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Finito di stampare nel mese di giugno 2022 presso Priulla Print, Palermo LetteraVentidue Edizioni Srl via Luigi Spagna, 50P 96100 Siracusa, www.letteraventidue.comItaly
ISBN
È©©Prima978-88-6242-560-5edizionesettembre2022LetteraVentidueEdizioniInnovationDesignLabvietatalariproduzione,anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della Nelcultura.caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa.
Andrea Gaiardo Chiara Remondino Metodi e strumenti per gestire in modo sostenibile la complessità contemporanea: il caso PaoloBarbaraTorino.StabelliniTamborriniIL DESIGN SISTEMICAINNOVAZIONEÈ
PremessaINDICE ⟶ Design e transdisciplinarietà per prodotti e servizi sostenibili sul territorio Design per l’innovazione: Un manifesto programmatico per il Systemic Innovation Design Sociologia dell’innovazione: conoscere un territorio per innovare in modo innovazionelaGestionesostenibiledell'innovazione:gestionedeiprogettitraesostenibilità ⟶ Sul progetto, sulla metodologia e sull’interpretazione del design sistemico applicato al mondo dell’innovazione Progettare la Ilcontemporaneacomplessitàdatocomemediumperil progetto Gli “spiriti innovativi” nel laboratorio di Innovation Design [Il ruolo del Team building] 0710— 25— 37— 45— 52— 54— 58— 443624 51 685753
La metodologia Systemic Innovation RicercaDesign e rilievo olistico Concept e progettazione [Metodi e strumenti per il rilievo [Alcuniolistico]dei nostri databook] [Personas: istantanee immobili o strumenti per innovare?] Verifica e sviluppo ⟶ Di trasformazioni e di innovazioni sistemiche per Torino: casi studio ⟶ Conclusioni Bibliografia Gli Innovationautori Design Lab Progettisti 69— 98— 164170— 176175177 16397 169 174
QUESTO LIBRO È IL RISULTATO DI UNA RICERCA CONGIUNTA CONDOTTA DAI QUATTRO AUTORI. TUTTI GLI AUTORI HANNO EQUAMENTE CONTRIBUITO ALLA COSTRUZIONE DELLA STRUTTURA EDITORIALE, ALLA SCRITTURA E ALLA REVISIONE DEL VOLUME.
Premessasostenibile.
Le potenzialità progettuali derivanti dalla contaminazione tra saperi differenti e dalla sistematizzazione delle informazioni, conseguenti alla corretta selezione di strumenti, processi e metodi, lasciano intravedere per il futuro prossimo la possibilità di cambiare radicalmente il nostro rapporto con il territorio e con la cultura ad esso legata, arrivando ad acquisire una responsabilità completamente nuova, perché maggiormente condivisa. Una responsabilità sostenibile. Nel tentativo di razionalizzare i presupposti del libro “Il design è innovazione sistemica – Metodi e strumenti per gestire in modo sostenibile la complessità contemporanea: il caso Torino”, due sono i livelli indagati: uno di narrazione teorica e uno di testimonianza pratica. Livelli che, innestati, qualificano il territorio, da un lato quale sedimento di sapere artigianale e industriale, e dall’altro quale fucina di innovative e originali visioni future. La metodologia Systemic Innovation Design, per noi strumento e orientamento, ci ha permesso di far emergere una dettagliata, talvolta ironica, e spesso contraddittoria fotografia dell’umanità contemporanea, attraverso una ricerca progettuale che spazia dal passato al presente, dal design alla sociologia e all’economia, con scelte a volte inusuali ma sempre puntuali. Scelte che sempre mettono la persona al centro, ma che tuttavia focalizzano lo sguardo anche sul suo intorno. Sebbene il sistema territoriale sia ancora caratterizzato da una lentezza spesso burocratica, operativa e funzionale diffusa, nuove visioni verso modelli e sistemi maggiormente aperti e condivisi trovano oggi spazio.
