Architettura x Arte

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A cura di Antonello Monaco

ARCHITETTURA X ARTE LUOGHI PER PENSARE


07 Collana Alleli / Events

ISBN 978-88-6242-325-0 Prima edizione Agosto 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Antonello Monaco È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italy Web: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue Instagram: letteraventidue_edizioni


22° Incontro Ischitano di Architettura Mediterranea Isola d’Ischia - 22/24 settembre 2017

Partecipanti Alessandro Castagnaro, architetto, Napoli Florian Castiglione, architetto, Napoli Lorenzo Guzzini, architetto, Como Maria Viviana Magnifico, ingegnere, Cosenza Marco Mannino, architetto, Messina Bruno Messina, architetto, Siracusa Carlo Moccia, architetto, Bari Antonello Monaco, architetto, Roma Gianfranco Neri, architetto, Roma Gianni Nocenzi, musicista, Roma Adelina Picone, architetto, Napoli Marella Santangelo, architetto, Napoli Gabriele Renzullo, artista, Napoli Francesco Rispoli, ingegnere, Napoli Giovanni Rossini, architetto, Cosenza Antonino Sinicropi, architetto, Reggio Calabria Luigi Tirino, artista, Napoli Luigi Ziviello, architetto, Napoli

Coordinamento Antonello Monaco, Antonino Sinicropi Collaboratori: Maria Viviana Magnifico, Giovanni Rossini Organizzazione IsAM-Istituto per l’Architettura Mediterranea www.isamweb.eu - info@isamweb.eu

Comitato scientifico Francisco Arques Soler, Universidad Politécnica de Madrid Alessandro Castagnaro, Università degli Studi di Napoli Federico II Marco Mannino, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria Bruno Messina, Università degli Studi di Catania Carlo Moccia, Politecnico di Bari Antonello Monaco, Università Sapienza di Roma Fernando Moreira Da SIlva, Universidade Técnica de Lisboa Gianfranco Neri, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria Jorge Cruz Pinto, Universidade Técnica de Lisboa Francesco Rispoli, Università degli Studi di Napoli Federico II Nuria Sanz Gallego, UNESCO Antonio Tejedor Cabrera, Universidad de Sevilla


INDICE


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Introduzione Antonello Monaco Convegno Architettura x Arte: luoghi per pensare Alessandro Castagnaro Lorenzo Guzzini Marco Mannino Bruno Messina Carlo Moccia Gianfranco Neri Adelina Picone, Luigi Tirino Marella Santangelo Francesco Rispoli, Gabriele Renzullo Luigi Ziviello, Nicoletta D’Arbitrio

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Esposizione Casa Lezza Ritratti Florian Castiglione

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Laboratorio Casa Lezza Tridente Gabriele Renzullo

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Laboratorio Casa Lezza Pergola del Padiglione degli Ospiti Marco Mannino



Antonello Monaco

Architettura x Arte: luoghi per pensare

Choose your corner, pick away at it carefully, intensely, and to the best of your ability, and that way you might change the world Charles Eames

L’

ispirazione non sopraggiunge in momenti stabiliti, non in luoghi deputati. L’ispirazione si nutre di condizioni casuali e imprevedibili. L’ispirazione sopraggiunge in luoghi appartati, distaccati dalla realtà, alienati dal quotidiano: scrigni in cui si conservano oggetti, reperti, libri, per osservarli o leggerli da punti di vista nuovi. Una libreria, un separé, un angolo riposto, un abbraccio possono essere luoghi d’ispirazione; spazi dell’immaginario in cui estraniarsi per evocare realtà inesistenti e potenziali. L’immaginario che governa i sogni è nutrito dal mondo dell’architettura. Dallo spazio architettonico derivano, spesso, le immagini da cui scaturiscono nuove idee. Dai luoghi riposti del pensiero è possibile, forse, cambiare il mondo. A queste e ad altre suggestioni hanno dato voce i partecipanti al convegno, con la presentazione di progetti, idee e interpretazioni del tema. Il testo raccoglie i contributi esposti nell’Incontro Ischitano svoltosi nel settembre 2017, Con questi, le parallele esposizioni delle fotografie realizzate da Florian Castiglione all’interno dell’iniziativa Casa Lezza Ritratti, della scultura appositamente realizzata per Casa Lezza da Gabriele

