Resilienza versus catastrofe

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Indice ~


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Nota del curatore

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Giovanni Menna Dopo Lisbona. Tra catastrofe e resilienza: verso un nuovo paradigma?

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Fabio Mangone Lo “Appartamento reale in caso di terremoto” nel Palazzo Reale di Napoli. Alcune note

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Marco Rosario Nobile Prima della ‘Rivoluzione scientifica’: uno sguardo alla ricerca antisismica nella Sicilia di età moderna (XVI-XVIII secolo)

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Stefania Pollone Origini dei moderni sistemi antisismici a telaio ligneo. Dall’opus craticium alle applicazioni tardo settecentesche

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Lia Romano Dalle esperienze tardo settecentesche al terremoto di Ischia del 1883: l’innovazione di un’antica tecnica antisismica

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Massimiliano Savorra Brevetti di case antisismiche e ricerche sperimentali dal terremoto di Ischia alle catastrofi di Messina e Reggio Calabria (1883-1908)

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Indice dei nomi

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Note biografiche


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RESILIENZA VERSUS CATASTROFE


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menna Dopo Lisbona. Tra catastrofe e resilienza: verso un nuovo paradigma?

Lisbona 1755 «Conservo ancora il ricordo d’essere stato avvolto, una notte, presso Bahia, da un fuoco d’artificio di lucciole fosforescenti; le loro pallide luci esplodevano, si spegnevano, brillavano di nuovo, senza squarciare la notte con un vero chiarore. Così gli avvenimenti: al di là del loro bagliore, l’oscurità resta vittoriosa». Così Fernand Braudel apriva nel 1949 al Collège de France la celebre prolusione al suo primo corso di Histoire de la Civilisation Moderne. Persino una concezione della storia centrata sulla continuità nella longue durée e sulla – sacrosanta – polemica contro la sopravvalutazione della dimensione evenemenziale, è costretta a riconoscere la portata di taluni accadimenti particolari e straordinari. Eventi che hanno il potere di segnare una rottura, una di quelle fratture nel flusso del tempo storico che, spezzando la linearità di processi strutturali, dirigono le azioni umane verso brusche e repentine svolte, e pongono le premesse di nuovi paradigmi. È quello che Lucien Febvre chiamava “gros événement”, anche se non sarebbe errato adoperare, nella fattispecie, la locuzione di “événement supra-conducteur” proposta da Baudrillard. Uno di questi gros événement è proprio quello che è al centro dei ragionamenti del simposio del quale il presente scritto costituì una sorta di introduzione, poiché le premesse di alcune delle vicende presentate nei saggi raccolti in questo libro sono - in modo diretto o indiretto - le conseguenze di quel fatto. Lisbona 1° novembre 1755. Il terremoto che distrugge la capitale lusitana è un evento distruttivo tra i più violenti della storia europea moderna, sia per le sue dimensioni, sia per la sua disgraziata protagonista: una grande metropoli, la quarta più popolata del mondo occidentale dopo Parigi, Napoli e Londra, capitale di uno dei più

Il sistema pombalino a gaiola (da: J. Mascarenhas, Sistemas de construção V, o edifício de rendimento da baixa pombalina de Lisboa, Lisbona 2004).


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mangone Lo “Appartamento reale in caso di terremoto” nel Palazzo Reale di Napoli. Alcune note

Alcuni rilievi settecenteschi del Palazzo Reale di Napoli, da poco indagati da chi scrive, dopo una prima anticipazione da parte di Paola Modesti1, e comunque finora non indagati, nel documentare un appartamento da usare “in caso terremoto” a beneficio dei regnanti, discoprono inediti scenari [Figg. 1a-1b]. Innanzitutto, ed è l’aspetto più immediato da cogliere, in rapporto alla complessa storia di un importante palinsesto in continua trasformazione: ne manifesta un elemento finora trascurato, organico ad una più generale fase di primaria importanza per i numerosi programmi di ampliamento, ammodernamento, ristrutturazione, corrispondenti non soltanto alla necessità di adeguare l’edificio seicentesco alle accresciute moderne esigenze di confort (e aggiungiamo di sicurezza), e alla imprescindibile importanza della stabile dimora di una prestigiosa Casa Reale, e luogo della relativa corte, ma anche al ruolo di centro di un complesso sistema amministrativo. Inoltre, ed è un aspetto molto interessante nella presente occasione, apre significativi scenari in rapporto alla densa riflessione sulle costruzioni antisismiche, tra teoria e prassi, sviluppatasi nel secondo Settecento borbonico. Si tratta dei disegni appartenenti a Lord Bute, oggi nella collezione del Victoria & Albert di Londra: conviene soffermarsi preliminarmente sulle vicende di questi grafici per cercare di datarli, ai fini anche di contestualizzare con la maggiore precisione possibile il singolare appartamento inteso, come specificheremo meglio più oltre, come costruzione a sé. I grafici della Reggia napoletana2, con altri relativi

