postproduzione: emergenza delle figure dallo sfondo

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postproduzione di Laura Marcolini

emergenza delle la Verifica 5 di Ugo Mulas e il Ganzfeld Per ricollegarci all’articolo precedente di questa rubrica, dedicato alla simulazione della grana, iniziamo facendo riferimento alla quinta delle Verifiche di Ugo Mulas: «Una foto di un giorno terso, senza nubi e senza riferimenti terrestri ingrandita è un assurdo o un paradosso. [...] La sequenza che ne è venuta è ricca di gradazioni da un fotogramma all’altro, di profondità, di intensità. Poi ho scelto un fotogramma e l’ho ingrandito al massimo di lettura, dove si arriva alla percezione della grana»1. La prima parte del testo, nonostante si parli di una fotografia in bianconero, sembra la descrizione di un «campo di stimolazione omogenea»2, detto Ganzfeld, un «campo» su cui si posa il nostro sguardo, che ha la particolarità di inviare la stessa quantità di luce da ognuno dei suoi punti [foto cielo A]. Il campo non contiene sfumature di tono o di luminosità, ma nemmeno discontinuità abbastanza brusche [foto B] da produrre la percezione di margini (i bordi delle cose), e dunque di figure. Puro sfondo. Considerando che la foto in questione era in bianconero, questa deduzione è ancora più evidente, perché, come abbiamo

A

accennato nella rubrica note per la gestione delle immagini (pag. 42), possiamo distinguere le forme, e dunque le figure, anche senza i colori.

contorni, chiaroscuro, luce diffusa: breve omaggio a Leonardo «La pittura è di maggior discorso mentale che la scultura, e di maggior arteficio, con ciò sia cosa che ‘lla scultura non è altro che quella ch’ella

margini e chiaroscuro

C

osa ha a che vedere questa lunga introduzione con una rubrica di postproduzione? Per esempio: l’elaborazione di immagini in HDR provvede ad aumentare la gamma dinamica di un’immagine, producendo un maggior numero di sfumature sia tonali sia di luminosità. E questo ha molto a che vedere con i margini, la figura e lo sfondo... Ci è capitato spesso di riferirci, per il lavoro di postproduzione, ai bordi delle figure presenti in un’immagine. PercepiaUnisci in HDR Pro di Photshop CS5

La finestra di Photoshop per unire in HDR più immagini presenta alcuni menù di Predefiniti molto aggressivi e qualche strumento di regolazione manuale.

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mo qualcosa che definiamo bordi, o margini, a causa dell'interazione della luce con le superfici e con la materia dei corpi. Trasferiti nelle due dimensioni, i margini corrispondono a una discontinuità nella percezione di un campo (area osservata) e si registrano fotograficamente con passaggi tonali e di luminosità, mentre in pittura vengono costruiti con il chiaroscuro, per creare l’illusione della profondità. Questi particolari passaggi tonali, lo abbiamo scritto tante volte, sono costituiti da cambiamenti di luminosità (e HDR con PS


emergenza delle figure e sfondo

figure e sfondo B

pare [...] e l’arteficio è condotto da doi operatori, cioè dalla natura e da l’uomo, ma molto è maggiore quello della natura, con ciò sia cosa che s’ella non soccorresse tale opera con ombre più o meno oscure e con li lumi più o meno chiari, tal operazione sarebbe tutta d’un colore chiaro e scuro a similitudine d’una superficie piana» più in là Leonardo da Vinci continua ad argomentare la superiorità della pittura così: «se non fusse l’aiuto del chiaro e scuro, tu non potresti fare tali muscoli [foto C], perché tu non li potresti vedere» e poi parlando della scultura

afferma «ma la natura fa l’ombra e non l’arte, e che se egli sculpisse nelle tenebre non vedrebbe nulla perché non v’è varietà: né anco nelle nebbie, circondanti la materia sculta con equale chiarezza [...]» da Il paragone delle arti 2, Capitolo 42. Comparazione della pittura alla scultura. D’altra parte, E.H. Gombrich3 ci ricorda che Leonardo nello stesso testo consiglia cieli velati e nebbie per non dovere spezzare l’armonia tonale con le ombre portate (l’ombra proiettata da qualunque solido) «farai le figure non alluminate dal sole ma fingi alcuna quantità di nebbia o nuvoli trasparenti» poiché «il lume tagliato dalle ombre con tropa evidentia e somamente biasimato appresso de pictori»2. Con la fotografia, nel rapporto con la luce modellante, si è evidentemente a metà strada tra scultura e pittura. Leonardo in poche righe spiega l'effetto della luce diffusa e dei margini di una forma alcuni secoli prima dell’arrivo della psicologia della Gestalt. Ci fa comprendere, così, sia l’importanza della linea di confine tra aree contigue in cui avvenga un cambio di illuminazione e/o di colore (margine), sia l’effetto della luce diffusa, sia, infine, l’importanza del trattamento degli sfondi da cui dovrebbero emergere con naturalezza le figure.

