Ricostruzione assonometrica del Castello Eurialo ai tempi di Ierone II (aquarello Margareta Schützenberger)
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Dieter Mertens, Heinz-Jürgen Beste / Siracusa - La città e le sue mura
Siracusa - La cittĂ e le sue mura
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L'Istituto di Studi Economici e di Ricerca Applicata (I.S.E.R.) che fa capo a Confindustria Siracusa, con la pubblicazione in italiano degli importanti studi dei professori Dieter Mertens e Heinz-Jürgen Beste, intende fornire un contributo alla conoscenza del prezioso patrimonio storico ed archeologico rappresentato dal complesso delle Mura Dionigiane. La conoscenza, anche da parte del pubblico più vasto, è elemento fondamentale per stimolare la ricerca e garantire la tutela dei beni unici al mondo che Siracusa possiede. Avv. Vittorio Pianese, Presidente I.S.E.R.
Numero speciale
Storie di città I luoghi, la storia, la bellezza Collana diretta da Lucia Trigilia
ISBN 978-88-6242-282-6 Prima edizione aprile 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Dieter Mertens © Heinz-Jürgen Beste È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. In copertina: W.H. Smyth 1839. Pianta della topografia antica nel periodo della guerra ateniese. “Syracuse with the remaining vestiges of its five cities”. Se non indicato diversamente, le immagini riprodotte in questo volume sono del Deutsches Archäologisches Institut. Book design: Martina Distefano LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italia Web: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue Instagram: letteraventidue_edizioni
Dieter Mertens Heinz-JĂźrgen Beste
Siracusa
La cittĂ e le sue mura
Indice 8 11 27 33
Prologo L’immagine moderna della città nelle sue mura Ricerche precedenti e impostazione del lavoro attuale Le Mura Dionigiane e il Castello Eurialo Premessa 33 Nota preliminare sulle mura urbane 33 Obiettivi del nuovo studio 34
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Le Mura Dionigiane Il muro settentrionale: il modello di Dionigi I 37 45 53 61
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Il muro orientale: il potenziamento della difesa naturale Il muro meridionale: la chiusura del sistema Conclusioni
Il Castello Eurialo Il Tripylon e la testata dionigiana 63 Lo spostamento della testata, il bastione delle cinque torri e opere pertinenti 66 Il cambiamento del concetto tattico: le conseguenze per il fossato 72 Il completamento e perfezionamento del sistema 73 Un nuovo ampliamento: il bastione pentagonale e avanzato e i fossati B e A 73 Le grandi torri e altri dispositivi lungo la muraglia di età alto-ellenistica 86 L’abbandono del principio della difesa offensiva; ultime misure di messa in sicurezza 87 prima dell’arrivo dei Romani Le vicende del Castello dopo la caduta della città 91 Note per un inquadramento storico Il piano dionigiano e la sua evoluzione 93 La rivoluzione poliorcetica sotto Agatocle 101 Il contributo di Ierone II e il ruolo di Archimede 102 La fine del sistema Eurialo: ultime misure prima del 212 a.C. 104 Epilogo Bibliografia scelta: riferimenti e approfondimento Biografie
L’immagine moderna della città nelle sue mura
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osì scrive nel 1802 Johann Gottfried Seume, arrivato alla méta del suo pellegrinaggio, compiuto quasi tutto a piedi, da Lipsia fino a Siracusa: “Ora sono qui, e leggo Teocrito nella sua città natale (….). Quando si ritorna col pensiero alla storia antica, questo insieme suscita un interesse quale forse è impossibile provare in altre parti del globo (…). Ho provato per alcuni momenti un’incredibile tristezza quando, seduto accanto a Lanolina sul ciglio roccioso del Castello Eurialo, ho sentito quel degno uomo e fervente patriota dire, mirando il desolato altopiano che un tempo era stato la sua avita città: ‘Questo eravamo noi’, e poi, volgendo gli occhi più in basso: ‘E questo siamo ora’.” Una sensazione questa che, prima e dopo il Seume, molti visitatori hanno espresso, in vario modo e con vari paragoni – o considerando la miseria attuale dello stato sociale ed economico