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TyPo tories S

Lucia Casara Nicole Luciani
Helvetica News Gothic Optima Sabon Rockwell
INDICE HELVETICA Un font internazionale 1 2 Introduzione Max Miedinger Storia e progettazione 8 10 15 NEWS GOTHIC Campi di applicazione Morris Fuller Benton Storia e progettazione 22 24 26 5
3 SABON 4 ROCKWELL 5 Sitografia e Bibliografia OPTIMA Esempi ed utilizzi Hermann Zapf Le origini italiane 34 38 44 Jan Tschichold La storia del font 52 54 Frank Hinman Pierpont La nascita del font 64 66 74 Un font “slab-serif” 68
4 News Gothic 1908 Rockwell 1934 Helvetica 1957 Optima 1958 Sabon 1967

Introduzione

La storia della tipografia affonda le proprie origini nell’antica grecia, dove i primi caratteri erano di tipo lapidario e rappresentavano uno dei primi esempi di impiego delle lettere occidentali. Con l’Impero Romano acquisirono una caratteristica più solenne, data da forme più moderne e geometrizzate, determinando un maggior rapporto proporzonale. Le capitali lapidarie romane rappresentano la base del disegno dei caratteri moderni dando vita ad una serie di nuovi alfabeti graziati, introducendo successivamente anche il minuscolo.

La vera rivoluzione però risale alla fine del XIV secolo con l’introduzione della stampa di Joannes Gutemberg, permettendo la diffusione in serie di artefatti tipografici che man mano si andavano ad evolvere con nuovi tipi di impaginazione e introducendo nuovi stili di alfabeti. Con questo Booklet analizzeremo alcuni dei font più celebri che segnarono un punto fondamentale dello sviluppo della tipografia a partire dal XX secolo.

I font selezionati sono tutt’ora in uso, presenti in cataloghi, pubblicità e loghi di vario genere. Verrà analizzata la loro storia, partendo dall’autore e dalle sue esperienze di vita che portarono alla creazione del nuovo alfabeto, di cui ne verrà spiegata la forma e la composizione prendendo in considerazione alcune lettere caratteristiche mettendole a confronto con alfabeti simili delineando quindi le varie somiglianze e differenze. Infine verranno riportati esempi di artefatti moderni che impiegano quel determinato font, a determinare l’immortalità della tipografia.

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helve tica

Max Miedinger

L’ideatore del carattete Helvetica è il type designer svizzero Max Miedinger (1910-1980) che, dopo anni di formazione e di apprendistato come tipografo, lavorò per dieci anni nello studio pubblicitario Globe a Zurigo. Successivamente ottene un impiego presso la fonderia Haas Type Foundy come rappresentante e qui divenne un graphic designer freelance. In collaborazione con il suo capo Edouard Hoffmann iniziò l’ideazione del carattere tipografico più utilizzato al giorno d’oggi.

Altre creazioni ad opera di Max Miedinger sono l’Helvetica monospace, Helvetica Inserat, Pro Arte, un carattere slab serif, Horizontal, caratterizzato da larghe capitali ed esistente in versone digitale con il nome Miedinger, Swiss 921 e Swiss 721.

Haas Type Foundry, Basilea, Svizzera.
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Storia e progettazione

L’Helvetica deriva da un carattere tipografico già esistente nel diciannovesimo secolo, chamato Grotesk. Questo fu impiegato da vari progettisti dell’epoca sopratutto per le scritte delle insegne informative, sfruttando i caratteri robusti e impattanti propri del Grotesk.

Nel 1856 Il Grotesk si declina in una nuova versione, l’Akzidenz Grotesk, prodotto dalla fonderia tedesca H. Berthold AG, uno dei primi caratteri lowercase e senza grazie, prodotto in quattro differenti pesi.

