Urban GenHome

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Expectations Collana ideata e diretta da / Series created and curated by

Marina Montuori

La collana raccoglie i contributi di autori impegnati ad approfondire molteplici risvolti del progetto di architettura – ibrido, sinergico, integrato e empatico – attraverso pratiche di manipolazione e manutenzione dell’esistente in grado, da un lato, di ricucire i contesti urbani e, dall’altro, di operare risarcimenti di carattere ambientale, sociale e economico. Expectations vuole alimentare il dibattito culturale attraverso la divulgazione di ricerche che anticipano scenari di sviluppo urbano facendo affiorare le latenze che sfuggono allo sguardo monodisciplinare e approfondendo tematiche attinenti a differenti ambiti di applicazione: dalla storia, alla progettazione architettonica e strutturale, all’analisi tecnologica, alla produzione edilizia, al paesaggio e alla città. Le finalità scientifiche e culturali del progetto Expectations trovano riscontro anche nel pensiero di Alejandro Aravena, Premio Pritzker per l’Architettura nel 2016: «Bisogna offrire risposte con ciò che serve, abbandonando la sicurezza dell’irrilevanza e correndo il rischio della rilevanza.» Collana editoriale internazionale con obbligo del peer review (SSD A08 – Ingegneria Civile e Architettura) e in ottemperanza alle direttive del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), dell’Agenzia Nazionale del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) e della Valutazione Qualità della Ricerca (VQR). Peer Review per conto della direzione o di un membro della redazione e di un esperto esterno (clear peer review). This series showcases contributions by authors exploring the multiple implications of architectural projects – whether hybrid, synergic, combined or empathetic – through practices involving manipulation and maintenance of existing building stock, capable, on the one hand, of reconnecting urban contexts, – and on the other, of bringing about social, economic and environmental compensations. Expectations intends to promote the cultural debate by disseminating research that anticipates scenarios of urban development and brings forth latent aspects often eluding the mono-disciplinary approach as well as exploring themes related to different areas of application: from architectural history to architectural and structural design, from technological analysis to building production, landscape and the city. The scientific and cultural aims of the Expectations are also reflected the philosophy of Alejandro Aravena, winner of the Pritzker Architecture Prize for 2016: «We must provide answers with what is needed, leaving the safety of irrelevance and running the risk of relevance.» International editorial series with the obligation of peer reviews (Area A08 – Civil Engineering and Architecture and in compliance with the guidelines of the Italian National University Council (CUN), the National Agency for the Evaluation of the University and Research Systems (ANVUR) and the Evaluation of the Research Quality (VQR). Peer Review on behalf of the Editor’s Office or of a member of the editorial staff or of an external expert (clear peer review).


ISBN: 978-88-6242-309-0 Prima edizione Marzo 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Federica Ottone, Roberta Cocci Grifoni, Rosalba D’Onofrio © Testi e immagini: rispettivi autori È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Impaginazione: Timothy D. Brownlee LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italy Web: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue Instagram: letteraventidue_edizioni


Urban GenHome

Nuove opportunitĂ di trasformazione degli spazi urbani a cura di

Federica Ottone, Roberta Cocci Grifoni, Rosalba D’Onofrio


INDICE


PARTE 01 INTRODUZIONE 11

"Urban GenHome”: un approccio multidisciplinare per interpretare le trasformazioni urbane Federica Ottone

21

Tre parole chiave per intervenire sulla città Roberta Cocci Grifoni, Rosalba D'Onofrio, Alessandro Zona PARTE 02 RESILIENZA-ESPERIENZE

33

Empatia creativa, post intervista a Mario Cucinella Federica Ottone

43

Città, imparare dal terremoto del 2009 a l'Aquila, Progettare per città a prova di clima Francesco Musco

55

Alla riscoperta della resilienza urbana Michele Talia

63

Sostenibilità e resilienza negli edifici Javier Neila

71

Resilienza come nuovo paradigma: perché l'architettura sostenibile non è più sufficiente Francesca Olivieri Ricerche in atto

79

Resilienza urbana, tra città pianificata e non pianificata: San Luis di Maranhao Ingrid Gomes Braga PARTE 03 CONDIVISIONE-ESPERIENZE

87

Rural Studio: progettare e costruire in West Alabama Elena Barthel

95

La fine dell’utopia Luca Galofaro

103

Imparare dall'emergenza: problemi ed opportunità dell’autocostruzione Alessio Battistella


113

Politiche urbane sovranazionali e sperimentazione locale: le key lessons learnt di UN Habitat e il documento strategico Desafio Porto Alegre Resiliente Elio Trusiani

117

Giustiniano imperatore: un progetto collaborativo Paolo Desideri

123

Alcune riflessioni ai margini di un colloquio con Paolo Desideri (ABDR) Giuseppe Losco

