della tristezza mescolate a quelle della gioia e lascio che il mio cuore si sfoghi dei suoi crucci. Ciò mi aiuta a tener duro e a non arrendermi. Non posso negarlo, all'epoca, la lontananza dai miei bambini lacerava il mio cuore, ma cercavo di negarlo. Davanti agli altri volevo mostrarmi fiera e forte. Forte come quando per la prima volta ho camminato per le vie di Trieste e affrontato tutte le novità di una nuova vita in un paese straniero. 
A quell’epoca tutti i miei pensieri giravano intorno alla ricerca di un lavoro per guadagnare soldi e mandarli ai miei figli rimasti soli. I giorni e le notti continuavano ad andare e venire

ginavo il mio posto vuoto e ciò mi strappava ai miei ricordi e mi riportava alla realtà del mio presente. Questa altalena di sensazioni diverse mi sbatteva ritmicamente, avanti e indietro, come un’onda sulla spiaggia. Dalle campagne di casa mia, al mare triestino; dall’Est povero da cui provenivo, all’opulenza di un Occidente Castello di Miramare, Trieste che non sapeva sedurmi, perché se vi ero giunta non era stato per il piacere di andarmene per il mondo ma per necessità, e allontanandomi da casa mi ero separata da ciò che amavo e che era importante per me. Il mio nome è Olga e nel vostro paese sono stata clandestina per diversi mesi. La signora che assisto e che riceve le mie cure mi chiama "Olga" molte volte al giorno, ma quando sento la sua voce nominarmi è come se si parlasse d’altri. D’altronde come potrebbe essere diverso.Vivo in Italia e il mio pensiero, tutti i miei sogni, sono nel mio paese dove vivono i miei figli. Divisa tra il mio lavoro, l'assistere una donna anziana non più autosufficente, che a sua volta pure lei, nella sua vita, ha messo al mondo dei figli, li ha fatti crescere, li ha mandati a scuola e fatti studiare all'università, e che adesso, dopo i tanti sacrifici per i figli, si ritrova a convivere con l'Alzheimer, e i miei figli, con il pensiero per il loro futuro. Io e la mamma di Bice, in questo siamo simili. Entrambe siamo delle donne, delle mamme, che hanno dedicato la propria esistenza per i figli. Quando sono partita,Victor allora aveva solo tre anni. Mentre dormiva sono andata ad accarezzarlo e a baciarlo, e bagnandolo con le mie lacrime l’ho salutato. Da allora sono passati cinque anni e mi sorprende, come dopo tutto questo tempo, il mio bimbo, al telefono, mi chiami ancora mamma. "Victor, amore, mamma non può ancora tornare a casa". Quando Victor ha cominciato la scuola gli ho comperato e spedito ciò che serviva e che lo avrebbe fatto sentire orgoglioso. Papà e mamma quel giorno non c’erano e a fare da supplenti ci hanno pensato i fratelli più grandi. Sono loro che

così come le speranze e le paure. Mi sentivo chiusa come in una botte senza via d’uscita. Dopo quasi un anno ero ancora senza documenti e senza la possibilità di rivedere i miei figli. Mi sembrava incredibile di aver resistito così a lungo. Non sapevo di essere così forte. Capisco sempre più che solo mettendoci alla prova riusciamo a scoprire i lati nascosti del nostro carattere. Stavo cambiando. Stavo imparando da questa gente che niente si può lasciare al caso. Mi sono affezionata a questo mare, alla collina carsica e ai triestini. Mi piace questo loro ordine e mi piace il loro mantenere la parola data. Mi incanta in generale l’organizzazione.Tutte cose che da noi spesso mancano. Ho scoperto che dietro la diffidenza di tante persone si nasconde un carattere generoso e un animo sensibile. Non a tutti facciamo pena per il nostro destino. Spero anzi che anche da noi si possa imparare qualcosa. Ho nostalgia della mia casa, del mio paese, della pianura che fila liscia fin dove in lontananza riesci a intravedere l’oriz-

