A cura di: Carmela Bonfanti Assessorato alle Risorse Agricole ed Alimentari della Regione Siciliana Alberto Continella Alessandra Gentile Stefano La Malfa Università degli Studi di Catania
ISBN 978-88-6242-056-3
Lavoro realizzato con il contributo della Regione Siciliana nell’ambito del progetto “Risorse Genetiche Vegetali Siciliane”
Prima edizione Italiana, Luglio 2012 © 2012, LetteraVentidue Edizioni Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.
I disegni sono tratti e rielaborati dal volume Bellini, E., a cura di, Le specie legnose da frutto: liste dei caratteri descrittivi. Firenze: Polistampa, 2008.
L’ autore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. Progetto grafico: Raffaello Buccheri (Officina22) Ottimizzazione testi ed immagini: Chiara Rizzica per LetteraVentidue Edizioni LetteraVentidue Edizioni S.r.l. www.letteraventidue.com Via Luigi Spagna, 50 L, 96100 Siracusa, Italia
Si ringraziano per la collaborazione: il prof. Francesco Sottile dell’Università di Palermo per l’attività di coordinamento dell’intero progetto; il fotografo Paolo Barone per la realizzazione fotografica delle tavole di foglie, fiori e frutti; i funzionari delle SOAT del Distretto Etna; gli imprenditori agricoli del territorio etneo che hanno messo a disposizione le loro conoscenze e il materiale vegetale per la propoagazione; l’Ente Parco dell’Etna che ospita una parte del germoplasma descritto.
INDICE 5 6 9 16 19 23 27 31 35 39 43 47 51 55 59 63 67 71 73 77 81 85
Presentazione Introduzione Caratteri descrittivi Ciliegio Ciliegia di Don Antoni Cirasa bianca Cirasuni Ducignola nera Gabbaladri Genovese Minnulara Napoleona precoce Napoleona verifica Puntalazzese Raffiuna Sampitrisa Toscana Melo Amidonna Bunnanza Cardillo Cirino
89 93 97 101 105 109 113 117 121 125
Cola Gelato Gelata Cola Lappiuni Ruggia Rumaneddu San Giovanni Testa di Re Turco
183 187 191 195 199 203 207 211 215 219
Pero 223
127 131 135 139 143 147 151 155 159 163 167 171 175 179
Paradiso Pasqualino Putiru d’estate Regina Rosa San Giovanni Spineddu Ucciarduni UrzÏ Virgolese
Angelico Bergamotto Bianchetto Bianchettone Bruttu beddu Buona Luisa Cavaliere Coscia Falcuneddu Gentile Ialofuru Iazzolo Iazzuleddu Mascatello nero
Bibliografia
Presentazione Dario Cartabellotta Direttore Dipartimento Interventi Infrastrutturali Assessorato alle Risorse Agricole ed Alimentari della Regione Siciliana
Il germoplasma locale rappresenta una importante fonte di caratteri e di tratti agronomici utili anche alla moderna frutticoltura per il tramite del miglioramento genetico. Salvaguardare questo patrimonio significa anche mantenere in vita le tradizioni agroalimentari del territorio, tutelarne l’assetto paesaggistico e porre le basi per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. La Regione siciliana, attraverso numerose iniziative di ricerca e di sviluppo, ha da oltre un decennio intrapreso un percorso di recupero, tutela e valorizzazione delle risorse genetiche autoctone avvalendosi anche della collaborazione delle Università e delle altre istituzioni scientifiche operanti sul territorio regionale; tale percorso, iniziato con la definizione di strumenti e strategie innovative per il raggiungimento degli obiettivi di tutela della biodiversità, è proseguito anche con azioni di valorizzazione e di conoscenza di tale patrimonio. In tale ottica si colloca la presente pubblicazione che testimonia l’interesse di diversi operatori e la loro sensibilità