129

Zoia: abitare sociale a Milano Federica Verona

135

Processi edilizi autogestiti: dall'edilizia pubblica all'edilizia sociale Giuseppe Cusatelli

139

Pianificazione di processi edilizi autogestiti: norme e aspetti tecnici per la fattibilità economica e sociale degli interventi Claudio Camilleri Ricerche in atto

147

Una facciata tessile: analisi di un contributo alla mitigazione climatica indoor e outdoor Ernesto Cesario

151

La valorizzazione del patrimonio pubblico immobiliare: la piattaforma web “Marche Share Place” Milena Coccia PARTE 04 INTEGRAZIONE-ESPERIENZE

161

Dall'abbandono ai limoni Ivan Capdevila

167

L'architettura non è un cappotto Anna Maria Indrio

179

La forma nella norma. La visione moderna e la deriva funzionalista della contemporaneità Ludovico Romagni

189

Architetture per la catastrofe Emanuele Piccardo

197

Catastrofi naturali. Operazioni resilienti Anna Rita Emili


207

Solar Decathlon: un mix di ricerca scientifica avanzata e alta formazione Chiara Tonelli Ricerche in atto

221

Agricoltura urbana: un gap nella normativa italiana Silvia Catalino, Giovanna Paci

229

Prefabbricazione e autocostruzione: una possibile risposta per un’edilizia ad alta qualità e a basso costo Marta Ricci

237

In-between: quando l'edificio diventa spazio di transizione tra ambiente interno ed esterno Simone Pirro

245

Verso un'unità di misura della qualità degli spazi aperti collettivi Timothy D. Brownlee

251

Partecipazione e qualità: una progettazione sostenibile nel nuovo Codice degli appalti Gloria Mancini Palamoni

259

Il "Green public procurement" come strumento di sostenibilità urbana Barbara Fenni


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INTRODUZIONE


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01. Concorso PASS - Progetto per abitazioni sociali e sostenibili, per la riqualificazione del complesso di edilizia residenziale pubblica del Piano di Zona n. 15 bis, Tiburtino III, Roma.


"Urban GenHome":

un approccio multidisciplinare per interpretare le trasformazioni urbane Federica Ottone

¶ La ricerca da cui scaturisce questa pubblicazione è nata dall’ipotesi di considerare la città come un organismo complesso, i cui meccanismi di relazione sono ancora per molti versi sconosciuti e poco indagati. Il tema della complessità e delle sequenze di relazioni che determinano alcuni fenomeni di funzionamento o di malfunzionamento delle dinamiche urbane ha fatto emergere la forte analogia con un settore della medicina che indaga il genoma umano (Human Genome Project). La ricerca sul genoma umano ha come obiettivo quello di determinare la sequenza genetica del DNA umano, identificando le alterazioni che causano le patologie genetiche per poter individuare dei correttivi. Analogamente l’indagine delle dinamiche di relazione, all’interno dei fenomeni di trasformazione della città, costituisce un primo passo per comprendere le criticità che caratterizzano alcune aree urbane rispetto ad altre. Questo libro si avvale dunque di contributi che fanno riferimento a ricerche o esperienze dirette provenienti da diversi punti di vista, che hanno colto aspetti rilevanti riguardo alle possibilità che un approccio integrato nella comprensione delle

relazioni urbane possa superare le attuali modalità non sempre corrette di sviluppo, conservazione, riqualificazione e gestione del costruito. Obiettivo di questo libro è quello di contribuire a rimuovere i principali ostacoli culturali che rallentano il processo di trasformazione sostenibile delle città, fornendo uno strumento utile per avviare un confronto con pubbliche amministrazioni, progettisti e imprese per favorire e accelerare il rinnovamento della struttura urbana e del patrimonio edilizio, rimuovendo quei fattori critici che rendono le città responsabili del 40% del consumo di energia e delle emissioni di gas nocivi in atmosfera. Identificare il patrimonio genetico delle città, qui definito come Urban GenHome, è il punto di partenza attraverso il quale comprendere i meccanismi che hanno determinato la crescita urbana e l’affermarsi di sistemi aggregativi e costruttivi “tipici” di un luogo, o per capire i motivi per i quali gli stessi sistemi abbiano subito una battuta di arresto. Ragionare sulle condizioni di partenza significa anche indagare su aspetti che rendono difficile l’affermarsi di cambiamenti 11


