Lui 2017 09

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mensile - anno ventuno - numero nove/dieci - settembre/ottobre 2017

italia


Showroom:

Via G. B. Morgagni, 33 - 20129 Milano (si riceve solo su appuntamento)

E-mail: info@idilliumparfums.it

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“IL PROFUMO HA UNA FORZA DI PERSUASIONE PIÙ CONVINCENTE DELLE PAROLE, DELL’APPARENZA, DEL SENTIMENTO E DELLA VOLONTÀ” (cit. Patrick Süskind)


EDITORIALE

vs Il sottile (per alcuni) confine tra moda, stile e business

N.9/10SETTEMBRE/ottobre2017 cover Photos by Eric Ouaknine Styling by Etienne Jeanson Make-up: Stéphane Dussart Hair style: Kevin Jacotot Models: Alisson Malfroy, Anya Snegireva, Svetlana Markelova editrice Sedit sc Via Emile Chanoux, 26 10026 Pont Saint Martin (AO) Erdem per H&M

direttore editoriale Calogero Urruso

Q

uando nel lontano 2004 l’azienda svedese d’abbigliamento H&M ha annunciato la sua prima capsule collection con il Maestro del fashion Karl Lagerfeld, il mondo è rimasto a bocca aperta. A quei tempi i più scettici hanno storto il naso considerando la trovata un vero e proprio smacco alla moda. Questo espediente è stato, invece, un successo e per certi versi ha cavalcato lo stesso purosangue che diverso tempo addietro aveva montato il prêt-àporter. Se quest’ultimo rappresenta il passaggio dal vestito su misura all’industrializzazione del tessile con la standardizzazione delle taglie che permette la produzione in serie degli abiti, le collaborazioni con marchi low cost hanno concesso alla persona comune di acquistare un capo firmato senza incidere in modo gravoso sulle proprie finanze. continua a pag. 6

direttore responsabile Salvatore Paglia pubbliche relazioni Jean Paul Bianco pubblicità Tel. +39 329.8622268 info@luimagazine.com impaginazione e grafica Michele Alberti redazione Fax 02 91390360 redazione@luimagazine.com stampa Tipografia Giglio-Tos

pubblicazione mensile Reg.Trib. di Milano N. 169 - 03/2000 hanno collaborato a questo numero: Alessandro Rizzo Alexia Mingarelli Claudio Marchese Michele Vignali Riccardo di Salvo Silvia Trepago Lui Magazine è un mensile distribuito gratuitamente (0,10 euro) in tutta Italia e Costa Azzurra Lui Magazine non è responsabile per la qualità, la provenienza o la veridicità delle inserzioni. La direzione di Lui sì riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere un’inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa eventualmente da esso sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazioni di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. L’apparizione di un modello sulla copertina o sulle pagine del giornale non costituisce implicazione relativa al suo orientamento sessuale. Il © delle immagini è di proprietà degli autori. L’editore rimane a disposizione per gli eventuali accordi di pubblicazione che non è stato possibile definire. I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti e quelli degli inserzionisti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio del giornale e la pubblicazione degli annunci e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.


Heidi Klum

Un passaggio affrontato, per un certo verso, dai grandi marchi con le loro linee “giovani/ jeans”. Oggi ad aggiungere altro “pepe” nella salsa è Lidl, il più famoso gruppo tedesco di hard discount. Che cosa centra Lidl con la moda? Fino a ieri l’impensabile! Anche se tra i diversi scaffali compariva l’area dedicata all’abbigliamento, nessuno avrebbe potuto immaginare che la catena stesse pensando di espandersi nel segmento vestiario con un progetto ambizioso: la creazione di una vera e propria collezione moda da presentare durante la settimana del fashion newyorchese. Non c’è dubbio: questa trovata ha lasciato tutti a bocca aperta. Per la prima collezione del marchio Lidl si è affidato, nientepopodimeno, che a Heidi Klum: una delle supermodelle che negli anni d’oro ha sfilato per diversi marchi, posato per le riviste più prestigiose e che dopo le passerelle ha saputo mantenere alto il suo profilo continuando a lavorare nello star system ricoprendo diversi ruoli (attrice, conduttrice, giurata…), ma senza mai abbandonare il suo primo amore. Heidi, famosa altresì per essere stata per ben undici anni uno degli “angeli” di Victoria’s Secret e per essere stata giudice di talent sulla moda di successo (dall’americano Project Runway a Germany’s Next Top Model), è stata scelta dalla catena di supermercati di certo per la sua fama - ovviamente un’operazione di questo tipo doveva far leva su di un nome con un certo appeal - ma pure per la sua esperienza poiché la donna non è nuova nel settore delle capsule Baz Luhrmann and Erdem Moralioglu - Ph. Courtesy of H&M


collection giacché negli anni ne ha firmate diverse. La collezione, studiata appositamente per Lidl dalla stilista tedesca, si chiama Esmara by Heidi Klum ed è ispirata alla metropoli di New York. La stilista ammette: “Ho voluto creare capi fashion dall’effetto wow che fossero semplici da abbinare e regalassero a tutte le donne un aspetto mozzafiato, ovviamente ad un prezzo imbattibile”. Si tratta di una linea donna, calzature e accessori creata con la volontà di stupire e per questo affonda le sue radici nell’eccentricità ed è stata presentata in anteprima mondiale il 7 settembre a New York in occasione della fashion week. Tra i capi in edizioni limitata, disponibili già dal 18 settembre in tutti i punti vendita Lidl, spiccano top minimali, giacche in stile bomber, jeans super skinny, i tessuti animalier, il pizzo, la pelle, il blu elettrico e i colori caldi come il cognac; il tutto, naturalmente, in linea con le logiche del discount. Alessia Bonifazi, responsabile comunicazione di Lidl Italia informa: “Con una stilista di successo e fonte d’ispirazione come Heidi Klum al nostro fianco, vogliamo cambiare questa percezione. #letswow rappresenta tutto ciò che è fashion, divertimento e capacità di stupire, così come continua a pag. 8

Esmara by Heidi Klum

H&M’s Ann-Sofie Johansson, Erdem Moralioglu and Baz Luhrmann - Ph. Courtesy of H&M


EDITORIALE

ama fare Lidl nel compartimento dell’abbigliamento”. Rimanendo in campo sorprese, dopo averci “viziato” con le capsule collection dei designers più blasonati, H&M punta, in controtendenza, sul mercato di nicchia stringendo una collaborazione con un marchio meno conosciuto al grande pubblico. La nuova partnership vede coinvolti il colosso low cost con lo stilista Erdem Moralioglu – londinese, ma con origini turco canadesi – direttore creativo dell’omonimo marchio. Il giovane ha studiato moda alla Ryerson University di Toronto, ha seguito uno stage da Vivienne Westwood, si è laureato nel 2003 alla Royal College of Art e si è trasferito a New York dove ha lavorato nel team

Erdem per H&M

creativo di Diane von Furstenberg prima di trasferirsi a Londra per lanciare il proprio marchio oggi distribuito in oltre 170 negozi e sulla propria piattaforma di e-commerce. Questa è un’occasione imperdibile per il designer, che per molti versi ha tutte le sembianze di essere un debutto internazionale nel panorama del fashion. Esordio che fa addirittura rima con novità, poiché lo stilista si è cimentato, anche, con la sua prima collezione uomo. Siamo certi che il disegnatore - già apprezzato da molte celebrity del calibro di Emma Stone, Nicole Kidman, Keira Knightley, Kate Middleton, Linda Evangelista, Sarah Jessica Parker non rinuncerà al suo personalissimo stile improntato sull’eleganza romantica, leggiadra e bucolica. 6


Heidi Klum


EDITORIALE

Erdem per H&M

Esmara by Heidi Klum Erdem per H&M 8


EDITORIALE

Esmara by Heidi Klum

Visto la premessa non poteva che essere la stampa floreale, declinata per lui e per lei, la protagonista di questa capsule collection. Se pur dosati, di certo, non mancheranno alcuni tocchi inediti ed originali, come nemmeno l’animalier, il nero e qualche chicca strettamente riservata al mondo maschile. La collezione, non solo reinterpreta alcuni dei codici che hanno definito il lavoro del modellista nel corso dell’ultimo decennio, ma trae ispirazione dai film inglesi, dagli spettacoli televisivi degli anni ‘90 e dai video musicali che hanno accompagnato il ragazzo nel corso della sua crescita personale e professionale. Erdem ammette: “Sono particolarmente emozionato ed entusiasta di collaborare con H&M e di esplorare le mie creazioni in una versione del tutto inedita. Poi c’è la mia prima collezione uomo… un’avventura strepitosa che mi 9


EDITORIALE

ha permesso di esprimermi, di assorbire e di lavorare a stretto contatto con Baz Luhrmann, uno dei maestri dello storytelling dei nostri tempiâ€?. Particolarmente soddisfatta di questa cooperazione è anche Ann-Sofie Johansson, creative advisor del marchio

Esmara by Heidi Klum

Heidi Klum

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EDITORIALE

Erdem per H&M

svedese: “Erdem mi ha immediatamente conquistata con la sua visione della moda, questa collezione è a tutti gli effetti una trasposizione senza tempo del mondo incantato contaminato da un’austera bellezza, grazia ed eleganza”. Il teaser film della campagna è stato affidato al regista Baz Luhrmann che ha diretto molte pellicole di spicco tra cui “Moulin Rouge”, “Australia”, “Il grande Gatsby”. Il filmato in questione ha come protagonisti un gruppo di modelle e di modelli ripresi di spalle che corrono tra le frasche e i sentieri di un bosco dall’allure magica. I loro abiti leggiadri ondeggiano in modo disordinato mentre il costante ritmo del movimento mette in contatto alternato la pelle giovane e nuda con i vari tessuti. L’appuntamento con ErdemxH&M è per il prossimo 2 novembre sullo store online e in alcuni selezionati punti vendita del brand. Tra lonze, surgelati e scommesse “aperte”, il dubbio è che la gente possa credere e continuare a pensare che la moda sia un’accozzaglia d’ingredienti. In parte, se vogliamo, lo è anche… ma la ricetta perfetta è una questione di equilibrio e di gusto. Attenzione, quindi, a non confondere lo stile con il business… sarebbe come andare all’Oktoberfest portando la birra da casa. Salvatore Paglia H&M’s Erdem Moralioglu - Ph. Courtesy of H&M


SOMMARIO

CAMPAGNA 68

COSTUME 28

Amazone chic

ARTE 86

COVER 14

COSTUME La soave eleganza firmata Valentino

28

FASHION Floor by floor

38

MOSTRA Christian Dior, couturier du rêve

46 MOSTRA 46

FASHION Back to earth

96

fotografia Horst P. Horst

106

FASHION Brillant love

116

arte Africa. Raccontare un mondo

Playing home

FOTOGRAFIA 106

FASHION 56

CAMPAGNA Sisley: “Poesia” transgender

68

FASHION Genesis

76

ARTE Items: Is Fashion Modern?