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Castello di San Giusto, Trieste

nel tendone costruito nel recinto di casa di mio marito. La gran parte della gente è venuta solo la sera, quando si mangia, si beve e si balla, e alla fine si regalano dei soldi, ciascuno secondo le proprie possibilità. Qui interveniva anche l’orgoglio delle famiglie, soprattutto quelle dei parenti, una specie di concorrenza tra chi regalava più denaro. C’era nei nostri paesi, e credo si mantenga tuttora, un orgoglio smisurato in tutte le cose che si facevano. Di fronte agli altri dovevi essere come loro o superiore a loro, altrimenti facevi parte del mondo delle persone anormali.

zonte, qui mascherato dalle colline dell’entroterra. Nel mio paese sono vissuta in una piccola cittadina di campagna. Avevo frequentato la scuola di otto classi nel nostro paese e altre due del liceo in un paese vicino. Mi sarebbe piaciuto proseguire con la scuola per infermieri ma il mio percorso scolastico si è fermato a dieci classi. Ho iniziato a lavorare prima come operaia in una fabbrica, poi come ausiliaria in una scuola materna. Ho fatto perfino il muratore per due anni e ho venduto biglietti sull’autobus. Ero una ragazza carina, bassa di statura e snella. Nei miei occhi azzurri e profondi penso brillasse l’innocenza di un'adolescente con tanti sogni per la sua vita. Quando avevo circa 16 anni i ragazzi del paese cominciarono a corteggiarmi. Mi sono sposata molto giovane, così com’è tradizione nel mio paese. Il ragazzo scelto si chiamava Vladymir. Era più o meno della mia stessa statura, e quando lo guardavo negli occhi sentivo come un formicolio in tutto il corpo. Mi ero innamorata ma poi con gli anni l’amore se n’è andato lasciando al suo posto l’amarezza per un matrimonio che affondava sempre più nel pantano di una famiglia che non è mai stata famiglia. Mio marito è stato per tanti anni presidente della cooperativa del paese nell’epoca comunista. Quasi tutta la terra apparteneva allo stato e la gente si doveva accontentare di piccole particelle di terreno dove coltivare un po’ di patate, cipolle, verdure, ecc. Il futuro di una ragazza a quei tempi comprendeva per forza il matrimonio e il crearsi una famiglia. Faceva parte della tradizione e della mentalità ereditata dalla generazione precedente. Raggiunta la maggiore età, a volte anche prima, la ragazza doveva scegliere il ragazzo che più le piaceva e sposarsi. 
Io mi ero sposata dopo tre anni di fidanzamento. Un’eccezione alla regola forse, ma di sicuro abbiamo lasciato che le cose andassero da sé. La festa di matrimonio è durata un giorno e una notte, secondo la tradizione. La mattina del sabato siamo andati in muncipio per il rito civile, nel pomeriggio in chiesa per sposarci davanti a Dio. La sera è seguita la grande festa

