26 Collana Alleli / Research Comitato scientifico Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa) Nicola Flora (ICAR 16, Napoli) Antonella Greco (ICAR 18, Roma) Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa) Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia) Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari) I volumi pubblicati in questa collana vengono sottoposti a procedura di peer-review Questo volume è stato realizzato con il parziale contributo del dArTe, dipartimento di Architettura e Territorio dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, come proposta aggudicataria di un bando riservato ai docenti del dipartimento per attività culturali e di ricerca.
ISBN 978-88-6242-306-9 Prima edizione Giugno 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Antonello Russo È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Book design: Martina Distefano LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italy Web: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue Instagram: letteraventidue_edizioni
ANTONELLO RUSSO
VUOTO & PROGETTO
I contenuti del volume sono stati discussi con Fabrizio Guglielmino e Maria Carmela Perri, validi architetti e appassionati collaboratori della mia attività accademica per diverse annualità. Tengo molto a ringraziarli per il loro prezioso contributo di mediazione con le istanze degli studenti. In sede di ringraziamenti un pensiero è rivolto agli studiosi ospiti dei cicli di conferenze Abitare il Vuoto organizzati con regolarità all’interno dei miei corsi didattici dal 2015 al 2018: Renato Bocchi, Renato Capozzi, Giuseppe Di Benedetto, Fernando Espuelas, Carlo Gandolfi, Luca Lanini, Carlo Moccia, Edoardo Narne, Gianfranco Neri, Raffaella Neri, Ettore Rocca, Andrea Sciascia, Nunzio Gabriele Sciveres, Federica Visconti, Paolo Zermani. Devo alle loro comunicazioni le riflessioni, le conferme e i dubbi attraversati nel volume. Un ringraziamento specifico è rivolto a Gianfranco Neri, Ettore Rocca e Fernando Espuelas per aver fornito i contributi presenti nel volume e per i dialoghi sul tema scambiati in più occasioni. Desidero menzionare, inoltre, i colleghi componenti del corpo docente della Mediterranea di Reggio Calabria per il sostegno e la fiducia. Tra questi un pensiero è naturalmente dovuto a Laura Thermes, maestro della mia formazione, per avermi trasmesso gli strumenti per riconoscere l’architettura. Una menzione è rivolta, inoltre, ai colleghi dell’area scientifica nazionale 08/D1-Icar 14 (Progettazione Architettonica e Urbana) con alcuni dei quali, in particolare, ho condiviso affinità e convergenze d’interessi nel lavoro di ricerca quotidiano e, non ultimo, il piacere di far parte di una comunità. Pur non menzionandoli, spero, potranno nelle intenzioni del libro riconoscersi. In apertura di un racconto e in chiusura di un’esperienza, un ringraziamento, forse il più importante, sento di indirizzarlo agli studenti, tanti, che in questi anni hanno seguito le mie lezioni. Va a loro la mia gratitudine per l’energia a me concessa, per la curiosità e l’interesse manifestato nello studio e, non ultimo, per avermi reso partecipe di una crescita. Con soddisfazione mi pregio di aver visto, in tanti di loro, accendersi gli occhi perché fieri di aver scelto una strada. (AR)
INDICE
PRESENTAZIONE 9 OLTRE IL VUOTO IL TEMPO? Gianfranco Neri 19 ZIMZUM, VUOTO E ARCHITETTURA Ettore Rocca
VUOTO E PROGETTO 31 PREMESSA 35 VUOTO SOLIDO 45 UNA SERIE DI DOMANDE 87 LA CITTÀ PER ISOLE 97 NOTE 109 RIFERIMENTI Testi, saggi e ricerche 115 SEQUENZE DIDATTICHE Altrove, sopra, fuori, dentro
POSTFAZIONE 197 IL VUOTO/L’ATTESA Fernando Espuelas 202 EL VACÍO / LA ESPERA Fernando Espuelas 205 INDICE DEI NOMI
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Vuoto e progetto
PRESENTAZIONE
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Pantheon, Roma
