Consiglio Direttivo Stefano Azzolina (Milano), Carmen Caballero (Padova), Gianluca Felicetti, presidente (Roma), Sara Leone (Bari), Simone Stefani, vicepresidente (Trento) Direttore Generale Roberto Bennati Collegio di Garanzia Annalisa Lancellotti, presidente (Modena), Tommaso Petrucciani (Roma), Emma Piga (Cagliari)
Organo di Controllo Susanna Russo (presidente); Alessio Rastelli, Mauro Vantaggio (sindaci) Informiamo che tutti gli associati e/o i sostenitori delle campagne LAV ONLUS hanno diritto a ricevere la presente pubblicazione tramite invio postale. La LAV ONLUS garantisce che i dati identificativi dei destinatari sono raccolti e trattati, anche elettronicamente, nel rispetto delle norme previste dal ‘codice di regolamentazione sulla privacy’ (Dlgs 196/2003). Ogni interessato potrà in ogni momento esercitare i propri diritti (art. 7,8,9 Dlgs 196/2003) rivolgendosi direttamente alla LAV ONLUS, Viale Regina Margherita 177 - 00198 ROMA - tel. 064461325, fax 064461326, email: info@lav.it
La LAV in Italia la nostra ricchezza PIEMONTE
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Impronte febbraio 2021
Legenda STP: Sede Territoriale Provinciale STIC: Sede Territoriale Intercomunale STC: Sede Territoriale Comunale PDR: Punto di Riferimento
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Per quei sei macachi, e non solo, la battaglia continua
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o già programmato l’alert sul mio telefono. Nel 2024, tutti nel mondo non avremo più problemi alla vista. Sarà giunto al termine, infatti, l’esperimento sui macachi all’Università di Parma e, come sbandierato fra i sostenitori di questa ricerca, i non vedenti non esisteranno più. Inoltre gli animali, che non sono stati e non saranno resi ciechi - hanno detto e scritto -, riacquisiranno pienamente la vista e magicamente gli impianti fissati al cranio e le cicatrici spariranno potendo, così, essere portati come prevede la Legge - in un Centro di recupero, miracolati da chi li ha comprati dalla Cina, via Olanda. Saranno stati così ben spesi i 2 milioni di euro dati dal Consiglio Europeo della Ricerca per un test quinquennale sulla vista realizzato dall’Ateneo emiliano, specializzato in test sui primati non umani. Tutto a posto quindi, in nome del pro-
vocatura di Stato e i suoi Uffici e contemporaneamente, con l’ormai ex Direttore Generale Borrello, di far perdere al Ministro Speranza il primo anno del pur piccolo finanziamento da lui riattivato (febbraio 2020) del fondo ministeriale per i metodi alternativi. Hanno fatto perdere a ricerca pubblica e ricercatori 2 milioni di euro. La stessa cifra, ironia della sorte, destinata per un singolo esperimento anche su animali, quello in corso a Parma. Inoltre il Comitato ministeriale per le alternative, scaduto a giugno, non è stato rinnovato proprio quando stava per produrre i primi risultati. E il tema torna nell’alveo dell’Istituto Zooprofilattico di Brescia, Centro di referenza nazionale per il Ministero della Salute, proprio quello che ha detto, per anni, che a Green Hill
Siamo la Lega Anti Vivisezione e continueremo a batterci, a testa alta, per una ricerca utile, etica e trasparente. Con il tuo fondamentale sostegno! gresso. E come si è permessa la LAV di opporsi? In via definitiva il Consiglio di Stato ha dato torto a noi. Hanno ragione gli Atenei e il Ministero della Salute che li ha autorizzati sulla base di un parere del Consiglio Superiore di Sanità e poi con quelli di professori di Istituto Superiore di Sanità e Accademia dei Lincei. Come si sono azzardati gli animalisti di mettere in forse questa ricerca? D’altronde non ci sono le alternative, dicono. Già, le alternative. Abbiamo da una parte chi sa fare solo esperimenti su animali, chi ha un’interpretazione fideistica della scienza, chi propaganda lo scientismo, chi ha interesse a confinare i metodi sostitutivi di ricerca come irrealizzabili. E lo fa sorretto, come nel caso giudiziario dei macachi, e questo è grave, dal Ministero della Salute che in piena pandemia, negli scorsi mesi, ha avuto tempo e modo di preparare le difese degli Atenei con l’Av-
andava tutto bene. Capito il giochetto? Hanno pure tentato di portarci a processo per rivelazione di documenti segreti, accordi per istigare a reati, minacce e diffamazione. La Procura di Parma, dopo alcuni mesi di indagine, ha archiviato l’infamia che aveva tentato contro di noi chi ancora oggi ci definisce “sedicente ente morale” quando lo siamo in base a un riconoscimento dello Stato. Siamo la Lega Anti Vivisezione e continueremo a batterci, a testa alta, per una ricerca utile, etica e trasparente. Con il tuo fondamentale sostegno!
Gianluca Felicetti Presidente LAV
Impronte n°2 (177) febbraio 2021 DIREZIONE E REDAZIONE SEDE NAZIONALE LAV Onlus VIALE REGINA MARGHERITA 177 - 00198 ROMA TEL. 064461325 r.a.; FAX 064461326 Email: info@lav.it • Internet: www.lav.it DIRETTORE RESPONSABILE: Gianluca Felicetti DIRETTORE EDITORIALE: Maria Falvo HANNO COLLABORATO: Manuela Anello, Paola Castaldo Tuccillo, Gianluca Felicetti, Francesca Gramazio, Michela Kuan, Barbara Paladini, Beatrice Scutari, Claudia Squadroni, Ilaria Tordone, Ciro Troiano, Simone Pavesi PROGETTO GRAFICO: Michele Leone FOTO COPERTINA: iStock AUT. TRIB. ROMA 50/84 - dell’11.2.1984 ISCR. REG. NAZ. STAMPA 4086 - dell’1.3.1993 ISCR. ROC 2263 - anno 2001 DTP-STAMPA Arti Grafiche “La Moderna” Via Enrico Fermi 13-17 Guidonia Montecelio (RM)
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CHIUSO IN TIPOGRAFIA 2 febbraio 2021 RIPRODUZIONI degli articoli sono auspicate ma consentite solamente con l’autorizzazione della Direzione Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Packaging in Mater-Bi: biodegradabile e compostabile
La LAV è:
• riconosciuta Ente Morale con Decreto Ministeriale 19.5.1998 e Onlus Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale; • riconosciuta associazione che persegue finalità di tutela degli interessi lesi da reati contro gli animali (Decreto 2/2009 EN.AS. - D.M.Salute 2.11.06 - Legge 189/04) • riconosciuta associazione di protezione ambientale con Decreto Ministeriale 15.2.2007 (legge 349/86); • firmataria dal 2017 di un Protocollo d’Intesa con l’Arma dei Carabinieri per la prevenzione e il contrasto dei reati contro gli animali • componente del Comitato Sanità Animale del Ministero della Salute; • dal 1999 firmataria di un Protocollo d’Intesa con il Ministero dell’Istruzione allo scopo di “promuovere la diffusione e l’approfondimento dei temi dell’educazione al rispetto di tutti gli esseri viventi nelle scuole di ogni ordine e grado” • dal 2007 Ente abilitato al rilascio di crediti ECM (Educazione Continua in Medicina) presso il Ministero della Salute • cofondatrice della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente • membro di Eurogroup for Animals, della European Coalition to End Animal Experiments, della Fur Free Alliance, di ENDCAPtivity
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Nei fine settimana del 13-14 e 20-21 marzo 2021, partecipa anche tu alle nostre Giornate nazionali a difesa degli Orsi
Noi stiamo con gli Orsi!
