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Supplemento al n. 7 [145] di “Impronte” - Rivista Animalista - Poste Italiane Spa sped. in abbonamento postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 dcb roma
vivisezione è crudele
i Ragazzi dalla parte degli Animali
PICCOLE IMPRONTE
«In bocca al lupo!»
SUPPLEMENTO AD IMPRONTE n. 7 (145) ottobre 2014 AUT. TRIB. ROMA 50/84 dell’11-2-1984 ISCR. REG. NAZ. STAMPA 4086 dell’1-3-1993 Iscr. ROC 2263 - 2001
DIRETTORE RESPONSABILE
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ILARIA MARUCELLI
DIREZIONE E REDAZIONE SEDE NAZIONALE LAV ONLUS Viale Regina Margherita, 177 00198 Roma
redazione
MARCO CORTINI, ILARIA MARUCELLI, GANDALF, PRISCILLA
GRAFICA E Impaginazione
Pier Paolo Puxeddu+francesca vitale
HANNO COLLABORATO
Bettina Baruffi, Davide Ceccon, Simone Dumdam, Roberto Marchesini, Andrea Musso, Rosa Blanca Miguel Pericas, Fabio Redaelli, Alessandro Telve, Letizia Uzun, Stefania Zoccatelli
DISEGNO DI COPERTINA Davide Ceccon
STAMPA
Cyclus Print 100% carta riciclata
PACKAGING IN MATER-BI
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CARTA Dalum
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Arti Grafiche “LA MODERNA” VIA DI TOR CERVARA 171 ROMA
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chiuso in tipografia
15 settembre 2014
QUOTE ANNUALI DI ISCRIZIONE E RINNOVO ALLA LAV ONLUS GIOVANILE (sotto i 18 anni) da 18 euro ORDINARIO da 30 euro FAMIGLIA da 45 euro SOSTENITORE da 46 euro BENEMERITO da 150 euro STRAORDINARIO da 500 euro
VERSAMENTI INTESTATI A LAV ONLUS
c\c bancario n. 501112 Banca Popolare Etica Filiale di Roma - Via Rasella 14 00187 Roma ABI 05018 CAB 03200 CIN E Informiamo che tutti gli associati e/o i sostenitori delle campagne LAV ONLUS hanno diritto a ricevere la presente pubblicazione tramite invio postale. La LAV ONLUS garantisce che i dati identificativi dei destinatari sono raccolti e trattati, anche elettronicamente, nel rispetto delle norme previste dal “codice di regolamentazione della privacy” (Dgs 196/2003). Ogni interessato potrà in ogni momento esercitare i propri diritti (art. 7,8,9 Dgs 196/2003) rivolgendosi direttamente alla LAV ONLUS, viale Regina Margherita 177, 00198 Roma, tel. 06/4461325 fax 06/4461326 email: info@lav.it
Lilo & Bilbo
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repi il lupo». Alzi la mano chi non risponde automaticamente così all’augurio del titolo... e io come voi! Ma d’ora in poi, rilassiamoci tutti e rispondiamo invece: «Grazie!». Sapete perché? Questa diffusissima forma di augurio risale alla leggenda di Romolo e Remo, cuccioli d’uomo accuditi e allattati dalla lupa. Quando mamma lupa sposta i piccoli da una tana all’altra si aggira circospetta e attentissima agli altri predatori, che in questo caso sono esposti a un grande rischio perché in natura un animale che difende i propri cuccioli è quanto di più temibile ci possa essere. “In bocca al lupo” voleva dire: lo spirito del lupo sia con te e ti protegga dai pericoli della vita. Infatti nella bocca del lupo non c’era una sfortunata preda, ma i lupacchiotti: caldi, rilassati e al sicuro! Allo stesso modo, Romolo e Remo furono salvati dalla lupa che li prese delicatamente con le fauci e li portò nella propria tana. Purtroppo negli ultimi anni, in risposta all’espressione “in bocca al lupo”, si è arrivati, per ignoranza, al “crepi” oppure “crepi il lupo”... Ma che senso ha come augurio? È vero, ci sono anche altre possibili origini di questo modo di dire, ma a noi amici degli animali piace molto questa interpretazione e vi invitiamo a diffondere il detto correttamente, richiamando con un sorriso chi risponde in modo sbagliato. E allora, un grande: «in bocca a lupo!» a tutti voi che leggete. Con la speranza che la risposta sia per sempre: «viva il lupo!» o, semplicemente, «grazie!».
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DIRETTORE EDITORIALE
Davide Ceccon
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MARIA FALVO
Piccoli passi, grandi speranze Su Piccole Impronte non è certo una novità parlare di esperimenti sugli animali. Ma, per fortuna, ogni volta che affrontiamo l’argomento (come in questo numero) ci sono piccoli passi avanti e speranze per il futuro. È di pochi mesi fa, ad esempio, la nuova legge che vieta di fare esperimenti sulle scimmie e di allevare cani e gatti per questo scopo. Per il resto... immergiti nella lettura, ma prima prova se le sai tutte!
