Indice 8
Introduzione
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Elementi e temi dei progetti di architettura
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I progetti della formazione Residenze a Caprarola Nuova Spina di Borgo Via Giulia/Via della Lungara
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Progetti di architettura Lo SDO secondo me Borghetto Flaminio Residenze a Bergamo Centro Congressi Italia Chiesa di San Carlo Borromeo Tower Museum Villa della Regina di Torino Nuovo Municipio di Paratico Palazzina a Kromeritz Restauro villino Zammerini Casa plurifamiliare flessibile Casa flessibile sol. A e B
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Interni e Allestimenti Gioielleria Picchi Gioielleria al Corso Casa in Prati Casa a Monteverde 7 Lampade Casa in Umbria Casa ai Parioli Casa sul Lungotevere Restauro casa bifamiliare Darwin week 2009 Mostra Gustavo Giovannoni
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Corpi per la scenografia teatrale
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Studi e Progetti di scenografie Don Carlo, di Giuseppe Verdi Medea, di Euripide La Venexiana, di Anonimo del Cinquecento Delitto e delitto, di August Strindberg Il Matrimonio segreto, di Domenico Cimarosa La Clemenza di Tito, di Wolfgang Amadeus Mozart Tristan und Isolde, di Richard Wagner
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Un architetto tra astrazione e realtà Postfazione di Marco Petreschi
Planimetria di Caprarola con, a destra, il nuovo intervento, e sopra il profilo e una vista assonometrica.
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In alto: La volumetria del Carcere di Regina Coeli accostata agli edifici preesistenti. A lato: Disegno critico che mette in evidenza gli elementi della struttura morfologica diversa nelle due aree della Lungara e di Via Giulia, separate dal Tevere, il ruolo di collegamento funzionale e percettivo di Ponte Mazzini e le visuali predominanti. Pagina a fianco: Sezione prospettica del nuovo edificio verso la collina del Gianicolo.
Via Giulia/Via della Lungara
Uno studio sulle trasformazioni subite tra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta che hanno riguardato due aree prospicienti il Tevere lungo i due “canali visivi” di via della Lungara e di via Giulia, precisamente riconducibili a sei punti cronologici identificati: 1881, la costruzione del Carcere di Regina Coeli (legge per Roma 1881); 1888, la realizzazione dei muraglioni del Tevere; 1904, la costruzione di Ponte Mazzini (aperto nel 1908 con il nome di Ponte Gianicolense, prog. Ing. Viani e Moretti); 1909, il Piano Regolatore di E. Sanjust di Teulada che contiene le prime indicazioni per le demolizioni dell’area della Moretta; 1931, il Piano Regolatore che prevede la realizzazione dell’asse tra le pendici del Gianicolo e Corso Vittorio con interventi su via della Lungara e sull’area della Moretta; 1940-50, demolizioni a via Giulia all’altezza della chiesa di San Filippo Neri. I sei progetti redatti rappresentano delle variazioni attorno ad alcuni temi estrapolati dai caratteri morfologici di un tessuto storico complesso di altissimo valore a ridosso
dell’emergenza naturale della collina verde del Gianicolo. Le due aree “radunate” dal ponte hanno vocazioni distinte. L’area su via della Lungara ha una vocazione “suburbana”, con la presenza di orti e giardini interni. Qui i progetti prevedono l’abbattimento integrale dei volumi sproporzionati del carcere e la riproposizione di un sistema di vuoti cinti da edifici a destinazione mista lungo il perimetro. Nell’area di via Giulia, oggi fortemente condizionata dalla presenza del ponte e compromessa dagli esiti di uno sventramento non felice e interrotto, prevale l’idea di ricostruire un sistema di masse edilizie, fino all’idea di un grande palazzo, che ricostituiscano la continuità della quinta dell’asse rinascimentale, pur inserendo uno “scavo”, un’apertura, verso la collina del Gianicolo al fine di valorizzare il più possibile lo scorcio panoramico. I progetti riconoscono nel tema della trasformazione della corte chiusa rinascimentale verso la corte aperta barocca un suggerimento attorno al quale sviluppare alcune variazioni.
Luogo: Via Giulia e Via della Lungara, Roma Anno: 1993/95 Programma: Ipotesi di ristrutturazione urbana tra Via della Lungara e Via Giulia Tesi di Dottorato in Composizione Architettonica. Relatori Paola Coppola Pignatelli e Marcello Rebecchini Struttura ricettiva, residenze, servizi, museo, galleria espositiva, giardino pubblico
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Prospettiva interna della sala congressi e, in basso, pianta al livello della piazza e sezione. Pagina a fianco: Prospettiva della piazza con l’ingresso al centro congressi.
Centro Congressi Italia
Il rapporto tra monumento e natura, la monumentalizzazione dei linguaggi della “Nuova Roma”, i concorsi degli anni Trenta, l’International Style: L’EUR porta alla ribalta questi grandi temi di architettura. L’EUR, fondato in stretta relazione con l’idea di “Roma al mare”, fu creato come specchio ideale di un’ideologia. Incarna al meglio, soprattutto nel disegno originale, quell’idea di antico come eterno moderno e quel voler tendere a valori assoluti. Sgombrato il campo dall’equivoco passato - presente, questa ricerca di identità in sé stessa travalica anche il raffronto con il mito della romanità. In questo senso l’EUR possiede una propria identità. Essa permea la gran parte delle sistemazioni e degli edifici, diversi tra loro ma comunque soggiogati da questo principio primo d’identità.