Renzullo dal titolo Tridente e della Pergola per il padiglione degli ospiti di Marco Mannino hanno completato la manifestazione ischitana, fornendo un ampio quadro delle possibili interazioni tra architettura e arte. La scultura in acciaio inox di Gabriele Renzullo per l’area della piscina di Casa Lezza evoca il tridente mancante, consumato dal tempo, della statua di Nettuno posta sul bordo della vasca. L’opera entra a far parte dei pezzi d’arte che arricchiscono gli spazi di Casa Lezza; realizzazioni prodotte da autori che hanno voluto cogliere il genius della casa e del suo ambiente circostante, proponendone una lettura inedita. La struttura spaziale metallica della Pergola per il padiglione degli ospiti, progettata da Marco Mannino -i cui disegni di progetto sono stati esposti nell’edizione del 2016 degli Incontri Ischitani, all’interno dell’iniziativa Casa Lezza Ritratti-, è stata presentata nella sua realizzazione prodotta dall’artigiano ischitano Peppe Pascarella, all’interno dell’iniziativa denominata Laboratorio Lezza, che include realizzazioni spaziali realizzate dagli ospiti della casa, come traccia e memoria del loro passaggio.

David Hockney,1985

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CONVEGNO

ARCHITETTURA X ARTE LUOGHI PER PENSARE


Stazione Vanvitelli. Progetto di Michele Capobianco (1993). Interno: opera di Gilberto Zorio.

Stazione Vanvitelli. Progetto di Michele Capobianco (1993). Interno: opera di Olivo Barbieri.

Stazione Salvator Rosa. Progetto di Alessandro Mendini (2001).


Alessandro Castagnaro

Metro a Napoli: arte, architettura, museo di transito

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lavori recenti della Metropolitana di Napoli linea 1 rappresentano la più grande e significativa realizzazione nell’ultimo ventennio in città. Prima caratteristica che interessa nello specifico lo scenario urbano, è che le stazioni, a differenza di quanto accadeva anni addietro, hanno la duplice caratteristica di essere differenti l’una dall’altra e di essere parte integrante di un’operazione culturale che abbraccia l’evoluzione del gusto ed il modo stesso di fare e fruire l’arte. Un sistema nato come ingegneria dei trasporti diviene, oggi, “museo di transito” o, come lo ha definito Achille Bonito Oliva, «museo obbligatorio». Infatti sotto la sua direzione artistica nelle stazioni sono state esposte sculture, pannelli, mosaici, fotografie, elementi di arte contemporanea di alcuni dei maggiori artisti come Nicola De Maria, Sol Lewit, Bob Wilson, William Kentridge, Emilia Kabakov, Olivo Barbieri, Oliviero Toscani, Mimmo Jodice e tanti altri, disseminati lungo i percorsi, coperti e scoperti, che non costituiscono una semplice operazione di abbellimento ma, come sostiene lo stesso Oliva, sono «piuttosto struttura interagente con quella preesistente dell’invaso architettonico, inciampo felice per lo sguardo del corpo sociale che attraversa tali spazi con attenzione, talvolta, disattenzione». Alla velocità e rapidità che caratterizzano la “vocazione” di una stazione si contrappone il museo che presuppone riflessione, contemplazione, giudizio critico; tutte attività mentali apparentemente in antitesi con i concitati ritmi attuali. Tale sistema si si sta rivelando vincente anche perché, grazie agli incisivi e pregevoli interventi delle Metropolitane d’Arte, la città storica si è aperta in modo nuovo all’architettura

