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LENS_VISIONS

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CRISALIDE

CRISALIDE

Il nuovo libro Fotografico di Giuseppina Irene Groccia

Lens Visions è la seconda pubblicazione dell’artista Giuseppina Irene Groccia, composta da 52 pagine contenente una selezionata raccolta di opere che comprende il risultato di un percorso di sperimentazione e approfondimento dedicato alla monocromia del nero nell’arte fotografica con rilevanti influenze della Fotografia Transfigurativa.

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Caratteristica che lo rende prezioso è il suo piccolo formato di 15×15 cm e il suo stile compositivo in Total Black.

L’impaginazione e l’organizzazione grafica, curati direttamente dall’artista, riflettono le intenzioni di una logica modulare libera da regole, con alla base la necessità di evidenziare la relazione tra gli elementi evidenziandone il contrasto.

“Ganz gleich wofür Fotografie steht, sei es um abzubilden, sei es um einen Moment zu bannen, sei es eine Atmosphäre einzufangen, sei es dokumentarisch, sei es als Kunst: die Fotografien von Giuseppina Irene Groccia sind lichtvoll, mit Licht gemalte Bilder auf schwarzem Grund, in das Fotopapier oder das elektronische Feld geprägt, eingeflossen in die Präsenz der Wahrnehmung, wie eingeschrieben in die Unendlichkeit des Sehens, wie Schauplätze einer sich manifestierenden Gestaltungsbühne. Der schwarze Grund auf und in dem sich die gemalten Lichtlinien erheben und entfalten gibt Halt und Einfassung. Raum und Zeit lösen sich auf im Zusammenkommen der Lichtlinien mit dem schwarzen Grund und vereinigen sich zu einer neuen umfassenden Einheit. Fabelhaft erzählen diese Bilder grafisch vehement und sanft feinfühlig vom Zauber des Lebens, von der unfassbaren Tiefe des Daseins. Diese Bilder sind nur scheinbar Oberflächen. Bei Ansicht diese Bilder zeigen sich direkt Glanz und Bewegung und nehmen den Blick und das Empfinden mit in Seelenlandschaften von intensivster und intimster Anrührung. Erinnerungen assoziieren sich, Abgleiche mit den eigenen Lebenserfahrungen. Die Bilder von Giuseppina Irene Groccia sind skulptural und gleichzeitig spährisch und träumerisch. Expressiv und impressiv bedeuten sie den Zauber der Existenz, voller Schönheit und Zerbrechlichkeit. Diese Bilder mögen vom Geröll und Geruch des Alltags befreit sein, vermitteln uns jedoch einen wunderbaren Eindruck in unser Daseins, anmutig, künstlerisch und ikonisch.” Sascha Windolph

Non importa cosa rappresenti la fotografia, se voglia semplicemente catturare un momento, svelare un’atmosfera, diventare testimonianza e documento, essere cristallina e invincibile arte: le fotografie di Giuseppina Irene Groccia sono fasci di luce, immagini dipinte su un fondo nerissimo, impresse sulla carta del fotografo o in uno spazio elettronico. Esse confluiscono nel cono della percezione, si emancipano miracolosamente nell’infinito cosmo delle visioni, come quinte di un palcoscenico che appare nella grandezza di un progetto visionario. Spazio e tempo si dissolvono nell’incontro di linee lucenti e confluiscono, in osmosi, in una nuova unità che ci avvolge in ogni dove. Favolosamente, il racconto ha una veemenza che non adombra la dolce magia della vita, nè l’insondabile e affascinante profondità dell’esistenza. Le rappresentazioni/immagini sono solo apparentemente superfici, miracolosamente impresse su carta, appena partorite da un miracolo taciuto. Guardandole, si alternano in ellissi e conducono i nostri sguardi in quei luoghi già incisi, alla perfezione, nelle nostre anime: dal gesto più intenso e intimo i ricordi si sovrappongono in esperienze di vita e accadimenti quotidiani. Le opere di Giuseppina Irene Groccia sono sculture emerse dalle pietre del tempo, sferiche e sognanti. In Groccia espressione e significato rappresentano l’arcano dell’esistenza, al tempo stesso estetica profonda ed estrema fragilità. Tutto si affranca dall’odore del quotidiano, in una grazia inconsueta, nell’ultimo estremo presidio della nostra esistenza. Traduzione di Francisco Soriano

