Un particolare ringraziamento Ordine AAPPCC Provincia di Varese Presidente Elena Brusa Pasqué Consiglio Angela Baila Carlo Romeo Budelli Sergio Camisasca Annalisa Capuano Francesca De Tomasi Mattia Frasson Manuela Magnaghi Carla Giulia Moretti Ileana Moretti Jacopo Pavesi Fabio Pevarello Gaia Prandoni Federica Speroni Giorgio Maria Baroni - Architetto Junior
Si ringrazia Archivio Storico del Comune di Varese Musei Civici di Varese Comando Provinciale Guardia di Finanza, Varese Famiglia Manusardi
Indice
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Itinerari come conoscenza
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Architettura moderna a Varese tra conoscenza e tutela
Elena Brusa Pasqué
Angela Baila
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Varese a passeggio tra eclettismo e novecentismo Eugenio Guglielmi
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Edifici pubblici
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Edifici privati
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Mappa delle architetture
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Bibliografia
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Indice dei nomi
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Indice delle architetture
Varese: a passeggio tra eclettismo e novecentismo Eugenio Guglielmi
Questa guida raccoglie i risultati della ricerca effettuata a Varese sull’articolato patrimonio architettonico compreso tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso. Ne è scaturito un variegato documento che oltre a testimoniare la grande produzione edilizia voluta dal regime ha messo in risalto la necessità di un ulteriore sforzo per la conservazione e il riutilizzo di questi manufatti. Lo stesso risultato era emerso da una precedente iniziativa, riproponendo gli itinerari relativi alle manifestazioni dell’architettura Liberty che può essere affiancata come premessa sostanziale a questa guida. Il tema del percorso va inoltre incontro alla prerogativa che un’istituzione professionale come l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Varese, si è prefissata nel tempo per la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio architettonico e artistico. La scelta di suddividere il censimento in edifici pubblici e privati, nasce dalla consapevolezza di come il regime abbia sostanzialmente mutato il volto delle città italiane, utilizzando l’architettura come mezzo rappresentativo di se stesso. A partire dagli anni Trenta infatti, l’attività edilizia raggiunse il suo culmine con la realizzazione di opere sociali. Si costruiscono così palazzi delle Poste e Telegrafi, stazioni ferroviarie e le diverse strutture organizzative come le case littorie, della Gioventù Italiana del Littorio (GIL), delle corporazioni, dei mutilati e invalidi, scuole, musei, antiquari, colonie marine e fluviali. In questo ambito l’architettura esprime l’ideologia nella quale si sono formate e tenderanno le giovani generazioni di architetti. Al “Neoclassicismo” di maniera, che aveva le sue radici negli anni Venti, si contrappone la ventata razionalista e quella del cosiddetto “Novecentismo”, quando cioè il Razionalismo incontrò l’esigenza del monumentalismo di Stato. Questo processo coinvolse anche l’architettura privata, stretta tra una committenza borghese e popolare, ma sempre raggiungendo indiscussi risultati qualitativi. Dieci anni dopo l’istituzione della 10
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provincia di Varese, avvenuta nel 1926, si traevano già i risultati di un’intensa attività edilizia e programmatoria nei 116 comuni che la costituivano. Poco tempo dopo nel 1933, si erano già delineati i consuntivi che nel primo decennio di opere pubbliche realizzate, vedevano concretizzarsi nel nostro capoluogo gli aspetti di quella che veniva considerata una radicale e moderna trasformazione edilizia, richiamandosi ai criteri urbanistici intonati “ad una giusta e sana modernità per arrivare a rendere la città più degna del suo nuovo altissimo ufficio” facendola così allineare con le città più evolute e moderne della penisola. Per quanto riguarda l’architettura basterebbe ricordare che buona parte dei protagonisti del cosiddetto “Novecento” milanese, provenivano proprio della provincia e alla provincia guardavano nella loro attività progettuale. Personaggi come Giovanni Muzio, Alberto Alpago Novello, per esempio, si ispiravano alla grande tradizione del Veneto palladiano per molte delle loro opere. Lo stesso “Movimento Moderno” che si affacciò nel nostro paese quando il Fascismo era al potere trovò la sua espressione migliore proprio nelle diverse realtà provinciali. Da qui l’interesse e la necessità storiografica di allargare l’attenzione anche nei centri minori dell’area lombarda, esperienza indispensabile per una conoscenza globale integrata alla vera cultura del Novecento. Anche Varese raccoglieva una condizione ideale per assurgere al ruolo di città simbolo. La favorivano la sua tradizione artigianale, lo sviluppo industriale, la presenza di un importante tradizione artistica e soprattutto la sua collocazione geografica, cerniera tra la provincia di Como e Milano, (alle quali apparteneva in precedenza il suo territorio) cuscinetto con il Piemonte lungo l’asse del lago Maggiore con la provincia di Novara e il confine con la Svizzera. L’amenità dei luoghi furono subito esaltati con la creazione del mito della “provincia giardino”, definizione che andava naturalmente sovrapponendosi allo stesso capoluogo, quasi a creare una simbolica continuità di immagine tra città e territorio. Sotto il motto di Eugenio Guglielmi
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EDIFICI PUBBLICI
Edifici pubblici
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Arch. Vittorio Ballio Morpurgo
Via Copelli Nonostante gli interventi di adeguamento, come nel piano superiore, l’edificio con pianta ad andamento curvilineo fornisce una particolare versione di come sia stato affrontato un tema tra i più diffusi in Italia a partire dalle fine degli anni Venti, quello degli edifici di regime. In questo caso all’interpretazione ideologica degli anni successivi, Morpurgo preferisce anteporre un linguaggio architettonico che richiami la colta tradizione storica, si veda per esempio il marcato bugnato
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Casa del Balilla
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1928/29
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lfe della facciata e le modanature odelle rin mensole di sostegno del terrazzo-o arengo. Molto elegante l’ingresso concavo con l’arco ribassato che riporta agli esempi settecenteschi di sapore Rococò, caratteristici di quella architettura che aveva come modello la vicina capitale lombarda. All’interno pitture di Giulio Rosso (1897-1976), ricordiamo che Vittorio Ballio Morpurgo fu anche il progettista del Palazzo di Giustizia, in piazza Cacciatori delle Alpi.