124

86 12


SOMMARIO

YOUNG DESIGNER 146

ARTE Klimt experience

208

FASHION Bullet

220

arte Dentro Caravaggio

230

FASHION Alice

#Colorblock

240 ICONS 254

FASHION 134

YOUNG DESIGNER FLR: Primavera

146

ARCHITETTURA Sapphire

152

DESIGN HB6B -ONE HOME: 36mq e non sentirli

162 ARCHITETTURA 152

ICONS Marlon Brando

254

BEAUTY My beautyful routine

260

MOSTRA NASA. A Human Adventure

270

FASHION Beauty of elements

Queen of Saigon

mOSTRA 270

FASHION 172

FOTOGRAFIA Vivian Maier. Una fotografa ritrovata

180

FASHION I love Curacao

192

FASHION Bianco

280

202 13


AMAZONE CHIC Photos by Eric Ouaknine STYLING BY Etienne Jeanson

Fur coat KAROLINE LANG Printed blouse DEUX A Head accessory JOHN NOLLET


Left: Coat SANDRA MANSOUR Tunisian shirt THIERRY COLSON Leather and metal Belt JITROIS Head accessory (as necklace) JOHN NOLLET Embroidered dress DERHY Shoes APERLAÏ Middle: Fur coat KAROLINE LANG Printed blouse & skirt DEUX A Leather & metal Belt JITROIS Head accessory JOHN NOLLET Trousers JUNKO SHIMADA Shoes MAMBRINI Right: Leather spencer JITROIS Lace top CHEYMA Lingerie dress TARYN WINTERS Trousers JUNKO SHIMADA Head accessorize JOHN NOLLET Belt vintage


Dress SANDRA MANSOUR Skirt YVES SAINT LAURENT vintage @ DDSvintage Ceinture JITROIS bra PALOMA CASILE Shoes APERLAÏ Bracelet EMERALD HOUSE Head accessory JOHN NOLLET


Right: Dress SANDRA MANSOUR Under dress THIERRY COLSON Belt vintage Shoes APERLAI

Left: Shirt THIERRY COLSON Short ETIENNE JEANSON Bra PALOMA CASILE Shoes APERLAÏ


Left: Dress TONY WARD Mask HEADPIECE KEVIN JACOTOT Shoes APERLAÏ

Seated: Leather jacket JITROIS Dress PALOMA CASILE Trousers NADIA ACIMI Bracelet FLORENCE VERDIER Shoes APERLAÏ Mask HEADPIECE KEVIN JACOTOT


Leather spencer JITROIS Lace top CHEYMA Head accessorize JOHN NOLLET


Left: Dress KALYA Head accessory JOHN NOLLET Belt SANDRA MANSOUR Bracelet FLORENCE VERDIER Shoes APERLAÏ Middle: Embroidered dress MARAM Bra & panties PALOMA CASILE Earings DANS LA LUNE vs OLIJAY Shoes APERLAÏ Right: Dress SANDRA MANSOUR Boots MAMBRINI Necklace & bracelet FLORENCE VERDIER


Coat SANDRA MANSOUR Tunisian shirt THIERRY COLSON Leather and metal belt JITROIS Head accessorize (as necklace) JOHN NOLLET Embroidered dress DERHY


Left: Coat & skirt SANDRA MANSOUR Blouse AMBER by MAYFEZ Mask KEVIN JACOTOT Shoes APERLAÏ Right: Sweatshirt REGNE FILS Trousers ETIENNE JEANSON Bracelet FLORENCE VERDIER Shoes APERLAÏ Headband JOHN NOLLET


Coat MARAM Feathers top ETIENNE JEANSON Skirt SANDRA MANSOUR Shoes MAMBRINI


Left: Dress NADIA ACIMI Breastplat DANS LA LUNE vs OLIJAY Crown JOHN NOLLET Middle: Dress TONY WARD Shoes APERLAÏ Crown JOHN NOLLET Right: Dress KNITSS Shoes APERLAÏ Hat DONIA ALLEGUE


Coat SANDRA MANSOUR Blouse AMBER by MAYFEZ Body TARYN WINTERS Mask KEVIN JACOTOT


Coat KALYA Lace dress ETIENNE JEANSON Shoes APERLAÏ


Fur coat KAROLINE LANG Printed blouse & skirt DEUX A Leather & metal belt JITROIS Head accessory JOHN NOLLET

Photos by Eric Ouaknine - www.eouaknine.com Styling by Etienne Jeanson @Jnsn Production by EOP Paris Make-up: Stéphane Dussart Hair Style: Kevin Jacotot @B Agency Paris Models: Alisson Malfroy / Anya Snegireva / Svetlana Markelova


COSTUME

La soave eleganza firmata Valentino



COSTUME

V

alentino Clemente Ludovico Garavani, noto solo con il nome di Valentino, nasce a Voghera, l’11 maggio del 1932. Sin dall’ infanzia nutre una fervente passione per la moda e la creatività sartoriale. Ed è propria questa che lo porta a frequentare una scuola di figurino a Milano e contemporaneamente studia francese alla Berlitz School, viaggiando all’estero e trascorrendo un lungo periodo a Parigi. Studia stilismo all’École de La Chambre Syndicale de la Couture. Nel 1959, di rientro dalla Francia, apre a Roma un Atelier. Con i suoi abiti eleganti, femminili e seducenti, non tarda ad imporsi sulla scena internazionale, con un successo che dura anche oggi grazie allo stilista Pier Paolo Piccioli. 30




COSTUME

Il primo successo arriva già nel ‘62, partecipando alle sfilate fiorentine di Palazzo Pitti: il trionfo della sua collezione è così grande che i buyers americanisi si contendono i suoi abiti. In quegli anni inizia il sodalizio professionale e sentimentale con Giancarlo Giammetti, braccio destro e imprescindibile alter ego del couturier con cui da vita a una Maison divenuta nel tempo sinonimo assoluto di superba eleganza. Sono questi gli anni più belli di Roma, dove tutto il mondo fa tappa per ammirare il cinema di Fellini e anela a vivere come nella“Dolce Vita”. Lo stile Valentino è contraddistinto da una perfetta conoscenza delle tecniche sartoriali dovute alla sua formazione di maestro della couture.

Amante del drappeggio, del plissè e dei temi animalier con riferimenti al mondo dell’arte di Klimt, di Hoffmann e dei pittori del Rinascimento, le sfilate di Valentino prendono spunto dalla storia dell’arte e, soprattutto, mettiamo in evidenza la passione per quella particolare sfumatura di rosso che ha preso il suo nome. Infatti, la grandezza di Valentino aumenta la sua notorietà anche grazie al suo indiscusso “rosso Valentino”, una tonalità di rosso molto acceso tra il carminio, il porpora ed il rosso di cadmio che nacque durante una serata all’Opera di Barcellona. I costumi in scena erano monocromatici in rosso e le donne sul palco sporgevano come gerani: una folgorazione. 33


COSTUME

La sua grande carriera lo porta a vestire alcune tre le più grandi e belle donne del pianeta come Elizabeth Taylor, Sophia Loren, Sharon Stone e FarahDiba. Ma la prima grande icona a lanciare il suo stile a livello mondiale fu Jacqueline Kennedy, che è diventata la sua musa ispiratrice e grande amica: lo stilista le ha dedicato la celeberrima collezione bianca della primavera estate del 1968 e ha desegnato per lei un magnifico abito per le sue nozze con Aristotele Onassis. Sempre nel 1968 Valentino inizia ad utilizzare la sua iniziale ‘’V’’. Nel 1971 è ritratto dal pittore statunitense Andy Warhol. Nel 1985 riceve dal Presidente della Repubblica la decorazione di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito, nel 1986 il titolo di Cavaliere di Gran Croce, nel 1996 è nominato Cavaliere del Lavoro; nel luglio 2006 gli viene conferita la Legion d’onore, la più alta onorificenza della Repubblica francese. Il 4 settembre 2007 Valentino dice addio alla moda.

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COSTUME

La griffe da lui fondata oltre 45 anni prima non si avvarrà più della sua creatività. Nonostante ciò, è rimasto il grande regista che dirige e guarda da lontano, ma forse è più vicino di quanto sembri! Valentino è stato ed è un grande maestro, che ama l’eleganza semplice ed essenziale, mai banale e mai volgare. La sua è una lunga ed infinita lezione di stile che continua ancora oggi scrutando con passione il lavoro di Piccioli e prima anche grazie a Maria Grazia Chiuri che formavano il duo creativo sino all’addio per diventare direttrice creativa di Dior lo scorso anno. Piccioli e Chiuri sono riusciti con grande bravura ed estro a segnare una seconda tappa importante della Maison Valentino regalandole quella freschezza giovanile e quel piglio street e raffinato che la contraddistingue. Ma allo stesso tempo sono riusciti a mantenere quella classe ed eleganza raffinata e ricercata. Grazie Valentino. Michele Vignali

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FLOOR BY FLOOR Photos by Marc Martinon styling by JNSN

Embroidered leather dress JITROIS Bracelet and pendant ON AURA TOUT VU Shoes APERLAĂ?


Leather body JITROIS Blouse JUNKO SHIMADA Shoes TSUMORI CHISATO Bracelet PP From LONGWY


Dress ESCADA Gold and diamonds earrings MESSIKA Ring and bracelet DIANMONDE


Dress DICE KAYEK Gold and diamonds necklace 0,7ct REDLINE Shoes TSUMORI CHISATO


Dress SANDRA MANSOUR Necklace ON AURA TOUT VU Shoes APERLAÏ



Dress ETIENNE JEANSON Ring & earring “serpent bohême” yellow gold and Lapis Lazuli BOUCHERON


Photos by Marc Martinon Assisted by Tao Douay Styling by JNSN Assisted by Louise Rabiers du Villars Make-up: Odile Jimenez Hair: Julie Mandin Manicure: Katy Denniel Model: Fernanda @DMA Thanks to First Hôtel Paris - www.firsthotelparis.com

Dress TONY WARD Couture Earring ON AURA TOUT VU



“Christian Dior, couturier du rêve” MOSTRA

Mentre la guerra sconvolge l’Europa, lo stilista “scombina” l’outfit delle donne


MOSTRA

I

l museo Les Arts Décoratifs ha messo a disposizione i suoi 300mq per ospitare la mostra “Christian Dior, couturier du rêve” che celebra il 70esimo anniversario della nota Maison. L’appuntamento – Parigi; 107, rue de Rivoli – riunisce 300 abiti haute couture simbolo della Casa di Moda confezionati dal 1947 ad oggi. Un percorso ricco di fascino, di sfarzo e di eleganza; consapevole, più che mai, dell’influenza che tali creazioni hanno avuto nel panorama culturale, sartoriale e sociale. Christian Dior è con certezza lo stilista che rilanciò nel dopoguerra la moda parigina ridandole rilievo e prestigio internazionale. In quegli anni Dior rompe drasticamente quasi ogni collegamento con le impostazioni stilistiche del passato e sfoggia il “New Look”: la sua donna vestiva con tessuti raffinati e costosi, aveva spalle arrotondate rispetto a quelle imbottite precedentemente in uso, portava una gonna lunga a forma di corolla a venti centimetri dal suolo e non rinunciava alla vita a vespa ottenuta grazie all’ausilio dell’intramontabile guêpière. 48




MOSTRA

La collezione fu un successo e visto il trionfo ottenuto con l’immissione di un nuovo stile, lo stilista, anno dopo anno, s’ingegnò ad immettere sul mercato nuove idee creando un’attesa ed una tensione continua e allo stesso tempo esprimendo una femminilità sempre moderna. Ed è per questo che a “Al Corolle” e “En Huit” seguono le linee: (1949) “Illusione” a pannelli intercambiabili, (1950) “Verticale” con le gonne a tubo e braccia nude, (1951) Lunga con gonne strutturate per dare più slancio al busto, (1952) “Sinuosa” con la vita sciolta e la gonna più corta, (1953) “Tulipano” che valorizzava il seno, (1954) “H” che uniformava il seno alla linea del corpo, (1955) “A” dalle gonne ampie e le spalle strette, (1956) “A freccia” che assottigliava la figura e (1957) “A sacco” l’ultima creazione dello stilista. Dopo la morte del fondatore, celebre anche per essere stato il primo ad associare e vendere lo stile degli accessori alla linea dei vestiti, sono stati diversi i direttori creativi chiamati a tenere alto il prestigio del marchio: si comincia con le scelte rischiose di Yves Saint Laurent, la stabilità Marc Bohan, lo stile architettonico di Gianfranco Ferré, l’estrosità punk di John Galliano, il minimalismo di Raf Simons e oggi il femminile graffio di Maria Grazia Chiuri. 51


MOSTRA

Sono loro che nel corso degli anni hanno raccolto l’eredità artistica dello stilista e attraverso la loro sensibilità creativa sono stati in grado di portare nuova linfa vitale. Non dobbiamo dimenticarci che Christian Dior nasce come curatore di una galleria d’arte: un background che fin da subito influenzerà tutto il suo lavoro, non a caso i suoi abiti sono pieni di riferimenti alla pittura, alla scultura, ma anche a tutto ciò che costituisce l’arte di vivere come le carte da parati, i tessuti, le porcellane e le cineserie. Un bagaglio, questo, che non poteva di certo non essere tenuto in considerazione dagli organizzatori della mostra e perciò la scenografa Nathalie Crinière ha deciso di ambientare l’esibizione ricreando all’interno delle sale una galleria d’arte, un atelier, una strada, un boudoir e un giardino delle meraviglie… ovvero gli elementi che hanno ispirato l’artista. Un appuntamento ricco e intrinseco di stile e di fascino che oggi più che mai esalta il connubio tra moda e arte ed è per questo che la maggior parte delle opere presenti provengono non solo dalla collezione privata Dior, ma dai più rinomati musei: il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra, il museo de Young di San Francisco, la Fondazione 52