C

Passato lo choc del primo impatto, Dynamic Light (DL) si rivela uno strumento interessante, specie se usato manualmente. Calibrare con cura gli effetti con il Raggio e con la Ruota delle tonalità permette un'applicazione selettiva in relazione ai toni e alla loro luminosità. È uno strumento che potrebbe diventare più preciso, se fosse dotato di una scala di valori. effetto DL Vignette

colore) più o meno bruschi ed estesi. La luminosità nella sua componente detta chiarezza ha un effetto modellante: sir E.H. Gombrich ricorda che «il vocabolo greco usato per la pittura illusionistica [sembra] fosse, in realtà, skiagraphia, pittura d’ombra»3. Cosa accade quando facciamo elaborare le nostre fotografie da un plug-in per lo HDR o da un software che pretenda di ottenere effetti di amplificazione dei toni

e delle sfumature? I programmi acquisiscono da più immagini i dati relativi ai passaggi tonali (oppure li simulano da una sola immagine) e ne compongono una nuova, nella quale ogni sfumatura viene restituita con un maggiore numero di informazioni. In sé questo incremento di dati può non darci un risultato soddisfacente dal punto di vista della resa plastica dei corpi e degli oggetti dentro il fotogramma, ma è un'ottima base

Per questa immagine abbiamo importato in Dynamic Light il file ottenuto dal plug-in di Photoshop per unire file in HDR. Solo allora lo abbiamo trattato con l'effetto Vignette del software DL.

HDR + DL Vignette

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postproduzione

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RAW

A Sviluppo con Cross Process,

dominante Blu. B Sviluppo con Cross Process, dominante Giallo.

di partenza per applicare altri algoritmi e/o sovrapporre sviluppi differenti a cui applicare maschere. L’effetto HDR spalmato sull’intero fotogramma può rivelarsi controproducente, perché non tiene conto di come percepiamo i piani di uno spazio. La rimappatura delle sfumature in una nuova modulazione, che aumenta l’effetto di tridimensionalità, dovrebbe essere applicata diversamente ai vari piani della scena, per ottenere anche una maggiore discontinuità di nitidezza tra figure e sfondo. La resa atmosferica di un cielo o di un paesaggio non dovrebbe somigliare troppo a un primo piano. Le caratteristiche dell'orizzonte già le aveva ben dimostrate Leonardo da Vinci nel dipingere i paesaggi di sfondo ai suoi soggetti, iniziando per primo a velare di toni d’azzurro le montagne, secondo la loro lontananza (densità atmosferica). Unendo in HDR, invece, nella maggioranza dei casi si ottiene un effetto plastico uniforme su tutti i piani che ai fini della percezione dello spazio, è evidentemente una contraddizione in termini. Questo ac-

RAW + Cross Process

cade con più evidenza quando utilizziamo foto con una profondità di campo estesa: dove si ha più nitidezza si percepiscono più margini e lo HDR che li evidenzia, accentuando la resa plastica. La nostra vista è abituata ad apprezzare le distanze non solo dalle dimensioni dei corpi e degli spazi, ma anche dalla differente niditezza dovuta alla presenza dell'atmosfera. A molti piace anche l’effetto Orton, magari combinato con lo HDR, perché permette di ottenere una resa considerata particolarmente pittorica, che si ottiene con una sfocatura che approssima e sfuma i passaggi tonali: la sfocatura abbassa il contrasto di luminosità, fa trasfondere i passaggi uno nell’altro, rendendoli più continui e più morbidi, attraverso il filtro Controllo sfocatura in combinazione con una nitidezza ricostruita dalla Maschera di contrasto. Anche questo effetto è in genere utilizzato sull’intero fotogramma, con gli stessi inconvenienti di cui sopra. Così, nella maggioranza dei casi, le figure, gli oggetti, gli edifici, gli elementi della natura, si staccano con più evidenza

dallo sfondo, ma... tutti allo stesso modo. Dal punto di vista della percezione questo può produrre una sensazione di piattezza e confusione nella composizione. Spesso ne consegue che i colori più atmosferici (cieli e orizzonti lontani) perdano la caratteristica trasparenza, quella che ci restituisce il senso della profondità di uno spazio non materico. Tipici di questi trattamenti sono anche gli aloni del tutto innaturali provocati dalla combinazione di Raggio e Intensità (Bagliore bordo per HDR PS CS5), effetti del tutto simili agli eccessi del filtro Accentua passaggio. La somiglianza è evidente, il vero vantaggio dello HDR sta nello sfruttare una quantità notevolmente maggiore di metadati per ricostruire una mappa tonale più ampia (spesso non riproducibile né a monitor né in stampa).

sfondo luminoso e vignettatura D'altra parte crediamo che incrociare i programmi e i metodi possa dare

Cross Process

A

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B


emergenza delle figure e sfondo

O+B +C+E

O+B

RAW + Cross Process + Dynamic Light + Maschere in Photoshop

buoni risultati. Così, abbiamo provato a importare in Photoshop lo stesso file sviluppato con due software (da cui non potevamo ottenere un HDR, perché i soggetti erano in movimento). Abbiamo sfruttato un'app già nominata in altre occasioni: Cross Process per iPhone (applicata a una foto non scattata con iPhone). Abbiamo fatto uno sviluppo anche con Dynamic Light e abbiamo portato tutto in Photoshop.