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Quanti cani beagle destinati alla vivisezione sono stati salvati dall’allevamento Green Hill? A 765 B 123 C 2639
Letizia Uzun
Che cosa si intende per vivisezione? A Qualsiasi esperimento eseguito su animali B L’insieme dei test che prevedono la dissezione degli animali C Qualsiasi esperimento eseguito su topi, ratti e conigli
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Quanti italiani sono contrari alla vivisezione? A Il 61,6 % B Il 71,6 % C L’81,6%
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Anche le sostanze chimiche (come vernici, colle, disinfettanti...) sono sperimentate sugli animali? A No, già dal 1994 B Sì, ma solo su topi e ratti C Sì, anche su conigli, cani e scimmie
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Qual è stato il primo Paese al mondo che, nel 1993, ha riconosciuto per legge il diritto all’obiezione di coscienza alla vivisezione? A La Gran Bretagna B La Norvegia C L’Italia
Soluzione: 1) A - 2) C - 3) C - 4) C - 5) C Piccole Impronte
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Vittoria per le balene!
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a Corte Internazionale dell’AIA ha deciso e non c’è possibilità di appello: mai più caccia alle balene! Finalmente, grazie al grande impegno degli animalisti di tutto il mondo, sono stati revocati i permessi al Giappone per la caccia scientifica (in realtà la scienza non c’entrava niente, era solo una scusa per uccidere 14 mila balene negli ultimi quindici anni).
Veramente falso
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uante false credenze circolano sui nostri amici! Il sito ambientalista Mother Nature Network elenca dieci leggende, completamente inventate, ma ormai tanto diffuse da sembrare vere. Quindi sappiate che: gli struzzi non mettono la testa sotto la sabbia, i lemming non tentano il suicidio in gruppo, i tori sono daltonici e quindi non li fa arrabbiare il rosso, i rospi non fanno venire le verruche, i pipistrelli non sono ciechi, il pesce rosso non ha una memoria di soli tre secondi...
Treni lenti, elefanti salvi
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India rallenta i treni veloci per proteggere gli elefanti. Dopo che un branco di pachidermi è stato travolto da un treno (l’ultimo di una serie di incidenti accaduti nelle riserve naturali), la Corte Suprema ha deciso di proteggere questi mammiferi (e il loro habitat) imponendo il limite di velocità a 25 chilometri orari nelle zone abitate dagli elefanti. Tutti gli animali ringraziano, comprese diverse specie protette come rinoceronti e tigri.
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Nascondino Si apre una nuova stagione di caccia, ma gli uccellini hanno trovato il modo per non farsi trovare dal cacciatore. Riesci a individuarli tutti?
Soluzione: ci sono 8 uccellini Piccole Impronte
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La vivisezione è utile alla ricerca? E soprattutto: è giusto sperimentare sugli animali? Queste due semplici domande hanno provocato (e provocano) appassionanti dibattiti e infinite discussioni nel mondo scientifico e non.
Non mi diverto a sperimentare sugli animali
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iao ragazzi. So di affrontare un argomento spinoso e faccio subito una premessa: nessuno si diverte a fare sperimentazione animale. Tantomeno io, che fin da bambino amo gli animali e divido il mio piccolo appartamento con tre gattini. Non mi diverto affatto, ma è il mio lavoro e la mia missione. Non mi diverto, ma voglio trovare nuove cure, farmaci e vaccini per guarire (o non far ammalare) tanti esseri umani. Non mi diverto e non utilizzo gli animali con superficialità, ma lo faccio nel rispetto rigoroso della legge e della mia etica. Non mi diverto a vedere soffrire gli animali, anzi utilizzo farmaci anestetici. Non mi diverto a mettere gli animali sul tavolo del mio laboratorio e infatti utilizzo esclusivamente topi e ratti. Non mi diverto a essere guardato male o considerato un torturatore solo perché faccio bene il mio lavoro. Non mi diverto dunque, ma continuo a fare i miei esperimenti, perché i metodi alternativi esistono, ma non sono sufficienti. Perché il progresso della scienza non si ferma. Perché ormai le leggi sono giustamente restrittive e certi eccessi di crudeltà avvenuti in passato oggi non sono più possibili. Perché sperimentare non vuol dire torturare, ma semplicemente fare qualche iniezione a un topino. Perché un unico sorriso di speranza e gratitudine, dipinto sulla faccia di un malato, per me non ha prezzo.
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Per una volta mettiamo da parte la questione animalista e lasciamo la parola a due ricercatori, che si affrontano e confrontano dal punto di vista scientifico. Leggi con attenzione gli opposti punti di vista e poi... facci sapere la tua opinione.