Una lettura attuale del quartiere diviene più problematica, considerando gli interventi edilizi del dopoguerra, che tentano il più delle volte di stemperare la “romanità” dell’insieme a favore di un internazionalismo che privilegia l’immagine di efficienza da quartiere degli affari. Cambia il messaggio e si affiancano agli effetti chiaroscurali del travertino le sagome vitree del curtain-wall. La forza e la classicità del disegno del tracciato urbano che comprende il lago resistono in un certo senso ad alcune improprie intromissioni. Fatta eccezione per pochi esempi, tra i quali i due edifici di Moretti e Morpurgo che si caricano di un’identità astratta e rarefatta pur alla luce di un linguaggio aggiornato, o il grattacielo a lastra dell’ENI, congruente con una diversa idea di fondale per il laghetto
Luogo: Roma EUR Anno: 1998 Programma: Concorso internazionale. Centro congressi, aula congressi, auditorium e teatro con torre scenica e ponti mobili, sale conferenze modulari, uffici, ristorante, caffetteria, parcheggio multipiano, piazza civica e terrazza panoramica
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Restauro Villino Zammerini
Un restauro a più riprese, ancora in corso a partire dal 2013, di un villino unifamiliare progettato all’inizio degli anni Sessanta da Giuseppe Zammerini (1927-1991), ideato come casa per vacanze. L’edificio su due piani è adagiato su un terreno in leggera pendenza che da Rocca di Papa guarda nella direzione di Roma e del mare, ed è mirabilmente inserito nel contesto naturale. Dopo un abbandono di molti anni l’intervento di restauro ha mantenuto inalterati sia l’aspetto esterno che il disegno degli interni, fatta eccezione per una parte della zona notte al piano terreno, oltre al rifacimento dei servizi igienici e della cucina. Le scelte cromatiche per i nuovi bagni con l’uso del colore nero per pareti e pavimenti nasce dalla volontà di accordarsi alle volumetrie delle murature attorno al camino cen-
trale del soggiorno, perno della casa, e di valorizzare per contrasto l’affaccio verde del giardino. La cucina è invece completamente bianca e organizzata attorno alla piccola finestra di fronte agli alberi. Tutti gli altri ambienti della casa sono stati lasciati integri nel disegno e nei materiali originali. Le terrazze sono state ripavimentate in travertino romano riutilizzando in parte le grandi lastre quadrate preesistenti e in parte con nuove lastre di formato minore, separate da ricorsi in pietra lavica di larghezza variabile. Questa casa, terminata nel 1965, ha un sistema di raccolta delle acque piovane dalle falde del tetto e dal laghetto artificiale, al quale si aggiungono ora anche l’acqua delle terrazze, all’interno di una grande cisterna che d’estate permette un sistema di irrigazione a costo zero.
Luogo: Rocca di Papa Anno: 2013 Programma: Restauro e ristrutturazione interna di un villino unifamiliare progettato da Giuseppe Zammerini nel 1962
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Darwin week 2009
Un solido elementare formato da una base a pianta quadrata di lato mt. 4,80 x 4,80 sulla quale sono fissate due pareti parallele di uguale misura. Ne risulta una forma ad “U” rivolta verso l’alto, che istituisce con il suo posizionamento nei singoli contesti un elemento di forte impatto percettivo dal contenuto simbolico. I cinque “palcoscenici”, con struttura smontabile in acciaio e tamponature metalliche verniciate inquadrano brani di paesaggio naturale o porzioni di architetture. Le singole installazioni vogliono rendere esplicito un particolare rapporto tra Architettura e Natura che nella Valle delle Accademie è contraddistinto da un carattere di spiccata monumentalità. Le “U” segnano dei punti focali precisi, e in relazione al lato dal quale vengono osservate rendono esplicito sia il carattere monumentale di alcune delle architetture preesistenti, sia il disegno dei giardini storici. Sulla Scalea Bruno Zevi è l’ingresso alla Galleria d’Arte Moderna progettata da Cesare Bazzani il punto di fuga dell’installazione, a sottolineare il gemellaggio tra Arte e Architettura.
Alla Facoltà di Architettura, davanti alla scala che dava accesso all’ingresso originale dell’edificio progettato da Del Debbio, l’installazione sottolinea l’impostazione simmetrica della costruzione, e il trattamento della finitura in travertino si accorda alla preesistenza. Dando le spalle alla Facoltà si può notare la disposizione degli alberi, piantati a formare una sorta di galleria naturale. Nella Valle dei Platani, caratterizzata dalla presenza degli alberi secolari, la ”U” impone rispetto al paesaggio naturale la misura dell’astrazione geometrica. La regola dell’architettura si afferma per differenza rispetto alle leggi organiche della natura, rivendicando il principio della razionalità. Una differenza resa esplicita dalla forma architettonica e dalla finitura materica e cromatica in acciaio. All’ingresso di Villa Borghese a Porta Pinciana la “U” è collocata sull’asse che lega il portale storico di accesso al viale alberato. Il visitatore è costretto a girarci intorno. Nel “portale rovesciato” la superficie è trattata con la finitura corten.
Luogo: Roma, Villa Borghese e Bioparco Anno: 2009 Programma: Cinque postazioni in forma di contenitori per altrettanti allestimenti in occasione del bicentenario darwiniano Progettisti: Massimo Zammerini e Renata Cristina Mazzantini Foto: Massimo Zammerini
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