La Berlino di Schinkel

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Indice * * *

9 Premessa 11

L’invenzione della città neoclassica 27

Innovazione tipologica e trasformazione della città 53

Tipologia e costruzione 65

Un piano per il centro 79

Il teatro della vita urbana 93

La città barocca e i Solitäre 107

Un mondo di forme schinkeliane 116 Apparati

Innovazione tipologica e

della città

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trasformazione
* * *

Lostretto rapporto tra architettura e società nella costruzione dell’idea di città neoclassica porta infatti gli architetti a ragionare sulla struttura urbana complessiva a partire dagli edifici, pubblici e privati, che la definiscono, a collegare cioè direttamente il problema della trasformazione urbana a quello della tipologia architettonica.

Proprio all’inizio dell’Ottocento la nozione di tipo architettonico – nata con l’illuminismo e l’Encyclopédie – viene elaborata criticamente e assume un valore teoretico condiviso, in primo luogo come strumento di os servazione della storia, ma anche come strumento ope rativo, nel tentativo di definire, attraverso il confronto con il passato, le nuove architetture della città moderna non ancora codificate e identificabili in un repertorio consolidato di soluzioni tipologiche e formali1.

Quali sono queste architetture nuove, per le quali non esistono riferimenti sul piano dell’organizzazione spaziale e dell’espressione architettonica? Sono tutti

1. Cfr. A.C. Quatremère de Quincy, “Type”, in Id., Dictionnaire Historique de l’Architecture, Librairie d’Adrien Le Clere et cie, Paris 1832; ed. it., Id., “Tipo”, in Dizionario storico di architettura, Negretti, Mantova 1842; riedizione parziale a cura di V. Farinati e G. Teyssot, Marsilio, Venezia 1985, pp. 273-276. Cfr. an che M. Caja, M. Landsberger, S. Malcovati (a cura di), Tipologia architettonica e morfologia urbana. Il dibattito italiano. Antologia 1960-1980, Libraccio, Milano 2010, pp. 15-20. Schinkel incontra più volte personalmente Quatremère de Quincy, allora segretario della Académie des Beaux-Arts, durante il suo viaggio a Parigi nel 1826. Cfr. G. Riemann (a cura di), Karl Friedrich Schinkel. Reise nach England, Schottland und Paris im Jahre 1826, Henschelverlag, Berlin 1986, pp. 67, 76, 110 e R. Wegner, Karl Friedrich Schinkel. Lebenswerk. Die Reise nach Frankreich und England im Jahre 1826, Vol. 16, Deutscher Kunstverlag, Mün chen 1990. Il libro di Quatremère de Quincy Considérations sur l’Art du dessin, 1791, era presente nella biblioteca di Gilly.

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In alto: Karl Friedrich Schinkel, Neue Wache, pianta e prospetto, 1816

In basso: Karl Friedrich Schinkel, Neue Wache, planimetria, 1816.

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cioè quella di essere un recinto quadrato con torri an golari, riduce drasticamente la scala e lo trasforma in un edificio. Si potrebbe dire che Schinkel tenda ad assimilare il castrum al suo elemento più rappresentativo, il praetorium, che ne occupava il centro e riassumeva in un certo senso al suo interno tutta la struttura dell’accampamento. Dal punto di vista dell’inserimento ur bano, lo arretra rispetto al filo stradale, lo circonda con un boschetto di castagni, concepito non come giardino privato ma come una promenade pubblica, e ci aggiunge un pronao ipostilo di matrice non romana ma greca, dorico senza base, giustificato dall’importanza della localizzazione urbana dell’edificio. Con una piccola architettura attentamente calibrata nella volumetria e nelle forme, Schinkel rivoluziona l’idea dell’edificio militare – in adesione all’interpretazione di Winckel mann dell’architettura greca classica come simbolo di democrazia –, inserisce uno spazio trasversale all’asse assolutistico dell’Unter den Linden e comincia a ridi segnare le geografie e gerarchie del centro della città. Un esempio altrettanto interessante di innovazione tipologica in rapporto al ridisegno della struttura urba na è lo Schauspielhaus, il teatro reale, realizzato da Schin kel tra il 1818 e il 18218. Berlino possedeva un teatro di prosa “moderno”, costruito nel 1800 da Carl Gotthard Langhans – l’architetto della Porta di Brandeburgo – al Gendarmenmarkt, una delle principali piazze della città

8. P.O. Rave, Karl Friedrich Schinkel. Lebenswerk. Berlin I. Bauten für die Kunst, Kirche, Denkmalpflege, Vol. 3, Deutscher Kunstverlag, Berlin 1941, pp. 88-138.

