28 Collana Alleli | Research Comitato scientifico Scientific commitee Edoardo Dotto Nicola Flora Antonella Greco Bruno Messina Stefano Munarin Giorgio Peghin I volumi pubblicati in questa collana vengono sottoposti a procedura di peer-review The volumes published in this series are subjected to peer-review process
La pubblicazione è stata realizzata con il contributo dei fondi del Dipartimento di Architettura dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara
ISBN 978-88-6242-322-9 Prima edizione Luglio 2018 First edition July 2018 È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form or by any means, including photocopying, even for internal or educational use. Italian legislation only allows reproduction for personal use and provided it does not damage the author. Therefore, reproduction is illegal when it replaces the actual purchase of a book as it threatens the survival of a way of transmitting knowledge. Photocopying a book, providing the means to photocopy, or facilitating this practice by any means is like committing theft and damaging culture. If any mistakes or omissions have been made concerning the copyrights of the illustrations, they will be corrected in the next reprint. Book Design Giovanni Rasetti LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italy Web www.letteraventidue.com Facebook LetteraVentidue Edizioni Twitter @letteraventidue Instagram letteraventidue_edizioni
INDICE
CONTENTS
INTRODUZIONE 5 INTRODUCTION Nabil Bonduki
SPAZIO E IDENTITÀ URBANA 8 SPACE AND URBAN IDENTITY Valter Fabietti, Carlo Pozzi
UNO SGUARDO D’INSIEME: URBANISTICA E SOCIETÀ 12 AN OVERVIEW: URBAN PLANNING AND SOCIETY Valter Fabietti
DALLA CITTÀ DIFFUSA ALLA CITTÀ INFORMALE 18 FROM SPRAWL TO SLUM Valter Fabietti, Carlo Pozzi
PER UNA DIDATTICA DEL CONCRETO E DEL VIAGGIO 22 FOR DIDACTICS OF CONCRETENESS AND TRAVEL Carlo Pozzi
LA SPERIMENTAZIONE NEI LABORATORI DI TESI 28 RESEARCH IN GRADUATION LABORATORIES
PROGETTO COME ATTO CRITICO IN CONTESTI APERTI THE PROJECT AS A CRITICAL ACT IN OPEN CONTEXTS Michele Manigrasso
127
CONTAMINAZIONI 129 CONTAMINATIONS Giovanni Rasetti
4
INTRODUZIONE INTRODUCTION Nabil Bonduki Faced with the theme of the “informal city”, the University plays an essential role in the training of qualified professionals to face this new reality. But teaching must no longer be dissociated from research, because it is not a matter of “teaching” a consolidated method, but of proceeding with a permanent process of discovery and learning. Active research, that is the research associated with the design process, is becoming increasingly important, both in professional practice and in the teaching of architecture. This publication, gathering texts and projects related to these issues, is far from exhausting the wide possibilities of facing the transformation processes that cities undergo in the global context, especially the ever more predominant manifestation of urban informality. But it is an excellent starting point, which will certainly add to the work that the Informal City Laboratory, within the Department of Architecture of Pescara, will develop in the coming years.