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di Massimo Vitturi
ra il 26 maggio del 1999 quando il primo di dieci orsi catturati in Slovenia, veniva liberato in val di Tovel, dando così avvio alla fase nevralgica del progetto di reintroduzione degli orsi in provincia di Trento. Il riferimento è al Progetto Life Ursus sviluppato tra il 1996 e il 2000, con obiettivo la tutela della popolazione di orso bruno del Brenta e finanziato dall’Unione Europea con una cifra di quasi 533.000€. Un progetto promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta in stretta collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ora ISPRA). Proseguito poi con una seconda fase attivata nel periodo 2001-2004 che individuava come beneficiario coordinatore il Parco Adamello Brenta, finanziato con più di un milione di euro. All’epoca, tra il 1999 e il 2002, sulle Dolomiti di Brenta vengono rilasciati 10 orsi provenienti dalla Slovenia, 3 maschi e 7 femmine di età compresa tra 3 e 6 anni. Come si legge sul sito web del Parco, “la fase preparatoria del progetto ha previsto anche un sondaggio di opinione che ha coinvolto più di 1500 abitanti dell’area. I risultati sono stati sorprendenti: più del 70% ha dichiarato di essere a favore del rilascio di orsi nell’area. La percentuale ha raggiunto addirittura l’80% a fronte dell’assicurazione di adottare misure di prevenzione dei danni e gestione delle situazioni di emergenza”. Quindi, tutti d’accordo nel reintrodurre l’orso in territori nei quali era oramai dato per estinto, e conviverci
Negli ultimi anni il rapporto fra gli orsi e le attività umane che si svolgono sui loro territori, si è fatto sempre più difficile 4
Impronte febbraio 2021
pacificamente. Con il passare del tempo e con il crescere della popolazione ursina, le cose sono cambiate, al punto che la percentuale di gradimento è drasticamente crollata e non mancano i casi di catture e uccisioni di orsi accusati di attaccare l’uomo o di predare qualche pecora o qualche alveare. Stando ai dati ufficiali, a partire da quei dieci orsi, oggi la popolazione stimata si aggira intorno agli 80 individui, anche se nel corso degli anni sono almeno una trentina gli orsi di cui si sono perse le tracce perché non più rilevati oppure morti o uccisi. Negli ultimi anni il rapporto fra gli orsi e le attività umane che si svolgono sui loro territori, si è fatto sempre più difficile, complici le amministrazioni provinciali che si sono succedute e che, pur diverse per il colore politico, sono tutte accomunate dall’incapacità di avviare progetti in grado di favorire la convivenza fra i plantigradi e gli abitanti umani di quelle zone, sempre sostanzialmente incapaci di cogliere le opportunità che si sarebbero potute sviluppare attorno alla presenza di una specie che rende quei territori unici a livello nazionale ed europeo. I presidenti della Provincia che si sono succeduti negli anni, hanno sempre vissuto la presenza dell’orso come un problema ereditato dai loro predecessori, capaci solamente di intervenire con pugno di ferro nelle situazioni di criticità, nella gran parte dei casi create dagli stessi cittadini per la cui sicurezza le amministrazioni sostengono di lavorare. Ma una Provincia che vive e prospera grazie soprattutto al turismo attratto dalle sue innegabili bellezze naturali, dovrebbe essere in grado di cogliere le grandi opportunità offerte dalla presenza di una specie così evocativa come l’orso, cogliendo le criticità come stimoli per migliorare il rapporto tra uomo e animali selvatici. Invece in questi anni abbiamo assistito all’uso sfacciatamente politico degli orsi, utilizzati come strumento di propaganda elettorale sguinzagliando gli agenti del Corpo
Forestale alla caccia di orsi che hanno avuto l’ardore di avvicinarsi a malghe o cassonetti non protetti, o che magari si sono trovati faccia a faccia con qualche umano desideroso di farsi un selfie sullo sfondo di un lago. E a pagare sono stati sempre gli animali, come KJ2 freddata da un colpo di fucile esploso da un agente Forestale, o come Daniza uccisa da un veterinario durante un maldestro tentativo di sedazione, o come DJ3, M49 e M57 che stanno marcendo rinchiusi nel recinto del Casteller, grande (per ciascuno) meno di un’area di sgambamento cani. La LAV è sempre stata impegnata in prima linea per salvare gli orsi dalle sentenze di condanna emesse nei loro confronti. Purtroppo, però, quando ci si trova a dover combattere contro una Provincia pervasa da un pensiero unico
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Il supporto di ognuno di noi è necessario per dimostrare che un altro modo per rapportarsi con gli orsi esiste
che accomuna indistintamente la politica e i tribunali, è evidente che bisogna ripensare al tipo di intervento, che non può esaurirsi nel solo contrasto legale, sempre tardivo e dall’esito incerto. È per questo motivo, che quest’anno la LAV ha deciso di caratterizzare le giornate di mobilitazione nazionale proprio sul tema degli orsi. Perché siamo consapevoli che se vogliamo che si instauri un nuovo rapporto, dobbiamo essere noi gli artefici del cambiamento, non possiamo sperare in un intervento esterno. La politica locale ha già ampiamente dimostrato tutta la sua inettitudine, è ora che siano le nostre azioni a svelare ciò che doveva essere fatto nel corso degli anni per favorire la convivenza uomo-orso, ma che nessun politico ha mai fatto, rendendosi così colpevole in prima persona di tutti gli
Sostienici scegliendo l’uovo di Pasqua LAV (www.lav.it) in cioccolato extrafondente e biologico (Altromercato) amico degli animali e buonissimo! accadimenti riconducibili alla presenza di attività umane nelle zone frequentate dagli orsi. La nostra mobilitazione, che culminerà nei fine settimana del 13-14 e 2021 marzo 2021, non si esaurirà con la nostra presenza in piazza, sia essa reale oppure virtuale: abbiamo deciso che buona parte di quest’anno sarà caratterizzata da nostre iniziative che spazieranno da presìdi di protesta ad attività online, per arrivare a proposte istituzionali che vogliono ridefinire dalle
fondamenta il rapporto tra umani e orsi, coinvolgendo anche la politica nazionale. Quello che non potrà certamente mai mancare sarà il vostro insostituibile contributo, il supporto di ognuno di noi necessario per dimostrare che un altro modo per rapportarsi con gli orsi esiste ed è praticabile fin da subito. Un altro modo che liberi non solo gli orsi ma anche noi umani dalla gabbia che ci stiamo costruendo attorno, fatta di carabine di precisione, anestetici, collari satellitari e recinzioni elettrificate. Impronte febbraio 2021
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Iscriversi alla LAV: un impegno preso con gli animali
La tessera è la chiave. LAV è la nostra casa
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ssere Socio LAV vuol dire entrare a far parte di una grande famiglia fatta di persone che collaborano per raggiungere un obiettivo comune: creare un mondo dove, ad ogni singolo animale, siano garantite libertà, dignità e vita. Iscriversi a LAV significa abbracciare la nostra missione. LAV è fatta anche da te: le nostre battaglie, i nostri successi, tutte le conquiste ottenute per gli animali sono stati possibili solo grazie al sostegno e all’impegno di persone che condividono gli stessi valori di giustizia, con uguale passione. In questo momento di pandemia siamo ancora più convinti di dover prestare la nostra voce agli animali vittime di ingiustizie, maltrattamenti e violenza che dobbiamo continuare a denunciare con ancora più forza. Per questo chiediamo a coloro che ci sono vicini di iscriversi alla nostra associazione e considerare la nostra tessera la chiave per entrare in casa LAV, un posto sicuro sempre aperto, in cui poter incontrare altre persone che hanno deciso di stare dalla parte degli animali!