contemporanea trovandosi di fronte ad una sorta di campionario di stazioni che rappresenta, in maniera diffusa, l’eterogeneità degli attuali linguaggi architettonici. Tra i progetti più rappresentativi e maggiormente calati nella realtà urbana va citato quello di Piazza Municipio realizzato da Alvaro Siza e Eduardo Souto de Mura, le cui opere sono in corso di esecuzione; quella progettata dal francese Dominique Perrault che incide fortemente sul disegno urbano di Piazza Garibaldi e che si collega alla stazione ferroviaria; la sistemazione di piazza Bovio con la sottostante stazione Università nasce dalla fusione tra l’atelier Mendini e l’artista irachena Karim Rashid . Ancora, ad opera di Oscar Tusquet Blanca, la stazione di Toledo con la seconda uscita in piazza Montecalvario. Interviene a piazza Dante, Gae Aulenti che progetta la sistemazione della piazza e della sottostante stazione, oltre ad intervenire in quella di Museo e in piazza Cavour oggetto anch’essa di ridisegno dell’arredo urbano, per citarne solo alcune. In definitiva il caso della Metropolitana di Napoli, costituisce una significativa esperienza di relazioni tra infrastrutture di mobilità, architetture, archeologia urbana e arte contemporanea. Ha infatti avviato un processo di lettura della storia urbana e del suo patrimonio, nel rapporto antico e nuovo che consente anche una interpretazione ed una conoscenza dell’arte contemporanea non più chiusa in gallerie o musei, ma aperta ai luoghi di transito alla portata di tutti, quindi ne ha anche evoluto una funzione formativa e divulgativa. Uno studio già avanzato che offre l’apertura ad ulteriori linee di ricerca.

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Il pensatoio di Buonopane Dentro il pensatoio di Buonopane


Adelina Picone Luigi Tirino

Un pensatoio per il Castello D’Aquino di Grottaminarda

La finestra sul paesaggio

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el centro storico di Grottaminarda, ai limiti di un vallone naturale, si erge un castello longobardo che, con le sue terrazze affacciate sul paesaggio irpino, disvela un angolo di struggente bellezza, noto come il pensatoio di Buonopane (il proprietario del castello nell’800). Un “luogo per pensare”, dove il legame natura-architettura si percepisce prepotentemente. Quell’incanto che portava Schinkel ad affermare che: ”[…] più di tutto l’uomo vuole vedere come i suoi simili si sono impadroniti della natura”, e, per contrappunto, come la natura sia catturata nell’architettura, disvelata dalla forma costruita, potente strumento per orientare lo sguardo. Nel corso di un workshop con gli studenti la scorsa primavera il progetto riconosce questo brano di natura come un’occasione, forse ormai l’unica, di far rivivere il borgo ed il castello e con loro l’intero centro storico, ripartendo dal limite naturale contro cui si era arrestato e da cui si era difeso in epoca longobarda ergendo mura e bastioni. In questo castello il pensatoio è un vero luogo dell’anima, una stanza incielata (rif. Gio Ponti.) le cui pareti sono le mura, la natura potente ed incontaminata del vallone ed una finestra ad incorniciare il paesaggio.

Uno di quei rari spazi in cui è possibile riconoscere la bellezza autentica di questo paese, umiliato dalla sciatteria del suo sviluppo edilizio dell’ultimo mezzo secolo. Ancora più bello arrivare in questo luogo di pura bellezza dopo aver percorso tanto sfacelo. Qui si incontrano e si compongono le visioni dell’architetto e dell’artista. L’architetto vede in questa stanza le tracce dell’antico insediarsi, il rapporto che la forma costruita instaura con la forma della terra, la costruzione potente delle mura e le geometrie che ne regolano i rapporti di misura, vede come l’architettura consenta la lettura orientata della natura, la finestra che ritaglia, incornicia la visione e trasforma la natura in paesaggio. L’artista pensa ad una “macchina” che funzioni come un megafono della voce della natura nella stanza incielata, un amplificatore della percezione degli elementi naturali: _un crepitio di passi sulle foglie accompagna chi giunge al pensatoio _una copertura che conferisce pezzi d’ombra accoglie lo stare _una coppa prende l’acqua della pioggia e, nel riversarla nel giardino, fa cadere gocce nella ciotola sul tavolo e segna il tempo _ed infine un poggio per sedersi davanti a quella finestra e finalmente perdersi nel paesaggio irpino.