verso la salvaguardia e la riscoperta delle antiche varietà delle specie coltivate – utilizzate in agricoltura fino ad un passato recente – ma oggi sempre più sottoposte a processi di erosione genetica. Attenzione particolare è stata rivolta, oltre che alla vite ed all’olivo, oggetto di specifici interventi sul territorio regionale, al comparto dei fruttiferi per i quali la nostra regione presenta delle zone che non è erroneo definire autentici “serbatoi di biodiversità”, territori nei quali si sono accumulate nel tempo varietà ed ecotipi locali in un felice connubio tra la terra e chi la lavora, tra la pianta ed i prodotti che da questa si ottengono. E’ proprio in uno di questi territori, il massiccio Etneo, che si è soffermata l’attenzione degli Autori che hanno studiato il patrimonio varietale di diverse specie, delle quali tre, ciliegio, melo e pero, vengono presentate in questo volume. Circa 50 accessioni locali sono descritte configurando un patrimonio di conoscenze utile agli operatori del presente e del futuro per una efficace azione di tutela e di valorizzazione. 5
Ciliegio
Melo
Pero
Acquavena Cappuccia Cappuccia pizzuta Ciliegia di Don Antoni Cirasa bianca Cirasuni Ducignola nera Gabbaladri* Genovese Maiatica Maiolina Maiolina a grappolo Maredda Minnulara Napoleona forestiera Napoleona precoce Napoleona verifica Napoletana Napoletana doppia Puntalazzese* Raffiuna Sampitrisa Toscana Zio Peppino
Auruduci Barriatu* Bunnanza Cardillo Cirino* Cola Donneddu Gelata Gelata Cola Lappio Lappione Malideci Medonna* Rotolo Ruggia* Rumaneddu* San Giovanni Turco Zuccareddu
Angelico Angelico doppio Bianchetto Bianchettone Buona Luisa Bergamotto Bruttu beddu* Buccadama Campana Catanese Cavaliere Chiuzzu Coscia Cunfittaru Duchessa d’Angiò Faccibedda Falcuneddu Gaggiò Garibaldi Gentile Ialofuru Ialufreddu Iazzolo Iazzuleddu Lardaro* Moscatello maiolino Mascatello nero
*Accessioni di prima segnalazione in letteratura
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Paradiso Pasqualino* Piru Pizzu* Pistacchino Putiru d’estate Putiru d’inverno Reale Regina Rosa San Giovanni Sanamalati etnese Savino Sciaduna* Spineddu Ucciarduni Urzì* Virgolese Zio Pietro*
Caratteri descrittivi
Le ricerche riguardanti le caratteristiche bioagronomiche di diverse accessioni si basano sull’adozione di una metodologia scientifica di acquisizione dei dati e della loro analisi. Oltre alle fasi preliminari di indagine (ricerca bibliografica, scelta delle informazioni da acquisire, compilazione delle schede conoscitive), particolare importanza riveste la fase di compilazione delle schede pomologiche. Nel lavoro destinato a questo volume tale fase ha riguardato, per le tre specie oggetto di indagine, la raccolta dei principali dati morfologici, fenologici, agronomici, nonché dello stato fitosanitario delle accessioni censite. Tutti i dati, compresi quelli biometrici, sono stati determinati tramite apposite misurazioni in laboratorio e quindi confluiti nelle schede pomologiche. Per la realizzazione di queste ultime si è fatto riferimento al volume “Le specie legnose da frutto: liste dei caratteri descrittivi”. Strumento ausiliario di indagine, inoltre, è stata la realizzazione di un archivio fotografico con immagini dei frutti interi e in sezione, dei fiori e delle foglie oltreché delle piante. 9
Il ciliegio
Prunus avium L.