Attraverso le pagine che seguono, ci auspichiamo un prossimo futuro plasmato e determinato dalla lente critica del design verso un’innovazione
10—11 DESIGN TRANSDISCIPLINARIETÀEPERPRODOTTIESERVIZISOSTENIBILISULTERRITORIOCAPITOLO1
Il processo di globalizzazione ha completamente modificato i sistemi economici regionali, provocando una riconfigurazione internazionale del lavoro dovuta ad una nuova ridistribuzione delle attività produttive. Tale fenomeno non ha interessato solo le grandi multinazionali, ma anche, e forse soprattutto, le piccole imprese locali, richiedendo rapidamente un’innovazione nei processi produttivi, organizzativi, logistici e gestionali. I modelli di impresa contemporanei, con sempre maggior urgenza, dovranno contraddistinguersi per una logica reticolare, per la loro interattività e integrazione di risorse e processi produttivi; questa situazione non potrà che avere importanti ricadute anche sul piano della gestione strategica delle informazioni, del capitale relazionale, intellettuale e tecnologico e, di riflesso, sulla gestione della creatività e dell’innovazione, con impatti rilevanti sui processi di crescita e sviluppo economico. Processi sempre più sostenibili e socialmente responsabili. Processi necessariamente fondati su un approccio sistemico al cambiamento (The Ellen MacArthur Foundation, 2015). Sebbene tale situazione possa apparire unicamente positiva, porta con sé importanti trasformazioni sul piano sociale e ambientale. Mutamenti che vanno dai cambiamenti climatici alla riduzione delle risorse naturali, dall’instabilità politica alle crisi sociali ed economiche. In questo scenario, diviene fondamentale riconsiderare il concetto di territorio, ponendolo al centro del progetto, se non alla base al progetto stesso. Definito in modo differente a seconda delle discipline, può tuttavia essere ricondotto fortemente alla nozione di milieu; tale concetto trae origine dalla geografia, definendolo come l’insieme di condizioni naturali e socio-culturali sedimentate nel corso della storia, tradizioni che diventano patrimonio collettivo e caratteristiche fondanti dell’identità di un luogo. Il territorio, quindi, inteso come luogo in grado di accogliere e raccogliere competenze, conoscenze, cultura, beni materiali, patrimonio storico e ambientale, può divenire veicolo di conoscenza, motore di innovazione a livello locale, collettore di informazioni in grado di ospitare le infrastrutture utili ad agevolare i flussi di idee e i relativi processi creativi (Florida, 2003). In altre parole, il territorio diviene un “moltiplicatore cognitivo” (Rullani, 2002), capace di generare conoscenza esaltando i saperi e lo scambio di informazioni, formale e informale, di uno specifico contesto tra imprese, attori sociali e comunità Così inteso, il territorio è un’entità aperta, dinamica, caratterizzata non solo da fattori endogeni, ma da una forte componente relazionale. Lo stesso territorio potrebbe dunque variare in base alla componente sociale che lo vive, delineando Siamo di fronte a una realtà globale dove non è scontato e certo che le idee, i concetti, le metodologie e i processi che hanno funzionato nel passato, portando al successo prodotti
DESIGN E TRANSDISCIPLINARIETÀ PER PRODOTTI E SERVIZI SOSTENIBILI SUL TERRITORIO
eservizi innovativi, funzioneranno ancora; occorre pertanto individuare strumenti e metodi diversi per raccogliere e risolvere le sfide: il mondo è cambiato e con esso devono cambiare i modi con cui affrontarlo.
un’ulteriore caratteristica, quella della costante evoluzione. Sebbene infatti un territorio possa apparire principalmente come un luogo fisico, diviene fondamentale considerarne la dimensione relazionale e sociale presente in esso (Whyte, 1980). Una dimensione qualificata da un lato dalla presenza umana sul territorio, dall’altra dalla tipologia di vita nella società attuale (Bauman, 1999). Ed è proprio la relazione tra territorio e comunità che consente lo sviluppo di azioni progettuali capaci di innescare processi di valorizzazione sostenibile delle risorse locali, siano essere materiali, immateriali o umane.