Una ricerca buona per tutti e senza vittime
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uongiorno a tutti. Sono una ricercatrice, ma anche una paziente, affetta da una malattia del sistema nervoso centrale che da anni si tenta di curare facendo ricerca con la vivisezione. So bene di cosa parlo dunque e credetemi se vi dico che la sperimentazione animale, oltre che crudele, è inutile e dannosa! Prendiamo pure, come esempio, la patologia che mi accompagna da sedici anni. Prima si fanno ammalare artificialmente i topi (nessun animale al mondo, a parte l’uomo, prenderebbe la mia malattia!) e dopo si curano con varie terapie che poi si rivelano, il più delle volte, inutili per la nostra specie, se addirittura non ci “scappa il morto”, come del resto avviene anche per altri farmaci e altre malattie quando si usa la vivisezione. Sì perché gli esperimenti si fanno su animali vivi, non scordatelo. Su animali fatti nascere apposta per vivere nella gabbia di un laboratorio, essere sottoposti a esperimenti spesso dolorosi e sicuramente stressanti e infine, se sopravvivono ai test, essere uccisi. Io non voglio diventare la causa di questa grande sofferenza. La mia malattia verrà vinta con la ricerca in vitro, con le simulazioni al computer o magari con un metodo ancora da scoprire... sicuramente non con la crudeltà. Io, con il mio lavoro in laboratorio, sono alla ricerca di qualcosa di buono, che sia buono, che produca risultati buoni. Per tutti. Senza vittime. Piccole Impronte
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a cura del dott. Roberto Marchesini, etologo e direttore della SIUA
Perché il ghepardo ha diritto di mangiare la gazzella e noi no? Se sei vegetariano avrai sentito mille volte obiezioni come questa. Anche il pesce grosso mangia il pesce piccolo... perché noi non dovremmo fare lo stesso con gli animali? In realtà non è un argomento molto sensato e dimostra solo il desiderio di mangiare carne senza sentirsi in colpa. Ma se la prossima volta vuoi rispondere a modo, con affermazioni più scientifiche, questo è l’articolo che fa per te.
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n placido erbivoro intento a brucare in santa pace e, all’improvviso, l’agguato di un grosso felino nascosto che fa intuire il peggio... quante volte abbiamo visto nei documentari scene come questa! Abbiamo provato compassione per la preda e sperato nel profondo del cuore che l’animale braccato potesse sfuggire al suo carnefice. La sofferenza di quell’essere destinato alla morte ci appare con tutta la sua forza e noi proviamo dolore e pietà per il triste destino di quell’animale.
Talvolta la predazione può essere orribile da vedere, come nel caso della mantide religiosa che, afferrato il corpo della vittima, la divora lentamente con un ondeggiamento del capo. Anche il comportamento della vespa solitaria ci appare terribile quando anestetizza il bruco e ne dissemina il corpo di piccole uova da cui sgusceranno le larve che lo svuoteranno dall’interno. L’uccisione dei neonati, poi, ci trasmette un senso di repulsione ancora più forte: per esempio, la strage delle giovani tartarughe da parte dei gabbiani mentre queste tentano di raggiungere il mare o lo strappare un cucciolo dal genitore per divorarlo, come succede spesso durante la vita quotidiana nella savana. La scena ci appare ancora più crudele se il predatore sembra prendersi beffa o giocare con la preda, come fa il gatto con il topo o l’orca con la foca.
Dimentichiamo però che la predazione © Zorandim | Dreamstime.com
è una lotta per la vita! Rabbrividiamo perché ci immedesimiamo nella preda. Ma proviamo a mettere il fermo immagine sulla scena, un attimo prima che il ghepardo afferri la gazzella: la velocità del ghepardo è la stessa della gazzella e viceversa, per cui possiamo dire che la velocità nel ghepardo è stata creata dalla gazzella e viceversa. La predazione ha creato una condizione di sostanziale parità tra i due animali.
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© Fg3724727 | Dreamstime.com
Non conoscendo ancora l’esito del confronto – la scena è bloccata in pausa – non possiamo dire con certezza chi farà soffrire l’altro: la gazzella morirebbe se venisse raggiunta dal ghepardo; ma anche il ghepardo, non raggiungendola, potrebbe essere condannato a morire di fame o potrebbero morire i cuccioli a cui mamma ghepardo avrebbe portato la preda. Insomma non c’è violenza, ma solo l’eterna lotta per la sopravvivenza.
Ma allora, quando nasce la violenza?
Nel momento in cui un’azione è una scelta, una decisione di chi la compie. Nel predare, il ghepardo non viola nessun patto o regola: ogni tanto i ghepardi fanno soffrire le gazzelle e molto più spesso le gazzelle fanno soffrire i ghepardi. Al contrario, la caccia compiuta dagli umani non ha niente a che vedere con la predazione! L’essere umano non ha una conformazione predatoria né anatomicamente (lo dimostra il fatto che il consumo di carne ha effetti negativi su tutti gli apparati), né dal punto di vista dei classici comportamenti tipici dell’animale predatore.
In alto, un ghepardo femmina con i suoi tre cuccioli che stanno cambiando il pelo. Nella pagina precedente, un cacciatore cerca di avvistare le prede con il binocolo.
Se poi prendiamo in considerazione la nostra
innata attenzione verso il colore rosso (a differenza dei carnivori) e il nostro orientamento verso il profumo dei fiori (ciò che anticipa i frutti) e dell’alcool (esito della fermentazione dei frutti), è evidente il carattere frugivoro (di raccoglitore di bacche e tuberi, quindi vegetariano) della nostra specie. Non a caso i medici raccomandano di mangiare molta frutta per stare bene. Questo mi fa affermare che l’uomo è una preda e non un predatore.