Cross Process permette di ottenere un gradevole effetto aura intorno al centro dell’immagine: purtroppo l’area da schiarire non si può selezionare manualmente, ma se il soggetto è centrale si ottiene, con un'efficace sfumatura radiale, una resa suggestiva del rapporto figura-sfondo6. Dynamic Light (per smartphone e per il computer) offre invece una serie di effettacci che grazie ai Setting possono essere calibrati in C

riferimenti bibliografici (1) Ugo Mulas, La fotografia, Einaudi, 1973, 2007 (2) Mario Farnè, La percezione dello spazio visivo, Cappelli Editore1972. (3) Leonardo da Vinci, Il paragone delle arti, Vita e Pensiero 1993. (4) E. H. Gombrich, Ombre, Einaudi 1996. (5) Giuseppe Di Napoli, Il colore dipinto, Einaudi 2006. (6) Gaetano Kanizsa, Grammatica del vedere, Il Mulino 2009. (7) Laszlo Moholy-Nagy, Pittura Fotografia Film, Einaudi 2010.

modo interessante, specialmente se sfruttati per un trattamento zonale. Per esempio: del livello ottenuto con Cross Process si può mantenere la luminosità dello sfondo; del livello ottenuto con Dynamic Light recuperare la percezione della figura e accentuare la vignettatura; si può escludere l’effetto di nitidezza sullo sfondo, per farlo sembrare più realisticamente lontano; e infine si possono modulare cromia e luminosità con PS. D

C Con Dynamic Light abbiamo sviluppato un bianconero molto ruvido e contrastato. D Invece di optare per lo sviluppo Normale che somiglia a un finto HDR, abbiamo preferito... E ... modificare manualmente l'effetto Vignette, applicando il bagliore ai toni del Giallo. Alla fine, portati i file in PS, la palette livelli appariva così: con sviluppi e maschere per arrivare alla resa finale (in alto).

finestra di Dynamic Light

E

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postproduzione

Dynamic Light | la Ruota dei toni

Raggio applicato alle tonalità dei Blu, che risultano molto schiariti.

Raggio applicato alle tonalità dei Gialli, che risultano più illuminati.

Raggio applicato alle tonalità dei Rossi, che hanno immediato effetto sulla pelle e sulla sabbia.

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Per qualcuno sarà forse difficile crederlo, ma tutto questo somiglia straordinariamente alle tecniche pittoriche che ricorda Giuseppe Di Napoli, nel suo già citato Il colore dipinto5. Tra le perle di questo libro, si trova anche un riferimento al critico e storico dell’arte Lionello Venturi, che scrisse: «Colorire secondo il principio del tono, significa dar forma al colore, che è cosa ben diversa, anzi opposta, a colorire una forma». Suona come la semplice e lucida descrizione di un’esperienza ben nota a chi prova a dipingere e disegnare, e indica una distinzione altrettanto calzante per l’esperienza fotografica di ripresa e postproduzione. Si tratta, a ben vedere, dell’esperienza della difficoltà di rendere l’effetto della terza dimensione su supporti di due sole dimensioni: una miniatura medievale mostra bene cosa sia una forma colorita, mentre un dipinto di Leonardo dimostra l’opera del chiaroscuro come lavoro che dà forma alle forme. Più in là nel tempo arrivò la pittura tonale che espanse ulteriormente il valore di toni e semitoni. L'evoluzione della tecnica del chiaroscuro classico fece acquisire al trattamento dei valori tonali un ancora più importante ruolo di strutturazione dei volumi nell’intera composizione. Osservando i dipinti di Jean Baptiste Camille Corot (1796-1875) si nota, inoltre, un effetto atmosferico particolarmente familiare anche al paesaggio ripreso con mezzi fotografici, e talvolta accentuato da alcune particolarità della postproduzione. Corot otteneva l'effetto modulando i toni in modo da simulare un irradiamento di luce solare dalla lontananza dello sfondo (una sorta di aura), oscurando leggermente il primo piano e i piani intermedi. Oltre a questo, accentuava progressivamente l’oscurità allontanandosi dal centro, incorniciando così la scena con il semplice abbassamento dell’intensità luminosa... è inevitabile pensare alla somiglianza con l’effetto della vignettatura, altrettanto finalizzata a riconvogliare l’attenzione verso l’interno dell’immagine. Possiamo concludere sostenendo che la grande manipolabilità delle immagini fotografiche, amplificata e diffusa con il digitale, ha decisamente accentuato l’avvicinamento dell’attività fotografica al lavoro della pittura. Per questo ci sentiamo di dire che la fotografia di oggi renda ancor più necessaria una conoscenza dell’arte pittorica (figurativa quanto informale) che si incroci con la conoscenza delle possibilità aperte dalla tecnologia e dalle indagini sulla percezione: quello che già aveva ben compreso Lazslo Moholy Nagy7 negli anni Venti del Novecento!


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