Parte 01

Introduzione

spesso condivisi in linea di principio, ma difficilmente realizzabili per motivi adducibili a problemi di carattere economico, a difficoltà nell’individuazione di incentivi e premialità da adottare da parte delle pubbliche amministrazioni, a scarsa conoscenza delle sinergie ed economie che possono essere adottate da parte degli operatori del settore. Questa ricognizione è utile anche per costruire le premesse di una organizzazione spaziale integrata delle reti e degli insediamenti, di una progettazione più responsabile e consapevole del costruito e dei nuovi interventi di completamento urbano che possano costituire, in termini quantitativi e qualitativi, una effettiva inversione di tendenza nelle politiche urbane e nella pratica progettuale e costruttiva. Lo scopo finale della ricerca biomedica denominata Human Genome, conclusa nel 2000 (The Human Genome Project, 2003) è stata la descrizione completa del genoma umano mediante l'identificazione della disposizione delle lettere del codice genetico lungo tutta la doppia elica del DNA. Ciò ha comportato il passaggio da una visione centrata sul gene ad una visione genomica. «Inoltre nel genoma mappato è stata rilevata, oltre ai geni che costituiscono solo il 3% del totale, una quantità di materiale di cui non conosciamo ancora funzionamento e scopo (DNA spazzatura)» (Wikipedia). Il “junk Dna” definisce un qualsiasi segmento di genoma che non ha un’utilità immediata, ma che potrebbe occasionalmente acquisire una qualche funzione in futuro. Questa visione centrata sullo “scarto” come risorsa da integrare con gli elementi fondativi di un sistema aggregato di parti infinitesimamente piccole, sembra essere una chiave di lettura utile per reimpostare nuove strategie programmatiche e progettuali,

ponendo l’accento su opportunità ancora inesplorate di migliorare la qualità dell’ambiente costruito. In pratica si tratta di codificare, analizzare e intervenire su tutte le “anomalie” costruttive, le “patologie” energetiche, le “vulnerabilità” sismiche, le “debolezze” progettuali, ovvero tutte le mutazioni genetiche del sistema urbano, partendo dall’unità abitativa, per arrivare al tessuto connettivo che tiene insieme le funzioni urbane. Come nel progetto Genoma Umano in quello urbano si può partire da singoli manufatti (cellule abitative) per poi studiarne l’aggregazione (sequenza genHomica), gli spazi aperti o vuoti urbani (Junk DnA), il patrimonio culturale, monumentale e il paesaggio storico (assetto genetico immodificabile), gli aspetti della città modificati dall’ambiente e modificabili (aspetti genetici modificabili). ¶ Il concetto dell’Urban GenHome esprime dunque la volontà di costruire le premesse per una metodologia progettuale resiliente e adattiva basata sulle complesse interazioni tra sistemi strutturali e tecnologici, tra gli spazi e le funzioni, tra i fattori sociali e quelli economici. Un bilanciamento necessario per ottenere uno strumento di dialogo e interazione con i diversi interlocutori, che non dovranno essere esclusivamente rappresentanti di enti o associazioni professionali e industriali, ma anche gli stessi singoli cittadini. Visto attraverso le sue diverse componenti, il patrimonio genetico presente nelle città (Urban GenHome) serve come una base per indagare le cause principali delle attuali modalità di crescita della città e dei conseguenti modelli di vita. Lungo queste linee, elementi classici della struttura urbana come residenze, spazi aperti, servizi e infrastrutture, così come le diverse tecnologie, 12


Federica Ottone

Urban GenHome: un approccio multidisciplinare per interpretare le trasformazioni urbane

02. Concorso PASS - Progetto per abitazioni sociali e sostenibili, per la riqualificazione del complesso di edilizia residenziale pubblica del Piano di Zona n. 15 bis, Tiburtino III, Roma.

possono essere interpretati non solo come elementi morfologici del progetto urbano, ma anche come parti di una struttura più complessa. A partire da questa ipotesi, il libro vuole iniziare a dare testimonianza di alcune esperienze militanti. Queste permettono di vedere da un lato le difficoltà e i limiti presenti nei processi di recupero urbano, dall'altro evidenziano le possibilità di innovazione anche all’interno di forti limitazioni dimensionali e di spesa. In combinazione con le politiche economiche e organizzative, le ricerche e le esperienze che qui vengono presentate tendono a sottolineare le condizioni ambientali (in senso lato) che possono dare luogo a un sistema urbano sostenibile e di qualità. Se questa è la sfida attuale e futura, abbiamo bisogno di politiche e interventi che favoriscano e assistano coloro che costruiscono in terreni già compromessi, sovvenzionando o tagliando le tasse a coloro che costruiscono insediamenti che rigenerano aree dismesse o neutralizzano l'impronta ecologica della città, e allo stesso tempo

penalizzare o tassare coloro che costruiscono in spazi non ancora contaminati. In questo quadro, la scena internazionale offre numerosi punti di partenza interessanti, il primo dei quali è l'esperienza acquisita in diverse città dell'Europa settentrionale. L'area Ørestad a Copenaghen è un buon esempio di come il recupero di aree dismesse sia stato ottenuto in parte grazie alla stretta collaborazione tra funzioni residenziali, servizi produttivi e ricerca in cultura, informazione e comunicazione. Il successo dell'operazione Ørestad deriva da un buon equilibrio di funzioni che creano uno scambio tra zone residenziali e servizi, sviluppando sinergie per la sostenibilità sociale dell'intervento (Sumiraschi, 2013, pag.130). La città di Bologna si distingue tra le esperienze più importanti in Italia. La città ha attivato un programma per riqualificare ampie parti dell'area urbana. Questo programma crea incentivi finanziari, misure fiscali, bonus volumetrici, equa distribuzione e misure compensative per recuperare e rigenerare le aree urbane al fine di 13