L’albero, scarsamente pollonifero, può assumere grande sviluppo, raggiungendo 15-20 m di altezza con molte branche oblique, disposte a palchi, poco ramificate. La corteccia è liscia, ricca di lenticelle allungate trasversalmente, di colore bruno-rossiccio nei giovani esemplari e bruno-grigiastro in quelli più adulti. Le foglie sono caduche ed alterne, grandi, lanceolate, ellittiche o allargate, pendenti verso l’estremità dei rami, appuntite con margini seghettati, crenati o dentati di color verde intenso e lucide nella parte superiore, più chiare inferiormente; il picciolo è lungo, grosso con due evidenti glandole peziolari. I fiori sono ermafroditi, riuniti in un’infiorescenza a ombrella, generalmente costituita da tre fiori per gemma i cui peduncoli sono inseriti su un corto asse. Il calice è formato da 5 sepali sul cui bordo sono inseriti 5 petali di colore bianco. Quasi tutte le cultivar di ciliegio dolce sono autoincompatibili e l’impollinazione è esclusivamente di tipo entomofilo. Il frutto, portato da un peduncolo più o meno lungo, è una drupa pendente, rotonda, ovale o cuoriforme, attraversato da una evidente linea di sutura; buccia e polpa sono rosse per la presenza di antociani, ma esistono anche cultivar con frutti gialli; il nocciolo è rotondeggiante con diverso grado di aderenza alla polpa. Le ciliegie si raccolgono quando sono perfettamente mature poiché dopo la raccolta non continua il processo di maturazione. 10
Albero: portamento
molto assurgente
assurgente
semi-assurgente
aperto
ricadente
Foglia: forma
lanceolata
ellittica
ellittico-lanceolata
Fiore: disposizione dei petali
libera
tegente
Frutto: forma in sezione longitudinale
accavallata
irregolare sferico-appiattita
tronco-conica
ellissoidale
Fiore: forma del petalo
arrotondata
ovoidale allungata
sferica
ovoidale
cuoriforme
Nocciolo: forma
ellittica
ellittico-allargata
arrotondata
ellittica
Nocciolo: forma della punta
diritta
ricurva
senza punta
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Ciliegio
Nel massiccio etneo la cerasicoltura riveste un ruolo rilevante estendendosi dalle aree rivierasche a circa mille metri di altitudine. Il ciliegio si presenta raramente con impianti specializzati, bensì si trova più frequentemente in coltura consociata con altre specie arboree: dal limone nelle prime propaggini collinari, alla vite o altre drupacee o pomacee alle quote più elevate, con piante disposte irregolarmente o a filari lungo linee di confine tra appezzamenti limitrofi. Presente nel territorio in maniera sparsa sin dal XVII secolo, oggi la sua presenza si rileva più diffusamente sul versante orientale dell’Etna, trovando la sua più elettiva localizzazione nelle aree collinari. Presente a macchia di leopardo, in alcune zone caratterizza l’economia agraria dei singoli territori, particolarmente Giarre e Mascali in bassa collina, nonché a quote più elevate Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea. Il ciliegio è dotato di un germoplasma autoctono molto eterogeneo, caratterizzato dalla presenza di diversi biotipi. Nell’ambito di tali aree esso assume connotati differenti soprattutto in riferimento alle varietà e quindi all’epoca di maturazione e alle caratteristiche dei frutti. Nelle zone a quote più basse la coltura si esprime prevalentemente con cultivar a maturazione precoce; i mercati sono infatti molto interessati alle ciliegie delle varietà Maiolina, Maiolina a grappolo e Napoleone precoce. Altrettanto apprezzate, fino alla piena estate, sono le ciliegie dei territori di Viagrande, Trecastagni e comuni limitrofi, di cultivar a polpa dura, tra cui le rinomate Mastrantonio o Ciliegia di don Antoni, Napoleona, Raffiuna e numerose altre. Uno dei connotati caratterizzanti la cerasicoltura dell’Etna appare infatti la notevole ricchezza del patrimonio varietale; questa è espressione della antica coltivazione della specie, della necessità di consociare accessioni diverse per poter superare i frequenti fenomeni di autoincompatibilità, della esigenza di adattare la specie ad ambienti microclimatici differenziati, della opportunità di articolare temporalmente i calendari di maturazione e di offerta
