Il paesaggio al centro
realtà e interpretazione
Collana Alleli / Events
Comitato scientifico Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa)
Emilio Faroldi (ICAR 12, Milano)
Nicola Flora (ICAR 16, Napoli)
Antonella Greco (ICAR 18, Roma)
Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa)
Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia)
Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)
Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Architettura Università di Napoli Federico II ISBN 978-88-6242-532-2
Prima edizione italiana ottobre 2022
© LetteraVentidue Edizioni © testi e immagini: i rispettivi autori
È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.
Progetto grafico: Martina Distefano Impaginazione: Adriana Bernieri
Le immagini di separazione tra i capitoli “Presentazioni”, “Saggi”, “Lectio”, “Esiti”, “Conclusioni” sono di Orazio Saluci: Cretto di Burri, Gibellina, 2018 (pp. 8-9) Alcantara, Castiglione di Sicilia, 2020 (pp. 22-23) Cefalù, 2011 (pp. 50-51)
Tonnara di Vendicari, Noto, 2019 (pp. 634-635) Torre di Manfria, Gela, 2018 (pp. 650-651)
Le immagini di apertura nel capitolo “Contributi” e “Apparato documentale tavoli di lavoro” sono di Adriana Bernieri: Carnac, Francia, 2022 (pp. 156-157) Paesaggi bretoni, 2022 (pp. 664-665)
LetteraVentidue Edizioni Srl via Luigi Spagna, 50P 96100 Siracusa www.letteraventidue.com
PRESENTAZIONI
Arturo De Vivo
Maria Rosaria Iesce Mario Losasso
Bruno Discepolo
Carmine Piscopo Michelangelo Russo
SAGGI
25 45
Isotta Cortesi
Elogio del Paesaggio tra realtà e interpretazione
Vito Cappiello
Il paesaggio tra filosofia, mito e psicoanalisi
LECTIO
Vincenzo Cocco Coltivare e custodire
Marinella Correggia Primo, non distruggere il paesaggio altrui
Jana Crepon
Engaged Landscapes
Francesco Ferrini
Il verde non è solo un colore: effetti su salute e benessere
Emma Giammattei
Esperienza estetica ed ermeneutica del paesaggio. Una ricognizione
Marco Grasso
Economia e paesaggio: verso l’economia del paesaggio
Mary Margaret Jones Zaryadye Park
Emilio Padoa-Schioppa Paesaggio, biodiversità ed etica ambientale
Silvio Perrella
I paesaggi della mente le città
Manuel Ruisanchez Bastegui La costruzione del progetto di paesaggio
Elias Torres Tur Plaça de les Glòries
Ana Viader Soler Crossed References
CONTRIBUTI
Matteo Aimini
Capitale Naturale e Paesaggi del Nord-Est
Roberta Amirante
Les nourritures terrestres (ovvero: “ho bisogno della felicità di tutti per essere felice”)
Marcella Aprile Alcune riflessioni sul paesaggio
Anna Attademo Le risorse sono cambiate
Gemma Belli Paesaggi tra interpretazioni ed esperienze estetiche
Adriana Bernieri
Restituire, recuperare, resuscitare paesaggi. Inquinamento, consapevolezza, responsabilità
Guya Bertelli
In forma di racconto: per una possibile “estetica della fragilità”. Un viaggio attraverso lo sguardo, la scrittura e l’immagine del paesaggio contemporaneo
Renato Capozzi
Architetture come macchine di ricezione estetica del paesaggio
Alessandra Capuano
Il progetto di paesaggio come aspettativa di maggiore equità e salute
Lucina Caravaggi Paesaggi declinati al futuro
Daniele Caruso
Manage today the complexity of water-related risks in riverscapes. The case study of Dresden
Alessandro Castagnaro
Il paesaggio nella storia e nella mutazione dei tempi
Carmelo Caserta, Vincenzo Gioffrè
Il parco diffuso della conoscenza e del benessere: un progetto solidale, visionario, creativo
