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Supplemento al n. 3 [148] di “Impronte� - Rivista Animalista - Poste Italiane Spa sped. in abbonamento postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 dcb roma
AMICO
un CHIAMATO
CAVALLO
i Ragazzi dalla parte degli Animali
PICCOLE IMPRONTE
SUPPLEMENTO AD IMPRONTE anno XXXII n. 3 (148) aprile 2015
Un amico chiamato cavallo
AUT. TRIB. ROMA 50/84 dell’11-2-1984 ISCR. REG. NAZ. STAMPA 4086 dell’1-3-1993 Iscr. ROC 2263 - 2001
DIRETTORE RESPONSABILE MARIA FALVO
DIREZIONE E REDAZIONE SEDE NAZIONALE LAV ONLUS Viale Regina Margherita, 177 00198 Roma
redazione
MARCO CORTINI, ILARIA MARUCELLI, GANDALF, PRISCILLA
GRAFICA E Impaginazione
Pier Paolo Puxeddu+francesca vitale
HANNO COLLABORATO
Davide Ceccon, Renato Ciavola, Roberto Marchesini, Patrice Marsaudon, Andrea Musso, Fabio Redaelli, Alessandro Telve,
DISEGNO DI COPERTINA Patrice Marsaudon
CARTA Dalum
Cyclus Print 100% carta riciclata
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PACKAGING IN MATER-BI
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Arti Grafiche “LA MODERNA” Via Enrico Fermi, 13/17 00012 Guidonia Montecelio (RM)
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STAMPA
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biodegradabile e compostabile
chiuso in tipografia
23 marzo 2015
QUOTE ANNUALI DI ISCRIZIONE E RINNOVO ALLA LAV ONLUS
GIOVANILE (sotto i 18 anni) da 18 euro ORDINARIO da 30 euro FAMIGLIA da 45 euro SOSTENITORE da 46 euro BENEMERITO da 150 euro STRAORDINARIO da 500 euro
VERSAMENTI INTESTATI A LAV ONLUS
c\c bancario n. 501112 Banca Popolare Etica Filiale di Roma - Via Rasella 14 00187 Roma ABI 05018 CAB 03200 CIN E Informiamo che tutti gli associati e/o i sostenitori delle campagne LAV ONLUS hanno diritto a ricevere la presente pubblicazione tramite invio postale. La LAV ONLUS garantisce che i dati identificativi dei destinatari sono raccolti e trattati, anche elettronicamente, nel rispetto delle norme previste dal “codice di regolamentazione della privacy” (Dgs 196/2003). Ogni interessato potrà in ogni momento esercitare i propri diritti (art. 7,8,9 Dgs 196/2003) rivolgendosi direttamente alla LAV ONLUS, viale Regina Margherita 177, 00198 Roma, tel. 06/4461325 fax 06/4461326 email: info@lav.it
BatBilbo
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overi cavalli, da sempre sfruttati dagli umani... già nel 4000 a.C. per arare i campi, poi si cominciò a montarli e da allora vennero usati anche come mezzo di trasporto. Dalle carrozze dei nobili alle diligenze pubbliche, i veicoli trainati dai cavalli furono, fino all’invenzione dei treni e delle macchine, il più importante mezzo per viaggiare e spostarsi. Il cavallo è stato utilizzato anche in guerra, già dai tempi di Alessandro il Grande, che nel 326 a.C. dalla Macedonia arrivò fino in India! Nel Medioevo i cavalieri si schieravano su una sola riga e affrontavano gli avversari al galoppo; poi i cavalli vennero sostituiti da carri armati e blindati. Ma quanti ne sono morti e quanta sofferenza! Oggi purtroppo non va molto meglio per i nostri amici di criniera: li usiamo negli ippodromi, nelle gare d’equitazione e nelle partite di polo, nei palii; li sfruttiamo per tirare le carrozzelle nelle città e, come se non bastasse, li mangiamo! È ora di dire basta! L’unico che può salire a cavallo è il nostro BatBilbo... a proposito, siete tutti invitati a conoscerlo alla festa di Piccole Impronte, sabato 13 giugno a Roma. Segnatevelo sul calendario: naturalmente ci sarò anch’io e voglio conoscervi uno a uno! E non perdetevi la prossima speciale uscita di Piccole Impronte: sarà il numero 100, pieno di novità e sorprese per i nostri fedeli e affezionati lettori. Vi voglio bene!
illustrazione di
ILARIA MARUCELLI
Davide Ceccon
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DIRETTORE EDITORIALE
Libero come (dovrebbe essere) un cavallo! La veloce corsa di un cavallo, con il vento che gli scompiglia la criniera, è un potente simbolo di libertà. Eppure i cavalli sono tutt’altro che liberi... sfruttati dagli umani in tanti modi diversi. Per saperne di più immergiti nella lettura, a partire dal test di questa pagina.