del prodotto. Tale privilegio viene ulteriormente esteso in virtù del gradiente altitudinale del territorio investito a questa coltura, che se da un lato consente di ampliare il periodo di offerta dei frutti di una singola varietà, dall’altro permette di intercettare interamente il calendario anticipando le varietà precoci o ritardando le tardive. Inoltre, negli ultimi anni, si sono diffuse alcune promettenti varietà alloctone con caratteristiche di pregio che vanno dall’autocompatibilità alla maturazione in periodi tali da estendere ulteriormente il calendario di raccolta in epoca molto precoce o molto tardiva. Sebbene il germoplasma autoctono sia ancora ricco e diversificato, la cerasicoltura etnea si concentra essenzialmente su due varietà, la Ciliegia di don Antoni e la Napoleona precoce che rappresentano, rispettivamente, il 30-40% ed il 25-30% della produzione, seguite dalle altre varietà locali. Il ciliegio in quanto coltura consociata non beneficia di cure colturali dirette, eccezion fatta per qualche potatura e per i trattamenti contro la mosca nelle varietà più tardive, i cui frutti non sfuggono ai relativi gravi attacchi. Abitualmente innestato su portinnesto franco, conferisce alle varietà coltivate elevato vigore e portamento assurgente, incidendo ciò notevolmente sui costi di raccolta e di gestione della chioma. Nel contesto della valorizzazione della cerasicoltura etnea, un ruolo importante è rivestito anche dal recente conseguimento della denominazione DOP “Ciliegia dell’Etna”, che prevede la Ciliegia di Don Antoni come unica varietà, distinguendosi per la bassa acidità associata alla croccantezza e ad un buon tenore zuccherino dei frutti.
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CILIEGIA DI DON ANTONI La Ciliegia di Don Antoni, nota anche con il nome di Mastrantoni, è la varietà di ciliegie più diffusa e apprezzata dell’Etna. Nel 2011 ha avuto il riconoscimento della DOP “Ciliegia dell’Etna”. Sembra abbia avuto origine da ibridazione spontanea della cultivar Raffiuna e che sia stata individuata nella seconda metà dell’800 nella proprietà dell’avvocato Antonio Gangemi nel territorio di Trecastagni, da cui il nome. Gli alberi dal portamento semi assurgente raggiungono grande sviluppo e sono molto longevi, le foglie di media dimensione hanno margine seghettato e picciolo medio intensamente pigmentato. I fiori hanno petali arrotondati e accavallati e con margine intero. La fioritura, che avviene tra fine marzo e aprile è sempre molto abbondante, i fiori autosterili temono le nebbie e i ritorni di freddo. Il frutto di pezzatura grossa ha forma a cuore, schiacciato da un lato, peduncolo medio, buccia di colore rosso cupo, brillante, polpa dolce e croccante, molto gradevole, matura dalla II decade di giugno alla I – II di luglio a seconda della quota altimetrica. La produzione è caratterizzata dall’alternanza.
Albero
Portamento semi-assurgente Densità chioma media
Ciliegio / 19
Fiore
Dimensione della corolla media Forma del petalo arrotondata Posizione dei petali accavallata Margine del petalo intero Epoca di fioritura terza decade di marzo
Foglia
Lunghezza lunga Larghezza media Forma ellittica Angolo apicale medio Margine seghettato Colore verde della pagina superiore medio Lunghezza del picciolo media Colorazione antocianica del picciolo media
Frutto
Dimensione grossa Forma cuoriforme Lunghezza peduncolo media Aspetto calotta stilare piatta Colore buccia rosso scuro Consistenza polpa dura Dimensione nocciolo media Forma nocciolo ellittico-allargata Epoca di maturazione seconda decade di giugno
Melo