D
all’inizio del XXI secolo, la città informale è oggetto di studio nelle scuole di architettura e urbanistica, non solo nei paesi del Sud , dove la questione è più urgente, ma anche in alcune università dei cosiddetti paesi sviluppati.” La ricerca e lo sviluppo di progetti di intervento negli insediamenti precari - favelas, insediamenti irregolari, case popolari, terreni alluvionali, aree o edifici occupati da senzatetto - hanno suscitato grande interesse in professionisti e studenti, che cercano sia di comprendere i processi di formazione di queste aree di urbanizzazione spontanea sia di partecipare agli sforzi della comunità per risolvere i loro gravi problemi urbani, ambientali e sociali Ho notato, in particolare, il grande interesse che gli studenti europei, che partecipano alle attività di studio nella Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università di San Paolo, hanno per questo tema. Nei miei corsi opzionali di edilizia sociale, incentrati sullo studio e l’intervento nelle favelas e nelle baraccopoli, il numero di studenti stranieri supera quello dei brasiliani. Insieme alla curiosità di conoscere una realtà urbana molto diversa dalla propria, questi studenti sono molto interessati ad appropriarsi di nuove metodologie di progetti che gli permettano di intervenire in queste aree. In questo contesto, mi ha fatto piacere sapere della creazione del Laboratorio Città Informale di Pescara, mentre leggo con grande interesse il libro DALLA CITTÀ DIFFUSA ALLA CITTÀ INFORMALE, realizzato dai professori Carlo Pozzi e Valter Fabietti dell’Università di Pescara. La pubblicazione riassume i lavori sviluppati dagli studenti del corso di architettura, alcuni dei quali sui progetti di urbanizzazione e integrazione urbana delle favelas a Florianópolis e São Paulo. I testi iniziali degli autori del libro puntano a domande fondamentali per affrontare il problema degli insediamenti informali, nonché sulle recenti trasformazioni nella strutturazione delle città, sia in Italia che in Brasile. Uno degli aspetti che considero di grande importanza, sia nell’attività professionale che nell’insegnamento dell’architettura e dell’urbanistica, è la necessità di sviluppare metodologie 5
01 SPAZIO E IDENTITÀ URBANA SPACE AND URBAN IDENTITY Valter Fabietti, Carlo Pozzi
8
Very often, in the university courses of the faculties of architecture, the theme of urban space is addressed considering its peculiarities for the western city: the typological characters of the urban scenes, the materials used, the functions present. One of the characters investigated is the “inclusion” ability that the urban space must have. A division between social identity and urban space is unthinkable. The question that arises spontaneously when you want to investigate the characters of the urban space in other social contexts (or in other settlement models, different from those of the European city) is: can the same survey categories be used? Do not the relations between use of space and social structure influence the characterization of space itself?
M
olto spesso, nei corsi universitari delle facoltà di architettura, il tema dello spazio urbano è affrontato considerando i suoi aspetti peculiari per la città occidentale: i caratteri tipologici delle quinte urbane, i materiali utilizzati, le funzioni presenti e altro ancora. Uno dei caratteri indagati (ricordiamo, ad esempio, Gordon Cullen e la sua descrizione del paesaggio urbano) è la capacità di “inclusione” che questo deve avere. Si tratta, com’è facile intuire, di percorso analitico prima e progettuale poi (o forse contemporaneamente) che fa riferimento a un immaginario urbano legato a una visione eurocentrica, in altre parole a uno spazio urbano creato da un’identità culturale ben definita e sedimentata nel corso nei secoli. Il “Genius loci” della città europea si fonde con l’arte figurativa e il suo sviluppo nel mondo occidentale, con la cultura religiosa, la morale dominante fino alla strutturazione tipica dei rapporti interpersonali e familiari. Non è dunque pensabile una scissione tra identità sociale e spazio urbano. La domanda che nasce spontanea nel momento in cui si vogliano indagare i caratteri dello spazio urbano in altri contesti sociali (o in altri modelli insediativi, diversi da quelli della città europea) è: si possono utilizzare le stesse categorie di indagine? I rapporti tra uso dello spazio e struttura sociale non influiscono forse sulla caratterizzazione dello spazio stesso? Nel tentativo di rispondere a queste domande nasce l’idea di un Laboratorio Città Informale. Le tesi sviluppate nel Laboratorio esplorano temi progettuali simili, ma declinati in contesti differenti, tentando di rispondere alle domande formulate supra. Per ciascuno dei temi indagati, sono stati proposti ambienti propri della città europea e della città informale del sud America o dell’Africa. Le proposte progettuali sviluppate articolano in modi differenti (e non sempre totalmente compiuti) risposte alle differenze di significato dello spazio urbano e a come questo può fornire spunti per costruire un’identità urbana.
