Giardino Da Tavolo / CAPUANO Luca

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GIARDINO DA TAVOLO

LUCA CAPUANO



GIARDINO DA TAVOLO

LUCA CAPUANO


GENESI PROGETTUALE

ll progetto “Giardino da tavolo” è realizzato da Luca Capuano con la collaborazione di Camilla Casadei Maldini, presso la sua residenza nelle campagne bolognesi. L’adattamento editoriale ruota attorno al concetto di tempo, la cui percezione si traduce in varie forme: filosofica, scientifica, politica e sociale. In particolar modo il tempo è valutato tramite misurazioni tecniche, ma anche come forma di resistenza politico-sociale. Per introdurre alla suddivisione del progetto in tre parti, sono riportati a seguito gli studi teorici su cui essa è basata. I. Percezione della realtà La percezione umana del tempo è la proiezione che la coscienza costruisce, in modo che la realtà di cui siamo parte si sarebbe materialmente modificata. Nell’ambito della fisica tale concetto non trova una corrispondenza univoca. L’apparente successione degli eventi non si può sequenziare in modo assoluto, ma solo localmente: tutto ciò che si muove nello spazio e/o si trasforma è descritto dalla mente umana a livello temporale. Alcuni esempi tra i più immediati dell’apparente correlazione tra tempo e moto sono la rotazione della Terra attorno al proprio asse, che determina l’alternarsi del giorno e della notte, e il suo moto di rivoluzione intorno al Sole, che determina le variazioni stagionali e la durata dell’anno solare. Nella “Fisica”1, Aristotele analizza il tempo in ambito metafisico, definendolo la misura del movimento secondo il “prima” e il “poi”, legandolo indissolubilmente al concetto di spazio, necessario per definire la percezione cronologica degli eventi. Afferma inoltre che il tempo è ciò che «non è» o che «è appena, e debolmente», e appartiene più al non-essere che all’essere, in quanto è composto di «istanti», ovvero di qualcosa che non è più o non è ancora. Il tempo è collegato al movimento [kinesis] e al cambiamento [metabolé] ed esiste solamente se c’è una coscienza (umana, divina o di altro genere) in grado di porlo in essere e contarlo.

Nel suo “Saggio sui dati immediati della coscienza”2 il filosofo francese Henri Bergson comincia ad affrontare il tema del tempo distinguendo tra tempo della scienza e tempo della coscienza. Il tempo come unità di misura dei fenomeni fisici, infatti, si risolve in una spazializzazione (come ad esempio le lancette dell’orologio) in cui ogni istante è oggettivamente rappresentato e qualitativamente identico a tutti gli altri; il tempo autentico, invece, si trova nella nostra coscienza che lo conosce mediante intuizione; esso è vissuto soggettivamente, e ogni istante risulta qualitativamente diverso da tutti gli altri. Ciò significa che l’uomo vive nel presente con il ricordo del passato e l’anticipazione del futuro. La coscienza diventa dunque l’elemento che salda passato e futuro nel presente. Se quindi per la scienza il tempo lo si può rappresentare semplicemente come una linea continua formata da una successione di istanti tutti uguali fra di loro, riducendo quindi il tempo allo spazio, per la nostra coscienza non è affatto una dimensione statica ed omogenea, ma al contrario una dimensione dinamica ed eterogenea. L’idea del passato che spinge verso il futuro suggerisce infatti che nulla sia determinato rigorosamente, ma che sussista quello che Bergson chiamerà, in opere successive, “slancio vitale”, ovvero una sorta di forza creatrice sempre in grado di produrre qualcosa di nuovo. Questa forza sfugge ad ogni causalità in favore di una ritrovata casualità, che non opera secondo le regole di causa ed effetto.3 Sotto questo profilo è curioso notare come Bergson respinga la contrapposizione tradizionale tra meccanicismo e finalismo e afferma espressamente che sono le due facce della stessa medaglia. Il meccanicismo prescrive che tutto avvenga in modo deterministicamente prevedibile attraverso rapporti di causa/effetto; il finalismo, dal canto suo, prevede che l’azione sia orientata verso un fine; ne consegue che anche nel finalismo, come nel meccanicismo, tutto è già rigorosamente determinato fin dall’inizio. Caduta la contrapposizione tra i due, il filosofo francese afferma che la maniera corretta per interpretare la realtà interiore non è nè il finalismo nè il mecca-