MOSTRA

Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, il museo di Londra, il museo Christian Dior Granville, così come prestigiose opere d’arte di tutti i tempi provenienti dalle collezioni del Louvre, il museo d’Orsay e il museo Orangerie, il Palazzo di Versailles, Centro Pompidou, il museo delle arti decorative e numerose collezioni private. Per la prestigiosa occasione la grande navata del museo è, per la prima volta, collegata alle altre sale e dona ulteriore lustro ed esclusività all’appuntamento. Qui tutto è stato allestito in modo da ricreare una raffinata sala da ballo, dove a danzare sono gli abiti da sera più lussuosi. Come ha dichiarato Maria Grazia Chiuri: “Dior non ha raccontato il femminile più banale, la vita stretta e le gonne a ruota, ma ha esplorato i sentimenti di un universo di donne grazie all’organizzazione dei suoi atelier sparsi in tutto il mondo”. LES ARTS DÉCORATIFS
107, rue de Rivoli
75001 Paris Tel. +33 (0)1 44 55 57 50 55


Playing Home Photos by ANDREA BENEDETTI Styling by ALLEGRA GHILONI

Dress Victor Victoria Earrings Stylist’s Own



Dress CALCATERRA Boots KRIZIA Necklace Stylist’s Own Isola in finitura cemento fibrorinforzato + colonna tea in legno ziricote TONCELLI CUCINE


Jacket and trousers BOGLIOLI Roll neck TOUCH BASE Shoes CIFONELLI


Dress CALCATERRA Necklace Stylist’s Own Colonna tea in legno ziricote TONCELLI CUCINE



Shirt VICTOR VICTORIA Trousers PAOLO ERRICO Broach and shoes KRIZIA Colonna cocktail con intarsi lignei TONCELLI CUCINE


Dress, belt and shoes KRIZIA Isola essential in marmo port noir Saint Laurant TONCELLI CUCINE



Jacket and trousers CIFONELLI Shirt BOGGI MILANO Colonna attrezzata in legno olmo TONCELLI CUCINE


Dress and shoes ANTEPRIMA Earrings Stylist’s Own


Photos by Andrea Benedetti Styling by Allegra Ghiloni Mua / Hair: Chiara Scafuro Assistant: Riccardo Tarantola Models: Jessica @2morrowImage and Zan Resem @NoLogo Special thanks to TONCELLI CUCINE, Via dei Giardini 10, Milano


Campagna SISLEY FW17


CAMPAGNA

Sisley: “Poesia” transgender

La fotografa Bettina Rheims firma l’adv del marchio utilizzando modelli unici nel loro “genere”


CAMPAGNA

Campagna SISLEY FW17

Backstage Campagna SISLEY FW17(Courtesy of Press Office)

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Backstage Campagna SISLEY FW17


7(Courtesy of Press Office)

CAMPAGNA

A

ncora una volta il marchio Sisley, conosciuto e amato per la sua personalità ribelle e per i suoi punti di vista non-convenzionali, sfida gli stereotipi dell’immaginario comune e con la campagna autunno inverno 2017 aggiunge un tassello alla lotta contro le discriminazioni. Il noto marchio si lascia conquistare dall’interrogativo che si pone la celebre fotografa francese Bettina Rheims sul tema della mascolinità e della femminilità nella società contemporanea. Per questo per la sua campagna pubblicitaria autunno inverno 2017 fa leva sui modelli transgender Stav Strashko e Casil McArthur, l’americana Rain Dove (che nella sua carriera ha posato in abiti sia maschili che femminili), e ancora Fernanda Beuker, Sohyun Jung, Adela Stenberg e Freddie Ashcroft, bellezze uniche e dal look androgino. I protagonisti dell’adv, vestiti in iconici outfit Sisley, posano di fronte a grandi imballaggi aperti che ricordano le scatole di legno utilizzate per il trasporto di grandi opere d’arte. Un’ambientazione e un set non di certo scelto a caso dal brand che con quest’idea pone l’accento su come sia difficile “maneggiare” il tema legato all’identità di genere. Bettina Rheims ammette: “Per aprire nuovi sentieri è necessario provocare le reazioni ed emozioni delle persone, anche la rabbia o la paura, e Sisley ha scelto di affrontare i pregiudizi della società mostrando gli individui per ciò che sono, dando loro una voce ancora più forte. Spero che questa campagna - conclude la donna - possa contribuire a mettere in luce queste persone fantastiche”. Il messaggio è concentrato nell’hashtag #oneofakind e con questo nuovo capitolo Sisley spalanca le porte ad una storia originale, unica e contemporanea. I clichés virilità e dolcezza attribuiti ad un sesso piuttosto che all’altro sono largamente superati da un pezzo dal sistema moda, ma ancora piuttosto insediati nella società contemporanea. Backstage Campagna SISLEY FW17(Courtesy of Press Office)

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CAMPAGNA

Nel corso della sua carriera la fotografa è sempre stata piuttosto sensibile a quest’argomento: attorno agli anni Novanta ha presentato il libro “Modern Lovers” una pubblicazione che mette in risalto, attraverso una raccolta di ritratti caratterizzati dal bianco e nero, una serie di adolescenti dal look androgino. Tornando alla campagna pubblicitaria, che dire dei protagonisti? Scopriamo i tre più controversi. Stav Strashko è un modello ucraino che grazie alla sua fisicità androgina, ai suoi lunghi capelli biondi e i tratti efebici del viso sfila e posa tranquillamente come donna sulle passerelle più rinomate e sui set fotografici più esclusivi. Ha lavorato per marchi famosi come Ray-Ban, L’Oreal, Diesel, Toyota. E la sua vita è cambiata da quando è stato notato da un agente di moda che gli ha aperto le porte di un mondo forse nemmeno sognato. Casil McArthur ha intrapreso la carriera nella moda già in tenera età, a 10 anni, allora, ed era una bambina. Il successo sulle passerelle arriva pari pari con la sua transazione da donna a uomo. Ha lavorato per diverse firme tra cui Calvin Klein e Saint-Laurent ed è stato il protagonista di diverse cover internazionali di successo. Il modello ha dichiarato: “La gente sbaglia ancora i pronomi ed io puntualmente li correggo. Non permetto a nessuno di mancarmi di rispetto. Non mi sarei sottoposto a tutto questo se non fossi stato certo di quello che sono e della mia identità.

Backstage Campagna SISLEY FW17(Courtesy of Press Office)

Campagna SISLEY FW17


CAMPAGNA

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CAMPAGNA

Campagna SISLEY FW17

È da più di qualche anno, invece, che la modella 27enne Rain Dove veste e sveste i panni maschili e femminile sulle pagine delle riviste dedicate al fashion e durante le collezioni destinate a lei o a lui. Agli esordi la modella ha partecipato ad un provino perché aveva perso una scommessa con una sua amica e all’appuntamento le è stato chiesto di presentarsi 24 ore dopo. Rain ricorda così quel giorno: “Quando sono arrivata intorno a me c’erano solo uomini, era per una pubblicità di abbigliamento intimo ed ero stata scambiata per un ragazzo. Ho pensato che fosse comunque una situazione divertente, ho fatto il provino e sono stata scelta”. Un modo buffo per iniziare una carriera, non trovate? La modella sostiene: “Tutti ci impegniamo per essere particolari, ma la cosa più speciale che si può fare è essere se stessi. L’identità di genere non esiste, è una costruzione sociale dentro la quale non ci si deve rinchiudere”.

Backstage Campagna SISLEY FW17(Courtesy of Press Office) 74


CAMPAGNA

Backstage Campagna SISLEY FW17(Courtesy of Press Office)

Campagna SISLEY FW17 75



GENESIS Photos by ANDREA SARTORE ALL CLOTHES by MARANDA









Photos by Andrea Sartore All the clothes and shoes by MARANDA Sunglasses ASOS Silk printed scarf EL TEMPLO DE SUSU (vintage) Hat La Favorita CB Earrings LA MONA CHECA (vintage) Rings MAGPIE (vintage) Regula camera


White T-shirt. Image courtesy Shutterstock/SFIO CRACHO


ARTE

“Items: Is Fashion Modern?” Un interrogativo alimentato nel tempo


Pencil skirt interpreted for Items: Is Fashion Modern? by Bobby Doherty. © 2017 Bobby Doherty. Image courtesy The Museum of Modern Art, New York.


Suit and tie interpreted for Items: Is Fashion? Modern by Kristin-Lee Moolman and IB Kamara. © 2017 Kristin-Lee Moolman & IB Kamara. Image courtesy The Museum of Modern Art, New York.


Chinos, coppola, and Dr. Martens interpreted for Items: Is Fashion Modern? by Monika Mogi. © 2017 Monika Mogi. Image courtesy The Museum of Modern Art, New York.


The Body Meets Dress—Dress Meets Body collection by Comme des Garçons interpreted for Items: Is Fashion Modern? by Catherine Losing. © 2017 Catherine Losing. Image courtesy The Museum of Modern Art, New York.


Dashiki, door-knocker earrings, and Dutch wax interpreted for Items: Is Fashion Modern? by Monika Mogi. © 2017 Monika Mogi. Image courtesy The Museum of Modern Art, New York.


Levi Strauss & Co. waist overalls, 1890. Courtesy Levi Strauss & Co. Archives (San Francisco).


ARTE

Repetto (Est. 1947). Red Ballet Flats. 2010. Image © 2017 Bata Shoe Museum, Toronto, Canada. Photo by Tanya Higgins and Fiona Rutka

One-Star Perfecto Leather Motorcycle Jacket, late 1950’s. Courtesy of Schott NYC

È

dal 1944 che il Museum of Modern Art, meglio conosciuto con l’acronimo MoMA, non ospitava una mostra dedicata al fashion. L’ultimo appuntamento, “Are Clothes Modern?”, s’interrogava sulla direzione che la moda avrebbe preso nel futuro. Oggi, a quasi 73 anni di distanza da quell’incontro, con l’esposizione “Items: Is Fashion Modern?” il quesito non sembra essere cambiato, anzi il richiamo è più che evidente. Ecco che il passato e il presente trovano l’ennesimo modo di comunicare insieme attraverso un dialogo che punta, oggi come ieri, ad instaurare una conversazione con il prossimo futuro. Sono 99, tra capi d’abbigliamento e accessori, gli oggetti iconici presentati che hanno fatto la storia della moda dal XX al XXI° secolo. Tra questi non potevano di certo mancare le infradito, i jeans Levi’s 501, il Casio watch e il classico tubino nero creato da mademoiselle Gabrielle Coco Chanel. Gli articoli in mostra, messi sotto una virtuale lente d’ingrandimento, sono protagonisti di un percorso a fasi che passa dalle sezioni “stereotype” (l’incarnazione che l’ha reso significativo nella storia), “archetype” (un viaggio nelle origini) e “prototype” (la possibile evoluzione del futuro). La selezione mette in risalto vesti e complementari che non hanno bisogno di presentazioni e che fanno parte dell’immaginario collettivo perché sono stati in grado di imporsi in contesti diversi tracciando legami tra vestiario e funzionalità,

etichette culturali, estetica, politica, lavoro, economia e tecnologia. Indubbiamente rispetto a ieri il modo e il metodo di progettare vestiti e accessori sono completamente diversi e non ci riferiamo solo al tipo ti tecnologia applicata o ai materiali utilizzati, ma al loro design. L’approccio progettuale dei tempi moderni vira, senza mezze misure, sull’estetica e strizza l’occhio alla comodità. È su questa concezione, da diversi decenni il centro di gravità del settore fashion, che questa mostra si esamina e cerca di definire il complesso rapporto tra la progettazione degli indumenti e la contemporaneità. Davanti agli oggetti selezionati, inevitabilmente, ci si pone la domanda su che cosa sia davvero moderno. L’interrogativo deve essere posto tenendo in considerazione come l’abbigliamento di un particolare periodo, luogo, o movimento influenza il fenomeno comportamentale dell’essere umano. Bisogna scindere lo “status” dell’oggetto dalla sua vera identità per comprenderne a pieno il suo “valore”? Forse sì, ma se così fosse verrebbero a meno non solo la contestualizzazione del momento e il suo “potere” identificativo, ma anche l’espressione d’identità pubbliche e private che volenti o nolenti hanno a che vedere con le lotte di razza, di classe e di genere. Il potere, sottovalutato, della moda è che inevitabilmente passa anche nei contesti sociali, culturali, politici ed economici. C’è qualcosa di effimero nella moda? Sì, ma del resto nulla è eterno, o quasi. 94


The Museum of Modern Art 11 West 53 Street, Manhattan Orario: dalle 10:30 alle 17-30. venerdì e sabato aperto fino alle 21:00. Aperto 7 giorni su 7. Fino al 30 dicembre.