OLTRE IL VUOTO IL TEMPO? Gianfranco Neri
«Il tempo è superiore allo spazio». Papa Francesco, Città del Vaticano 2013. «Ora, quanto al concetto di spazio, sembra che questo sia stato preceduto dal concetto psicologicamente più semplice di luogo. Il luogo è prima di tutto una (piccola) porzione della superficie terrestre identificata da un nome. La cosa il cui “luogo” viene specificato è un “oggetto materiale” o corpo. Una semplice analisi mostra che il “luogo” è anche un gruppo di oggetti materiali. Ha la parola “luogo” un significato indipendente da questo, o si può assegnare ad essa tale significato? Se a questo problema si dà una risposta negativa, allora, si è indotti nell’opinione che lo spazio (o luogo) è una specie di ordine degli oggetti materiali e nient’altro. Se il concetto di spazio viene formato e limitato in questo modo, allora non ha senso parlare di spazio vuoto. È, tuttavia, possibile pensare in un modo diverso». Albert Einstein, Premessa, in Max Jammer, Storia del concetto di spazio, Milano 1974. «Con la modernità, in cui non smettiamo di accumulare, di aggiungere, di rilanciare, abbiamo disimparato che è la sottrazione a dare la forza, che dall’assenza nasce la potenza. E per il fatto di non essere più capaci di affrontare la padronanza simbolica dell’assenza, oggi siamo immersi nell’illusione inversa, quella, disincantata, della proliferazione degli schermi e delle immagini». Jean Baudrillard, Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà, Torino 1996. «Così l’immagine svolge una delle sue funzioni che è quella di placare, di umanizzare l’informe nulla, che il residuo ineliminabile dell’essere spinge verso di noi. Essa lo ripulisce, l’appropria, lo rende piacevole e puro e ci permette di credere, nel profondo di un sogno felice che l’arte troppo spesso autorizza, che in disparte del reale e immediatamente dietro ad esso noi troviamo, quale una pura felicità e una superba soddisfazione, l’eternità trasparente dell’irreale». Maurice Blanchot, Lo spazio letterario, Torino 1975.
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Radura nel bosco
ZIMZUM, VUOTO E ARCHITETTURA Ettore Rocca
Due sono i miti fondativi dello spazio. Il primo è quello che possiamo legare alla concezione del Big Bang e dell’espansione dell’universo. All’inizio, nella singolarità infinitamente compressa che dà origine al Big Bang, spazio e tempo non ci sono. Si generano con il Big Bang. Con la grande esplosione spazio e tempo si generano e si espandono. La materia non si espande in uno spazio vuoto preesistente, piuttosto lo spazio è lo stesso movimento di espansione. Spazio significa in questo senso fare spazio, conquistare spazio. Come nell’atto del disboscare, prima non ho spazio, poi mi faccio spazio estendendo dei confini. Fare spazio è il movimento del distanziare le cose, è fare largo, farsi largo. In questa concezione dello spazio non c’è posto per il vuoto. Essa può anche sposarsi con il racconto biblico della creazione dal nulla. “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Genesi 1,1). Creare cielo e terra significa nel contempo creare lo spazio del cielo e della terra. In questo modello, lo spazio è l’estensione di un punto senza dimensioni, estensione che per principio può essere infinita. È lo spazio della goccia d’olio che si allarga. Lo spazio coincide con l’universo in espansione. La seconda concezione è quella che ci viene dal cabbalista e mistico cinquecentesco Isaak Luria (1534-72), attivo nella città di Safed, in Galilea. Luria morì senza lasciare nulla di scritto. Fu il suo seguace Chajim Vital Calabrese (1542-1620), così chiamato perché il padre proveniva dalla Calabria,1 a mettere per iscritto gli insegnamenti esoterici di Luria. Essi circolarono prima in varie redazioni manoscritte, poi furono parzialmente pubblicati 19
Jan Vermeer, Donna in azzurro che legge, olio su tela, cm46.5xcm39, 1663-1664.