Parte 01

Introduzione

migliorare le prestazioni degli edifici e il microclima urbano. Adair, Berry, e McGreal, Quinn, A., 2003). Non dappertutto, tuttavia, tutti questi strumenti sono stati efficaci. In Italia, esperienze di successo come il POC (Piano Operativo Comunale) di Bologna, i regolamenti edilizi per la città di Milano e le RUE (Urbanistica / Regolamenti edilizi) in Bassa Romagna e Rimini hanno offerto incentivi in forma di bonus volumetrici o altri bonus progressivi parametrizzati rispetto ai livelli di performance raggiunti nelle operazioni di riqualificazione / rigenerazione. In altre esperienze si è invece fatto ricorso a misure perequative e compensative, come ad esempio nel caso del Piano Strutturale Comunale di Parma con il Credito Edilizio Energetico e Sismico da reinvestire nella riqualificazione energetica e nella messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente. A fronte delle esperienze in corso in Europa e in Italia, alcuni studiosi sostengono tuttavia che i provvedimenti messi in campo per incentivare la riqualificazione/rigenerazione delle città configurino una sorta di “soft power” dell'urbanistica e che oggi servano invece interventi più mirati ed efficaci [03-04-05]. Di qui la proposta del Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile (RI.U.SO) lanciato nel 2012 dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), dall’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE) e da Legambiente. Secondo questa proposta le Città Italiane hanno bisogno di un programma di interventi integrati e non di interventi spot. Tra le diverse misure ipotizzate si segnalano: la messa a sistema degli investimenti pubblici e privati per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici; la valorizzazione delle dismissioni

del patrimonio pubblico; la creazione di strumenti finanziari ad hoc che mettano a reddito il risparmio energetico, idrico, e la manutenzione, erogando adeguati bonus volumetrici a fronte di un impatto ambientale vicino allo zero e alla adozione di innovazioni tecnologiche utili al miglioramento dell’efficienza tecnologica e infrastrutturale delle città. Nel quadro dell’edilizia residenziale, interventi in Europa di una certa importanza volumetrica, noti e meno noti, sono avvenuti tramite concorso, condotto secondo diverse procedure a seconda dei paesi nei quali si sono attuati, pratica che ha coinvolto anche i privati in modo del tutto naturale. Malgrado alcuni isolati tentativi di concorso con linee programmatiche ben definite, tra cui il più noto “Abitare Milano” (Multiplicity Lab, 2007) e il concorso Ater per la riqualificazione del quartiere Tiburtino III a Roma [01-02] (Annese, Del Brocco, 2012), l’espansione residenziale più massiccia è avvenuta sostanzialmente con passaggi del tutto simili a quelli di vent’anni fa, mentre quella più minuta attraverso piani di lottizzazione, entrambi con il prevalente requisito di rispetto degli standard urbanistici e, solo negli ultimi anni, di produzione energetica da fonti rinnovabili. Come afferma Rossana Battistacci (2010), «il binomio residenza/città non è circoscrivibile ad una discussione pur appassionante e gratificante per architetti, ma investe complessivamente il corpo socioeconomico del paese» e dunque un confronto serio e concreto su ciò che si può e si deve fare va introdotto con estrema forza e attraverso strumenti aggiornati di dialogo e di confronto multidisciplinare. In questo quadro la ricerca può essere il motore per ragionare senza condizionamenti e/o conflitti 14


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Urban GenHome: un approccio multidisciplinare per interpretare le trasformazioni urbane

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03-04-05. Esempio di rigenerazione urbana a Berlino – Quartiere Märkisches Viertel (1965-68). ©Vittorio Vidotto (foto 03-04). Nel 2010-2011 il quartiere è stato oggetto di una vasta operazione di riqualificazione energetica degli edifici attraverso la rifoderatura di tutte le facciate. Parallelamente sono stati riprogettati gli spazi pubblici incrementando le aree verdi.