Elisa Cristiana Cattaneo
It’s up to us. L’altra genealogia del pensiero ecologico
Umberto Caturano
Note di un tecnologo dell’architettura sul rapporto tra Paesaggio, Risorse, Equità Maria Cerreta
Valori in transizione: processi decisionali ibridi per paesaggi rigenerativi
Daniela Colafranceschi Paesaggio, Appunti
Alessandra Criconia Paesaggi romani. Le Mura di Roma, monumento attivo del parco della città
Federica Dell’Acqua Paesaggio e capitale naturale nella progettazione ambientale per l’adattamento climatico
Fabio Di Carlo
Oltre la bellezza
Salvatore Di Liello
Esperienza estetica ed esegesi di un paesaggio: i Campi Flegrei
Giovanni Dispoto
Paesaggio, biodiversità, etica ambientale: una terra promessa
Maria Gabriella Errico Il paesaggio oltre la natura ecosistemica
Francesca Fasanino Riciclare il margine tra realtà e interpretazione
Orfina Fatigato “Giacimenti” urbani di biodiversità
Enrico Formato Paesaggio, risorse ed equità nello spazio della post-metropoli
Pier Paolo Franzese Capitale naturale, servizi ecosistemici e contabilità ambientale
Domenico Fulgione, Claudia Troiano, Maria Buglione Gli zoccoli delle capre e il paesaggio mediterraneo
Adriana Ghersi Progettare la diversità bio-culturale
Paolo Giardiello Paesaggi mediterranei Cristina Imbroglini Nuove alleanze
Achille Maria Ippolito Paesaggio, Capitale naturale, Nozione di valore: tre parole chiavi
Ferruccio Izzo Contro l’omologazione del paesaggio italiano
Mario Losasso Progetto climate proof, biodiversità ed etica ambientale
Andrea Maglio Gli architetti-pittori e la lettura del paesaggio italiano: Karl Friedrich Schinkel e Leo von Klenze
Fabio Manfredi In visu e in situ
Ludovica Marinaro
Emergenza paesaggio. Una riflessione à rebours
Bianca Gioia Marino
Il paesaggio storico “dentro e fuori di noi”: aspetti e temi di un palinsesto complesso
Cristina Mattiucci
Asimmetrie nella fruizione del paesaggio. Right to the landscape e nuova questione urbana
Francesca Mazzino
Il progetto di paesaggio nella società del rischio
Pasquale Mei
Gli spazi del benessere come nuove forme dell’eterotopia
Pasquale Miano
Frammenti di paesaggio fragile
Andrea Oldani
La realtà del paesaggio nello scenario della decrescita consapevole
Valeria Pezza
Quale paesaggio per l’architettura
Adele Picone
Aree interne, paesaggio, vivibilità
Carmine Piscopo
Quale ricerca per il Paesaggio
Mosè Ricci
Per un paesaggio (ad)attivo. Il Leaf Plan Concept
Francesco Rispoli
Patrimonio e comunità a venire
Marella Santangelo
Paesaggio urbano “bene comune”
Paola Scala
L’inedita bellezza dei paesaggi contemporanei
Anna Terracciano
La bonifica come progetto di paesaggio: il ruolo delle infrastrutture blu e verdi come rete aperta di relazioni e tattiche incrementali, multifunzionali e multiscalari
Fabrizio Toppetti
Benessere paesaggio progetto
Loredana Troise
Il Quartiere dell’Arte di Giuseppe Morra
Adriano Venudo Cinque parole per il paesaggio
Serena Viola, Maria Rita Pinto Creatività e custodia: una strategia di recupero per i paesaggi complessi. Il progetto Europeo Artists in Architeture
Federica Visconti Paesaggi archeologici. Una riflessione e due progetti
ESITI TAVOLI DI LAVORO
Roberta Amirante PAESAGGIO | RISORSE | EQUITÀ Fabrizio Toppetti, Adriana Bernieri PAESAGGIO | INQUINAMENTO | SALUTE | BENESSERE
Mario Losasso, Ludovica Marinaro PAESAGGIO | BIODIVERSITÀ | ETICA AMBIENTALE
