ISBN 978-88-6242-425-7 Finito di stampare nel mese di maggio 2022 presso Priulla Print S.r.l. – Palermo © LetteraVentidue Edizioni © Testi e immagini: rispettivi autori © Archivio Bruno Vaerini È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Ricerche e coordinamento archivio, redazione schede progettuali: Marco Belloni, Gabriele Caldarola, Ludovico Gandellini e Andrea Monzani Progetto grafico e impaginazione: Giuseppe Basile con Marco Belloni LetteraVentidue Edizioni s.r.l. Via Luigi Spagna, 50 P 96100 Siracusa www.letteraventidue.com
Matteo Pirola
BRUNO VAERINI ARCHITETTURE D’ATELIER
009
Per Bruno Vaerini Mario Botta
BIOGRAFIA E POLIGRAFIA 011
Di vita vissuta Bruno Vaerini
017
Dentro Remo Dorigati
021
Una vita disegnata Matteo Pirola
METODO E FELICITÀ 025 029 035
058
060 064 068 074 078 082 088
Piccole approssimazioni Maurizio Vogliazzo La ricerca dell’esperienza Bruno Vaerini Idee in movimento Matteo Pirola
ARTE E ARCHITETTURA 039
DAGLI ALLESTIMENTI ALLE INSTALLAZIONI
Un minimalismo gioioso Pierre-Alain Croset
041
Storia dell’arte e i maestri Bruno Vaerini
049
Arte come piacere del fare Matteo Pirola
092
094 098 104 108 114
118
120 124 126 132 134 138
CAMERE CHIARE IN CAMERE OSCURE
NEGOZI / SHOWROOM Mettere in scena il commercio Gabriele Neri
145
In ricordo di un incontro sempre felice, tra azione e collaborazione Giovanna Calvenzi
Boutique Versace Negozio Viola Negozio Bonfanti Negozio Lussana Negozio Luzzana Negozio Morotti Negozio Tuman
146
Convergenze, dentro e fuori dall’arte Roberta Valtorta
148
Lettura e scrittura dello spazio Alberto Veca
152
Lo sguardo interiore di un maestro della visione Bruno Vaerini
153
Ricostruzione immaginaria dello spazio Gabriele Basilico
BAR / RISTORANTI Interni pubblici, personalità estroverse Massimo Curzi Bar Basket Bar Discoteca Curiosity Bar Nozza Ristorante Balzer Bar Chinotto GALLERIE / MUSEI Saper mostrare ovvero mettere in scena Beppe Finessi Galleria Transit (ex Elleni) “Oggetto Ambiente” “Bruno Vaerini Architetture, 1983-2001” “Bruno Vaerini. A tavola con il design” Allestimento Museo “E. Caffi” Allestimenti Urbani
DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
INFINITO NON FINITO
INTERNI DOMESTICI Domus inter nos Matteo Pirola
290
174 178 184 190 196
Casa Emme Casa Carrara Casa Cordani Casa Zeni Casa Pagani
292 302 308
204
SCALE SCULTURE Della terra e dell’aria Maria Luisa Ghianda
206 210 214 220 224 228 232 238 244 252
Scala Lorenzi Scala Consolandi Scala Morotti Scala Airoldi Scala Cattaneo Scala Balzer Scala Cordani Scala Zeni Scala Pagani Scala Monselli
170
Uno, due, tre, quattro, Vaerini Marco Belpoliti Casa a Ubiale di Clanezzo Casa Pamero Cappella Rinaldi
LETTERE DAGLI AMICI
256
258 266 272 280
ARCHITETTURE STRUTTURE I fondamentali dell’architettura Manolo De Giorgi Casa Salvioni Casa Carrara Casa Tomaselli Casa Monselli
314
Il migliore dei destini possibili Decio Guardigli Flavio Manzoni Olga Piccolo Lisa Ponti Giacinto Di Pietrantonio Italo Lupi Enrico Baleri Roberto Marossi Giovanna Castiglioni Mario Airò Carlo Grignani Giuseppe Basile
REGESTO 328
Opere
329
Pubblicazioni
330
Esposizioni
332
Biografie autori
334
Ringraziamenti
BIOGRAFIA E POLIGRAFIA
10 BIOGRAFIA E POLIGRAFIA
Bruno Vaerini