White t-shirt and Y-3 interpreted for Items: Is Fashion Modern? by Kristin-Lee Moolman and IB Kamara. © 2017 Kristin-Lee Moolman & IB Kamara. Image courtesy The Museum of Modern Art, New York.


BACK TO EARTH Photos by CLAUDIA DIAZ


Sunglasses and leather jacket MICHAEL KORS Headband PRIVAT


Shoes ADIDAS Bag PRIVAT Cap NEW ERA Sunglasses RAY BAN Headphone JBL T-shirt CALVIN KLEIN Bathrobe HABITAT


Pants and jacket LEVIS


Headband PRIVAT Suit HARRY BROWN T-shirt LEVIS


Jacket EMPORIO ARMANI Cap STRELLSON T-shirt CALVIN KLEIN


T-shirt VERSACE Pants Tommy Hilfiger Jeans shirt REPLAY Headband PRIVAT


Pants and jacket LEVIS Headband PRIVAT


Jacket H&M T-shirt CALVIN KLEIN Cap NEW ERA Pants DIESEL


Photos, styling, hair and make-up by Claudia Diaz Marquez @claudiadiaz.de Model: Franco Giorgi @BigShrimpHamburg



FOTOGRAFIA

Horst P. Horst

Un talento universalmente riconosciuto, sinonimo di eleganza, stile e glamour


FOTOGRAFIA

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FOTOGRAFIA

L

’immagine moda oggi non sarebbe la stessa senza l’influenza del fotografo Horst Paul Albert Bohrmann, in arte Horst P. Horst. I suoi scatti, forti, eleganti, malinconici o glamour hanno la forza e l’energia di saper colloquiare con ogni tipo d’interlocutore perché non nascondono il loro carattere, la loro fragilità e la loro energia. Il risultato di questo successo è dato da una ricerca del progetto sempre mirato e curato in ogni minimo particolare in modo da non lasciare nulla al caso. Il suo stile è frutto di una classicità un po’ ironica che, alle volte, mette in luce un erotismo appena velato, in altri momenti, invece, l’accento si posa sulle venature 109


FOTOGRAFIA

austere e inquiete per poi esaltare aspetti ed emozioni varie tipiche della sensibilità, della bellezza e della debolezza umana. I suoi scatti sono senza tempo: ancora oggi riescono a coniugarsi e a dialogare senza limitazioni con i clichés creativi odierni. Tale successo si deve alle composizioni formalmente perfette che fanno leva sui forti contrasti - visivi o cromatici - ma ancor di più all’uso studiatissimo delle luci volto a scolpire, ombreggiare, nascondere o velare l’immagine come se fosse una vera e propria opera d’arte. Questi aspetti fanno di Horst i suoi indelebili segni di riconoscimento nel tempo. Il risultato finale è una trasposizione tanto costruita quanto reale della realtà che idealizza la bellezza e la rende immortale. Non dobbiamo quindi stupirci se le sue fotografie sono universalmente riconosciute come sinonimo di raffinatezza, d’espressione e di fascino. La carriera del fotografo è durata ben sessant’anni, tutto cominciò nei tardi Anni Venti quando, dopo aver studiato architettura ad Amburgo, si trasferisce a Parigi dove fa l’assistente al rinomato architetto Le Courbuisier, ricordato nella storia come pioniere nell’utilizzo del calcestruzzo armato nell’architettura e come Maestro del Movimento Moderno. A Parigi Horst stringe amicizie con molte persone appartenenti alla comunità artistica di quegli anni e in modo particolare con George Hoyningen-Huene, uno dei fotografi più affermati e importanti. I due diventano amanti, ma questa non è la sola figura che Horst veste al fianco di George, il giovane contemporaneamente copre anche il ruolo di suo assistente e d’apprendista. Come recita un vecchio detto popolare “l’allievo supera il maestro”

e pochi anni dopo sarà proprio Horst a sostituire George come capo fotografo di Vogue Francia. La sua collaborazione con le riviste del gruppo Condé Nast continua per oltre mezzo secolo e questo sodalizio non fa altro che accrescere la sua popolarità; i suoi scatti girano il Mondo e diventano un solido punto di riferimento per i giovani e affermarti fotografi di quel tempo, e non solo. Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale Horst si sposta negli USA e lì, dopo aver ottenuto la cittadinanza, diventa il fotografo dell’esercito. Nel 1937 a New York incontra e conosce Coco Chanel, fra i due s’instaura un rapporto di amicizia e di lavoro destinato a durare per oltre trent’anni. Molti dei suoi amici influenti diventano anche suoi modelli: Bette Davis, Salvador Dalí, Marlene Dietrich, Greta Garbo, Katharine Hepburn, Gertrude Stein, la Duchessa di Windsor… sono alcuni dei personaggi illustri che hanno posato per lui trasformandolo anche in un ritrattista di successo. Oltre ad essere talentuoso Horst era anche un ragazzo che di certo non passava inosservato, così come le sue relazioni. Tra le più chiacchierate c’è quella con Luchino Visconti, all’inizio degli Anni Trenta. Il vero amore dell’artista, quello della vita, arriva nel 1947: lui è lo scrittore Valentine Lawford. La loro non è soltanto passione, ma molto di più e con mille difficoltà la coppia non solo convive apertamente insieme, ma riesce anche ad adottare un bambino: Richard Horst, oggi loro erede. I due sono inseparabili: viaggiano molto e lavorano anche assieme in numerosissime occasioni e per svariate riviste. L’incantesimo si spezza nel 1991 quando Valentine viene a mancare. 110


FOTOGRAFIA

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Un anno dopo Horst accusa seri problemi alla vista ed è costretto ad appendere al chiodo la sua inseparabile macchina fotografica. Nel giro di 24 mesi il destino gli toglie entrambe le ragioni della sua vita. Due colpi durissimi per Horst, due stangate che hanno spezzato per sempre l’invisibile filo che univa l’uomo alla forza della creatività e alla voglia di vivere. Horst lascia il mondo terreno a 93 anni nel 1999, ma la sua sensibilità estetica rimarrà per sempre immortale. 114


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Brillant Love Photos by Frederic monceau

Shirt and necklace Vintage Underwear CALVIN KLEIN







Underwear CALVIN KLEIN Photos and art direction by Frederic Monceau www.fredericmonceauart.photography Make-up: Delphine Nicole Hair: Virginie Pineda Models: Coline & Lucas @Premium Models



ARTE

“Africa. Raccontare un mondo”

17 Paesi, 4 tracce e 33 artisti per una collettiva che attraverso le fotografie, i dipinti, le installazioni, i disegni, le sculture, i video e le performances raccontano l’universalità di un continente


Kudzanai Chiurai, (Zimbawe) Revelations VI, 2011, Ultrachrome ink on photo fibre paper, cm 120 x 169.5 x 6 framed courtesy CAAC- The Pigozzi Collection, Gineva


ARTE

Gonçalo Mabunda (Mozambico) Weapon Throne
 Metal and recycled weapons 86x57.5x9.5cm courtesy private collection, Switzerland

F

ino all’11 settembre 2017 il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita la mostra “Africa. Raccontare un mondo”. I 33 protagonisti di questa collettiva con il loro linguaggio mettono in relazione l’evolversi della modernità e della tradizione senza mai contrapporsi perché, come loro stessi c’insegnano, definire l’Africa, oggi, significa saperla raccontare e per farlo bisogna viverla. È un equilibrio precario tra Occidentalismo e Africanismo, tra post-colonialismo e migrazioni dove, in questo caso, l’arte veste i panni di un cicerone per nulla intimorito nel raccontare una verità spesso scomoda. È una fotografia che immortala lo spirito immediato e in crescita, senza nascondere nulla, dei mondi che compongono la scena subsahariana dell’Africa contemporanea. 126


Barthélémy Toguo (Camerun) Road to Exile, 2015. Installation view, various dimensions courtesy Galleria Lelong, Paris and Barthélémy Togue, Camerun


J.D.’Okhai Ojeikere (Nigeria) Onile gogoro or akaba, 1975 gelatin silver print, cm 70 x 60.5 x 1.9 courtesy CAAC- The Pigozzi Collection, Ginevra


Romuald Hazoumé (Benin) Oki-ho, 2000

Romuald Hazoumé (Benin) Roots, 1999 mixed media, cm 30 x 22,5 x 9 courtesy CAAC The Pigozzi Collection, Ginevra

Romuald Hazoumé (Benin) Mimissou, 2000 2000, mixed media, cm 27 x 21 x 22 courtesy CAAC The Pigozzi Collection, Gineva

Romuald Hazoumé (Benin) Red Chicken, 1999 1999, mixed media, cm 28 x 18,5 x 19 courtesy CAAC The Pigozzi Collection, Ginevra


ARTE

Romuald Hazoumé (Benin) Cabaleros, 2000 mixed media, cm 60 x 60 x 14 courtesy CAAC- The Pigozzi Collection, Ginevra

L’esibizione è un approccio sensibile all’arte contemporanea africana attraverso quattro distinte tematiche. Si comincia con “Dopo l’Indipendenza”, si prosegue con “L’introspezione identitaria”, si continua con “La generazione Africa” e si conclude con “Il corpo e le politiche della distanza”. La prima tappa pone l’accento sugli artisti del “Dopo l’Indipendenza”, ossia uomini e donne - maestri della loro arte - fortemente saldati al loro universo culturale. I loro lavori sono trasposizioni della vita africana alle soglie del mutamento. Un passaggio difficile, osteggiato, il più delle volte, dal timore del nuovo. Il secondo punto è contrassegnato dal sistema delle mostre internazionali e dalla facilità di viaggiare. Ecco che l’“Introspezione Identitaria” pone in primo piano una serie di artisti impegnati a mettere in discussione il post-colonialismo, le guerre, i genocidi, le problematiche legati all’ambiente, l’aids, la povertà, la corruzione politica e le questioni legate al petrolio. 130


Romuald HazoumĂŠ (Benin) Bagdad City, 1992 plastic can, loud speakers and various electronical elements, cm 51 x 50 x 21 courtesy CAAC- The Pigozzi Collection, Ginevra


Peter Hugo, (Sud Africa) Genocide site, Ntarama Catholic Church, Rwanda, III, 2004, lambda print mounted on aluminium, cm 93 x 112 courtesy private collection, Ginevra


È, invece, sui cambiamenti della società e sulla posizione individuale che si concentra il terzo tema: “Generazione Africa”, artisti che affermano la loro partecipazione attiva nel mondo creando l’inaspettato. È formato da un gruppo di persone che hanno frequentato, nella maggior parte dei casi, scuole d’arte occidentali o che hanno contatti con le fiere d’arte. Si tratta di una generazione consapevole della propria identità, sviluppata sulla base di un equilibrio sociale, culturale ed economico che non rinnega la molteplicità delle sue origini. Sono artisti che affrontando nel loro lavoro le urgenze principali della contemporaneità - come l’individualismo, l’immigrazione, la violenza, le questioni di genere - affermano, contro tutti e tutto, la necessità di esistere. Questa sezione, composta prevalentemente da donne, esplora la possibilità di essere se stessi e allo stesso tempo di essere multipli e s’interroga sui diversi aspetti dell’identità africana: sincretica, ibrida e stereotipata. “Il Corpo e le Politiche della Distanza” presenta, infine, il percorso di nove artiste africane contemporanee che tra video-arte e performance mettono in luce un ritratto in movimento della giustizia e danno voce a qualsiasi tipo di minoranza: religiosa, culturale e di genere. AFRICA. RACCONTARE UN MONDO A cura di Adelina von Fürstenberg Video e performance a cura di Ginevra Bria Fino all’11 settembre 2017 PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano La mostra è realizzata con il sostegno di TOD’S, sponsor dell’attività espositiva del PAC, con il contributo di Alcantara e Cairo Editore e con il supporto di Vulcano. Il catalogo, curato da Ginevra Bria, è pubblicato da Silvana Editoriale. Artisti in mostra: Georges Adeagbo (Benin); Nathalie Anguezomo Mba Bikoro (Gabon); Malala Andrialavidrazana (Madagascar); Omar Ba (Senegal); Frédéric Bruly Bouabré (Costa d’Avorio); Kudzanai Chiurai (Zimbabwe); Gabrielle Goliath (Sud Africa); Romuald Hazoumé (Benin); Anne Historical (Sud Africa); Pieter Hugo (Sud Africa); Seydou Keïta (Mali); Donna Kukama (Sud Africa); Ato Malinda (Kenya); Abu Bakarr Mansaray (Sierra Leone); Senzeni Marasela (Sud Africa); Zanele Muholi (Sud Africa); J.D. Okhai Ojeikere (Nigeria); Idrissa Ouédraogo (Burkina Faso); Richard Onyango (Kenya); Tracey Rose (Sud Africa); Chéri Samba (Congo); Buhlebezwe Siwani (Sud Africa); Berni Searle (Sud Africa); Yinka Shonibare MBE (Nigeria; Malick Sidibé (Mali); Abdelrahmane Sissako (Maurtania); Barthélémy Toguo (Camerun); Billie Zangewa (Malawi).



