FERNANDO TÁVORA

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Il libro è realizzato con il contributo del programma Dipartimento di Eccellenza del Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna

ISBN 978-88-6242-576-6

Prima edizione dicembre 2022

© LetteraVentidue Edizioni

© Família Fernando Távora

© Fundação Marques da Silva © Antonio Esposito, Giovanni Leoni, Raffaella Maddaluno

È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.

Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa.

Book design: Francesco Trovato

Impaginazione: Gaetano Salemi

Finito di stampare nel mese di dicembre 2022 presso la tipografia TheFactory, Roma

LetteraVentidue Edizioni Srl via Luigi Spagna, 50P 96100 Siracusa, Italy

www.letteraventidue.com

FERNANDO TÁVORA

diario di bordo

a cura di Antonio Esposito

Giovanni Leoni Raffaella Maddaluno

Abbreviazioni

FIMS Fundação Marques da Silva

AFIMS Arquivo Fernando Távora - Fundação Marques da Silva

FCG Fundação Calouste Gulbenkian

AFCG Arquivo Fundação Calouste Gulbenkian

DIARIO DI
QUADERNO ~A~ QUADERNO ~B~ TÁVORA 1960 DI GIOVANNI
INDICE DEI NOMI, LUOGHI E ARCHITETTURE 6 9 21 41 319 373 415 499 INDICE
NOTA ALL’EDIZIONE ITALIANA IL VIAGGIO DI ANTONIO ESPOSITO IL DIARIO DI BORDO: DALLA TESTIMONIANZA ALLA STORIA DI RAFFAELLA MADDALUNO
BORDO
LEONI

NOTA ALL’EDIZIONE ITALIANA

Nel 2002, durante la preparazione della monografia Fernando Távora: opera completa (Mondadori Electa, Milano 2005), avemmo la possibilità di consul tare e riprodurre il Diario traendone alcuni estratti pubblicati poi nel volume. L’interesse per il testo, allora inedito e in qualche modo leggendario tra gli allievi e i conoscitori dell’opera di Fernando Távora, ci ha portato ad ottenere dall’autore una lettura completa anche per superare il non semplice scoglio della grafia. Távora accondiscese e lesse a Raffaela Maddaluno, commentan dolo, l’intero Diario. Le registrazioni, presenti nel nostro archivio, sono state trasferite alla Fundação Marques da Silva (FIMS) in occasione di questa edi zione di cui costituiscono un primo e decisivo fondamento filologico. Alcuni dei commenti espressi da Távora nel corso della lettura, avvenuta nel 2002, sono stati riportati in questa edizione, in corsivo e tra parentesi quadre, inter vallando la traduzione.

Una borsa di studio presso la Fundação Calouste Gulbenkian (2012-13) ha poi consentito a Raffaella Maddaluno di realizzare una prima traduzione completa del Diario basata sull’originale e supportata dalle registrazioni. La traduzione italiana, nella sua versione finale qui pubblicata, è opera di An tonio Esposito e Raffaella Maddaluno e si basa sulla trascrizione dattiloscritta compiuta nello studio di Távora, incrociata – oltre che con il testo autografo –con le registrazioni del 2002 che testimoniano, del resto, come lo stesso autore si trovasse a volte in difficoltà nell’interpretare, a distanza di quarant’anni, la propria grafia.

Riferimento rilevante è stata la pubblicazione nel 2012, di Diário de “bordo”, edizione in facsimile con trascrizioni in portoghese e in inglese, opera coor dinata da Álvaro Siza e curata da Rita Marnoto (coedizione di: Associação Casa da Arquitectura, Família Fernando Távora, Fundação Marques da Silva, Fundação Cidade de Guimarães) che ci ha consentito un ulteriore livello di controllo del testo e l’omissione, nel testo della edizione italiana, di elementi descrittivi come la segnalazione delle parole cancellate, le pagine in bianco o la descrizione della consistenza materiale degli allegati che Távora inserisce nel Diario e che vengono qui solamente tradotti, se ritenuti rilevnti. Seguendo lo

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stesso principio sono state uniformate alcune indicazioni ricorrenti (le date ad esempio) e omesse sottolineature o altre varianti di scrittura se non significa tive per la comprensione del testo.