di interesse con l’obiettivo di costruire uno strumento metodologico e pragmatico al contempo, al servizio di tutti i cointeressati. Da questo punto di vista, partendo dal binomio residenza/città, Urban GenHome si pone come metodo innovativo perché vuole superare il solo approccio di codifica e sequenziamento con cui le città sono state “scritte” (progettate), già introdotto in alcune ricerche (The Urban Genome Project, Grima e Reyes, e The Case for an Urban Genome Project: A Shortcut to Global Sustainability?, Jonathan Fink ) ma la cui uscita ha previsto esclusivamente un archivio online, alcune pubblicazioni e forme di disseminazione. Ora l’intento è quello di pervenire ad una metodologia multidisciplinare di lettura per il recupero, la rivitalizzazione e la sostenibilità degli spazi urbani partendo proprio

dalle regioni genHomiche (spazi aperti/ vuoti urbani) che caratterizzano e pervadono i nostri contesti urbani. Tutto ciò partendo anche dalle interessanti analisi svolte da Rem Koolhaas (Junkspaces, 2006) che sollecita la «sapiente lettura» della realtà nella quale viviamo e dello spazio nel quale trascorriamo le nostre esistenze. Si tratta di una concezione dello spazio-spazzatura (Junk DNA) informe privo di qualità architettoniche ma denso di utilità economiche e ampliabile fino all’infinito e, quindi, difficilmente formalizzabile. È necessaria quindi una corretta lettura del fenomeno ed una metodologia condivisa di intervento che ripristini un equilibrio tra forma spaziale, fruizione del luogo e sostenibilità ambientale. Guardando più dettagliatamente al patrimonio genetico della residenza (Living 15


Parte 01

Introduzione

GenHome) e, più in generale, della qualità dell’abitare, la casa ha rappresentato il motore di tutta la ricerca sull’architettura e la città, sviluppata durante il XX secolo nel mondo occidentale. A partire dal 1928 per circa trent’anni il CIAM (Congresso Internazionale di Architettura Moderna) che raccoglieva il più importanti esponenti della cultura architettonica del tempo, ha discusso di come rendere congruente con la modernità lo spazio della residenza, del lavoro, del tempo libero e della mobilità. Già in quegli anni si affacciavano problematiche che riguardavano l’ambiente e la vivibilità delle condizioni urbane. Con una sostanziale differenza però rispetto ad oggi: c’era, allora, una grande fiducia nella ricerca architettonica come motore del cambiamento. Riguardando il profilo dell’idea di città nel XX secolo, sia nelle proposte di carattere utopico (città industriale, città giardino, ville radieuse, città orizzontale, ecc...) sia in quelle ancorate alla realtà urbana (la casa a corte viennese, le siedlungen tedesche, le new town inglesi, sino alle più recenti esperienze di case popolari, anche italiane, con i quartieri INA casa e di Legge 167 tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta) sono sottesi, ma non ancora esplicitati come paradigmi progettuali, i problemi legati al clima, all’esposizione e orientamento degli edifici, del verde pubblico e dei servizi. Di seguito, dagli anni ’80 del novecento, il tema della casa intelligente è stata al centro del dibattito tecnico-scientifico. Più recentemente, con emergenze ambientali sempre più stringenti e con la crescita delle tecnologie ICT, la casa è diventata oggetto di una sperimentazione tecnologica molto avanzata (si veda, per esempio, la competizione internazionale Solar Decathlon), che si è concentrata da una parte sull’ottenimento dell’autosufficienza energetica,

dall’altra sul controllo da parte degli utenti delle prestazioni attraverso numerosi dispositivi che monitorano, anche a distanza o telecomandati, il consumo di energia, il comfort, il funzionamento degli elettrodomestici, ecc. Tuttavia queste proposte non hanno prestato sufficientemente attenzione al rapporto tra spazio abitativo e contesto urbano, inteso come sistema di riferimento complesso, i cui caratteri culturali, sociali ed economici, oltre che i parametri ambientali e climatici, richiedono una forte integrazione anche in relazione alle altre funzioni urbane presenti. Al contrario, numerosi progetti di housing in Olanda hanno sviluppato una attitudine pragmatica al controllo degli aspetti economici (evidentemente non solo il costo tout court), i quali sono considerati i più importanti parametri per valutare la fattibilità di un intervento. Questa attitudine ad un equilibrio tra costo e beneficio riflette le teorie di Paolo Magrassi (2010) secondo il quale l’epoca di possedere la tecnologia a tutti i costi sembra essere superata, per lasciare il posto a una più diffusa e consolidata pratica dell’ "abbastanza buono". Ciò non significa che si rinneghi la possibilità di utilizzare i risultati più avanzati della ricerca architettonica, tecnologica e urbanistica. Si tratta invece di analizzare con più disincanto i motivi per i quali è raro in Italia vedere applicazioni abitative reali e innovative - sia di natura episodica che sistemica - implementate attraverso azioni di governance territoriale o attraverso una pratica professionale aggiornata. Dopo di che trarne le conseguenze ed accettare di lavorare dentro limiti imposti da budget sempre più limitati, imparando da quei paesi e da quei progettisti che fanno di necessità virtù. E' ormai dimostrato dalle molte ricerche europee svolte sull’housing che un 16


