Assemblaggi. Nella platea di un vecchio cinema un gruppo di bambini schiamazza ridendo. Un maestro cerca di calmarli in attesa che i tecnici dietro lo schermo riparino gli altoparlanti per avviare la proiezione del film. D’improvviso un faro viene acceso dal fondo del retropalco. Sullo schermo si disegnano le ombre dei due uomini colti di sorpresa. Uno sulla scala, abbagliato, perde l’equilibrio e vacilla nel vuoto, l’altro, seduto al piano, si volta verso la platea e con le mani in testa mostra le corna. I bambini sorpresi cominciano a ridere. I due uomini si guardano e, dopo un segno di intesa, iniziano a improvvisare uno spettacolo di ombre. Si muovono nella luce e spostandosi avanti e indietro disegnano sagome fuoriscala che incarnano personaggi magici. I bambini spaesati applaudono e si lasciano trascinare nella messinscena. D’improvviso appare un uomo gigante con cappello e I
bastone che schiaffeggia impudente l’altro che, piccolo piccolo, sfugge e si rifugia sul pianoforte rannicchiandosi a riccio. La pantomima appassiona i bambini che ridono e applaudono. Sulla griglia disegnata dalla struttura dello schermo appare un uomo che pendola da un lato all’altro colpendo ripetutamente la testa del piccolo uomo rincantucciato. I riquadri bianchi scompongono le figure in frammenti e il movimento li ricompone in variegate configurazioni. Nel gioco delle ombre stupore e meraviglia accendono le emozioni attraverso un rudimentale dispositivo che mostra con semplicità la potenza plastica del cinema1. È mattina. Una bassa foschia è impigliata tra gli alberi. Un uomo sul confine grida alla nebbia prima di salire sul camion. L’altro uomo è dentro il finestrino di un treno in corsa con un piccolo quaderno in mano. Dentro la cornice compare lentamente il muso del camion che II
sopravanza a riempire l’immagine. Controcampo: dall’interno del camion osserviamo il treno che corre allontanandosi per poi avvicinarsi rapidamente e procedere in parallelo. Uno sguardo incrociato sembra legare i due uomini mentre borbottano parole silenti. Gli alberi immobili sull’orizzonte misurano quelli vicini che corrono raccogliendosi a gruppi. Un filare disteso lungo la strada batte il ritmo sincopato su cui si disegna la sagoma del camion. Tra loro ombre nere corrono a singhiozzo. Dentro l’abitacolo del camion un mangiadischi accompagna il canticchiare dell’uomo che guida, mentre il treno entra nel suo finestrino e lo specchietto retrovisore moltiplica le siepi accalcate lungo la strada. Il parabrezza curvo sembra piegare la linea dei binari mentre, appena accanto, il lunotto triangolare ridisegna deformandolo un frammento di paesaggio. Il camion sembra superare il treno che per un attimo III
COSTELLAZIONI . Scritture dell’Architettura Collana ideata e diretta da Marco Navarra Comitato scientifico Eduard Bru (Barcellona) Davide Tommaso Ferrando (Bolzano) Kurt W. Forster (New York) Mario Lupano (Venezia) Gian Luca Porcile (Genova) Li Xiangning (Shanghai)
01. Giacomo Borella, Per un’architettura terrestre 02. Giovanni Corbellini, Lo spazio dicibile. Architettura e narrativa 03. Alessandro Rocca, Lo spazio smontabile 04. Michael Jakob, Dall’alto della città 05. Marco Navarra, Dell’Informe. Piccola filosofia pratica per l’Architettura. Volume 1 - Implosioni Prossimi titoli: Jörg H. Gleiter, Nietzsche architetto
Non è che il passato getti la sua luce sul presente o il presente la sua luce sul passato, ma immagine è ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l’ora in una costellazione. Walter Benjamin
Ci sono libri che come lampi aprono un’improvvisa e urgente comprensione del presente e, nella conoscenza stessa, trovano immediatamente gli strumenti per trasformare il mondo. Questa condizione felice ritrova “il tempo della verità” laddove passato e presente perdono i loro confini. I libri della collana, liberi dalle forzature delle intenzioni, scoprono con naturalezza le ragioni di necessità per immaginare punti di vista differenti dalle vulgate dominanti. Le “Costellazioni” presentano scritti che affrontano nuove questioni attraversando trasversalmente discipline diverse. Si tratta di testi irriverenti ed eretici che, guardando al di là dei codici disciplinari consolidati, cercano in altri campi stimoli e procedure per ripensare gli strumenti dell’Architettura. I libri della collana trasformano occasioni, episodi, cronache in idee che fanno dello spostamento dello sguardo un’affilata pratica critica. A partire dall’Architettura, attraverso la qualità e l’espressività della scrittura, le “Costellazioni” esplorano questioni decisive della cultura contemporanea proponendo punti di vista inediti.