Il confronto tra la trascrizione dattiloscritta e quella pubblicata nel 2012, ha evidenziato alcune differenze interpretative dei punti più ostici della grafia ma nuale che la lettura dello stesso Távora ha, in generale, permesso di risolvere, offrendo una nuova interpretazione a volte diversa da entrambe le versioni. In alcuni casi estremi in cui lo stesso Távora rinunciava a decifrare la propria scrit tura e nelle annotazioni a margine dei disegni che non sono state lette in quella occasione, è stato fondamentale l’aiuto costante di Fernando Barroso, stretto collaboratore di Távora per tre decenni e fino alla fine, nonché organizzatore del suo archivio dal 1997 fino al trasferimento dello stesso presso la FIMS.

L’apparato di note è responsabilità dei curatori e intende offrire al lettore la possibilità di orientarsi tra le persone e i luoghi conosciuti da Távora durante il viaggio, nonché di segnalare la documentazione ad esso relativa presente nell’archivio della Fundação Marques da Silva dell’Università di Porto, depo sitaria dell’Archivio Fernando Távora.

Un accordo scientifico tra il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, la Fundaçao Marques da Silva e la famiglia Távora è, infine, alla base della presente edizione. Cogliamo l’occasione per ringraziare Paula Abrunho sa, responsabile della comunicazione e della produzione della FIMS, per il costante supporto e la cortese disponibilità. Ben più di un ringraziamento va, infine, alla Famiglia Távora – con cui abbia mo discusso, negli anni, l’opportunità di una edizione italiana del Diario – e, in particolare a José Bernardo, figlio e socio di Fernando Távora, per il supporto e il concreto contributo alla riuscita di questa edizione.

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IL VIAGGIO

di Antonio Esposito

Conoscere il mondo, apprendere viaggiando. Távora avanza questo proposito sin da giovanissimo1 per mantenerlo vivo fino a che ha potuto. Così, “nel mez zo del cammin di nostra vita”, Távora parte per un lungo viaggio che si rivelerà uno dei fulcri della sua vicenda personale e culturale e il passaggio alla piena maturazione. Nel costruire quell’impresa – non senza pena e incertezze – in tuisce che quella esperienza potrà fornirgli un bagaglio di conoscenza unico e una visione del mondo e della vita che gli permetterà di conquistare un punto di osservazione sulle vicende dell’architettura, alla portata di pochi in quell’e poca e di pochissimi nel suo paese. Pur essendo infatti un assiduo viaggiatore per programmatica decisione gio vanile, pur avendo già partecipato ai CIAM da Hoddesdon nel ’51 a Otterlo nel ’59, pur avendo in seguito continuato viaggiare per deliberata condotta di apprendimento, il viaggio attorno al mondo del 1960, all’età di trentasei anni è sempre rimasto nella sua coscienza il Viaggio per antonomasia. Távora ha spesso raccontato ai suoi collaboratori e agli interlocutori occasionali, episodi, incontri e insegnamenti di quell’esperienza, ne ha tratto materiale per le lezioni, avrà senz’altro letto a qualcuna delle persone più vicine, delle pagine del diario in cui minuziosamente annotava accadimenti e sensazioni di quei giorni. Tuttavia il diario del suo viaggio Gulbenkian2 è rimasto per lunghi anni chiuso tra i quaderni che Távora custodiva in casa, come un reperto ammantato di un’aura di riservatezza e mistero. È entrato così, poco a poco, nella mitolo gia della scuola di architettura di Porto. Tutti sapevano della sua esistenza ma nessuno ne conosceva esattamente il contenuto3. Fino a quando egli stesso, che ormai si sentiva arrivato in fondo al proprio cammino terreno, decide di affidare a Manuel Mendes4 tutte le carte private custodite nel suo archivio domestico, affinché le ordinasse e studiasse e ne traesse materiale da pubblicare, coltivando l’idea che potessero costituire un’importante testimonianza e un contributo alla riflessione sull’architettura. Così avvenne, passati diversi anni dalla sua morte, anche per questo prezioso diario di viaggio5. Távora era consapevole dell’importanza che la propria persona rivestiva per l’architettura portoghese e per la scuola che lui stesso aveva formato e diret to6. Ne era consapevole ma con quella impareggiabile discrezione e naturale sobrietà che lo distingueva e che, allo stesso tempo, era specchio della chiara coscienza del rilievo che il suo insegnamento assumeva, senza infingimenti di falsa modestia.