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Nello specifico, l’approccio del “design nel territorio” focalizza l’attenzione all’osservazione del territorio come contesto del progetto, un contesto in cui il design opera attraverso l’interpretazione originale e innovativa di materiali e know-how locali, ma vede anche il suo contributo nella creazione e definizione di quelli che sono oggi conosciuti come distretti industriali. A questo approccio segue quello del “design del territorio”, in cui il territorio viene letto non più come semplice contesto, ma come oggetto dell’intervento; qui il ruolo del design viene enfatizzato nella progettazione di prodotti e sistemi-prodotto in grado di amplificare i valori di un luogo, rafforzandone al tempo stesso l’identità e la visibilità. Una terza visione è riconducibile all’approccio del “design per il territorio”, la quale si pone come una contaminazione tra i due approcci precedentemente descritti, ma aggiunge la concezione del territorio come sistema relazionale, evidenziando il ruolo pro-attivo e generativo di buone pratiche per attivare nuove economie e processi sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale; l’attenzione si è dunque spostata non tanto sul territorio quanto sul sistema relazionale che si costituisce su di esso, ed è possibile quindi individuare uno spostamento dalla fisicità dei prodotti, all’idea di territorio, fino al rapporto con gli utenti. Quanto si è delineato, tuttavia, ha definito uno scenario che, per quanto interessante e anch’esso innovativo, risulta limitato e limitante il ruolo del design stesso. Infatti, sebbene quest’ultimo abbia spostato l’attenzione verso le relazioni, questo approccio non risulta essere sufficiente per agire in maniera innovativa su un territorio: occorre quindi arrivare a progettare entrambi gli aspetti in gioco, sia l’artefatto prodotto/servizio/comunicazione, sia le relazioni che lo interessano. Tale attività richiede necessariamente un punto di vista diverso da quanto fino ad ora adottato dalla disciplina del design. Occorre passare da un approccio che si interroga sul come ottenere un risultato, ad uno che lavora ragionando sulla motivazione di tale intervento. Occorre passare da una visione tecnocentrica a una uomo-centrica. Solo in questo modo possiamo realmente agire in maniera innovativa in quanto passiamo a considerare il valore di un’innovazione non solo attraverso la misura del suo riscontro economico o del grado di novità che tale innovazione apporta sul mercato, ma anche, e Design e territorio
DESIGN E TRANSDISCIPLINARIETÀ PER PRODOTTI E SERVIZI SOSTENIBILI SUL
L’attenzioneTERRITORIOalterritorio e il relativo rapporto con il design è stato ampiamente esplorato, definendo e portando al susseguirsi di tre differenti approcci (Parente & Sedini, 2017): il design nel territorio, il design del territorio e il design per il territorio.
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Design per l’innovazione: Un manifesto programmatico per il Systemic Innovation Design Ci siamo domandati spesso cosa fosse per noi l’innovazione in generale, e nello specifico il design dell'innovazione, così abbiamo provato a racchiudere il nostro pensiero in un manifesto. Dieci punti che l’Innovation Design Lab ha individuato come visione e linee guida al tempo stesso. Dieci punti che definiscono e delineano un chiaro punto di vista sull’ampio concetto di Systemic Innovation Design tra dinamismo, ricerca transdisciplinare, bisogni, creatività e comunicazione. Concetti che, non possono più essere letti separatamente da valori quali sostenibilità e progresso sistemico.
DESIGN E TRANSDISCIPLINARIETÀ PER PRODOTTI E SERVIZI SOSTENIBILI SUL TERRITORIO
26—27 Il systemic innovation design è un progetto dinamico, è crearemodellotransdisciplinare,ricercaèunsostenibile,èunarelazioneconilcontesto,èunametodologiaguidatadaidati,èunarispostaaesigenzereali,èunprocessocreativo,èunmezzocomunicativo,èvalore,èprogressosistemico
DESIGN
Il01systemic innovation design è ⟶
Un progetto dinamico Fino al 1700 lo sviluppo umano aveva seguito dinamiche che vedevano l’uomo e le sue attività inseriti in contesti commerciali ed agricoli, dinamiche che seguivano per lo più le leggi della natura. Dalla rivoluzione industriale in poi inizia uno sviluppo incrementale dove tecnologia, energia, meccanizzazione ed economia divengono forze trainanti di un modello in continua evoluzione. Un’evoluzione che oggi propone una situazione più che mai ibrida in cui le originali consuetudini si alimentano dell’attuale e sempre crescente complessità, promuovendo know-how innovativi. In questo contesto fluido e in costante cambiamento, il systemic innovation design si configura come una forza multiforme caratterizzata dalla sua connaturata dinamicità. Dinamicità e quindi movimento, fluidità e quindi trasformazione, una forza attiva in risposta ai contemporanei fenomeni complessi. Precisando il progetto quale successione consapevole e organizzata di azioni nel tempo e nello spazio, sarà proprio grazie ad una predisposizione orientata al cambiamento che sarà possibile assicurare il giusto grado di flessibilità. Una flessibilità intraprendente, intensa e inedita volta al perseguimento Conosciamodell’obiettivo. il punto di partenza ma non quello di fine. Conosciamo il presente ma ancora ignoriamo il futuro. Ci ispiriamo al passato ma adattiamo in modo flessibile e dinamico la strada che ci condurrà alla destinazione. La sfida, quindi, risiede nel saper rispondere in modo attivo e proattivo alle provocazioni del percorso. E TRANSDISCIPLINARIETÀ PER PRODOTTI E SERVIZI SOSTENIBILI SUL TERRITORIO