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Il ricordo della mia partenza per l’Italia è ancora vivo. 
Erano tante le donne che se ne andavano in uno dei paesi dell’Occidente. Lo scopo era sempre quello di cercare un lavoro per poter offrire ai propri figli una vita migliore. Molte donne, specie se separate o divorziate, vivevano in povertà e non potevano offrire ai loro figli la possibilità di vestirsi normalmente, di mangiare cose buone, di proseguire gli studi oltre a quelli dell’obbligo e di sposarsi. Così decidevano di partire e andare lontano a cercare fortuna. Alla sofferenza per la mancanza dei mezzi di sostentamento per i figli si sostituiva quella affettiva con cui dovevano convivere giorno per giorno. Seguivano l’esempio delle altre donne che avevano già imboccato la strada verso l’Occidente, dove si sentiva che si poteva fare il lavoro come badante presso le famiglie benestanti italiane e guadagnare dei bei soldini. L’ostacolo più grande da superare era il pagamento del viaggio. Si ricorreva solitamente alle agenzie di turismo o agli accompagnatori che si facevano pagare un sacco di soldi. Il denaro veniva preso in prestito con interessi enormi. La somma addebitata aumentava ogni due mesi del 15%. Il viaggio in Italia poteva costare anche 3.000 euro. 
Il sogno di guadagnare qualche centinaia di euro al mese le spingeva a sfidare la paura di ciò che dovevano affrontare. Il timore si trasformava in coraggio, forza e speranza. Gli ostacoli delle difficoltà iniziali sembravano insormontabili ma lasciavano intravedere lo spiraglio di un futuro diverso. La maggioranza di queste donne metteva la loro fiducia in Dio, soprattutto perchè i sacrifici per intraprendere questa strada erano non solo per aiutare sé stesse ma i loro cari. 
Per quanto riguarda il viaggio io sono stata fortunata. Mi aveva aiutata uno dei miei due fratelli che girava spesso all’estero con dei gruppi folcloristici. In uno di questi viaggi aveva portato in Italia anche me. La mia partenza per l’Italia è stata decisa assieme ai miei figli riuniti intorno al tavolo. Mi avevano incoraggiata a partire promettendomi che avrebbero fatto i bravi e che si sarebbero presi cura di casa e del piccolo Dimitriy. 
Partii verso l’Italia in una notte stellata nell’estate del 2007. Di giorno andai a salutare mia madre che abitava poco lontano di noi. "E così te ne vai anche tu come tante altre, abbandonando i figli" disse


mia madre. "Mamma - mi venne da urlare - non li abbandono, voglio solo fare il meglio per loro". "Sì, ma sai cosa vuole dire crescere senza una madre... lo sai vero?". "Sì, mamma - le risposi - può essere crudele da parte mia, ma sai che abbiamo sempre vissuto senza aver abbastanza soldi per vivere decentemente, per finire tutti i lavori alla casa. Poi i figli grandi hanno bisogno di denaro anche per la scuola. Io sono stufa di questa vita di sofferenza, ti prego di capirmi. E se ho questa possibilità perchè non afferrarla e cambiare qualcosa?".

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"Tu non sai a che cosa vai incontro" affermò mia madre. "Sarai sola tra estranei... e più che altro mi fanno pensare questi tuoi figli. Come faranno?". "I miei figli si prenderanno cura l'uno dell’altro. Poi chiedo anche a te di andare a trovarli ogni tanto. Inoltre ci sono i miei due fratelli, in particolare Oleg, mi ha assicurato che li veglierà. E ti ricordo che hanno anche un padre". "Si, un padre che sta perlopiù nella capitale e si gode la sua vita". 

 "Che Dio ti benedica figlia mia" disse afflitta mia madre. 
Riuscì infine a farmi piangere e non vedevo l’ora di scappare. La baciai sulle guance e tornai a casa sulle vie polverose e piene di buche del paese. Incontrai alcuni uomini anziani e dei bambini che si giocavano davanti all’entrata del cortile. Salutai il piccolo Dimitriy mentre dormiva. Salutai la casa, la terra, i due gatti, il cane che abbaiava nel cortile. I figli più grandi, tranne Ivan che aveva la febbre, mi accompagnarono alla macchina con cui mio fratello Oleg venisse a prendermi per portarmi al paese da dove si partiva per l’Italia la mattina presto del giorno dopo con l’autobus messo a disposizione del gruppo folcloristico. Lasciavo alle spalle il mio mondo per andare in un altro totalmente nuovo e sconosciuto. Il vuoto cominciava a formarsi dentro lo stomaco. Era il vuoto che ogni giorno degli anni trascorsi lontana da casa si riempì un po’ alla volta di solitudine e nostalgia. Arrivai a Trieste dopo una sosta di un paio di giorni a Verona da una mia cognata. Lì mi dissero che era difficile trovare un lavoro perché il mercato era quasi tutto occupato dalle donne venute prima di me. Così ho preso il treno e sono venuta a Trieste per cercare fortuna. Quasi tutto mi sembrava strano. Nella mia testa si mescolavano speranze e paure, tristezza e gioia... La "storia di Olga" continua nel prossimo numero...