dell’Isola in genere o anche vedendo la rovina come – più o meno comprensibile – risposta della storia alla superbia della ormai mitica città antica. Ma è sempre la tradizione antica, così ricca delle più vive testimonianze della sua storia tanto turbolenta quanto grandiosa, a condizionare decisamente il quadro e la sua percezione. E di fronte al divario tra la ricchezza della tradizione antica e la desolante povertà e lo stato di distruzione ed abbandono dei resti materiali, archeologici – spesso definiti ‘reliquie’ – non restava neanche altra scelta. Per nominarne solo le fonti più importanti e incisive, Cicerone che nelle Verrine (Ad Verrem II, 4, 119 ss.) sembra suggerire la straordinaria grandezza della città al suo tempo, composta da quattro grandi quartieri urbani, cioè l’Isola di Ortigia nonchè i quartieri di Achradina, Tyche e Neapolis sulla terraferma. Un quadro completato da Strabone (VI 2, 4) all’immagine della Pentapoli con la menzione del quinto quartiere, le Epipolai e soprattutto con il riferimento all’enorme perimetro della città (secondo che il Geografo di 180 stadi = ca. 33 km) – evidentemente rappresentato dalla grande muraglia eretta nel 401 a.C. da Dionigi I
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contro la minaccia cartaginese, la muraglia più estesa dell’antichità classica, più lunga delle famose Lunghe Mura di Atene ed addirittura delle Mura Aureliane di Roma. Ma anche questa gigantesca opera non incide sull’immaginario del visitatore post-antico tanto per la sua sostanza fisica quanto per la memoria della viva descrizione di Diodoro, il grande storico di epoca augustea originario della Sicilia, la più importante fonte della storia della Sicilia greca. Cominciando col primo tratto sul ciglio settentrionale (Diod. XIV, 18, 2-5), egli scrive: “Sapendo che durante la guerra con Atene la città era stata isolata con un muro da un mare all’altro, [Dionisio] temeva, se si fosse trovato in un’analoga situazione di svantaggio, di avere precluso il collegamento con la campagna. Vedendo che la località detta Epipole era in una buona posizione naturale rispetto alla città di Siracusa, chiamò gli architetti e in base al loro parere decise che si doveva fortificare l’Epipole dove ora si trova il muro con sei porte (hexapyla). Questo luogo è rivolto a settentrione, tutto scosceso e inaccessibile dall’esterno per la sua asperità. Dionigi, volendo accertare la costruzione delle mura, radunò la popolazione della campagna, tra questa scelse circa sessantamila persone con i requisiti adatti e divise tra loro la zona da cintare con il muro. Assegnò poi un architetto ad ogni stadio, in ogni plethron mise un capomastro e al loro servizio duecento operai per ogni plethron, scelti fra la gente comune. Oltre a loro, innumerevoli altre persone cavavano la pietra grezza e seimila coppie di buoi la portavano a destinazione.” Poi vengono descritti l’instancabile personale impegno di Dionigi e la sua continua presenza in cantiere, uno sprone per tutti coloro che lavoravano alla costruzione delle mura. Diodoro conclude (XVIII, 8): “Perciò il muro fu, contro ogni aspettativa, finito in venti giorni; era lungo trenta stadi ed alto in proporzione e per di più tanto solido, da essere inespugnabile; a brevi intervalli vi erano interposte alte torri ed era fatto con pietre squadrate lunghe 4 piedi ben connesse tra loro.”
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7. F. Cluverio (Ph. Klüver) 1619. Ricostruzione ideale della città antica. “Veterum Syracusarum typus […]”.Planimetria critica essenzialmente secondo Mirabella. Le mura comprendono perfino anche il Belvedere, secondo la visione della megalopolis comparabile ad Atene.
8. D.J. Bonanni 1619 (1717/1725). Ricostruzione ideale della città antica. “Syracusae antiquae delineatae juxta mentem […]”. In critica discussione del Mirabella spariscono le mura lungo il Tivris, l’Eurialo è per la prima volta collocato nel suo posto, la punta occidentale del pianoro libero da costruzioni e, tranne i singoli monumenti documentati dalle fonti, i quartieri abitati sono resi solo in planimetria bidimensionale.