PREMESSA
Il volume raccoglie una sintesi delle lezioni di composizione architettonica tenute per il primo e il secondo anno del corso di laurea in Architettura erogato dal dArTe, dipartimento di Architettura e Territorio dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Trattandosi di riflessioni rivolte a studenti posizionati all’inizio di un cammino in divenire, queste non hanno ambizioni di riconoscersi come rivelazioni inaspettate su temi inediti, né di configurare, nel loro insieme, un testo teorico onnicomprensivo delle posizioni adottate da chi scrive. Delineano, piuttosto, una raccolta di appunti strumentale alla messa a sistema di una selezione di appartenenze utili a proporre una riflessione generale sull’architettura finalizzata a riconoscere una linea d’indagine nella quale inscriversi. Incentrare sul vuoto un ragionamento ampio sulla disciplina apre il campo a un cammino a ritroso volto a selezionare, nel tempo lungo della formazione di chi lo compie, gli strumenti utili a riconoscere e far propria un’idea di spazio. Inteso comunemente come un’assenza, intesa nella sua accezione negativa, il significato di vuoto è, nelle intenzioni del testo, volutamente ribaltato. Assunto come un soggetto attivo, esso configura un intento propositivo finalizzato al posizionamento di una presenza protesa a riverberare, nell’intero organico di una composizione, una dimensione icastica. Tale interpretazione, nel coinvolgere opere e teorie di studiosi protagonisti di discipline diverse, riconduce ogni azione alla definizione di un’oculata distanza tra le cose proiettata a definire, nello spazio risultante, una ricercata densità meditativa. Derivata prima della nozione di spazio, il vuoto 31
Luigi Moretti, prima pagina di Strutture e sequenze di spazi, in “Spazio“ n°7, 1952-1953.
storica, riassume in un’unica rappresentazione le logiche di composizione dell’architettura, sia del suo interno che della sua forma esterna. Come afferma Ernesto D’Alfonso, “lo spazio architettonico per Moretti è per natura uno spazio tra o entro, occupabile dalle persone”8. In architettura, dunque, un’oculata regia sarà protesa alla composizione di un’ordinata sequenza di spazi misurata, quest’ultima, da quelli che Moretti definisce i caratteri che delineano e compongono un invaso, ovvero la forma, intesa come aspetto visibile di una configurazione, la dimensione, data da una misurazione, la densità, intesa come quantità e distribuzione della luce, e la pressione, data dalla tensione disposta dalla prossimità delle masse9. Sulla scia delle revisioni operate dalle avanguardie le connessioni tra produzione architettonica e ricerca artistica conducono a riflettere sul ruolo del vuoto come medium per la composizione in architettura di una dimensione che, seppur astratta, è in grado di mantenere connessioni e rimandi con la vita dell’individuo che costruisce, abita, pensa l’identità di un luogo. In tale solco d’indagine Renato Bocchi, nei suoi recenti studi sull’argomento10, descrive il riverbero di un’analogia tra spazio e dimensione tettonica della composizione distinguendo un procedimento in avanti disposto, cioè, da una sequenzialità di azioni differenti e stratificate, da un procedere per differenza incentrato sulla sottrazione. Nel parallelismo tra arte e architettura, tale dicotomia istituisce analogie e corrispondenze tra opere e autori apparentemente distanti. Ne conseguono, nel primo procedimento, inediti accostamenti tra le opere tensionali profuse nell’arte - dalle nature morte di Giorgio Morandi, dalle dis-occupazioni spaziali dei diedri d’aria di Jeorge Oteiza, dalle ricostruzioni pulviscolari di James Turrell, dalle de-locazioni composte nelle fuliggini di Claudio Parmiggiani - e le assertività disposte in architettura da autori che delineano nelle relazioni tra spazio, materia e memoria il centro di una ricerca disciplinare vedi le stratificazioni di Eduardo Souto De Moura visibili nelle Vuoto Solido
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Eduardo Chillida, Progetto per la MoĂątana di Tindaya, Fuerteventura, Isole Canarie, Spagna, 1996.
