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Impronte – Anno XXVII - N.7 – Ottobre 2010 - Iscr. Trib. Roma 50/84 – Reg. Naz. Stampa 40/86/1993 – Roc 2263 – Periodico associato all’Unione Stampa Periodica Italiana – Direttore resp. Maria Falvo
Liberiamo gli animali dai circhi
di Nadia Masutti e Laura Panini
LAV: Circhi, Zoo ed Esotici
www.lav.it
Sommario
Impronte N.7 – Ottobre 2010 AUT. TRIB. ROMA 50/84 - dell’11.2.1984 ISCR. REG. NAZ. STAMPA 4086 - dell’1.3.1993 ISCR. ROC 2263 - anno 2001 Periodico associato all’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI) DIRETTORE RESPONSABILE Maria Falvo DIREZIONE E REDAZIONE Sede Nazionale LAV Via Piave 7 – 00187 Roma Tel. 064461325 – fax 064461326 www.lav.it GRAFICA Michele Leone STAMPA Arti Grafiche “La Moderna” Via di Tor Cervara 171 - Roma CHIUSO IN TIPOGRAFIA Ottobre 2010
La presenza degli animali nei circhi
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La doma
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Stress e malessere
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La provenienza degli animali dei circhi
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I numeri dei circhi
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Legislazione e contributi
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Circo Alex Hamar
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Circo di Barcellona
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Circo Martini - Orfei Cirque D’Europe
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Circo Martin Show
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Circo Miranda Orfei
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Circo Victor – Lo spettacolo delle meraviglie
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Circo Coliseum Roma
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Il circo piace perché coinvolge, affascina e regala magia. Le esibizioni di trapezisti, giocolieri, illusionisti e clown sono le espressioni artistiche che arricchiscono questo spettacolo, da sempre gradite ad adulti e bambini, e frutto di un’elaborata e faticosa preparazione da parte degli artisti. Più di 2000 animali, però, in Italia fanno ancora parte di questo spettacolo: non sono consenzienti, ma sono obbligati ad esibirsi. La legge considera addirittura il circo un’attività con “funzione sociale”. Indubbiamente lo spettacolo può essere utile alla collettività, ma per essere un’attività “sociale” deve soddisfare le esigenze di una comunità ampia - mentre sono sempre più numerosi gli italiani che disapprovano l’uso degli animali nei circhi - e deve avere in sé dei valori. L’arte e l’abilità degli artisti umani sono dei valori importanti ma non possono esserlo l’uso, la doma, l’addestramento e l’asservimento degli animali fatti esibire nei circhi. Il circo equestre, per stessa orgogliosa affermazione degli addetti ai lavori è “tradizione”. Ovvero passato. Un passato in cui il circo equestre era perfettamente in linea col pensiero comune che vedeva l’animale come “oggetto” da sottomettere e basta, un bruto e basta. Ma la società si è evoluta, la sensibilità collettiva si è evoluta, la scienza è avanzata e così la conoscenza e la consapevolezza dell’etologia animale, ovvero la scienza che studia il comportamento animale nel suo ambiente naturale. Per nessun animale il circo, con le sue gabbie e il palcoscenico, è un ambiente naturale: dunque, il forte condizionamento subito dagli animali nei circhi è inaccettabile sul piano etico, scientifico e culturale perché può rappresentare un grave maltrattamento. Nessuno spettacolo con tali requisiti può aspirare, al giorno d’oggi, ad avere una funzione sociale. Da questo presupposto nasce la proposta della LAV di un’indispensabile riforma legislativa che “liberi” gli animali dai circhi, valorizzando il grande talento degli artisti umani che possono davvero arricchire sul piano culturale e sociale questo spettacolo. Il circo contemporaneo che guarda al futuro e diventa di utilità sociale. Nell’Ottocento gli animali esotici iniziano ad essere esibiti nei cosiddetti “serragli” (mostre itineranti con al seguito un numero impressionante di animali prevalentemente composti da grandi felini). Precedentemente, alle soglie del Rinascimento, le “bestie feroci” erano portate ed esibite alle fiere/mercato, prevalentemente da zingari. Attualmente i “serragli” di antica concezione sono pressoché estinti, e ne rimangono in vita simbolicamente gli
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zoo annessi ai circhi, mentre il nuovo concetto di serraglio è stato sostituito dai “rettilari” e dai “circhi acquatici” che si ritiene soddisfino il concetto di “mostra faunistica itinerante”. Questa realtà non può aspirare a definirsi tradizione, intesa come valori che vanno tramandati, perché è l’espressione della prevaricazione sugli animali, di cui dovremmo voler fare ammenda.
La presenza degli animali nei circhi Nei circhi tutti gli animali, indistintamente, passano la loro intera vita sui camion che li trasportano e, per quelli più fortunati, nelle ridotte gabbie in cui vengono posti quando il circo è attendato da qualche parte. Forse, per qualcuno, in tutto ciò non vi è nulla di tragico, ma proviamo a pensare...”sono una tigre siberiana che vive a temperature medie tra O° e 5° C, sto viaggiando da ore chiusa dentro il conteiner sotto un sole cocente d’estate. La temperatura è torrida, il circo arriva a destinazione e, per ore ed ore, attendo stremata che venga il momento in cui almeno apriranno la porta perché noi animali siamo gli ultimi ad essere sistemati, se così si può dire”. Oppure: “sono un elefante della savana, è gennaio ed ho viaggiato nel conteiner ghiacciato tutta la notte. Ho troppo freddo, lo dice anche la legge che non posso sopportare queste temperature. Arriviamo e quando finalmente mi fanno uscire sono in mezzo alla neve!”. Non c’è quindi da meravigliarsi se, a seguito di viaggi particolarmente lunghi, all’apertura dei camion gli animali siano stati trovati morti come successo di recente. In natura esistono climi diversi, quindi habitat diversi e questi habitat sono popolati da animali specializzati per affrontare i rischi dell’ambiente in cui vivono. È una specializzazione profonda, tipica, un modo di vivere applicabile solo a quell’ambiente e che fa parte dell’essere. Anche l’uomo è un animale specializzato, per quanto duttile. Non può vivere in un ambiente privo di luce, non può vivere in un ambiente privo di stimoli, fatica a sopravvivere con temperature corporee di solo due o tre gradi superiori o inferiori ai 37. E questo indipendentemente dal fatto che viva in una metropoli o nelle foreste amazzoniche. Gli stimoli esterni sono indispensabili alla vita normale, al benessere complessivo dell’individuo, e alcuni sono essenziali per la vita stessa. E così è anche per gli animali. Essere nato in un allevamento non incide sui cosiddetti
“istinti”, ovvero sui marchi comportamentali propri della specie. E contraddire o reprimere il comportamento di un animale è andare contro la sua natura, dunque causa di malessere, anche se i circensi affermano di amare gli animali. Un amore non certo disinteressato. I gestori dei circhi equestri ed i proprietari/allevatori di animali continuano ad affermare che gli animali nei circhi stanno bene: la salute è controllata, l’alimentazione è sana ed abbondante, gli allenamenti sono dolci, sono coccolati e circondati d’amore. E mostrano animali apparentemente sani, addirittura giocherelloni ed affettuosi. Alcuni tendono a dar loro ragione. Perché? La ragione è da ricondursi ad una conoscenza superficiale del circo, priva di un’adeguata considerazione delle coercizioni subite dagli animali. Numerosi studi scientifici interdisciplinari, di cui il più recente è stato pubblicato da una equipe di studiosi della facoltà di Scienze Biologiche dell’Università di Bristol, affermano che ben difficilmente un animale sta bene in un circo; altrettanti spiegano che non sta bene nemmeno in uno zoo con ben altro spazio a disposizione. Figuriamoci quindi nel circo! Quindi, la benevolenza degli animali di un circo nei confronti dell’addestratore, ben che vada, è classificabile come un caso di “sindrome di Stoccolma” (condizione psicologica nella quale la vittima mostra sentimenti positivi verso il suo sequestratore), che, in quanto sindrome, non è davvero un indicatore di benessere. Qualche veterinario in Italia afferma che non esistono parametri per valutare il benessere di un animale in cattività e attende che sia il legislatore a stabilirli. In generale il mondo veterinario tende ad associare la sanità fisica al benessere. Utilizzando lo stesso principio, si potrebbe affermare che un ergastolano fisicamente sano è anche nel pieno del benessere! I ricercatori però hanno stabilito, in base a prove cliniche, che: i viaggi chiusi nei carri bestiame, con le correlate e spesso sbrigative operazioni di carico e scarico, sono fonte di malessere per gli animali; i lunghi tempi di inattività in spazi angusti sono fonte di malessere per gli animali, non solo psichico ma anche fisico visto che porta all’obesità;
FOTO Sam Haddock/PETA
le escursioni termiche sono fonte di malessere per gli animali; la presenza imposta dell’uomo è fonte di malessere per gli animali selvatici; la mancanza di vie di fuga o luoghi ove nascondersi è fonte di malessere per gli animali; In definitiva il circo equestre è fonte di malessere per gli animali. Questa condizione riguarda gli animali “esotici”, ovvero le specie non domestiche presenti nei circhi (elefanti, tigri, leoni, puma, orsi…), ma anche cavalli, cani e bovidi: carica, viaggia, scarica, aspetta, esibizione, aspetta, carica, viaggia. C’è da chiedersi: dov’è la magia del circo per questi animali? Incredibilmente, per alcuni animali c’è anche una realtà “peggiore” e a questo proposito possiamo distinguere due tipologie di animali “da circo”: quelli esibiti e quelli fatti esibire. Quelli meramente esibiti, come ad esempio il rinoceronte, lo struzzo o il bisonte, servono perlopiù come animali da visita allo zoo del circo e ai quali, al massimo, viene fatto compiere un paio di giri della pista davanti al pubblico durante lo spettacolo. Il circo, oggi, è “anche” - e sempre di più - mostra itinerante con il suo zoo, acquario e rettilario come attrazioni, ovvero tende ad espandere il proprio “parco animali” con l’acquisizione di specie “non tipiche” con lo scopo di mostrarle, in qualche modo facendo concorrenza ai giardini zoologici e riprendendo inutilmente il concetto dell’antico “serraglio”. Gli animali artisti (come la tigre, il leone, l’elefante, l’orso o l’otaria) eseguono, al comando del loro domatore, determinati esercizi all’interno di un numero. E sono questi ultimi a stare peggio; capiamone il perché partendo da una breve premessa. Il vocabolario italiano spiega che: domare = rendere docile, mansueto, addomesticare una bestia feroce o selvatica o, in senso figurato, sottomettere, sedare; addestrare = rendere abile, ammaestrare, esercitare, allenare. In un circo, quale differenza ci può essere, ad esempio,
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FOTO Sam Haddock/PETA
tra il cane, l’elefante e il rinoceronte? Il cane può essere semplicemente addestrato, vive con l’uomo da sempre e, inspiegabilmente, si fida di lui e fa di tutto per compiacerlo. Il rinoceronte non si può né domare né addestrare e non accetta alcun tipo di sottomissione, così come la iena. Per tutti gli animali da “serraglio” fu tentata nel tempo la doma, ma per alcuni non fu mai possibile nemmeno sottoponendoli alle peggiori vessazioni o privazioni. L’elefante da circo deve essere per forza domato e questo avviene fin dai primi mesi di vita. Il piccolo, sia prelevato in natura che nato in cattività, viene strappato alle amorevoli cure della madre ed inizia prestissimo il suo percorso di sofferenza. Il perché è molto semplice: le posizioni e gli esercizi che gli si impone di fare contrastano violentemente con la sua fisiologia, in pratica operano contro natura poichè il corpo di un elefante non è naturalmente in grado di riprodurli se non costretto a forza e con, nel tempo, gravi conseguenze fisiche. Perciò, a differenza di quanto avvie-
ne per gli elefanti da lavoro, la doma comincia prestissimo, e con violenza. Questo metodo, fino a poco tempo fa, si pensava essere utilizzato solo prevalentemente in Asia (Tailandia, India, etc.) e riguardasse animali liberi catturati alle madri. È stato sconvolgente scoprire che questo avviene, se possibile in modo ancor più crudele, anche su piccoli nati in cattività, come documentato dall’ex addestratore di elefanti Sam Haddock, all’interno del centro segreto di addestramento del circo Ringling Bros e Barlume & Bailey, il circo americano con il maggior numero di elefanti al mondo. Tiranti, pungoli, scosse elettriche e tanto, immenso dolore inferti ad un cucciolo indifeso da esseri umani che dovrebbero solo vergognarsi di quello che stanno facendo. Ma la crudeltà umana non ha limiti poiché al cucciolo, che è stato perfidamente allontanato dalla madre che pure vive a pochi metri e lo rimpiange, viene affiancato un altro elefante già “spezzato” ed asservito all’uomo che, più facilmente, porta ai risultati desiderati. Eh sì, che magia il circo!