L’
uomo utilizza strumenti per uccidere gli altri animali e raccoglie le prede morte come se fossero bacche, funghi o radici. E poi, mentre la gazzella può far soffrire e morire il ghepardo, il fagiano non ha alcuna possibilità di interagire con il destino del cacciatore. Tra l’uomo e gli animali che uccide c’è un rapporto impari e dunque non c’è nessuna legge di natura che possa giustificare tali sofferenze. Piccole Impronte
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Simone Dumdam Una bellissima amicizia tra uomo e animale, così tenera e fantastica da far volare anche gli asini... Qual è la cosa che ti fa più arrabbiare dello sfruttamento degli animali? La cattiveria dell’essere umano, l’insensibilità verso gli animali che sfrutta e maltratta. Mi chiedo dove queste persone trovino il coraggio e l’indifferenza nel far loro del male. E il più buffo episodio animalesco che ti è capitato? Una volta, in montagna, ammiravo un bellissimo gregge di pecore. Mi sono avvicinato per guardarle da vicino, ammirato anche dal cane che le richiamava all’ordine. Il pastore stesso, con un particolare fischio, chiamava le pecore che sembravano rispondergli belando. Preso dalla curiosità, ho iniziato a fischiare anch’io! Ebbene, le pecore hanno iniziato a belare avvicinandosi a me. All’inizio mi sono stupito, poi entusiasta le ho accarezzate. Ero molto emozionato: mi sono sentito pastore per un giorno! Vivi con degli animali? Io ho un cane, il mio adorato Folgore, un fantastico meticcio di taglia media. Ora ha 16 anni, purtroppo sta invecchiando. Appena posso lo coccolo, come faccio da quando è nato: lo amo! Se avessi la bacchetta magica, in quale animale ti trasformeresti? Mi trasformerei in un falco, per scaraventarmi in picchiata contro le cattiverie del mondo. In un ghepardo, per fare ammirare a tutti gli uomini il mio corpo perfetto e la mia velocità supersonica. In un asinello, per essere fedele, affettuoso e
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sincero compagno per chiunque mi volesse amare. Infine, anche se non è un animale, in acqua limpida e pura, per coccolare e abbracciare in ogni istante i miei amati visoni. Qual è la cosa che più ti affascina degli animali? La loro sincerità, l’intelligenza, la loro fiducia incondizionata, il loro amore. Come è nata la tua LAV story? Dall’immensa tenerezza che da sempre suscitano nel mio cuore gli asinelli. Hanno un viso dolcissimo, sono molto affettuosi e dall’inizio dei tempi aiutano l’uomo. Il messaggio che vorrei trasmettere è quello di trattare gentilmente gli animali, capire che sono amici per la vita. Loro non ci abbandonano mai, ma rimangono per sempre al nostro fianco come cari e sinceri compagni di viaggio. Simone Dumdam, 35 anni, è laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Milano. Insegnante di italiano e regista teatrale amatoriale, ha curato le regie di Spettri (H. Ibsen) e dell’Edipo re di Sofocle. Nell’estate del 2013 ha pubblicato il suo primo racconto per ragazzi: Timmy, una storia d’amore, Youcanprint editore. Rosa Blanca Miguel Pericas, 37 anni, spagnola, vive a Bergamo da circa tre anni. Da sempre coltiva l’hobby del disegno, che l’ha portata a partecipare a diverse mostre e a pubblicare in Spagna due libri illustrati: Me gustan los abrazos (2009) e Jorge y el dragón (2012), editore Latas de cartón.
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Caio e Mimì di Simone Dumdam con le illustrazioni di Rosa Blanca Miguel Pericas
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olto tempo fa, in una piccola casetta di un grazioso villaggio, vivevano un uomo di nome Caio e il suo asinello Mimì. Caio era un contadino, coltivava con amore e passione la terra che in ogni stagione regalava splendidi doni. Mimì era il suo amico del cuore e il suo aiutante; trasportava sulla schiena piccoli pesi che Caio porgeva delicatamente, dopo essersi assicurato che il carico non fosse troppo pesante: – Mimì, se il carico pesa troppo dimmelo, ti prego, lo alleggerirò subito. L’asinello era però sempre felice di poter essere utile al suo amico, così con il tenero musino accarezzava Caio sul viso e insieme percorrevano i sentieri del villaggio, per andare a consegnare i prodotti raccolti dalla loro terra. La gente del villaggio, quando vedeva arrivare Mimì e Caio, mormorava: – Arrivano gli amici inseparabili. – Qualcuno, a volte, rimproverava Caio dicendogli: – Perché tratti quell’asino come se fosse un essere umano? Devi fare il padrone, senza tante smancerie, resta sempre un asino. Caio non rispondeva mai, sapeva che erano solo provocazioni con un pizzico di invidia: l’amicizia tra lui e Mimì era un sentimento che le persone non comprendevano perché, abituate com’erano a trattare male i loro asini, non si rendevano conto di come Mimì potesse essere così buono e docile senza percosse. Caio e Mimì invece lo sapevano benissimo e, sulla via del ritorno a casa, giocavano felici, abbracciandosi e divertendosi.
