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GIORGIO CERUTTI
Recherche
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Photography Must Tell Stories
Vite.
Come segmenti che intersecandosi prendono sempre direzioni opposte.
E’ questa frase, pronunciata da una voce femminile fuori campo, l’incipit principale di Recherche il mio nuovo progetto ancora in essere al quale sto lavorando da circa due anni composto principalmente da un allestimento fotografico e da un lavoro audiovisivo che verrà opportunamente proiettato su una figura femminile che avrà una funzione allegorica.
Un racconto per immagini incentrato sul tema della ricerca della “bellezza interiore” e sulla paura di perderla e non ritrovarla.
Considero Recherche un po’ la summa del mio lavoro che non è mai fine a sé stesso e di una serie di altri miei allesti- menti in alcuni dei quali non vi erano intenti squisitamente solo fotografici come ad esempio SNZA - Essenza e Traccefemminili entrambi progetti “sperimentali” del 2011 esposti in due sedi istituzionali e il più recente Animavolto che lo scorso anno ha fatto parte del WEFO2020 organizzato dalla Casa della Fotografia in qualità di mostra online.
SNZA è in qualche modo il lavoro che più si avvicina a Recherche.
Ma anche Traccefemminili è una ricerca dentro la propria interiorità che ho realizzato grazie alla preziosa collaborazione di un gruppo di attrici professioniste emergenti con formazione ed esperienze maturate soprattutto nel teatro. Un lavoro corale e individuale al tempo stesso in cui le 7 protagoniste si muovono e interagiscono fra loro alla ricerca della parte più profonda del loro “io” che ho documentato e raccolto durante la realizzazione assumendo un ruolo di silente osservatore e non di regista.
Il fotografo deve avere in sé anche una coscienza etica dello scatenamento psicologico emotivo che coinvolge chi guarda l’immagine ma anche di chi contribuisce a comporla e realizzarla, con effetti positivi o negativi. Nel caso della fotografia d’arte l’etica è quella di trasmettere l’estetica, il senso del bello che ispira il buono. E non a caso in antiche lingue, dal sanscrito all’aramaico, il termine “bello” significa anche “buono” e viceversa.
Max Callari è nato a Roma nel 1971. Cresciuto nel mondo delle arti visive grazie all’attività pittorica del padre durante gli anni 70 e 80 entra in contatto sin da giovanissimo con importanti esponenti del panorama artistico. Si forma al Liceo Artistico e studia Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dopo esperienze professionali maturate nei settori dell’interior design come progettista- disegnatore tecnico d’interni presso un prestigioso studio di architettura, dell’arte contemporanea come fondatore di Art’s Moment - uno spazio polifunzionale aperto inizialmente nei pressi del MACRO e trasferito l’anno successivo a Trastevere - in una fase successiva della sua vita partendo dalla conoscenza della fotografia analogica già studiata molti anni prima decide di avvicinarsi alla fotografia digitale. Di fondamentale valore formativo sarà per Max Callari l’incontro con Officine Fotografiche. Da questa fase scaturisce dunque una serie di progetti fotografici che spaziano dai book per il cinema all’architettura, alla street photography e al reportage; collaborazioni con artisti e case editrici; mostre personali presso luoghi istituzionali e partecipazioni a rassegne collettive d’arte contemporanea in alcune importanti città tra cui Treviso, Napoli e Venezia in occasione di una Biennale con un nota galleria con sedi anche a Torino e New York. Max Callari concepisce la Fotografia non solo come un lavoro ma anche come uno stile di vita, tutti i suoi progetti sono caratterizzati da un’osservazione essenziale della realtà e da una costante ricerca introspettiva, il suo modo di fotografare mira sempre a raccontare trovando la sua massima espressione nel ritratto ma soprattutto nella monocromia: il suo bianco e nero è stato definito “ricco di colori”.
Facebook: Max Callari (Nuovo)