INDICE
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Nota introduttiva
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Bibliografia di riferimento e indicazioni di lettura
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Capitolo I 1.1 – Tra geografia e storia 1.2 – Islam, Impero arabo e conquista omayyade 1.3 – Le terre cantabriche, il Regno Asturiano e quello di León e Castiglia 1.4 – Il califfato di Còrdoba e la necessità “politica” del Jihad Capitolo II 2.1 – La crociata 2.2 – Il completamento della reconquista
64 68
Capitolo III 3.1 – Segni e simboli della reconquista: il “caso” Santiago de Compostela, la rinascita delle città e il romanico 3.2 – Le chiese minori 3.3 – La chiesa de La Vera Cruz (Segovia)
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Capitolo IV 4.1 – Le cattedrali romaniche e gotiche 4.2 – Le cattedrali nuevas
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Schede iconografiche
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Capitolo V 5.1 – Il “caso” Toledo 5.2 – La cattedrale 5.3 – Toledo, capitale del misticismo europeo
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CAPITOLO I
Oh, terra triste e nobile, terra degli altipiani, delle lande e dirupi, di campi senza aratri, né boschi né ruscelli A. Machado
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1.1 — Tra geografia e storia Un paesaggio ondulato e vuoto, forre aride e immense distese assolate di terra e sassi, punteggiate da ombrosi alberi solitari. All’orizzonte, le montagne di una sierra, mura merlate, torri di avvistamento, un profilo di città. La terra dei castillos, dei castelli, è un altopiano – la Meseta Norte – compreso tra le montagne della Cordillera Cantabrica a nord e quelle del Sistema Central a sud: una rugosa piattaforma di pietra ricoperta da un sottile strato di terra dove l’agricoltura è un’impervia avventura. Centralmente il fiume Duero, “il cuore di rovere attraversa / d’Iberia e di Castilla” (A. Machado): il suo letto è una lunga tortuosa ferita aperta nel paesaggio, con radi ponti e guadi. Questa terra, nella sua quieta selvatica bellezza, oggi si offre accogliente allo stupore di chi la visita, ma, per più di tre secoli, è stata teatro di una vicenda bellica estrema, di rilevanza intercontinentale, tra “mondo cristiano” e “mondo islamico”. Una doppia Guerra Santa: prima il Jihad della conquista araba e poi la “Crociata” della reconquista. A nord la Cordillera Cantabrica aveva segnato il limite estremo della conquista musulmana, mentre a sud il Sistema Central aveva reso difficoltoso l’accesso all’altopiano; questo, isolato e arido, doveva apparire poco attrattivo per una vasta opera di insediamento delle popolazioni conquistatrici arabe e berbere, tradizionalmente interessate agli scambi commerciali e all’agricoltura; allo stesso tempo in esso non poteva essere
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b.
Due chiese visigote (VII sec.). a. San Pedro de la Nave (Zamora). b. Santa Maria de Melque (Toledo). Volumi elementari, massicce murature in pietra e interni scanditi dalla successione degli archi “a ferro di cavallo”.
a1.
a2.
b1.
b2.
CAPITOLO I
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d.
Due chiese “mozarabe” dei primi decenni del X sec. c. San Cebrián, Valladolid (foto: Nicolas Pérez). d. Santiago de Penalba, León (foto: Gerd Eichmann). c1.
c2.
d1.
d2.
Piccole “chiese-fortezza” dove l’accentuato localismo si combina con lo sperimentalismo tipologico e formale.
CAPITOLO IV
Como un sueño de piedra, de música callada, desde la flecha erguida de la torre hasta la lonja de anchas losas grises, la catedral extática aparece. Luis Cernuda
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4.1 — Le cattedrali romaniche e gotiche Tra gli edifici sacri, le cattedrali rappresentano la vera sfida artistico-costruttiva-dimensionale versus l’architettura islamica. Non i grandi recinti alberati, gli edifici orizzontali al centro delle città, gli spazi isotropi e modulari delle moschee, ma grandi fabbriche verticali con spazi interni gerarchizzati, disposte al margine del perimetro urbano, dominanti per volume e altezza le altre costruzioni: veri e propri capisaldi territoriali. Non appena portata a termine la prima offensiva della reconquista, subito nei siti pre-urbani “liberati”, inizia la costruzione di questi nuovi templi. Nella seconda metà del XI sec., nei territori più settentrionali e sicuri iniziano i lavori ad Avila, Astorga, Burgos, León, Palencia, Valladolid; poi, subito dopo, a Segovia, Burgo de Osma, Zamora, Salamanca, Ciudad Rodrigo… Lungo la linea di frontiera del Duero e nell’intero altipiano castigliano di nuovo cristiano un unico grande cantiere. Il cristianesimo si fa pietra e la pietra simbolo della vittoria conseguita nella Guerra Santa. All’inizio questa vittoria non è poi così sicura e le cattedrali assumono veri e propri caratteri “militari”. Sono chiese-fortezza, con le loro torri che, oltre a consentire l’avvistamento di nemici in arrivo, sono anche sedi di corpi di guardia; vengono costruite a ridosso delle mura urbane e diventano componenti del sistema difensivo della città, come ad Astorga, Palencia, Burgos, León, Ciudad Rodrigo, Salamanca, Avila; spesso
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a.
b.
c.