#COLORBLOCK Photos by Gabriele Di Martino Beauty Director: Valeria OrlandO Fashion Editor: Myra Postolache

T-shirt BUCO BIANCO Jacket ROBERTO CROCE


Giacca MOMONI Collana MAD Zone Store


Sinistra: Head piece scarf CATCH MICHELLE Giacca LEITMOTIV Top OCEAN COUTURE Skirt ANNA KIKI Scarpe MOMONI Destra: Oversize dress ANNA KIKI Pochette MAD Zone Store Scarpe MOMONI


Sinistra: Long dress BUCO BIANCO Scarpe CATCH MICHELLE Destra: Short trousers BUCO BIANCO T-shirt BUCO BIANCO Jacket ROBETO CROCE Shoes CATCH MICHELLE



Giacca MASSIMO REBECCHI Pochette MAD Zone Store


Sinistra: Bra e salopette ANNA KIKI Shoes MOMONI Destra: Outfit ANNA KIKI Shoes MAD Zone Store


Sinistra: Top FLORENTINA GIOL Pantaloni ANNA KIKI Accessori MAD Zone Store Scarpe MOMONI Destra: Top COSTUMATA BIKINI Salopette skirt ANNA KIKI Giacca LEITMOTIV Collana GLORIA ROVERE Scarpe MOMONI Scarf & earrings MAD Zone Store


Head piece scarf CATCH MICHELLE Top OCEAN COUTURE


Accessori MAD Zone Store Right head piece GLORIA ROVERE


Photos by Gabriele Di Martino Beauty Director: Valeria Orlando using V)OR Make Up V)OR Ambassador: Francesca Beyouty V)OR Students: Teresa Conte, Paola Camaiani, Roberta Camberlingo, Roberta Migliaccio, Emma Palumbo, Veronica Agostini, Maria Laura Roberto, Myriam Gonnella, Angela Probo Fashion editor: Myra Postolache Models: Tania @Beyond Models Agency Antonia, Lolita, Diana, Qingxin, Adriana, Laura, Sara @Major Models Milano Katrina, Linda, Tanja @Wonderwall Milano VideoMaker: Luca Condorelli Production: The Secret Code Of Fashion Location: Coolpixel Studio Milano


YOUNG DESIGNER

FLR: PRIMAVERA

V

i è mai capitato da “grandi” di ricordavi perfettamente la sensazione di un ricordo vissuto da “piccoli”? Spesso accade che un ricordo ritorni a galla senza che si faccia niente per renderlo consapevole, altre volte, invece, quel ricordo lo teniamo stretto e in maniera volontaria lo tiriamo fuori come un un coniglio bianco dal cappello di un mago. Vi parliamo di questo perché il designer che vi presentiamo in questo numero ha basato la sua collezione proprio su di un suo ricordo. Scopriamo meglio insieme la sua storia.



YOUNG DESIGNER

Oltre al concetto ci piace sempre saperne di più sulla forma. Come è composta la collezione? Ce lo racconta Flore: “Per questa collezione ho utilizzato principalmente tessuti morbidi come la seta ed il velluto, così da rendere l’indumento come una seconda pelle ed anche per creare il desiderio di cercare di toccarlo, così da spingere lo spettatore nella volontà di toccare il corpo stesso. Ho usato tessuti trasparenti perché evidenziano le forme, questo mi ha permesso di scegliere le parti del corpo che volevo mostrare o nascondere. Metà della mia collezione è in denim. Ho scelto questo tessuto perché è possibile trovarne di ogni sfumatura, ho però utilizzato principalmente denim di seconda mano questo perché trovo più interessante lavorare con un pezzo che ha già una sua storia e che può essere riutilizzato in un altro contesto. In questa collezione ci sono principalmente tessuti bianchi, perché ricordano la purezza, la verginità ed anche il colore della pelle. Ho giocato con gli strati per disturbare la visione della silhouette e a volte ho cercato di cancellare la possibilità di vedere cosa ci fosse al disotto e cosa accadesse sotto l’indumento. Più strati nascondono il corpo, più lo spettatore si incuriosisce per sapere cosa c’è sotto, ad un certo punto pensi di vedere finalmente il modello nudo ma ancora non accade, c’è un altro strato.

Perché l’abbiamo scelto

Non abbiamo molto da dirvi sul perché abbiamo scelto FLR per questo nuovo incontro: secondo noi vi basterà solo guardare le immagini di questa collezione per innamorarvene perdutamente, perché così è accaduto anche a noi. Ed è proprio l’amore che Flore ha voluto rivedere e ricontestualizzare in una propria visione molto contemporanea, lasciamoci raccontare da lui cosa l’ha ispirato: “Tutta la mia collezione è basata su di un dipinto di Botticelli: “La Primavera”. Ho visto per la prima volta questo dipinto da bambino in Italia e ricordo ancora la sensazione di questa visione. Questo dipinto è una vera esaltazione di bellezza e sensualità. Tutti i personaggi rivelano qualcosa con il loro corpo: movimento, sensualità ed erotismo... Attraverso questa collezione ho esplorato la sessualità ed è trasposto da una bellezza classica del Rinascimento ad una bellezza sensuale-sessuale di oggi. Volevo applicare alcune idee di concetto femminili su quella maschile e lavorare sull’idea delle fantasie erotiche per cercare di creare un forte desiderio sullo spettatore, in particolare il desiderio di vedere cosa si cela sotto le vesti. Per raggiungere questo obiettivo, ho giocato con trasparenza, forme e sagome”. 148




YOUNG DESIGNER

Dobbiamo meritare di vedere il corpo nudo. In conclusione ho utilizzato moltissimi tipi di tessuti diversi tra loro perché ogni abito deve raccontare la propria storia. Volevo vedere ogni vestito come una persona reale come un vero personaggio con il suo mondo e la sua personalità”.

Il capo traino

Di sicuro non poteva mancare anche questa volta la nostra consueta domanda: qual è il capo preferito del nostro designer? “Humm, penso che sia l’abito finale nero perché mi ricorda la vedova nera”.

Passato, presente e futuro

Ora che conosciamo la collezione di Flore cerchiamo di conoscere meglio la persona: “Il mio nome è Flore (FLR), ho iniziato a studiare la moda a Bordeaux 3 anni fa. Mi sono trasferito a Berlino per completare il mio percorso di studi. Questo

trasferimento è stata un esperienza importante per me e per il mio lavoro. Oltre alla mia formazione, ho lavorato cinque stagioni di fila in una produzione Haute Couture, questo mi ha permesso di scoprire la passione per il cucito. Ora sto facendo un tirocinio da Balenciaga a Parigi, nel reparto di abbigliamento maschile. Mi piace molto! Vedremo cosa accadrà successivamente”. Alexia Mingarelli Stylist / designer: Flore de Sermet Photographer: Baptiste Renard baptiste-renard.tumblr.com/Flore de Sermet Model: Thi Baudelaire www.instagram.com/thibaudelaire Hair/MUA: Elléa Cartier www.instagram.com/poopassion Shoes: Estelle Dalgalarrondo www.instagram.com/endurance_pastel Set: Collectif Sapin 151


Complesso Residenziale SAPPHIRE - Daniel Libeskind, Berlino 2017


Sapphire: nuove prospettive per linguaggi architettonici espressivi ed insoliti architettura

La spettacolare costruzione firmata da Daniel Libeskind che s’ispira allo zaffiro



architettura

I

l famoso architetto Daniel Libeskind ha da poco terminato i lavori del suo ultimo progetto: Sapphire, la spettacolare architettura edificata a Mitte, il quartiere più centrale di Berlino, considerata una delle zone più vivaci della capitale. È proprio qui, infatti, che Oriente e Occidente trovano un punto d’incontro e danno origine ad un’area urbana viva e florida contraddistinta da un mix creativo di negozi bohèmiens, di club temporanei, di gallerie alla moda e di boutiques rinomate e anticonformiste.

Il complesso residenziale si propone tra i nuovi punti di riferimento del paesaggio urbano e come tutte le creazioni di Daniel Liebeskind anche questa affonda le sue radici nel decostruzionismo, cioè nella corrente architettonica impostasi all’attenzione internazionale alla fine degli anni Ottanta del XX° secolo che prevede geometrie insolite, la scomposizione e la disarticolazione delle forme e degli spazi sfruttando tutte le potenzialità di torsione e piegamento dei materiali edili tecnologicamente avanzati.

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architettura

Ecco che Sapphire, letteralmente “zaffiro”, è un palazzo pluripiano distinto da una volumetria particolarmente complessa, liberata dalle coordinate cartesiane e dalle perpendicolari di gravità particolari. Visto l’insolita struttura, le planimetrie di ogni appartamento sono completamente diverse le une dalle altre e si scostano di molto dai classici cliché a pianta larga. A tal proposito, internamente, le linee mai rette danno origine a muri obliqui che a loro volta generano angoli che fungono da vere aree circoscritte da arredare in base alle diverse necessità. Varie le soluzioni abitative si passa dai 40m² ai

110m² provviste di posto auto e pass, di libero accesso alle parti comuni contraddistinte dalla terrazza sul tetto e dalla palestra. Come abbiamo visto la complessa volumetria rivestita di lastre ceramiche della costruzione s’ispira allo zaffiro: sappheiros (azzurro) in greco, sappir (la cosa più bella) secondo l’etimologia ebraica. Ed è per questo che il colore stesso del rivestimento ceramico dell’involucro rammenta il blu-azzurrino che il minerale dona a questa pietra preziosa. Ed ecco che l’intera struttura appare come la famosa pietra dura e sfaccettata che, come uno zaffiro, emerge da rocce metamorfiche.

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architettura

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architettura

Per la realizzazione dell’insolito e particolare rivestimento della facciata dell’immobile, l’architetto ha lavorato a stretto contatto con Casalgrande Padana, azienda che da oltre 50 anni progetta materiali ceramici evoluti. Un connubio, questo, che ha generato una serie di esperienze di elevato contenuto, sia in termini di creatività sia d’innovazione tecnologica e che ha dato vita all’originale linea di lastre ceramiche Fractile caratterizzate dall’esclusivo pattern tridimensionale ideato dallo stesso Libeskind. Dato l’elevatissimo numero di pezzi unici, tutte le lastre ceramiche sono state numerate apponendo un codice sul retro per guidare la loro precisa posizione in opera in base ai disegni esecutivi della facciata. Inoltre, per assecondare il cronoprogramma delle opere, le lastre

ceramiche sono state consegnate in cantiere attraverso 17 differenti spedizioni, imballando il materiale con palette particolari, alcune delle quali contenevano solo 15 pezzi. L’intera fornitura ha richiesto nove mesi di lavorazione. La qualità del materiale ceramico, la precisione delle lavorazioni speciali e dei pezzi realizzati su misura, unite all’accuratezza della progettazione esecutiva del sistema di facciata hanno consentito di portare a termine la posa in opera dell’intero involucro in soli quattro mesi. Un risultato estremamente lusinghiero, considerando la complessità parametrica dei volumi da rivestire e la necessità espressa dai progettisti dello Studio Libeskind di dare precisa continuità sulle differenti facce dell’involucro.