Con il nuovo secolo, il capo della fonderia Haas Type Foundry, Edouard Hoffmann, incarica a Max Miedinger la creazione di una nuova linea tipografica di caratteri senza grazie. Ed è così che il freelancer creò un nuovo set di caratteri derivati da un rinnovamento dell’Akzidenz Grotesk. I due caratteri sono molto simili, tanto che speso vengono confusi. Tra le sottili differenze ci sono la minuscola e la maiuscola “C” e le maiuscole “G”, “J”, “R”, “Q”. Inoltre Miedinger modificò l’altezza e la distanza della linea di base rispetto all’altezza x, conferendo all’Helvetica regolarità, risultando più consistente nel peso e nello stile.

Nel 1957 nasce quindi il Neue Haas Grotesk, ribattezzato successivamente nel 1960 come Helvetica, nome che riprende la traduzione latina di Svizzera (Helvetia). Questa scelta deriva dal desiderio di portare su scala internazionale il movimento d’avanguardia della Swiss Technology, un fenomeno che rifletteva le tendenze industriali del tempo che venivano perfettamente riflesse nell’Helvetica esprimendo un’ idea ancora trasfigurata del modernismo.

L’Helvetica è un carattere Sans Serif Grotesque, ovvero senza grazie. Lo sviluppo dei caratteri è prettamente verticale o orizzontale, mai diagonale; l’unico particolare che si distoglie dalla rigidità delle forme prettamente geometrizzate è la “goccia” presente nelle “a” minuscole, rendendo più morbida la composizione del font.

Questa particolarità la si può ritrovare anche nella gamba curva della “R” maiuscola, la Q ce l’ha dritta e angolata;

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la i e la j hanno i puntini quadrati, lo spazio interno della O, della Q e della C è ovale.

Altra caratteristica che rende Helvetica così unico è il contrasto fra spazio positivo e negativo: infatti, sembra quasi che venga data più importanza al bianco intorno alle lettere che le lettere stesse.

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La sua essenzialità rende la lettura del carattere molto chiara e neutra, diventando il font perfetto per comunicare messaggi senza distogliere l’attenzione su eventuali immagini. Nell’esempio riportato nella pagina accanto,viene riportata una copertina realizzata dal designer Pino Tovaglia che esemplifica una declinazione del Neue Haas Grotesk a cui è stato applicato il kerning, una pratica tipografica che permette un estremo ravvicinamento delle lettere all’interno di una parola, spesso compromettendo la leggibilità e creando un effetto ottico simile al negativo delle lettere. In questo caso, il Neue Haas Grotesk risulta ottimale nel comunicare il messaggio principale della rivista.

Nella pagina a

fianco:

Pino Tovaglia, “Pirelli” (n.2, 1968), copertina.

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Un font internazionale

La prima grande apparizione del font è negli Stati Uniti. Qui Mike Parker, conosciuto al giorno d’oggi come “padre fondatore dei font”, entra a far parte dell’importante azienda Mergenthaler Linotype Company e, al momento di commercializzare la nuova macchina tipografica Linotype, Parker decide di adottare l’Helvetica come font di lancio. Visto il grande successo, l’azienda Linotype pubblica nel 1983 una nuova versione di Helvetica, l’Helvetica Neue. Con questo perfezionamento del font, ne hanno regolato il peso, la proporzione e la spaziatura dei caratteri che ne migliorarono la resa su carta stampata, adattandosi alle tecnologie del tempo. Da questo momento l’Helvetica inizia ad essere sempre

più utilizzato nella cartellonistica pubblicitaria delle grandi metropoli. Un esempio è la segnaletica stradale di New York che tra gli anni ‘80 e ‘90 è stata uniformata con questo font.

Nel 1984 l’Helvetica è incluso nei font di sistema del sistema operativo Mackintosh di Apple, permettendone anche la diffusione nella grafica digitale. Al giorno d’oggi sono innumerevoli gli utilizzi di Helvetica, basti pensare ad alcuni celebri loghi come Post-it, Jeep, Skype, Toyota, e così dicendo. Il font è talmente popolare che, nel 2007, in occasione del suo cinquantesimo anniversario, il regista Gary Hustwit pubblicò il film-documentario “Helvetica”, una pellicola che ripercorre la storia e la fortuna del font.