Il progetto della mia vita si basa sul fatto di non averla progettata, ma di aver sempre cercato un atto d’amore paterno volto a dare rilievo materiale alle cose interiori. Mi è sempre difficile presentarmi in termini formali, proprio perché il mio approccio alla progettazione architettonica è quantomeno “trasversale” rispetto ai canoni convenzionali. Sono felice, ma anche un po’ intimorito, di scrivere delle mie esperienze di una vita, che si sviluppano tra territori contigui del sistema dell’arte, quali l’architettura, la scultura la scenografia e il teatro. La mia formazione culturale parte negli anni ’60 alla Scuola d’arte decorativa “Andrea Fantoni”, la scuola d’arte di Bergamo, che è stata la prima tappa del mio percorso formativo: una tappa importante e costruttiva soprattutto perché è lì che ho avuto la fortuna di incontrare alcuni maestri che mi hanno trasmesso la passione e l’entusiasmo che ancora oggi porto dentro di me. Frequentavo i corsi serali perché di giorno dovevo lavorare come garzone di bottega in un negozio di giocattoli, ma nonostante ciò ho sempre partecipato con grande curiosità alle lezioni. Ricordo momenti che hanno lasciato un segno forte, che hanno lasciato sbalordito il ragazzo che ero, che lo hanno scosso e lo hanno fatto crescere, ricordo in particolare una delle lezioni in cui il professor Orfeo Locatelli, pittore e scultore, parlava di quel grandioso momento storico che è il Rinascimento italiano. Subito rimango affascinato dalla spiegazione del celeberrimo ciclo di affreschi di Masaccio e Masolino, i fondatori della pittura rinascimentale italiana. Mi ritrovo in una condizione di meraviglia e stupore, sono totalmente persuaso dall’idea che questi grandi artisti siano riusciti a cambiare la storia, anche se non riesco a spiegarmi totalmente la cosa. Nasce quindi la voglia di capire meglio, di “toccare con mano” in un certo senso. Questo forte bisogno mi porta a Firenze: da giovanissimo studente salgo
sul treno e vado a conoscere Masaccio e Masolino. Alla vista di questo capolavoro rimango folgorato, abbagliato: rimango immobile a guardare in un lungo momento di commozione, ancora oggi, quando ne parlo nelle mie lezioni, l’emozione mi travolge come allora e si trasmette a tutto il mio corpo. Finita la Scuola d’arte frequentai, purtroppo per poco tempo, il biennio di scultura all’Accademia Carrara con il maestro Elia Ajolfi, quindi, emigrato a Roma, ho continuato il percorso delle arti plastiche sotto la guida dello scultore Pericle Fazzini. Come studente ambizioso e sognante pensavo che fare l’artista (pittore o scultore) fosse un traguardo, una conquista di libertà culturale che potesse spaziare in più campi. Erano gli anni ’70 e durante le contestazioni politiche abitavo a Roma, una città incantevole ma molto difficile; vivere e studiare era praticamente impossibile, ma il mio entusiasmo di conquista e conoscenza, mi dava grande forza per superare le difficoltà e credere ancora. La necessità di quella fermezza a discapito di tutte le vicissitudini non veniva capita da chi poteva aiutarmi a quel tempo, tranne che da mia sorella, amata Antonella, che mi ha sempre spronato, visto che la mia inquietudine creativa era alle stelle. Il ricordo indelebile di Roma ancora mi emoziona; mi emoziona quella città dove mi sono trovato di fronte a tanta storia, dove sono cresciuto culturalmente, dove il mio sguardo ha incontrato architetture parlanti, bellissime, l’Antico, il Rinascimento, il Barocco e il Moderno. Passavo giornate visitando musei e siti archeologici. Il tempo non ha cancellato la memoria ma l’ha consolidata! Devo ammettere che durante la mia formazione artistica (e nonostante mi proponessi allora di vivere l’arte per l’arte) il mio sguardo era già rivolto all’architettura. Il Bramante in San Pietro in Montorio, Sant’Ivo della Sapienza e San Carlino alle quattro fontane del Borromini, così come la profondità spaziale dei dipinti del Caravaggio, di Masaccio e di
11 BIOGRAFIA E POLIGRAFIA
Bruno Vaerini ritratto da Maria Mulas, 1985.