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36mq e non sentirli DESIGN

HB6B -ONE HOME: atmosfera bohÊmienne e un’incredibile affaccio sul fiume si coniugano ad un uso dello spazio mirabile




DESIGN

I

centri storici delle città hanno un fascino intrinseco e senza età. Gli appartamenti di queste zone, spesso, non godono di ampie metrature, ma custodiscono ricordi e memorie di un passato, oggi, senza tempo. Negli scorsi numeri vi abbiamo mostrato ville e alloggi dalle diverse maestose caratteristiche, dagli altrettanti stili o dalle metrature extralarge. In questa parentesi usciamo dalle righe e vogliamo parlarvi del progetto dell’architetto Karin Matz: una piccola abitazione di 36mq situata nel cuore di Stoccolma. Per Karin le misure di questo domicilio non sono mai state un problema, ad affascinarla sono state la posizione della casa, che offre una mirabile vista sul fiume Morr, e la sua storia. Per oltre 30 anni questo spazio è stato adibito a centro di stoccaggio e successivamente abbandonato a se stesso dopo un primissimo principio di ristrutturazione. Karin afferma: “Appena varcata la soglia della casa sono stata investita da una forte sensazione di benessere, nonostante tutto cadesse totalmente a pezzi. Credo - continua la donna - che siano state proprio le pareti scrostate rivestite approssimativamente da un intonaco di vecchia data a conquistarmi”. E sono proprio alcune delle mura malconce ad essere risparmiate dal processo di ristrutturazione, diventando così uno degli elementi caratteristici della casa. In poco spazio gli ambienti si fondono senza sgomitare grazie ad un’attenta e studiata suddivisione della superficie. Ogni angolo è sfruttato al massimo della sua capacità, senza però essere opprimente. “L’obiettivo – ammette Karin - era quello di inserire tutto il necessario all’interno di uno spazio notevolmente compatto”. Crediamo che il bersaglio sia stato centrato in pieno. 166





DESIGN

Non manca assolutamente nulla, anzi… La camera da letto, a vista e rialzata, domina l’appartamento e affaccia, anche, su una cucina comoda, accessoriata e con diversi utilissimi ripiani. A separare la zona notte da quella del ristoro è una vetrata spessa che lascia filtrare la luce. Sotto il letto, ad altezza d’uomo, troviamo un’interessante soluzione per custodire gli abiti che ricorda il marchingegno utilizzato nelle lavanderie che all’accensione lascia scorrere i diversi capi appesi. La zona giorno è caratterizzata da un tavolo da pranzo situato proprio in prossimità della finestra che guarda al fiume, in comunicazione con una zona relax dove primeggia un divano vintage e una libreria. Il bagno, non esistente, è stato creato da zero ed è diviso in due piccoli ambienti comunicanti: il primo ospita il lavabo con le pratiche nicchie nel muro e i sanitari, il secondo accoglie la doccia con un curioso affaccio sul salotto. Anche questa stanza, come tutti gli ambienti, brilla di luce propria ed è rivestita da piastrelle in ceramica di un verde brillante. Non manca lo spazio lavanderia. I mobili, quasi tutti su misura disegnati dall’architetto, la particolare ristrutturazione e l’inconsueta disposizione delle varie zone, donano a questa soluzione abitativa un carisma frizzante, un’influenza cosmopolita e allo stesso tempo un animo intimo. La particolare posizione con vista lago, poi, aggiunge ulteriore fascino all’insieme sottolineandone l’assoluta esclusività. 170



Queen of Saigon Photos by Brett Russell Styling by Artyom Shaligin

Burgundy Lace Dress THREE FLOOR Gold Necklace (top) ISABELLA TOWNSLEY Gold Necklace (bottom) SAINT LAURENT VINTAGE


Black shirt LOEWE Burgundy skirt BOTTEGA VENETA Shoes CHRISTIAN LOUBOUTIN Earrings SAINT LAURENT VINTAGE Black necklace ISABELLA TOWNSLEY All rings MAWI


Black dress MOSCHINO Black boots MARNI Earrings and rings MAWI


Black sleeveless sweater BOTTEGA VENETA Black trousers and shoes LOEWE Earrings and necklace (top) ARA VARTINIAN Silver chain necklace (bottom) MAWI Silver Bracelet and rings SHAUN LEANE


Black cutout dress MAISON MARGIELA Earrings ARA VARTINIAN Silver chain bracelet and rings MAWI


Cream sweater and black boots MARNI Black skirt SKIIM Rose gold necklace and rings MAWI


Pink floral kimono dress CHRISTOPHER KANE Earrings SAINT LAURENT VINTAGE Necklace ARA VARTINIAN All rings MAWI


Blue stripe coat CASELY-­HAYFORD White shoes CHRISTOPHER KANE Earrings and necklace ARA VARTINIAN All rings MAWI Photos by Brett Russell Styling by Artyom Shaligin Make-up: Abbie May using Estee Lauder Hair: Kristopher Smith Styling assistant: David Johnson


FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. New York, 10 settembre, 1955

“Vivian Maier. Una fotografa ritrovata”

Attimi rubati alla quotidianità umana: la vita reale eternata in scatti privi di qualsiasi contaminazione nel rispetto dell’unicità del momento 180


FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. New York, 1954

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FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. New York, 1953

È

la loggia degli Abati di Palazzo Ducale di Genova che, fino ai primi di ottobre, ospita la mostra a cura di Anne Morin e Alessandra Mauro: “Vivian Maier. Una fotografa ritrovata”. Figura imponente, ma discreta, decisa e intransigente nei modi, Vivian Maier ritraeva le città dove aveva vissuto, New York e Chicago, in un momento di fervido cambiamento sociale e culturale. Immagini potenti, di una folgorante bellezza, che rivelano una grande emotività artistica e rivolti con uno sguardo attratto e attento non solo ai piccoli dettagli, ai particolari e alle imperfezioni, ma anche ai bambini, agli anziani, alla vita che le scorreva davanti agli occhi. 182


FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

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FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. Senza titolo, Autoritratto, senza data

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FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. Senza titolo, 1962

In questo percorso è curioso scoprire che le fotografie della donna non sono mai state esposte né pubblicate mentre lei era in vita e che negli stessi anni la maggior parte dei suoi rullini non sono stati sviluppati. A riguardo c’è chi sostiene che la Maier fotografasse per se stessa e chi invece ribadisce che con il suo mestiere da tata non poteva permettersi d’investire molto del suo salario nel suo hobby, ciò che è certo è che non usciva mai di casa senza la sua Rolleifle. Vivian Maier amava fotografare la realtà senza artefatti, senza contaminarla, senza volerla a tutti i costi renderla più bella, ma rispettando l’unicità del momento. 185


FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Ecco che i suoi scatti, meravigliosamente reali e “crudi”, immortalano istanti rubati alla quotidianità umana. Povertà, sentimento, abbandono, spensieratezza, gioco… sono eternati nella loro unicità e trasparenza in un equilibrio di attimi e sensibilità che elogiano da una parte l’assoluta spontaneità del momento e dall’altro il talento della artefice. Non dimentichiamoci che tra il ricreare una situazione - con tanto di modelli, di luci, di trucco, di location e il cogliere il momento fortuito c’è un abisso. Osservando il corpus fotografico della ragazza spicca la presenza di numerosi autoritratti, quasi un possibile lascito nei confronti di un pubblico con cui non ha mai voluto o potuto avere a che fare. Il suo sguardo austero riflesso nelle vetrine e nelle pozzanghere e la sua lunga ombra che incombe sul soggetto della fotografia, diventano un tramite per avvicinarsi a questa misteriosa e inconsapevole professionista. La vita e l’opera di Vivian Maier sono circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino e l’interesse. La sua scoperta si deve a John Maloof. È ,infatti, il 2007 quando l’uomo, all’epoca agente immobiliare, acquista durante un’asta parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento e immediatamente capisce di aver trovato un tesoro prezioso. 186


© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. New York Public Library, New York, 1952 ca.


FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. New York, 28 settembre 1959

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FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. Chicago, 22 agosto 1956

Da quel momento in poi il novello talent scout non smetterà di cercare materiale inerente alla fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe. L’appuntamento presenta 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme ad una selezione di soggetti a colori scattati negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come la fotografa si avvicinasse ai suoi soggetti. È l’enigma di un’artista che in vita realizzò un enorme numero d’immagini senza mai mostrarle a nessuno e che ha tentato di conservarle come il bene più prezioso. 189


FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. Florida, 9 gennaio 1957

Come scrive Marvin Heiferman “Seppur scattate decenni or sono, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente. E in maniera profonda e inaspettata… Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”. Accompagna la mostra il libro Vivian Maier. Fotografa, pubblicato da Contrasto. 190


FOTOGRAFIA

© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York. Ragazzo con piccioni, senza data

“Vivian Maier. Una fotografa ritrovata”

23 giugno - 8 ottobre 2017 Genova, Loggia degli Abati di Palazzo Ducale a cura di Anne Morin e Alessandra Mauro Da martedì a domenica 10 - 19 Info: 99.15.11.21 (dall’estero 02 89096942) / E-mail: mostre@civita.it www.palazzoducale.genova.it / www.mostravivianmaier.it 191


I LOVE CURACAO Photos by LUIS CARLOS AGUAYO Total Looks TOM REBL









Photos by Luis Carlos Aguayo / www.luiscarlosaguayo.com Total Looks TOM REBL / www.tomrebl.com Models: Jeandro Martina @Im Models Management - Talla @FashionModel.it Make-up: Itel Martis Special thanks: www.rumbatours.com




BIANCO Photos by Eduardo Fiorito Produzione EFS - Eduardo Fiorito Studio





Photos by Eduardo Fiorito Produzione EFS - Eduardo Fiorito Studio www.eduardofiorito.com Model: Serena Maffia


Klimt experience ARTE

Gustav Klimt: il pittore conosciuto da tutti e l’artista poliedrico famoso a pochi. Non solo tele e colori ad olio, ma anche progettista di gioielli, designer di moda e‌


G. Klimt, L’Anelito alla felicità si placa nella Poesia particolare del Fregio di Beethoven, tecnica mista su intonaco, 1902, Secessionhaus, Vienna


ARTE

G. Klimt, Giardino di campagna con girasoli, olio su tela, 1905-1906, Oesterreichische Galerie im Belvedere, Vienna

A

pochi mesi dalle celebrazioni per il centenario della morte di Gustav Klimt il MUDEC, Museo delle Culture di Milano, fino al 7 gennaio 2018 presenta l’evento espositivo Klimt Experience: una rappresentazione multimediale totalmente immersiva dedicata al padre fondatore della Secessione viennese e curata da Crossmedia Group. L’appuntamento, prodotto da 24 ore Cultura, si propone come un vero e proprio excursus multisensoriale e vuole raccontare - attraverso immagini, suoni, musiche, evocazioni - l’universo pittorico, culturale e sociale in cui visse e operò Klimt e in cui il pittore austriaco fu assoluto protagonista. Le opere del Maestro come “Il Bacio”, “L’Albero della vita”, “Giuditta”… sono entrate a far parte della cultura popolare, eppure Klimt resta un artista da scoprire e soprattutto da raccontare, anche negli aspetti meno noti come la moda, l’architettura o il proto-design. Già, perché in molti non sanno che il pittore coltivò, assieme ad altri artisti secessionisti viennesi, il mito dell’opera d’arte totale; un’aspirazione che per Klimt passava attraverso la pittura, l’architettura, fino alle arti applicate (i gioielli di Hoffmann a lui ispirati) e alla moda (i vestiti disegnati con la compagna Emilie Flöge). 210