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9. Ch. Weigel ca. 1720. Carta della Sicilia antica. “Sicilia antiqua quae et Trinacria dicta nummis siculis illustrata”. Modello di una tipologia diffusa di carte della Sicilia antica, normalmente con la planimetria, in resa molto essenziale, di Siracusa in vignetta.
10. Ph. Briet 1649. Vignetta con la pianta schematica di Siracusa. La planimetria ormai è limitata alla distinzione dei tradizionali quartieri attraverso le mura.
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25. L. Mauceri 1928. a. Castello Eurialo. “Il castello visto a volo d’uccello dal lato settenrionale – Ricostruzione congetturale di Luigi Mauceri 1:1220 dal vero”; b. Castello Eurialo. “Piano generale delle rovine del castello”.
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26 a. F. Krischen 1941 Castello Eurialo, a. Ricostruzione prospettica del Tripylon.
26 b. F. Krischen 1941 Castello Eurialo, b. Bastione delle Cinque Torri e fossato C. Ricostruzione prospettica.
dai più noti specialisti della poliorcetica antica in grandi manuali e altri lavori specialistici, soprattutto A.W. Lawrence (1946 e 1979), F.E. Winter (1963 e 1971) e Y. Garlan (1974), ha apportato a una serie di nuove osservazioni e letture diacroniche che nella somma, tuttavia, non portarono a una soddisfacente convergenza delle loro idee. Una linea di pensiero (spec. Lawrence 1946) che inizialmente ha trovato molti favori, e cioè di comprendere la complessità delle idee strutturali e concettuali realizzate nel Castello attraverso l’ipotesi di un profondo coinvolgimento progettuale del genio di Archimede, non è stata recepita unanimemente, anzi ha riacceso il dibattito (Garlan) (v. p. 102-104). Un dibattito di notevole varietà di argomentazioni e letture, appunto, che, svolto sempre sulla stessa documentazione del Mauceri con le integrazioni del Krischen assieme a singole osservazioni fatte in loco, ci ha convinto che solo il sistematico ritorno sul monumento, con la realizzazione di rilievi dello status quo il più completo possibile, possa portare a una nuova documentazione di base per una comprensione più globale e oggettiva del grande complesso attraverso la sua storia. Nello stesso tempo ci siamo convinti sempre di più che il Castello non possa essere considerato e compreso come monumento isolato, ma solo come parte integrante – sebbene sul piano architettonico certamente più ambiziosa e importante – del complesso più ampio dell’intera difesa del pianoro. E come tale l’insieme è da rivalutare a sua volta non solo come la difesa, seppure molto complessa, del pianoro soprastante la città, ma come parte integrale dell’intera macchina di
protezione attiva e passiva che Dionigi I ha creato per la difesa della città intera. Visti e considerati in questo contesto, le mura e con esse il Castello rientrano in quel rapporto indissolubile con la città moderna il cui nascere abbiamo appena brevemente descritto. Vuol dire che lo studio delle mura diventa automaticamente parte del processo di pianificazione della città moderna, e questo in un contesto di particolare problematicità. Perciò la profonda sinergia che si è creata tra le Istituzioni coinvolte, ha generato anche la necessità di far partecipare in modo più trasparente il cittadino stesso, sulla base di una maggiore conoscenza del monumento stesso.
Ricerche precedenti e impostazione del lavoro attuale
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Il Castello Eurialo
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l grande Castello Eurialo [89-90-91], fulcro di tutto il sistema difensivo disposto sull’Epipole, sin dagli studi del Mauceri è sufficientemente noto nei suoi grandi tratti da non aver bisogno di una propria descrizione analitica. Il nuovo rilevamento in grande scala serviva, infatti, non tanto a creare una nuova pianta d’insieme ma soprattutto ad affrontare sistematicamente, attraverso una paziente indagine sui particolari che possono aiutare nella lettura degli elementi utili alla loro distinzione, il tema delle singole fasi evolutive e a scrivere, dunque, una storia primariamente di cronologia relativa – sempre nei limiti posti dalla complessissima opera stessa. Alcuni saggi di scavo, praticati in punti scelti che possano aiutare in questa lettura, integravano inoltre tale metodologia di osservazione; soltanto in seconda analisi potevano – e ripetiamo anche qui, nei limiti del possibile, in un impianto del genere e nei relativi contesti stratigrafici – contribuire a chiarire aspetti di datazione assoluta che dallo scavo archeologico corretto ci si aspettano. La nostra descrizione si limita, dunque, a riprendere brevemente e sommariamente le osservazioni utili alla lettura delle principali fasi costruttive in senso diacronico e a comprendere così alcuni aspetti della storia evolutiva del singolare complesso difensivo durante due secoli.