DI VITA VISSUTA
DAGLI ALLESTIMENTI ALLE INSTALLAZIONI
56 DAGLI ALLESTIMENTI ALLE INSTALLAZIONI
57 NEGOZI / SHOWROOM
82 DAGLI ALLESTIMENTI ALLE INSTALLAZIONI
NEGOZIO MOROTTI
Alzano Lombardo, Bergamo, 1990
Il negozio di abbigliamento, ancora oggi aperto nel centro storico di Alzano Lombardo, si sviluppa su due livelli, connessi da una scala tubolare autoportante in acciaio. Nell’intercapedine di un vuoto trapezoidale sulla facciata dell’edificio, che funge anche da vetrina con più affacci, è situato l’ingresso che si colloca al centro di un volume cilindrico che, come si nota dallo spaccato assonometrico, unisce visivamente e verticalmente i due piani, collegandoli tramite un foro circolare nella soletta. All’interno di questo volume si dispongono e distribuiscono in modo radiale le
scaffalature e gli armadi in legno massello con un colore uniforme, che supportano l’esposizione dei capi di abbigliamento e che “abbracciano” il cliente fin dal suo ingresso. In modo spazialmente più libero e con funzionalità di servizio sono invece disposti tavoli, piani, teche e specchi che arredano il negozio. Il piano terra è caratterizzato da due diverse aree espositive a quote differenti, separate dalla grande scala metallica ma unite da pochi gradini con una rampa secondaria in marmo chiaro. Al piano superiore, intorno al vano circolare centrale, che si affaccia
sullo spazio principale al piano terra, si trovano altre scaffalature e contenitori per abiti, intervallate da aree di prova e indossatura. Specchi girevoli, realizzati come delle quinte ancorate a terra e al soffitto tramite perni, sono disposti lungo il perimetro dello spazio e, oltre a servire i clienti, rendono lo spazio dinamico e caleidoscopico. Nel suo insieme questo secondo piano del negozio dà una sensazione di intrico visivo fatto di rimandi e di riflessi, nonostante ogni elemento corrisponda ad una precisa funzione.
Sotto: spaccato assonometrico del piano terra con i vari spazi del negozio. China su lucido. Destra: ingresso e vista del piano terra del negozio con tavolo rotondo di servizio collocato sotto il grande foro sul soffitto. Foto di Paolo Imperatori.
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4M
83 NEGOZI / SHOWROOM
114 DAGLI ALLESTIMENTI ALLE INSTALLAZIONI
BAR CHINOTTO
Curno, Bergamo, 2005-06
In collaborazione con Mario Airò
Il locale si trova a Curno, in periferia di Bergamo ed è composto da tre ambienti: un vano principale dove si trovano il bancone e alcune sedute, una stanza con tavoli e sedute più appartate e un vano di deposito e servizio. La ristrutturazione interna del locale ha caratterizzato lo spazio con una leggerezza e semplicità estremamente contemporanee, soprattutto grazie ad un sapiente uso di materiali e colori. Il pavimento è stato diviso in tre settori: per l’ambiente primario con il bancone è stato utilizzato un linoleum di colore verde,
un marmo chiaro delimita una cornice che si diffonde nella “saletta” e un parquet caratterizza lo spazio per l’enoteca. Il soffitto invece è un’opera di Mario Airò, che con linee spezzate e colorate di una luce al neon, realizzate su misura da un abile artigiano e ben evidenti anche durante il giorno, dona all’ambiente una speciale luce artificiale per le più frequentate ore serali. Il bancone, posto al centro del locale, è caratterizzato da una forma ovale e da una finitura con laccatura verde acqua che termina con un piano di vetro bianco, come un’aureola luminosa sospesa. Sui
lati corti del locale, a servizio del bancone, una originale pancaboiserie è composta come un leggiadro e semiavvolgente nastro di legno, appeso alla parete e sospeso dal pavimento. Nello spazio attiguo che offre un ambiente più riservato, una fascia cromata fa da cornice a un insieme di tavoli bianchi dalle forme diverse, circondati da poltroncine avvolgenti in midollino. Questo ambiente è illuminato naturalmente da una finestra che ospita un dispositivo di filtro, come un quadro di luce, omaggio all’artista e amico di una vita Nino Calos.
Sotto: disegno planimetrico della sala principale con ingresso e bancone bar. Matite colorate su carta da lucido. Destra: vista interna della sala principale con bancone bar e panca sul muro di fondo. La disposizione dei neon al soffitto, progetto dell’artista Mario Airò, ricorda il gioco dello Shanghai. Foto di Claudio Gobbi.