40—41 2019–europeeregioninelleprocapitePILescore-boardinnovationRegional1.Figura InnovazioneEurostatFonte: molto bassa bassaabbastanza medio-bassa medio-alta altaabbastanza molto alta non disponibile
DESIGN E TRANSDISCIPLINARIETÀ PER PRODOTTI E SERVIZI SOSTENIBILI SUL TERRITORIO PIL Procapite < 75.00 75.00 - < 90.00 90.00 - < 100.00 100.00 - < 110.00 110.00 - < 125.00 ≥ 125.00
Innovazione come “riconoscimento di un valore nuovo”
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L’innovazione è spesso identificata con il suo oggetto, cioè con il risultato – che sia un prodotto, un servizio, una tecnologia, un aspetto organizzativo, ecc. – che arriva a valle di un processo caratterizzato da una molteplicità di azioni compiute da una varietà di attori che, direttamente o indirettamente, concorrono a produrre determinati esiti. Dall’altra parte, però, si tende a trascurare il fatto che l’innovazione sia in sé un fenomeno univoco e omogeneo il quale, pur nella diversità delle sue tipologie (tecnologica, sociale, d’impresa, radicale, incrementale, di prodotto/processo, ecc.), presenta caratteristiche costanti. Le innovazioni infatti contengono una sorta di struttura comune, qualsiasi sia l’ambito, il luogo, la tipologia, l’epoca: dall’ecografia neonatale (Scozia, a cavallo del 1960), al salto in alto di Fosbury (Città del Messico, 1968), dal microchip della Intel (Stati Uniti, 1971) al microcredito (Bangladesh, 1976), dal Web (Ginevra, fine anni ‘80) alla mappatura del genoma (team internazionale di scienziati, primo decennio del XXI secolo), tutte seguono un modello costante e condividono alcuni tratti. Anzitutto, l’innovazione è portatrice di una novità, è qualcosa di originale, poiché non dipende e non è ispirata o suggerita da altri esempi o “casi” precedenti. Ma allo stesso tempo non è qualcosa di “originario”, cioè non è novità in senso assoluto, ma è una combinazione di elementi preesistenti assemblati in maniera nuova. nel laboratorio Design di Cristina Marino e Alberto Robiati Possiamo l’innovazioneconsiderarecomeuna proprietà emergente di un sistema sociale complesso nel quale si attuano comportamenti di generazione di nuove idee, di sviluppo sperimentale e implementazione di queste, e di costruzione del consenso e promozione affinché le idee vengano riconosciute, sostenute, adottate. In questi sistemi vi sono molti aspetti per così dire “impredicibili”, ma anche pattern ricorrenti, che funzionano come “regole di base”.
Gli “spiriti innovativi”
di Innovation
SUL PROGETTO, SULLA METODOLOGIA E SULL'INTERPRETAZIONE DEL DESIGN SISTEMICO APPLICATO AL MONDO DELL'INNOVAZIONE
Un secondo aspetto fondante delle innovazioni è il valore che esse portano, focalizzandosi su bisogni non generici ma specifici di soggetti ben caratterizzati, ai quali portano una soluzione adatta (quel problema per quel beneficiario). Infine, poiché l’innovazione non è in sé un semplice atto di creatività e non è neppure soltanto un’invenzione (o una scoperta), c’è un ultimo aspetto caratteristico distintivo. Le innovazioni devono essere riconosciute come tali da altri. In tal senso, non possiamo separare l’innovazione da una dinamica collettiva di riconoscimento e adozione. Si tratta di un processo complesso, difficilmente governabile e pianificabile, come dimostrano i tanti (clamorosi?) insuccessi di molte proposte di cultura, arte, prodotti, servizi, tecnologie. L’innovazione è dunque l’esito di un processo di attestazione collettiva da parte di soggetti “stakeholders”: clienti, utilizzatori, beneficiari, ma anche finanziatori, sponsor, testimonial, e ancora capi, colleghi, collaboratori, fornitori, comunitàL’innovativeprofessionali.behavior Le tre dimensioni costanti dell’innovazione – novità, valore, riconoscimento – hanno un corrispettivo in alcuni pattern comportamentali identificati dal team di ricercatori della Fondazione Human+ a partire dagli studi della psicologa Rosabeth Moss Kanter a fine anni '80. Il lavoro di ricerca qualitativa svolto con una serie di innovatori italiani ha consentito di descrivere questo “innovative behavior” attraverso 3 gruppi di schemi d’azione che concorrono nel fare innovazione, rappresentanti ognuno un insieme coerente di comportamenti specifici di tipo generativo, di tipo promozionale e di tipo implementativo. Tali pattern sono trasversali, cioè si ripetono in modo simile indipendentemente dal gradiente dell’innovazione (es. incrementale, radicale o altro), dal suo contenuto (culturale, scientifico, tecnologico, di business, sociale, ecc.), dalle caratteristiche degli innovatori (età, genere, ruolo professionale, ecc.). Inoltre, i 3 pattern non sono disposti secondo una sequenza lineare, non corrispondono a momenti specifici del processo di innovazione (“dall’idea innovativa al suo output finale”), ma possono attivarsi e ripetersi in qualsiasi fase. I team che generano innovazione La complessità dell’innovative behavior ci conduce a una questione dirimente: l’innovazione è sempre più un fenomeno collettivo. Benché le narrazioni correnti dei media la rappresentino come sforzo e opera eroica di pochi “campioni” o “fuoriclasse” (quando non di un solo individuo), in realtà l’innovazione è frutto di processi non lineari e complessi di sistemi sociali come un’impresa o una startup, una comunità professionale, un quartiere urbano, un movimento sociale spontaneo, Leun’istituzione.caratteristiche dei team (le dimensioni ridotte, la flessibilità operativa, la forte interazione, la varietà di competenze) Non innoviamo quasi mai da soli, ma grazie a una rete collettiva al cui interno operiamo insieme ad altri. In questa prospettiva, i gruppi assumono un ruolo determinante: sono il “dispositivo sociale” minimo al di sotto del quale l’innovazione generalmente non si produce.