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Tutti i giorni, sulla strada verso casa, accadeva qualcosa di strano: – Guarda Mimì, la nostra solita piuma della strada; sono anni che ne troviamo una sempre nello stesso posto; è bellissima, splende come una stella. Che nome daremo a questa? Mimì ragliava come per suggerire un nome. – Va bene, ho capito, questa sarà la piuma della dolcezza. In tanti anni Caio e Mimì avevano trovato una piuma al giorno, durante il loro ritorno a casa dopo aver scaricato la merce al villaggio; e ad ognuna Caio aveva dato un nome: c’era la piuma della felicità, la piuma dell’amore, della purezza, dell’amicizia e molte altre, fino ad arrivare a questa piuma della dolcezza. Tornati a casa, Caio metteva la piuma raccolta dove Mimì dormiva, in modo tale che potesse riposarsi su un letto soffice di piume lucenti e meravigliose. Poi, dopo mangiato, i due amici si sdraiavano sull’erba ad ammirare il cielo stellato; era il momento più bello della giornata. – Mi piacerebbe che tu ed io quando saremo vecchi, potessimo essere quelle due stelle lassù, vicine vicine, che brillano più di tutte. Così potremmo stare sempre insieme. – diceva Caio; Mimì gli stava accanto, silenzioso, con la testa appoggiata sul braccio del suo caro amico, felice dei suoi sogni.
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La loro vita trascorse per molti anni in quel modo semplice ma ricco di affetto e amicizia. Il tempo però passava e i due amici invecchiavano ogni giorno di più, fino a che venne il momento in cui non poterono più raccogliere la solita piuma, perché troppo stanchi per viaggiare ancora. Così una sera Caio, mentre guardava le stelle vicino a Mimì, disse: – Mimì, mio adorato amico, il pensiero più triste, ora che siamo vecchi e deboli, è che non potremo stare insieme per sempre, a ridere e giocare. Chissà che ne sarà di noi? Improvvisamente un bagliore straordinario accecò Caio per qualche istante; quando riaprì gli occhi rimase a bocca aperta: davanti a lui c’era un bellissimo asinello alato, con tantissime piume lucenti. – Mimì, sei tu? – disse Caio con la voce tremula e incredula – Com’è possibile, tu… tu hai le ali? – balbettò. – Sì, mio caro amico, sono io, Mimì. E queste ali sono le piume che tu hai raccolto in tutti questi anni; la piuma dell’amicizia, quella dell’affetto, quella della dolcezza e tutte le altre piume hanno formato le mie ali dell’amore. Così parlò Mimì, il magico asinello alato. – Mimì, non so che cosa dire, sono senza parole. – disse Caio sempre più stupito.
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– Lo so, Caio, lo so. Ma ora sali in groppa, andiamocene via noi due insieme, come abbiamo sempre sognato. E si chinò per far salire Caio che riuscì a dire: – Dove andiamo Mimì? – E Mimì, preparandosi a spiccare il volo rispose: – Lo scopriremo. E volarono via, avvolti da una luce abbagliante che illuminò tutto il villaggio. La gente che vide quello spettacolo rimase stupefatta: – Mimì... non è possibile! Un asino che vola, e Caio che vola in groppa a Mimì! Come può essere, stiamo sognando? E un bambino che stava assistendo a quell’evento miracoloso disse: – Non stiamo sognando, sono le ali dell’amore che possono far volare l’asinello Mimì. E Caio e Mimì volarono e volarono sempre più in alto, fino a che diventarono due stelle lucenti nel limpido cielo, ancora una volta vicini, per sempre insieme. Da quel giorno, nessun asinello e nessun altro animale venne più trattato male dall’uomo. E animali ed esseri umani vissero per sempre felici e contenti in armonia tra di loro.