Federica Ottone

Urban GenHome: un approccio multidisciplinare per interpretare le trasformazioni urbane

progetto equilibrato e ambientalmente consapevole può portare riduzione di costi, in termini di mano d'opera, di tempi di realizzazione, di semplificazione delle procedure progettuali (Le trasformazioni della residenza urbana, 2010) Dunque il termine “architettura sostenibile” può sottintendere una costruzione con tecnologie leggere, dalla struttura alle finiture, una edificazione a basso impatto ambientale, un sistema industrializzato costruttivamente semplice e flessibile caratterizzato prevalentemente da materiali naturali. In Giappone così come negli Stati Uniti, materiali naturali come il legno, il bambù, la carta, la canapa, fanno parte della tradizione. In Europa è la Germania a cogliere con più vigore i miglior spunti innovativi nel campo costruttivo e impiantistico, applicandole ad ampio raggio su gran parte del territorio. In senso opposto, quando in Italia si è voluto introdurre un tipo di edilizia industrializzata, questa ha assolto il compito di coprire esigenze quantitative di abitazioni, perdendo di vista la qualità del costruire, alimentando una certa avversità nei confronti del “moderno”, spesso associato a brutto e malfatto. Dal punto di vista strutturale questa avversità si è tradotta nel demonizzare alcuni materiali, come per esempio il cemento armato, visto oggi come una scelta poco “sostenibile” da molti punti di vista. Nonostante alcune leggi sulla casa stiano cercando di superare la crisi del settore delle costruzioni, e nello stesso tempo promuovere costruzioni nuove e interventi sul costruito più sostenibili (per esempio il Piano Casa oppure la detrazione fiscale del 65% per interventi di riqualificazione energetica – EcoBonus - che può essere applicata anche alle demolizioni e ricostruzioni finalizzate all'efficientamento energetico

degli edifici che comportino una modifica della loro sagoma), esiste un divario consistente tra la promulgazione di una legge e la sua concreta applicazione, nel momento in cui entrano in atto le amministrazioni comunali e regionali o gli enti locali. Spesso gli interessi economici e o tentativi di arginare fenomeni di corruzione, il tutto rinforzato da una impenetrabile burocrazia, prevaricano sull'etica e sul buonsenso, creando vincoli ancora più stringenti. Un esempio che pareva aver annullato ogni pregiudizio sull'architettura sostenibile è la triste esperienza della ricostruzione a L'Aquila: il “Progetto case”. Una serie di edifici residenziali prefabbricati in legno sembravano essere caratterizzati da sistemi tecnologici all'avanguardia. Purtroppo si è riscontrato che la grande maggioranza di essi è stata realizzata con legno scadente, affidando la progettazione e la realizzazione, nei casi migliori, a tecnici e imprese poco preparate. La ricerca tecnologica (Construction GenHome), improntata esclusivamente sul miglioramento delle prestazioni e delle performance degli elementi che compongono l’ambiente domestico, ha spesso mancato l’obiettivo di bilanciare le prestazioni con un’idea di casa più empatica, facendo rimpiangere il costruire di una volta, soprattutto per ciò che concerne il tema domestico. Nelle ambientazioni proposte nelle fiction televisive, sono quasi sempre riproposti modelli abitativi che evocano in modo artificioso atmosfere e suggestioni del passato. Questo contrasto tra innovazione tecnologica e immagine della “casa ideale” è uno degli ostacoli sul quale la ricerca intende confrontarsi, con l’obiettivo di rendere più incisivo il contributo delle innovazioni tecnologiche nella realizzazione di abitazioni 17


Parte 01

Introduzione

più sostenibili e, contemporaneamente, appetibili sul piano estetico ed emozionale, ma anche economicamente più accessibili. (Clemente, 2012) Su questo particolare aspetto, gli anni ’50 del novecento hanno rappresentato una vera chiave di volta dell’immaginario domestico italiano, con contributi importanti che hanno subito avuto grande diffusione e riscontro nella pratica quotidiana. Si pensi solo alle riviste femminili, con i contributi di Lina Bo Bardi, Gio Ponti, Carlo Mollino e importanti nomi del design italiano; questi hanno introdotto un’idea diffusa di modernità senza andare contro la tradizione domestica, modernità che si è andata perdendo con l’avvento della cultura postmoderna basata sul recupero della tradizione. Gli anni ’70 del novecento hanno prodotto viceversa esperienze illuminate ed avveniristiche (si pensi a The House of Future, di Alison & Peter Smithson, o alle ambientazioni dei film di Elio Petri) che hanno corrisposto ad esempi che non hanno avuto poi impatto e diffusione nella realtà del quotidiano. Quali sono oggi le idee che emergono sulla casa ideale, quali le ipotesi più avanzate dal punto di vista tecnologico e funzionale e quali speranze di successo possono ottenere dal punto di vista della accettazione come modello di comfort. Quale oggi l’idea di domesticità più diffusa e gradita e quali possibilità di ottenere equilibri fra gradimento, efficienza, costi per ottenere finalmente una corrispondenza effettiva tra idee innovative e ricadute nel mondo reale. Alcune delle questioni qui accennate sono in questo libro motivo di indagine e di approfondimento nel tentativo di pervenire ad una sintesi che racchiuda diverse e nuove modalità di relazione e di interfaccia con l’utente (compreso anche il tema