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s.n.c.

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o er m u n to es u q a to ra bo lla co o n an h Dottoressa Barbara Leonardi Verso un patto per la cura Psicologa di comunità e formatrice, è socia fondatrice di ARCO, Società di Servizi per i pagina 8 processi partecipati, che da oltre 15 anni si occupa di welfare e politiche sociali. Dal 2005 si interessa di sostegno, formazione e qualificazione del lavoro di cura (sia per quel che riguarda le assistenti familiari straniere che i caregiver familiari) e promozione della domiciliarità attraverso l’attivazione e la partecipazione della comunità locale. Dottoressa Giuseppina LA BARBERA Il colloquio per l'assunzione della badante Counselor laureatasi in scienze e tecniche pagina 12 psicologiche a Catania e in psicologia sperimentale e neuroscienze cognitivo-comportamentali a Padova, esperta in psicologia dell’invecchiamento, è autrice del libro “Anziani, famiglie e badanti”. Da anni collabora con enti e associazioni dedicati alla terza età e all’interculturalità. Attualmente ricopre il ruolo di responsabile del centro PrivatAssistenza di Selvazzano Dentro (PD). Dottoressa Angela FRAGIACOMO La famiglia come datore di lavoro Psicologa Psicoterapeuta, specializzata presso pagina 15 l'Università di Padova in Psicologia del Ciclo di Vita. Da anni si occupa di sostegno psicologico ed educativo alle famiglie, collaborando col privato sociale ed enti pubblici. Dottor Roberto BERNARDI Invecchiare: meglio presso il proprio domicilio Medico-chirurgo, specialista in Chirurgia Gepagina 20 nerale. Per diversi anni ha ricoperto il ruolo di dirigente medico del settore sanitario età adulta per l’USL21. Da sempre coinvolto nella medicina territoriale, in particolare come medico coordinatore presso residenze protette, case di riposo, al servizio della tutela degli anziani. Responsabile della Guardia Medica dell'ULSS16 e Responsabile della Struttura Intermedia.

pagina 24

Dottor Valter GIANTIN Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo di badanti

Medico-chirurgo, Specialista in Geriatria, Dottore di ricerca in Reumatologia e Geriatria sperimentali e cliniche, esperto nella cura dell’Ipertensione Arteriosa e in Bioetica. Professore a contratto di Medicina Interna/Bioetica presso la Scuola di Specializzazione in Geriatria (Università di Padova) e Coordinatore Scientifico del Corso di perfezionamento post-laurea (Università di Padova) “Comunicazione emotiva e relazione terapeutica di aiuto e di cura, nelle professioni sanitarie e sociali”. Docente di Bioetica presso la Fondazione Studium Generale Marcianum (VE), la Fondazione Lanza di Padova, e a Master universitari di I e II livello presso l’Università Sacro Cuore (Roma). Presidente della Associazione “Panthakù”. Responsabile della U.O.S. dipartimentale: “Ambulatorio Polifunzionale per la gestione dell’anziano fragile” del Dipartimento Interaziendale ad Attività Integrata dell’Anziano. Azienda ULSS 16 - Azienda Ospedaliera di Padova".

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Dottor Roberto GREGGIO Dove e come trovare l'assistenza infermieristica del S.S.N. per gli interventi a domicilio