↑ Vista del fronte principale. Lato est. → Particolare dell’ingresso.
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Edifici pubblici
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Edifici pubblici
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W alt er M ar co
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Palazzo Castiglioni
piazza Monte Grappa
Arch. Mario Loreti
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Aldo Moro
via Al es sa nd ro
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Piazza Monte Grappa
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Nel 1933 veniva indetto il altre simili volumetrie “per inquadrare Concorso pubblico nazionale per e dare maggior risalto all’edificio la sistemazione del nuovo centro pubblico sullo sfondo”. L’uniformità cittadino. Dopo alcune traversie il visiva veniva accentuata dai portici progetto scelto fu quello del romano arcuati che “conferivano alla piazza v Marioia SLoreti, già collaboratore di un carattere prettamente nostrano olf ino MarcelloerPiacentini (1881-1960). tradizionale”, anche attraverso l’uso io n to S. An Palazzo Castiglioni viene concepito di materiali autarchici come viliagranito, Giu viale lio come delimitazione laterale alla nuova il Travertino, la Pietra di Angera e i Bizzoze ro piazza che doveva ospitare anche la mattoni in Klinker. torre civica poi collocata lateralmente Un significativo esempio della allo stesso. Loreti ben descrive nella cosiddetta “Scuola romana” che relazione di progetto la funzione che trovava così sede anche a Varese. il palazzo avrebbe dovuto avere con le via
us ep pe Ve rd i
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via
1937/39
↑ Prospetto su Piazza Monte Grappa. → Particolare del prospetto sud.
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piazza della Repubbl
Edifici pubblici
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via Pa su bi o
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1932/33
Palazzo Littorio
via
dei Ca
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Arch. Mario Loreti
piazza Libertà
La presenza di Mario Loreti a Varese si manifesta compiutamente nel Palazzo littorio, vero esempio di architettura di regime. La soluzione ad angolo rispetto agli incroci viari, permette di creare una doppia prospettiva, esaltando lo sviluppo verticale dell’edificio, affidato alla poderosa torre con orologio e all’aggetto del corpo semi cilindrico sovrastante l’entrata. Da notare in particolare l’uso dei materiali esterni come mattoni, pietra, intonaco e travertino. Nonostante il fronte non più in sintonia
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Piazza Libertà
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cromatica con gli intonaci originali, siamo pienamente immersi nei valori simbolici del “Novecentismo”, ripresi anche all’interno nel vasto salone delle adunanze di forma ellittica, il tutto valorizzato dai materiali nobili usati per i rivestimenti e dall’utilizzo delle pitture murali celebrative, eseguite da Dante Montanari (1896-1989), inopinatamente ricoperte nel 1945. Molto ben articolato anche il fronte retrostante del complesso. L’edificio è oggi sede della Polizia di Stato.
↑ Vista d’angolo verso via dei Campigli. → Vista d’angolo sulla torre con orologio.
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ile
Apr
Edifici pubblici
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EDIFICI PRIVATI
Edifici pubblici privati
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via Vittorio Veneto
ro nd sa es Al via ni zo an M
La continuità della città Liberty, che ha connotato la storia di Varese nei primi anni del Novecento, sembra proseguire negli edifici privati degli anni successivi, ricchi di decori e di particolari architettonici che sanno ben tradurre questa eredità. Ecco così sorgere all’angolo tra via Manzoni e via Bernascone questo edificio considerato uno tra i migliori esempi di Decò lombardo ancora conservato. Nonostante una importante ristrutturazione, ritroviamo tutte le
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Via Giuseppe Bernascone
corso Aldo Mo
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Arch. Federico Talamona
piazza Monte Grappa
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Casa Mera Gorini
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21
1926
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er M ar co
sue iniziali caratteristiche che vanno dai marcati bay window, all’uso di smalti, intonaci e travertino per le pareti esterne. Il corpo dell’edificio si eleva su un ampio porticato sostenuto da colonnette e pilastri ad angolo decorati con cartelle in rilievo di pietra a spacco. Particolarmente suggestiva la soluzione dell’angolo verso via Bernascone, definita in sommità da due plastici nicchioni arcuati contrapposti, separati dal marcato spigolo d’incontro delle due facciate.
↑ Vista dell’edificio. Lato sud-ovest. → Vista dell’edificio. Lato nord-est.
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