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Quanti cavalli vengono macellati ogni anno in Italia? A Nessuno: è vietato dalle legge (salvo giustificate eccezioni) B Più di un milione C 53 mila
©Marsaudon
Quanti cavalli sono morti durante il Palio di Siena negli ultimi 45 anni? A 13 B 49 C 8
tutti i disegni di questa pagina:
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Cosa sono le botticelle? A Le carrozze turistiche romane trainate con enorme fatica dai cavalli B Un gruppo di pittrici specializzate in ritratti equini C Lussuose scuderie a cinque stelle per cavalli purosangue
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I cavalli praticano il salto a ostacoli? A No, la legge permette le gare di corsa, ma vieta i salti B Sì, è la più celebre (oltre che innaturale e dolorosa) specialità dell’equitazione C È permessa solo per i cavalli maremmani che hanno zampe robuste
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I cavalli scartati dal mondo sportivo di solito che fine fanno? A Finiscono nei maneggi B Finiscono a correre nei tanti palii di paese C Possono finire in mani criminali per le corse clandestine
Soluzione: 1B, 2C, 3A, 4B, 5A,B,C Piccole Impronte
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Moda “Animal Free”
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empre più persone, per vestirsi, cercano prodotti privi di materiali di origine animale. Animal Free è il nuovo progetto della LAV per una moda etica, che difende tutti gli animali sfruttati nell’industria dell’abbigliamento. Sul sito www.animalfree.info è possibile conoscere le aziende che hanno sottoscritto l’impegno a non utilizzare piume, seta, pelle, lana e pellicce (ma anche corna e ossa). Da ora in poi cercate anche voi l’etichetta Animal Free!
74 pulcini salvati
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vero, ogni anno milioni di pulcini vengono uccisi, ma siamo riusciti a salvarne 74 e ne siamo felici e orgogliosi! Negli allevamenti dove si producono uova, i pulcini maschi vengono infatti uccisi appena nati. Una fine ingiusta e crudele della quale, finalmente, si sono accorti anche i giudici, che hanno sequestrato e affidato alla LAV i 74 piccoli pennuti, denunciando gli allevatori per maltrattamento. E ora questi pulcini, simbolo della lotta contro tutti gli allevamenti, si godranno una vita senza gabbie!
Una nuova casa per Alberta
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i chiama Alberta ed è una bertuccia: un animale selvatico in via d’estinzione che, al pari di migliaia di compagne, era detenuta illegalmente come animale da compagnia. Sequestrata dal Corpo Forestale, dopo una breve parentesi allo zoo di Napoli, è stata finalmente trasferita in un Centro spagnolo di recupero per primati, dove ha cominciato una nuova vita. E grazie alle cure degli esperti, presto arriverà il momento di ricongiungersi ai suoi simili, in un habitat più naturale possibile. Buona fortuna Alberta!
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Indovinala grillo! Metti una sillaba al centro di ogni fiore per completare, in orizzontale e in verticale, i nomi di alcuni animali. Le sillabe inserite nel centro, lette di seguito, formeranno un verbo. Cerca poi la pagina di questa rivista che finisce con quel verbo.
Soluzione: VI VE RE Piccole Impronte
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In molte città italiane (e anche nel mondo) si possono ancora vedere, in mezzo al traffico, tra macchine, furgoni e motorini, carrozzelle tirate dai cavalli. Un'attrazione, un divertimento per turisti, una curiosità ormai fuori dal tempo...
Che problema c’è? Le carrozze sono ecologiche S
alve ragazzi, volete fare un giro per la città? Roma è una città traboccante d’arte e di antica bellezza e, per visitarla, cosa c’è di meglio di un antico mezzo di trasporto? I Romani costruirono chilometri e chilometri di strade e non le percorrevano certo in autobus o in macchina! Purtroppo questo affascinante ritorno al passato, apprezzato dai turisti di mezzo mondo, non piace agli animalisti nostrani, che non perdono l’occasione per fare raccolte di firme e manifestazioni. Ci accusano di sfruttare i cavalli, di maltrattarli, di farli stancare troppo... ma quando mai! Nestore, oltre che mio collega, è il mio migliore amico. Stiamo tutto il giorno insieme, lo curo e lo accudisco, lo coccolo come un figlio e ci parlo più che con mia moglie! I cavalli sono fatti per correre e tirare le carrozzelle, lo fanno da sempre e gli viene del tutto naturale. I maltrattamenti sugli animali sono ben altri e ben più crudeli. Una carrozza che percorre le strade della nostra meravigliosa città regala un’immagine di gioia, tradizione e fierezza, non certo di sfruttamento o sofferenza. Dovrebbero coprirci di elogi, noi che usiamo un mezzo di trasporto ecologico e naturale, senza avvelenare l’aria con l’ossido di carbonio e invece ci trattano come schiavisti di animali. È proprio vero, la gente non è mai contenta...