Con Giovanni Leoni – sorretti sin dall’inizio dal conforto decisivo di France sco Dal Co – abbiamo sempre creduto che la rilevanza della lezione tavoriana travalicasse i limiti dell’architettura di Porto e del Portogallo7. Abbiamo guar dato alla sua figura e alla sua esperienza come a uno di quei colli di clessidra in cui la pratica e la teoria del progetto, nel passaggio epocale del secolo, avendo raccolto in pieno e lucidamente la lezione del moderno, rivelano una strada

– 9 –IL VIAGGIO

F. Távora, Pisanello, Gianfrancesco I Gonzaga, medaglia, 1445-47 (National Gallery of Art, Washington), con annotazioni: “Gianfrancesco Gonzaga, first marquess of Mantua (Pisanello)”

FEBBRAIO – 46 –

F. Távora, Pisanello, Francesco Sforza, medaglia, verso, 1441 (National Gallery of Art, Washington) con annotazioni: “Verso di medaglia di Francesco I, Sforza, Duke of Milan / National Gallery of Art / Washington, feb. 15, 960”.

FEBBRAIO – 47 –
APRILE – 214 –
F. Távora, Reperti Maya, con annotazioni: “C dipinto / C dipinto / C / C dipinto / ceramica Maya”

F. Távora, Reperti Maya, con annotazioni: “C / C inciso / inciso / ceramica Maya / Museo, IV, 23, 60”

APRILE – 215 –

quaderno ~A~

Il quaderno “A” è composto da 40 disegni su fogli formato h 175 x l 250 mm. Disegnati recto e verso.

F. Távora, Una strada di Kyoto (penna a sfera nera), con annotazioni: “Notare la magnificenza degli alberi che creano come un ombrello protettore di tutto lo spazio. / Sul fondo una vegetazione altrettanto ricca sul pendio. / sulla strada per il tempio Chion-in. Kyoto. maggio. 2. 1960”

F. Távora, Interno del Tempio Chion-in a Kyoto (penna a sfera nera), con annotazioni: “trasparente / oro / oro / oro / marrone / bianco / trasparente / marrone / oro / oro / oro / bianco / oro / bianco / oro / oro / lacca nera / tatami – color beige / emperor’s room / “room of emperor’s” – Chion–in – Kyoto – Maggio, 22, 1960”

F. Távora, Interno Daibutsu–Den a Nara (penna a sfera nera) con annotazioni: “buddha bronzo (grande) / oro / granito / granito / granito / bronzo dorato / La statua inquadrata in un sistema architettonico perfetto / Daibutsu – Den (Great Buddha Hall), Nara, maggio, 26, 1960”

F. Távora, Giardino di Tofukuji a Kyoto (penna a sfera nera) con annotazioni: “Tempio / Sala molto aperta sulla veranda / AB / Pavimenti: / 1 - legno lucidato (naturale) / 2 - scisto grigio con bordo in granito / 3 - sabbia tinta (grigia) / 4muschio con rocce e arbusti e fiori / 4 A – muschio con arbusti / 5 - scisto verde con bordatura di granito e pietrisco combinati / 7 – uguale a 2 / 8 – granito / 9 – alberi / 10 – acqua / granito – pietra muta – scisto verde / Kyoto. Tofokuji Temple. may, 27, 60”

F. Távora, Chiesa dei Santi Apostoli ad Atene (penna a sfera nera) con annotazioni: “Chiesa dei Santi Apostoli. Agorà. Giugno. 10. 60 / È un edificio piccolo ma con una grande ricchezza di spazio interno; ad un movimento di entrata si sussegue un movi mento ascensionale / marmo / marmo grigio / resti di affre schi / marmo bianco”

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