Ogni Socio LAV può:
Ognuno può sostenere l’associazione nelle sue battaglie
Partecipare agli eventi mensili a loro dedicati nella sede LAV di Roma, per incontrare lo staff operativo e il Presidente. Avere il proprio invito speciale per visitare gli animali accolti a Semproniano. Partecipare a incontri e conference call con i responsabili delle attività di LAV. Ricevere la rivista Impronte per essere costantemente aggiornati sulle attività dell’associazione. Avere sempre un posto al Congresso Nazionale annuale e alle Assemblee della propria sede territoriale di riferimento. Votare i candidati agli Organi Statutari e Consiglio Direttivo della propria sede territoriale. Partecipare attivamente a tutte le iniziative e agli eventi dedicati agli animali di LAV. Impronte febbraio 2021
e scegliere la quota di iscrizione Socio Benemerito: 150 € Socio Sostenitore: 46 € Socio Ordinario: 30 € Socio Giovanile: 18 € Socio Famiglia: 45 € Socio Straordinario: 500 €
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La tessera socio LAV vale 12 mesi dalla data di iscrizione Sei già nostro Socio? Rinnova la tua iscrizione,
conferma il tuo impegno.
MACACHI STUDIO LIGHT-UP
Il Consiglio di Stato fa svanire le speranze di salvezza Con la decisione del Consiglio di Stato, che ha stabilito la ripresa degli esperimenti sul cervello dei macachi chiusi nello stabulario dell’Università di Parma, sono finite, per loro, le speranze di salvezza
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di Michela Kuan
on la decisione del Consiglio di Stato, che ha stabilito la ripresa degli esperimenti sul cervello dei macachi chiusi nello stabulario dell’Università di Parma, sono finite, per loro, le speranze di salvezza. Insieme agli attivisti sul territorio, abbiamo combattuto per oltre due anni contro i giganti favorevoli alla sperimentazione animale, con il sostegno della società civile rappresentata da più di 440 mila cittadini che hanno aderito alla nostra battaglia. Una lotta con cui abbiamo svelato ciò che accadeva in quei laboratori, per questo studio autorizzato all’Università di Torino e Parma, finanziato con fondi europei. Ci sono voluti mesi solo per ottenere la descrizione del progetto, che sembrava addirittura non esistesse. Dalla lettura dei Protocolli (che abbiamo ottenuto
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dal Ministero della Salute, anche dopo aver presentato ricorso al TAR Lazio), ci siamo resi conto delle forti contraddizioni con quanto previsto dalla normativa. Contraddizioni che continuiamo a ribadire, tanto più con l’accoglimento da parte del Consiglio di Stato dei nostri rilievi sui report relativi alla sofferenza degli animali e, che ora, potremo rendere pubblico nei particolari. In questa lunga campagna d’informazione e denuncia numerosi esperti
scientifici e legali hanno sostenuto la richiesta LAV di fermare la sperimentazione e liberare i macachi. Psicologi, medici, veterinari, primatologi, contrari a questo esperimento per ragioni scientifiche, e non ideologiche come continuano a sostenere i fautori della sperimentazione animale. Il Consiglio di Stato ha nei mesi scorsi sospeso lo studio “Light-up” per due volte, fatto unico nella storia del nostro Paese, sottolineando che non era stata sufficientemente argomentata l’impossibilità di ricorrere ad altri metodi e che l’eventuale perdita dei fondi legati al progetto era un aspetto secondario “rispetto alla cecità provocata in sei esseri senzienti, con indubbia sofferenza”. La sentenza 28 gennaio, del Consiglio di Stato rappresenta una sconfitta anche per la ricerca e per l’Italia, che si ostina a difendere una sperimentazione fuorviante, dispendiosa e ancorata al passato, a discapito del diritto e della vita di
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tutti, e dello sviluppo di metodi innovativi. Tuttavia, è un risultato che non ci sorprende, considerando la campagna di pressione messa in atto nelle ultime settimane, che non ha risparmiato attacchi diretti al Presidente del Consiglio di Stato, il più alto grado giurisdizionale: un fatto gravissimo che ha calpestato ogni diritto costituzionale, oltre al comune senso di dignità e rispetto. Proprio quel Consiglio di Stato che ha delegato la decisione a un ente esterno, allo scopo di garantire la massima neutralità, e che ha scelto, per questo, la Fondazione Bietti, Istituto riconosciuto dal Ministero della Salute (quindi non certo vicino alle istanze della LAV), che ha prodotto, nonostante l’obbligo di confrontarsi anche con gli esperti indicati da LAV, un parere che è la fotocopia delle argomentazioni dei ricercatori di Parma e Torino, e che ignora totalmente i numerosi pareri, depositati, di esperti di fama internazionale che argomenta-
Un approccio diverso è possibile: ne sono un esempio le scelte delle Università di Modena e Padova che hanno dimesso test su macachi vano le ragioni per cui lo studio dovesse essere fermato. Non ci fermeremo qui: abbiamo contribuito ad accendere i riflettori su quanto avviene dietro le porte dei laboratori, e faremo in modo che restino accesi. Non ci arrendiamo davanti al muro che protegge ciò che accade dietro le sbarre di quelle gabbie, che si ostina a promuovere gli stabulari come luoghi di benessere. Non cederemo alle pressioni della
campagna mediatica di parte, che ci ha fatto oggetto di quotidiani attacchi, bollando le nostre istanze, sostenute da riscontri oggettivi, come banali fake news, e che non hanno risparmiato nemmeno una denuncia per diffamazione nei confronti del Presidente LAV, archiviata dalla Procura della Repubblica di Parma, che non ritenuto diffamatoria la frase incriminata. Un approccio diverso è possibile: ne sono un esempio le scelte delle Università di Modena e Padova che hanno dimesso test su macachi e ci hanno ceduto gli animali, dimostrando che cambiare, e scegliere una ricerca innovativa e di sostituzione degli animali si può. Renderemo noto tutto il lavoro fatto per sostenere le nostre argomentazioni, compresi quei pareri scientifici ed etologici che, continuiamo a ribadire, non sono stati sufficientemente valutati nell’autorizzazione del Ministero della Salute. Impronte febbraio 2021