L’identità e lo spazio nella città europea Il tema del rapporto tra identità urbana e spazio nella cultura occidentale ha radici profonde: la percezione dello spazio come strumento identitario si può rinvenire nel XVII secolo nelle opere pittoriche paesaggiste (si pensi, ad esempio, a Nicolas Poussin, Claude Lorrain, agli italiani Carracci e Domenichino, che riprendono una tradizione già cinquecentesca) ma anche nelle interpretazioni “tecniche” del paesaggio urbano (dalla creazione del Rousham Park di William Kent del 1738 come espressione dell’English Landscape Movement, fino agli interventi di John Nash su Regent Street, passando per Camillo Sitte e Raymond Unwin e altro ancora). Alla fine degli anni ’50 e ’60 del scorso secolo, emerge una visione dello spazio urbano contrapposta a quella deterministica del Movimento Moderno. Secondo 9
02 UNO SGUARDO D’INSIEME: URBANISTICA E SOCIETÀ
AN OVERVIEW: URBAN PLANNING AND SOCIETY Valter Fabietti
12
The changes that have characterized the last decades, the modifications in the social framework that accompany the transformation of the city, have brought out the role of urban space, its quality and “beauty” in everyday life. For some decades, the need to reintroduce the “third dimension” into planning has led to a transformation of urban planning tools, bringing urban and architectural planning closer together. This is not an aesthetic habit, but a concrete response to a social demand for quality of the urban environment, manifested by different sectors of society in different national contexts. Can urban planning try to answer this situation? What are the characteristics of the urban project that can address the issues of social inclusion, the quality of space and the equity of acting?
I
n una recensione del saggio di Ivan Blečić e Arnaldo Cecchini - Verso pianificazione antifragile1, Francesco Indovina sottolinea come “sia un giusto atteggiamento [fare] i conti con la realtà della pianificazione: non applicazione di modelli astratti ma, piuttosto governo delle trasformazioni urbane”. Afferma, in altre parole, il prevalere delle finalità (e dell’oggetto) dell’azione di governo sulla strumentazione e sulla tecnica di piano. Si tratta di una riflessione molto interessante che in buona misura ha attraversato, negli aspetti operativi, la pratica urbanistica. É giusto partire da un modello precostituito al quale fare aderire le azioni di governo delle trasformazioni urbane? O è invece opportuno seguire il flusso della realtà, delle dinamiche economiche e sociali per ricavare da queste indicazioni operative? Il ruolo dell’urbanistica nel governo del territorio, considerando il Piano regolatore generale (nelle sue diverse denominazioni regionali) come parte centrale del sistema di pianificazione, è, o meglio dovrebbe essere, aumentare l’efficienza e la funzionalità (ma forse anche la “bellezza”) delle città cui si applica. Sembra, dunque, che il ruolo principale dell’urbanistica non sia regolare l’attività edilizia, o almeno non solo quello. Appare, accettando questa interpretazione, che la funzione dell’urbanistica (e quindi del piano regolatore) sia coniugare le trasformazioni sociali ed economiche in atto con le attività che queste richiedono, adattando a queste la migliore forma urbana possibile. Sostiene ancora Indovina che “la relazione tra adattamento della forma alla funzione e la necessità di una soggettività che si ponga degli obiettivi applicata ai sistemi sociali non è priva di significative implicazioni. Tra queste c’è l’imprevedibilità degli esiti dovuta alla natura dei sistemi sociali, all’azione e all’intenzione dei soggetti sociali. […] Nonostante quello che appare, o meglio che si crede, la pianificazione non ha rappresentato un corpo stabile e immobile di regole, principi e strumenti. Da sempre la sua scarsa efficacia […] ha spinto a continui aggiustamenti, a considerare nuove ipotesi, nuove interpretazioni. Qualcuna di queste ha messo perfino in discussione la necessità e l’utilità”. Un ruolo dunque, quello dell’urbanistica, in evoluzione. L’atteggiamento che storicamente ha attraversato la disciplina urbanistica, sembra essere legato alla capacità di adeguamento ai cambiamenti repentini e addirittura, come affermano Blečić e Cecchini, di “trarre vantaggi” per migliorare la propria efficienza ed efficacia. Come siamo arrivati allora alla visione, oggi dominante nell’interpretazione comune, dell’agire urbanistico; alla considerazione generalizzata dell’inefficacia del piano urbanistico? 1 - Ivan Blečić e Arnaldo Cecchini - Verso pianificazione antifragile. Come pensare al futuro sena prevederlo, FrancoAngeli, Milano 2016); la recensione è pubblicata on-line su “La Casa della Cultura” http://www.casadellacultura.it/627/pianificazione -antifragile-problema-aperto.