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Eugenio Carmi, Cartelli antinfortunistici per gli operai Italslider, 1965.

Viene utilizzato il font Helvetica per le avvertenze.

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«Helvetica fu un grande salto dal XIX secolo… Ci impressionò molto per la sua neutralità, parola che amavamo molto. Perché in alcuni casi il carattere deve essere neutrale, non deve portare un significato intrinseco nel suo aspetto. Il significato deve uscire dal testo, non dal carattere tipografico»

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NEWS GO THIC

Morris Fuller Benton

Morris Fuller Benton è un tipografo statunitense, nato nel 1872 in Wisconsin. Studiò ingegneria meccanica presso la Cornell University laureandosi nel 1896. Il padre di Morris, Linn Boyd Benton, fu l’inventore del pantografo con il quale riuscì a creare simultaneamente più formati dllo stesso disegno di lettere. Inoltre fondò l’American Type Foundry (ATF), dove Morris iniziò a lavorare diventando capo del dipartimento di design dal 1900 al 1937.

Benton, sulle orme del padre, sviluppò con l’aiuto del suo team 221 caratteri di stampa, comprendendo revival di modelli storici come Bodoni e Chiostro, disegni originali come Hobo e Broadway, nuovi pesi di caratteri già esistenti.

Anche se non ne è l’inventore, Benton introdusse per primo all’interno della fonderia per lui lavorava il concetto di famiglia di caratteri tipografici, consentendo dunque la creazione di diverse dimensioni e pesi dello stesso font. Benton disegnò molti caratteri che sono in uso tutt’ora, come il celebre Franklin Gothic, Alternate Gotica e il news Gothic, di cui verrà approfondita la sua storia.

American Type Foundry, Elizabeth, New Jersey.
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La nascita del font

Il News Gothic è un carattere sans-serif gotico rilasciato nel 1908 da Morris Fuller Benton. Il font è molto simile al celebre Franklin Gothic, font ufficiale del MOMA di New York; è caratterizzato dall’assenza di grazie e da una resa molto chiara. Anch’esso fu progettato da Benton e rilasciato previamente nel 1903.

Le forme delle lettere del News Gothic, a differenza del Franklin Gothic, sono compatte e sviluppate in verticale, i discendenti delle lettere sono poco profondi e il tratto è sottile.

Caratteristiche sono alcune lettere come la “t” minuscola che presenta l’apice smussato, la “Q” maiuscola, la cui coda si trova completamente al di fuori della rotondità e la “g” minuscola con la parte discendente che crea un ulteriore rotondità.

Dopo il suo lancio, furono aggiunti nuovi pesi tra cui il condensed, extra condensed e furono introdotti anche il Bold nel 1958, disegnato da John L. Renshaw e l’exra bold nel 1965 disegnato da Frank Bartuska.

Non essendoci discendenti attivi della American Type Foundry, il News Gothic è stato d’ispirazione a molte famiglie di caratteri digitali come ad esempio la Benton Sans che conta 80 stili. Le versoni digitali denominate effettivamente News Gothic sono state leggermente modificate, spesso aggiungendo pesi non esistenti nel design originale o rimuovendo alcuni meno popoolari.

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I vari pesi del News Gothic. 25

Campi di applicazione

Per gran parte del XX secolo il News Gothic è stato utilizzato principalmente nell’editoria di giornali e riviste. Al giorno d’oggi la sua applicazione spazia da pubblicazioni, pubblicità e loghi. Tra i più celebri, in campo editoriale, la rivista inglese “Nature” impiega il font nei suoi titoli secondari di copertina, mentre il “The New York Times Magazine” lo usa per le testate principali. dal punto di vista musicale invece la storica band svedese ABBA, nel suo logo, applica una versione bold del font; così come la pop star Lady Gaga lo usa nella copertina del suo album “The Fame Monster”. Il News Gothic viene impiegato anche dal punto di vista cinematografico, nei titoli d’apertura dei film “Star Wars” e “Psycho”.