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oppure un vero e proprio sfruttamento di animali, costretti a lavorare in condizioni non accettabili? Provate a pensarci e poi leggete quali sono le opinioni – naturalmente contrapposte – che hanno i nostri due personaggi.
Basta con le carrozzelle, liberiamo i cavalli S alve ragazzi, lo chiedo a voi: un turista, nell’anno 2015, ha ancora bisogno di essere trasportato in un cocchio, come un principe o una regina? Qui a Roma le carrozze si chiamano “botticelle” e lo sapete perché? Il nome deriva dalle pesanti botti che trasportavano in passato. Ma qual è il senso oggi? Non vi sembra assurdo far trascinare una carrozza – spesso pesante quasi una tonnellata – a un povero cavallo ansimante e impaurito in mezzo al traffico infernale di Roma: rumore, clacson, smog! I cavalli sono animali timidi e paurosi e per loro ogni corsa tra le macchine è una pericolosa tortura; inoltre devono sopportare il caldo torrido in estate e il freddo e la pioggia d’inverno. Gli incidenti accadono e spesso sono mortali: per i cavalli non c’è il carrozziere, ma il veterinario. Eppure a Roma non mancano altri mezzi per visitare la città! Per esempio gli autobus di linea e quelli turistici a due piani, con il tetto scoperto: costano parecchio meno e non sfruttano i cavalli. E poi, soprattutto per il centro, ci sono tante bellissime ed ecologicissime biciclette da affittare!! Scusate se mi accaloro, ma i maltrattamenti inutili mi fanno arrabbiare! Io sono vegetariana (a proposito: a Roma no, ma in alcune città la “pensione” per i cavalli è il mattatoio), ma so che la gente non smetterà improvvisamente di mangiare carne. Le carrozze invece si potrebbero eliminare da subito e nessuno le rimpiangerebbe. E la vita di tanti cavalli sfruttati cambierebbe dall’oggi al domani...
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a cura del dott. Roberto Marchesini, etologo e direttore della SIUA
Cervello di gallina Altro che cervello di gallina! I polli sono animali intelligenti e sensibili, che sanno apprendere e comunicare e che possiedono una complessa e affascinante organizzazione sociale. Per tutti i particolari, leggi questo articolo davvero rivelatore e... se ti accadrà di sentirti dire: «ma hai proprio un cervello di gallina!» tu rispondi: «Sì, grazie!»
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enza ombra di dubbio galli e galline sono tra gli animali più maltrattati: in tutto il mondo sono sfruttati e ritenuti esseri stupidi. In Italia, la maggior parte di questi pennuti vive in allevamenti intensivi. In questi luoghi terribili si trovano galline appese a testa in giù, imprigionate in gabbie minuscole oppure rinchiuse in condizioni di sovraffollamento. Sì, anche quando sentiamo parlare di “galline allevate a terra”: in questo tipo di allevamento gli animali passano la loro breve vita pigiati in capannoni, senza accesso all’esterno e alla luce naturale. Più in generale la produzione delle uova ha un costo etico altissimo: non tutti sanno che, alla schiusa, i pulcini maschi vengono selezionati e uccisi subito perché non faranno le uova e sono considerati, quindi, solo un peso di cui disfarsi.
Ecco, tutta questa sofferenza viene fatta passare per una cosa “normale”, quasi che questi uccelli non sentissero il dolore, non avessero esigenze particolari e fossero invece come degli oggetti di cui disporre a nostro piacimento. Non a caso nel linguaggio comune si sente dire: «sei stupido come una gallina!». In realtà la gallina è un animale sensibile e dal comportamento complesso. Questo fatto ci dovrebbe far avvicinare alle galline in un modo differente, per conoscere la loro capacità di sentire le emozioni, di vivere le relazioni sociali e di apprendere. Così facendo, non solo eviteremmo atteggiamenti di disprezzo, ma staremmo più attenti a rispettare questi animali meravigliosi.