13
03 DALLA CITTÀ DIFFUSA ALLA CITTÀ INFORMALE FROM SPRAWL TO SLUM Valter Fabietti, Carlo Pozzi
18
The school of Pescara has made an original path: first with the so-called “Tendenza”, starting from the books and research of Aldo Rossi and Giorgio Grassi, has developed original systems of reading the historical city, recognizing the ability and need to be managed like a work of art. Subsequently, the research focused the issues that were emerging in Italy in relation to the great urban diffusion. The third phase is the establishment of the Informal City Laboratory. A progressive transition and change of scale from the compact city to the city spread to the informal city, a way of recording the profound changes that living - and therefore building - is experiencing.
L
a città che sale è un quadro di Boccioni, avanguardia futurista circa un secolo fa: nel dipinto a olio viene descritta la crescita delle periferie di Milano attraverso la rappresentazione di uomini, cavalli, ciminiere e impalcature. E’ ancora l’immagine della densificazione di una città compatta. Pensando alle rappresentazioni della diffusione urbana, emerge la fotografia notturna di Los Angeles pubblicata sulla copertina de “La città di quarzo” di Mike Davis: l’opera “Stock Market” di K. Biggs presenta una costruzione illimitata che stabilisce un tappeto di case su un territorio indeterminato. Il presente metropolitano a scala globale è costituito da una ulteriore diffusione che sembra inarrestabile e ingestibile: quella degli slums che connotano la cosiddetta città informale. Ancora Mike Davis ha scritto, circa dieci anni fa, “Il pianeta degli slum”, testo fondamentale soprattutto nell’individuare trend esponenziali di crescita delle metropoli attraverso le costruzioni abusive per nuove immigrazioni: la copertina mostra una densa baraccopoli attraversata da un treno. Potrebbe trattarsi di Dharavi a Mumbai, oppure di baraccopoli a Manila o Bangkok, potrebbe essere in Africa: in questo caso si tratterebbe di Kibera, uno slum di dimensioni illimitate nella corona informale che assedia Nairobi. Proprio l’attraversamento della linea ferrata in un fitto insediamento residenziale, povero e precario, mostra una progressione dell’illimitata crescita urbana: una città, dal carattere otto-novecentesco, con case, strade, piazze, giardini costruiti secondo un piano e con un certo ordine, talvolta monotono, si è allargata secondo alcune linee di sviluppo incontrollate. Anche qui è proliferata una diffusione urbana: il modello è quello californiano, caratterizzato da un pattern di case unifamiliari, con qualche servizio, centri commerciali, e l’ingigantimento della rete stradale. Dai tappeti residenziali britannici e europei l’Italia sviluppa territori diffusivi per esempio in Veneto e sulla costa medio-adriatica. Sono situazioni di con-fusione delle regole della città e della campagna. Ma in una situazione metropolitana, soprattutto nelle condizioni dei paesi di quello che una volta era definito “terzo mondo”, l’allargamento diventa inarrestabile e la qualità dell’edificazione precipita verso il basso: non più le modeste residenze suburbane dell’agro campano o della periferia romana, ma le baracche di fango, legno e lamiera di San Paolo, Mumbai, Nairobi. Affrontare la città informale come tema didattico (in particolare in un laboratorio di tesi) rappresenta una sfida. Anzitutto perché occorre riconoscere le condizioni che rendono peculiare l’elaborazione progettuale rispetto a un tema relativamente poco conosciuto in Europa. Per lungo tempo nell’Italia del secondo dopoguerra la pratica dell’insediamento informale era largamente diffusa e conosciuta. Le borgate, i borghetti, le baraccopoli, spesso sfondo di film del neorealismo, furono considerate un male minore, per poi entrare nell’agenda dei governi nazionali e locali. Oggi di quell’Italia di seconda classe non si ha quasi
19
04 PER UNA DIDATTICA DEL CONCRETO E DEL VIAGGIO
FOR DIDACTICS OF CONCRETENESS AND TRAVEL Carlo Pozzi
22
The occasion of this publication, which has at its center the reflection on the production of a Graduation Laboratory, proposes a reflection on the relationship between teaching and research understood as a relationship between university work and the reality that surrounds us. It seems, moreover, anachronistic to think of didactics and research as distinct activities and even sometimes in opposition. The researcher’s profile must be conscious and holistic, capable of designing one’s own formative and then professional trajectory, orchestrating his research path towards the innovations proposed by the contexts: this single perspective can give new breath to the university institution, “squeezed” by the reforms that they reduce staff, structures, costs and hinder the entry of a new generation.