Una sera, un incontro Martina vi racconta la storia di Romolo e Remo, i suoi due angeli custodi
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ivo con una nonna adorabile che però ha un difetto: mi manda ogni sera a buttare l’immondizia. Una sera scesi di malavoglia, appoggiai il piede sul pedale del cassonetto e... un lamento straziante mi giunse alle orecchie. Mi girai: non c’era nessuno. Ancora il lamento. Il primo istinto fu quello di scappare, poi mi feci coraggio e ascoltai meglio: era un guaito lento e triste che proveniva dall’interno del cassonetto. Così, vincendo la paura e il fetore irrespirabile, ci guardai dentro e scoprii un sacchetto che si muoveva. Lo aprii e quattro cuccioli neonati mi apparvero in tutta la loro fragilità di creature indifese. Allora ricordai la Carta dei Diritti degli Animali, letta in quarta elementare: “nessun animale deve essere sottoposto a maltrattamenti o a crudeltà”. Eppure ero testimone di uno dei più orribili gesti di ferocia: cagnolini buttati tra i rifiuti. Purtroppo non tutti i cuccioli erano vivi, ma solo due, i più robusti. Li presi: dovevo correre a casa e pensare a loro. Quando la nonna venne ad aprirmi in un istante capì tutto. Non aprì bocca, mi lasciò fare. Corsi in frigo, presi il latte, un piattino, un cucchiaino e cominciai ad allattarli, mentre le lacrime mi segnavano le guance. La nonna fece il resto con una scatola di cartone e un vecchio maglione per tenerli al caldo: un’incubatrice artigianale che si rivelò efficacissima. Dopo averli puliti con un batuffolo d’ovatta, si addormentarono stretti l’uno all’altro, quasi a farsi coraggio. Solo allora la nonna affrontò l’argomento. Non avevamo mai tenuto animali in casa, vivevamo in un appartamento piccolo, e poi le spese del veterinario, le cure... Noi non siamo
ricche, la nonna vive della pensione. Cosa fare? Per tutta la notte fu un continuo parlare, discutere, cercare una soluzione. All’alba avevo deciso: rinunciavo alla mia paghetta settimanale, a tutte le merendine di cui ero golosissima e a qualche paio di jeans, così non ci sarebbero stati problemi per tirarli su. Da allora Romolo e Remo sono ancora con noi, grazie all’aiuto della nonna. Ora mentre scrivo sono accucciati ai miei piedi e sembrano le mie guardie del corpo. Mi proteggono e mi difendono e, quando sono a scuola, fanno compagnia alla nonna. Quando il destino ha fatto sì che le nostre vite si incrociassero, provo ancora un brivido. Se fossi scappata, ora loro sarebbero sepolti in qualche discarica, come tanti sfortunati cuccioli di cui ignoriamo la storia. Martina Prudente, 11 anni Casamassima (Bari)
Disegno di Claudia, Albenga (Savona).
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Contro le pellicce a cinquanta all’ora! Un’altra estate dalla parte degli animali a Verona! Anche quest’anno gli autobus ATV hanno sfrecciato per le vie della città con il loro carico di passeggeri e di animalismo: sulle fiancate, le bellissime pubblicità antipellicce dei bambini veronesi che hanno incuriosito, rallegrato e commosso. Il concorso, indetto dalla LAV con il patrocinio della Provincia, ha visto la partecipazione di tante scuole primarie, con classi e singoli alunni che hanno realizzato fantasiosi elaborati grafici associati a slogan e messaggi originali e convincenti. Come questi che vedete, ma anche gli altri non erano per niente male! Una valanga di complimenti a tutti coloro che hanno partecipato, soprattutto da parte di visoni, volpi ed ermellini. Perché a Verona i diritti degli animali filano a cinquanta all’ora!
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giorgia brentegani rebecca celeste daniela scarabnuta benedetta vesentini
Ecco i disegni che hanno vinto il concorso e che sono stati usati nei manifesti.
michele cerofolini i
marco taccon
riccardo lopes
sveva mantovani sergio rancani tafciu jurgen cristian sala
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con la classe V a dell’Istituto Comprensivo Albenga 1, Albenga (Savona)
Insieme per gli animali Tutto è iniziato studiando gli animali, le loro abitudini, i loro bisogni, i modi diversi di comunicare... e, partendo dalla conoscenza, è stato facile arrivare al rispetto di ogni differenza. Che dire? Un lavoro davvero emozionante, complimenti a tutti quanti.
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La bellisima lettera scritta dagli alunni e, in queste due pagine, alcuni dei disegni che hanno realizzato. Complimenti ragazzi!
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Spedite le vostre lettere all’indirizzo: Viale Regina Margherita 177 00198 Roma
oppure inviate una email a: piccoleimpronte@lav.it
Grazie a te ho capito!
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iao Piccole Impronte! Volevo dirti che ora tu mi conosci come una grande amante degli animali, ma da piccola non ero così: non controllavo se i prodotti erano testati sugli animali e non guardavo la ricetta per scoprire se il prodotto conteneva cose animali. Non cercavo di mangiare poca carne, non riflettevo su come si sentissero gli animali nei circhi, negli zoo, negli acquari, negli allevamenti. Non parlavo con i miei amici dell’argomento. Da quando leggo Piccole Impronte ho capito come sono crudeli gli uomini con gli animali incapaci di potersi difendere. Da un po’ ho scoperto in Alessandria (ma c’è anche in molti altri posti) il negozio “Lush” con moltissime cose per il corpo (creme, shampoo, balsami, saponi, trucchi...) tut-
te vegane e non testate sugli animali. Il meglio del meglio!! Grazie di avermi fatto scoprire quanto crudeli siamo con gli animali. Volevo anche dirti che diventare una animalista è quasi come prendere un lavoro. A scuola, in giro, con le amiche e i parenti mi sono ritrovata a parlare di animali, di come li trattiamo male (per fortuna, non tutti li trattano male!), dei loro diritti. Diverse volte mi sono trovata anche a litigare, visto che nella mia classe molti dicono “io amo e rispetto gli animali” e poi appena dico dei bordi di pelliccia, dei circhi, dei delfinari, degli zoo... dicono che sono esagerata! Per fortuna, insistendo un po’, qualcuno l’ho convinto. Sempre migliorando! Ciao. Elisa Cerullo, 10 anni, Gamalero (Alessandria)
Non ci siamo andati!