Un continuo processo di feedback, di risposte e modifiche. Questa fase abilita a tutti gli effetti una prima elaborazione progettuale destinata alla creazione di un vero e proprio punto di partenza operativo. Se le linee guida, infatti, consistono in una decantazione di raccomandazioni e buone pratiche che accompagna l’intera ricerca, la generazione del concept va considerata come una ginnastica dell’immaginazione (nel senso indicato da Munari): ovvero un modo organizzato per sperimentare continui what-if sulla base di obiettivi, regole e confini ben descritti e delineati. Le linee guida vengono estratte e portate ad alto livello a seguito del rilievo olistico, lo scenario, l’analisi dei numerosi casi studio, il brief, l’intero insieme organizzato di informazioni e dati raccolti. I concept sono, invece, spunti progettuali, idee embrionali che necessariamente devono conservare il carattere di non-finito, di prigioni michelangioleschi, cui devono ancora essere poste domande di ricerca. Verranno poi scelti, rimescolati, scartati e ripescati in un continuo processo di affinazione che trasformerà quei concept in prototipi e mock-up attraverso un processo iterativo. Definita l’area di azione e progettazione, la creazione di una “cassetta degli attrezzi” diventa un momento cruciale per il progettista. Questo concetto, da intendersi in senso lato, riguarda l’organizzazione di tutte quelle figure, materiali e strumenti utili allo sviluppo del concept. Infatti, è qui che vengono stretti i primi rapporti con eventuali partner, sponsor o finanziatori, ricercati i materiali e gli strumenti siano essi analogici (la carta migliore o la plastica più performante) o digitali (come ad esempio il dataset più aggiornato o quello più particolare), indagati i possibili strumenti (hardware e/o software), senza dimenticare tutti gli aspetti logistici ed economici, come il reperimento di quanto sopra e lo sviluppo di un bilancio sommario di costi e benefici. Tutto ciò, cercando di rispondere nel modo più coerente e completo possibile alle linee guida precedentemente stilate.