1. Modesti 2014; Mangone 2020. 2. Consistenti in comprende dieci pregevoli tavole, corrispondenti alle planimetrie dei quattro principali livelli (pianterreno, mezzanino, piano nobile e secondo piano), ciascuno composto da due grandi fogli separati, e due sezioni.

Domenico Fontana (dis.), Johannes Eillarts (inc.), Disegno d’una delle facciate del Real Palazzo che si fa nella città di Napoli, 1606, stampa, Madrid, Biblioteca Nacional, inv. 47230.


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RESILIENZA VERSUS CATASTROFE


FABIO MANGONE

Vanvitelli (Gaspar van Wittel) (Amersfoort, Utrecht, 1653 - Roma, 1736). Veduta di Napoli con Largo di Palazzo, inizio del XVIII secolo, olio su tela, 75 x 125 cm. Collezione

Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia, Palazzo Zevallos Stigliano, Napoli. © Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Luciano Pedicini, Napoli.

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47 marco rosario

nobile Prima della ‘Rivoluzione scientifica’: uno sguardo alla ricerca antisismica nella Sicilia di età moderna (XVI-XVIII secolo)

Il 21 gennaio 1695 l’architetto del Senato di Palermo, Paolo Amato, e il capomastro della città, Luigi Lamonica, firmavano i capitoli per l’appalto («staglio») della copertura della chiesa parrocchiale di Santa Margherita. Il vincitore della gara avrebbe dovuto smantellare il tetto e demolire la volta in pietra («dammuso») a botte unghiata per poi sostituirla con una di forma analoga («del medesimo circolo a lunetti del modo si trova il dammuso»), ma leggera, cioè con una ossatura lignea e stuoie in canne e gesso («finta»)1. Le ragioni di questa sostituzione sono immediate se si tiene conto che il progetto era stato approntato due anni dopo il grande terremoto del gennaio 1693, un sisma che aveva devastato la Sicilia orientale, ma lesionato anche molti edifici di Palermo. La correlazione tra una scelta tecnica e il terremoto risulta invece direttamente enunciata nella «declaratio» del 29 ottobre 1698 elaborata dal capomastro Salvatore Amico per lavori svolti nella riparazione del palazzo Vescovile di Catania, dove si era optato per l’inserimento di un telaio nella muratura, con una spesa che appare esorbitante, anche se comprensiva di tutte le opere lignee: «Item per prezzo di legname di tutto lo telaro del palazzo per essere formato a’ modo di capanna stante il terremoto occorso, per trava, tavoli per li tetti, solari, porte, finestre et altri onze mille e trecento [...]»2. Ho selezionato come incipit due documenti, poiché mi pare che nelle obbligazioni e nelle perizie trascritte, cioè in formule passate al vaglio di contraenti con interessi convergenti ma non sovrapponibili, in indicazioni opportunamente meditate e fissate in contratti

1. Palermo, Archivio Comunale, Atti, 1694-1695, vol. 301, cc. 74v-78v. Ringrazio il dott. Girolamo Guadagna per la segnalazione. 2. Documento trascritto in: Calogero 2013, pp. 16-19.

Fig. 1 ~ Cattedrale di Palermo, veduta del coro e della cupola “finta” sul titolo (da De Loya, Ocaso de el meyor sol ..., Palermo 1701).