rivaluta l’intreccio tra uomo e natura intese come entità autonome testimoni di paritarie istanze. Distanti dalle assertive assunzioni formali disposte dal Movimento Moderno tali linee di ricerca delineano nella particolarità, nell’individualità e nell’identificazione i caratteri emergenti che si contrappongono alla deterritorializzazione postmoderna perpetuata dal mercato globale. Nell’affermarsi di un’ineluttabile dimensione blasé13 del fruitore contemporaneo, si riconosce in tali ricerche lo spiraglio proposto da una nuova esegesi del dato tettonico che individua nella composizione di un vuoto icastico, racchiuso in una massa compatta, l’adeguata interpretazione dei propositi di solidità richiesti dal tempo corrente. Identificabili come avamposti di resistenza di un sapere disciplinare, tali aderenze, nel decretare la definitiva obsolescenza degli studi sull’immaterialità dell’involucro, delineano un consapevole controllo della dimensione topologica della composizione. In tale quadro è avvertibile a grande distanza l’eco di una coerente, quanto inaspettata, attualità della tradizione italiana caratterizzata nel suo genoma da un’attenzione per la forma che, interpretando il carattere del mondo classico, aspira a inscrivere i suoi dati linguistici nei paradigmi della durata. Caratterizzata da una meditata misura della sua composizione, dall’aderenza a un ordine corrispondente al valore civile della sua costruzione, da una ricercata internità della sua spazialità, la tradizione italiana delinea, nell’interpretazione contemporanea dei suoi presupposti di base, un’ideale risposta alla dimensione liquida della città generica di fine Novecento.
L’architettura forse, senza rinunciare a pesare, deve ricominciare a pensare. Mario Manieri Elia, 200814
Vuoto Solido
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suo esito formale, comunque importante e necessario – ricordo, a me stesso, che della forma l’architetto è il principale responsabile - è direttamente connessa alla sua capacità di interpretare e disporre le relazioni per la definizione di spazi che, come usava semplicemente indicare Mies Van Der Rohe, si caratterizzano come l’espressione più autentica di un’epoca. Nella contemporaneità, dopo le giravolte sulla dimensione globalizzata, che ha riletto l’architettura come produzione di alto design identico a varie latitudini, dopo l’illusione High-Tech e la separazione degli specialismi, sembra avvertirsi il ritorno a una centralità attribuita al controllo della misura e delle relazioni. Trova riscontro nel dibattito attuale una nuova attenzione verso una dimensione esperienziale della percezione dello spazio capace di coinvolgere geometria e proporzione, materia e luce, tangibile e immateriale, intese, tutte, come coppie di prerogative necessarie a riconoscere all’architettura lo statuto di forma d’arte. Sul limite L’esigenza di delimitare un luogo, di definirne un’estensione e una misura, delinea la necessità di tracciare per esso un perimetro nel quale, contestualmente alla sua dimensione, è materializzata la connessione tra un dentro e un fuori. Il termine limite, nel riportare a un confine, a una linea terminale o divisoria tra due entità distinte, rimanda, dunque, all’individuazione di una discontinuità tra ambiti spaziali. Assimilabile ai concetti di soglia, di frontiera, di bordo, tale ambito configura, nel suo stesso spessore, un’area intermedia tra situazioni diverse dotata di una propria identità. La definizione di un limite può attuarsi con una permetrazione continua o discontinua, secondo se la sua traccia distingua un confine netto in tutti i punti o disponga un sistema di rimandi visuali tra frammenti concorrenti tutti alla definizione di un’internità conclusa. Può rifarsi a un ordine metrico 62
Vuoto e progetto
Venezia, Piazza San Marco, Siena, Piazza del Campo.
In questa pagina e a pag. 90-91 Laura Thermes con Paola Albanese, Fabrizio Ciappina, Alessandro De Luca, Francesco Messina, Antonello Russo, Gaetano Scarcella, Progetto della cittĂ di Ling Gang presso Tianjin, Cina - Architettura Italiana per la cittĂ cinese. Consultazione a inviti promossa da Accademia Nazionale di San Luca-Roma per Expo Universale di Shanghai 2010.