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SOSTANZE D’ABUSO
Rinviato ancora il divieto di test su animali
È battaglia in Parlamento
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di Michela Kuan
on la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.323 del 31 dicembre 2020, è confermato: il divieto ai test animali su alcol, fumo e droghe è slittato ancora. Come avevamo anticipato il 24 dicembre, l’entrata in vigore del divieto di test su animali per sostanze d’abuso, che sarebbe dovuto scattare il 1° gennaio, è stata prorogato di un altro anno. Ma il nostro impegno per far rispettare un divieto slittato già per 7 anni, prosegue: nell’iter di conversione in Legge in Parlamento faremo presentare emendamenti per annullare la proroga, perché questa decisione non ha solide basi scientifiche. Lo stesso Ministero della Salute, nella relazione a firma del Ministro Speranza “sullo stato delle procedure di sperimentazione autorizzate per le ricerche sulle sostanze d’abuso, anche al fine di evidenziare le tipologie di sostanze che possono essere oggetto di programmi di ricerca alternativi e sostitutivi della sperimentazione animale” conferma la disponibilità di metodi alternati all’uso di animali, descritti in ben 10 pagine. Perché sono stati del tutto ignorati? E perché non è stata garantita l’imparzialità nell’accesso alla Relazione ministeriale per tutti i sog-
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Un’occasione persa per il nostro Paese per incentivare una ricerca moderna, predittiva e sicura getti interessati al suo contenuto, considerando che i fautori della sperimentazione animale ne commentavano il contenuto ben prima che fosse pubblico il testo della relazione? Esistono due pesi e due misure nel diritto all’informazione? Queste domande le rivolgiamo al Ministro Speranza, ora che, finalmente, abbiamo potuto leggere quanto riportato nella relazione: è necessario che ognuno possa avere un’idea concreta e chiara senza essere vittima di censure o distorsioni delle informazioni, oltre ad
avere diritto a una ricerca senza animali come voluto e sostenuto dal contesto normativo e scientifico internazionale. È del tutto evidente come la sperimentazione animale sia un campo di applicazione assurdo se applicato in particolar modo alle droghe: testare una singola sostanza somministrata in maniera artificiale in laboratorio ad un ratto, non può rendere nemmeno analogicamente l’idea di quanto succede nelle persone che fanno uso di stupefacenti e che, a loro volta, manifestano effetti diversi per età, genere, quantità e tipologia di sostanze assunte (e la loro combinazione), contesto sociale, stato di salute e altri parametri tipicamente umani. Un’occasione persa per il nostro Paese per incentivare una ricerca moderna, predittiva e sicura, grazie ai modelli alternativi e che, invece, così resta ancorata a un approccio scientifico datato e mai validato. Nell’iter di conversione in Legge in Parlamento faremo presentare emendamenti per annullare la proroga, perché questa decisione non ha solide basi scientifiche, ma, evidentemente, segue altre necessità/interessi, che non sono certo quelli dei pazienti. Pretendere cure utili, etiche e sicure non deve essere solo un impegno sulla carta, ma un dovere. #BASTATESTANIMALI
DIAMOCI UNA ZAMPA
L’amore a distanza esiste! Devi solo crederci L’adozione a distanza è un gesto d’amore verso un animale dal passato difficile: il tuo modo di garantirgli un futuro di libertà e serenità. Vivrà protetto, accudito e finalmente libero. Bastano 50 centesimi al giorno per assicurargli cibo, un rifugio sicuro, le attenzioni che merita: un piccolo contributo giornaliero per cambiare per sempre la vita di un animale e la tua.
Karim
Occhiolino Karim è un cavallo elegante, ama la libertà e correre tra l’erba alta. Quella di oggi è una vita totalmente diversa rispetto al suo passato, quando era prigioniero in un circo da cui l’abbiamo salvato. Le sue condizioni di salute erano molto preoccupanti, ma dopo mesi di terapie e attenzioni è riuscito a recuperare e ristabilire il suo umore. Karim ora vive placido e sereno: è un cavallo molto anziano e soffre di alcuni problemi ai denti, per questo ha bisogno di cure sempre più specifiche e costanti controlli. Nonostante questi piccoli acciacchi, il nostro amico ha ancora una splendida vita da vivere, in compagnia del nostro personale e di chi deciderà di accoglierlo nella sua vita. Aiutaci a prenderci cura di lui. Adotta Karim!
Occhiolino è un macaco molto simpatico, è con noi dal 2016 quando è stato salvato insieme ad altri 15 suoi simili. Il suo destino era diventare una cavia per inutili e dolorosi esperimenti e uno dei suoi occhietti è proprio un retaggio di questo triste passato in cui gli animali venivano fatti incrociare perché considerati solo cavie da far riprodurre. Finalmente è libero e può passare le sue giornate in tranquillità all’interno di una grande struttura nel Centro di recupero di Semproniano. Vive insieme alla sua famiglia e il suo carattere è estremamente dolce, gentile, curioso e socievole. Non rinuncia mai a rincorse e arrampicate, soprattutto con i più piccoli per i quali è diventato un vero e proprio punto di riferimento. Occhiolino è davvero irresistibile! Adottalo a distanza!
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Sorriso
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Abbandonata dalla sua famiglia a soli tre anni, l’hanno trovata legata a un palo sul ciglio della strada e portata in un canile. Non era nemmeno possibile entrare nel box in cui era rinchiusa, perché si scagliava contro chiunque le si avvicinasse. Sorriso era destinata a una vita di solitudine in gabbia. L’abbiamo tirata fuori da quel canile e abbiamo iniziato con lei un percorso per insegnarle a fidarsi delle persone. Aveva il diritto di avere una seconda possibilità e oggi la sua vita ha tutto un altro sapore! Nel rifugio in cui vive, Sorriso trascorre le giornate in compagnia di alcuni cani tra cui Luna, anche lei una cagnolina non più giovanissima, ma anche svariati gatti, maiali e due pecore. Anche tu puoi fare parte della sua grande famiglia, adottala a distanza!
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Vaccino covid-19, che fare?