© olgavolodina | Fotolia.com
la vita sociale della gallina Le galline vivono in gruppo e sanno molto bene come organizzarsi. Si conoscono tra loro e ognuna assume una determinata posizione sociale all’interno della propria comunità. Il maschio, ad esempio, si preoccupa sempre di avvertire le altre galline quando trova del cibo. Esiste un verso particolare che il gallo emette per richiamare i componenti della sua comunità, così come ha a disposizione altri versi per indicare un pericolo in agguato. C’è insomma un dizionario della comunicazione del gallo, dove ogni suono corrisponde a un particolare messaggio che gli altri soggetti sono in grado di interpretare. La gallina è, poi, dotata di una grandissima sensibilità: riesce ad avvertire gli ultrasuoni e,
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sembra, anche i movimenti tellurici – terremoti e maremoti – manifestando comportamenti di allarme. In passato l’uomo, osservando il comportamento dei polli, imparava ad anticipare le calamità naturali. Si tratta poi di un uccello che, anche se non vola, ha il forte bisogno di vivere all’aperto, di scorrazzare, di aprire le ali e di muoversi in libertà, di poter salire sugli alberi di notte. Tutti questi comportamenti sono preclusi quando i polli vengono rinchiusi negli allevamenti o, in generale, in spazi ridotti. GUARDO E IMPARO Infine la gallina è molto brava a imparare e si è visto che riesce ad apprendere attraverso la conseguenza delle proprie azioni. Ovvero, se un’azione produce un beneficio la ripropone, se invece causa un problema la evita (gli etologi chiamano questo processo “apprendimento per conseguenza”). Inoltre è estremamente curiosa verso quello che la circonda: è in grado cioè di sviluppare un “apprendimento per esplorazione ambientale”. Ma soprattutto è un animale molto portato a quello che viene detto “apprendimento
imitativo”. Ad esempio, se una gallina osserva altre galline perlustrare ciotole, alcune rosse con cibo e altre blu vuote, quando verrà posta nella stessa situazione ispezionerà subito le ciotole rosse, sicura di trovarvi del cibo. Questo comportamento non è un’imitazione passiva, ma attiva: ovvero la gallina sceglie in base al risultato ottenuto dalle altre compagne. Dunque, si tratta di un animale che in termini di elasticità mentale è davvero molto capace! Ma c’è ancora un’ultima cosa da dire. Non tutti sanno che le galline, come animali da compagnia, non hanno niente da invidiare a cani e gatti. Sono molto affettuose ed è assurdo pensare a come sono, invece, costrette a vivere! Pic-
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© Dusan Kostic | Fotolia.com
Renato Ciavola Gli scoiattoli sono timidi e sfuggenti, velocissimi ad arrampicarsi in cima agli alberi lasciandoti con un palmo di naso. Questa storia vera racconta l’incontro tra l’autore e questi affascinanti animaletti... Qual è la cosa che ti fa più arrabbiare dello sfruttamento degli animali? Sicuramente tutto il male inferto, in mille modi e per vari scopi, ai nostri “confratelli” su questa magnifica Terra: è una cosa di cui gli esseri umani dovrebbero vergognarsi tutti i giorni! In particolare vorrei parlare dell’aumento impressionante della pubblicità sugli animali, tipo vaschette di cibo a costi pazzeschi quando tanta gente muore di fame! Ma anche i documentari sulla cucina internazionale, quando ci fanno vedere in primo piano il modo di cibarsi di alcuni popoli che hanno abitudini alimentari preistoriche: cibi a base dei piccoli, anzi piccolissimi, degli animali. Qual è la cosa che più ti affascina degli animali? A volte il loro mimetismo, il loro essere tutt’uno con la Natura. Quando corro nel bosco mi fermo spesso per cercare di riconoscere i versi. Riconosco le tracce dei daini, così diverse da quelle dei cinghiali; il verso del picchio, così diverso da quello del fringuello o del merlo; il rumore dello strisciare di una serpe o di una vipera, così diverso da quello del ramarro. Vorrei conoscere bene la loro lingua per parlare con essi. Potremmo a volte essere meno soli, noi e loro. Dividi la tua vita con qualche animale? Ho avuto sempre gatti, ma ora che l’ultimo è volato in cielo tre anni fa, vorrei un semplice
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e amabile cane di mezza taglia. Da piccolo ho passato diverse estati con Spagnoletta, un volpino bianco che correva nel giardino di mia zia sarta: era chiamato con quel nome perché, appunto, correva sempre dietro alle spagnolette di filo quando cadevano per terra e le riportava alle ragazze lavoranti della sartoria. Ma oggi, nella mia casa e fuori di essa, non esistono le condizioni per far vivere un cane in modo consono alle sue abitudini e necessità. Mi dispiace molto. Come è nata la tua LAV story? Quand’ero piccolo leggevo degli scoiattoli e mi chiedevo se avessi mai potuto vederne uno. Ora che li vedo ogni tanto arrivare nei miei paraggi, che sono quasi abituato diciamo, resto sempre affascinato da questi animaletti con quelle capacità eccezionali da acrobata. E sento la necessità di aiutare gli scoiattoli rossi a difendersi dalla voracità del cugino grigio importato qui dagli uomini.