dell’accessibilità economica), senza rinunciare alla proposizione dei migliori risultati finora raggiunti dalla ricerca e dalle miglior pratiche, rimodulandone il contributo e il peso. Si porranno dunque le premesse per il riesame di: • materiali e tecnologie innovative • dispositivi di facciata efficienti e facilmente gestibili • nuove possibilità derivanti da un uso più consapevole di tecnologie, risorse materiali per rispondere ad esigenze sempre più stringenti dal punto di vista ambientale • nuovi requisiti di comfort ambientale degli spazi chiusi ed aperti nelle differenti condizioni microclimatiche • nuovi sistemi di ottimizzazione del consumo energetico (ultra-low energy buildings) integrate con sistemi per la produzione di energia rinnovabile, il suo stoccaggio ed il recupero della frazione di energia non utilizzata, ma anche pensando e tenendo sempre presente un corretto rapporto tra costi e benefici ottenibili. • nuovi sistemi di accumulo/stoccaggio di energia nell’unità edilizia (o negli aggregati) che permetta un utilizzo intelligente ed efficiente dell’energia prodotta. (Annex 23, Energy storage in building of the future, 2014) • nuovi componenti di arredo dedicati all’uso domestico, empatici, ergonomici ed economici.

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Urban GenHome: un approccio multidisciplinare per interpretare le trasformazioni urbane

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01. Vista d'insieme.ŠIvan Capdevila


Dall'abbandono ai limoni Ivan Capdevila

«Mein Haus ist meine Burg und mein Garten» (La mia casa è il mio castello e il mio giardino)

magazzini ed edifici per uffici lasciano gradualmente spazio a nuovi sviluppi residenziali. Il sito in questione, data la sua posizione strategica adiacente alla fermata della “U-Bahn”, ha fin dall'inizio avuto la vocazione di diventare il "nuovo centro" del quartiere. In realtà, è il punto di passaggio delle migliaia di persone che vivono nella nuova zona residenziale nella parte orientale della linea della metropolitana. Questo è il motivo principale per cui il progetto sta costruendo una diagonale pedonale che collega il tessuto residenziale con la metropolitana in una sequenza di spazi pubblici di diversa natura: spielplatz (parco giochi per bambini), montagna, parco, passaggio e piazza. Con tutto questo e tornando a quanto sopra, come prima strategia, il progetto "PLAYful" mette insieme molti dei tipici giardini privati, ora senza recinti, in un grande piano orizzontale (come una riproduzione alla piccola scala dei campi che circondano Vienna) formando la copertura del primo piano che occupa quasi la metà della superficie totale. Questa diventa il grande spazio sociale del progetto, in cui le persone sono "costrette" a incontrarsi. Il

Questo detto popolare austriaco – così ci è stato erroneamente trasmesso giacché in realtà omette la seconda parte – ci introduce nella cultura nazionale viennese. L'importanza del giardino come luogo della massima espressione della soggettività e dell'onnipresenza di spazi comuni all’interno degli edifici residenziali, ci presenta una prima chiara immagine della cultura dell’abitare locale. Usando un'altra immagine caratteristica di Vienna ma non visibile da una certa altezza – quella dei campi che circondano la città e che ha costruito la sua storia più recente e il suo prestigio come produttrice di vino – cerchiamo di stabilire nuove regole del gioco, il cui scopo è la generazione di nuovi significati intorno al domestico e al residenziale, manipolando tutte queste immagini (il giardino, i campi di coltivazione, gli spazi comuni interni...). E tutto ciò avviene in un contesto postindustriale sottoposto a un processo di rigenerazione urbana in cui fabbriche, 161


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Integrazione-Esperienze

02-03. Relazione con la linea sopraelevata metropolitana Š Ivan Capdevila

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From Fallowland to the lemons

secondo spazio sociale si trova tra le case al primo piano (confidenzialmente chiamato "nuvola" perché galleggia sul piano terra). È costruito come un tipico tessuto urbano compatto di strade, piazze, angoli, porte ... dove le persone possono celebrare giorno per giorno i loro riti quotidiani collettivi o individuali. Il terzo spazio sociale è il grande parco urbano che segue il profilo della linea di media tensione che attraversa il sito. Questa area verde funge da buffer sia mentale che fisico.