La doma Ma in generale, come avviene la doma di animali “artisti”? Proprio agli antichi serragli dobbiamo, purtroppo, il percorso dei primi domatori, improntato fortemente dal carattere aggressivo e violento nei confronti delle “belve pericolose”. Il messaggio da trasmettere al pubblico era il totale dominio della natura da parte dell’uomo, tipicamente di stampo colonialista. Anche per gli animali non feroci l’addestramento è stato di tipo violento e si è “apparentemente” protratto nel tempo fino al dopoguerra del secolo scorso quando si inizia a parlare di “addestramento in dolcezza”, un metodo che dovrebbe basarsi non più sulla violenza bensì su un rapporto di fiducia tra uomo e animali che dia corpo ad esibizioni più “naturali”. Peccato che siano proprio alcuni dei promotori di questo tipo di addestramento che, ripresi “fuori onda” a compiere violenze inaudite verso gli animali, vengono condannati per maltrattamento. In Italia sarà un Orfei, Orlando, che negli anni ’50 si segnalerà per questo tipo di addestramento, ma nel suo circo cresce ed agisce proprio Liana che in seguito rilascerà dichiarazioni su tecniche di addestramento sorprendenti per la loro crudeltà. Di fatto, che tale metodo di dolce non abbia proprio nulla, lo si evince dalla stessa descrizione datane dai padri fondatori che, nella “paura insita nell’animale” individuano la chiave stessa per l’addestramento. Non dimentichiamo che, anche se allevati in cattività, gli animali selvatici naturalmente rifuggono il contatto umano o di altre specie e mantengono un istinto naturale. Ciò significa che esisterà sempre un comportamento innato dell’animale, un vero e proprio patrimonio genetico che, ad esempio, non permetterà mai alla tigre di “percepire” ciò che la circonda alla stregua di un gatto abituato da sempre al contatto umano. Per tale motivi la “paura” va considerata a pieno titolo una gravissima forma di violenza sull’animale selvatico. Nell’ultimo ventennio, periodo che vede una crescita esponenziale della maturata sensibilità popolare nei confronti del mondo animale, le grandi famiglie circensi italiane, quali i Togni, Orfei, Montico, Casartelli, etc., si sono date un gran da fare per convincere l’opinione pubblica che i propri animali, rigorosamente nati in cattività e non prelevati in natura, sono acquisiti per curarne direttamente l’addestramento, ovviamente “in dolcezza”. Il loro rapporto con gli animali viene definito come improntato da amore, rispetto ed un rapporto costante uomo- animale che porterebbe a gravi conseguenze qualora fosse interrotto. Di fatto la questione si pone in ambito molto diverso. Innanzi tutto è opportuno specificare che vi è una sostanziale differenza tra la doma iniziale dell’animale, che è quella mirata a “spezzare” l’animale e a imprintare in lui la paura relativamente ad alcuni oggetti specifici (frusta, bullhook, ecc.) oltre che a fargli capire come sia impossibile liberarsi, ribellarsi o fuggire, e la fase successiva. Una volta compiuto questo primo, fondamentale, passo, ciò che l’animale viene chiamato a fare tutti i giorni sotto il tendone non può che definirsi mero allenamento, e cioè la ripetizione di esercizi, che possono anche subire
delle variazioni, così come avviene per i funamboli, gli equilibristi e tutti gli altri artisti del circo. Il domare avviene una volta sola e serve, principalmente, non tanto a far compiere determinati esercizi all’animale, bensì a fargli capire chi comanda e quali saranno le conseguenze in caso di disobbedienza. Per tale motivo si reputano privi di significato gli inviti ad assistere alle “prove” che i circensi rivolgono a chi critica le tecniche di addestramento. Ed in questa prima fase, quanto è credibile l’affermazione che i domatori/proprietari svolgono personalmente la doma iniziale dei propri animali? Lo scorso anno il famoso circo di Nando Orfei (soc. Orfei-Bellucci) acquisì 4 nuove tigri arrivate dalla Spagna, già “preparate” da Mary Chipperfield che ne curò direttamente la consegna al domatore Emidio Bellucci (Fonte: Ufficio Stampa Circo Bellucci 18.7.2009). Anche le tigri del Circo Amedeo Orfei risultano di provenienza Chipperfield. Il marchio Chipperfield, riconducibile principalmente a Mary Chipperfield, è volutamente sconosciuto all’opinione pubblica, ma è invece assai conosciuto nel mondo circense. Mary Chipperfield, che in Spagna gestisce un blindatissimo centro di addestramento per animali da circo, dovette fuggire dall’Inghilterra dove subì un processo per gravi maltrattamenti a danno degli animali tanto che dovette riparare prima in Francia e poi in Spagna, dove è tutt’ora. La crudeltà dei suoi metodi fu documentata in maniera incontrovertibile ma la “signora”, con coniuge al seguito, continua ad operare nonostante abbia nominato la nipote titolare del centro. Il suo ruolo è sempre stato, e continua ad essere, quello di reperire ed addestrare animali da destinare ai vari circhi europei. I leoni di Martin Lacey junior, che ha vinto il Clown d’oro a Montecarlo, e proprietario di due leoni bianchi, provengono dagli allevamenti dei Chipperfield. Le tigri di Stefano Nones Orfei del circo di Moira Orfei provengono anch’esse dai Chipperfields e cosi i suoi due leoni bianchi, Ginevra ed Artù. Quindi, dagli italiani Orfei (Moira, Amedeo, etc.) ed altri, agli stranieri Knie, Pinder e Lacey, chi puo permetterselo rinnova il numero coi felini (prevalentemente tigri) e chi ha soldi (e il nome) va dai Chipperfields, rivendendo i “vecchi” felini ai circhi minori (vedi il Circo di Barcellona) che li sfrutteranno ancora per qualche anno nell’attesa di un altro gruppo dismesso. Animali sconosciuti che arrivano già imprintati e che vengono “affittati” o “prestati” con estrema facilità: lo scorso Natale il Circo Americano a Roma presentava 3 tigri, mentre il resto del gruppo era stato noleggiato all’Herman Renz in Olanda e gli elefanti frazionati tra il Medrano Francese e l’Arlette Gruss. Lo stesso fa il circo di Praga dei fratelli Cristiani: le tigri vengono noleggiate con il domatore Redi Cristiani e nel circo tengono l’essenziale. Animali che vanno e vengono come pacchi in giro per l’Europa, molto spesso finendo nelle mani di altri doma-
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tori proprio come nel caso degli stessi Artù e Ginevra, i due leoni bianchi acquistati nel 2007, che alla fine del 2008 erano già stati prestati al circo Mundial in Spagna e che sono rientrati al Moira Orfei all’inizio del 2010. Sono questi gli animali che morirebbero di dolore, a detta dei circensi, se fossero strappati ai loro domatori, ma è più giusto dire proprietari, che tanto li amano? Nel circo arrivano animali già “predisposti”; al domatore spetta il compito di farsi riconoscere ed accettare. I numerosi incidenti con felini nei circhi dipendono dal fatto che il domatore non è ancora riuscito a farsi accettare da almeno un individuo. Il solo circo di Moira Orfei vanta un incredibile numero di attacchi a domatori, di cui l’ultimo nel dicembre scorso al figlio Stefano Nones da parte di una tigre.