Renato Ciavola è nato e vive a Fabriano (Ancona), città nota per la produzione della carta. Fin da bambino ha sempre disegnato e letto molto, soprattutto racconti di avventura e di scoperte. Durante l’adolescenza ha cominciato a scrivere, diventando poi illustratore, fumettista, giornalista, scrittore, divulgatore culturale. Ha pubblicato libri illustrati, a fumetti e poesie illustrate. Tiene laboratori di fumetto e giornalismo per ragazzi e insegnanti.
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Lo scoiattolo... non è un gatto scritta e illustrata da Renato Ciavola
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ho visto per la prima volta in bassa montagna attraversarmi la strada sulla via per l’eremo, come un’onda scura saltellante. Ma non credevo sarebbe mai sceso in città. Anche se, in verità, io abito appena fuori delle mura, alle falde dei monti, tra il verde degli abeti e dei cipressi, delle querce e dei frassini: il suo habitat. Al tempo, la mia ignoranza era tale che non immaginavo esistessero scoiattoli neri. Avevo sempre immaginato l’animaletto come un amico dei disneyani Cip e Ciop, di pelo rossiccio.
Ora, quella mattina, mentre tornavo dalla prima uscita alla frizzante aria novembrina e stavo per avvicinarmi al portoncino esterno della mia abitazione… ecco lui, lo scoiattolo, davanti alla porta! Bello, col fitto pellicciotto di un grigio così scuro da sembrare nero, e un batuffolo di bianco cotone sul petto. Era proprio davanti a casa mia! C’erano delle ghiande per terra, incastrate nella stuoia per pulirsi le scarpe, come sempre in quel periodo. Ecco perché era lì: non di certo perché intendesse bussare al nostro appartamento. Ha girato la testa verso di me, sorpreso, e mi ha fissato. Poi con due balzi ha attraversato la stradina che curva proprio lì davanti ed è scattato sulla prima quercia a disposizione. A due metri di altezza si è fermato. Aggrappato alla pianta con le sue forti unghie volgeva il muso verso di me, che cercavo di non far scricchiolare nemmeno una foglia sotto i piedi. Ci siamo guardati fissi per un lunghissimo attimo. Che occhi lucidi e neri i suoi! Scrutavano i miei per cercare nello sguardo l’amicizia o il pericolo, con tutto il corpo teso, pronto allo scatto.
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Gli ho fatto un verso dolce, un sussurro, l’ho chiamato… ma che sciocco sono stato! Lo scoiattolo non è un gatto. Così, appena ho mosso il pur piccolo e cauto passo verso di lui, è scattato tra la folta chioma della quercia e ha cominciato a correre, diciamo… a volare, di ramo in ramo, di albero in albero, fermandosi ogni tanto a cercare il cibo, ghiande e germogli. Si allontanava sempre di più, sempre di più... Poi l’ho visto dileguarsi tra gli abeti sempreverdi, fino a diventare una macchiolina scura che scattava da una parte all’altra: zig zag, zig zag, zig zag. Sempre più piccola e sempre più in alto, verso il regno degli elfi e delle fate, verso il bosco del mistero e del sogno da dove era arrivato, verso la mia infanzia che era tornata per un attimo a farmi visita. Ma non era finita lì. Avrei capito più tardi che quello era solo l’inizio della venuta degli scoiattoli nei luoghi dove abito. Ciop non si vide più per mesi. Poi, un mattino di primavera, aprendo la finestra della mia cucina da dove lo sguardo cade su un minuscolo bosco-giardino ricco di conifere, vidi muoversi violentemente un ramo. I merli, le cornacchie e le gazze di cui sono ricchi i dintorni non fanno quel fracasso arboreo. Era l’onda nera di una coda che si svolgeva sinuosa e violenta, a tratti, tra un ramo e l’altro. Era lui, lo scoiattolo. Proprio Ciop… o un suo amico, non potevo certo riconoscerlo! Che importava? Ero immensamente felice di poter partecipare a quello spettacolo circense dell’acrobata della natura. Si fermava su un ramo e sgranocchiava qualcosa, poi saltava su un altro e faceva altrettanto. E di colpo saliva velocissimo fino al pinnacolo dell’abete, per sentirsi sicuro e per guardare lontano, per controllare il territorio. Che panorama favoloso avranno visto le sue pupille fulminee e voraci!