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RESILIENZA VERSUS CATASTROFE


LIA ROMANO

Al fine di contrastare i movimenti ondulatori evidenziò la possibilità di impiegare diffusamente catene metalliche in grado di assicurare il comportamento scatolare della fabbrica. Per le nuove costruzioni, suggerì sia l’uso del ferro sia del legno, evidenziando per ciascun materiale criticità e potenzialità. Nel caso del ferro, sebbene ottimo per la costruzione, era necessario prestare debita attenzione al problema della dilatazione termica e dell’ossidazione. Tale problema si sarebbe potuto ovviare con la realizzazione di doppie pareti riempite da pietre pomici. Gli inconvenienti delle costruzioni in legno, invece, apparivano connessi alla facile degradabilità del materiale e al pericolo di incendi, in parte superabili con specifici trattamenti delle parti lignee. La soluzione intermedia da preferire appariva, dunque, quella mista in ferro e legno in grado di assicurare sicurezza e confort termico. Oltre a indicazioni sui sistemi costruttivi, Johnston-Lavis propose suggerimenti anche sulle aree nelle quali edificare le nuove costruzioni, mettendo in guardia sul pericolo di tsunami nella zona costiera e allineandosi alle indicazioni del Regolamento pubblicato contestualmente alla sua opera. A supporto della sua indagine evidenziò come le sue teorie e ipotesi fossero precedenti o coeve sia alla pubblicazione di Giuseppe Mercalli37, con il quale sostenne di aver avuto diversi confronti, sia al lavoro svolto dalla Commissione ufficiale. L’analisi degli edifici con struttura baraccata, in legno o ferro, presenti sull’isola38 ha messo in evidenza come le indicazioni fornite dalla Commissione e rese norma con il Regolamento del 1884 abbiano generato una serie interessanti di varianti costruttive, sia per il tipo di ossatura impiegata, sia per le chiusure. Al di là dei numerosi brevetti proposti da architetti, ingegneri e imprese nazionali e internazionali a seguito della catastrofe39, va sottolineata la varietà di strutture realizzate, dotate o meno di controventi di irrigidimento, e con chiusure in muratura o tavolato ligneo e tessuto di canne; alcuni disegni di tali edifici furono acclusi nel trattato di costruzioni in legno edito a Milano tra il 1883 e il 188840. Ancora una volta è opportuno evidenziare la confusione lessicale inerente strutture baraccate e “alla beneventana” che ricorre anche in questa pubblicazione, dove, a differenza dei trattati citati nell’introduzione, per ossatura “alla beneventana” si intese un sistema controventato tamponato con materiale leggero (Baracca

37. Mercalli 1884. 38. Polverino 1998. 39. Tale tema è oggetto del saggio di Massimiliano Savorra presente in questo volume. Per i progetti non realizzati cfr. anche Fernandez Martinez 2017, pp. 261-275. 40. Cfr. Fubini 1883-1888. In particolare, si veda l’appendice Descrizione dei principali tipi di edifici in legno, ed in legno e muratura costruiti nell’isola d’Ischia (…), pp. 265-267 e le tavole 54-62.

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Fig. 1 ~ Rappresentazione di alcuni fenomeni di dissesto generati dai terremoti del 1881 e del 1883: si noti, in particolare, l’espulsione del cantonale (fig.7) e l’andamento delle lesioni in corrispondenza delle volte (fig. 5 e 10) (Johnston-Lavis 1885, tav. I). Fig. 2 ~ Rappresentazione di alcuni fenomeni di dissesto generati dai terremoti del 1881 e del 1883. Nella parte centrale della tavola è riprodotta l’ipografia della chiesa di Santa Maria di Loreto in cui risultano evidenziati i crolli e il quadro fessurativo (fig.14) (Johnston-Lavis 1885, tav. II).


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RESILIENZA VERSUS CATASTROFE

Fig. 10 ~ Palazzine baraccate costruite dal Genio civile nell’isola d’Ischia – Palazzina municipale di Casamicciola (Fubini 1883-1888, tav. 62).


MASSIMILIANO SAVORRA

Fig. 11 ~ Palazzine baraccate costruite dal Genio civile nell’isola d’Ischia. Palazzina Nesbit (Fubini 1883-1888, tav. 60).

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