Pretendere, come cittadini e malati, la vera libertà di scelta
L
di Michela Kuan*
a pandemia mondiale non accenna ad arrestarsi, anzi la mutazione “inglese” ha creato nuovi allarmismi, sebbene non sia certo la prima mutazione del coronavirus a cui assistiamo, e ha aumentato le pressioni sulla disponibilità del vaccino per infezione da SARS-CoV-2. Come è noto, il virus infetta le persone utilizzando una proteina di superficie, denominata Spike, che agisce come una chiave permettendo l’accesso dei virus nelle cellule, in cui poi si possono riprodurre. Quindi, tutti i vaccini attualmente in studio, sono stati messi a punto per indurre una risposta che blocca la proteina Spike e impedisce l’infezione delle cellule. Lo scenario che le agenzie regolatorie dei vari Paesi stanno osservando comprende 4 tipi di vaccini basati su: virus inattivato (per esempio, uno dei vaccini cinesi), proteina spike del virus per generare, in combinazione con adiuvanti, la risposta immunitaria (tra questi ci sono quello di AstraZeneca e quello USA della Johnson&Johnson), vaccini a RNA o DNA capaci di far generare nell’organismo la sola proteina Spike e indurre la risposta immunitaria (comprende i vaccini di Moderna e Pfizer) e, un ultimo tipo, che utilizza una sequenza di RNA del virus che consente di sintetizzare proteine o loro frammenti che, iniettate nell’organismo con altre sostanze, inducono la risposta immunitaria (è il vaccino USA della Novovax). Si aggiungono, non in alternativa al vaccino, ma per chi ha già contratto la malattia, gli anticorpi monoclonali, si tratta, per capirci, della stessa “medicina” che ha utilizzato anche l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dove si estraggono gli anticorpi dal plasma di persone infette: un esempio di come lo studio con modelli human-based sia fondamentale e utile. Il 27 dicembre è stata la data per il via ufficiale alla vaccinazione con 9.750 dosi
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di vaccino Pfizer-BioNTech. Del vaccino protagonista di questa prima fase italiana ed europea sono previste 27 milioni di dosi, ma l’EMA - European Medicines Agency – sta accelerando le verificazioni anche per il vaccino dell’americana Moderna, il cui ok è previsto per il 6 gennaio, con un accordo di 10,8 milioni di dosi. Ma come si ottiene un vaccino? La ricerca ha inizio con la valutazione in vitro delle componenti dell’agente che andrà a costituire la parte attiva del vaccino, una volta definito questo aspetto ha inizio la fase preclinica in cui viene testata la risposta immunitaria e/o i meccanismi avversi su animali (qui i test comprendono potenzialmente ogni specie, ad esempio nel progetto per il vaccino a firma INMI “L.Spallanzani” e
Lo sviluppo del vaccino, in tempi così rapidi è la chiara dimostrazione che la ricerca può, e deve, cambiare, superando i limiti del modello animale ReiThera Srl sono stati usati ratti, furetti, conigli, criceti siriani e primati1). Superato questo step, parte la sperimentazione clinica sull’uomo, che normalmente inizia dopo circa 5-7 anni, arrivando a un sistema che, nel complesso, impiega 10 anni per vedere la distribuzione su larga scala. Tempi lunghissimi che non rispondono alle esigenze della pandemia attuale e che si basano su un iter datato e un approccio scientifico del secolo scorso. Infatti, viste le esigenze mondiali, sono stati bypassati alcuni dei test sugli animali per passare rapidamente a quelli sull’uomo, inoltre non bisogna dimenticare come
i modelli animali siano stati pericolosi e fuorvianti, come nel noto caso del vaccino anti-polio il cui merito viene ampiamente attribuito alla sperimentazione animale, mentre esperimenti fatti sulle scimmie ritardarono, in realtà, l’applicazione del vaccino per più di 30 anni. A dimostrazione della “debolezza” scientifica del modello animale, vi sono numerosissime pubblicazioni, ma ciò diviene lampante alla luce del fatto che tutto ciò che viene testato nelle cavie, viene poi ri-testato sull’uomo perché è l’unico passaggio che lo rende sicuro per la nostra specie, almeno in teoria (visto che più del 50% dei farmaci viene ritirato dopo il commercio per gravi effetti non precedentemente diagnosticati 2,3,4,5). Bisogna, poi, specificare che tali composti sono targetizzati su un individuo adulto, escludendo categorie fondamentali come bambini e donne in gravidanza. Da queste constatazioni nascono numerosi interrogativi etici, ma la verità è che non esistono vaccini cruelty-free, quindi non esiste scelta. Il punto non è non vaccinarsi perché la preparazione farmaceutica è stata testata su animali, ma chiedere di potenziare nell’iter di messa in commercio, il ricorso a modelli alternativi in modo da aumentarne la sicurezza, la rapidità e la disponibilità per l’uomo, salvando milioni di vite. Infatti, chiedere di potenziare i modelli human-based non è essere contro la ricerca o contro il vaccino, ma al contrario, pretendere una scienza nuova che rispetti il millennio che stiamo vivendo e le esigenze sanitarie attuali e future. Tutti ricorderanno, a tal proposito, quanto accaduto lo scorso mese di maggio nel laboratorio di virologia della clinica di malattie infettive di Perugia, dove il gruppo di lavoro riuscì ad isolare il virus della SARS-CoV2 da campioni biologici (tamponi rino-faringei) di pazienti malati.
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Un risultato straordinario, che ha consentito non solo di sequenziare il ceppo virale circolato in Umbria nei mesi precedenti, ma anche di poter eseguire test di titolazione degli anticorpi neutralizzanti nel plasma di pazienti guariti. Quello stesso plasma che è stato poi utilizzato per il trattamento di altri malati. O, ancora, l’importanza modelli tridimensionali di coltura di cellule staminali alveolari umane nella risposta alle infezioni a SARS-CoV-2 o delle tecnologie “organ on a chip”, metodi rilevanti per l’uomo, che forniscono un modello più realistico per testare nuove terapie e che si stanno rivelando fondamentali nella lotta al COVID-19, come nel caso chip che ricrea il microambiente nei polmoni umani, mostrando tensioni meccaniche e flusso di fluido; i chip polmonari vengono infettati con vari ceppi di SARS-CoV-2 per esplorare la suscettibilità alle infezioni ed esaminare le risposte immunitarie da campioni di plasma sanguigno umano con anticorpi neutralizzanti. Infine, i modelli computerizzati complessi vengono utilizzati per analizzare la presunta efficacia dei farmaci riproposti contro COVID-19 e per valutare i candidati vaccini. Lo sviluppo del vaccino, in tempi così rapidi (anche se la sua disponibilità era già stata annunciata a inizio estate, poi in autunno e, adesso, finalmente se ne vedono in arrivo le prime dosi) è la chiara dimostrazione che la ricerca può, e deve, cambiare, superando i limiti del modello animale più volte messo in discussione dalla stessa comunità scientifica e dalla legge, che chiede uno shift culturale e pratico che possa guardare a una scienza del futuro
per i diritti di tutti. I diritti delle persone verranno realmente rispettati quando tutti avremo accesso alle cure mediche, perché nella corsa contro il COVID-19 ci sono due velocità: quella dei Paesi ricchi, che hanno già acquistato o sostenuto dosi di vaccino sufficienti per immunizzare più volte le loro popolazioni; e quella dei poveri: più tardi. Superare i test su animali, non solo ci farebbe dormire sonni più tranquilli, ma darebbe alle persone la vera libertà di scegliere che al momento è negata. Inutile quindi rispondere a provocatorie frasi “se sei animalista non dovresti vaccinarti”, il punto, come già detto, è un altro. Oltre al fatto che questo orrore, se fossimo tutti a favore della tutela degli animali,
Il nostro pianeta è su una via senza ritorno, non sono i farmaci che potranno risolvere il problema, ma solo l’impegno costante e di tutti nemmeno sarebbe esistito. La pandemia che viviamo, e quelle che verranno, sono frutto dello sfruttamento incondizionato dell’ambiente e delle specie che ci vivono, della totale mancanza di limiti nella caccia e nella pesca, nella speculazione di un territorio, nella distruzione di un habitat, problemi che non riguardano Paesi lontani, ma sono frutto di