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Passò un anno. Poi un mattino, di rientro dalle mie solite sortite al fresco d’autunno, lo rivedo. Ma era piccolo, un cucciolo. Passeggiava a due passi da me, senza paura cercava le ghiande di cui è ricco il luogo per sgranocchiarle di gusto tenendole fra gli artigli delle zampe anteriori. Saltava un muretto e risaliva sul leccio vicino. Anche il leccio fa ghiande, è della stessa famiglia della quercia, ma sembrava che Ciop non le gradisse troppo. Non aveva proprio paura di nessuno. Ho pensato che facesse parte di una famigliola che viveva ormai lì intorno. Un giorno mi chiamarono: «È qui, fuori della porta!». Corsi, stavolta con la macchina fotografica. Ciop era lì, proprio davanti al portone d’ingresso. A due metri da noi, al riparo di una fronda d’edera, seduto sulle zampe posteriori sgranocchiava la sua ennesima ghianda. Ma era un Ciop rosso! Che bello, Disney tra noi! Lo fotografai, ma l’immagine non rese la vitalità e la naturalità dell’animale, il ricordo dal vivo era ben altra cosa. So che quel Ciop… che ho chiamato poi Cip, il più piccolo, anche se è la specie più naturale per le nostre zone, oggi è anche più raro. Perché il vero Ciop, il “grigione” per intendersi, è un tipo tosto, vorace, mangia quasi di tutto pur che sia vegetale, e lascia ben poco da sgranocchiare al più piccolo. Povero Cip. Ci saranno sicuramente delle associazioni che si interesseranno a questo problema, che ne sanno più di me, mi dissi. E tornai a scrivere le mie storie.
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Ma qualche mese dopo, la tragedia. Mio figlio tornò con la notizia: «Un piccolo Ciop è steso a terra, sulla strada che corre in salita vicino casa, schiacciato sicuramente da un’auto». Credeva, la famigliola di Ciop, di essere al sicuro. Ma i piccoli non erano così esperti e scaltri come i genitori, non conoscevano i pericoli della nostra tecnologia. Da quel giorno Ciop e la sua famiglia non si fecero più vedere. Per almeno un anno. Mi dissi che dopo l’atroce esperienza non sarebbero più tornati a nidificare dalle nostre parti e io non avrei potuto più bearmi dello spettacolo che mi offrivano quando si manifestavano. Ma non fu così. La natura ha i suoi tempi, e non si abbatte facilmente. L’esigenza di riproduzione e di continuità della specie le dà una forza di adattamento non sempre per noi facilmente comprensibile e imitabile. Infatti un altro Ciop, e poi un altro ancora, e poi un altro, un altro, a periodi, un mese sì e due no, tornarono a ballare tra i rami verdi per sbucciare e sgranocchiare i frutti degli alberi che si innalzano qui intorno. Ho imparato a scoprirli. Fisso un albero e non muovo la testa, guardo dritto davanti a me per pochi secondi. Se nella coda dell’occhio vedo uno zigzagare forsennato e un movimento violento dei rami, allora è lui. Un salto improbabile di diversi metri e passa da un abete all’altro. Peccato che non si veda più Cip. Spero non abbia abbandonato del tutto la mia collina. Lo sa, lui, che l’aspetto?
Il mio compleanno animalista Una storia di consapevolezza che ci vuole raccontare la nostra amica Elisa
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iao a tutti, io sono Elisa, ho dieci anni e sono felicemente vegetariana. Ho deciso di fare questo compleanno solidale, insieme alla mia amica Valentina, non solo per aiutare gli animali, ma anche per far capire ai miei compagni come soffrono gli animali nei circhi, negli zoo, nei canili, nei delfinari... e così fare in modo di, magari, farsi aiutare a sostenere la LAV. La festa è stata divertente! È iniziata alle 15.30 e sono arrivati tutti i bimbi invitati. Verso le 17.00 è iniziata una caccia al tesoro al buio (con le torce) organizzata dal papà di Valentina. Lui durante il gioco ha fatto finta di essere l’ombra di un gatto dall’occhio rosso, al quale dava fastidio la luce e che rubava i bambini se non spegnevano subito le torce. Strillavano tutti! Alla fine la mia squadra è arrivata seconda. Al momento della torta abbiamo consegnato a tutti i bambini i gadget che ci aveva spedito la LAV: una copia di Piccole Impronte, tanti volantini sulle battaglie sostenute dalla LAV, il gioco del randagio, una penna, una spilla e un adesivo. Io e mio fratello Francesco, la sera prima della festa, avevamo preparato delle confezioni regalo contenenti ciascuna una copia di tutto questo materiale. Sono stata felicissima quando ho visto i miei compagni scartare con piacere i loro regali e sfogliare la rivista, e quando ho saputo che la festa era piaciuta tanto, sono stata ancora più felice! Ricordate! Noi e gli animali dobbiamo vivere in pace e armonia!
Elisa Beligni Pisa
Alcuni momenti della bella festa organizzata dalla nostra Elisa
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Dove gli animali vivono liberi e felici Un posto meraviglioso: non ci sono altre parole per raccontare Ippoasi. Cavalli e maiali, galline e pecore, mucche e asini... tutti liberi e felici a godersi il sole e l’aria aperta, il cibo e la compagnia di altri animali.