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2M
115 BAR / RISTORANTI
CAMERE CHIARE IN CAMERE OSCURE
144 CAMERE CHIARE IN CAMERE OSCURE
Giovanna Calvenzi
“Chi è Bruno Vaerini? Uno scultore? Un architetto? Un pittore?”, si chiede Giacinto Di Pietrantonio nella presentazione del video La scatola interna (film prodotto da Studio Azzurro con una presentazione di Giacinto Di Pietrantonio, per l’omonimo libro La scatola interna. Opere di Bruno Vaerini 1984-1991, a cura di Giorgio Verzotti e Manolo De Giorgi, 1992). È una domanda che anche Gabriele Basilico a volte si poneva di fronte alla versatilità del suo amico Bruno e nello stesso video cerca lui pure di definirne le straordinarie e diverse abilità creative. Ma non solo. Quasi con stupore Basilico confessa che spesso gli è difficile mettere in relazione la sua immagine di persona sensibile, dolce e gentile con i suoi energici e scultorei progetti. Basilico ha sempre fotografato con estremo piacere tutte le realizzazioni di Vaerini, affascinato dall’inventiva che dedicava alla scelta dei materiali, dal rigore delle linee, dall’aspra monumentalità dei suoi interventi. La fotografia di Basilico, il suo sapiente utilizzo del linguaggio documentario, dialogavano perfettamente con le opere architettoniche di Vaerini. Poi nel 1995 la loro collaborazione si era fatta ancora più stretta in occasione della mostra Beirut 1991 presentata al Teatro Sociale di Bergamo con l’allestimento di Bruno Vaerini. La campagna fotografica realizzata da Gabriele Basilico sulla città libanese distrutta da una guerra durata oltre quindici
anni doveva misurarsi con lo spazio da tempo in abbandono dell’ottocentesco teatro bergamasco. Vaerini aveva allora concepito un intervento di sapore quasi metafisico, un piccolo capolavoro di architettura, che celava e svelava, che permetteva di attenuare la ridondanza del dialogo tra le rovine di Beirut e la rovina del Teatro Sociale. Un’opera che ci aveva incantato, con la sua forza, con la sua eleganza. Mentre Gabriele stava montando la mostra era venuto in visita un amico fotografo che avrebbe dovuto esporre nello stesso luogo dopo Gabriele. Le sue esigenze espositive non collimavano con la presenza forte dell’architettura progettata da Vaerini. E la notizia che a breve tanta bellezza sarebbe scomparsa aveva appannato il piacere di muoversi nello spazio di finzione così abilmente progettato. Rimangono oggi le testimonianze fotografiche realizzate da Gabriele Basilico e un breve video prodotto da Studio Azzurro dal titolo Accordi (regia di Paolo Rosa, contributi video di Tanino Musso, 1995) che mette in relazione Bergamo e Beirut, che ci consente di rivedere il dialogo tra le opere fotografiche e l’architettura ma anche e soprattutto di condividere la grandiosa percezione teatrale dello spazio che Bruno Vaerini era riuscito a orchestrare.
145 CAMERE CHIARE IN CAMERE OSCURE
Il Teatro Sociale di Bergamo ospita nel 1995 la mostra fotografica di Gabriele Basilico “Beirut 1991” con un allestimento di Bruno Vaerini. La campagna fotografica realizzata nella città libanese distrutta da una guerra durata oltre 15 anni si misura con lo spazio da tempo in abbandono del teatro bergamasco. Tutte le foto sono di Gabriele Basilico.
IN RICORDO DI UN INCONTRO SEMPRE FELICE, TRA AZIONE E COLLABORAZIONE
160 CAMERE CHIARE IN CAMERE OSCURE
161 CAMERE CHIARE IN CAMERE OSCURE
DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
168 DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
169 INTERNI DOMESTICI
184 DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
CASA CORDANI
Mozzo, Bergamo, 2002
Il progetto di ristrutturazione prevede di collegare i tre piani dell’abitazione esistente portando al piano interrato luce e aria naturale, trasformando così locali poco usati in nuovi ambienti spazialmente protagonisti e di accoglienza diretta dall’esterno. L’intervento si concentra quindi soprattutto sul piano interrato dove vicino all’ingresso viene ricavato un cavedio di 2,5 x 6 metri con la sommità vetrata. Questo vano ipogeo nel giardino è una serra ricca di piante e fiori in vasi, come una stanza vegetale che diventa un fondale della vita domestica del soggiorno e che è amplificata da una parete
interna totalmente specchiante che ne raddoppia il contenuto. Questo spazio speciale dialoga con lo spazio soggiorno e acquisisce così una doppia altezza dalla quale scende una grande quantità di luce naturale che viene anche trasmessa al restante spazio ipogeo senza altre aperture. Il resto del piano risulta libero e solo due pilastri ben evidenti relazionano la zona living con una zona pranzo e più in là, oltre la scala che conduce ai piani superiori, si trovano un bagno e uno studio. Il progetto dell’intera abitazione si sviluppa su altri due piani, collegati da una scala in legno
e illuminata zenitalmente grazie ad una apertura nella soletta superiore del vano scale. Il piano terra è quasi totalmente libero e dedicato a zona giorno ed è occupato solo da un volume traslucido che ospita i servizi. La zona notte, posta all’ultimo piano è suddivisa in tre stanze con due bagni: attraverso pannelli a parete scorrevoli realizzati in legno impiallacciato o in vetro smaltato bianco, gli spazi si aprono e si chiudono dando all’intimità dell’abitare una modulazione continua e creando sempre e comunque spazi perfetti per il riposo.