una mentalità miope che vuole tutto senza guardare alle conseguenze. Come non restare increduli davanti a ciò che vediamo, basti pensare che nonostante si parli di wet market da un anno e tutto il mondo abbia evidenziato l’importanza della tutela ambientale, poche settimane fa è stata scoperta al mercato di Bruxelles la vendita di carne di specie protette africane. Tutti noi vogliamo vedere la fine della terribile Pandemia che viviamo, finalmente poterci riabbracciare, sorridere e stringere la mano a una persona gentile, ma dobbiamo capire che non basta un vaccino per risolvere il problema, ci vuole l’impegno politico, scientifico e di ogni singolo cittadino verso il cambiamento che deve cancellare l’approccio antropocentrico che ha portato agli allevamenti intensivi, alla deforestazione, alla perdita della biodiversità con un incremento del consumo di risorse naturali del 190% in soli 50 anni, all’obesità dilagante basata sull’abuso delle proteine animali e dei prodotti industriali, a un’economia fondata sul petrolio, allo sfruttamento degli animali oltre ogni limite, animali che nessuno vede più se non per un fugace attimo in un camion in autostrada per poi abbassare lo sguardo. Il nostro pianeta è su una via senza ritorno, non sono i farmaci che potranno risolvere il problema, ma solo l’impegno costante e di tutti verso il cambiamento e la consapevolezza che le nostre scelte hanno un peso ed è nostro dovere garantire un futuro vivibile a tutti. * biologa, responsabile LAV area Ricerca senza animali www.lav.it
[1] http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_documenti/RIC_DD_G06175_22_05_2020_Allegato2.pdf [2] US G.A.O. FDA Drug Review – Postapproval Risk, 1976-1985. April 1990. Link: http://archive.gao.gov/d24t8/141456.pdf [3] Moore, T, J. et al. Time to act on drug safety. JAMA. 1998 May 20;279(19):1571-3. Link: https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/187529 [4] Jarernsiripornkul, N. et al. Patient reporting of potential adverse drug reactions: a methodological study. Br J Clin Pharmacol. 2002 Mar;53(3):318-25. Link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11874396 [5] Pezalla, E. Preventing adverse drug reactions in the general population. Manag Care Interface. 2005 Oct;18(10):49-52. Link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16265935
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Covid&visoni: Il frutto di un sistema malato
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di Simone Pavesi
el 2020 l’epidemia di coronavirus SARS-CoV-2 ha flagellato gli allevamenti di visoni in Europa e Nord America con oltre 400 focolai documentati. Nessuna notizia invece dalla Cina dove sono attivi circa 3.000 allevamenti ed è pertanto improbabile che il virus non abbia trovato accesso. Gli allevamenti italiani, dei quali si fa fregio l’Industria “della pelliccia”, non sono rimasti indenni. È stata infatti accertata la presenza di coronavirus tra visoni di uno degli 8 allevamenti ancora attivi, a Capralba in provincia di Cremona. Il coronavirus, come emerso in questi mesi, nei visoni spesso non provoca sintomi o incrementi di mortalità e anche per questa ragione questi allevamenti diventano veri e propri serbatoi. L’Olanda, interessata da una presenza ben maggiore, compresa questa evidenza scientifica, ha attuato da subito uno screening diagnostico preventivo con test (virologici - tamponi - e sierologici - sangue) anche sugli animali vivi e asintomatici. Più della metà degli allevamenti focolaio olandesi sono stati così intercettati con un protocollo sanitario che ha consentito di rallentare l’infezione. In Italia invece nel 2020 sono stati condotti test diagnostici su meno del 4% della popolazione di visoni (oltre 60.000) e per la maggior parte in un unico allevamento, a Capralba in provincia di Cremona. Quando il coronavirus entra in un allevamento intensivo di visoni, portato dall’uomo (allevatori e operatori), trova un ambiente ideale: migliaia di animali, ammassati in piccole gabbie di rete metallica e quindi a contatto gli uni agli altri; basta poco, un colpo di tosse, uno starnuto, anche solo respirare vicino agli animali per innescare un focolaio. Il virus infetta uno dopo l’altro i visoni e nella infinita replicazione, muta, in varianti anche potenzialmente pericolose per l’uomo. Sì, perché il salto di specie uomo-visone non si ferma; dal visone poi il virus torna all’uomo. La catena di contagio uomo-visoneuomo è l’unica ufficialmente nota e documentata con sequenziamento del ge-
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La via d’uscita dall’emergenza Covid-19 passa da nuovi modelli di comportamento, sia individuali che collettivi e da interventi legislativi in grado di prevenire future catastrofi di tipo sanitario ed economico noma del virus isolato sia negli animali che nelle persone. Ad aggravare il rischio per la salute pubblica, oltre alla mancanza di controlli si sono aggiunte le violazioni, che abbiamo documentato tra ottobre e novembre, da parte di lavoratori in alcuni allevamenti di visoni (compreso quello di Capralba) alle minime disposizioni di biosicurezza e buone pratiche igieniche nella ordinaria gestione degli animali, come indossare i Dispositivi di Protezione Individuali. Precauzioni fondamentali ma disattese. A maggio 2020 è accaduto che un lavoratore dell’allevamento di Capralba è risultato malato di Covid-19. Il “Protocollo Visoni” del Ministero della Salute prevede che i test diagnostici debbano essere svolti solo se ci sono animali con sintomi, se si manifesta una eccessiva mortalità in allevamento oppure se personale a contatto con gli animali risulta positivo al SARS-CoV-2. Di conseguenza a Capralba sono partiti gli accertamenti diagnostici dei visoni che, casualmente e non nell’ambito di uno screening diagnostico obbligatorio, hanno potuto rilevare la presenza di alcune positività anche negli animali. L’allevamento è stato classificato come allevamento focolaio e, in attuazione dell’Ordinanza del Ministro della Salute (emessa a novembre!), è stato abbattuto: l’allevatore non ha potuto portare a termine il
ciclo produttivo per ricavare le pellicce perché gli animali (tutti i 26.200 visoni, compresi anche quelli usati come riproduttori) sono stati abbattuti. Ecco, così, il frutto di un sistema malato quale è l’Industria “della pelliccia”. Allevamenti intensivi di animali selvatici (come il visone ma anche di volpi, cani procione e altre specie) il cui “benessere” viene garantito da sistemi di “Certificazione Responsabile” pensati, progettati e implementati dalla stes-
Fermiamo i mercati, le fiere, l’uso e l’uccisione degli animali selvatici ed esotici Basta caccia, catture e riproduzione di animali per farne cibo, spettacolo, pelli e pellicce a partire dall’Italia e nel resto del mondo
Foto: Jo-Anne McArthur
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sa Industria “della pelliccia”, come il Welfur, e che non possono che portare a questo: sviluppo di serbatoi di un virus pandemico e inevitabile uccisione di milioni di animali diventati doppiamente vittime, della moda prima e del coronavirus (introdotto dall’uomo) poi. Attualmente, e sino al 28 febbraio 2021, l’attività di allevamento di visoni è sospesa per Ordinanza del Ministro della Salute dello scorso 21 novembre. Da allora ci stiamo battendo per trasforma-
re questa temporanea sospensione in un definitivo divieto. “Le aziende, a partire da quelle dell’alimentazione e dell’abbigliamento, devono essere rifondate sulla base di criteri di reale sostenibilità e Responsabilità Sociale. E lo Stato sia d’aiuto in questa trasformazione, con una diversa fiscalità.” “Fermiamo i mercati, le fiere, l’uso e l’uccisione degli animali selvatici ed esotici. Basta caccia, catture e riproduzione di animali per farne cibo, spettacolo, pelli e pellicce a partire dall’Italia e nel resto del mondo”. Questi sono due dei 6 punti contenuti del Manifesto della LAV “Non torniamo come prima” (#noncomeprima): la via d’uscita dall’emergenza Covid-19 passa da nuovi modelli di comportamento, sia individuali che collettivi e da interventi legislativi in grado di prevenire future catastrofi di tipo sanitario ed economico. Non importa quanti allevamenti di visoni ci sono in Italia, sappiamo che ogni singolo allevamento è un potenziale serbatoio del coronavirus SARSCoV-2 oggi e di qualcos’altro domani. La Danimarca ha annullato la più importante filiera zootecnica nazionale e almeno per tutto il 2021 non consentirà la ripresa di questi allevamenti. L’Italia deve andare oltre, anche nell’interesse degli animali e non solo a tutela della salute pubblica. Impronte febbraio 2021
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Agire in modo corretto e tempestivo è fondamentale, per non perpetrare gli errori devastanti di “prima”
Se non ora quando?