Guya Bertelli, Adriano Venudo PAESAGGIO | INTERPRETAZIONE | ESPERIENZA ESTETICA
Maria Cerreta, Elisa Cristiana Cattaneo PAESAGGIO | CAPITALE NATURALE | NOZIONE DI VALORE
CONCLUSIONI
APPARATO DOCUMENTALE TAVOLI DI LAVORO
Marcella Aprile, Alessandra Capuano, Vito Cappiello, Lucina Caravaggi, Daniela Colafranceschi, Carlo Gasparrini, Renata Picone, Mosè Ricci Paesaggio, risorse, equità | Paesaggio, inquinamento, salute, benessere | Paesaggio, biodiversità, etica ambientale | Paesaggio, interpretazione, esperienza estetica |Paesaggio, capitale naturale, nozione di valore
PRESENTAZIONI
ultimi che ci appaiono quasi scontati, ma che solo da poco vengono investigati con maggiore attenzione. Molti di noi, come, ad esempio Isotta Cortesi ed io, ci siamo trovati coinvolti a discutere pubblica mente in convegni e dibattiti su questi temi, proprio con alcuni dei personaggi prima indicati, così che, anche per noi, vi è stata una travalicazione verso campi non immediatamente specifici, ma certa mente necessari.
Direi che, oltre alla specificità, l’osmosi con altri campi del sapere è proprio una necessità sempre più cogente per ogni vera forma di conoscenza, ed ancor di più per chi si occupi di “paesaggio”, campo fluido e scivoloso, tanto da far porre ad alcuni la domanda se esista veramente una “specificità” del paesag gio, o se essa non sia solo una estensione dell’Architettura.
Ecco, un primo punto va affermato: secondo me il Paesaggio è una disciplina specifica, e per fare il paesaggista bisogna essere Architetto.
Pertanto, ritengo opportuno partire proprio da queste domande: esiste il pa esaggio? In che cosa consiste? Qual è il ruolo etico, estetico, psicoanalitico delle varie occasioni del progetto? Ho cercato di descrivere questi temi in una recente pubblicazione (Attraversare il paesaggio1) che rappresenta anche una raccolta di saggi accumulati in anni di lavoro su questi temi, e non ritengo certo di poterli sviluppare compiutamente in questa sede. Con Isotta abbiamo pubbli cato qualche anno fa Il paesaggio al centro2 , che faceva un primo punto su una serie di aspetti che qui toccherò.
Le domande che voglio porre derivano da dubbi che sono nutriti da molti di noi.
Il paesaggio oltre ad essere un fatto fisi co, è un nostro retaggio antico che ha a che fare con presupposti religiosi, filoso fici, etici, estetici e che ha a che fare nella
sua radice etimologica con Kepos, grem bo, luogo protetto, la reminiscenza del giardino dell’Eden. La contrapposizione tra paesaggio e città costruita deriva an che da questa nostra origine ancestrale: la città (luogo nefasto) inventata e creata da Caino, uccisore di Abele; il paesaggio, luogo idilliaco, sognato, da cui si è stati cacciati per il peccato originario.
Il paesaggio, quindi, oltre ad essere ma nifestazione fisica, è una forma simboli ca, che ha a che fare con aspetti religiosi, culturali, etici, estetici, sociali, produttivi, psichici e così via. Connota aspetti molto diversi e contraddittori (paesaggio natu rale, industriale, urbano, culturale) con una distinzione che, a volte, noi sottova lutiamo, tra paesaggio agrario e paesag gio progettato, e con una connotazione particolare: il paesaggio non è qualcosa di statico, non è un monumento, ma è un cantiere eterno, come dice Massimo Venturi Ferriolo, cioè qualcosa che è stato, è e sarà sempre in trasformazione.