Conosciamo Nadia Bianchi giovane artista fotografa italiana che ci parlerà della sua evoluzione come artista visiva e delle sue influenze. Ci racconterà lei stessa il suo percorso creativo, dove fotografia e pittura procedono spesso in parallelo, dove emozioni e contaminazioni artistiche danno vita ad opere che sanno raccontare sensazioni, palpiti e respiri. La fotografia è per lei un luogo magico, dove riesce ad esprimere la propria creatività.

Il mezzo fotografico la rende capace di decodificare le sue idee in un linguaggio fruibile a chi è abile a leggere nel sensibile.

L’ Arte di Nadia Bianchi

Un luogo magico

... di Giuseppina Irene Groccia

“La fotografia evoca la mia infanzia, le domeniche in famiglia davanti al proiettore delle diapositive, la possibilità di rivivere un momento o un luogo.

Evoca la magia di uno scatto concesso da mio padre quando ancora esistevano i rullini, le attese delle stampa, la sorpresa. Crescendo poi, con le nuove “macchinette” ho sempre solo scattato per avere il ricordo delle mie compagne in gita, della città visitata, del bel mare.”

In un angolo della mia testa però ho sempre avuto chiara l’impressione che nelle fotografie potesse esserci nascosto qualcosa che fosse molto di più di un ricordo: storie, pensieri, emozioni, realtà passate, relazioni, vita insomma. Ho iniziato a scattare le mie prime “vere” fotografie intorno al 2017 e in particolare riconduco ad un viaggio di lavoro a Basilea una di quelle che io identifico come “ la mia prima” fotografia. Era il 2018. Mi rendevo conto che volevo tornare a casa non con un ricordo della cattedrale o del Reno, poiché quel tipo di foto abbondano comodamente in internet.

L’anima della città. Ecco cosa volevo carpire. Ecco cosa volevo raccontare del mio viaggio e di quel paese alla mia famiglia.

Anziani signori che, bevendo un buon vino in un tardo pomeriggio primaverile nel circolo navale della loro città, guardano una partita di calcio su un maxi schermo, le loro biciclette lasciate per strada.

La loro quotidianità che diventa storia.

Dopo quel viaggio è iniziato il mio percorso formativo con Alessandro Tintori, senza il quale non avrei mai potuto davvero scoprire quello che oggi per me rappresenta la fotografia.

Attraverso la fotografia provo ad esprimere e a rappresentare i miei pensieri, le mie opinioni, le mie riflessioni sulle grandi domande dell’uomo, della vita, sulla diversità e l’inclusione, sulla bellezza delle piccole cose e sugli stati d’animo che ciascuno di noi prova.

Quest’anno, poi, grazie a Michela Taeggi, ho lavorato molto sull’autoritratto, scoprendo come questa forma fotografica permetta di conoscere meglio se’ stessi e come sia al tempo stesso terapeutica.

La mia formazione avanza tra corsi, workshop, lo studio dei grandi autori, mostre.

Tanti sono i grandi autori che amo: Robert Capa, Andrè Kertesz, Man Ray, Schiele, Letizia Battaglia, Henri Cartier-Bresson, Dora Maar. Solo per citarne alcuni tra i più grandi.

Oltre alla fotografia riesco ad esprimermi anche attraverso la pittura, passione anch’essa emersa di recente e che ho potuto sviluppare durante il lockdown impostoci dal covid.

Quale altra occasione per cogliere questa opportunità? E quindi… da questa nuova avventura sono nate già quattro mostre, e resta vivo in me l’obiettivo di trovare un modo di esprimermi coniugando pittura e fotografia.“

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