LA CITTÀ PER ISOLE
Pensando all’architettura della città come sequenza di spazi, risalendo a Moretti, o come interpretazione dello spirito di un’epoca, come suggeriva Mies, si delineano i compiti per l’architetto contemporaneo che, nell’urbano, riportano a riflettere sui guasti disposti dall’espansione diffusa della città moderna. L’idea di proporre rimedi all’eccessivo consumo di suolo e la crescente richiesta di un’ottimizzazione delle risorse energetiche delineano nel controllo del vuoto un tema utile alla predisposizione di una nuova esegesi della forma urbana. Caratterizzato da una edificazione diffusa di case isolate e costruzioni di piccola scala poste ai margini dell’abitato, lo sprawl urbano è ascrivibile all’estensione incontrollata della città del Novecento. Esso delinea rilevanti problemi nella gestione dei servizi di rete, costretti ad allungarsi a dismisura per coprire il fabbisogno di una moltitudine di utenti dispersi nel territorio, oltre che negativi risvolti sulla socialità degli abitanti, per i quali le occasioni di incontro sono limitate alla frequentazione dei grandi contenitori per lo shopping collocati sulle arterie a grande percorrenza. Si aggiunge, in tale modello insediativo, l’evidente limitazione, fino all’annullamento, delle percorrenze pedonali per surrogare ogni spostamento dell’individuo all’uso del veicolo a motore con evidenti riflessi sull’inquinamento ambientale oltre che sulla dimensione identitaria, sul senso di appartenenza ai luoghi e sull’importanza attribuita alla dimensione pubblica dello spazio urbano. In tale quadro si rende necessaria una riflessione sulle dinamiche connesse alla composizione della forma urbis volta a un cambio di paradigma per affinare una grammatica 85
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Vuoto e progetto
SEQUENZE DIDATTICHE ALTROVE SOPRA FUORI DENTRO Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria Dipartimento dArTe Architettura e Territorio Corso di laurea in Architettura LM4 8 TESI
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(S)Patio City. Aggiungersi a Mies. Composizione architettonica 1 AA 2014/15 - Elaborati di tesi di Erica Avellina/Ivana La Spina
ALTROVE-SOPRA-FUORI-DENTRO
Gli argomenti discussi con gli studenti hanno guidato una serie di esercitazioni progettuali finalizzate alla ideazione e al controllo di uno spazio introverso, con approfondimenti specifici sul tipo residenziale a patio. Ogni corso didattico, di durata semestrale, ha previsto l’adozione di un maestro di riferimento. Le Corbusier, Mies, Libera tra i moderni, Siza, Souto De Moura, Campo Baeza, Aires Mateus, Olgiati, Van Duysen, tra i contemporanei, hanno condotto la composizione di un’addizione programmata a una serie di residenze, per il primo anno, e di quartieri isolati, per il secondo anno, assunti come caso studio. Tese a definire inedite rielaborazioni dell’organismo di partenza, le esercitazioni didattiche hanno delineato nell’esercizio aggiuntivo la configurazione di un ampliamento, una duplicazione e, in alcuni casi, una totale variazione del dato assegnato. Lo spazio, i dati metrici, l’adeguatezza delle forme, il valore civile delle architetture dei maestri assunte come riferimento hanno definito la guida, il compagno segreto, con il quale dialogare per confidare i dubbi e le tensioni di un metodo in via di definizione. Successivamente, l’indagine sul tipo di studenti protagonisti dei corsi ai primi anni ha definito la base di una sperimentazione più approfondita e consapevole a conclusione del loro percorso di formazione universitaria, nella elaborazione della tesi di laurea. Identificate con quattro avverbi di luogo - altrove, sopra, dentro, fuori - le sequenze didattiche che seguono illustrano lo studio di isole insediative nelle quali il controllo dello spazio aperto pubblico configura i dati di una misurata densità. In esse la composizione dei fatti urbani è articolata dall’integrazione di 115
SOPRA Tesi di laurea di: Pietro Pinnizzotto (marzo 2016) Titolo: Abitare il Vuoto. Riqualificazione dell’ex aeroporto di Tempelhof a Berlino Relatore: Antonello Russo Correlatore: Franco Pastura
FUORI Tesi di laurea di: Alisia Patanisi (dicembre 2017) La città per isole. Ampliamento del cimitero di Cirò Marina (Crotone) Relatore: Antonello Russo
DENTRO Tesi di laurea di: Fabrizio Guglielmino (marzo 2015) Titolo: Abitare il Vuoto. Riqualificazione area ex Heineken a Messina Relatore: Antonello Russo Correlatori: Giuseppe Fera, Maria Carmela Perri