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Aristotele; Fisica (in Opere), vol. III trad. it. di A. Russo. Laterza, Roma-Bari, 1995. Bergson, Henri; Saggio sui dati immediati della coscienza, Raffaello Cortina Editore, 2002. Bergson, Henri; L’evoluzione creatrice, Raffaello Cortina Editore, 2002.


nicismo, bensì la spontaneità: la si deve cioè intendere come un flusso di coscienza in cui non si possono ritagliare pezzi (dal momento che ogni momento è presente anche in quello successivo) e in cui nulla è già determinato e tutto spinge con una forza che rifugge da ogni determinazione. L’uomo tra tutti gli esseri presenti sulla Terra è l’unico che continua ad adoperare il suo slancio creatore non tanto a livello biologico, ma nella sua attività culturale modificando la realtà. L’uomo non crea dal nulla realtà mai esistite, ma è subcreatore poiché egli crea delle forme dove esprime in modo originale realtà nuove, rappresentandole attraverso l’arte, la scienza o la stessa filosofia. Tutta la civiltà umana è il risultato dello slancio creatore dell’uomo. «Il nostro io concreto, il nostro io vivente si ricopre di una crosta esterna di fatti di coscienza nettamente disegnati, separati gli uni dagli altri, e di conseguenza, fissati»; ma contro questo io fantasma agisce al modo di una rivolta l’atto libero, allora «l’io dal basso risale alla superficie, la crosta esterna scoppia sotto una spinta irresistibile». L’azione libera è l’espressione della pura durata, la rottura della catena delle cause necessitanti è «la punta che si insinua nel futuro dischiudendolo senza posa». Agire liberamente significa, in ultima analisi, ritornare a sé, riprendere possesso di sé, ricollocarsi nella durata. Ed è proprio alla luce di ciò che il tempo può essere definito come una forma di resistenza sia politica che sociale. II. Misurazione della realtà Il costante desiderio di fermare il tempo anche solo per un attimo e di immortalarlo cela l’umana paura di non poter racchiudere le proprie emozioni e di non poterle congelare nel loro accadere. La ricerca di un senso tra realtà vissuta e quella “catturata” da un medium, quale può essere la macchina fotografica, deve fare i conti con lo statuto stesso della fotografia e il fatto che essa possa analizzarsi in quanto tale attraverso delle verifiche e delle misurazioni tecniche. Un’azione meccanica come quella di premere un pulsante e scattare una foto, non viene conside-

rata in sé stessa, ma solo per la sua finalità. Da un altro punto di vista la ricerca spasmodica dell’attimo fuggente, riduce a pensare che rispetto a quell’istante tutti gli altri abbiano meno importanza qualitativa. Eppure la somma di quegli istanti ha prevalenza numerica, mentre quell’attimo immortalato sarebbe l’eccezione alla regola, che non rappresenterebbe la realtà per come è nella sua totalità. Ebbene, a questo punto non resta che ripartire da zero ed analizzarla elementarmente, affinché si racconti da sola e acquisisca un nuovo significato. Marcel Jean4 parla della banalità come punto di partenza di una serie di sviluppi più complessi. La ritualità che assume uno scatto ripetuto sullo stesso soggetto, mette il fotografo dinanzi al nucleo stesso della propria idea e dello statuto fotografico presente a priori. Tale statuto diviene umano e diviene statuto di presenza. Tutte le esperienze e le consuetudini collimano con la loro durata rappresentando la pura esistenza vissuta. III. Riappropriazione della realtà Nel progetto “Giardino da tavolo” il desiderio di riappropriazione del tempo e del proprio spazio personale (vissuti al di fuori della collettività) si traducono, nell’atto creativo, in uno slancio di resistenza politico-sociale, a partire dall’osservazione della realtà più intima e vicina al fotografo. Questa osmosi di istanze viene espressa in tre modi differenti: il primo rappresenta il tempo autentico, quello umano, narrato attraverso delle verifiche e delle serie fotografiche; questo primo livello risulta scandito dal secondo, il quale rappresenta il tempo oggettivo quantitativo, quello proprio della fisica e della matematica, esplicato da una sezione dedicata allo studio spaziale di un orto. Nel volume apparato “presentecontinuo”, realizzato da Camilla Casadei Maldini in collaborazione con Luca Capuano, si trova invece il terzo livello, che traduce il rito dello scatto nel suo significato assoluto in cui la riappropriazione del tempo personale completa il suo percorso.