L’
occasione di questa pubblicazione, che ha al suo centro la riflessione sulla produzione di un Laboratorio di Laurea, propone una riflessione sul rapporto tra didattica e ricerca inteso come una relazione tra il lavoro universitario e la realtà che ci circonda. Appare del resto anacronistico pensare a didattica e ricerca come attività distinte e addirittura qualche volta in opposizione. Un atteggiamento olistico sta investendo i rami fin qui separati della produzione culturale nei campi “artistici”, dalla letteratura al teatro, dalla pittura e scultura all’architettura. L’elemento caratterizzante e per certi versi unificante è proprio la qualità della ricerca, una tensione rivolta al futuro della elaborazione intellettuale in questi campi che, seppur perimetrati, presentano mutui e energetici attraversamenti, in direzione di una nuova definizione di senso del proprio operare. Per molti anni nelle aule universitarie di architettura è prevalsa una modalità di trasmissione delle conoscenze dal maestro all’allievo, nei migliori dei casi una specie di bottega medievale. “Proprio la costituzione di un gruppo di lavoro che condivida il metodo, il modo di agire nel progetto, offre la possibilità di coordinare le esperienze e produrre una ricerca strutturata. In tal senso «come bottega, il maestro e gli allievi portano insieme a compimento l’opera intrapresa», i progetti elaborati «si manifestano come il risultato di un comune lavoro»”1 Poi è arrivato il tempo dei laboratori e dei workshop che ha alimentato una modalità di “full immersion” progettuale che sembrava prescindere da un qualsivoglia pensiero teorico e quindi faceva saltare la cinghia di trasmissione delle conoscenze, essendo divenuta questa modalità polverosa e obsoleta, tanto più nella direzione della costruzione di personalità e professionalità orientate verso l’ingresso in un mondo del lavoro sempre più specializzato e esigente. In queste specializzazioni e in queste esigenze va senz’altro compresa altresì la capacità di sapere sviluppare una ricerca: questa non può essere rinviata a una formazione post-laurea (dottorato, master), ma va costruita già nel percorso accademico. Se lo sguardo verso il progetto è “largo”, cioè non centrato da subito verso il disegno della soluzione proposta, lo studente costruirà percorsi attraverso quelli che un tempo erano indicati come “riferimenti”, progetti analoghi individuati sulle riviste e sul web, capaci di costruire un “fil rouge” diacronico attraverso la storia dell’architettura. In tal modo lo studente di architettura produrrebbe tracciati di conoscenza progettuale e non sarebbe più solo consumatore delle immagini che ormai girano sempre più confusamente 1 - Mario Penitente, Giorgio Grassi alla Facoltà di Architettura di Pescara, in Una casa è una casa. Scritti sul pensiero e sull’opera di Giorgio Grassi, a cura di Silvia Malcovati, Franco Angeli, Milano 2011, p.111
23
05 LA SPERIMENTAZIONE NEI LABORATORI DI TESI
RESEARCH IN GRADUATION LABORATORIES
28
DISEGNO RAZIONALISTA
RIGENERAZIONE URBANA A PESCARA
ARCHITETTURE DELLA MODERNITÀ CENTRO DI ENOGASTRONOMIA ADRIATICA
FAVELAS DI FLORIANÓPOLIS
RIGENERAZIONE URBANA IN CHIAVE TURISTICA
FAVELAS DI FLORIANÓPOLIS
NUOVI SPAZI COLLETTIVI PER LE COMUNITA’
RIGENERAZIONE URBANA
AREA CONCERIE EX-COGOLO APESCARA
RIGENERAZIONE COSTA TEATINA RIQUALIFICAZIONE EX-FORNACE CIAMPOLI
RIGENERAZIONE COSTA TEATINA RIQUALIFICAZIONE EX-STAZIONE S. VITO
RIGENERAZIONE DI INFRASTRUTTURE AREA EX-CEMENTIFICIO PESCARA
RIGENERAZIONE DI INFRASTRUTTURE NUOVA STAZIONE FERROVIARIA A CHIETI SCALO
PARTIRE DALLE PERIFERIE
CONNESSIONI URBANE E NUOVE TECNOLOGIE
ARCHITETTURA PER LA MODA
RIGENERAZIONE DEL DISTRETTO TESSILE DI CHIETI SCALO
ARCHEOLOGIA E TURISMO
STRATEGIE DI RIGENERAZIONE DI CHIETI ALTA
FAVELAS PAULISTE
RIGENERAZIONE URBANA DI JARDIM COLOMBO