⟶ Linee guida e generazione del concept ⟶ Creazione della “cassetta degli attrezzi”
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per il
La prima parte della metodologia Systemic Innovation Design prevede proprio questo: un rilievo olistico basato su metodi qualitativi e quantitativi di indagine capace di informare e scremare a poco a poco il processo di ricerca e identificare, attraverso le qualità emergenti di un territorio, i punti di leva sui quali agire. Questa tipologia di analisi non è del tutta nuova, dall'analisi di mercato all'analisi osservativa, dai questionari ai focus group, i designer hanno sempre compreso implicitamente la necessità di guardare, ascoltare e imparare dai dati che vengono raccolti prima e durante il processo di progettazione. L'idea che sta alla base di questa ricerca preliminare al progetto è quella di una raccolta dati (attraverso canvas, software e banche dati, toolkit, griglie, ecc.) capace di far emergere in maniera quasi naturale dal contesto il concept e le linee guida. Per fare ciò è necessario che questa raccolta di informazioni proceda lungo due filoni in maniera interconnessa Metodi Strumentie rilievo olistico
I progettisti non iniziano mai a progettare con una lista completa ed esplicita di fattori da considerare. Piuttosto nella prima fase della ricerca è necessario trovare un modo per ridurre la varietà di potenziali soluzioni al problema ancora imperfettamente compreso a una piccola classe di soluzioni che sia cognitivamente e progettualmente gestibile. Per fare questo spesso si fissano un particolare obiettivo o un piccolo gruppo di obiettivi, di solito fortemente emergenti da un contesto o autoimposti per iniziare l’indagine. (Darke, 1979, p.43)
di Cristina Marino SUL PROGETTO, SULLA METODOLOGIA E SULL'INTERPRETAZIONE DEL DESIGN SISTEMICO APPLICATO AL MONDO DELL'INNOVAZIONE
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tra loro: da una parte un approccio qualitativo e dall’altra un’indagine dichiaratamente quantitativa. Ogni filone, indagato con metodi talvolta rigorosi e talvolta flessibili, da un lato sostiene e orienta l’indagine e dall’altro la completa insieme ad una ricerca visuale integrativa. Il filone della ricerca qualitativa esamina come gli individui vedono, vivono o interagiscono con il territorio preso in esame nel rilievo olistico: in particolare si tratta di uno studio che si concentra sulla definizione di tutti quei fenomeni sociali e culturali che si verificano in un particolare contesto e che vengono esaminate in tutta la loro complessità. Come tale, la ricerca qualitativa raramente si occupa di semplificare le cose, al contrario permette al designer di riconoscere nel territorio un’entità multidimensionale e stratificata (Leedy e Ormrod, 2010: 135). Di questo tipo di approccio, fanno parte anche i metodi e le tecniche di analisi etnografica, presi in prestito dalle discipline della sociologia e dell’antropologia, ma anche approfondimenti di carattere storico o fenomenologico. Le motivazioni che spingono i designer, e nello specifico questa metodologia, ad appropriarsi di questi approcci multidisciplinari e multi-metodo risiedono nell’ottenere una nuova o approfondita comprensione di un particolare scenario, soprattutto quando, come spesso accade all’interno del corso di Innovazione, non tutti gli studenti sono originari dello stesso territorio e per questo non ne conoscono in maniera chiara situazioni o problemi. Per condurre questo tipo di indagine gli strumenti più utilizzati sono: l’analisi dei casi studio, le interviste strutturate e/o semi strutturate, le interviste approfondite, i focus group e i colloqui informali. A questi metodi di raccolta delle informazioni più scrupolosi, si aggiungono altri metodi meno rigorosi come l’osservazione o la partecipazione ad attività sul territorio stesso.
granulosità della ricerca qualitativa. Una componente principale di questo filone sono i dati ricavati dagli studi demografici e gli innumerevoli open data raccolti da enti di ricerca locali, nazionali Ricerca Quantitativa EDB C A B CA A1 A2 A3 A B C B C A Dati DiversiOpendemograficiDatatipidiopen data onlineditelefoniciQuestionari:personaC3C2C1CBnBA Ricerca Etnografica Co-partecipazioneOsservazioneCasiColloquiSemi-strutturateStrutturateIntervisteinformaliStudioDCBA3A2A1A Ricerca Visuale Immagini (Foto/Comunicazione Visiva) Elementi identitari Colori Ricerca Qualitativa FenomenologicaStoricaEtnograficaCBABn C2C1C3 CBA LA TRIANGOLAZIONE DELLA RICERCA SUL PROGETTO, SULLA METODOLOGIA E SULL'INTERPRETAZIONE DEL DESIGN SISTEMICO APPLICATO AL MONDO DELL'INNOVAZIONE
Proprio attraverso l’osservazione sul campo e la raccolta di immagini, foto, suoni, profumi e odori, ed elementi di comunicazione visiva l’attività progettuale viene ulteriormente stimolata. La ricerca visuale, che si pone da intermezzo tra gli aspetti qualitativi e quantitativi, permette di esaminare criticamente gli effetti che alcune immagini, gli oggetti, e i componenti dell’ambiente costruito, o ancora gli elementi identitari hanno sulla vita delle persone. Infine, per dare maggiore struttura alla fase di ricerca, viene integrato il filone di ricerca quantitativa. Definito talvolta in opposizione alla ricerca qualitativa, ma in questo caso in ausilio, ha lo scopo di descrivere, mappare, semplificare e generalizzare l’evidenza numerica di alcune caratteristiche specifiche del territorio. La ricerca quantitativa in questo caso aiuta a gestire la complessità e mira a trarre le conclusioni rispetto alla
138—139 Amunì ⟶ Dal CiStnasconomercatoifioriò ⟶ La convivialità per rilanciare il territorio
2020—2021 TORINO CARRILLO
Il progetto Amunì (vincitore del premio ADI 2021) pone l’attenzione sulla tematica dello scarto alimentare nella città di Palermo, per portare ad una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini sulle proprietà e i benefici che il reinserimento di questi scarti potrebbe avere all’interno di un nuovo sistema economico. L’obiettivo di questo lavoro è quello di fornire una soluzione per il reimpiego degli scarti organici mettendone in evidenza le peculiarità ed i vantaggi non solo per le persone che vi abitano, ma anche per l’ambiente. Fulcro dell’analisi è il Mercato di Ballarò noto per essere il più antico e importante mercato della città. In questo sito, infatti, l’analisi ha rilevato giornalmente la produzione di circa 1200 kg di scarto organico, i quali vengono lasciati in strada dai commercianti per poi essere raccolti e cestinati durante le ore notturne dagli operatori ecologici. In questo scenario, il progetto vede l’installazione di una smart-compostiera di comunità, nei pressi del mercato, per rivalorizzare l’area e creare nuove opportunità economiche sostenibili per i commercianti, i residenti e per tutti gli stakeholder, andando a creare una maggiore coesione sociale. La compostiera, dotata di sistemi elettronici, permette il monitoraggio costante dello stato di trasformazione degli output organici in compost. I dati degli scarti organici sono stati raccolti principalmente attraverso l’impiego di una web-app che ne consente l’identificazione e la suddivisione in edibili/ non edibili, tipologie prevalenti, quantitativi, ecc.