Il momento di cambiare è adesso
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di Paola Segurini
ll’inizio ogni nuovo anno, come se il cambio di numero fosse un tangibile spartiacque dello status quo, si fanno buoni propositi di tutti i generi, si esprimono desideri e speranze, in una sorta di convinzione che possano realizzarsi come per incanto. Ma non è così. Del 2021, sappiamo che lo scoppio, il diffondersi e il protrarsi della pandemia, inclusa la variante inglese, da coronavirus segnalano la profonda necessità di agire con concretezza individuale, senza delegare a magiche speranze la responsabilità di assicurare un futuro più sano, sostenibile ed equo a tutti, ambiente e animali inclusi. La domanda globale di cibi di origine animale, che vedrà nel 2050 un aumento del 70% del consumo di carne e latticini rispetto al 2010, è in grado di creare dal punto di vista sanitario situazioni esplosive. (Fonte: World Resource Institute). I numeri parlano. Un solo esempio: i maiali sono passati da una popolazione globale di 406.18 milioni nel 1961 ai 978.33 milioni del 2018. In Cina, nello stesso arco di tempo, da 85.62 milioni sono diventati 447.18 milioni, con un incremento di 361.56 milioni di individui.
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(FAO 2020). La gigantesca nazione suina deve essere nutrita, deve ingrassare rapidamente per essere venduta con vantaggio, ecco un dato: il 73% della soia esportata dal Brasile da febbraio 2020 a oggi è andata nella grande nazione del sud est asiatico. (Agricensus). Soia, come sappiamo, significa spesso deforestazione e nelle zone disboscate, per fare spazio a pascoli o monocolture, gli animali selvatici sono in grado di svolgere il ruolo di serbatoi di virus: trovandosi vicini alle persone diventano, loro malgrado, punti “di accesso” per nuovi elementi virali. Controllare la deforestazione, che quest’anno ha raggiunto in Amazzonia il suo punto massimo dal 2008, significa anche preservare la biodiversità e la preziosa funzione degli alberi nel man-
tenimento di una temperatura globale adeguata alla vita sulla Terra. Circa il 71% della foresta sudamericana convertita “ad altro uso” è destinato al pascolo degli animali, il 14% viene utilizzato per la coltivazione di legumi e cereali per la produzione di mangimi per gli animali negli allevamenti. (fonte: ScienceMag). Ma non si tratta solo di deforestazione, la produzione di alimenti di origine animale ha un costo elevatissimo in emissioni di gas serra, che si sommano ai gas naturalmente presenti nell’atmosfera e causano il riscaldamento globale. Se alle emissioni in aria si aggiungono i fattori inquinanti di acqua e suolo e l’estremo utilizzo di risorse idriche e di suolo, riusciamo a comprendere come nei 50 anni tra il 1960 e il 2011, la produzione zootecnica sia stata responsabile del 65% del cambiamento degli ecosistemi globali. (Fonte: Mottet, A., 2017). Il Report sui legami fra degrado della natura e rischi crescenti di pandemia diffuso recentemente dall’Ipbes (Intergovernmental Platform On Biodiversity and Ecosystem Services), redatto da 22 esperti a livello internazionale è una sirena d’allarme autorevole quanto spaventosa. Si stima, dichiarano gli scienziati, che ci siano altri 1,7 milioni di virus ancora “non scoperti” in mammi-
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Un regalo per chi ami… e per gli animali
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feri e uccelli e che fino a 850.000 di loro siano in grado di infettare le persone. Al temine di questo elenco di danni e rischi, last but not least, va ricordata la sofferenza degli animali negli allevamenti intensivi: sono infiniti e vulnerabili cloni uno dell’altro, trasformati – in virtù di sempre più precise selezioni genetiche mirate alla massima resa col minimo sforzo, accompagnate da continui ingravidamenti meccanici, usure rapide e rottamazioni incessanti– in articoli di consumo, prodotti a ritmi incessanti e spezzettati per la vendita. Il loro benessere, di cui si parla tanto, è anch’esso – nei criteri minimi che lo governano – assoggettato in primis alla qualità del prodotto, carne, latte o uova. Gli impatti del ciclo di ‘produzione’ dei cibi di origine animale pesano sul Pianeta, sugli animali e sulla salute collettiva. Dagli incendi incontrollabili al rischio di contrarre virus zoonotici, non si tratta più di fantomatiche minacce per un lontano futuro, ma di una crisi chiara e attuale. Anzi di un mix di crisi – sanitaria, ambientale, economica e sociale – che ci presenta l’opportunità di effettuare un vigoroso cambiamento nei consumi, ridisegnandoli, per creare un sistema alimentare sostenibile che tuteli, invece di danneggiare, il Pianeta e i suoi abitanti, anche i più vulnerabili, gli animali
Il diffondersi e il protrarsi della pandemia da coronavirus segnalano la profonda necessità di assicurare un futuro più sano, sostenibile ed equo a tutti, ambiente e animali inclusi Gli esperti Ipbes stimano i costi di prevenzione delle pandemie come 100 volte inferiori al costo di risposta alle pandemie. La prima prevenzione è il cambiamento profondo del sistema alimentare, che deve orientarsi sempre più decisamente verso l’utilizzo di proteine 100% vegetali, assai meno impattanti per l’ambiente, migliore per la salute e ‘salvatrici’ di tanti animali. Nel 2021, che vede a settembre l’importantissimo Food Systems Summit delle Nazioni Unite, il cibo sarà al centro delle agende internazionali: agire in modo corretto e tempestivo è fondamentale, per non perpetrare gli errori devastanti di “prima”. Approfondimenti e consigli pratici non mancano su www.cambiamenu.it e su www.lav.it
exter continua ad essere al fianco di LAV sostenendo le attività in difesa degli animali e per fermare ogni forma di sfruttamento e di sofferenza, attraverso la pratica e la promozione di un cambiamento culturale fondati su rispetto e solidarietà. Due i progetti promossi da Dexter attraverso la vendita di due collezioni dedicate, Dexter Love me, il cui 25% della vendita di ciascun pezzo sarà devoluto a LAV, che ha riconosciuto a Dexter la certificazione animal free. Il primo progetto coinvolge gli animali salvati da situazioni di maltrattamento e sfruttamento, in un ambiente che rispetta in pieno le loro caratteristiche etologiche, ospitati presso il Centro di recupero di Semproniano. LAV garantisce a questi animali una vita lontana dallo sfruttamento realizzando programmi di recupero e riabilitazione in strutture appositamente realizzate. Il secondo progetto ha come protagonisti gli orsi: Dexter contribuirà a sostenere le nostre battaglie legali a favore degli orsi, contro le catture e i maltrattamenti degli ultimi anni. Gioielli originali e bellissimi, che hanno un doppio grande valore perché ci ricordano il nostro impegno quotidiano in difesa dei diritti degli animali e il legame, unico e speciale, tra noi e loro. Puoi scegliere il tuo gioiello e aiutare LAV, online su www.dextermilano.com Impronte febbraio 2021
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Adottare un cane o un gatto: miti da sfatare
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di Manuela Anello
ell’anno appena trascorso abbiamo vissuto momenti di difficoltà, di incertezza e di solitudine. Diverse persone si sono confrontate con le ansie quotidiane della pandemia, del non poter uscire e del non poter incontrare gli altri. Sicuramente chi ha accanto un animale domestico, ha sentito di meno il peso e la solitudine di questi mesi. Abbiamo notato un incremento delle richieste delle adozioni e di questo ne siamo felici.