Il melo è tra le specie più rappresentative della frutticoltura del territorio etneo. L’ampia adattabilità di questa specie ad ambienti più freddi ne consente, infatti, la presenza lungo le pendici del vulcano a quote più elevate rispetto a quelle raggiungibili da altre specie (fino a 1500 m s.l.m.). Si può senz’altro affermare che la diffusione sul massiccio etneo del melo è relativamente maggiore rispetto a quanto si registra in altri contesti dell’isola. La fascia altitudinale maggiormente interessata alla melicoltura è quella compresa tra i 600 e 1400 m di quota, mentre gli areali maggiormente interessati alla coltivazione sono quelli ricadenti nei comuni di Zafferana Etnea, Milo, Sant’Alfio e Mascali per quanto riguarda il versante orientale e Pedara, Nicolosi, Ragalna, Biancavilla, Adrano per quanto riguarda il versante sud-occidentale. Fino alla prima metà del secolo scorso la melicoltura ha rivestito nell’ambiente etneo un ruolo strategico, esprimendo una sorta di unicità all’interno del comparto frutticolo siciliano. In questo ambiente infatti il melo ha trovato condizioni pedoclimatiche idonee a soddisfare le sue particolari esigenze bioagronomiche, sia pure spesso in assenza di apporti irrigui e di concimi. Era la melicoltura tradizionale che si avvantaggiava dell’utilizzo di soggetti franchi, spesso identificati come selvatici, e, almeno per i primi periodi d’impianto, dell’uso generalizzato di terreni di origine boschiva, notoriamente apportatori di fertilità residua. La realizzazione di diversi impianti in condizione limite, sia per quota altimetrica che per giacitura, che per accessibilità, testimoniano dell’interesse che la coltura ha riscosso. Tale interesse giustifica anche la presenza dell’elevato numero di cultivar e accessioni locali coltivate quale risultato di una stratificazione colturale e di un’attenzione che è rimasta viva fin quando i limiti orografici e strutturali erano ancora poco determinanti sulla sua redditività; la fine del localismo e l’arrivo massiccio di prodotti da altre regioni coincidono con l’inesorabile e rapido declino. A tradizionali impianti basati su tali cultivar
locali, negli ultimi decenni si sono affiancati, ove consentito dalle condizioni morfo-pedologiche, quelli realizzati con le moderne varietà e con protocolli di coltivazione più razionali. Non sono infrequenti sull’Etna i meleti specializzati o in consociazione con la vite, basati su moderne varietà del tipo “delicious” ad epicarpo rosso, innestate su portinnesti selezionati, che in qualche modo sono riusciti a rivitalizzare economicamente il comparto. Tuttavia oggi l’interesse nei confronti del patrimonio frutticolo tradizionale dell’Etna travalica il mero aspetto economico ed investe più in generale la problematica della salvaguardia del germoplasma. Attualmente il panorama varietale è dominato da numerose cultivar locali, in alcuni casi oggetto di rivalutazione sul mercato in funzione di alcune pregevoli caratteristiche di qualità. Molto apprezzate sono ad esempio le mele Cola e Gelato cola ad epicarpo bianco-cremeo; il quadro delle cultivar ad epicarpo rosso è meno definito per la più massiva presenza di varietà di introduzione anche recente. Accanto a quelle ricordate, numerose altre cultivar locali si rinvengono ancora sull’Etna e rappresentano un patrimonio genetico meritevole di essere raccolto, descritto e conservato.
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AMIDONNA Sinonimi Medonna o Pomo della Madonna. Varietà presente con pochi esemplari nei meleti del versante orientale dell’Etna, l’albero di media vigoria ha portamento aperto, le foglie hanno forma ellittico allungata, margine crenato e picciolo lungo. I fiori hanno petali bianchi, ellittici, in parte liberi e in parte sovrapposti. La fioritura avviene nella terza decade di aprile. I frutti sono piccoli, di forma conica con peduncolo di media lunghezza, la buccia è di colore giallo-verde con sovraccolore rosso, la polpa è bianca, acidula, leggermente tannica, fine e poco profumata. Si raccoglie nella I decade di ottobre, si consuma come frutto fresco entro dicembre.
Albero
Vigoria media Portamento aperto
Melo / 73
Fiore
Dimensione della corolla media Forma del petalo ellittica Disposizione dei petali nei diversi tipi Epoca di fioritura terza decade di aprile
Foglia
Lunghezza media Larghezza media Forma ellittico-allungata Forma della base stretta Margine crenato Lunghezza del picciolo lunga
Frutto
Dimensione piccola Forma conica Lunghezza peduncolo media Spessore del peduncolo medio Profondità della cavità calicina media Profondità della cavità peduncolare media Colore della buccia giallo-verde Sovraccolore della buccia rosso Epoca di raccolta prima decade di ottobre