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Alessio Zaccardini

Existencilism -------------------------------------------------------------------- *** c'é n**s** ****o ** *********r, **e****! **? D***.

“Le persone dovrebbero sapere che c’è stato un recente prolife rare di esibizioni dedicate a Banksy e che nessuna di queste è stata autorizzata dall’artista. Sono state interamente organizzate senza il consenso o la partecipa zione dell’artista. Vi prego di trattarle di conseguenza” – Banksy

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Vi farà piacere sapere, cari lettori, che tutte le informazioni sull’ul tima mostra dello stenciler più famoso al mondo, che si svol gerà a Roma, le potete trovare a questo link: https://www.chio strodelbramante.it/post_mostra/ banksy/ ma io non ve ne par lerò perché, come avrete ormai capito, è una mostra sbagliata. Ok, forse la citazione dal suo sito personale non vi ha convin to a sufficienza, e ci starebbe. Rinforzo con un’altra citazione proveniente da una delle sue rarissime interviste: «L'arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell'Arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo. Quando vai in una gal leria d'arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari». Il che, orientativamen te, è il riassunto del Banksy-pensiero che potete trovare nel suo libro del 2002: Existencilism.

Quindi, anche se a marzo verranno esposte circa 150 delle sue opere a Roma il mio personalissimo consiglio è di non andarci.

Sono lontani i tempi in cui partecipava alle faide tra writers con King Robbo a Bristol . Quando l’intera città è stata sconvolta per una ventina d’anni dalle due fazioni Team-Robbo/Team-Banksy a colpi di bomboletta donando ogni giorno un nuovo volto ad una città grigia per definizione. Quella faida terminò con King-Robbo in coma, da cui non si sarebbe mai più risvegliato, ed un onore alle armi da parte di Banksy in perfetto stile writer: ad uno dei murales più famosi di Robbo, tre mesi dopo l’avven to del coma, fu aggiunta una corona ed una bomboletta spray, sovrastata da un simbolo di “pe ricolo, materiale infiammabile”. Un modo, forse, per simboleg giare l’accensione di una candela. A questa modifica ne furono aggiunte altre a modificarne leggermente la fattura... una chiara accettazione della pace da parte dei membri del Team-Robbo che, però, hanno voluto deporre le armi alle loro condizioni. Già, quei tempi sono lontani. Il successo ha investito Banksy e per preservare il suo messaggio ha dovuto tutelarsi, trasformando l’illegale in legale. Ma, almeno, lo ha fatto a modo suo. Infatti il suo personal shop, a New York, si chiama “Pest Control Office” e, oltre ad essere l’unico spazio autorizzato a vendere la sua arte, funziona anche come organo di controllo deputato alla certificazione delle sue opere. Il che avviene con una procedura sufficientemente complicata... Ogni opera dell’artista viene associata, nell’atto della vendita, ad una falsa banconota da 10 sterline raffigurante l’effige di Lady D e autografata da Banksy, a mano. La banconota viene quindi tagliata a metà. Una metà resta nelle mani della Pest Control Office, l’altra viene data al cliente. Inutile sottolineare, ma lo faccio comunque, come ad ognuna di quelle parti di banconote ne corrisponda una ed una sola. Un falso per certificare l’autenticità di un’opera d’arte. Perchè lui è Banksy, e può farlo. Interessante sottolineare, però, come l’artista si sia rifiutato di autenticare determinate opere vendute in alcune aste. Perchè? Di nuovo, perchè la sua arte deve essere accessibile a tutti. Il capitalismo, e i milionari, non potevano restare a guardare e, nel tempo, hanno cominciato a strutturare un complesso sistema per appropriarsi delle opere dell’artista... Ciò non toglie che sia interessante cercare di capire come mai venga no proposte così spesso nuove mostre di Banksy anche se la risposta è semplice: è uno degli artisti affermati più amati al mondo e si fa leva sulla voglia del grande pub blico di esserne parte e, in nome del profitto, non è più importante snaturare totalmente l’ope ra e le volontà di un artista... l’importante è guadagnarci. Ma, prima di tutto, partiamo dal principio... chi è Banksy? La sua identità è, ad oggi, to talmente sconosciuta anche se alcuni indizi suggerisco no che NO! Se qualcuno nel 21esimo secolo non ha mai sentito parlare di Banksy probabilmente vive sotto un pavimento, quindi partiremo dall’assunto che si sappia chi sia (in senso lato, ovviamente) e andremo oltre. Più interes sante è il comprendere perchè questa mostra è sbagliata. Non è soltanto un fattore di tota le disconoscimento da parte dell’artista. Più che altro è il fatto che la totalità delle sue opere cercano di mettere in risalto un concetto estrema mente semplice e complesso: c’è qualcosa di profonda mente sbagliato nella nostra società, interveniamo. Il problema è che la società turbocapitalista ha talmen te assoggettato il nostro presente che lo stesso artista è stato costretto a scenderci a patti, seguirne le regole, proprio per tutelarsi. Il fatto che sia possibile acquistare del le opere di Banksy a basso costo, in rarissimi shop, sembrerebbe ad un primo sguardo un con trosenso piuttosto formidabile, ma non è così. Perchè il motivo principale per cui Banksy ha co minciato a “commercializzarsi” è proprio per evitare che altri utilizzassero il suo nome, all’epo ca non registrato, per fare soldi. “Quando vai in una galleria d'arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari”