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Marcel Jean; Il surrealismo, Bompiani, 1959.































































































































































































































































































































«Tu sei il Sole. Il Sole non si muove, è ciò che fa. Tu sei la Terra. La Terra prima si mette qui, e poi comincia a girare intorno al Sole. Ed ora avremo una spiegazione con cui anche noi persone semplici potremo com­prendere qualcosa sull’immortalità. Vi prego soltanto di venire con me in uno spazio sconfinato dove regnano la stabilità, la serenità, la pace, e il vuoto infinito. Immaginate che qui, in questo infinito silenzio sonoro, tutto sia avvolto da un’oscurità impenetrabile. Qui, percepiamo solo un movimento generico, e all’inizio non ci accorgiamo di quali avvenimenti straordinari siamo testimoni. La luce sfolgorante del Sole diffonde sempre luce e calore sulla metà della Terra che in quel momento è rivolta verso di esso. E noi siamo in questo splendore. Questo è la Luna. La Luna effettua un movimento rotatorio intorno alla Terra. Ma che succede adesso? All’improvviso vediamo che il disco della Luna, il disco della Luna si sovrappone al globo fiammeggiante del Sole, creando come una cavità sul disco del Sole; e questa cavità, un’ombra scura che cresce … cresce sempre di più. Man mano che lo copre non lascia che una falce sottile, una falce accecante. Un attimo dopo, diciamo verso le tredici, improvvisamente scoppia il dramma. In quel preciso momento, l’aria si raffredda inaspettatamente. Lo sentite anche voi? Il cielo si scurisce e tutto diventa buio. I cani guaiscono, le lepri si nascondono impaurite, il cervo corre via impazzito. In questo tramonto spaventoso e inconcepibile, anche gli uccelli … gli uccelli sono turbati e volano nei loro nidi. Ora c’è solo silenzio. Tutte le creature viventi ammutoliscono. Si muoveranno le montagne? Precipiterà su di noi la volta celeste? La Terra si aprirà sotto i nostri piedi? Non lo sappiamo. Non possiamo saperlo perché un’eclissi totale ci avvolge. Però … non c’è motivo di aver paura. Non è ancora finita. Perchè dal lato opposto del globo solare, la Luna lentamente si allontana. E iI Sole torna a splendere, e sulla Terra lentamente torna la luce e nuovamente essa viene investita dal calore. Tutti sono trafitti da forti emozioni. Sono sfuggiti al peso dell’oscurità.»

Tarr, Béla; Le armonie di Werckmeister, 2000.


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Sontag, Susan; Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società, Einaudi, 2004.


GIARDINO DA TAVOLO Fotografie Luca Capuano Progetto grafico Diletta Comini Celeste Quercia Progetto realizzato per il corso di Progettazione grafica dell’immagine Mauro Vincenzo Bubbico Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, Urbino Diploma Accademico di II Livello in Comunicazione e Design per l’Editoria A.A. 2021/2022 Carta Munken Lynx 130 g Fedrigoni Woodstock camoscio 130 g Fedrigoni Symbol Freelife 130 g Font Or Lemmen (Or Type foundry, 2018) Union (RP Digital Foundry, 2009) Finito di stampare nel Febbraio 2022 presso Graphic Line S.r.l, Faenza. Copia /




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