G. Klimt, Hygeia, particolare de La Medicina, olio su tela, 1901-1907, distrutto nel 1945 durante l’incendio del castello di Immendorf


Le ricostruzioni 3d ci permettono di viaggiare nel tempo e nello spazio. Ricostruzione degli interni del Palazzo della Secessione a Vienna


G. Klimt, Il bacio, olio su tela, 1907-1908, Oesterreichische Galerie im Belvedere, Vienna


ARTE

Le proiezioni interagiscono con l’ambiente che le ospita, ridisegnandolo e valorizzandolo. I motivi tratti dai dipinti più celebri del grande artista rivestono lo spazio e avvolgono lo spettatore. Particolare e texture ispirate a G. Klimt, L’albero della vita, dal Fregio per Palazzo Stoclet a Bruxelles

L’obiettivo di questo percorso espositivo multimediale è di proporre al visitatore un nuovo modello di fruizione dell’opera d’arte attraverso le potenzialità sempre più “allargate” delle nuove tecnologie. Quando ad inizio articolo vi accennavamo di “un’esperienza immersiva”, non lo facevamo tanto per dire: dalle pareti al soffitto fino al pavimento, le immagini delle opere diventano un unico flusso di sogno, di forme fluide e smaterializzate in motivi evocativi dell’arte di Klimt. Impossibile non rimanerne avvolti e catturati. Accanto all’arte di Klimt sarà possibile osservare anche le fotografie d’epoca sulla vita dell’artista e le ricostruzioni 3D della Vienna dei primi del ‘900, con i suoi luoghi simbolo, i costumi, la moda di una capitale europea in assoluto fermento, comprese le sue innovative architetture come Palazzo della Secessione a Vienna. Questo il contesto socioculturale in cui si formò, visse e operò Klimt, una chiave di volta imprescindibile per capire al meglio la poetica dell’autore. Strauss, Mozart, Wagner, Lehár, Beethoven, Bach, Orff e Webern, accompagneranno il visitatore con una coinvolgente colonna sonora a testimoniare quanto la musica influenzò l’opera di questo grande artista. Infine l’esperienza culturale si completerà con l’apparato informativo e didattico dell’area d’introduzione alla mostra.

Sullo schermo centrale G. Klimt, Chiesa ad Unterach sul lago di Attersee, olio su tela, 1890-1918, Oesterreichische Galerie im Belvedere, Vienna. Sugli schermi laterali G. Klimt, La casa del guardaboschi (sul lago di Attersee), olio su tela, 1912, collezione privata 214


G. Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer II, olio su tela, 1912, collezione privata


Nello schermo centrale G. Klimt, La vergine, olio su tela, 1912, NĂĄrodnĂ­ Galerie, Praga. Negli schermi laterali G. Klimt, La ballerina, olio su tela, 1916-1918 e G. Klimt, Ritratto di Eugenia Primavesi, olio su tela, 1917-1918, Municipal Museum of Art, Toyota


G. Klimt, Viale nel parco dello Schloss Kammer, olio su tela, 1912, Ă–sterreichische Galerie im Belvedere, Vienna


G. Klimt, versione non censurata del Manifesto della prima mostra della Secessione, litografia a colori, 1898, Historisches Museum der Stadt Wien, Vienna


ARTE

G. Klimt, Ritratto di Friederike Maria Beer, olio su tela, 1916, Tel Aviv Museum of Art, Tel Aviv

Ciò che attende il visitatore è un’esperienza emozionante e ludica di un’ora che non tralascia il rigore documentale e che sfrutta le potenzialità delle nuove tecnologie in un universo in continuo progresso. Un mondo simbolico ed enigmatico riprodotto con eccezionale impatto visivo grazie al sistema Matrix X-Dimension, progettato in esclusiva per questa video installazione, e che si avvale di un imponente apparato di proiettori laser, in grado di trasmettere sulle superfici dell’installazione oltre 40 milioni di pixel, garantendo una definizione maggiore del Full Hd. Sono 700 le immagini selezionate, per una visione completa dell’opera del pittore impossibile da ammirare in un unico evento espositivo.

G. Klimt, L’interno del vecchio Burgtheater, 1888, Historisches Museum der Stadt Wien, Vienna

KLIMT EXPERIENCE

Direzione artistica: Sergio Risaliti Regia: The Fake Factory Progettazione produzione tecnica: Crossmedia Group Informazioni e prenotazioni: www.ticket24ore.it Tel. +39 0254917

Dal 26/07/2017 al 7/01/2018 MUDEC - Museo delle Culture di Milano (Via Tortona, 56) Lun 14.30 -19.30 / Mar, Mer, Ven, Dom 09.30 - 19.30 Gio, Sab 9.30 - 22.30 219


Jumpsuit VIVIENNE WESTWOOD


BULLET Photos by Arron Dunworth styling by Artyom Shaligin


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Photos by Arron Dunworth Styling by Artyom Shaligin Make-up: Abbie May using MAC Cosmetics Hair: Regina Meessen Model: Tabitha Pernar @Storm


ARTE

Dentro Caravaggio

18 capolavori del Maestro riuniti per la prima volta tutti insieme e affiancati dalle rispettive immagini radiografiche


Michelangelo Merisi da Caravaggio La Buona Ventura, 1597 Olio su tela, 115 x 150 cm Musei Capitolini-Pinacoteca Capitolina, Roma Roma, Musei Capitolini – Pinacoteca Capitolina


ARTE

Michelangelo Merisi da Caravaggio - Flagellazione, 1607 Olio su tela, 266 x 213 cm. Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli

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ilano torna ad omaggiare il grande artista Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, con la mostra “Dentro Caravaggio”. Fino al 28 gennaio 2018 sono ben 18 i capolavori del Maestro riuniti nella sede di Palazzo Reale. Un’esposizione incomparabile, non solo perché presenta al pubblico le opere provenienti dai maggiori musei italiani (Galleria degli Uffizi, Palazzo Pitti, Galleria Nazionale d’Arte Antica-Palazzo Corsini, Gallerie d’Italia Palazzo Zevallos…) e da altrettanti importanti musei esteri (Metropolitan Museum of Art, National Gallery, Nelson-Atkins Museum of Art, Museo Montserrat…), ma perché, per la prima volta, le tele di Caravaggio saranno affiancate alle rispettive immagini radiografiche che 232


Michelangelo Merisi da Caravaggio - Fanciullo morso da un ramarro, 1596-1597 Olio su tela, 65,8 x 52,3 cm. Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze


Michelangelo Merisi da Caravaggio Riposo durante la fuga in Egitto, 1596-1597 Olio su tela, 135,5 x 166,5 cm Galleria Doria Pamphilj, Roma


ARTE

consentiranno al pubblico di seguire e scoprire, attraverso un uso innovativo degli apparati multimediali, il percorso dell’artista dal suo pensiero iniziale fino alla realizzazione conclusiva dell’opera. La mostra - curata da Rossella Vodret e coadiuvata da un prestigioso comitato scientifico presieduto da Keith Christiansen - si pone l’affascinante obiettivo di raccontare, da una nuova prospettiva, gli anni della straordinaria produzione artistica di Caravaggio attraverso due fondamentali chiavi di lettura: le indagini diagnostiche e le nuove ricerche documentarie che hanno portato ad una rivisitazione della cronologia delle sue opere giovanili. Saranno così presenti in mostra anche alcuni selezionati documenti provenienti dall’Archivio di Stato di Roma e di Siena riguardanti la vicenda umana e artistica di Caravaggio, atti che hanno cambiato profondamente la cronologia dei primi anni romani e creato misteriosi vuoti nella vita dell’artista. Mancano, infatti, notizie tra la fine del suo apprendistato presso Simone Peterzano nel 1588 e il 1592 quando compare a Milano in un atto notarile. Così come l’arrivo a Roma è documentato solo all’inizio del 1596 e dunque rimane misteriosa la sua vicenda in questi otto anni, non pochi per un pittore che ha lavorato in tutto meno di quindici anni. Rimanendo in ambito ricerca, la tecnica di Caravaggio è stata oggetto di uno studio approfondito promosso dal MiBACT che, dal 2009, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano e con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro ha analizzato, attraverso un’importante campagna d’indagini diagnostiche, le ventidue opere autografe presenti a Roma. “Sono emerse così – afferma Rossella Vodret - alcune costanti nelle modalità esecutive di Caravaggio, ma sono venuti an235


ARTE

Michelangelo Merisi da Caravaggio - Marta e Maria Maddalena, ca. 1598 Olio e tempera su tela, 100 x 134,5 cm. Detroit Institute of Arts

che alla luce elementi esecutivi inaspettati e finora del tutto sconosciuti: dagli strati di pittura sono affiorate una serie d’immagini nascoste. Inoltre è stato sfatato il mito che Caravaggio non abbia mai disegnato, dacché sono apparsi tratti di disegno sulla preparazione chiara utilizzata nelle opere giovanili”. Continuando con le curiosità artistiche, nelle tele Contarelli la preparazione è scura, sempre in doppio strato, composta da terre di diverso tipo, pigmenti e olio, perché Caravaggio non dipingeva le figure nella loro interezza, ma solo una parte. In tutto il resto del quadro non c’è nulla: il fondo scuro e le parti in ombra sono resi solo con la preparazione, non c’è pittura. Tra le opere giovanili del Caravaggio ci sono molti ragazzi seducenti presi dalla strada, dai luoghi che lui amava frequentare come osterie, bische, bordelli e luoghi di malaffare della città. La scelta dei diversi soggetti poco virili, protagonisti di svariate tele dell’artista, ha alimentato un chiacchiericcio riguardante il pittore su una sua presunta bisessualità. Tra le frequentazioni del Caravaggio quella con il giovane pittore Mario Minniti, modello per la tela il “Fanciullo con canestro di frutta”, è tra le più documentate; allo stesso modo sono state provate le assidue amicizie con le prostitute, molto spesso usate come modelle per rappresentare importanti figure femminili della storia della chiesa. L’utilizzo di queste persone per rappresentare silhouettes di spicco, come anche la scelta di far posare vecchi e deformi nei panni di venerati santi, fu motivo di molte critiche. All’artista sono state mosse le accuse di esaltare la goffaggine e la sporcizia di certi personaggi, lasciando da parte l’idealizzazione della bellezza e la ricerca di una perfezione compositiva, particolarità da sempre ricercate dagli artisti precedenti, specie nella rappresentazione di soggetti appartenenti alla storia delle religioni. Per questo motivo diverse opere commissionate non sono, a loro conclusione, state acquistate dai richiedenti, ma successivamente da terzi. 236


Michelangelo Merisi da Caravaggio San Giovanni Battista, 1603 Olio su tela, 172,7 x 132 cm The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri


ARTE

Parlando di tecnica, invece, il cambiamento cruciale avviene nel 1600 quando l’uomo è chiamato a dipingere la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (primo incarico pubblico e su tele di grandi dimensioni). Al pittore viene dato un solo anno di tempo per completare l’opera e un compenso all’epoca straordinario: 400 scudi. Abituato ad affrescare “tre teste” al giorno per poche monete, si può comprendere come questa commessa abbia rappresentato una svolta fondamentale per la carriera e la vita dell’artista. Caravaggio sarà preso a modello da molti artisti del Seicento in Italia e in tutta Europa, al punto da far nascere il termine caravaggismo per definire la sua influenza che si protrarrà, con alterne vicende, sino all’Ottocento, anche se, alla grande fama in vita, era seguito un oblio di due secoli. L’opera di Caravaggio è stata riscoperta e consacrata nel Novecento grazie agli studi di Roberto Longhi che nel 1951 gli dedicò una mostra epocale nel Palazzo Reale di Milano. Dentro Caravaggio Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo, 12 Dal 29 settembre 2017 al 28 gennaio 2018 martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle ore 9,30 alle 19,30 giovedì e sabato dalle ore 9.30 alle ore 22.30 lunedì dalle 14,30 alle 19,30 Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura Mostra promossa e prodotta da Comune di Milano, Palazzo Reale, MondoMostre Skira In collaborazione con MIBACT (Ministero dei Beni e del Turismo) Partner Gruppo Bracco www.palazzorealemilano.it www.caravaggiomilano.it 238