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na fattoria della pace, dove nessuno finisce nel piatto né viene sfruttato per latte e uova e ognuno, dopo una storia di maltrattamenti, scopre il proprio paradiso personale. I volontari lavorano per accudire gli animali, fornire cibo e acqua, mantenere l’area pulita cercando però, nei limiti del possibile, di ricreare l’ambiente in cui vivrebbero in natura. Alla base di tutto c’è il rispetto: sono gli animali a decidere se, quando e come avvicinarsi agli umani. Un posto meraviglioso anche per i visitatori (tantissimi bambini!), che scoprono (sorpresa!) che le mucche non hanno bisogno di essere munte, che le galline producono solo una ventina di uova l’anno e preferiscono dormire sugli alberi e che i cavalli hanno il terrore degli spazi chiusi, come i box. Che aspetti? Metti una visita a Ippoasi al primo posto della tua personale lista di cose da fare!
IPPOASI Via Livornese, 762 56122 San Piero a Grado (Pisa) www.ippoasi.org Per conoscere tutti gli ospiti della Fattoria della Pace Ippoasi puoi prenotare la tua visita chiamando il numero 389 7629476 o il numero 050 9335360 oppure inviando una mail a visite@ippoasi.org 16 Piccole Impronte
Animali che vivono tranquilli e tante attivitĂ divertenti per i ragazzi. Questo posto deve essere veramente fantastico!
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Spedite le vostre lettere all’indirizzo: Viale Regina Margherita 177 00198 Roma
oppure inviate una email a: piccoleimpronte@lav.it
Sono la mia vita
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aro Piccole Impronte, amo da impazzire gli animali, sono la mia vita. Faccio volontariato al gattile e al canile della mia città, cerco di mangiare sempre meno carne e, se proprio mamma deve comperarla, la indirizzo subito a quella che viene da fattorie biologiche e da allevamenti non intensivi. Infine, sto sperimentando una deliziosa dieta vegana. Ho seguito molte delle vostre campagne, come quella del povero Excalibur, del mattatoio halal, ho seguito la liberazione dei beagle da Green Hill e tante altre... Siete bravissime persone e continuerò a supportarvi. Voglio aggiungere che sono diventata socia LAV, ed essendo una fotografa ho partecipato al concorso “ad agosto l’abbandono io non lo conosco” vincendo la menzione speciale “i dimenticati” con la foto di Billy, un cagnolone abbandonato e maltrattato lasciato davanti al canile della mia città. Adesso Billy è in un posto migliore dove non troverà persone cattive, ma persone buone che lo ameranno per sempre. Ogni volta che penso a lui il mio cuore si spezza
Cani e gatti
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iao Lav, non vedo l’ora di andare al mare! Sinceramente osservare i pesci non mi piace moltissimo ma trovo veramente sciocco, inutile e crudele prenderli, farli stare nel secchiello per un po’ e poi ributtarli in mare. Così li spaventi soltanto! Diversi anni fa sono andata all’acquario di Genova: devo ammettere che era bello vedere dei pesci così grossi da vicino, ma è anche vero che loro erano rinchiusi in un acquario, mentre prima erano abituati al grande e immenso mare blu. Poi tutta la gente che andava a vederli sicuramen-
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Abbiamo lasciato quasi tutto lo spazio alle vostre meravigliose lettere... a Matilde ed Elisa diciamo una sola parola: grazie!
a metà! Pensare che non è mai riuscito a entrare e vivere in una casa al calduccio... è stato picchiato a bastonate e ha avuto un danno neurologico alla zampa per le botte ricevute in testa. L’unica cosa positiva è che negli ultimi anni della sua vita è stato amato da noi volontarie e curato e assistito fino al suo ultimo respiro. Un caloroso saluto e un grazie se pubblicherete questa lettera! Matilde Ricci, 12 anni, Piombino (Livorno)
Alessia Caputo, Saronno (Varese)
te li stressava e li infastidiva, soprattutto quei visitatori che urlano o sbattono sul vetro. La stessa cosa vale per gli zoo. Il peggio del peggio sono i circhi e i delfinari: animali rinchiusi e costretti a fare cose che non farebbero mai in natura. E perché? Per far divertire noi umani? Sinceramente, con quattro gatti in casa (che fanno cose che per loro sono naturali) mi diverto e mi stupisco molto di più che nel vedere animali fare cose che neanche sognano. Elisa Cerullo, Gamalero (Alessandria)
Una bellissima vacanza tra coccodrilli e bradipi Micol ci racconta uno dei suoi bellissimi viaggi che ha fatto in Costa Rica con i suoi genitori.