Il rapporto dell’uomo con il paesaggio è duplice: da un lato, a volte, lo cerchiamo, altre volte invece, ne abbiamo paura, ma in esso ci riconosciamo, perché riconosciamo in esso i nostri spazi originari. Il mito è una componente essenziale del paesaggio, anche se non viene avvertito in modo cosciente. Dietro di esso c’è l’idea della “Madre Terra”. Il paesaggio è cura e salvezza, ed è un sottofondo subliminale, a cui noi ci rivolgiamo, ma è anche qualcosa di am biguo e liquido, che sfugge ad una vera definizione: il paesaggio è tremendum e fascinosum, incantevole e fascinante, come ci ricorda Venturi Ferriolo3.
Venturi Ferriolo si domanda la direzione verso cui dobbiamo orientare la nostra visione, si domanda cosa è possibile fare per giungere a un mondo migliore, si do manda cosa sperare. Il giardino è usato come metafora della bellezza. «Io sono
Vito Cappielloin quanto abito eticamente» e da questo, deriva anche: abito esteticamente, non viceversa.
«Il paesaggio è conseguenza estetica del libero gioco d’immaginazione»4. Non tut to risiede e trova salvezza nelle norme. A volte, anzi, è il gioco dell’immaginazione che permette di svolgere più adeguata mente il nostro rapporto con il mondo e con il paesaggio e il giardino. Il giardino viene inteso come luogo di relazioni: è il luogo dove si inverano, si verificano le relazioni: quando si parla di partecipazione, in fondo si parla di questo.
Nella costruzione del giardino il pas sato non è solo un’ambigua nostalgia: viene da lontano, dal mondo greco, per sfociare in una rivoluzione radicale del
Il paesaggio tra filosofia, mito e psicoanalisi
sentimento di natura, nella ricerca di una sola bellezza, che apre la strada al futuro guardando indietro.
Il passato va visto come un elemento da osservare, ma non è su quello che si può costruire il futuro; serve a costruire un presente che diventerà passato nel futuro.
I materiali della storia ci servono, non per restare ancorati ad essi fisicamente, ma per capire la forza e l’importanza che il paesaggio ha nella nostra storia.
Il paesaggio ha una sua forma di inaffer rabilità che lo fa assomigliare a Proteo, un altro personaggio mitico.
Quest’ultimo non riusciva ad essere preso da nessuno perché si trasformava conti nuamente, ma se qualcuno lo incontrava mentre era dormiente, non solo riusciva
The linear gardens and the water park parallel to each other
resilience, and thereby lend itself to the benefit of larger landscape. As the so cial wellbeing of Genoa’s residents has been historically implicated in the state of the landscape (the valley was once home to lush vineyards), they have been designated as local administrators to this project. Through recurring sessions of public participation the stakeholders have been, and will be, able to steer the design project according to their own needs and experiences. Our primary ambition is that the park will serve as an additional fabric in which all formerly fragmented aspects of the landscape can be integrated to have it operate as a diversified but well-balanced whole. The park’s potent philosophy is reflected in its two main strategies: in that it ill accommodate the seasonal floods in order to ensure a
consistent form of water management and create the right conditions for a rich, urban as well as natural biotope in the midst of this challenging area. The design consists of a series of linear fields – from 7 to 20 meters wide – each displaying of a different garden typology or sports and play facilities, flanked by pedestrian paths. Across these gardens a dizzying variety of about 50 different tree species is systematically exhibited, each field representative of a single tree species. A stroll across these fields of a carefully designed, fluctuating topography will present countless sights enjoyed from different vantage points. The zigzagging path that runs perpendicular over the park’s fields and connects the fields from the west to the east to eventually merge with Boeri’s red, circular walkway will also allow residents
Jana CreponView of the park from the sports park on the Campasso hill in a westerly direction.