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Francesco Rispoli, Intervento in una cava di tufo a Favignana. Francesco Rispoli, Prigioni di Michelangelo.

Gabriele Renzullo, Marmo del fiume Lahn.


Francesco Rispoli Gabriele Renzullo

Segreti e paradossi

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e rovine non hanno altro avvenire se non lo sguardo che vi posiamo sopra. Camus nel 1938 - a Tipasa, nei pressi di Algeri – scrive: “in questa unione dei ruderi e della primavera, i ruderi sono tornati a essere pietra e, perdendo il lustro imposto dall’uomo, sono rientrati nella natura”. Solo nel 1952 però ne coglie il segreto: in un paesaggio in cui si mescolano sole, mare, ulivi e pietre “avevo sempre saputo che le rovine di Tipasa erano più giovani dei nostri cantieri e delle nostre macerie.” Vengono in mente Leibniz, per il quale tempo e spazio sono ordini della successione e della compresenza, ma anche alcuni paradossi della temporalità: i Prigioni (le sculture incompiute di Michelangelo), le pirrere (le cave di pietra) dismesse di Favignana - dove i tracciati regolari lasciati dalle seghe sono erosi dalle forme organiche impressevi dal vento e dall’acqua -, i Sassi di Matera – in cui le forme costruite e quelle scavate si intrecciano e si confondono -, le rovine, infine, tutte esperienze nelle quali il punto di flessione manifesta un’ambiguità tra l’apparire e lo sparire.

L

a pietra è caratterizzata da una lunga Vergänglichkeit: i suoi cambiamenti sono così lenti da sfuggire alla percezione. Parte integrante del sistema Natura, per questo motivo la pietra non contiene altro che i suoi elementi. Lo scultore realizza le sue opere sfruttando sia la sua composizione che il suo volume e proprio dalla sua massa, senza inutili trascendenze e simbolismi vari, fa nascere una scultura che in nessun altro modo potrà corrispondere alla materia che la costituisce. Michelangelo non può vedere il David nel blocco del Mosè, ma dal blocco del David potrebbe realizzare ‘due Mosè’. L’emergere di una scultura dal blocco di pietra non può avvenire in assenza della capacità artistica. G. R.

F. R.

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Frida Kahlo (foto di L. Alvarez Bravo,).


Marella Santangelo

La cama de Frida Kahlo

Città del Messico, Casa Azul, Il letto a baldacchino con la maschera funeraria di Frida Kahlo (foto di M. Santangelo).

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al ritorno dall’ospedale dopo l’incidente del settembre del ‘25, quando la colonna vertebrale di Frida Kahlo si è spezzata in tre punti, con la terza e quarta costola, la gamba sinistra e il piede destro, la spalla sinistra e le pelvi rotte dal palo di metallo che le trapassa il corpo all’altezza dell’addome e esce attraverso la vagina, inizia la relazione con il luogo letto, spazio architettonico, rifugio, strumento, angolo intimo e pubblico, luogo per dipingere, per scrivere, per pensare. Il letto di Frida diviene una delle icone che accompagnano l’intera vita dell’artista, stesa con lo specchio in alto nel quale non possono che riflettersi il suo volto e il suo corpo inizia la serie di autoritratti che continuerà fino alla fine. Il letto è la dimensione spaziale del suo presentarsi e rappresentarsi al mondo, il letto di Frida è uno spazio in cui accadono molte cose, nel quale riceve persone, lavora, scrive, e che assume, dunque, le caratteristiche dell’abitacolo di rinascimentale memoria. Per certi versi in alcuni periodi diviene una sorta di emanazione del suo corpo martoriato, il corpo non la sorregge perché “la colonna è spezzata” ed allora il letto, anche luogo di tortura e costrizione, le offre l’opportunità di essere presente nella vita, attrice e non spettatrice.