C
aro Piccole Impronte, con la mia famiglia viaggio spesso in terre lontane, quest’anno siamo stati in Costa Rica. La gita più bella è stata quella nei canali del Tortuguero, dove ho visto anche dei coccodrilli. A proposito, adesso lo so come fa: “trimbula”, ma a me sembra una moto da cross! Il coccodrillo mi ha dato un senso di paura, ma ho visto anche tartarughe, iguane e uccelli bellissimi di tutti i colori. Tutti questi animali mi hanno emozionato molto. Un giorno siamo andati a vedere lo “Sloth Sanctuary”, un centro dove si prendono cura dei bradipi malati e in difficoltà. Il mio preferito era Sunjai, un cucciolo bellissimo. Ho imparato che i piccoli restano un anno con la mamma e poi, quando sono cresciuti abbastanza, la madre gli lascia l’albero. È stata una delle migliori esperienze di questo viaggio. Il giorno del mio compleanno, il 4 gennaio, l’ho passato nella giungla dove ho visto tante scimmie. Quel giorno poi, al mare in spiaggia, ho trovato un uovo di tartaruga marina, un albero con le spine e tanti pappagalli. Che bello vederli volare sopra le teste! Da noi si vedono solo in gabbia o in catene. E all’improvviso, mentre giocavo con la sabbia, sono passati due cavalli. Così, liberi. Che belli! Insomma, è stata una bellissima vacanza.
Micol Fanelli 10 anni – Malafede (Roma)
Piccole Impronte
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Animali e animali Emilio Urberuaga Lapis Edizioni Collana i Lapislazzuli Da 3 anni di
Bruna, una maialina per amica di
Francesca Petrucci
illustrazioni di
Daniela Sbrana MdS Editore La maialina 002, nata sull’isola di Gorgona insieme ai suoi numerosi fratelli, un giorno cade e si ferisce: il suo destino sembra segnato. Ma il veterinario decide di curarla e 002 riceverà un’altra possibilità. E grazie all’amicizia dei bambini di una scuola per l’infanzia di Livorno, che decidono di chiamarla Bruna, riuscirà veramente a voltare pagina. Bruna si riprende in fretta, ma adesso che è guarita quale sarà il suo destino? I bambini non possono abbandonarla, ed ecco l’idea geniale!
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Nel mondo ci sono le foreste e ci sono le giungle che noi chiamiamo città. In entrambe vivono gli animali: alcuni sono alti, altri bassi, alcuni si somigliano, altri no; ce ne sono di cento colori e forme diverse... Animali-animali e animali-umani, città e foreste, diversità e somiglianze a confronto in un libro che ci mostra il mondo da un altro punto di vista.
Le orme del leone Nicola Davies Editoriale Scienza Da 9 anni di
Nella Riserva del Niassa, in Africa Orientale, Pedru ha un unico desiderio: vendicarsi di quel leone che l’ha attaccato staccandogli un braccio. Sogna di essere forte e coraggioso per dare la caccia ai felini che terrorizzano il villaggio, ma l’incontro con i ricercatori che lavorano nella riserva gli farà vedere i leoni sotto una luce diversa. Riuscirà Pedru a diventare così forte da rinunciare alla vendetta?
Mulo
Mulo
© Jinfeng Zhang | Dreamstime.com
IL
mulo è un incrocio tra il maschio dell’asino e la cavalla. Rispetto al cavallo ha la testa più grossa e le orecchie più lunghe; il collo è più corto e la criniera meno folta, le zampe sono più robuste. Inoltre, ha un carattere decisamente più riflessivo. Diffuso in molte zone del mondo, è stato selezionato e allevato fin dall’antichità dall’uomo a cui serviva la forza dell’asino e la velocità del cavallo. È quindi da sempre utilizzato in agricoltura e un tempo lo era anche nell’esercito, come animale da soma e da traino. Per queste sue caratteristiche si diceva che: “il mulo tira come un bue, corre come un cavallo e mangia come un asino”. IL mulo è, in effetti, forte e robusto, resistente alle malattie e capace di adattarsi bene a ogni ambiente: percorre con facilità anche i sentieri scoscesi in alta montagna. Se si sente amato e rispettato è un compagno meraviglioso, generoso e disponibile, calmo e tranquillo, molto affezionato al suo amico umano. È intelligente e ha una buona capacità di discriminazione: se gli vengono mostrati alcuni disegni (ad esempio figure geometriche), è in grado di abbinare i due simboli uguali, soprattutto se riceve una carota come premio...! I muli maschi sono sempre sterili, cioè non possono riprodursi; le femmine, invece, accoppiandosi a cavalli o asini possono occasionalmente concepire un cucciolo.
© Lunamarina | Dreamstime.com
I numeri del mulo 130-170 centimetri la sua altezza 400-800 kilogrammi il suo peso 30-50 anni la durata della vita
DIAMO UN CALCIO ALL’IGNORANZA
piccole impronte
festa di
100
numero
ingresso gratuito sabato 13 giugno ore 16,30 Villa Aurelia Via Leone XIII, 459 - Roma giochi, spettacoli e animazione
20,00
W gli animali !