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le, la mancanza di competenza relativamente agli animali esotici aggrava le già superficiali ispezioni che si concludono quasi sempre con una valutazione positiva in merito al trattamento degli animali, anche di fronte a palesi casi di maltrattamento. Di fatto le violazioni indicate come costanti non vengono quasi mai prese in considerazione come forma di mancato benessere, ma vengono quasi sempre accettate come mancanze minori sulle quali si può sorvolare. Alcuni tra i più intraprendenti rilasciano delle prescrizioni ma, dato l’esiguo tempo di attendamento del circo, non ci si cura di verificare se la struttura e sia adeguata o meno. A questo proposito dovrebbe essere fatto obbligo ai circhi di detenere un registro per l’annotazione di eventuali prescrizioni in seguito a carenze, con l’obbligo per i circhi di metterlo a disposizione delle autorità competenti nei successivi attendamenti.
• gli arricchimenti ambientali (di ogni tipo, comprese le vasche per il bagno, i pali per l’affilatura delle unghie, le tavole a differenti altezze, ecc.)
Stress e malessere A questa dolorosa sopravvivenza vanno aggiunti ulteriori fattori critici: quelli derivanti da violenze e percosse gratuite inflitte agli animali, più volte documentate attraverso materiale video-fotografico, e quelle derivanti dallo spregio dei Criteri di detenzione degli animali nei circhi fissati dalla Commissione Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente. Con la promulgazione della legge n.426 del dicembre 1998, il legislatore richiese alla Commissione Scientifica CITES di valutare e concedere l’doneità a detenere animali esotici, a quei circhi e mostre viaggianti che ne garantissero il benessere. Nessuna idoneità fu concessa, a riprova dell’impossibilità che queste strutture di contenimento possano offrire il minimo benessere agli animali ivi detenuti. Si rese quindi necessario, per evitare di chiudere tutte le strutture, fissare dei criteri minimi di detenzione che la Commissione elaborò nel 2000, con aggiornamento nel 2006. Purtroppo, la maggior parte dei criteri relativi alla detenzione non vengono osservati in modo costante, puntuale ed uniforme e in molti casi il mancato rispetto è una prassi consolidata.
• le dimensioni dei recinti (più spesso per gli animali non inseriti nelle linee guida CITES) e il fatto che alcuni animali non devono essere legati.
Tra quelli maggiormente disattesi si possono valutare: • il rispetto delle temperature in base alla specie • la possibilità per gli animali di sottrarsi alla vista del pubblico
La valutazione degli animali (documentazione, condizioni di detenzione, condizioni di salute) viene fatta dal Servizio Veterinario e/o dal nucleo del Corpo Forestale, non sempre dal Servizio CITES. Nella quasi totalità dei casi il sopralluogo non avviene a sorpresa e quindi le condizioni di detenzione degli animali possono essere modificate per l’ispezione. Qualora il sopralluogo venga effettuato solamente dal Servizio Veterinario ASL, e non anche dal Corpo Foresta-
La provenienza degli animali dei circhi La presenza di animali nei circhi è conseguenza di: • acquisto da strutture specializzate nella riproduzione e/o primo addestramento; • nascite nel circo; • cessione da zoo (pratica illegale, ma ammessa dai circensi stessi); • prelievo in natura. Le nascite in cattività dovrebbero essere talmente numerose da soddisfare la richiesta non solo di semplici animali, ma di esemplari già adulti e pronti per esibirsi. È incredibile che si continui a credere che gli animali siano nati tutti nei circhi o comunque in cattività, dato che le rare nascite vengono pubblicizzate con enfasi e non sono certo tali da soddisfare le continue acquisizioni di animali. Vi sono più giraffe e zebre nei circhi di quante ne siano nate in tutti i circhi, zoo e parchi faunistici messi assieme! Il movimento interno degli animali non si limita alla cessione temporanea di numeri ma anche alla cessione definitiva, da parte di circhi “ricchi” a circhi con meno disponibilità finanziarie, di animali ormai vecchi. Vi sono anche stati casi di cessione a privati. Da questo emerge anche l’esistenza di una gerarchia tra strutture: i circhi ricchi e quelli minori; i circhi nazionali e internazionali e i circhi di nicchia che vivacchiano a livello regionale. Più che operare in concorrenza, si tratta di un vero e proprio cartello. Che si “ciba” anche delle nostre tasse. Una riflessione: questi circhi di nicchia potrebbero sganciarsi dal cartello semplicemente trasformandosi da “equestri” a “ginnici” rifiutando la logica, pro-grandi circhi, secondo la quale la presenza di animali, anche se estremamente costosa, è essenziale per la sopravvivenza del circo. Per quanto riguarda la riproduzione degli animali, molte sono le domande che emergono. Tigri, leoni, elefanti, ecc., invecchiano. Forse, e purtroppo per loro, a volte vivono più a lungo che non in natura, ma invecchiano anche nei circhi. Anche per loro vale comunque il principio biologico di età riproduttiva e quindi esiste un periodo di tempo entro cui i circhi possono
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far accoppiare gli animali per ottenerne di nuovi. Ma scientificamente la riproduzione in cattività di molte specie è assai difficile, per altre impossibile. Ora, com’è normale, gli annunci di nascite nell’ambito del circo sono limitati mentre il “parco animali” rimane costante, se non in aumento. Da dove provengono, allora, gli animali che sostituiscono quelli troppo vecchi o deceduti? È possibile che tutti i circhi europei siano alimentati da un’unica struttura, per quanto grande? È possibile che nessun animale giovane si mostri refrattario all’addestramento? E allora, che fine fa? E tutte le tigri dei Chipperfield da dove provengono? L’affermazione che tutti gli animali nei circhi siano nati in cattività appare labile, quando gli stessi proprietari, in molti casi, non ne conoscono l’origine. Vi sono circhi che intraprendono lunghe tournée verso Paesi in cui ottenere animali esotici e false certificazioni Cites è un gioco da ragazzi: con quanti animali sono partiti e con quanti ritornano? Quanti animali vecchi vengono sostituiti con giovani? Quanti documenti vengono eventualmente falsificati e microchip sostituiti? I numeri dei circhi Quanti sono i circhi e quanti gli animali impiegano? In nessun settore economico è più difficile stabilire il numero effettivo delle imprese quanto nei circhi in quanto, al di là di pochissimi e famosi complessi che hanno tutto l’interesse a mantenersi riconoscibili, vi è un sottobosco di strutture che, nel corso degli anni, hanno mutato più e più volte l’insegna che dovrebbe caratterizzarli. Nei tempi andati sono stati i matrimoni tra membri di famiglie circensi diverse che hanno caratterizzato nascite e fusioni, mentre ora, per motivazioni che non è dato del tutto conoscere, tutta una serie di circhi assume una data insegna per poi cambiarla con frequenza. O, ancora, parti di circo si fondono con altre strutture solo per determinati periodi. Un esempio fra i tanti è quello del Circo Nazionale Viviana Orfei che ha debuttato lo scorso anno assorbendo una parte del Circo Alex Hamar (mentre alcuni dei numeri hanno proseguito le tournée nella penisola balcanica), della famiglia Coda Prin, ed il Circo di Spagna della famiglia Carbonari (quest’ultimo nel corso degli anni si era già chiamato Circo Ariz, Circo Euro 2000, Circo Lina Orfei e Sool Universal Circus). Da pochissimo il sodalizio tra le due famiglie si è sciolto, la famiglia Coda Prin ha portato via i propri animali ed al Viviana Orfei sono stati mandati elefanti, giraffe ed un gran numero di altri esotici dal circo Medrano in tourneè nella penisola balcanica. Tutto questo dopo la sentenza con cui il Tribunale di Torino inibiva alla signora Viviana Orfei l’utilizzo, in tutto il territorio nazionale, del nome “Orfei”, in ogni cartellone, manifesto, sito internet e altro supporto pubblicitario o telematico, in funzione di marchio. Questo è solo un caso fra i molti che può far capire come sia difficile censire le strutture circensi. Possiamo affermare che il numero dei circhi con animali, comprese le mostre faunistiche itineranti e i circhi acquatici, è di circa 100 unità. Per quanto riguarda invece il numero degli animali al seguito dei circhi si è cercato di fare una stima il più
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possibile reale e con un minimo margine di scostamento. Il problema maggiore è stato censire volatili, serpenti e, soprattutto, pesci. Questa tipologia di animali, insieme ai rettili, ha visto un aumento esponenziale negli ultimi anni con la nascita dei circhi definiti “acquatici” che, in taluni casi, sono solo delle mostre itineranti senza che vi siano spettacoli accompagnati da esibizioni umane. Complessivamente gli animali impiegati, con stima effettuata per difetto, si attestano su più di 2.000, tra cui più di 400 equidi per la maggioranza cavalli, ma anche pony e asini e circa 50 zebre. Risultano anche un’ottantina di bovidi vari tra cui una decina di bisonti. E poi: circa 140 tra cammelli e dromedari 9 giraffe una sessantina di lama 6 rinoceronti più di 20 ippopotami più di 50 elefanti meno di 10 orsi 6/8 scimmie circa 160 tigri comprese bianche e rosa circa 60 tra leoni ed altri felini 40 tra struzzi, emù, etc. circa 350 volatili di cui la maggioranza pappagalli, ma anche rapaci, notturni, avvoltoi dai 70 agli 80 mammiferi di vario genere che comprendono anche animali tipicamente da fattoria più di 100 cani una ventina di mammiferi marini (otarie, etc.) circa 60 pinguini circa 400 rettili, tra cui 250 serpenti – prevalentemente pitoni, boa e anaconde – e 50 tra coccodrilli e alligatori più di 200 i pesci stimati, in gran numero piranha Mettendo insieme tutte le stime nazionali, la popolazione globale delle tigri è stimata in una quota che va dai 3.402 ai 5.140 (fonte IUCN) e il trend è vertiginosamente in calo. Le sole tigri in possesso dei circhi della famiglia Vassallo potrebbero ripopolare un intero territorio a rischio d’estinzione. Ma si continua a prelevare in natura, ben sapendo che la riproduzione in cattività porterà a rarissimi parti e di nessuna utilità dal punto della conservazione della specie. Legislazione e contributi La prima forma di tutela giuridica dello Stato italiano nei confronti dei circhi e delle attività di spettacolo viaggiante risale al 1968. Con la Legge 337 - Art. 1 - “Lo stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore” – prevedendo un fondo Art. 19 - “per la concessione di contributi straordinari agli esercenti dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Oltre che a titolo di concorso nelle spese di ricostruzione, ammodernamenti e difficoltà di gestione, viene stabilito che questi fondi potranno essere erogati anche a favore di iniziative assistenziali od educative”. Nel 1985, con la Legge 163 viene istituito il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) con lo scopo di finanziare “enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti
nei settori delle attività […] circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché per la promozione ed il sostegno di manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all’estero”. Fanno seguito successivi decreti fino ad arrivare al D.M. del 20 novembre 2007 – “Criteri e modalità di erogazione di contributi in favore delle attività circensi e di spettacolo viaggiante, in corrispondenza degli stanziamenti del Fondo unico per lo spettacolo, di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163” – che, tra l’alto, si pone quali obiettivi: favorire il costante rinnovamento dell’offerta di spettacolo viaggiante e dell’arte circense italiana; particolare attenzione a consentire l’accesso alla cultura circense alle nuove generazioni e alle categorie meno favorite; sostenere la funzione sociale, ricreativa e pedagogica dell’attività circense e dello spettacolo viaggiante. Tralasciando l’obiettivo del rinnovamento dell’offerta e quello dell’accesso alla cultura (!) circense, evitando di tornare sull’argomento “funzione sociale” e dando per scontata la funzione ricreativa, una riflessione sulla presunta “funzione pedagogica” è necessaria. Il 2007 è ben distante dal 1909, anno in cui Maria Montessori pubblica il suo libro “Il metodo della pedagogia scientifica”, ma è evidente che chi ha definito per legge che il circo ha una funzione pedagogica probabilmente non sa chi fosse una delle più illustri scienziate italiane. Poiché la pedagogia è la “scienza dell’educazione che si occupa della riflessione critica e della progettazione della pratica educativa; essa si inserisce in un ambito costituito da un insieme di discipline che hanno come oggetto di studio il processo educativo ivi compresa l’istruzione”, qualcuno dovrebbe spiegare come interviene il circo nel processo educativo o nell’istruzione. La risposta viene da un documento firmato da più di cinquecento psicologi che tra l’altro: “esprimono motivata preoccupazione rispetto alle conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di zoo, circhi e sagre in cui vengono impiegati animali. Queste realtà, infatti, comportano che gli animali siano privati della libertà, mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. Tali contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo di un’educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia.” Il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), relativo ai circhi e alle attività di spettacolo viaggiante, gestito dalla Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stato così ripartito negli ultimi anni: 2008: 6.793.976,00 di euro 2009: 5.755.010,97 di euro Per l’anno 2010 lo stanziamento stabilito per i circhi è di
6.252.883,32 euro. Mentre appaiono condivisibili i contributi stanziati volti a supportare le scuole di circo contemporaneo, quale investimento per il futuro di giovani che intendano intraprendere una carriera nel variegato mondo circense, risulta invece incomprensibile lo sperpero di denaro pubblico attuato mediante l’attribuzione di grosse cifre del Fus nei confronti di talune strutture circensi, come ad esempio il colosso Togni, la famiglia Casartelli del circo Medrano e Moira Ofei. In contrapposizione, il riparto del Fus complessivamente destinato alle iniziative promozionali, assistenziali ed educative si è attestato al di sotto dì 1.000.000,00. Da rilevare come, negli ultimi anni si sia assistito ad un fiorire di iniziative benefiche da parte del mondo circense, oltre che particolare attenzione verso i disabili e la gioventù. A tal proposito è opportuno sapere che, tra i criteri che sono valutati per l’assegnazione del fondo, Art. 5 Comma 3, lettera g, sono oggetto di punteggio “le agevolazioni previste a favore del mondo della scuola, del lavoro e dei disabili”. Nell’ultimo dossier pubblicato sullo spettacolo dal vivo dalla Direzione Generale si ribadisce che, in merito all’attribuzione del FUS in riguardo all’aspetto qualitativo, la valutazione viene fatta in relazione alla validità del progetto artistico, all’attendibilità del programma artistico in relazione al numero delle rappresentazioni preventivate, all’importanza culturale del progetto Artistico, al numero e la tipologia di città visitate, all’identità e la continuità del complesso circense a livello artistico, organizzativo ed occupazionale, alla rilevanza del complesso circense, alla regolarità gestionale nonché all’impiego di personale non familiare, alle agevolazioni previste a favore del mondo della scuola, del lavoro e dei disabili, alla presenza di eventuali tourneè all’estero. Va evidenziato come questo Decreto stabilisca che il contributo venga a decadere in caso (Art. 7, comma 2) di condanna definitiva a seguito di delitti di cui al Titolo IX bis del libro II del codice penale (dei delitti contro il sentimento per gli animali) o di ogni altra violazione di disposizioni normative statali e dell’UE in materia di protezione degli animali. Di fatto, tra i vari circhi che hanno avuto accesso al contributo ve ne sono alcuni, oltre a quelli con condanne, che hanno dato dimostrazione palese di maltrattamento animale e molti non in regola dal punto di vista documentale, sia per mancanza delle indispensabili certificazioni relative agli animali, sia per irregolarità amministrative. Inoltre, le regalie del FUS includono sostegni alle tourneè all’estero dove i nostri circhi dovrebbero rappresentare la tradizione circense italiana. Tra le pagine che seguono troveremo un esempio quanto mai illuminante in questo senso e, per citarne un altro, pensiamo al Darix Togni che continua all’estero la pratica vietata di far saltare le tigri attraverso il cerchio di fuoco. A titolo esemplificativo, oltre che per offrire un quadro, seppur limitato, sulla realtà dei circhi italiani, sono state prese in esame alcune strutture più o meno famose ma sicuramente rappresentative.
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di estrema crudeltà sopra descritto […] e rivolto contro un animale era inteso a domare l’elefante, ovviamente, in quanto in quel momento l’elefante stava mangiando tranquillamente, ma è stato perpetrato per evitare che l’elefante mangiasse il fieno che gli era di fianco. Essendo affamato, l’elefante avrebbe avuto motivo di “svolgere il suo lavoro” durante lo show per essere successivamente alimentato “come ricompensa”.
Circo Alex Hamar Dal 1 gennaio 2006 il Circo Alex Hamar è inserito nel registro delle imprese con la denominazione Circo Nazionale Italia Alex Hamar di Coda Prim Pietro e tra le attività prevede unicamente quelle di attività circense e circo equestre. Dal 2008 al 2010 il Circo Alex Hamar ha ricevuto un totale di € 125.000,00 di finanziamenti pubblici suddivisi come indicato qui di seguito:
Attività Circense in Italia
2008 20.000
Attività Circense svolta all’estero Anno rendicontazione del contributo 2008 Anno tournée per cui è stato concesso il contributo 2007 Luogo della tournée Turchia Importo del contributo 15.000
2009 25.000
“Il duro comportamento tenuto nei confronti dell’elefante, qui sopra descritto e risultante in danni fisici, ha causato inoltre anche danni psicologici all’elefante, come è risultato da un filmato amatoriale […] ripreso dopo che
logici causati agli elefanti dall’uso di queste pratiche e la cattività, possono anche essere causa di una serie di disordini, quali: infanticidio, iperaggressività, depressione, poca salute, anoressia, asocialità, automutilazione. La denuncia precisa infine che: “Il 5 luglio 2009, il circo si è ritirato dal territorio Greco per la risonanza avuta dall’episodio e per poter evitare le sanzioni penali contro i responsabili, nonostante gli spettacoli del circo fossero stati programmati fino ad ottobre 2009 stando […] a loro dichiarazioni. Prima del ritiro dalla Grecia, in giugno 2009, lo stesso circo ha messo in scena alcune esibizioni nella città di Volos cambiando la propria insegna
2010 25.000
2009
2010
2008 Grecia 20.000
2009 Grecia 20.000
TOTALE CONTRIBUTI DAL 2008 AL 2010 125.000,00
Il Decreto 20 novembre 2007, che stabilisce i criteri e le modalità di erogazione di contributi in favore delle attività circensi e di spettacolo viaggiante, stabilisce infatti che il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali eroghi contributi per i circhi e gli spettacoli viaggianti al fine, tra gli altri, di “sostenere la funzione sociale, ricreativa e pedagogica dell’attività circense e dello spettacolo viaggiante” e di “sostenere la promozione internazionale della tradizione circense italiana all’estero”. È quindi interessante vedere quale sia la “tradizione circense italiana” di cui il circo si è fatto portatore in Grecia ricevendo in premio 40.000,00 euro di contributi pubblici.