2020—2021 PALERMO MARTINA DERITODI TRASFORMAZIONI E DI INNOVAZIONI SISTEMICHE PER TORINO
CiStò nasce dall’indagine sulla Circoscrizione 2 di Torino. A partire dal rilievo olistico dell’area risulta comune nei tre quartieri un’alta concentrazione di bar e ristoranti e la presenza di molte famiglie unifamiliari, caratterizzate da uno stato di solitudine ancora più evidente nei momenti di consumo del cibo. Con queste premesse il progetto si pone l'obiettivo di coinvolgere gli utenti in un’azione di socializzazione e commensalità, per permettere quindi la creazione di una rete sociale e la riscoperta del quartiere. Cistò prende vita come un’esperienza fruibile secondo due dimensioni distinte, ma complementari: la prima virtuale, attraverso una piattaforma fruibile da sito web e app mobile, la seconda in forma fisica. La dimensione virtuale coinvolge l’utente, durante il consumo dei pasti, e lo stimola ad interagire con altri utenti attraverso il gioco, che offre tematiche di dialogo su curiosità e dettagli del quartiere e una sezione podcast che offre la possibilità di ascoltare e condividere storie di quartiere. Nella dimensione fisica invece l’utente potrà continuare ed approfondire l’esperienza selezionando uno dei bar e ristoranti convenzionati al servizio. Il progetto si rivolge a famiglie unifamiliari della Circoscrizione 2 di Torino, composte da adulti lavoratori e giovani anziani in un range d’età compreso tra i 30 e i 74 anni, ma si prevedono ulteriori sviluppi scalabili con la volontà di creare una rete sociale a supporto degli utenti, rilanciando al contempo i quartiere, condividendone storie, curiosità ed esperienze, e potenziando e supportando le attività di ristorazione locali. NATALIA, FILIPPINI SARA, FONTE STEFANIA, GRIECO GLADIS VALLAURI GREGORY
E
140—141 Cosa bolle in pentola ⟶ Il cibo mediatorecomeculturale Equilibrium ⟶ Un percorso contro infantilel'obesità
2020—2021
DI TRASFORMAZIONI E DI INNOVAZIONI SISTEMICHE PER TORINO
NAPOLI
Oggi Dieta Mediterranea è sinonimo di buona salute e creatività gastronomica; dichiarata patrimonio Unesco viene riconosciuta come la più consigliata ed equilibrata dagli esperti. Tuttavia, una delle zone che ha originato questo stile alimentare, la municipalità di Napoli, presenta un alto numero di persone in sovrappeso, e il dato diventa preoccupante, quando, sull’intero territorio a superare una percentuale del 40% sono i bambini. Partendo da questi presupposti il progetto Equilibrium nasce con l’intento di agire attivamente nella Municipalità V, formata dai quartieri Arenella e IlVomero.progetto si concentra sulla tematica dell’obesità infantile; attraverso un percorso di accompagnamento ospedale-casa Equilibrium si rivolge ai piccoli pazienti dell’Ospedale Pediatrico Santobono e ai loro genitori, predisponendo un sito, un'applicazione, e un kit. Il sito è dedicato agli adulti affinché monitorino i progressi e abbiano un contatto diretto con gli esperti. L’app, per i più piccoli, include una sezione alimentazione, in cui esplorare i prodotti del territorio e realizzare ricette salutare. Il kit infine è studiato per avere la corretta proporzione di carboidrati, proteine e verdure all’interno del pasto. Il progetto ha come stakeholder principali l’Ospedale Santobono e le scuole, essenziali nella prima fase per l’individuazione dei soggetti che necessitano di cure, oltre che le associazioni che operano sul territorio e che si occupano di questa patologia.2020—2021