Il doversi mostrare a letto sofferente allontana e riduce il senso del pudore, ciò significa che tutto si può mostrare, tutto diviene esibizione. Il letto e gli abiti rappresentano al contempo una scenografia e l’essenza più vera di Frida Kahlo, e spesso lei stessa si rappresenta distesa, posizione che diviene con il tempo per lei naturale quanto lo stare in piedi. Ma il luogo letto di Frida è anche uno dei soggetti ripetuti in molti dei suoi quadri, talvolta con lei allettata talvolta come immagine espressiva del suo mondo di donna ferita nel corpo e nell’anima; lo stare a letto caratterizza anche il suo sguardo d’artista, lo sguardo dalla posizione distesa è altrettanto ricorrente nei suoi quadri. Il letto di Frida è anche protagonista con lei dell’unica esposizione monografica sul suo lavoro che si tenne a Città del Messico nell’aprile del 1953, lei è già troppo malata e Diego Rivera ha l’idea di trasportare il grande letto nella galleria; Frida arriva in ambulanza e viene distesa delicatamente, partecipa così al suo trionfo, protetta dal suo “tempio”, spazio intimo ma anche spazio pubblico, il suo letto a baldacchino. L’ultima foto che le hanno scattato è di lei distesa nel suo letto di morte.

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Nicoletta d’Arbitrio Luigi Ziviello

Una casa nel tempo tra artisti di ieri e di oggi

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na casa nel tempo tra artisti di ieri e di oggi, è il titolo dato all’intervento, poiché il contesto è l’ex Grand Eden Hotel, progettato (1901) da Angelo Trevisan la cui storia rimanda ai primi anni del Novecento, al periodo del Floreale a Napoli. “Abitare il tempo” scriveva Umberto Galimberti, e in realtà la dimensione architettonica dell’abitazione “ospita” artisti di varie epoche che dialogano tra loro integrandosi in uno spazio architettonico ridefinito progressivamente dagli anni Settanta. Il padiglione a forma ellittica era in origine il giardino d’inverno dell’albergo ma che perse la sua funzione qualche decennio dopo; la sua configurazione planimetrica ha condizionato l’impianto distributivo e le strutture d’arredo. L’elemento centrale è costituito dalla scala intorno cui ruota l’impianto abitativo e architettonico; la scultura di Annibale Oste in bronzo,

cristallo e marmo definisce la sommità del torrino come un “braciere” illuminante, mentre a lato, la composizione di Mario Persico: La parete delle significazioni universali (1963) scandisce un periodo di felice creatività artistica a Napoli. Altro episodio d’epoca, coerente con la storia dell’edificio, è la scultura Deco di Jean Dauvergni che focalizza il tavolo estraibile da uno schermo in radica di maples e padouk; la tapezzeria delle sedie, in sottili strisce di pelle di colori armonizzati, è stata realizzata artigianalmente e creativamente su telaio a mano di legno da Nicla D’Arbitrio. La lampada Taccia e la radio Brion Vega di Castiglione sono le icone rappresentative della cultura industriale degli anni Sessanta. Ogni oggetto presente si lega a quella dei suoi abitanti, condividerne lo spazio, significa condividerne anche la storia.

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ESPOSIZIONE

CASA LEZZA RITRATTI FLORIAN CASTIGLIONE

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Le fotografie in mostra raccontano la complessità e i valori di Casa Lezza, cercando di catturare le peculiarità che caratterizzano la sua essenza. La sequenze delle fotografie e l’allestimento della mostra sono state pensate in funzione dei soggetti mostrati, delle forme e dei toni, in modo da formare un percorso narrativo. Le immagini sono state realizzate con un processo interamente analogico: l’autore infatti ha realizzato, dopo gli scatti su pellicola, anche lo sviluppo e la stampa su carta baritata fine art in camera oscura.

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LABORATORIO CASA LEZZA

TRIDENTE GABRIELE RENZULLO


La scultura in acciao inox per Casa Lezza ha avuto origine da un colloquio molto breve: -Costruisci un tridente in ferro per il Nettuno? -No, per la statua no, ma realizzo una scultura sul lato opposto della vasca. E’ un procedimento che adotto continuamente, opera per opera. Una purificazione del pensiero per arrivare all’essenza del fare. In modo che tra me e l’opera non vi sia alcuna differenza, nulla che possa disturbare. E ciò che non disturba me non disturberà l’osservatore. Nel senso che, dalla messa in opera in poi, l’opera opera.

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