sviluppano verticalmente e presentano le facciate orientate verso la linea elettrica con una conformazione inclinata, in modo da ridurre l’”impatto mentale” causato dalla presenza della stessa. Queste sono indubbiamente la parte più visibile del progetto. C'è una tradizione locale che consiste nel dipingere le facciate per "superare" la tristezza ambientale "bianca e grigia" dei mesi freddi. Tuttavia, la tavolozza dei colori è limitata ai colori medi e pastello; abbiamo quindi deciso di introdurre un'altra innovazione “PLAYful” (o giocosa): utilizzare un colore primario, il giallo, lo stesso colore che è anche presente nel logo del costruttore. Tuttavia, questa radicale separazione del progetto in tre livelli ha un'altra interpretazione che va oltre il fornire una risposta alle condizioni fisiche del luogo: vuole infatti introdurre una possibile soluzione altrettanto radicale (ma giocosa o “PLAYful”) al problema della densità europea, posto dalla cultura architettonica dominante. Contro l'immagine caratteristica di blocchi lineari da quattro a cinque piani che invadono la periferia viennese, otteniamo un concetto di “densità media” attraverso la sovrapposizione di due opposti: edificio basso + edificio a sviluppo verticale.

Sono stati dunque definiti 3 livelli del progetto. Ognuno è caratterizzato da una ridefinizione di alcune configurazioni tipiche provenienti dalla cultura locale o background progettuale del nostro studio: Piano terra: a differenza degli insediamenti residenziali vicini, dove i giardini privati sfruttano al meglio tutto ciò che non è costruito, questo è un luogo totalmente aperto ai cittadini, dove lo spazio pubblico è "attivato" dalla collocazione strategica dei vari spazi comuni e di quelli commerciali; analogamente le "estensioni domestiche" sono state immaginate per introdurre altre attività domestiche, come workshop, sale prove, uffici ... insomma spazi indeterminati legati alle esigenze soggettive dei loro utenti. "The Cloud" (primo piano): la linea sopraelevata della metropolitana si trova al di sopra di questo piano, di fatto impedendo ogni possibile vista interessante dall'interno della casa verso l'esterno. Così viene importata una caratteristica architettonica tipica della cultura mediterranea: quella che prende il cielo come principale punto di riferimento esterno, ossia la casa a patio. Torri: posizionate al di sopra della linea orizzontale della metro, consentendo dunque alla vista di aprirsi, le quattro torri si

Attraverso la nostra filosofia del “giocare con cultura” (nel suo senso più ampio) approcciamo l'ecologia (il nostro campo) in un modo diverso: manipoliamo immagini caratteristiche (il giardino, i campi di coltivazione, il blocco lineare, la tavolozza dei colori ...) per creare significati originali in grado di generare una nuova identità. Tuttavia, per allontanarci da una visione nostalgica dell'identità, comprendiamo che il modo più efficace per costruirla è attraverso l'azione dei suoi abitanti. Per questo motivo il tetto ospita un vasto campo da 163


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Integrazione-Esperienze

coltivare destinato a diventare uno spazio sociale multi-relazionale. In sintesi attribuiamo a questa nuova identità - creata dalla riappropriazione di figure appartenenti all'immaginario collettivo e dalle persone che si riconoscano in loro (sostenibilità culturale) – un ruolo catalizzatore di situazioni diversificate che migliorano la qualità della vita dei suoi abitanti e dei cittadini in generale (sostenibilità sociale). Questi nuovi spazi di incontro da un lato, e questa nuova immagine caratteristica dall'altro, trasformano il progetto in un luogo che diventerà parte dell'immaginario collettivo del quartiere e che, a sua volta, sarà dotato di un certo grado di urbanità. Questa duplice strategia mira a promuovere la permanenza e l'incontro delle persone, riducendo la necessità di viaggiare in auto o in metropolitana verso altre parti della città alla ricerca della "urbanità" (sostenibilità ambientale). La gestione creativa del budget di 1200 €/ mq (importo massimo ammissibile per la costruzione di alloggi sociali) presuppone un ragionevole sbilanciamento economico a favore di elementi come il tetto di "Fallowland", gli spazi comuni intermedi come "the cloud", l'inclinazione delle facciate di 2 torri, l'introduzione di patii e una piccola diversificazione nelle aree verdi. Comprendiamo che rompere una situazione residenziale standard a favore della creazione di alcuni "extra" (sostenibilità economica) contribuisce a migliorare non solo la qualità della vita dei suoi abitanti ma specialmente la qualità urbana, soggettiva e sociale del vicinato e dei suoi vicini.

04. Vista d'insieme ©Ivan Capdevila 164


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