Stampato da Arti Grafiche Lapelosa (Salerno) su carta ecologica Fedrigoni Woodstock Cipria
06 COSTELLAZIONI ISBN 978-88-6242-519-3 Prima edizione italiana Aprile 2022 © LetteraVentidue Edizioni © Marco Navarra Il volume è stato stampato con i fondi di ricerca di Ateneo del Dicar e della S.D.S. Architettura Siracusa - Università degli Studi di Catania. Come si sa la riproduzione, anche parziale, è vietata. L’editore si augura che avendo contenuto il costo del volume al minimo i lettori siano stimolati ad acquistare una copia del libro piuttosto che spendere una somma quasi analoga per fare delle fotocopie. Anche perché il formato tascabile della collana è un invito a portare sempre con sé qualcosa da leggere, mentre ci si sposta durante la giornata. Cosa piuttosto scomoda se si pensa a un plico di fotocopie. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni, saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Progetto grafico e impaginazione: Raffaello Buccheri, Francesco Trovato LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa, Italia www.letteraventidue.com
marco navarra
dell’informe piccola filosofia pratica per l’architettura volume 2 · assemblaggi
INDICE I ASSEMBLAGGI 9 UNO. Informe Per un bazar archeologico
97 UN MANIFESTO NEOREALISTA POSTUMO
51 DUE. “Maifinito” Archeologie di futuro per “Terre Fragili”
105 TRE. Geologia Geologia, architettura, paesaggio 173 QUATTRO. Atmosfera Architettura in aria
275 IMPURITÀ
272 INDICE ANALITICO
199 UNA LETTERA Londra 209 NOTE. TESTI E FIGURE
UNO. Informe
Per un bazar archeologico 1938. Paul Valery 1940. Walter Benjamin 1930. Georges Bataille 1970. Zabriskie Point 1968. Alì Babà 1919. Kurt Schwitters 1523. Michelangiolo
Per un bazar archeologico 2008
1938. Paul Valery Nel piccolo libro che Paul Valery dedica a Degas, incastonato a metà del testo, si può leggere un breve capitolo intitolato Del suolo e dell’informe. Inusuale accostamento, illuminante non solo per comprendere l’interpretazione del lavoro di Degas ai margini del nascente Impressionismo, ma soprattutto per misurare un inaspettato tentativo di uso e definizione del concetto di Informe1. L’apparizione dell’Informe all’interno dell’orizzonte apollineo di Valery sembra legarsi a una casualità ripetuta che affiora in certe circostanze precise: «Pensavo talvolta all’informe. Ci sono cose, macchie, masse, contorni, volumi che non hanno, in qualche modo, se non un’esistenza di fatto: sono soltanto percepite da noi, ma non conosciute; non possiamo ridurle a una legge unica, dedurre il loro tutto dall’analisi di una delle loro parti, ricostruirle con operazioni logiche. Non hanno altra proprietà che quella d’occupare una zona dello spazio [...] Dire che sono informi significa dire non che non hanno forme, ma che le loro forme non trovano in 9
traducono in sofisticate geometrie rappresentate accuratamente in pianta e sezione, che distribuiscono le cariche a diversa profondità per ottenere leggere pendenze di differente inclinazione. Le esplosioni comportano il controllo contemporaneo della sottrazione e dell’addizione di materia in una nuova configurazione. Poiché le cariche spostano in aria una grande quantità di suolo è fondamentale evitare che questo ricada dentro lo scavo. Per questa ragione una delle raccomandazioni più volte ripetuta è quella di procedere alla costruzione dei bacini solo in presenza di venti abbastanza forti. Nelle esposizioni delle dimostrazioni sul campo colpisce la differenza dei tempi: a una lunga preparazione – prima delle cariche dentro sacchetti 32