I PAESAGGI DEL PESCARA
RIQUALIFICAZIONE EX-MONTECATINI
ATTRAVERSAMENTI TRA CITTÀ E FIUME
LA WALKABILITY DISPOSITIVO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA
CONNESSIONI URBANE
PONTE-MUSEO SUL FIUME PESCARA
28 34 40 46 52 58 64 70 76 82 88 94 100 106 112 118
DISEGNO RAZIONALISTA RIGENERAZIONE URBANA A PESCARA RATIONALIST DESIGN. URBAN REGENERATION IN PESCARA
Davide Fragasso A.A. 2011/2012 Relatori: Valter Fabietti, Carlo Pozzi Correlatore: Jurji Kobe
30
CITTÀ DIFFUSA
The thesis tries to rebuild the urban plot that related the “monuments of the city” and made it the bases for the city-province imagined in the ‘30s. The urban-scale project envisages taking advantage of this plot and projecting it as an investigative scheme for a useful rereading of the city’s contemporary developments: it is not just multi-scale urban analysis, but a strategy for modification is proposed, a real urban regeneration. In particular, the thesis deals with those buildings that express a possible relationship with the Pescara river.
La tesi si cimenta nel tentativo di ricostruire la trama urbana che relazionava i “monumenti della città” e ne faceva i capisaldi per la città-provincia immaginata negli anni ‘30. Il progetto a scala urbana prevede di fare tesoro di questa trama e di proiettarla come uno schema investigativo per una utile rilettura degli sviluppi contemporanei della città: non si tratta di sola analisi urbana multi-scalare, ma viene proposta una strategia per la modificazione, per una vera e propria rigenerazione urbana. In particolare la tesi si occupa di quegli edifici che esprimono una possibile relazione con il fiume Pescara, oggi messo in ombra dagli sviluppi urbani e per certi versi rimosso dalla comunità; quel fiume a cavallo del quale le principali architetture del periodo fascista erano state disposte a sanare la rivalità tra le due cittadinanze, documentata nella novella dannunziana “La guerra del ponte”. Quel fiume che chiede oggi un ripensamento dell’uso infrastrutturale delle due golene: se su quella Sud l’impatto dell’Asse Attrezzato è stato molto discusso e ne sono state proposte mitigazioni e reinterpretazioni in varie occasioni in cui la Facoltà di Architettura è stata impegnata (Workshop, tesi di laurea, master Anas), sul lungofiume Nord, in particolare nel tratto tra i due ponti, l’indagine è stata meno evidente e propositiva. La tesi ne propone sostanzialmente una riacquisizione all’urbano, con pedonalizzazione e spazi verdi, grazie alla ideazione di un by-pass infrastrutturale sull’altra sponda, CITTÀ DIFFUSA
che sarà reso possibile dalla prossima realizzazione del ponte che appoggerà sull’area prossima alla ditta Liberatoscioli. Questo cambia le carte in tavola, soprattutto perché permette una nuova relazione tra edifici del fascismo e fiume, forse più vicino, ma senza nostalgie, a come era stata immaginata all’origine, in una città non ancora assoggettata ad una tale mole di traffico veicolare. E così l’edificio nato per ospitare l’ONMI, oggi in ristrutturazione, si proietta verso il Pescara e dà origine ad un campus dedicato prevalentemente alla musica, con auditorium di diverso ruolo e dimensione ricavato in un comparto oggi in via di progettazione urbanistica, grazie all’addensamento di volumetrie residenziali ai bordi e realizzazione di uno spazio pubblico che scivola fino al fiume, con parti lastricate e parti a verde, prevedendo anche il riuso di alcuni modesti edifici di archeologia industriale fluviale. Il progetto è proiettato in ogni suo segno verso il corso d’acqua che ha generato la città, anche se per la maggior parte i nuovi spazi sono ricavati in ipogeo proprio per non creare contrasto con le preesistenze monumentali. Nuovi spazi che creano relazioni innovative e funzionali tra gli usi preesistenti, con attrezzature e luoghi per l’incontro degli amministratori e del personale impiegatizio di Comune e Prefettura ed un sensibile accrescimento delle disponibilità della Biblioteca Provinciale che diventa finalmente Mediateca Contemporanea. 31