A view of the new square “Genova nel Bosco”. In the middle of the future park a memorial garden will be realized. In memory of the 43 victims who lost their lives during the disaster and the more than 600 people who were forced to leave their homes
View from the Cerchio Rosso, looking north towards the pedestrian and cycle bridge and the Torrente Polcevera to the Green Factory. Western and eastern riverbanks
i veicoli di servizio per i nuovi edifici. Questa nuova centralità sarà tale anche perché ospita un nodo di intermoda lità importante: sul lato sud, di fronte all’Hub, tram, autobus e metropolitane si intersecano in un polo intersecato di trasporto pubblico. Il progetto proposto mira a sostenere il consolidamento della
parte centrale di Plaça de les Glòries con il disegno di spazi necessari per mi gliorare la qualità della vita nei quartie ri che la circondano. Questo incremen to di qualità avviene certamente grazie alla configurazione del parco ma verrà oltremodo rafforzato dalla costruzione del nuovo centro multifunzionale.
«Qui c’era Viareggio», vignetta di Mino Maccari, in “Il Mondo”, 9 settembre 1958, p. 8
singolari commistioni, bene esemplificate in quella categoria interpretativa della “Porosität” proposta da Walter Benjamin: da una parte la città bor ghese, con i suoi palazzi monumentali e le sue piazze mondane, dall’altro lato quella volgare e plebea, segnata dai sor didi vicoli, su cui domina incontrastato lo spettro del Vesuvio. Poi, quando negli anni Cinquanta del secolo si impongono rapide le trasformazioni di un’approssi mativa modernizzazione, le descrizioni letterarie degli spazi urbani napoletani si affollano ulteriormente di immagini di difficile decifrazione, spesso resoconti di fallimenti, di delusioni per luoghi che si sono andati compiendo differentemente da quel che si voleva14: pervase da un tangibile senso di precarietà sono, solo per citare un caso, le piazze che Elena
Ferrante tratteggia ne L’amore molesto (1992), in cui paure personali e insidie della città si fondono, e gli spazi sof focano e disorientano. Affreschi la cui instabilità è accentuata dall’insistenza sull’immagine di una città «disciolta nel calore, sotto una luce grigia e polvero sa» e sgradevole, contraddistinta dai colori giallo, non più solare ma bruno e sporco, e rosso, «scuro e concentrato», rappresentativi di una luce terribile e di una «tonalità che il giorno del giudizio dovrebbe pervadere cielo e terra». Ovviamente, nel gioco di specchi e rimandi continui tra paesaggi e immaginari interviene in maniera incisiva anche la fotografia. Se, infatti, il pae saggio, in quanto soggetto prediletto, riveste un ruolo fondamentale nel suo iniziale sviluppo, successivamente essa
stessa contribuisce a influenzarne la percezione e a “determinarlo”15. E le opzioni suggerite dalla natura dicoto mica del mezzo fotografico16 si con frontano anche nel genere di maggior successo nella riproduzione dei paesaggi, la cartolina, la quale, da restituzione teoricamente fedele di un luogo, diviene molto spesso l’esito di un’alterazio ne più o meno evidente della realtà. Analogamente, il cinema – come ha evidenziato Giulio Carlo Argan – oltre a «“informare” sulla forma o sullo spazio visivo della città, […] fornisce una chiave di lettura del fenomeno urbano»17 . Attraverso il mezzo filmico, il deposito di segni e le tracce del vasto insieme di pratiche da cui sono costituiti la città e il territorio, “oggetti” inevitabilmente appartenenti all’esperienza quotidiana
Paesaggi tra interpretazioni ed esperienze estetiche
di tutti18, possono essere riletti e reinter pretati; addirittura l’immaginario del cinema può investire la percezione del paesaggio anche attraverso lo sviluppo di processi e metodi progettuali influenzati dalla sceneggiatura filmica e dal racconto offerto dal montaggio19 . Così, quando nel 1941 Alberto Lattuada realizza le foto per Occhio quadrato, e percorre le periferie dell’Italia settentrio nale con la precisa intenzione di «tenere vivo il rapporto dell’uomo con le cose, quell’assidua memoria della nostra vita e dei segni che la fatica di vivere lascia suggi oggetti che ci sono compagni»20, la sua interpretazione contribuisce anche a formare un’immagine delle periferie italiane negli anni della modernizzazio ne. Tale visione, ad esempio, animerà, sulle pagine de “Il Mondo” di Mario