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“Lo stile snello, dinamico e coerente di Benton ha preso il sopravvento sulla stampa Americana nel periodo prebellico, e rimane il fondamento della tipografia Americana”

-Roger Black

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Opt ima

Hermann Zapf

Nato a Norimberga nel 1918, Hermann Zapf fu il celebre tipografo che disegnò l’ Optima. Dopo aver visitato la mostra sul type designer Rudolf Koch, celebre per aver creato diversi caratteri in stile romano e in Fraktur, si spostò a Francoforte sul Meno dove iniziò ad imparare come autodidatta le arti della tipografia e della calligrafia. Pubblicò poco dopo il suo primo carattere tipografico, il Gilgengart, sotto commissione di August Rosenberger che lavorava presso la D. Stempel AG Foundry.

Durante la Seconda Guerra Mondiale lavorò prettamente in ufficio per il Reich, per poi essere trasferito in Francia dove lavorò come cartografo.

Alla fine del conflitto mondiale, nel 1946 Hermann Zapf fece ritorno a Francoforte e prese impiego alla D. Stempel AG Foundry come direttore artistico del reparto francobolli dal 1947 al 1956.

Gilgengart, 1938.

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Nel 1950 pubblicò il suo nuovo set tipografico Palatino e quattro anni dopo fu il turno di “Optima”, uno dei suoi font più celebri. Con l’avvento dei computer, Hermann Zapf si dedicò all’apprendimento dell’informatica applicata alla tipografia, ottenne un posto alla Rochester Institute of Technology di New York diventando il primo professore universitario ad insegnare questa nuova materia.

Insieme ad altri designer, tra cui Aaron Burns e Herb Lubalin, Hermann Zapf fondò la compagnia Design Processing International Inc. a New York con lo scopo di sviluppare programmi con struttura tipografica usufruibili anche da chi meno esperto. Tornato in Germania, Zapf sviluppò il software “hz-program” in collaborazione con l’azienda URW Software & Type GmbH, rendendo possibile la centratura e la spaziatura automatica delle lettere e dei paragrafi di testo. La licenza agli algoritmi sottostanti questo programma è stata poi concessa da Adobe per InDesign. Il suo ultimo progetto in collaborazione con il type designer Akira kobaiashi fu il font Zapfino, un font corsivo che riprende le discendenti dell’alfabeto arabo, che, grazie alla tecnologia OpenType, è il primo carattere tipografico digitale che riporta una calligrafia a penna.

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Francobolli disegnati da Hermann Zapf.
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Hermann Zapf e Akira Kobaiashi nella creazone della versione digitale di Zapfino. Zapfino, 1998.

Le origini italiane

Da sempre interessato alla calligrafia e alla storia della stampa e del lettering italiano, nel 1950 Hermann Zapf si trovava a Firenze quando gli venne l’idea di creare un carattere che combinasse una struttura Roman con una sans-serif. Durante le sue ricerche, capitò nella Basilica di Santa Croce dove, fronteggiando le pietre sepolcrali dei più illustri artisti del Quindicesimo secolo, trovò l’ispirazione per il suo nuovo font, Optima. Zapf rimase così colpito dalla bellezza delle capitali romane che iniziò a disegnare il suo nuovo alfabeto su una banconota da mille lire, non avendo il suo taccuino appresso.

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Appunti su Optima.
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La banconota da mille Lire in cui Zapf disegnò per la prima volta Optima.

Tornato a Francoforte e nei successivi sei anni, Zapf perfezionò il suo design del carattere. La sua idea principale nel creare questo font era quella di sfuggire alla monotonia delle linee prettamente dritte delle capitali romane dall’impronta squadrata, ma comunque partire da queste per creare un carattere nuovo e unico.