32
33
34
35
ARCHITETTURE DELLA MODERNITÀ CENTRO DI ENOGASTRONOMIA ADRIATICA ARCHITECTURES OF MODERNITY. FOOD AND WINE CENTER OF THE ADRIATIC
Francesco Girasole A.A. 2012/2013 Relatori: Valter Fabietti, Carlo Pozzi Correlatore: Guido Camata
36
CITTÀ DIFFUSA
The choice of an integrated functional program is proposed as a solution compared to the current degradation and abandonment of the two structures of the former Stella Maris and the former Edilizia Mare building. Inside the restructured spaces of the marine colony it is foreseen the realization of a center sale and consumption of food and wine products, aiming at the valorization of the regional products. The former Edilizia Mare building will take on a similar interesting role in relation to the building of the Fascist period, through the construction of a cooking school with guest rooms and restaurants.
Molte architetture della modernità giacciono oggi come relitti abbandonati, con intonaci caduti, lastre di pietra spaccate, infissi di legno ormai fradicio, vetri presi a bersaglio; altri, sottoposti a nuovi usi, hanno subìto modifiche ed aggiunte del tutto incongrue. E’ nuova la tematica del restauro di questi manufatti, non ancora presi in carico dalle Sovrintendenze perché “troppo giovani”, malgrado le ferite del tempo abbiano talvolta danneggiato di più opere relativamente recenti, evidentemente più fragili di quelle antiche, anche per questioni intrinseche al tipo di ricerca sui materiali e sulle strutture: la cultura del cemento armato, della struttura in ferro, i grandi pannelli di vetro. Per l’architettura del periodo fascista va messa a punto una riflessione ed una strumentazione del tutto particolare, centrata sullo studio dei materiali autarchici impiegati all’epoca delle Sanzioni, che privarono l’Italia del ferro e di altri prodotti di importazione alla base dell’edilizia moderna, e sull’ipotesi di possibili sostituzioni con altrettanti materiali contemporanei ritenuti compatibili con quelli ormai scomparsi. Ma é ovvio che la compatibilità principale deve essere legata agli usi, evitando sconvolgimenti dovuti ad attribuzioni funzionali che nulla hanno a che vedere con quelle originarie, che portano a manomissioni eccessive all’atto del restauro, di per sé già necesCITTÀ DIFFUSA
sariamente modificatore con interventi quali la nuova impiantistica, la messa in sicurezza, la ricerca di un comfort contemporaneo. La scelta di un programma funzionale integrato si propone come soluzione rispetto all’attuale degrado e abbandono delle due strutture dell’ex-Stella Maris e dell’ex-Edilizia Mare (comunemente inteso come ex-Sporting). L’edificio della colonia marina, realizzato alla fine degli anni ‘30 e abbandonato alla fine degli anni ‘60, viene proposto come ingresso qualificato a quel che resta della pineta di Santa Filomena. All’interno degli spazi ristrutturati viene prevista la realizzazione di un centro vendita e consumo di prodotti enogastronomici, puntando alla valorizzazione dei prodotti regionali. L’edificio ex-Sporting assumerà un ruolo analogamente interessante e in relazione con l’edificio della tradizione simbolista del periodo fascista, tramite la realizzazione di una scuola di cucina con foresteria e ristorante. L’estrema densità del tessuto residenziale medio-adriatico ha motivato la realizzazione di un collegamento sopraelevato che mette in comunicazione diretta i due edifici. Un ponte pedonale in acciaio diventa così complice dell’immagine simbolista e macchinista proposta dai due edifici rimessi in gioco. 37
38
39
40
41