Cosa bolle in pentola? è un progetto che nasce con l’obiettivo di valorizzare le potenzialità del cibo come mediatore culturale. Attraverso una associazione no profit, il progetto – come una pentola in continua ebollizione – promuove il fermento culturale crescente in città. A partire da un’indagine territoriale sul Quartiere 2 Nord di Padova, il territorio si è mostrato estremamente multietnico, mediamente giovane, poco coinvolto in proposte culturali, isolato da una stazione-barriera e ritenuto quindi una “città nella città” ben servita, verde, ma confinata in uno stigma sociale diffuso. Pertanto, per rispondere a queste problematiche il progetto propone un elaborato palinsesto di live cooking itineranti nei parchi, aperto ad un pubblico eterogeneo, mirato a divulgare contenuti sul cibo al fine di promuovere la produzione locale km0 e gli ingredienti di qualità presenti negli alimentari etnici. Ancora, Cosa bolle in pentola? si configura come il progetto di una strategia diffusa per abbattere un muro fisico, che parte dai giovani adulti, per gettare le fondamenta di nuovi ponti: tra il tessuto sociale multiculturale del quartiere e il resto della città. Il legante è il cibo, quale medium culturale, un medium in grado di porre le basi per una nuova convivialità dinamica, in continua espansione e fervore. PADOVA ROJIN BAYAT, FRANCESCO BOCCATO RORATO, ILARIA CASA DI BARI, YICHAO CHEN E IRENE GIARDINA PAPA
GIULIA FERRANTINI, MATTEO GAROGLIO, NICOLAS MONDELLI, JESUS DAVID ORTIZ E FRANCESCA TUCCILLO
Graspgrub ⟶ Creare una rete sul territorio attraverso la gamification FRANCESCA DE ROSAS, MARIASERENA DI GIOVANNI, SIMONA LOMBARDO, ALESSIO MARINGHINI E DANIEL JARAMILLO RUEDA 2019—2020TORINOCENTRO (PORTA PALAZZO) —
Il progetto Grasp Grub si sviluppa con l’intento di creare un vero e proprio network in grado di generare consapevolezza sulle abitudini sostenibili, per innescare una riqualificazione reale e virtuale del mercato di Porta Palazzo. L’approfondimento dei bisogni latenti individuati dall’analisi territoriale dei quartieri Aurora, Barriera di Milano, Rebaudengo, Pietra Alta e Falchera – realizzato grazie ad interviste formali ed informali ad attori che vivono il contesto di intervento – ha fatto emergere come fosse necessario incentivare gli studenti all’azione concreta sui temi della sostenibilità, restituire un adeguato valore alla realtà del mercato, favorendo la conoscenza del territorio stesso. Il progetto GraspGrub si propone quale vero e proprio sistema per generare, attraverso la gamification, una maggiore consapevolezza nonché una conoscenza approfondita del territorio e del cibo tra i giovani studenti universitari. Gli obiettivi del servizio sono duplici: da un lato sensibilizzare l’utenza al tema della sostenibilità, dando informazioni concrete sugli effetti delle azioni svolte, dall’altro riportare una specifica fascia di utenza (gli universitari) al mercato. Il gioco – free-to-play – è ambientato tra i banchi del mercato di Porta Palazzo ed ha come obiettivo quello di sbloccare, ampliare e completare differenti scenari – mondi – di azione. Ogni mondo viene sbloccato una volta completato il precedente, a cui si può avere accesso infinite volte con modalità diverse per migliorarlo e ottenere nuovi premi. Elementi, personaggi e dinamiche di gioco simulano il mondo reale (il contesto d’analisi), dalle metafore grafiche ai parallelismi più concreti. Il gioco si sviluppa secondo due modalità principali: modalità percorso e mercati in condivisione, anticipate da un tutorial che ha l’obiettivo di introdurre il giocatore alla narrazione e agli strumenti a sua disposizione. Oltre alle ricompense virtuali – monete, vite, cassette di frutta –, il giocatore ha la possibilità di vincere premi reali, quali buoni sconto per l’acquisto di prodotti alimentari direttamente nei mercati del territorio.
DI TRASFORMAZIONI E DI INNOVAZIONI SISTEMICHE PER TORINO