Sulla funzione assembleare dell’ekklesia, così presente nel romanico, prevarrà la componente della celebrazione del rito liturgico e gli spazi al centro della navata principale verranno via via occupati dai grandi recinti dei cori e dei presbitéri riservati ai chierici. Tra questi due recinti lo spazio per l’aristocrazia. Il trascoro, lo spazio vicino all’ingresso ovest, diventa una zona “limbica” riservata al popolo dei fedeli assieme alle navate laterali e al deambulatorio; la successione coro-spazio cupolato-area presbiteriale viene dunque a costituire il centro liturgico, ma anche quello sociale e monumentale. Gli spazi riservati ai riti e ai chierici sono chiusi da imponenti inferriate ad excludendum. Un elemento simbolico così forte delle cattedrali spagnole, quasi che nel loro interno ci fosse, assieme alla necessità della distinzione di ruolo e di funzione, anche un problema di sicurezza. Con una singolare analogia con le inferriate che racchiudevano l’ambito del Minbar dove l’imam guidava la preghiera nella mezquita mayor di Còrdoba. Questo processo, di trasformazione e/o di ri-fondazione, si svolge in un arco temporale assai dilatato; dei primitivi edifici romanici rimarrà una sorta di impronta identitaria comune: quella della chiesa-fortezza. Ormai non più una necessità dei tempi del pericolo, ma la
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Il caso esemplare di Astorga, con la trasformazione della primitiva cattedrale romanica (a.) in quella gotica (b. XV sec.) e poi l’ampliamento del XVI sec. (c.) con la formazione del grande coro centrale, fino all’assetto consolidato nel XVIII sec. (d.). (da “Astorga” in: Las catedrales de Castilla y León)
d.
rappresentazione dell’idea della chiesa combattente. La leggerezza delle nervature strutturali gotiche “alla francese” viene appesantita dall’imponenza muraria e volumetrica degli involucri esterni dell’edificio sacro e del chiostro, dalla potenza e dal senso di gravità delle torri. Sarà questo un carattere che, nella penisola iberica, accompagnerà nei secoli la stessa idea di cattedrale. Man mano, nel tempo e nei luoghi, gli edifici si “personalizzano” e, nelle singole rappresentazioni del medesimo tema, diventano elementi distintivi di ogni città. Non tanto nella pianta che, escluse le cattedrali del tardo neo-gotico, resta sostanzialmente ancorata agli originari modelli francesi; quanto nelle torri e nel disegno delle facciate, nell’uso di specifiche forme strutturali, nei rapporti luministici creati dall’uso del “triforio” e delle grandi finestre, negli elementi spaziali aggiunti – le cappelle devozionali e/o funerarie, gli apparati conventuali e i chiostri, le ampie sacrestie. E man mano le cattedrali diventano complesse parti di città, grandi solitarie “macchine urbane” che rappresentano in modo inequivocabile il primato del potere religioso sulla società civile. L’effetto di dominanza dimensionale che condividono con l’Alcazar è accentuato dalla posizione relativamente isolata in prossimità delle mura urbane, dalla dimensione
Schede iconografiche 84 88 90 94 98 102 106 110 112
Le cattedrali romaniche e gotiche 4.1.1 – Zamora 4.1.2 – Toro 4.1.3 – Salamanca vieja 4.1.4 – Ciudad Rodrigo 4.1.5 – Avila 4.1.6 – Burgos 4.1.7 – Palencia 4.1.8 – Burgo de Osma 4.1.9 – León
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Le cattedrali nuevas 4.2.1 – Salamanca nueva 4.2.2 – Segovia 4.2.3 – Valladolid
CAPITOLO IV — SCHEDE
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León Burgos Palencia
Zamora
Valladolid Toro
Salamanca Ciudad Rodrigo
La Meseta norte con indicate le città con le cattedrali.
Segovia Avila
Burgo de Osma
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a.
b.
c. a. Veduta da nord con l’alto muro del chiostro che era utilizzato come piazza d’armi. Nel suo insieme la cattedrale aveva anche la funzione di Alcazar (foto: iStock). b. Veduta da sud con il massiccio portale dell’ingresso laterale al transetto (foto: Mr. Tickle). c. Il portale dell’ingresso al transetto (foto: José Luis Filpo Cabana).
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d.
e.
f.
d. La copertura della volta nell’area absidale nel rifacimento del XVI sec (http://etsamadrid.aq.upm.es/). e.f. Vedute dell’interno del chiostro che conserva le sue forme originarie (foto: G. Freihalter, Carlos Alonso, Ángel M. Felicísimo).
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4.2.2 — Segovia
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b.
c. a. Il ristretto enclave posto sullo sperone roccioso fortificato, dove era la primitiva cattedrale assieme all’Alcazar, il palazzo vescovile e le residenze dei chierici. b. La nuova sede della cattedrale al centro della città murata, al bordo della Juderia (J. Antonio Ruiz Hernando). c. Veduta della città con la mole dominante della cattedrale e della sua torre (foto: Carlos Delgado).
CAPITOLO IV — SCHEDE
d.
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e.
Originariamente la pianta della cattedrale, come a Salamanca, era basata sulla geometria elementare del rettangolo composto da due quadrati suddivisi in moduli. d. La pianta con lo schema geometrico che ha regolato la soluzione finale con la girola e le sette cappelle radiali (secondo L. Navarro). e. Lo stato attuale con l’antico chiostro della cattedrale romanico-gotica, qui ricostruito.