Michelangelo Merisi da Caravaggio Sacrificio di Isacco, 1602-1603 Olio su tela, 152,5 x 182 x 11 cm Galleria degli Uffizi, Firenze



ALICE Photos by Nicoletta Micheli styling by Alexia Mingarelli

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t-shirt e camicia LAU clothing gonna Moschino calze Calzedonia collana Parfois scarpe Silvia Perrucci Photos by Nicoletta Micheli Styling by Alexia Mingarelli Mua: Naomi Budassi Hair stylist: Silvia Coltellacci Model: Lucia @Euphoria Agency



Quando Marlon era il totem del rito cinematografico ICONS


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arlon Brando. Due parole la prima morbida e sensuale, la seconda acuminata come la punta di una spada. Fatte su misura per nominare un divo del grande schermo che possedeva gli opposti fusi in un corpo troppo bello per essere umano: erotismo ed eroismo, dolcezza e violenza. Superstar equivalente al superuomo. Divo ideale, totem di un cinema che scatenava i desideri proibiti dalla morale puritana degli anni Cinquanta. Secondo le regole del type – casting hollywoodiano, primo attore assoluto come i suoi colleghi. Marilyn Monroe e James Dean, Liz Taylor e Montgomery Clift. Come attore, sfumava il personaggio, penetrando nel chiaroscuro della psiche attraverso l’espressione fisica delle emozioni. Impudico fino all’eccesso dell’esibizionismo, solare e insieme tenebroso. Come Stanley Kowalski nel memorabile film di Elia Kazan “Un tram che si chiama desiderio” (1951). Personaggio ambiguo, miscuglio schizoide di machismo e sensibilità femminile. Tagliato su misura sul corpo e sul look di Marlon Brando. Statuario e protervo, reso ancor più sexy da una canottiera madida di sudore o strappata su una spalla. Nonostante il numero altissimo dei primi piani di Vivien Leigh, protagonista e diva consolidata, il pubblico fu ipnotizzato dal corpo totemico di Marlon, uomo fatale che fa impazzire le donne. Nella sua icona coesistono le doti drammatiche dell’istrione ottocentesco, il gusto bohèmien della vita spericolata, l’anticonformismo esibito sia in privato che in pubblico. In questo senso resta epocale la sua interpretazione del film di Laszlo Benedek “Il selvaggio” (1954), prodotto dalla Columba sul modello dei b – movie sulle motociclette. Era il decollo di una nuova era segnata dalla sfida ai valori morali istituzionali.

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Nel film il personaggio di Johnny, vero e proprio alter ego dell’attore urla “Nessuno può dirmi che cosa devo fare”. L’imperativo categorico “Tu devi” viene sostituito dall’affermazione disinibita del proprio desiderio. Nessun altro divo ha liberato la libido più di Marlon, tanto da identificare se stesso con i propri personaggi. Così in “Fronte del porto” di Kazan (1954), film pieno di lunghe piano – sequenze teatrali che valorizzano all’estremo l’arte istrionica dell’attore. L’icona del divo contestatore della morale puritana fece il giro del mondo. Diventò fatto di costume. I giovani degli anni Cinquanta si vestivano e pettinavano come lui. Il corpo della star fu mercificata su poster e gadget. Brando ebbe come partner cinematografiche le più grandi attrici degli anni Cinquanta – Sessanta: dopo Vivien Leigh, si dimostra all’altezza del proprio carisma con Anna Magnani in “Selvaggio è il vento” (1957). 258


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Con Sophia Loren nel magistrale film di Chaplin “La contessa di Hon Kong” (1966) e con Liz Taylor in “Riflessi in un occhio d’oro” di John Huston (1967). In questa pellicola di culto Brando interpreta la parte di un soldato dilaniato da pulsioni omoerotiche e umiliato da una moglie irrequieta e avida di vita. Premiato con l’Oscar 1973, per il film di Coppola “Il padrino”, l’attore non si presenta alla cerimonia e manda al proprio posto una apache che legge un violento attacco contro il trattamento riservato dal Governo ai nativi d’America. Gesto radicale che fa parte dell’anticonformismo di Marlon come la parte del seduttore invecchiato di “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci (1972), decadente affresco del last superman che sfida la morte per mezzo dell’eros. Riccardo Di Salvo e Claudio Marchese 259


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Swimwear khongboon Earring and bracelet ABODI for Caterina Mariani Neckless DANIA H Photos and postproduction by Monica Antonelli - www.monimix.com Make-up, hairstyling and concept by Silvia Gerzeli - www.silviagerzeli.com Styling by Alessandra Chiatante - www.alessandrachiatante.com Model: Lily @Next Models Agency


Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadow: MAC Steamy + MAC Lucky Green + MAC Goldmine Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip

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Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Bar Palette + Lancome White Eyepencil: Shu Uemura Eye liner: Bobbi Brown Long-Wear Gel Black Ink Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Mascara: Lancome Hypnose Doll Eyes Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: MAC Retro Matte Liquid Lipcolour Caviar

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadow: Christian Dior Bar Palette + Inglot Gold Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip


Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyecream: MAC Paint Pot Quite Natural Eybrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: Nars Dolce Vita Velvet Matte

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: MAC Chrome Yellow Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Mascara: Lancome Hypnose Doll Eyes Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lispstick: MAC Bunnybeans

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: MAC Pigments Eyepencil: Shu Uemura Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Pencil: Nars Dolce Vita Velvet Matte + Nars Cruella Velvet Matte

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MOSTRA

NASA. A Human Adventure

Per chi sogna di fare l’astronauta, per chi ha appeso al chiodo l’equipaggiamento spaziale e per chi ha sempre la testa fra le nuvole

Passeggiata nello spazio Courtesy NASA


Stazione spaziale internazionale Courtesy NASA


MOSTRA

Casco per astronauti della missione Gemini Courtesy NASA and John Nurmien Events

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o sbarco sulla Luna ci rende ancora capaci di sognare mondi migliori, universi senza fine, dove buchi neri e remote galassie rendono tutto possibile, meraviglioso e visionario. Ciò accade perché da sempre lo spazio e il cosmo, con i suoi misteri e le sue scoperte, affascinano indistintamente chiunque: scienziati e uomini comuni, laici e religiosi, sognatori e scettici. È sufficiente questo per spiegare il perché nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 circa 900 milioni di persone s’incollarono alla tv per vedere un essere umano conquistare il suolo lunare. La passeggiata di Neil Armstrong e “Buzz” Aldrin sull’unico satellite della Terra segnò una tregua ai rancori e ai disordini di quegli anni. L’emozione di chi assistette a quell’evento prevalse su ogni cosa: dal giorno del decollo dell’Apollo 11 fu davvero come se tutto, anche in Italia, ruotasse intorno alla Luna. Per toccare e vivere più da vicino quest’esperienza dal 27 settembre arriva, per la prima volta in Italia, a Milano nello Spazio Ventura XV di via Privata Giovanni Ventura 15, “NASA. A human adventure”: la grande mostra prodotta dalla NASA in collaborazione con John Nurmien Events e Avatar. L’appuntamento, concepito per accontentare ed esaudire le curiosità di adulti e di bambini, ha già raccolto nel suo tour mondiale più di tre milioni di visitatori.

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MOSTRA

Questo è un viaggio di conquista e scoperta che si estende per 2500 metri quadrati tra razzi, Shuttle, Rover spaziali, simulatori di antigravità… un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dai primi lanci spaziali ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali, molti dei quali sono stati realmente nello spazio, provenienti dai programmi spaziali degli USA e dell’URSS. L’esposizione racconta la fantastica storia della National Aeronautics and Space Administration, per tutti la NASA, e le sue incredibili conquiste ottenute nei voli e nelle esplorazioni spaziali. I visitatori, non solo potranno ammirare le splendide astronavi e scoprire le storie delle persone che vi sono state a bordo o che le hanno progettate e costruite, ma avranno la possibilità di ammirare un enorme modello in scala del gigantesco razzo lunare Saturn V, la replica fedele a grandezza naturale della pioneristica navicella Mercury, un modulo dell’Apollo che portò il primo essere umano sulla Luna, il rover lunare che servì agli astronauti per esplorarla, l’iconico Space Shuttle e molto altro ancora. Come se non bastasse i più coraggiosi potranno sperimentare una simulazione di volo adrenalinica. Attraverso cinque sezioni (Sognatori, La corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione), i visitatori saranno catapultati in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo: la scoperta dello spazio. Sarà un’esperienza strabiliante che inizierà fin dall’ingresso, quando gli ospiti dovranno attraversare una passerella, la stessa che gli astronauti percorrono prima di salire a bordo degli shuttle e la medesima sulla quale, nella notte del 7 dicembre 1972, camminarono tre astronauti dell’Apollo 17 per atterrare sulla Luna. L’esplorazione dello spazio è una delle vicende umane di maggior impatto e questa mostra vuol dar conto anche dello spirito e dell’eroismo di quanti sopravvissero alle missioni spaziali, senza però dimenticare i sacrifici e le perdite di quegli uomini e quelle donne per i quali l’avventura si trasformò in tragedia.

Passeggiata nello spazio Courtesy NASA 274


Lo Space Shuttle Atlantis ancora connesso con la stazione russa Mir fotografato il 4 luglio 1995 Courtesy NASA


Allunaggio Courtesy NASA


MOSTRA

Guanto e scarpone di astronauta della missione Apollo Courtesy NASA and John Nurmien Events

Il lancio del Discovery Courtesy NASA

Alcune curiosità

che sono andati sulla Luna per esplorarla in pace, rimarranno sulla Luna per riposare in pace. Questi uomini impavidi, Neil Armstrong ed Edwin Aldrin, sanno che non c’è speranza per il loro recupero. Ma sanno che c’è speranza per l’umanità nel loro sacrificio. Questi due uomini stanno donando le loro vite per l’obiettivo più nobile dell’umanità: la ricerca della verità e della conoscenza. Si addoloreranno le loro famiglie ed i loro amici; si addolorerà la loro nazione; si addolorerà tutta la gente del mondo; si addolorerà la Madre Terra per avere mandato due dei suoi figli verso l’ignoto. Nella loro esplorazione hanno unito le popolazioni del mondo come se fosse una; nel loro sacrificio, hanno legato ancora più strettamente la fratellanza tra gli uomini. Nei giorni antichi, gli uomini hanno guardato le stelle ed hanno visto i loro eroi nelle costellazioni.

- La notte dello sbarco sulla Luna in Italia, nelle scuole e nei bar non si parlava d’altro. I negozi, con le vetrine rigorosamente a tema, ottennero il permesso di tenere accesa la tv anche durante l’orario di apertura e al carcere di Roma il Ministero concesse 600 apparecchi in prestito. In quella notte non ci furono furti né rapine: a Milano il centralino della polizia squillò solo due volte e a Bologna e Roma il copione non fu diverso. - Negli Archivi Nazionali di Washington D.C. c’è una copia del seguente comunicato stampa, datato 18 luglio 1969, preparato per il presidente Nixon, che avrebbe dovuto leggerlo in diretta TV nel caso in cui gli astronauti della missione Apollo 11 fossero rimasti bloccati sulla Luna: “Il destino ha voluto che gli uomini

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MOSTRA

Il lancio del Saturn IB Courtesy NASA

Oggi, noi facciamo lo stesso, ma i nostri eroi sono uomini in carne e ossa. Altri seguiranno e certamente troveranno la loro via di casa. La ricerca dell’Uomo non verrà negata. Ma questi uomini erano i primi, e i primi resteranno nei nostri cuori. Ogni uomo che guarderà la Luna nella notte saprà che c’è da qualche parte un piccolo angolo che sarà per sempre l’umanità”. - Nel 1999 un sondaggio della Gallup ha rilevato che il 6% dei cittadini statunitensi ha dubbi sull’allunaggio. I teorici del complotto sostengono che lo sbarco sia stato simulato in uno studio cinematografico.

NASA. A Human Adventure. 27 settembre 2017 - 4 marzo 2018 Spazio Ventura XV Via Giovanni Ventura 15 Milano: Lunedì - Domenica / 10,00 - 19,30

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Primo sbarco dell’uomo sulla Luna Courtesy NASA


BEAUTY of ELEMENTS Photos by Tatiana Benedetti and Riccardo Romaldini Mua and Hair by Mariano Sabatelli


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