Sotto: planimetria del piano interrato dell’abitazione con ingresso diretto a sinistra. Ridisegno digitale. Destra: vista interna del lucernario dal piano interrato. Lo spazio a doppia altezza e il grande volume vetrato che emerge nel giardino trasformano un buio seminterrato in una zona “a giorno”. Foto di Luca Santiago Mora. Pagine seguenti: vista prospettica centrale dello spazio soggiorno sotto il lucernario e di fronte alla serra. Foto di Luca Santiago Mora.
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4M
185 INTERNI DOMESTICI
190 DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
CASA ZENI
Ciserano, Bergamo, 2003-04
Il progetto di casa Zeni riguarda la ristrutturazione abitativa di una villetta anni ’70, che doveva, in qualche modo, confrontarsi con l’ampliamento volumetrico iniziato in precedenza da un architetto locale e poi abbandonato. L’idea iniziale è stata quella di valorizzare comunque alcune tracce preesistenti, non limitandosi solo a ricucire i due piani dell’abitazione ma intervenendo anche sugli spazi più prettamente domestici, concentrandosi sul piano mansardato del sottotetto e creando un nuovo accesso indipendente in un angolo dell’edificio. Questi nuovi
spazi abitativi diventano i veri protagonisti del progetto di ristrutturazione e determinano un unico piano libero. Nella zona giorno, la cucina è disegnata in tutti i suoi aspetti, mentre il soggiorno ricavato in un nuovo volume aggettante che crea uno spazio bow-window, dà la possibilità di avere pareti totalmente vetrate e ai committenti di organizzare lo spazio con i propri arredi già presenti. Da un lato del piano, un setto che non si poteva demolire per motivi strutturali diventa l’espediente per creare un piccolo bagno di servizio. La zona notte
è composta da due camere da letto e un altro bagno ed è caratterizzata da pareti fatte con ante scorrevoli e impacchettabili che creano spazi modulari: essa può essere vissuta con grande libertà potendo essere “re-impaginata” ogni qual volta si voglia, cambiando aspetto e taglio alla stanza. Qui tutto si rivela nelle forme e nella materia grazie alle ombre e alle luci. I colori pastellati dell’intonaco e le generose superfici di legno creano una sensibilità tattile e accogliente, “come una ideale carezza notturna di cui tutti hanno bisogno”.
Sotto: planimetria dell’abitazione al piano alto sotto il tetto. Disegno digitale. Destra: vista dall’esterno dell’ampliamento volumetrico. La struttura arretrata rispetto alla facciata permette di realizzare pareti interamente vetrate. Foto di Gabriele Basilico.
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3M
Sotto: vista interna del piano terra. In primo piano la zona pranzo dello spazio living, con la cucina integrata nella boiserie e la scala che crea una quinta divisoria con il soggiorno. Foto di Paolo Imperatori.
Destra: vista interna del soggiorno al piano terra verso la corte interna. Foto di Paolo Imperatori.
200 DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
201 INTERNI DOMESTICI
234 DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
Sinistra: vista interna, dal basso verso l’alto, della struttura delle scale. Un foro circolare nella copertura, che era il foro di una ex canna fumaria, illumina naturalmente in modo zenitale tutta la scala. Foto di Luca Santiago Mora.
Sotto: vista interna della rampa al piano terra, che risulta essere l’intermedio dell’intera abitazione. Foto di Luca Santiago Mora.
Pagine seguenti: vista di prospetto del vano scala al piano terra. La struttura rimane libera sul suo perimetro. Foto di Luca Santiago Mora.
