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Diversi ma uguali
Le emozioni dei pesci
Molti di noi sono convinti che i pesci non pensino nulla e che abbiano anche una memoria così corta da non poter sviluppare un pensiero. Una leggenda che si raccontano i pescatori dice che non sentono nemmeno il dolore. Ma è proprio così?
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Qui sopra, la copertina del libro dell’etologo Balcombe. Sotto, un Pesce angelo e un polpo nel loro habitat naturale.
Creature marine, animali come noi
Nel suo libro Cosa pensano i pesci l’etologo Jonathan Balcombe ci racconta di un pesce di nome Blackie, che era rimasto gravemente ferito dentro il suo acquario. Seabiscuit, il pesce che gli faceva compagnia nella vasca e che si era sempre dimostrato un prepotente, cominciò ad accudirlo, rimanendogli accanto per confortarlo. Anche un altro pesce, di nome Big Red, accudiva il compagno disabile, sostenendolo nel nuoto e permettendogli di raggiungere il cibo. Certo, queste sono solo storie, come ammette lo stesso autore del libro, ma forse possono accendere in noi un lumicino e far scattare la domanda: «e se fosse?». E allora poniamocela questa domanda: «e se fosse che i pesci possono provare emozioni e compassione, gioia e dolore, e non fossero invece come tutti ce li descrivono?». Una ricerca di un gruppo di scienziati portoghesi, pubblicata su Scientific Report, sostiene proprio questo: i pesci provano emozioni e possono trovarsi in quello “stato mentale” che credevamo possibile solo in animali dal cervello grande. La Scuola di Etologia Relazionale ha scritto un articolo in cui dice chiaramente che “i pesci sono emozionalmente più intelligenti e sensibili del previsto”. Il fatto è che noi siamo abituati a valutare le emozioni guardando altre persone o al massimo altri animali che hanno un modo di esprimersi simile al nostro: un gattino o un cagnolino ci fanno subito tenerezza, mentre non proviamo sentimenti simili nei confronti di animali di certe altre specie, fino ad arrivare persino a sentire orrore o disgusto.
L’incomprensione emotiva tra noi e il mondo marino
Il problema dei pesci è che dal nostro punto di vista sono “inespressivi”, ma solo perché ci aspettiamo che l’espressione degli stati d’animo debba per forza manifestarsi con determinati movimenti o posizioni della faccia o del corpo. Allarghiamo le braccia e sorridiamo per dire che siamo amichevoli e accoglienti, stringiamo i pugni e serriamo le labbra per esprimere rabbia, scuotiamo la testa per comunicare disapprovazione. Ok, questa è la lingua emotiva umana. Ma quella di tutti gli altri? Questo vale per i pesci e per tutte le altre creature del mare che non riusciamo a comprendere nell’espressione dei loro stati emotivi; anzi a volte facciamo errori clamorosi! La forma della mandibola dei delfini tursiopi è fatta “a sorriso” e questo ci fa pensare che siano sempre felici quando fanno gli esercizi con gli addestratori nelle vasche… ma non c’è nulla di più lontano dal vero! Se poi parliamo di molluschi possiamo citare il bellissimo documentario Il mio amico in fondo al mare che, raccontando la storia di una amicizia tra un umano e una piovra, ha ottenuto persino un premio Oscar. Oggi esiste anche la prima associazione nordamericana che riconosce le emozioni dei pesci e si chiama Fish feel. L’ha fondata un biologo e sulla sua Home Page si legge: «Sapevi, ad esempio, che i pesci imparano velocemente con ricordi a lungo termine e un acuto senso del tempo? Riconoscono altri individui, possono tenere traccia di complesse relazioni sociali e lavorare in cooperazione con altre specie. I pesci sono curiosi, percettivi e simpatici».
Una ragazza mentre fa snorkeling circondata da bellissimi pesci.