Nel maggio del 2009, nel corso della sua tournée in Grecia, il Circo Alex Hamar, con l’insegna di Circo Massimo, fu oggetto di un filmato che ha fatto il giro del mondo suscitando sdegno e indignazione. Ed altrimenti non poteva essere. Di seguito alcuni passi dalla denuncia presentata dall’Associazione Psichanimal Athens nel mese di luglio 2009 a seguito dell’episodio. “Il 12 maggio 2009 alle 9.34 a.m. circa, è stato mostrato sul canale televisivo Greco “Skai”, e in particolare sulla trasmissione “ECO NEWS” un video amatoriale . Nel video è possibile vedere […] Davide Coda Prin, un uomo di quasi 50 anni, che tiene in mano un oggetto di ferro che ha un appuntito uncino di metallo ad una estremità, conosciuto come bullhook, e colpisce violentemente, furiosamente e senza ragione, un elefante, chiamato Andra, sulla testa. […] L’elefante, Andra, è una femmina di elefante Asiatico di circa 42 anni […]. L’uomo stava utilizzando simultaneamente il bullhook per pungere la pelle dell’elefante, tirare e poi sganciarlo, più e più volte ripetutamente. Il risultato è che l’uomo ha inflitto intenzionalmente molte ferite sul retro del lobo del suo orecchio sinistro.” La denuncia prosegue poi spiegando “Il comportamento
il circo ha cambiato il nome di cartellone in “Circo American Show”, e nel quale l’elefante viene ripreso mentre muove ripetutamente la testa avanti e indietro. Stando a quanto sostiene Samantha Lindley (membro onorario alla Royal (Dick) School of veterinary studies, Università di Edimburgo, docente onorario all’Università di Glasgow e con 16 anni di esperienza come veterinaria comportamentista per il comportamento di animali selvatici in cattività), questo comportamento stereotipato costituisce prova dell’esistenza di un danno psicologico negli elefanti utilizzati nei circhi, a causa della vita in cattività e dell’impossibilità di fuggire, e anche a causa dei metodi di addestramento che si basano su violenza fisica o psicologica. G.A. Bradshaw (esperto internazionale di traumi su elefanti e altri animali in cattività, membro fondatore e Direttore del Kerulos Center per la psicologia animale e per il recupero da traumi) conferma che l’estrema forza fisica, la crudeltà e il trauma emozionale al quale Andra è stata sottoposta nel video, sono indiscutibili. Le pratiche comunemente utilizzate nei circhi sono ad esempio le percosse violente, l’isolamento, l’incatenamento, la deprivazione di cibo e acqua, e tutta una vasta gamma di strumenti utilizzati per invalidare l’elefante psicologicamente attraverso dolore e dominazione. I traumi psico-
in “Circo American Show” in quanto i responsabili volevano evitare il sequestro dell’elefante, l’imposizione di sanzioni penali ma anche le reazioni di protesta dei gruppi per i diritti degli animali.”
Insieme alla denuncia è stata presentata inoltre una lettera del Ministero Greco dello sviluppo rurale (numero di protocollo 3221/29-05-2009) relativa ad una proposta di proibire l’ingresso in Grecia, che non ha propri circhi, ai circhi con animali. “È incredibile che un Paese come l’Italia continui a ‘riconoscere il valore dell’attività circense’ e a finanziare le tournée di circhi implicati in tali situazioni. Veramente un bel modo di promuovere la tradizione circense italiana all’estero. Inoltre, se l’erogazione del contributo è finalizzata al raggiungimento di determinati obiettivi, perché non vi sono stati dei controlli in tal senso? O il contributo viene dato ‘a pioggia’, senza alcuna verifica? “ La LAV ha quindi scritto al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, On. Sandro Bondi, per chiedergli di intervenire nel merito, affinché siano ritirati i fondi 20092010 concessi al circo Hamar, escludendolo di dovere dalle future erogazioni.
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Circo Martini - Orfei Cirque D’Europe
Circo di Barcellona Il Circo di Barcellona è inserito nel registro delle imprese con la denominazione Circo di Barcellona di Franchetti Enis. Nel dicembre 2006, al Circo di Barcellona veniva negata la concessione di attendamento nella città di Milano in quanto il Servizio Veterinario ASL, a seguito di sopralluogo, verificava gravi carenze in merito alle prescritte documentazioni. In particolar modo risultavano non presenti: • autorizzazione prefettizia alla detenzione di animali pericolosi • certificazione CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington nel 1973) per tre tigri • documentazione identificativa per due cavalli • cartelle cliniche degli animali • registro di carico e scarico degli animali • piano di alimentazione, di pulizia e disinfestazione • modalità di smaltimento delle deiezioni • attestazione della formazione del personale • valutazione del veterinario curante su gabbie, alloggi, mezzi di trasporto e modalità di manipolazione degli animali • descrizione della tipologia degli spettacoli in cui sono utilizzati animali Data la mancanza della necessaria documentazione, nel 2007, tre tigri furono sequestrate. La documentazione relativa agli animali, lungi dall’essere una futilità burocratica, è infatti uno strumento fondamentale per garantire che alcuni dei basilari diritti degli animali vengano rispettati: dalla garanzia che le specie animali in pericolo di estinzione non vengano più prelevati in natura fino al controllo dei corretti parametri di nutrizione, cura e detenzione. Continuando a monitorare l’attività del Circo la LAV ha avuto modo di verificare che durante gli spettacoli almeno una delle tigri sottoposte a sequestro veniva ancora utilizzata come attrazione sulla pista. A seguito della denuncia della LAV nel gennaio 2009 il
Sig. Franchetti, proprietario del circo, è stato ritenuto colpevole, in primo grado, del reato di detenzione di grandi felini sprovvisti di certificazioni Cites, oltreché di aver continuato a trarre profitto dall’esibizione in pubblico di questi animali. Il Franchetti è stato quindi condannato a 4 mesi di arresto e a 5.000,00 euro di ammenda, ancorché col beneficio della pena sospesa. Il Tribunale ha stabilito inoltre la confisca delle tigri ancora in vita, purtroppo una solamente perché le altre due sono morte nel frattempo. È stata una sentenza di grande importanza in quanto si basa sulla corretta applicazione della Legge 7 febbraio 1992 n.150 che, rispettivamente agli art. 1 e 2, stabilisce il sistema sanzionatorio in caso di violazione di quanto previsto dal regolamento (CE) 338/97 (relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio) per gli esemplari appartenenti alle specie elencate negli Allegati A, B e C del Regolamento medesimo. La tigre è un animale che rientra di diritto nell’Allegato A del Regolamento 338/97, e cioè viene ritenuta in grave pericolo di estinzione, tuttavia le tigri nate in cattività vengono inserite nell’Allegato B in quanto considerate oggetto di minore tutela. Fortunatamente la norma si estende ad entrambe le possibilità per cui non vi è dubbio che la confisca diventi un obbligo così come sancito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 18805/06, per cui è vietato detenere in Italia animali appartenenti alla fauna selvatica protetta della Convenzione CITES, e del quale non sia possibile dimostrare la regolarità dell’importazione o della detenzione. Quindi - passaggio importantissimo - anche se il reato possa cadere in prescrizione andando a sanare l’illecito penale, la confisca rimane obbligatoria come tutela assoluta dell’animale. Negli anni tra il 2007 e il 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha rendicontato un totale di 60.000,00 euro di contributi stanziati per il Sig. Franchetti Enis, legale rappresentante del Circo di Barcellona.
2007 2008 2009 Attività circense in Italia 20.000,00 20.000,00 20.000,00
Il Circo di Martini – Cirque D’Europe è di proprietà di Dario Martini ed ha come direttore artistico Rinaldo Orfei. Nel dicembre 2009 volontarie LAV hanno provveduto ad effettuare un sopralluogo presso il circo Martini – Cirque d’Europe, visitando lo zoo annesso al circo. Nel corso della visita è stata rilevata la presenza di due elefanti legati a catena. Due delle quattro zampe di ciascun elefante risultavano legate ad una catena corta e fissate ad una sottostante pedana in legno, rendendo in questo modo impossibile, per gli animali, qualsiasi tipo di movimento. In questo contesto non stupisce che uno dei due elefanti presentasse anche un movimento stereotipato, classico segno di stress negli elefanti presenti nei circhi: il continuo ed ossessivo dondolio della testa. È incredibile come, a distanza di dieci anni dall’entrata in vigore delle Linee Guida CITES, alcuni dettami, chiari specifici, sembrino ancora non essere del tutto recepiti dal mondo circense. Le linee guida specificano infatti “L’uso di catene è consentito solo per brevi periodi durante il trasporto, ma in linea di principio è da evitare. Le catene devono essere rivestite di materiale morbido, devono consentire all’animale di sdraiarsi su un lato, e di poter restare in questa posizione; inoltre non devono impedirgli di rialzarsi autonomamente. Gli animali, pur con le catene, devono poter disporre liberamente di tutto lo spazio loro concesso per effettuare i loro movimenti. Le zampe cui sono assicurate le catene devono essere cambiate a rotazione ogni giorno[…]. Qualora gli elefanti, durante l’attendamento dei circhi, siano detenuti all’esterno le catene non sono accettabili.” Oltre a questo, altri criteri “minimi” di benessere per gli animali detenuti presso il circo non fossero posti in essere: gli elefanti non avevano infatti alcun arricchimento ambientale e, sia per loro che per le tigri non vi era la possibilità di nascondersi alla vista del pubblico.
La LAV ha pertanto provveduto a inoltrare una prima richiesta di intervento al Corpo Forestale dello Stato perché provvedesse ad una verifica delle condizioni di detenzione degli animali e alle conseguenti azioni da porre in essere. Nel frattempo, da ulteriori verifiche da parte della LAV, le condizioni degli elefanti erano invariate: erano ancora detenute a catena. Questo poiché, da informazioni assunte, il Corpo Forestale, pur avendo rilevato la presenza degli elefanti incatenati in esterni nel corso del sopralluogo, e quindi in piena difformità con quanto esplicitato nelle linee guida CITES, non aveva ritenuto di procedere nei confronti dei circensi in quanto questi ultimi avevano garantito che le catene venivano usate solamente come misura temporanea durante la notte per evitare la fuga degli animali. In seguito la Redazione di “Striscia la notizia” (Canale 5), è intervenuta nella vicenda documentando come le dichiarazioni dei circensi relativamente agli elefanti incatenati “temporaneamente” fossero false, riprendendo la continuità di questa condizione in vari momenti nell’arco di due giorni. Da testimonianze raccolte ed elementi in fase di acquisizione si teme, purtroppo, che non si tratti di un caso isolato, e a molto poco valgono le ispezioni richieste in merito alle Autorità, poiché le giustificazioni addotte dei circensi (ad esempio: “li abbiamo appena messi a catena per fare le pulizie”) sono difficilmente confutabili a meno di non disporre di una costante sorveglianza nel tempo, così come fatto da “Striscia la notizia”. Nel frattempo la vita di questi elefanti prosegue nello stesso inaccettabile modo e l’unica alternativa possibile è che non sia più permesso detenere tali animali nei circhi.