235 SCALE SCULTURE
266 DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
CASA CARRARA
Cazzano Sant’Andrea, Bergamo, 1996-98
Sul punto più alto della collina da cui lo stesso luogo prende il nome (Cazzano Sant’Andrea) si erge una casa bifamiliare che necessitava di un ampliamento. Si tratta di una ristrutturazione che decide di stravolgere la preesistente abitazione reimpaginando gli spazi e la facciata con una nuova logica. La richiesta dei committenti di aumentare la superficie utile dell’abitazione e lo sfruttare il più possibile la buona esposizione verso Sud con una vista sulla vallata locale, sono il punto di partenza del progetto. Il piano terra diventa uno spazio totalmente libero, senza
divisioni interne, tutto adibito a zona giorno con la cucina, un bagno e alcuni locali tecnici e di servizio che sono esposti a Nord, così da lasciare il lato Sud completamente vetrato; il piano primo invece è caratterizzato dalla zona notte. Vaerini concentra quasi totalmente lo sforzo progettuale sulla facciata a Sud e tratta il volume in modo scultoreo. Infatti, come con un blocco di pietra, esso viene scavato in facciata creando un cono visivo che punta al paesaggio sottostante, diventando per il controcampo un faro, un punto luminoso notturno di riferimento. Il risultato è un’architettura di vetro
e luce con nuova pelle, leggera e mobile, come un abbraccio esterno, deciso e preciso e in grado di dare una nuova rilettura all’edificio sottostante e preesistente e una risposta al suo abitare e ai suoi abitanti. Elemento decisivo sono quindi i pannelli frangisole scorrevoli in legno Teak posti in facciata che filtrano la luce in entrambe le direzioni creando un continuo dialogo tra l’esterno e l’interno, tra il contesto e l’edificio stesso, creando uno spazio magico, di filtro abitabile, una soglia a metà tra dentro e fuori, tra la casa e il paesaggio.
Sotto: Disegno tecnico di planimetria del piano terra. China su lucido. Destra: vista esterna dal giardino. Affacciato verso valle, il volume filtrante svela molto bene il rapporto e lo sforzo progettuale nell’ampliare gli spazi domestici e nel creare un rapporto con il paesaggio. Foto di Gabriele Basilico. Pagine seguenti: vista esterna del prospetto verso Sud, affacciato sulla valle. Pieni, vuoti e superfici filtranti compongono ritmicamente il nuovo intervento di architettura. Foto di Gabriele Basilico.
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267 ARCHITETTURE STRUTTURE
278 DAGLI INTERNI ALL’ARCHITETTURA
279 ARCHITETTURE STRUTTURE
292 INFINITO NON FINITO
CASA A UBIALE DI CLANEZZO
Ubiale di Clanezzo, Bergamo, 2003-
L’edifico per otto unità abitative che si trova adagiato sulla sommità dei pendii di Ubiale di Clanezzo, un borgo all’imbocco della Val Brembana, ha una sua identità architettonica molto forte e subito riconoscibile a distanza, che si discosta fortemente dall’edilizia del piccolo paese. È un’idea nuova di architettura residenziale che si vuole relazionare al suo contesto speciale e che ribalta lo stato delle cose, imprimendo al progetto un movimento dall’alto verso il basso. Per accedere alla casa, gli abitanti attraverseranno una passerella sospesa raggiungendo una
piattaforma dove si trova l’ingresso, che è anche area di parcheggio ma soprattutto spazio di belvedere al maestoso paesaggio prealpino circostante. Ancora una volta è la struttura che determina il linguaggio principale, evidenziando in modo possente il suo gioco fatto di sei alti setti in cemento armato, paralleli e verticali, che si alzano dal ripido declivio roccioso per lanciare nel vuoto, per 6 metri, tre solette in aggetto, collegate a un blocco strutturale centrale, dotato di scala e ascensore. La pianta è perfettamente rettangolare, leggermente ruotata verso la valle, mentre
l’involucro perimetrale arretrato spezza questa compattezza. La parete rocciosa diventa lo sfondo degli spazi interni collocati sul retro dell’edificio. È un’opera incompiuta che rappresenta anche la più grande e coraggiosa sfida architettonica di Vaerini. Si può considerare una sintesi di tutte le istanze spirituali dell’uomo e dell’architetto: vicinanza alla dimensione eterna della natura, desiderio di leggerezza, utopia del volo con la sua impossibilità di compierlo, in quanto l’uomo deve, per sua natura, calcare la terra e rimanervi a contatto.
Sotto: disegno tecnico di planimetria generale con l’area del terreno di pertinenza. Disegno digitale. Destra: vista esterna generale ripresa dal centro di Ubiale. Foto di Luca Santiago Mora.
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293 INFINITO NON FINITO