di plastica impermeabile, poi del loro geometrico posizionamento – segue una rapida esecuzione che produce figure spettacolari. Si tratta di paesaggi temporanei che costellano i campi con impreviste fioriture di alberi sconosciuti. La pratica delle esplosioni per la costruzione del paesaggio, nel sollevare e spaccare la terra sembra generare un’accelerazione dei processi geologici. Si riproduce artificialmente il momento del collasso visibile sulla superficie terrestre, che in geologia è il momento apicale di un lungo processo spesso invisibile. Se osserviamo la collezione di foto delle deflagrazioni possiamo notare come queste pratiche, finalizzate alla rinaturalizzazione, usino lo spettacolo della distruzione e le configurazioni 33
TRE. Geologia
Geologia, architettura, paesaggio 1979. Max Frisch 1963. Aldo Sestini 1953. Francesco Rodolico 1957. Sigfried Giedion 1908. Gilbert Clavel 1932. Alois Kieslinger 1910. Adolf Loos
Geologia, architettura, paesaggio 2012
1979. Max Frisch Max Frisch pubblica il romanzo L’uomo nell’Olocene nel 1979 all’età di 68 anni. È un libro smilzo ma denso di scrittura e ritagli di altre pagine che si insinuano tra le parole stampate. Protagonista è il signor Geiser che, dopo la morte della moglie, vive solo in una casa di un piccolo paese del Ticino. Una frana isola il villaggio e sprigiona nel signor Geiser l’ossessione per le formazioni geologiche e le ere preistoriche. Improvvisamente i paesaggi che circondano la sua casa si animano di una vita millenaria e i tratti che li compongono diventano i segni di avvenimenti decisivi e violentemente traumatici non più visibili. L’ossessione si traduce in una raccolta di foglietti, appunti, ritagli di libri e giornali che occupa una parte della casa e aumenta vertiginosamente di giorno in giorno. Nella progressione del racconto è sorprendente il continuo incrocio all’interno della casa tra la vita quotidiana del signor Geiser alle prese con 105
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estrema sensibilità, le emozioni della percezione sensibile. Un altro esempio è illuminante: «In verità i tipici monti rocciosi delle Dolomiti, immensa palestra di raffinato alpinismo, sono soltanto il coronamento della montagna presa nel suo insieme, che ha come nelle rimanenti Alpi, il suo sistema di dorsali e di valli, queste ultime segnate dall’impronta glaciale. La costituzione geologica è largamente responsabile dei tratti più caratteristici del paesaggio dolomitico, e il nome stesso di questo viene da un fatto geologico. La dolomia è una roccia costituita da carbonio di calcio e magnesio, con stratificazione grossolana ma spesso ben appariscente nelle grandi masse; e possiede un modo proprio di cadere in lenta distruzione sotto la diuturna opera delle intemperie»12. Colpisce la precisa descrizione della composizione chimica della materia con il suo “cadere in lenta distruzione” e ancor più l’immagine improvvisa delle “intemperie” che instancabili compiono sulle rocce la loro “opera diuturna”. Ancora in un’altra didascalia possiamo osservare le figure e i colori, il movimento e il ritmo di una scrittura puntuale ma immaginifica: «La conca del Valdarno di Sopra, nei pressi di Pian di Scò, mostra verso il fiume pittoresche lame ciottolose insinuate fra le mille vallecole solitarie che scolpiscono minute collinette nei depositi alluvionali»13. Anche qui le “pittoresche lame ciottolose” si infrangono “nei depositi alluvionali”, e l’arrotondato suono delle “ciottolose” lame si affianca ai “depositi” spigolosi delle sedimentazioni geologiche. Scrittura 119
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