Il Tripylon e la testata dionigiana La prima premura di Dionigi I era la chiusura del cerchio intorno al pianoro, con particolare attenzione al suo punto più vulnerabile, la sella occidentale con i suoi ampi terrazzamenti che si stendono soprattutto a nord della stretta cresta che collega il pianoro con la collina del Belvedere. Si trattava di configurare l’accesso alle terrazze nordoccidentali attraverso la muraglia con la costruzione di una porta (o di un sistema di porte) adatta a queste esigenze e che nello stesso tempo fosse efficacemente protetta: dunque l’ampia e ben organizzata porta con le sue protezioni laterali e la messa
Il Castello Eurialo
in sicurezza della cresta stessa, unico legame topografico con la sella che conduce al Belvedere. [92] Queste premesse condussero alla scelta di un sistema estremamente potente sia intorno alla porta sia sulla cresta. Da ciò l’opzione per il sistema di porta a tenaglia per il Tripylon, con i due baluardi (di prima fase) agli angoli e con due dei tre varchi intenzionalmente chiusi. Tale parte centrale del sistema si collega, poi, coll’inizio del percorso regolare, che parte dal piccolo bastione T2N, con un potente muro nel quale si apre ancora una seconda porta, il Dipylon, a un livello un po’ più basso, anch’essa ben protetta da un suo bastione. [93-94] Verso sud, invece, la porta è collegata alla sella con un muro che sale il ripido dislivello per allargarsi sulla cresta stessa in forma di un potente baluardo trasversale, un muro di sbarramento largo oltre 8 m e dunque di enorme potenza di resistenza; una resistenza all’avvicinamento di macchine di attacco che era ancora potenziata da una specie di fossato avamposto, nato forse da una cava per la costruzione dell’impianto. Rimane comunque un grande problema aperto: ossia per quale motivo resti incerta la parte finale, meridionale, di questo percorso di muro che si segue con lo scavo, in modo incontrovertibile fino a un certo punto, mentre l’ipotetico tratto finale fino al precipizio meridionale della cresta, non è documentabile. Anzi, la superficie della roccia viva suggerisce piuttosto l’ipotesi che la costruzione dell’impianto sia stata interrotta prima di esser totalmente completata. Solo alcune tracce di lavoro di asportazione della roccia sullo sperone che oggi si trova isolato nell’angolo sudest del c.d. cortile, potrebbero testimoniare l’intento di costruire qui una specie di torre-baluardo; ma i segni sono così deboli da non farci prendere seriamente in considerazione una tale ipotesi. Ci si domanda dunque, se questa ,lacuna’ non fosse da legare al piccolo intervallo di tempo – anche se di pochi anni soltanto – che separa, secondo le nuove osservazioni, la costruzione degli impianti appena descritti (che comunque appartenevano molto probabilmente
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89. Castello Eurialo. Pianta dello stato attuale. Pagina successiva 91. L’area occidentale del pianoro Epipole, in primo piano il Castello Eurialo, foto aerea da ovest. Foto U. Di Marco 92. L’area occidentale del pianoro Epipole, in primo piano la terrazza nordoccidentale con la porta a tenaglia c.d. Tripylon, foto aerea da ovest. Foto U. Di Marco
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99. Castello Eurialo. Prospetto dello stato attuale con la ricostruzione della grande batteria, fronte e retrofronte.
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100. Castello Eurialo. Ricostruzione assonometrica della grande batteria.