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Martina Cinnirella, Pachino (Siracusa)
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aro Piccole Impronte, l’anno scolastico scorso abbiamo preso una decisione importante per gli animali e te lo vogliamo raccontare. Siamo venuti a conoscenza delle condizioni in cui si trovano gli animali rinchiusi negli acquari e non volevamo più farli soffrire per far divertire la gente. Grazie alla LAV, abbiamo scoperto e capito che gli animali non devono essere maltrattati; dovrebbero invece poter vivere nel loro habitat
Il gabbiano e la farfalla sono di Martina Costamagna, Genova
Angelina Budani, Albenga (Savona)
Nostri amici
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aro Piccole Impronte, gli animali sono come persone o meglio come fratelli. Io vivo con dei cani dolcissimi e non riesco a capire come alcune persone li odiano oppure li sfruttano o maltrattano. Gli animali sono buoni e, anche se non parlano, riescono a far capire tante cose con i gesti. Una cosa che mi fa male è vedere che, per esempio, alcuni cani abbandonati muoiono per le strade di fame, sete, solitudine e tristezza. Dobbiamo lottare contro tutto questo ed essere fedeli ai nostri amici a quattro zampe così come facciamo con le persone che ci stanno attorno e che amiamo. Ciao!
Sabrina Candio, 9 anni - Bari Filippo Rampone, Corio (Torino)
naturale. Quindi abbiamo ritenuto insensato andare in un posto dove si maltrattano gli animali e, per rispetto nei loro confronti, abbiamo deciso di rinunciare alla visita all’Acquario di Genova... anche se ad alcuni di noi, in un primo momento, è dispiaciuto, ma poi ci siamo resi conto che stavamo facendo una cosa giusta. Ci tenevamo a fartelo sapere. Un saluto. Classi VA e VB della scuola primaria “M. M. Bandello” di Castelnuovo Scrivia
Per salvare gli animali ci sono mille modi e mille posti diversi... ma certo la scuola rimane il luogo migliore! In classe si può discutere, informarsi, collaborare, farsi amici con la nostra stessa passione. Lo dimostrano le esperienze raccontate da pagina 16 a pagina 19 e le lettere di Elisa (brava! Non si può pretendere di convincere tutti, ma parlare dei nostri amici a scuola è già un successo) e delle classi di Castelnuovo Scrivia (dimostrando coraggio e maturità avete fatto la cosa giustissima!). Un caro saluto a Sabrina e ai suoi dolcissimi fratelli pelosi: grazie per le tue belle parole.
(Alessandria)
Piccole Impronte
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Cho Won hee
I giganti e le
I giganti e le
formiche
formiche Cho won hee
euro 16,50
806807 9 788896
Zeus e la sua magica avventura di
Chiara Taormina
illustrazioni di
Fabio Accardo Palumbo Il Ciliegio edizioni In un’isola esotica, popolata di animali pittoreschi e straordinari, vivono il pappagallino Zeus dalla cresta blu e l’ermellino Nut dai grandi occhi neri. L’incontro con Cloe, timida bambina, sarà l’inizio di una nuova amicizia, scandita dagli appuntamenti sulle rive di un ruscello e segnata da un buffo incantesimo che regalerà ai due animali il dono della parola. Ma c’è qualcosa che rende tristi gli occhi di Cloe e riguarda suo padre… Qui inizia l’avventura in un regno lontano per ridare la felicità alla piccola. Saranno l’amicizia fra Zeus e Nut, l’aiuto di altre fantastiche creature e un pizzico di astuzia e coraggio a sciogliere la crudeltà dell’uomo e riportarlo all’affetto per ogni creatura del nostro mondo.
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Senzaparole
I giganti e le formiche
Roger Olmos Logos edizioni Un libro per gli amici degli animali, senza età. Io rispetto te, tu rispetta me; io non rompo le scatole a te, tu non rompere le scatole a me; io non mi sento superiore a te, tu non sentirti superiore a me; io non cerco di convincere te, tu non cercare di convincere me... Con tante immagini e poche righe si vuole sensibilizzare gli esseri umani di ogni età verso i loro “fratelli” animali: per conoscerli e non sfruttarli, per amarli e non abbandonarli, per proteggerli e non massacrarli. Un libro che porta a riflettere sulle nostre scelte talvolta dettate dalla semplice “ignoranza” su quello che sta dietro alla moda, al cibo, al divertimento…
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Cho Won hee orecchio acerbo editore Per grandi e piccini Due giganti – grossi e rossi – capelli corvini e braccia possenti. Un lui e una lei ingombranti. Vivono in mezzo alla natura e, per la loro stazza, dovrebbero incutere soggezione e paura. Ma non è così. Le braccia di lui – bicipiti forti e poderosi– sono solidi rami e rifugio sicuro per gli uccellini; le sue enormi dita, delicate e affettuose, cure per ali ferite. Lei invece adora le formiche, e passa ore a contemplare le loro evoluzioni, attenta e agilissima – nonostante la sua mole – nell’evitare di schiacciarle. Intorno a lui, affezionati, vorticano gli uccellini fin quasi a stordirlo. Le formiche, premurose, coprono lei di foglie per non farle prendere freddo quando s’appisola. Una storia d’amore ricambiato: tra lui e lei, tra loro e la natura.