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Friedrich Gilly aveva già sperimentato con il suo progetto del 1798 le possibilità combinatorie della platea a emiciclo con la scatola scenica barocca e mostrato le potenzialità che la giustapposizione dei vo lumi generati dalle diverse parti – il pronao, la cavea e la scena – offriva alla caratterizzazione dello spazio urbano15.

Schinkel realizza un edificio che, attraverso l’evi denza volumetrica delle parti che lo compongono, costruisce diverse situazioni urbane. Il fronte posteriore e i due fronti laterali sono definiti dalla semplice strutturazione tettonica della scatola muraria mentre il fronte principale si proietta verso la piazza attraverso l’aggiunta di un pronao ionico, preceduto da una scalinata monumentale.

Che il rapporto di questo edificio con la città sia per Schinkel una questione prioritaria lo chiarisce il disegno della sezione pubblicato nella Sammlung, che mo stra il sipario/scenario da lui realizzato per lo spettaco lo inaugurale. In questa veduta il teatro mette in scena sé stesso dentro la città, celebrando al tempo stesso la nuova architettura e la trasformazione che essa opera sullo spazio urbano: «È qui rappresentata una piazza racchiusa sui lati da due colonnati, che ha per sfondo una veduta di Berlino. Al centro di questo sfondo il nuovo Schauspielhaus spicca tra le due cupole erette da Federico il Grande, cosicché lo spettatore può godere

15. A. Rietdorf, Friedrich Gilly, cit., pp. 108-124.

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In alto: Friedrich Gilly, Veduta della sala dello Schauspielhaus, 1789.

In basso: Karl Friedrich Schinkel, Schauspielhaus, veduta prospettica verso la scena, 1823.

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Un piano per il centro * * *

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Parlare

dei progetti di Schinkel per Berlino si gnifica, dunque, innanzitutto parlare del rapporto tra edificio e città, tra progetto architettonico e progetto urbano. Della loro sostan ziale identità. Un rapporto di necessità tra architettura e città, intrinseco nella città della storia, che proprio a partire dal Settecento diventa un problema centrale nel progetto degli edifici e un obiettivo fondamentale nella costruzione della città.

Leon Battista Alberti sosteneva «che la citta è come una grande casa, e la casa a sua volta una piccola citta»1, e ancora più chiaramente scriveva Durand «come i muri e le colonne sono gli elementi degli edifici, così gli edifici sono gli elementi della città»2, affermando un’unitarietà di obiettivi e strumenti tra architettura e città, rispetto alla quale il lavoro di Schinkel a Berlino rappresenta un momento centrale per la chiarezza dei contenuti e l’esemplarità delle realizzazioni.

Nonostante Schinkel abbia disegnato un piano gene rale per il centro di Berlino e su di esso fondato una serie di piani che si potrebbero definire “esecutivi”, questi non

1. «Quod si civitas […] maxima quaedam est domus et contra domus ipsa (5) mi nima quaedam est civitas»: R. Bonelli, P. Portoghesi, Leon Battista Alberti. L’Ar chitettura [De re ædificatoria], Il Polifilo, Milano 1966, p. 64. Nella biblioteca di Gilly era presente una copia del trattato di Alberti nella traduzione italiana di Cosimo Bartoli (1784).

2. «De même que les murs, les colonnes etc. sont les éléments dont se composent les édifices, de même les édifices sont les éléments dont se composent les villes»: J.N.L. Durand, Précis des leçons d’architecture données à l’Ecole polytechnique, Paris 1802-1805, Vol. II, p. 21. Cfr. anche J. Lucan, Composition, non composition. Architectures et théories XIXe-XXe siècles, Presses polytechniques et universitaires romandes, Lausanne 2009.

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In alto: Karl Friedrich Schinkel, Schlossbrücke e Lustgarten, 1819. In basso: Karl Friedrich Schinkel, Packhof sul Kupfergraben, planimetria e prospetti, da: Sammlung Architektonischer Entwürfe, ed. 1858.

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Karl Friedrich Schinkel, Pariser Platz. Palais Prinz Wilhelm. Prospettiva, pianta, alzato e dettaglio, 1819.

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