Proviamo a sfatare dei falsi miti e a demolire pregiudizi molto diffusi: • “in canile/gattile ci sono solo animali anziani e brutti”. Falso. Nei rifugi spesso si ha la possibilità di conoscere animali giovani che hanno come unica colpa quella di essere stati presi da cuccioli e poi abbandonati perché diventati “un impegno gravoso”. • “Nei canili/gattili ci sono animali maltrattati con un passato di sofferenza e dolore”. Falso. Spesso nei rifugi entrano animali
Baldo Giovane, elegante, agile, docile e curioso. Forse nella sua storia c’è il rapporto con un cacciatore che ha ben pensato di disfarsene quando si è accorto che non era “adatto” per la caccia. Lo abbiamo preso in carico dal canile di Palermo, con la speranza di donargli una famiglia. Lo abbiamo portato a spasso ovunque ed è stato bravissimo. Venite a conoscerlo!
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Grazie allo staff del settore adozioni vi mettiamo a disposizione competenza, professionalità e sensibilità per aiutarvi nella scelta dell’Amico da accogliere nella vostra casa smarriti o persi dai proprietari e non microchippati, per questo più difficili da restituire alle famiglie di origine. • “In canile/gattile ci sono solo animali problematici”. Falso. Spesso i cani e/o gatti dei rifugi sono animali socievoli, docili abituati a vivere in casa e magari a convivere con bambini e/o altri animali. • “In canile/gattile ci sono solo animali adulti e non cuccioli”. Falso. Anche nei rifugi, spesso si trovano animali sotto l’anno di vita lasciati magari con la cucciolata o privati delle cure della madre, perché ancora tante persone non sterilizzano i loro animali. • “In canile/gattile non ci sono figure che mi possono aiutare nella scelta”. Falso. In molte strutture ci sono persone che lavorano con passione o volontari che hanno competenza e sensibilità per aiutare le
persone nella scelta del giusto animale da portare a casa. LAV da anni si prende cura di cani e di gatti provenienti da varie situazioni. Grazie allo staff del settore adozioni vi mettiamo a disposizione competenza, professionalità e sensibilità per aiutarvi nella scelta dell’Amico da accogliere nella vostra casa. Vi consigliamo il cane o gatto che meglio può adattarsi alle caratteristiche del vostro nucleo familiare, a i vostri impegni quotidiani e in considerazione dell’esperienza nella gestione quotidiana di un amico a quattrozampe. Un educatore cinofilo sarà a vostra disposizione per aiutarvi a conoscere e inserire in famiglia il cane o gatto in modo corretto, consigliandovi anche nell’eventualità di problemi che si dovessero manifestare.
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Cosa aspettate? Scriveteci a adozioni@lav.it
Cindy e Dorina
Sono due gatte di casa, nel vero senso della parola. Hanno vissuto sempre, amate e coccolate in una casa fino al giorno in cui la persona che si occupava di loro è deceduta. Di storie come queste ne stiamo sentendo tante… Sono molto affettuose, socievoli e confidenti con le persone. Hanno circa 13 e 15 anni. Non pretendiamo che le adottiate insieme, sarebbe un sogno! Ma speriamo che qualcuno abbia voglia di tornare a fargli sentire il calore di una famiglia. Sono sterilizzate e FIV/FELV negative.
Desire Di taglia media/grande, il suo manto nero-focato ed un po’ arricciato non la fa essere né bella né appariscente. È per questo, forse, che è ancora in canile? È un pò timida ma ha tantissima voglia di aprirsi e di fidarsi di qualcuno. Docile e socievole, vi aspetta!
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Storia di un amore che vivrà per sempre
“Il vero amore ha la coda”
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di Ilaria Tordone
ebora ha dedicato tutta la sua vita agli animali. Per loro provava un amore sconfinato, anzi proprio loro erano la rappresentazione del vero amore. Debora, infatti, diceva sempre “il vero amore ha la coda”. Ho avuto la fortuna di conoscere Debora attraverso le parole del suo papà che, insieme a sua moglie, ha deciso di mantenere vivo in modo speciale il suo ricordo.
fonata “tutto quello che facciamo ci fa sentire viva la presenza di Debora, perché siamo certi di fare tutto quello che lei stessa farebbe”. E il senso di chi sceglie di dedicare un lascito agli animali è incarnato perfettamente dalle parole di Fernando: fare testamento vuol dire rendere eterno ciò in cui crediamo, quello che amiamo. Nel loro caso, si tratta di Debora e della sua grande sensibilità e generosità rivolta ai più deboli e indifesi. Quando i genitori di Debora non ci saranno più, LAV, porterà avanti l’impegno di Debora e dei suoi genitori, come espresso nel loro testamento. Le loro volontà si trasformeranno un progetto concreto che porterà proprio il nome di Debora. Anna e Fernando, infatti, hanno voluto orientare in modo specifico le loro volontà testamentarie, formulandole in un progetto per la cura e il mantenimento dei cani e gatti abbandonati o maltrattati. Ringraziamo di cuore Anna, Fernando e Debora, che ha ispirato tutto questo. A noi di LAV l’onore di realizzare questi desideri e trasformarli in animali salvati e difesi.
Fare testamento vuol dire rendere eterno ciò in cui crediamo, quello che amiamo “Ha salvato tantissimi animali dalla strada. Una volta, ha soccorso un cane sul ciglio della strada mentre stava scappando dal suo aguzzino, aprendo la portiera della sua auto. Lo ha curato e gli ha donato una nuova vita”. Debora purtroppo è scomparsa poco meno di un anno fa e poco dopo l’ha seguita la sua amata cagnolona Lolly. I suoi genitori hanno scelto di portare avanti il suo legame profondo con gli animali aiutando concretamente quelli in difficoltà. Hanno voluto farlo a Bari, la loro città e quella dove Debora ha sempre vissuto, supportati dalla nostra Sede locale. Fernando e sua moglie Anna hanno offerto un grande contributo economico e donato 38 cucce al canile sanitario. Hanno inoltre finanziato le giornate della sterilizzazione organizzate dalla nostra Sede, permettendoci di sterilizzare 60 gatti. Ma i genitori di Debora hanno pensato di fare ancora di più: hanno scelto di rendere eterno l’amore di Debora per gli animali attraverso le loro disposizioni testamentarie nominando LAV come beneficiaria. Come mi ha detto Fernando in una lunga ed emozionante tele-
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