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Circo Martin Show Il Circo Martin è inserito nel registro delle imprese con la denominazione Circo Equestre Martin Show di Martino Eusanio. Diversamente da molti altri circhi le attività autorizzate sono strettamente legate all’attività circense: circo equestre, spettacoli viaggianti, mostra faunistica itinerante. Nell’ottobre 2008 la LAV effettua una prima verifica presso il circo in questione, attendato a Bolzano. Rilevando situazioni di detenzione non corretta di animali, vengono richiesti anche l’intervento del Servizio Veterinario ASL e del Corpo Forestale.
Le loro risposte ribadiscono che “in contraddizione all’allegata planimetria di posizionamento degli animali sottoscritta dal titolare stesso, l’ippopotamo pigmeo era rinchiuso all’interno del rimorchio di trasporto e non disponeva di un parchetto esterno per la movimentazione nel rispetto delle esigenze etologiche proprie della specie (in particolare di tenere costantemente umida la cute) e la detenzione all’aperto non garantiva le condizioni di sicurezza per l’incolumità pubblica”, che “La voliera nella quale era detenuto un pappagallo Ara era di dimensioni tali da non raggiungere le dimensioni minime previste dal punto 7 dell’allegato alla legge provinciale nr.9 (n.d.t. “Interventi per la protezione degli animali e prevenzione del randagismo 2000”) e che “il rettilario era di dimensioni troppo ridotte rispetto allo sviluppo dei rettili ed inoltre la temperatura interna troppo fredda per le esigenze fisiologiche delle specie detenute, non vi era disponibilità di sufficiente acqua.” Vengono inoltre rilevate importanti mancanze documentali: “dal registro di carico e scarico avrebbero dovuto essere presenti un Tegu Argentino e un Pitone Moluro, mentre assolutamente non era registrato il Pitone di Seba […] Per quanto riguarda la documentazione mancava quella relativa all’Ara ed era lacunosa quella relativa al Pitone di Seba […].” Nei mesi successivi la LAV continua a richiedere agli Enti Pubblici di effettuare controlli presso il Circo ma le risposte, quando arrivano, dichiarano che tutto risulta in regola o, in alternativa che “la licenza di pubblico spettacolo […] è stata concessa in data 18 dicembre 2008 senza alcuna prescrizione relativa alla detenzione di animali in quanto non ne risulta la presenza nella documentazione presentata”.
Dall’anno 2009 si unisce poi al Circo Martin Show la domatrice Maxy Niedermayer, conosciuta con il nome di “Maxymova“. La signora Niedermayer rimane una delle poche domatrici ad utilizzare, nei suoi numeri, degli orsi. Fino all’anno 2008 si esibiva con lei persino un orso polare, in seguito deceduto. Le motivazioni per le quali gli orsi non sono animali generalmente utilizzati nei circhi sono estremamente evidenti da quanto specificato nei “Criteri per il mantenimento di animali nei circhi e nelle mostre viaggianti” emanati nel 2000 dall’Autorità Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente: “Gli orsi sono dei predatori di grosse dimensioni, dalle abitudini principalmente solitarie, assai robusti, dotati di artigli pericolosi, il che li rende poco adatti alla vita del circo. Infatti è impossibile mantenere degli orsi nei circhi in maniera compatibile con le loro caratteristiche biologiche e con i peculiari comportamenti sociali di ogni individuo. Ad esempio bisogna ricordare che diverse specie originarie delle regioni più settentrionali trascorrono i mesi più freddi riducendo il loro metabolismo e andando in letargo. Inoltre diverse specie sono minacciate di estinzione e sono tutte incluse nelle appendici della CITES. Oltre alle considerazioni in merito al benessere degli animali, i circhi non sono adatti ad ospitare le diverse specie di orsi anche per ragioni legate alla sicurezza del pubblico e degli operatori. […] Si ribadisce che le indicazioni sui requisiti minimi indicate di seguito non devono pertanto essere considerate come una giustificazione o un invito a tenere queste specie nei circhi o mostre viaggianti. Considerata l’assoluta impossi-
bilità di detenere nei circhi l’Orso polare (Ursus maritimus), i requisiti seguenti non si riferiscono a questa specie”. La Maxymova dimostra, quindi, già da tempo un chiaro disinteresse sia delle normative italiane, sia del benessere degli animali. Nel marzo 2009, durante un attendamento a Reana del Rojale, viene fatto un ulteriore sopralluogo presso il circo. Le prime e più evidenti mancanze riguardano le pessime
diverse potranno essere trasportati o mantenuti in strutture attigue, con particolare riguardo alle differenze di età e gerarchie sociali e soprattutto se le relative specie sono in rapporto preda-predatore”. Di nuovo, ad aprile 2009, i volontari LAV videro che nuovamente il numero della Maxymova veniva portato in pista. Sembrano bastare solo due mesi, però, per cambiare il basilare istinto di sopravvivenza di un animale. Nel giugno del 2009, infatti, il cavallo viene dissequestrato e restituito a Martino Maxi Jutta, il proprietario. La motivazione rileva che il cavallo, portando la tigre in groppa da quando questa era ancora cucciolo, era ormai abituato alla sua vicinanza. Nulla si dice sulla vicinanza dell’orso, da poco acquistato e inserito nel numero. E nulla si dice delle Linee Guida CITES che, essendo redatte da esperti della materia, non stabiliscono parametri entro cui specie etologicamente in conflitto possono essere detenute insieme, ma lo vietano del tutto. Ancora una volta, a distanza di mesi, il numero oggetto di denuncia è tornato in pista, questa volta a Cagliari:
condizioni dell’ippopotamo che reiterano il mancato rispetto dei Criteri di Detenzione CITES, non essendo per lui possibile, fra l’altro, nascondersi alla vista del pubblico I volontari LAV hanno inoltre avuto modo di assistere alla preparazione dello spettacolo della signora Niedermayer: un assurdo numero costituito da un cavallo, una tigre e un orso. Il cavallo, con in groppa la tigre traina un carretto con un orso a bordo. Ancora una volta risulta estremamente evidente la violazione delle Linee Guida CITES che specificano molto chiaramente che “Particolare attenzione deve essere posta a non imporre la vicinanza di specie per loro natura non compatibili” e che “In nessun caso esemplari di specie
Negli anni tra il 2006 e il 2010 il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha rendicontato un totale di € 73.087,00 di contributi stanziati per il Sig. Martino Eusanio, legale rappresentante del Circo Martin Show. I contributi, richiesti con costanza e in aumento ogni anno, sono così suddivisi: 2006
2007
2008
Attività Circense in Italia 8.000,00 7.000,00 10.000,00
2009
2010
12.000,00 15.000,00
Acquisto di nuovi impianti, macchinari, attrezzature e beni strumentali 21.087,00
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Circo Miranda Orfei Il Circo Miranda Orfei è inserito nel registro delle imprese con la denominazione Circo Miranda Orfei S.r.l. e tra le attività registrate vi è solo quella di circo. Nel gennaio 2009, volontari LAV hanno effettuato un sopralluogo presso il Circo attendato a Como, rilevando condizioni di detenzione degli animali inadeguate. Gli animali, in particolare un’elefantessa, un ippopotamo, un dromedario, diversi struzzi, sei cani di razza boxer e alcune zebre, erano detenuti all’aperto con una temperatura di 0°. Le linee guida CITES del Ministero dell’Ambiente stabiliscono precisi criteri di detenzione per gli animali e tra queste vi sono anche indicazioni per le temperature: “Criterio 11: gli animali dovranno avere a disposizione sia strutture di ricovero per ripararsi da condizioni climatiche avverse […]Le relative strutture di mantenimento dovranno essere attrezzate con strumenti atti a regolare la temperatura degli ambienti in funzione delle singole esigenze degli esemplari ospitati. Elefanti: in caso di temperature esterne inferiori ai 15°C, gli elefanti devono avere la possibilità di proteggersi in un’area riparata dal vento e da altre condizioni meteorologiche avverse, ed in cui viene mantenuta una temperatura di circa 15°C. In caso di gelo gli animali devo-
i 12°C tutti gli animali devono avere la possibilità di ripararsi in ambienti in cui la temperatura sia di circa 12°C o meno, a seconda delle zone di origine degli animali.” Nonostante queste indicazioni i recinti che gli animali avevano a disposizione erano ancora innevati e l’unica fonte di riparo era il container - che per alcuni animali era estremamente piccolo, non consentendo loro di muoversi, girarsi e sdraiarsi liberamente - utilizzato per gli spostamenti, mantenuto aperto e che non poteva quindi garantire le temperature minime richieste. I cani venivano invece detenuti in un box o legati, con scarsa possibilità di movimento e scarso riparo. È stata inoltre rilevata la presenza di uno scimpanzé all’interno di una struttura chiusa. Anche in questo caso, come sottolineano le Linee Guida CITES, “Numerose considerazioni di ordine biologico, comportamentale e conservazionistico rendono assolutamente inaccettabile ed inopportuna la detenzione di tutte le
no poter disporre di ambienti riscaldati (almeno 20°C), privi di correnti d’aria, grandi abbastanza da permetterne la permanenza a tutti gli esemplari pur garantendo loro la possibilità di muoversi liberamente. La struttura deve essere progettata in maniera tale da poter essere pulita e lavata giornalmente su pareti e pavimento. Zebre: Generalmente in caso di temperature esterne sotto
specie appartenenti all’ordine dei Primati nei circhi in particolar modo per tutte le scimmie antropomorfe.” La LAV ha quinti presentato denuncia per maltrattamento e detenzione incompatibile, subito dopo aver richiesto l’intervento degli enti preposti perché si procedesse a garantire che almeno i criteri minimi per il benessere animale venissero rispettati. La LAV ha continuato a seguire gli spostamenti del circo Miranda Orfei. La situazione degli animali, negli attendamenti che è stato possibile seguire e verificare, come ad esempio a Bassano del Grappa (Vicenza), si presentava sostanzialmente invariata, nonostante la situazione climatica particolarmente fredda. In data 30 novembre 2009 il Tribunale di Como ha fatto
