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La fotografia di Olivia Mazzola

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ANDREA GALLO

ANDREA GALLO

Un viaggio nell’eleganza

L’arte fotografica di questa giovane artista ha come comune denominatore la femminilità e la bellezza.

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Olivia Mazzola ci regala scatti eterei e sognanti non semplici fotografie.

Il ritratto femminile esprime per lei una disarmante sensualità che si evince tramite la sublime eleganza delle forme e composizioni

Nel suo universo creativo troviamo progetti di poesia visiva ottenuti da esplorazioni visuali che sembrano trasmettere una sorta di messa a fuoco della sua interiorità.

Olivia è una creativa che utilizza la sua pratica fotografica per innescare avanguardie concettuali e per comunicarci meglio il suo sentimento per la luce.

- Come è iniziata e quando la tua passione per la fotografia?

Sin da piccola ho sempre considerato la fotografia come vera e propria magia. Ho iniziato per pura passione con una piccola macchina compatta ai tempi dell’Università ma, scattavo principalmente d’istinto, senza alcuna tecnica. Soltanto dopo un episodio molto doloroso della mia vita; la perdita di mio padre, ho sentito la profonda esigenza di esprimermi attraverso il mezzo fotografico. Non più studentessa da molti anni, sono ritornata a frequentare una scuola iscrivendomi ad un corso professionale alle IED di Milano per imparare la tecnica fotografica, e, da quel momento, non mi sono più fermata.

- Cosa ti affascina e ti interessa particolarmente di questa espressione artistica?

Considero la fotografia una vera a propria Arte, mi affascina lo studio della luce e la libertà di poter esprimere il proprio “io” attraverso un’immagine. Considero quel piccolo rettangolo dove si posa l’occhio una sorta di inquadratura emotiva, ovvero il filtro attraverso il quale si trasmettono le proprie emozioni.

- Ricordi la tua prima foto?

Ricordo che mio padre un giorno tornò a casa con una polaroid che comprò per il suo lavoro. Con la complicità di mia nonna, durante un suo momento di distrazione, gliela rubai, mi nascosi nell’armadio e scattai la mia prima vera fotografia.

- Cosa rappresenta per te la fotografia?

Per me la fotografia rappresenta amore, passione, emotività, sensibilità. Essendo timida di natura, la macchina fotografica mi permette di avvicinarmi al mondo in punta di piedi. E’ protezione ma anche incoraggiamento, è terapia e compagna di vita. Quando non fotografo non riesco a sentirmi me stessa, per cui è diventata, nel corso del tempo, una a vera e propria esigenza per dare libero sfogo a tutto ciò che ho tenuto nascosto dentro per troppo tempo.

- Hai un messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso il tuo lavoro?

Sono cresciuta con mia nonna, che ogni sera, per cercare di farmi dormire, mi raccontava ogni tipo di fiaba. Adoravo ascoltarla, riusciva con il tono della sua voce a trasportarmi in un mondo immaginario, facendomi sognare ed emozionare.

Amo cogliere il “non-detto” in un gesto, in un movimento, in uno sguardo e in un dettaglio. Citando Diane Arbus credo fermamente che la fotografia sia “un segreto che parla di un segreto”; il mio principale scopo è riuscire ad emozionare ricercando spasmodicamente la “Bellezza” in ogni cosa. La “Bellezza” intesa nel senso artistico, poetico, pittorico e concettuale del termine; mi piace ciò che è indefinito, il vibrato della macchina fotografica, la sua morbidezza, gentilezza, eleganza, amo il mosso ed il micro-mosso e sperimento molto con i soggetti che fotografo. Mi interessa la ricerca nella luce, nel colore, nell’ambientazione, nei materiali, adoro sperimentare e sono fermamente convinta che con questa Arte non si smetta ma di imparare, restando sempre in perpetua fase di sperimentazione.

- I tuoi soggetti sono esclusivamente femminili. C’è una spiegazione?

Da sempre, mi sono appassionata moltissimo alla figura femminile, la sua rappresentazione nell’Arte e nella storia della Moda. Innamorata del Pittorialismo fotografico, ricerco sempre, quando fotografo i miei soggetti femminili, la luce pittorica.

Ho iniziato i miei studi fotografici durante un periodo molto difficile, ovvero, proprio prima dell’inizio della pandemia. Durante il primo lock-down, sono stata costretta, per eseguire gli esercizi ed imparare l’uso della luce a fotografare me stessa. La disciplina dell’Autoritratto risale alla pittura e in fotografia penso sia molto importante rivolgere la macchina verso sé stessi, è un lavoro tecnicamente molto difficile, ma, mi è servito per imparare poi a relazionarmi con i soggetti che ritraggo.

- La tua passione per il ritratto è iniziata subito oppure hai sperimentato altri generi in precedenza?

- Ritieni che il tuo modo di rappresentare una modella sia differente da quello che farebbe un tuo collega uomo?

Ritengo che ognuno abbia e sviluppi il proprio punto di vista. Credo sia principalmente un discorso di sensibilità personale nei confronti del soggetto fotografato, il saper cogliere quel “qualcosa” che emoziona. Ognuno di noi fotografa grazie ed attraverso la propria esperienza di vita e la propria “unicità”. Personalmente, per esempio, non amo la volgarità e la sfrontatezza fini a sé stesse. Ricerco un ideale di sensualità e femminilità differenti.

- Hai dei Maestri di riferimento a cui guardi, a cui ti senti affine?

Amo molto il Pittorialismo e la fotografia di Steichen, Stieglitz, Avedon, Horst P. Horst, Nadar e Juliet Margaret Cameron. Per quanto riguarda autori piu’ contemporanei, adoro letteralmente Paolo Roversi, Lilian Bassaman, Sarah Moon, Alessio Cocchi, Eolo Perfido, Patrick Demarchelier, Giovanni Gastel e Francesca Woodman.

Ho sperimentato tutti i generi fotografici prima di dedicarmi al ritratto, sia la street-photography che lo still-life. Sono discipline che mi arricchiscono continuamente di nuove idee e spunti e servono ad allenare l’occhio fotografico pur avendo entrambe caratteristiche differenti.

Nel tempo ho constatato, invece, che la mia vera passione è il lavoro di studio, la possibilità di creare e costruire un set partendo da un’idea, avere il controllo della luce sia naturale che artificiale per poterla plasmare in modo creativo.

- Quali sono le tue opere in cui ti riconosci e perché?

Ogni opera che creo è un po’ come un figlio per me, ho uno speciale attaccamento nei confronti di ognuna di loro perché sono tutte legate a delle esperienze, sensazioni ed emozioni specifiche.

Le opere che prediligo sono quelle in cui ho cercato di rappresentare l’aspetto pittorico, poetico e sognante, a tratti malinconico, evasivo ma allo stesso tempo allusivo, che fanno parte del mio essere.

- Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Sto lavorando a delle serie fotografiche di autoritratto e still-life che sto ultimando. Nel futuro prossimo mi piacerebbe molto realizzare un progetto di nudo pittorico femminile.

Contatti dell’artista

Facebook Olivia Mazzola Instagram liv_art_photography

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