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Epilogo
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on era più compito del nostro lavoro di indagare sulla funzione dell’esteso pianoro stesso, nel periodo greco, una volta che era assodato che la città edificata si limitava alle aree ai piedi del pianoro. Un compito, del resto, che proprio per la rapida e continua, e spesso anche incontrollata occupazione del pianoro con l’edilizia moderna si dimostra estremamente difficile. Va ribadito, tuttavia, che proprio questo sarebbe il desideratum più urgente e importante, appunto per questo stesso motivo. Ci auguriamo vivamente, dunque, che non si avveri quanto prospettato dal Broggi nel 1933: “La città incede senza posa nel suo cammino, ricalcando le sue antiche orme [!...] fino a che non abbia raggiunto i limiti estremi [n.b.: le Mura Dionigiane]” e chiudendo con lo “augurio fervido che siffatta mèta sia presto raggiunta e che la diletta Siracusa, riconquistato completamente il suo antico suolo, possa presto rivivere la sua vita di prosperità e gloria”. Le nostre osservazioni sulla questione si dovevano limitare all’immediato circondario delle mura, e soprattutto intorno alle strutture di funzione particolare, quali le porte e soprattutto il c.d. castello mediano. Mentre quest’ultimo richiede uno studio a parte mediante lo scavo sistematico e in estensione, per comprendere meglio la sua struttura e le sue funzioni, gli indizi in altri punti, come delle concentrazioni di ceramiche e altri reperti in superficie, richiedono un’estesa indagine attraverso lo survey di superficie. Inoltre ricordiamo, in questo contesto, le sempre più chiare evidenze – regolarità dell’impianto, strutture, strade, cisterne – dell’importante insediamento identificato immediatamente a ridosso del Castello Eurialo, nel triangolo formato dai due muri nord e sud, con la loro congiunzione nel Castello, e da una ideale linea di congiungimento tra questi due tratti da immaginare a ca. 500 m di distanza del Castello. Lo stato di quest’insediamento è di una consistenza che ci siamo già posti la questione se in questo vero quartiere non si possa
Epilogo
identificare l’Epipolai di Strabone. Perduti la loro funzione, dopo il 212 a.C., gli impianti continuano a esistere, e soprattutto il Castello sembra subire delle modifiche e parziali ristrutturazioni, in piena epoca romana, per trasformarlo in una specie di presidio stabile. Secondo le nostre indagini stratigrafiche, infatti, le ‘casematte’ costruite all’interno del Castello e lungo le sua mura settentrionali e meridionali, che finora si consideravano post-antiche, di epoca bizantina, si datano in piena età romana (seconda metà III/prima metà II sec.a.C.). In altri punti si sono riconosciute alterazioni e modifiche che illustrano come le mura, pur continuando a esistere fisicamente, erano ormai fuori uso: così nel caso dell’importante accesso del pianoro in Contrada Targetta, attraverso la caratteristica rampa a grandi scaloni che ci è sembrato, per le sue caratteristiche costruttive, un impianto antico, sì, ma senza raccordo funzionale con le mura. Rimane oscuro il motivo della costruzione dell’importante impianto che, tuttavia, resta in funzione per molti secoli, almeno come mulattiera. Quest’ultima affermazione l’abbiamo fatto anche per l’ancora più noto complesso della ‘Scala Greca’ che sembra, invece, riprendere il tracciato di una strada antica, per essere riadatto, in indeterminabile epoca post-antica, ad un intenso traffico carraio. Molte questioni aperte, dunque, che invitano all’approfondimento. Ne fanno parte anche i tanti tracciati stradali, riconoscibili dalle profondo carraie, che però in gran parte sono già sparite sotto le strutture moderne, le cave di pietra la cui estensione lungo l’intero circuito delle mura apre nuovi orizzonti allo studio, gli importantissimi acquedotti, di cui abbiamo potuto seguire con più attenzione solo quello, interessantissimo, che si trova incavato nei dirupi del pianoro sul lato nord, oppure, in parte anche collegate con queste condotte, le grandi riserve d’acqua distribuite un po’ tutt’intorno alla muraglia.
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