richiesta di emissione di decreto penale di condanna nei confronti dell’Amministratore del circo per aver detenuto in condizioni incompatibili con la loro natura animali esotici e non, sottoponendoli inoltre a lavori insopportabili per le loro caratteristiche etologiche; in particolare […] veniva riscontrata la detenzione di: 1 ippopotamo, detenuto in mezzo alla neve; 1 elefante femmina e un dromedario, detenuti su autocarri al freddo e di dimensioni tali da non permettere loro alcun movimento; 1 scimpanzé, detenuto in una gabbia angusta e al buio; Diversi cani di razza boxer, legati con la possibilità di strozzarsi ed esposti alle intemperie, uno di questi presentava lesioni da morso ad un orecchio; Alcuni struzzi utilizzati come cavalcature negli spettacoli, presentavano estese lesioni cutanee sul dorso. Nell’attendamento del maggio 2010 in provincia di Ferrara, il Servizio Veterinario rileva come la detenzione degli animali nuovamente presenti notevoli lacune e come non sia ovviamente possibile garantire il benessere di alcuni animali. In particolar modo viene evidenziato che: “si riporta in primo luogo che il Circo detiene un singolo elefante indiano; tale condizioni risulta sconsigliata dai criteri specifici previsti dall’Allegato B della dgr 647/2000. Si segnala inoltre che tra gli animali a seguito del Circo, è presente un esemplare di scimpanzé di trent’anni di età, femmina. […] si riporta una sintetica raccomandazione: << Gli scimpanzé in cattività devono avere uno spazio esterno abbastanza grande per garantire loro un adeguato esercizio fisico (correre, arrampicarsi, dondolare), ed esposto al sole per buona parte della giornata ma dotato di ombra. È importante che vi sia una zona riscaldata per l’inverno e la possibiltià di isolarsi dalla vista dei visitatori. Devono avere a disposizione materiale per costruire i nidi per la notte. Devono ricevere più pasti al giorno e di una dieta varia. Gli scimpanzé in cattività devono fruire di contatti sociali frequenti e vivere in strutture ricche di stimoli: materiale per arrampicarsi, pozze, buche di sabbia, oggetti da manipolare, teli con cui giocare, termitai, scatole magiche, ed altri oggetti creativi dai quali ricavare, risolvendo semplici problemi, semi, noci o altro cibo>> […] il soggetto esaminato non viene utilizzato per le esibizioni ma unicamente per l’esposizione, l’area in cui vive presso il Circo ha una superficie di m. 2,5 x 2,5, dispone di qualche arricchimento ambientale ed è
riscaldata. […] Poiché è apparso evidente che le attuali modalità di detenzione dell’animale non garantiscono il soddisfacimento dei bisogni minimi sopra descritti, in particolare per quanto attiene lo spazio disponibile, i contatti sociali frequenti, la ricchezza di stimoli, si è prescritto ai titolari del Circo di trasferire quanto prima l’animale presso la struttura di Latina dove si auspica possa fruire di condizioni migliori rispetto alle attuali.” Il Servizio Veterinario ASL di Ferrara, relativamente agli altri animali presenti nella struttura, ha inoltre espresso: “Si è rilevato in particolare che venivano detenuti un singolo esemplare di elefante indiano e di scimpanzé, specie altamente sociali” che “Lo spazio disponibile per i seguenti animali: camelidi, zebra, leoni, uccelli corridori, cani, deve essere aumentato secondo le misure indicate nell’autorizzazione sanitaria rilasciata” e che “si esprime una considerazione in merito all’utilizzo nel periodo autunno-inverno negli spettacoli itineranti, di animali che necessitano di temperature ambientali non inferiori a 15°, (elefante, ippopotamo, zebra, grandi felini). La necessità di evitare a quegli esemplari l’esposizione alle basse temperature, fa sì che gli stessi trascorrano tutto il loro tempo nei carri di trasporto, ovvero in spazi assai limitati […] si ritiene dunque necessario chiarire se la condizione sopra descritta possa ritenersi ostativa già in via preventiva, ai fini del rilascio del parere per l’attendamento
dei circhi nel periodo autunno-inverno”. Anche in questo caso la LAV ha presentato denuncia nei confronti del circo Miranda Orfei. Da controlli successivi al circo Miranda Orfei, i volontari LAV hanno potuto rilevare che, nonostante il Servizio Veterinario ASL e il Corpo Forestale di Ferrara abbiano più volte sottolineato l’esigenza di spostare al più presto lo scimpanzé, nel corso dell’attendamento a Viterbo, a giugno 2010, lo stesso risultava essere ancora presso il circo. La struttura di Latina, che nel verbale viene indicata come “zoo denominato ‘Safari Park’, via del Malconsiglio – Latina Borgo Grappa”, risulterebbe essere di proprietà della Signora Montemagno Maria Olga, detentrice dello scimpanzé e sorella del titolare del Circo Miranda Orfei, Montemagno Daviso, e zona di stallo per gli animali del circo sui quali, quindi, non si cessa mai di lucrare. Tale struttura risulta attualmente sottoposta a sequestro in quanto, a seguito di un intervento della Polizia Municipale del Comune di Latina, è stata rilevata la mancanza del nulla-osta di cui all’art. 80 del T.U.L.P.S. (sicurezza) e di autorizzazioni relative all’esecuzione di opere edilizie.
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Gli anaconda sono immobili, mentre gli alligatori vengono forzati ad uscire, ma si vedono sofferenti e in difficoltà a stare in piedi e fare quattro passi. Dulcis in fundo: un leone marino di 400 chilogrammi, tenuto nella solita scatola di ferro, e due squali in una specie di vasca da bagno. Inoltre, vengono fatti sfilare due poveri istrici e due pinguini. In poco più di una vasca da bagno due squali nutrice, ora morti.
Circo Victor Lo spettacolo delle meraviglie Il Registro delle Imprese non ha dati sull’impresa Victor David Show; si può dedurre che questa dicitura sia solo un’insegna e non individui quindi un’azienda. Il Registro delle Imprese fornisce invece questi dati: denominazione Calvaruso Vittorio. Sede legale: Via Largo Amedeo Moscati 5 - Salerno Attività: spettacoli viaggianti, mostra faunistica. Si tratta di un’attività di spettacolo viaggiante, un’esposizione di animali leggermente diversa dal Circo comunemente inteso e compresa nelle attività della citata legge 337/68; gli animali sono considerati “attrazioni” inserite nell’elenco delle attività spettacolari, attrazioni e trattenimenti di cui all’art.4 della legge 18.3.1968, approvato e aggiornato con vari Decreti Interministeriali tra cui ultimo, noto, il decreto 28-02-2005, precisamente tra le “medie attrazioni”, sotto la voce:“mostre faunistiche zoo. Trattasi di strutture, padiglioni o di automezzi o rimorchi aperti da un lato, riparati con sbarre di ferro o vetri, nell’interno dei quali sono posti animali feroci o non, o riproduzioni di animali, anche animate, con eventuale esibizione davanti al pubblico”.
La struttura La struttura è perfettamente adeguata alla definizione contenuta nell’elenco e al momento dell’allestimento i mezzi di trasporto sono accostati al tendone/ teatro di cui rappresentano il fondale. Non sono allestite aree esterne rispetto a quelle in cui viene eseguito lo spettacolo perciò le gabbie che ospitano gli animali durante lo show sono la loro dimora abituale, nonché mezzo di trasporto. Lo spettacolo, gli animali e il maltrattamento Va ricordato che la Commissione Scientifica Cites ha fornito, in data 10 maggio 2000, precisi “Criteri per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre viaggianti”, che forniscono parametri minimi per la corretta sopravvivenza degli animali cui si riferiscono, nonché le indicazioni di carattere sanitario ed amministrativo che devono essere osservate dalle strutture che vogliono detenere animali da utilizzare negli spettacoli. “Criterio 11: gli animali dovranno essere mantenuti in strutture, sia fisse che mobili, che permettano agli stessi di potersi liberamente sottrarre alla vista del pubblico. Inoltre, gli animali dovranno avere a disposizione sia
strutture di ricovero per ripararsi da condizioni climatiche avverse, sia idonei arricchimenti ambientali atti ad evitare comportamenti stereotipati. Le relative strutture di mantenimento dovranno essere attrezzate con strumenti atti a regolare la temperatura degli ambienti in funzione delle singole esigenze degli esemplari ospitati.” Di contro, la situazione al Victor più volte documentata: un centinaio di uccelli, compresi grandi rapaci ma anche notturni, avvoltoi, pellicani, marabù, ed altri tra cui alcuni particolarmente protetti perché in grave pericolo di estinzione, sono costretti in anguste gabbie che ne impediscono non solo il volo ma anche normali movimenti di estensione delle ali e che non hanno all’interno alcu-
no stimolo ambientale e nemmeno la presenza degli indispensabili trespoli. Gli animali vengono fatti uscire per una breve esibizione attirati dal cibo e poi rientrano, sempre attirati dal cibo, in quella che la presentatrice dello spettacolo definisce “casa loro”. Il fondale su cui si muove lo spettacolo è costituito dal rimorchio che trasporta gli animali. Le gabbie, non certo adeguate, possono contenere anche uno svariato numero di animali che, a parte i pochi minuti dello spettacolo, vivono perennemente imprigionati nelle gabbie, per la maggior parte del tempo al buio. Molte gabbie sono chiuse da pannelli di legno scorrevoli, che quindi “piombano” letteralmente gli animali, e che vengono abbassati solo al momento dell’esibizione . Durante l’intervallo un gufo reale, uccello notturno per eccellenza, viene messo in bella mostra sotto i fari accecanti sul palcoscenico, per le foto di rito con gli spettatori. Quindi si passa agli animali acquatici. Con un automatismo sale una piattaforma che alza a livello di palcoscenico due contenitori che contengono, rispettivamente, anaconda e alligatori: si aprono uno alla volta, si mostrano e subito dopo ritornano nelle segrete.
Il percorso La LAV segue il Victor da anni. Nonostante numerosi solleciti alle Istituzioni preposte al controllo, non succede assolutamente nulla. In modo particolare, si nota che nessuna attenzione è stata rivolta alle prescrizioni della Commissione Scientifica Cites in quanto, in nessuno dei verbali di ispezione emessi e in possesso di questa Associazione, vengono menzionati i “criteri” e specificato se siano stati rispettati o meno. Infatti, la scarsa attenzione degli organi che hanno effettuato i controlli è stata unicamente posta da una parte all’assenza di malattie in atto (soprattutto infettive) e dall’altra all’esistenza dei previsti certificati di origine e gli altri requisiti CITES, mentre si è “voluto” sorvolare sulle condizioni di detenzione degli animali.