Fu così che nel 1952 Zapf consegnò i suoi disegni alla D. Stempel AG Foundry per creare un set di punzoni metallici destinati alla stampa. Più in particolare furono realizzati dal famoso incisore August Rosenberg, che finì il lavoro nel 1958.

All’inizio Zapf voleva nominare il nuovo fint “Neu Antiqua” riprendendo l’ispirazione ai caratteri romani, ma fu scelto il nome Optima dalla fonderia.

Optima è il primo carattere tipografico tedesco non basato sull’allineamento della linea di base standard che era stato utilizzato fino a questo momento. Zapf afferma: “Questa linea di base non è l’ideale per un Roman, poiché è stata progettata per l’altezza x elevata delle lettere Fraktur e Textura. Pertanto, troppi caratteri tedeschi hanno ascendenti troppo lunghi e discendenti troppo corti. Le proporzioni di Optima Roman sono ora nella sezione aurea: l’altezza x minuscola equivale al minore e ascendenti-discendenti al maggiore. Tuttavia, le linee curve delle radici di ciascuna lettera derivano da considerazioni tecniche sulla produzione di caratteri piuttosto che da considerazioni puramente estetiche.”

Le correzoni di Zapf per Optima.

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Optima è un carattere dalla forma umanistica organica e dinamica, dotato di una buona leggibilità. Si adatta perfettamente sia a brevi che lunghi testi, sia web che stampati. Si basa su uno schema di variazione di larghezza della linea e per questo ogni lettera presenta molte aree concave. Essendo un alfabeto basato sulle capitali Romane, e in particolare ispirato alle iscrizioni uppercase della Colona Traiana (113 d.C.), le sue maiuscole sono inscritte in forme geometriche quadratiche, un esempio sono la “R” e la “E” che occupano metà di questo quadrato mentre la “M” lo occupa interamente, diventando la lettera più ingombrante dell’alfabeto.

Per quanto riguarda l’alfabeto lowercase, Le letteresono dotate di una spiccata sinuosità data dalla prevalenza di linee curve affiancate da aste verticali molto più geometriche.

Presentano anch’esse delle concavità agli estremi delle ascendenti o discendenti, sempre dovute allo schema di variazione della linea, che rende alcuni tratti più spessi di altri. Lettere significative sono la “i” e la derivata “j”, che presenta una discendente in più della prima, in cui la convessità è presente su tutti i lati della lettera. Queste zone di vuoto vengono ricompensate dal puntino di forma circolare.

La prima versione di Optima, come molti altri caratteri sans-serif, non prevedeva uno stile corsivo, ma l’obliquo con le forme inclinate verso destra. La famiglia del carattere comprendeva altri pesi quali il Medium e il Bold. Nel 2002 viene riprogettata la famiglia del carattere, dando vita all’Optima Nova: questa nuova versione contiene sette pesi del carattere, aggiungendo a quelli già esistenti il legero, demi e pesante, rimuovendo l’extra bold; inoltre viene introdotto il corsivo.

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Esempi ed utilizzi

Lo stile del design di Optima si è diffuso a partire dlla fine del XIX secolo e questo font rappresenta uno degli esempi più duraturi del genere.

Grazie alla sua neutralità, Optima è usato in ambito pubblicitario, tipografico e persino monumentario, avendo l’alfabeto maiuscolo ispirato alle capitali Romane. Esempi in cui il font è stato impiegato sono il Vietnam Veterans Memorial e i loghi della University of Calgary, Aston Martin, Jaguar, Pandora (1982-2019).

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VietnamVeterans Memorial, Washington DC, USA.

University of Calgary, Calgary; Canada.

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-Hermann ZapfM

“typography is two-dimensional architecture, based on experience and imagination, and guided by rulesand readability”
M

Università di Ferrara

Dipartimento di Architettura

Corso di laurea in Design del prodotto industriale Laboratorio di Design della comunicazione A_B

A.A. 2020/2021

Proff. Alfonso Acocella, Veronica Dal Buono, Giulia Pellegrini

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