Infermiere, coordinatore e docente nei corsi per gli O.S.S. Dopo 18 anni come infermiere in area critica, ha ricoperto i ruoli di Coordinatore Infermieristico A.D.I., Coordinatore Infermieristico in Terapia Intensiva e per oltre 10 anni quello di Coordinatore Infermieristico in R.S.A. All’attività professionale ha sempre affiancato quella di formatore ricoprendo per oltre 21 anni il ruolo di docente nei corsi O.S.S. in diversi enti formativi, (ULSS 16, Istituto Configliachi, I.A.L.) insegnando materie quali i principi generali ed elementi di assistenza, assistenza alla persona nelle cure igieniche, attività domestico alberghiera, nozioni di primo soccorso, orientamento al ruolo e rielaborazione del tirocinio e attività di tutoraggio nei tirocini. Dottor Gabriele NALIN La stimolazione motoria Diplomato ISEF e dottore in Scienze Motorie pagina 40 da più di 35 anni si occuopa di allenamento e di educazione motoria. Nel corso della sua attività professionale da più di 25 anni opera con gruppi di adulti insegnando le attività compensative da posture. Personal trainer, preparatore atletico, allenatore ha sviluppato un programma di preparazione all'anzianità. Dottoressa Vojsava ZAGALI Regolarità del soggiorno delle badanti Laureata in Ingegneria Forestale, Dottorato di pagina 42 ricerca in Ecologia Forestale, ha frequentato il Master in Diritto, Economia e Politica del'Unione Europea e diversi corsi di perfezionamento nell'ambito sociologico e dell'immigrazione. Dal 1997 opera nell'ambito dell'immigrazione e intermediazione linguistica culturale collaborando con enti pubblici, istituzioni e patronati.

badante

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www.larivistadellabadante.it Per collaborare scrivete a: redazione@larivistadellabadante.it

Direttore Editoriale Pier Francesco Rupolo Direttore Responsabile Dario Tortora Coordinatore Redazionale Pietro Stella Fotografie Michele Simionato Illustrazioni Riccardo Stecca Hanno collaborato a questo numero: Chiara Bassato, Beatrice Doretto, Zina Tiscul, Lyudmyla Vlasyuk,Yuliya Vlasyuk.

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Padova il 11.03.2013 n° 2317 Stampa CENTROOFFSET MASTER SRL Via Bologna, 1/2 35035 Mestrino (PD)

La Rivista della Badante è pubblicata da di Pier Francesco Rupolo Via Timavo, 19 35030 Selvazzano Dentro PD


INdice maggio - giugno 2013

Il prossimo numero de "La Rivista della Badante" sarà in distribuzione gratuita a fine giugno...

24 Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo di badanti 3 Introduzione "La Rivista della Badante" la prima per le badanti e per le famiglie

20 invecchiare: meglio presso il proprio domicilio I centri diurni, una valida alternativa

7 chi è la badante

24 Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo di badanti

Cinque domande e risposte

Scenari futuri per l'assistenza famigliare

4 Badanti La badante nella famiglia italiana

8 verso un patto per la cura L'incontro tra famiglia e assistente familiare

12 il colloquio per l'assunzione della badante Il vademecum per la selezione

15 la famiglia come datore di lavoro Cerca badante

18 il datore di lavoro impossibile

30 strategia e piano d'azione per l'invecchiamento sano in Europa, 2012-2020 L'Organizzazione Mondiale della Sanità parla di anzianità

32 Esigenze alimentari dell'anziano e della badante Come armonizzarle

35 Dove e come trovare l'assistenza infermieristica del S.S.N. per gli

interventi a domicilio 38 Come si misura la pressione arteriosa Come fare

40 la stimolazione motoria Come tenersi in forma con piccoli gesti quotidiani

42 Regolarità del soggiorno delle badanti Aspetti pratici

45 il modello Veneto Invecchiare bene si può

46 economia domestica Tre semplici regole

48 Internet La sicurezza prima di tutto

50 la badante condominiale Scenari futuri

53 fisco e previdenza iQuaderni de "La Rivista della Badante"

57 Voucher, i buoni del lavoro Il lavoro occasionale e accessorio

58 gli stipendi si pagano con assegni o bonifici se superano i 1.000 euro La retribuzione per le norme antiriciclaggio

64 storia di Olga Il racconto a puntate

70 L'oroscopo della badante

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della badante

Ariete

Leone

Toro

Vergine

Capricorno

Gemelli

Bilancia

Acquario

Quanta diffidenza vi crea la generosità del prossimo. Il vostro orgoglio vi spinge a fare da sole e a cercare in voi stesse tutte le risorse utili a chiudere un affare che vi sta a cuore e che seguite da tempo. Aprite il vostro cuore alla fiducia, non capita tutti i giorni di incontrare dei veri amici.