Emblematica la risposta data dall’ASL di Pescara, riguardante un sopralluogo eseguito, in cui, mentre si parla di benessere animale, contestualmente si fa riferimento a delle ventole che avrebbero il compito di mantenere la temperatura all’interno di un “tunnel”, termine che, in tutti i vocabolari italiani, sta a significare un luogo angusto o una situazione pericolosa o comunque negativa. Ma il 18 marzo 2009 sembra che la situazione possa veramente cambiare, la trasmissione televisiva Striscia la Notizia (Canale 5), trasmette un servizio sul Circo ‘‘Victor lo spettacolo delle meraviglie”, attendato in provincia di Ravenna. Dal servizio televisivo, durante il quale si raccoglie anche la testimonianza del dottor Nardini, Veterinario e membro del Consiglio Direttivo della SIVAE, si evincono le gravissime condizioni di detenzione di tutti gli animali utilizzati nell’esibizione e l’evidente stato di sofferenza di alcuni di loro. La vicenda assume una forte rilevanza, viene presentata addirittura un’interrogazione
parlamentare e l‘Ente Nazionale Circhi prende le distanze dal Victor, auspicando maggiori e sempre più severi controlli ‘’nei confronti di mostre faunistiche o similari che con il circo hanno in comune poco o niente’‘ ed invitando le autorità competenti a predisporre i provvedimenti necessari nei confronti di chi non rispetta la legge. Ma nel maggio del 2009 il Victor arriva in provincia di Pistoia, e precisamente a Montecatini Terme, dove finalmente non ci si gira dall’altra parte per non vedere . La ASL è decisa a procedere al sequestro preventivo degli animali del Victor, ravvisando gli estremi dei reati di maltrattamento e di detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura. Il 27 maggio tutti gli animali del Victor vengono posti sotto sequestro dall’Asl di Montecatini e dagli Agenti del NIRDA (Nucleo Investigativo Reati a Danno di Animali) del Corpo Forestale dello Stato. Al momento del sequestro, gli animali vengono trovati completamente al buio. Il sequestro preventivo e probatorio viene convalidato dalla Procura della Repubblica di Pistoia ma non vi è la possibilità di trasferire subito gli animali in strutture adeguate in quanto, dagli accertamenti sanitari eseguiti, emergono delle zoonosi (quali la clamidiosi e la salmonellosi) a causa delle quali diventa necessario porre il Circo in quarantena.
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Circo Coliseum Roma
Inoltre Calvaruso, il proprietario del Victor, si appella al Tribunale del Riesame che, con una discutibile sentenza del 19 giugno, dispone il dissequestro degli animali ad eccezione degli uccelli. Avuto il via libera sanitario dopo le cure prescritte, il 4 agosto, nel tardo pomeriggio e per tutta la notte, sono state effettuate le operazioni di trasferimento degli 82 animali. Tutto si è svolto con la massima attenzione al benessere degli animali e ciò è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione professionale del personale tecnico e scientifico del WWF, che ha garantito l’accoglienza di numerosi animali e ha supportato il Corpo Forestale dello Stato e il NIRDA del Corpo Forestale dello Stato nel corso dell’intera operazione. Tutti gli “ex reclusi” sono giunti nei centri di accoglienza, che sono la loro nuova dimora e hanno iniziato un percorso di monitoraggio per verificare le fasi di acclimatamento, oltreché una seria indagine per accertarne lo stato di salute. Ottantadue sono partiti ma 17 animali sono rimasti. Dal canto suo il Calvaruso, con i suoi avvocati, presenta una nuova istanza di dissequestro degli uccelli nonché ricorso in Cassazione contro il provvedimento del riesame. E, dalla fine di agosto, ricomincia i suoi spettacoli itineranti con i pochi animali rimasti. Ma lo squalo nutrice dal gozzo pronunciato, che il dott. Brunetti aveva asserito sarebbe guarito in breve tempo, non c’è più e al suo posto sono state poste due delle numerose anaconde giganti lasciate riprodurre incoscientemente in gran numero. Viene spontaneo chiedersi, dato che questi animali rientrano nella lista di quelli pericolosi, se la prescritta denuncia sia stata fatta alla Prefettura locale e come si possa permettere a chiunque una riproduzione selvaggia di questa tipologia di animali. La situazione non è molto cambiata, il leone marino è sempre costretto a fare il clown ornando una trombetta con le narici. Che tristezza. Ma, cosa ancor più grave, al Victor riap-
paiono i primi uccelli quando è ancora in Toscana, negli spettacoli del Lazio sono diventati addirittura 13, una beffa nei confronti delle aule di giustizia! Ma, incredibilmente, la Corte di Cassazione da ragione al Calvaruso e il Tribunale di Pistoia si pronuncia sul caso e ordina il dissequestro e la restituzione degli animali al proprietario. Appare incredibile una serie di sentenze così approssimative, insensibili ed indifferenti. Il caso, con le sue implicazioni, ha scosso il mondo politico, veterinario, circense e tutte le persone che hanno creduto nella legge contro il maltrattamento animale. Come finirà? Il procedimento penale nei confronti del Calvaruso è in corso, si attende giustizia. È vero che la legislazione non da indicazioni specifiche per ogni specie animale detenuta, cosa impossibile, ma a questo punto dovrebbero essere applicate “scienza e coscienza” da parte dei controllori. “Coscienza”, di cui fa parte il comune buon senso, che impone, ad esempio, le seguenti domande: 1) è possibile che un’Aquila americana (Haliaetus leucocephalus) che raggiunge i 110 cm di lunghezza e l’apertura alare di quasi 3 metri. non soffra minimamente chiusa in una gabbia? 2) È possibile che un’Aquila siberiana (Chrysaetus kamtschatica) con una lunghezza di 74-87 cm e con un’apertura alare di 203-220 cm, che nidifica tra i 1700 e i 2200 metri gioisca e sia grata al padrone per vivere in una gabbia buia tutto l’anno? 3) È possibile che un Pellicano gigante (Pelecanus onocrotalus + crispus) di Altezza 170 cm, Peso 11 kg, apertura alare circa 3 metri, il cui habitat è acquatico o almeno umido (laghi interni, paludi, coste) stia benissimo al sicuro dentro un contenitore piombato? 4) È possibile che un alligatore (Alligator mississippiensis) che vive prevalentemente in stagni di acqua dolce e paludi ma anche in fiumi, laghi e corsi d’acqua, in zone a clima temperato-caldo, che si iberna quando cala la temperatura, sia felice di vivere in un triangolo lungo meno del suo corpo? Queste domande si ripropongono per ogni specie detenuta e sono più di cento gli individui utilizzati.
Il Circo Coliseum Roma è inserito nel registro delle imprese con la denominazione Circo Coliseum di Vassallo Eugenio e ha come attività registrata quella di circo equestre. La situazione relativa ai finanziamenti ricevuti da questo circo risulta piuttosto complessa. Negli anni dal 2005 al 2010 il Legale rappresentante, Vassallo Eugenio, ha infatti ricevuto contributi a suo nome relativamente a tre diverse attività circensi con nomi simili, per un totale di €357.000,00. I contributi sono suddivisi come indicato nella tabella a fondo pagina. Le modalità di accesso ai contributi non sono l’unico aspetto degno di nota relativo a questo circo, anche la gestione degli animali presenta infatti caratteristiche peculiari. Su un totale di 53 animali registrati in ingresso sui registri CITES del Circo dal 2003 al 2009, nessuno di loro risulta acquistato. Tutti gli animali, secondo la compilazione del registro, risultano infatti arrivati al circo grazie a “donazione”, “acquisizione gratuita” o un generico “altro”. Tra questi animali - sempre stando ai dati contenuti nei registri - alcuni, in particolar modo, destano attenzione. È il caso di 4 tigri, registrate il giorno stesso della loro nascita, in Grecia, e purtroppo tutte morte, una dopo po-
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co più di un mese e le altre tre a circa un anno di età. È il caso anche di due elefanti, registrati in ingresso a febbraio 2009 e in uscita, anche questa volta in Grecia, nel luglio dello stesso anno, a soli 5 mesi di distanza. Il fatto che però sconcerta maggiormente è relativo ad un sequestro di due tigri e due elefanti del Circo, avvenuto nel gennaio del 2007 a causa della mancanza della prescritta documentazione relativa agli animali, tanto che gli elefanti non risultavano nemmeno inseriti nel registro di carico. Le tigri sono state in seguito confiscate con sentenza del Tribunale di Lucca del 21 dicembre 2009 e attualmente si trovano presso il Centro CRASE del WWF di Semproniano, in attesa di una definitiva destinazione. Gli elefanti, a quanto risulta, sono stati rapidamente portati all’estero dal proprietario e di loro si sono perse le tracce. Sembra impossibile che animali posti sotto sequestro, e di taglia notevole, possano essere fatti sparire uscendo dal territorio senza essere fermati ai punti d’ispezione. Esiste un nuovo manuale operativo recante modalità e procedure relative ai controlli in ambito doganale sul commercio internazionale di specie di fauna e flora selvatiche minacciate d’estinzione che spiega esaustivamente come e chi debba effettuare i controlli. Ma gli elefanti sono spariti e il circo continua tranquillamente ad operare nonostante il grave reato commesso. Com’è possibile? Tutto è possibile, magia del circo.
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Denominazione: CIRCO COLISEUM DI VASSALLO EUGENIO - Sede Legale: SALERNO Attività circense in Italia Attività circense all’estero
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Denominazione: VASSALLO EUGENIO - Insegna: CIRCO COLOSSEO - Sede Legale: MAGLIE Attività circense in Italia Attività circense all’estero
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Denominazione: CIRCO COLISEUM ROMA - Sede Legale: FORMIA Attività circense all’estero Attività circense in Italia
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FOTO DREAMSTIME
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