Ratto
Ratto
IL
© Graham Taylor | Dreamstime.com
ratto non è un topo, ma un roditore diverso, più grande, conosciuto anche con il nome dialettale di “pantegana” . Le specie più diffuse sono il ratto marrone che vive nelle fogne e nei fiumi (infatti è un ottimo nuotatore) e il ratto nero che preferisce i campi, gli alberi e i tetti (è un arrampicatore formidabile). Al contrario del topo, che si ciba soprattutto di grano e semi vari, il ratto mangia di tutto; si adatta a vivere in ogni ambiente e si riproduce velocemente. Pulito e intelligente, furbo e giocherellone, molto diffuso anche come animale da compagnia, si affeziona e si relaziona con l’amico umano. È un mammifero molto socievole, che vive in colonie di più di duecento esemplari. I ratti collaborano tra loro, dimostrando lealtà e solidarietà; anche il cibo è condiviso dal gruppo e se un membro si ammala (oppure è molto vecchio) viene assistito dai compagni che gli forniscono nutrimento e calore. Le femmine crescono i cuccioli collettivamente, spesso allattando anche quelli degli altri. Se un ratto si trova in una colonia sconosciuta, emette un particolare verso e tutti lo rispettano e anzi lo aiutano. I ratti adorano giocare e fare la lotta e hanno vari segnali per ribadire che non c’è cattiveria, si sta solo scherzando... ad esempio poggiano delicatamente il muso sulla collottola del rivale.
© Mikelane45 | Dreamstime.com
I numeri del ratto 25 centimetri la lunghezza senza coda 50 centimetri la lunghezza compresa la coda 500 grammi il peso 24 giorni la durata della gravidanza 8-12 il numero dei cuccioli 1 anno la durata della vita
i l va l o r e d i o g n i v i ta
Iniziativa condotta in attuazione del Protocollo d’Intesa stipulato con il MIUR
I
Quaderni della LAV I QUADERNI D E L L A
L AV
Animali in famigliAanimali in famig lia I QU D E ADERNI L L A
L AV
Divertenti pagine che raccontano la storia di antiche alleanze. Ma quali sono gli animali che possono vivere felicemente con noi? Conoscere i nostri amici è il modo migliore per farli vivere bene. Scopri tutto quello che c’è da sapere nel Quaderno della LAV. Come averlo? Chiedi a un tuo insegnante di contattarci.
PER LA SCUOLA
storie
per conoscere Il Gatto che se ne andava tutto solo
PRIMARIA
PER LA SCUOLA SECOND ARIA DI 1°
Iniziativa condotta
in attuazione del
giochi
per imparare PERCORSO 3
il Cavallo, era un tempo in cui ancora tutti gli animali erano selvatici: il Cane, incontrò la Mucca, il Maiale, il Gatto... e anche l’Uomo. Ma quando l’Uomo dove stare, accese la Donna, le cose iniziarono a cambiare: lei scelse una caverna stata la loro casa. un fuoco e disse all’Uomo che, d’ora in avanti, quella sarebbe in lontananza, Gli animali selvatici, dapprima preoccupati alla vista del fuoco strinsero si avvicinarono ben presto alla caverna e, a cominciare dal Cane, proprio aiuto un patto con la Donna e con l’Uomo, assicurando ciascuno il osservato in cambio di cibo e riparo. Tutti tranne il Gatto che, dopo aver di nascosto ciò che era accaduto, un giorno si presentò alla Donna: ne va per conto se che «Io non sono un amico e non sono un servo. Sono il Gatto suo, e voglio entrare nella tua caverna». di lui. La Donna non voleva farlo entrare, gli disse che non aveva bisogno a farsi riuscito fosse se che, stabilirono così e Ma il Gatto insistette lodare tre volte, avrebbe potuto entrare nella caverna, rimanere accanto al fuoco e bere il latte tre volte al giorno.
C’
VERDE O ROSSO?
GRADO
il MIUR esa stipulato con Protocollo d'Int
Iniziativ a cond otta in attuaz ione de
l Protoc ollo d'
Intesa stipulat o co
n il MIU
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schede
per approfondire PERCORSO 3
leggi le affermazioni qui sotto. Alcune parlano di un buon modo di vivere con un cane o con un gatto, altre invece riportano comportamenti o convinzioni errate. Indovina quali sono, e colora di verde i cerchietti che contengono un’affermazione giusta e di rosso quelli che ne contengono una sbagliata. Poi confronta le tue risposte con il parere dell’esperto nelle pagine seguenti
OFONDIMENTO SCHEDA DI APPR
IL CANE Ahuuuuuuuuu!
… e tanto altro ancora Per informazioni: www.lav.it