ovvero si inseriscono in un contesto “illegale” (street art non autorizzata) “legalizzandola” (battendo all’asta i muri delle case su cui è intervenuto l’artista) e “lavandosene le mani” (la responsabilità della rimozione del muro è nelle mani di chi vince l’asta). Più Banksy cerca di combattere, mettere a nudo, indicare questo sistema... più acquisisce importanza a livello globale. Resta simbolica l’asta nel lontano ottobre 2018 in cui il suo dipinto Ragazza con palloncino fu battuto dalla casa d’aste Sotheby’s per 1.180.000 euro (Un milione e centottantamila euro). Non appena pronunciato il rituale “Venduto” un complice dell’artista fece scattare un meccanismo nascosto all’interno della cornice, distruggendo la tela. Ennesima provocazione. Banksy urla al mondo: “Non potete comprarmi”. Ovviamente il valore della tela tagliata è aumentata esponenzialmente. Non c’è speranza. Tanto ormai il loro sito è down. Ma allora perchè continuare? Che Banksy sia semplicemente il più grande dei paraculi? Uno stratagemma per far finta di essere antisistema e, in questo modo, aumentare la sua notorietà? Oppure è convinto che il suo messaggio sia molto più importante rispetto al piccolo prezzo di essere milionario e parte integrante di un sistema che sta contribuendo a far evolvere e non disinnescare?

“Il successo ha investito Banksy e per preservare il suo messaggio ha dovuto tutelarsi, trasformando l’illegale in legale.”

C’è da dire che una domanda, però, sorge spontanea. Se Banksy non riesce, nonostante i suoi sforzi, ad estromettersi dal sistema classico... perchè continua? Certo, il primo pensiero potrebbe essere che cerchi in tutti i modi di non dargliela vinta. Ma non è detto assolutamente che sia tutto qui. Già in passato un collettivo di street artist, fondato presumibilmente da Banksy stesso, è stato sciolto perchè stavano ottenendo troppa notorietà: “Abbiamo scelto di chiudere questo collettivo perchè alcune delle nostre opere cominciavano a valere migliaia di sterline, non era questo il nostro intento.” Hanno scelto la Damnatio Memoriae, quindi rispetterò la loro decisione e non vi dirò il nome del collettivo.

Che sia per questi dubbi che l’ultima sua opera, apparsa nel giorno di San Valentino del 2020, sia stata vandalizzata da un altro writer il giorno seguente con la scritta wankers (coglioni, idioti ndr)? Era un messaggio rivolto a noi? Al silenzioso pubblico adorante? Oppure era l’inizio di un dissing tra writer che vogliono tornare alle origini e chi ormai appartiene ad una casta artistica? Se vi aspettate risposte in quest’articolo cascate male, non ci sono. Ognuno è perfettamente in grado di informarsi autonomamente, googlare Banksy, e andare sul suo sito per vedere tutte le opere d’arte con stancil o no che ha creato nel tempo. Gratuitamente.

Di certo c’è solo che le mostre si moltiplicano nel tempo – quella romana è solo l’ultima di una lunga serie nel mondo - oltretutto la seconda che avviene nella capitale in quattro-cinque anni – che l’ingresso non è, ovviamente, mai gratuito (già il fatto di aver inserito quell’ovviamente vi dovrebbe far incazzare) e che il valore delle sue opere è sempre più alto. La vera domanda è: se voi foste dei ragazzi interessati al messaggio di questo famoso street artist, come dovreste comportarvi se sapeste che a marzo ci sarà una mostra a lui dedicata? Secondo voi dovreste andare fino a lì, spendere dei soldi per un biglietto, guardare i trofei di alcuni milionari che vogliono solo pompare il loro ego per far vedere quant’è grosso il loro c(onto) e magari farvi dei selfie per far vedere come siete anti-sistema.... oppure dovreste semplicemente ignorarla, aprire l’instagram di Banksy e guardare i suoi murales free-of-charge? Magari cercando di capirne autonomamente il significato? Domande Esistenciliste.

di Alessio Zaccardini

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