Siete fortemente sollecitate sul piano mentale, con la voglia di sudiare e progettare cose nuove.Venere, Sole e Marte vi ricordano che le ragioni del cuore sono sempre presenti. La distanza che vi separa non può diventare un alibi: da qui a giugno avrete bisogno di tutta la tua determinazione.

Fate attenzione. In questo periodo siete circondate dalla diffidenza e l’aria attorno a voi è poco respirabile. Ciò che potete fare è di mantenere un comportamento cristallino, a prova di critica, e di affrontare ogni prova senza avere nulla da nascondere. Confidate su voi stesse, ma siate consapevoli che la realtà alle volte è profondamente ingiusta.

Ogni cambiamento vi mette in agitazione. Osservate la natura attorno a voi: ciclicamente tutto si ripete, ma pur ripetendosi ogni cosa non è mai uguale a se stessa. Lasciate libero chi amate di poter essere se stesso. Non c’è amore che possa durare se costretto entro una gabbia.

Sagittario

Un periodo fatto d’incontri e ispirato dal cuore. Da un po’ vi mancava un respiro così ampio, ora finalmente potrete godere dei vostri affetti.Tanto avete fatto per loro e tanto riceverete. é il vostro momento. Fate attenzione solo agli ultimi giorni di maggio perché potreste soffrire per le solite emicranie.

Il vostro umore, in questo periodo, è molto più positivo rispetto a quello che avevate questo inverno. La Luna è, infatti, uscita dall'opposizione e vi rende molto più sicuri di voi stesse. Riuscirete a essere protagoniste di un rapporto interpersonale che negli ultimi mesi si era mostrato un po' problematico.

è straordinario come in questo periodo ogni cosa si incastrerà armonicamente all’altra donandovi la sensazione di essere baciate dalle fortuna. Fate attenzione però, siate prudenti. Non sempre la dea bendata si rivela attraverso la lotteria e i gratta e vinci. Le vie della fortuna sono spesso imprevedibili e per cogliere l’occasione propizia servono attenzione e intelligenza.

Quando vi prende l’agitazione non c’è modo di avere pace e vi appiccicate al telefono più del solito. Le stelle vi suggeriscono di comunicare il vostro stato d’animo a chi vi è vicino: ai parenti, alle amiche o ai familiari del vostro assistito, se avete confidenza. Quello che conta è che non restiate a macerare nel vostro brodo: incollate al telefono, ma isolate dal mondo.

Il periodo si rivelerà sotto il segno proficuo della creatività. Le persone a voi affidate godranno del beneficio di esservi vicine. Sarete stimolanti e saprete rinnovare molti dei gesti quotidiani diventati ormai, dopo tante ripetizioni, frusti e inguardabili. Per quelle tra voi dall’animo più sbarazzino, la fase fertile potrà portare un nuovo eccitante amore.

Cancro

Scorpione

Pesci

Se sarete coerenti con quanto avete sempre detto di voi, nessuno potrà rimproverarvi e la vostra strada si rivelerà meno impervia del previsto. Potrà sembrare una questione di poco conto, ma per voi che vivete male ogni separazione, sarà importante la coerenza per poter credere in voi stesse.

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Fate valere la vostra professionalità. Le vostre doti e le capacità vi mettono al riparo dalla critica superficiale e dal dubbio. Osservatevi allo specchio e riconoscete in voi la forza che vi è propria e che non ti ha mai abbandonata. A giugno fate attenzione alla alimentazione.

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Periodo contrassegnato da alti e bassi.A volte le montagne russe possono essere divertenti, ma starà a voi saper trovare nuovo slancio da ogni fase di discesa. Verso giugno sarete chiamate a dover fare una scelta impegnativa. Respirate profondamente e fate appello alla vostra innata capacità di intuizione. Per il resto Marte è con voi.


Da leggere perchĂŠ... PRATICA

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